Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbandonarsi

Numero di risultati: 6 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Il Galateo

180931
Brunella Gasperini 1 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Aver paura è lecito e normale: ma non è lecito, e neanche normale, abbandonarsi a scene di isterismo e di panico. Mantenete la lucidità, ascoltate i consigli di chi vi assiste, subite con umiltà le eventuali sgridate. Se possibile, non fate troppo baccano. Certe donne si credono non solo in diritto, ma in dovere di urlare forsennatamente per tutta la durata del parto: pensano che gli urli da belva squartata siano parte integrante del loro ruolo. Non è così. A parte lo spreco di preziose energie, l'urlo belluino continuato irrita chi vi assiste, spaventa le altre partorienti, tortura i vostri familiari in attesa, ed è di ben scarso sollievo per voi. Cercate di moderarvi: gli urli da parto, considerati sacri per secoli, oggi sono decisamente out.

Pagina 40

Le buone usanze

195479
Gina Sobrero 1 occorrenze
  • 1912
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Ella non balla mai due volte di seguito collo stesso cavaliere: può però nella serata accordargli più di un giro; ballando si tiene dritta, ma non stecchita, nè ha l'aria di abbandonarsi tra le braccia del suo compagno; non tiene il broncio, ma non sta bene che chiacchieri troppo o rida col ballerino; non lo guarda negli occhi, nè volge il capo dall'altra parte quasi ne avesse ribrezzo; infine è cortese e seria, prima perchè deve esserlo e poi perchè ha tutto a guadagnarvi. La nostra civiltà moderna dà alle fanciulle una grande libertà d'azione; esse, se sono senza genitori, viaggiano sole e magari non si peritano a presentarsi ad uno stabilimento di bagni, ad una cura d'acque. Io non condanno affatto che si liberi la donna da tanti pregiudizi, che non la si costringa a rendere monotona la sua vita o ad essere di peso agli altri: solo le consiglio di usare una grande prudenza e un tatto eccezionale, se non vuole essere mai giudicata. Sia molto guardinga nella scelta delle sue relazioni temporanee; si tenga piuttosto appartata dalle compagnie troppo allegre; rinunzi alle acconciature bizzarre che consentirebbero il luogo e la stagione; non accetti niente da nessuno. Se fa una partita paghi la sua parte, giacchè essendosi emancipata, ha rinunziato ad una parte dei vantaggi femminili; non riceva facilmente nella propria camera i compagni di villeggiatura: eviti le passeggiate sentimentali, i luoghi troppo solitari, infine si mostri quale vorrebbe parere, se tra il pubblico vi fosse l'uomo che ella sogna compagno della sua vita. Non ho bisogno di dire che per permettersi questa libertà d'azione bisogna aver passato almeno la trentina; non consiglierei mai ad una fanciulla più giovane di presentarsi sola ad uno di questi pubblici ritrovi. Abbiamo tutta una classe di giovanette, ormai, che col loro ingegno, col lavoro attivo, hanno acquistata una personalità spiccata; esse vivono indipendenti, lavorano e guadagnano, fiere di dovere a sè stesse il necessario o il superfluo dell'esistenza. Badino; la loro posizione non le dispensa affatto da tutti i doveri di una squisita educazione, esse sono soggette a tutte le leggi che guidano le meno privilegiate compagne, anzi occorre loro una più grande riservatezza se non vogliono esporsi ad essere classificate tra le insopportabili donzellone che della donna non conservano che le forme, e se non vogliono assoggettarsi ad una eccessiva confidenzialità da parte degli uomini di cui infine occupano il posto. Non affettino trascuratezza nel vestire, seguano pure la moda senza esagerarla; oggi anche i poeti hanno smessa la zazzera, e il pubblico si inchinerà più benevolo a quella conferenziera, scrittrice o maestra che si mostra vestita con grazia semplice, che oltre lo spirito soddisfa pure il senso dell'estetica. Queste signorine possono avere le loro carte di visita, cosa proibita a quelle che vivono in famiglia; possono scrivere una lettera ad un collega in arte, ad un giornalista, per sollecitare i favori della stampa, godono infine qualche vantaggio, che in genere sarebbe riservato alle donne maritate, ma debbono sapere usarne, non abusarne. Non si mostrino sdegnose dell'applauso, ma non lo mendichino vilmente; non affettino di disprezzare il proprio valore, ma non lo impongano a dritto ed a rovescio; sappiano adattarsi all'ambiente in cui si trovano e non posare a spostate quando si sentono circondate da persone meno colte. È certo assai più facile la vita di una fanciulla ritirata, casalinga, che non quella di una emancipata; alla prima basta per guida il suo cuore, all'ultima occorre molto spirito per farsi perdonare la sua originalità.

Pagina 28

Eva Regina

203069
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 4 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Dunque segregarsi no, ma neppure abbandonarsi intere alla corrente che vi esilia dal dolce nido, dalla quieta solitudine, dagli affetti fedeli. Abbia, la signora, il suo giorno di ricevimento, che le assicura libertà in casa propria per gli altri sei giorni della settimana; non manchi alle visite d'obbligo, d'augurio, di ringraziamento d'ossequio, se il marito ha qualche superiore ammogliato: ma riduca allo strettamente necessario il suo intervento quando ha la scelta tra andare e rimanere, e preferisca i salotti dove la società è più seria e più scelta. Se va ai balli, non vi rimanga sino alla fine, e se il marito le permette di ballare, non abusi della concessione. Ai teatri non faccia delle toilettes audaci in modo da farsi confondere con certe signore con le quali non deve avere nulla di comune. Non sia un'assidua delle passeggiate eleganti che sono in realtà gare di seduzione, di lusso e di civetteria : nei ritrovi sia amabile con tutti, ma si guardi dal dimostrare una preferenza, anche se determinata da sentimenti innocentissimi, verso questo o quel cavaliere. Non si apparti mai con uno di essi: mostri di ricercare più che altro la compagnia delle signore e sia affettuosa e gentile verso il proprio marito, non imitando certe donne, le quali, pur essendo buone e tenere mogli, affettano in società un contegno sdegnoso e leggermente beffardo di fronte al loro compagno, e per timore d'un ridicolo che non esiste se non nella loro mente fatua, cadono nella sconvenienza. Del resto, anche per ciò che riguarda la vita mondana, dovrà la giovine signora mettersi perfettamente d'accordo con lo sposo, secondare i suoi gusti e le sue abitudini. Nessun sacrificio le sembri di soverchio grave, pensando che l' amor vero è tale tesoro nell'esistenza che non si acquisterà mai a troppo caro prezzo.

Pagina 107

Le insegni a detestare la menzogna, ad amare la verità anche se aspra : a riflettere ma non a calcolare: ad abbandonarsi agli impulsi generosi ma a dominare energicamente l'istinto cieco ed egoistico. Le insegni ad essere buona per essere felice; ad essere piacente e graziosa, non per vanità ma per far più prezioso il dono di sè, per elevare con maggior facilità verso l'ideale le anime che l'avvicinano, che subiscono il fascino della sua. La innamori della semplicità, dell' attività, della vita sana e frugale. Secondi le sue inclinazioni per quanto può, e sopratutto non permetta che sull' unica base malsicura dell'amore edifichi tutto il suo sogno d'avvenire. Se l'amore lo sposo verranno, tanto meglio, ma pure additando questo ideale alla fanciulla come il migliore ed il più naturale, dovremmo procurare ch'essa possa sceglierne qualche altro se questo le vien meno. Una signorina è molto più libera, molto più padrona di se, oggi che nel passato. Ha più numerosi mezzi a sua disposizione per estendere la propria coltura, per rivolgere la propria attività a questioni, a opere, che un tempo non esistevano o non la interessavano affatto. L'educazione, l' arte, la beneficenza, gli impieghi, la scienza possono pure darle attività nobili, proficue a sè e agli altri, consolazioni non inutili alla solitudine della sua vita futura. Avvezziamo dunque le fanciulle a contare sopratutto su loro stesse; ripetiamo loro che moralmente e materialmente l'unica cosa essenziale nella vita è quella di operare il bene, in qualunque sfera ci aggiriamo, in qualunque modo Dio permetta ai nostri sentimenti e alle nostre attitudini di esplicarsi.

Pagina 23

E vi possono essere mariti così impulsivi, così poco delicati, da abbandonarsi a commiserazioni e a rammarichi nell' ora stessa in cui possono valersi dei loro nuovi diritti. Ma una donna che ama perdonerà, raddoppierà di tenerezza e di fervore; saprà sempre trovare nei tesori della sua anima e del suo pensiero la parola magica che quieta e risana. « No — ella dirà al suo sposo — tu non devi dolerti di non avermi incontrato prima, di non essere stato il mio primo amore. Perchè è assai più difficile riaccendere una lampada priva ormai di alimento che accenderne una pronta per la festa: è più difficile cancellare, ricostruire, riattaccare pazientemente e solidamente ogni filo per una nuova tessitura, che dipingere su una tela fresca, edificare e tessere con elementi intatti. Vedi, io nasco oggi, la mia vita incomincia da questo momento e sei tu che me l'hai data... »

Pagina 479

Si ha una sola giovinezza, un solo destino, una sola possibilità di abbandonarsi interamente e onestamente all' amore ! La donna, nella nostra società, è come un giocatore che dovesse arrischiare tutto il suo patrimonio su una carta e non avesse che un' unica probabilità di averla buona. Se un uomo si avvede d'avere scelto una professione disadatta al suo temperamento, di aver seguito un corso di studi o un metodo di vita non conformi ai suoi ideali o alla sua salute, li può cambiare o modificare anche in piena maturità. Un uomo ha facoltà di scelta, non solo, ma ha, si può dire, in mano sua parecchi destini. È come se avesse molte vite. Può pentirsi e ricominciare ; può assaggiare molti amori prima d'eleggere l' amore sovrano. E non ci perde nulla : e se ha energia e attività può rinnovarsi fino all' estrema vecchiaia. Mentre noi non possiamo scegliere il nostro destino, e l' esperienza ci viene soltanto quando la nostra sorte è fissata per sempre. La nostra esistenza è una via monotona e dolce, ma unica, a meno di non lacerarci fra i dirupi dei sentieri obliqui.... Se il colpo fallisce, la nostra vita intera è mancata ! » Vi è del giusto, ma non in tutto. Intanto la vita della signorina moderna, la sua libertà d'istruirsi, di dedicarsi a quello che si accorda meglio coi suoi gusti e col suo temperamento le dànno maggior modo di osservare, di riflettere, di farsi un' esperienza sufficente il più delle volte per non errare nelle sue preferenze e nella sua scelta. Credete pure, che quando una signorina oggi si trova ingannata e tradita nelle sue aspirazioni, non è per colpa degli altri ma di sè medesima, che non volle o non seppe riflettere abbastanza, tener conto degli indizî sfavorevoli, secondare il suo senno, seguire gli altrui e i propri avvertimenti. La seduzione d'essere amata, d'una posizione indipendente, della ricchezza, di cambiar vita e abitudini, la decidono, quasi sempre, a fissare il proprio destino, più che l'amore vero. E in quel momento supremo, quando è arbitra di sè, non pensa, allora, che si vive una volta sola — come lo penserà disperatamente più tardi, quando non potrà più rifare la via già percorsa. E appunto perché per lei la decisione della sua sorte è più grave, bisogna che in quel momento unico dell'esistenza raccolga tutto il suo coraggio, tutta la sua ponderatezza per disporre di sè. Certo, un'idealità sfumata, una vocazione perduta, un destino mancato, uno scopo fallito sono più dolorosi per la donna che per l'uomo, poichè la donna non ha dato solo una parte della propria personalità e della propria anima, ma la personalità e l' anima tutta : ed il ricominciare da capo, l' iniziare una vita nuova, anche nei casi in cui le è possibile, le riesce più arduo e penoso. Poichè si vive una volta sola procuriamo dunque che la nostra vita sia proficua, anche se limitata in un dato numero d'anni; ed ascoltiamo Montaigne che scrisse : « L'utilità del vivere non è nello spazio, ma nell' uso : può aver vissuto a lungo tale che pure ha vissuto poco. L'aver vissuto abbastanza sta nella volontà nostra, non nel numero degli anni. »

Pagina 693

Cerca

Modifica ricerca