Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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La morte dell'amore

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De Roberto, Federico 1 occorrenze

… Ebbene, oggi son’io che ti prego, ti supplico, ti scongiuro, in nome di Dio, dell’amor nostro, di tutto quel che hai di più caro al mondo, pei tuoi stessi dolori che io ho divisi, per la memoria dei tuoi poveri morti che io ho amati, per la morte che può cogliere d’istante in istante noi stessi, ti scongiuro di non abbandonarmi, di ascoltarmi… di lasciare, almeno che io pianga un’ultima volta al tuo fianco…" –. La voce della giovane tremava un poco; il suo sguardo velato si distoglieva dalla carta, intanto che la duchessa, visibilmente commossa anche lei, esclamava: – Come l’amate! – Ma, a quelle parole, come quando una brezza sottile increspa la superficie dell’acqua, la fisonomia di Emilia si venne corrugando fino ad atteggiarsi ad un sottile sarcasmo. – Come l’amo!… – ribatté, ridendo – vuol dire come sono sciocca!… Deve bene trionfare costui, non è vero, vedendo la mia disperazione; deve ben sorridere di vanità soddisfatta!… Il suo amor proprio sarà, senza dubbio, gradevolmente solleticato dallo spettacolo del mio cordoglio… – Allora, il vostro amor proprio s’impenna… – Allora, la mia tenerezza, la mia sommessione, la mia fiducia, tutti i miei buoni movimenti sono dispersi dallo sdegno, dall’odio, dal bisogno feroce di dirgli in faccia che non so che farmi di lui, che egli s’inganna stranamente se ha creduto al mio dolore! – E dopo la lettera d’implorazione, ne avrete scritta un’altra di disprezzo… – Ciò che ho scritto è appena la millesima parte di ciò che ho pensato. Ella si stupisce della contraddizione che scoppia tra gl’impulsi ai quali obbedisco? tra la ragionevole rassegnazione e la passione disperata, tra l’umile preghiera e la rivolta sdegnosa?… – Non mi stupisco affatto: nulla di più umano che la contraddizione e l’assurdo. – Io sento dentro di me dieci, cento donne diverse, una moltitudine di esseri ciascuno dei quali vorrebbe operare a sua guisa. E il più strano è che tutte costoro non parlano già ad una per volta, ma insieme, interrompendosi, contraddicendosi, confondendosi tumultuariamente. Lo scritto ha il torto di non dimostrare questo dissidio… – Consolatevi pensando che anche la parola sarebbe impotente. – È vero! La nostra mente è un abisso!… Io debbo dunque implorare costui, per dargli la soddisfazione di respingermi ancora? Ma è una cosa ridicola! Qual donna al mondo ha mai pregato un uomo così? Io potrei implorarlo se fosse un altro, se non fosse una creatura malvagia e bugiarda. Perché hanno ragione gli altri; e l’imbecille son io! Come ho fatto a pigliarlo sul serio, a soffrire tanto per lui? Ed egli avrà riso di me!… Ma se non l’amavo più! se ero così stufa da non saper che inventare per evitarlo! se non l’ho amato mai! – Oh, questo poi… – Ma sì, ma sì… anche al tempo del nostro idillio, io ridevo talvolta tra me delle mie declamazioni! Allora, soffocavo le mie risa; ora sono esse quelle che soffocano me! Ora ho bisogno di prendere la mia rivincita. Ma quel che ho tentato di scrivergli non può dare la più lontana imagine di quel che mi ribolle dentro… – La vostra lettera dice?… – "Caro signore, le sono oltremodo obbligata della iniziativa presa da lei, tanto più che m’ha risparmiato il fastidio di prenderla da me. La buffa commedia che abbiamo rappresentato insieme minacciava di finire tra le fischiate della platea: era proprio tempo di smettere. Non è da dire per questo che essa non m’abbia dato un bel da fare! Mi sono, come si dice, stillato proprio il cervello per mettermi nei panni del mio personaggio, ho soffocato una quantità prodigiosa di sbadigli per mantenere un contegno decente; e il più comico è questo: che m’accorgevo benissimo di sprecare le mie fatiche, perché ella sbadigliava senza tante cerimonie, spalancando talmente la bocca, soffiando così forte, che era, anzi non era un piacere a vederla. Ella pel primo non credeva a ciò che le dicevo: è stata una delle rare prove di spirito che m’abbia date; gli elogi della gente l’hanno guastato, caro signore, ella s’è formato, intorno ai suoi mezzi, un concetto, mi consenta di dire, molto esagerato. Oramai ci conosciamo intus et in cute, si scrive così? e non abbiamo più nessuna ragione d’ingannarci scambievolmente. Il suo spirito è, creda pure, molto inferiore all’opinione che ne ha ella stessa; riconosco però che ne possiede abbastanza, e spero che ne mostrerà ancora un poco nella circostanza presente, non credendo neppure alla scena che le recitai l’altro giorno. Mi premeva di fare certe osservazioni, volevo verificare certi miei antichi convincimenti: addebiti a tutto questo la mia soverchia insistenza. Non importa: debbo averle fatto l’effetto di una famosa seccatrice! Questo pensiero la conforti: che non sarò mai più tentata di occuparmi di lei – glie ne do parola d’onore! Del resto, se l’ho seccata, debbo anche averla fatta ridere un numero infinito di volte; sono però in dovere di aggiungere che il ricordo di certe sue sciocchezze allieterà i miei giorni più tardi… Probabilmente, questa mia lettera le parrà poco sentimentale: ma le sentimentalità, signor mio, sono una cosa; e la verità è un’altra. La verità è che ella m’ha dato ciò che poteva darmi, e che io l’ho pagato abbastanza. Adesso, ciascuno proseguirà per la sua strada. Si diverta sempre – e che le nostre menzogne ci siano rimesse…". – Eh!… non c’è mica male!… – esclamò la duchessa con un fine sorriso. La giovane rimase un poco a capo chino, senza dir nulla, poi, passatasi lievemente una mano sulla fronte, disse, molto piano: – Ma sa lei che cosa ho provato nello scrivere questa lettera?… che cosa provo adesso dopo averla riletta?… Un secreto scontento, un pentimento addolorato, quasi un rimorso. Mi par d’avere, con sacrilega mano, profanato tutto quel che v’era di più puro in fondo al mio cuore. Io potrò accusare quest’uomo, io potrò disistimare la creatura che si è rivelata improvvisamente in lui; non potrò dimenticare le divine emozioni che m’ha procurato. Comunque egli sia fatto, è stato per me l’oggetto di un culto; qualcosa delle virtù che io gli ho attribuite è rimasta in lui, come qualcosa della santità che i feticisti vedono nell’idolo di cartone resta in esso e lo sottrae alla derisione degli stessi miscredenti… Poi, io penso che quest’uomo, come tutti gli altri, non è responsabile di quel che fa; penso che forse ne sarà punito, un giorno, più crudelmente che io oggi non possa imaginare… E tutto quel che v’è di buono in me protesta contro i propositi di vendetta, m’ispira invece una grande compassione per quest’anima ammalata… Senza tornare ad illudermi sul prezzo che ha potuto dare all’amor mio, penso che non sono stata per lui un’indifferente, che egli ha avuto fede, almeno per qualche tempo, nelle mie parole. Allora giudico che sarebbe degno di un’anima non volgare il dimostrare come, malgrado i torti ricevuti, di questa fede si voglia sempre essere meritevoli... – In altre parole, voi volete fargli vedere che siete migliore di lui! – Sarà forse questo il secreto movente: che importa? Una buona azione non diventa già cattiva pel fatto che ci torna comodo compierla… – Certamente! Così, voi avete abbozzato un’altra lettera ancora? – Sì, ed è questa… – Sfogliato il suo taccuino, la giovane riprese a leggere: – "Voi non volete più rivedermi: parto oggi stesso. Ho l’anima straziata; se voi poteste soltanto imaginare quello che soffro, vi farei molta pietà. Tuttavia, qualunque sia il male che voi m’abbiate fatto, vo’ dirvi, prima di lasciarvi, che non vi porto odio o rancore. La mano che oggi colpisce è la stessa che un giorno si distese a soccorrermi; non potrò dimenticarlo mai. Non vi dico questo per intenerirvi: nessuna speranza mi sorregge, capisco bene che tutto è finito, per sempre. Come sarà triste la vita che comincerà domani per me! Come potrò sopportare il ricordo dei giorni luminosi nell’oscurità che m’aspetta?… Sarà di me quel che vorrà Dio – e perdonatemi ancora questo momento di commozione. Sul punto di lasciarvi, consentitemi di dirvi un’ultima parola. Se l’avvenire è incerto per me, potrà anche darsi che ore dolorose suoneranno per voi: un giorno, potrete aver bisogno di qualcuno che vi stia al fianco, che stringa la vostra mano, che v’infonda coraggio. Io desidero ardentemente che questo giorno non sorga; ma se dovesse arrivare, ricordatevi di me. Dovunque io sia, venite: nulla potrà impedirmi di accogliervi come s’accoglie un fratello…". – È bello ed è nobile ciò che voi avete scritto! – disse la duchessa. – Però, se nel vostro cuore si combatte una così fiera battaglia, quale di queste lettere vi risolverete a spedire? – Lo so io, forse? – ripeté la giovane. – Se fossi capace di decidermi, non ne avrei scritte tante!… A lei stessa, mia buona amica, io ardisco chieder consiglio… – La vecchia signora fece con la mano un piccolo segno di rifiuto. – Non è un argomento intorno al quale se ne possano dare. – Perché? Io sono ridotta, non vede? in tale smarrimento d’animo, che non so più discernere da me la via giusta: una parola suggeritami da una persona superiore come lei, mi toglierebbe a questa dolorosa incertezza, mi farebbe un gran bene –. La duchessa restò un poco in silenzio; poi, guardando negli occhi la sua compagna, chiese: – Allora, voi farete quel che vi dirò? – Può esserne certa. – Ebbene… se non vi dispiace, cominciamo col riassumere in poche parole la vostra situazione. Voi siete stata abbandonata da un uomo. L’avete amato, ma cominciavate ad essere stanca di lui; dopo la rottura, la vostra passione si è ridestata. Voi avete scritto quattro lettere che definiscono i principali sentimenti cozzanti adesso nel vostro cuore: in una vi rassegnate filosoficamente, in un’altra implorate con grande calore, la terza è l’espressione del sarcasmo sprezzante, l’ultima d’una tenerezza pietosa e disinteressata. Va bene? – È così. – Però, nello scrivere tutte queste lettere, una secreta idea vi ha guidata: quella di vivere ancora nel cuore o nella memoria di cotest’uomo, di produrre un’impressione nell’animo di lui, di obbligarlo a ricordarsi di voi, per ammirarvi, per rimpiangervi. Ora, voi volete sapere da me in qual modo potrete raggiunger meglio l’effetto. – Può darsi che sia per questo; ma siccome, qualunque di queste lettere io manderò, è quasi certo che sarò lasciata senza risposta, imagini che si tratti di prender commiato soltanto. – O per prender commiato, o per quell’altra ragione, il partito è uno solo. – Quale lettera debbo dunque mandare? – La vecchia dama rispose: – Nessuna –.

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