Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonarlo

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Vita da vita

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Mazzucco, Melania 1 occorrenze

S'aggrappa ai calzoni di Rocco, perché non gli venga la tentazione di abbandonarlo là sopra. Aiutami, aiutami, si ritrova a implorare. Con una voce infantile, supplichevole, che quasi non sembra la sua. Infatti è quella di Celestina. Rocco s'inchioda sul bordo del tubo, sbuffando. Lo agguanta per un braccio e lo solleva, con la stessa facilità con cui raccoglierebbe da terra un fazzoletto. Entra, gli dice, infilandolo nel buco. Poi, mentre Diamante urla di non lasciarlo, lo tiene per il tallone con una sola mano, con l'altra afferra la testa del cane e gli affonda le dita nelle palle degli occhi, finché quello non molla la presa, e tonfa nel buio. Molla la presa anche Rocco, e Diamante scivola a capofitto. Nessuno ha visto Dio, ma Diamante stanotte ha visto Rocco. Quant'è forte, e quanto è coraggioso. Quanto vorrebbe diventargli amico. L'ha salvato dal cane, dai guardiani e dalla Children's Court, anche se Diamante gli ha già detto che non vuole più scrivere le lettere dell'Uomo col fazzoletto rosso. E tutto ciò, Rocco l'ha fatto in bilico nel buio, grosso, goffo com'è e impedito dal peso morto di una ragazzina paffuta di nove anni. Perché Rocco s'è caricato Vita in braccio: in mutande, con gli stivaletti slacciati e scombussolata com'è, non scendeva abbastanza veloce. Il tubo si stringe. Diamante si graffia le mani contro le giunture, s'incastra, si dimena, si libera, cade ancora a precipizio, sbatte, rimbalza contro le pareti di gomma. Non dubita mai di sfracellarsi. Rocco non lo permetterà. Da qualche parte, là in fondo, deve esserci qualcosa di accogliente. Rocco continua a vedere la cosa rossa. Continua a tentare di dimenticarla. Affonda il viso nei capelli di Vita. Vita gli serra le caviglie dietro la schiena, e le braccia attorno al collo. Trema come se piangesse, ma non sta piangendo. Non si mostrerà così debole, mai, mai, mai. Rocco scivola lungo il tubo, la giacca si lacera contro là gomma, i piedi frenano contro le giunture, il tubo dondola. Diamante pensa, è incredibile quanto possa essere buono un duro. Gliel'aveva detto di non venire con noi, e lei è voluta venire lo stesso, anche se nessuno disubbidisce a Rocco - e se ne pente, quando lo fa. Di più. Quando Vita non riesce più a trattenersi e svuota la vescica sulla sua camicia, Rocco non si arrabbia, non impreca, non la prende nemmeno in giro, come Vita meriterebbe che facesse e come Diamante stesso farebbe al posto suo. Finge di non rendersi conto che le mutande di Vita sono fradice, e fradicia è la sua unica camicia buona. Non la mette giù neanche quando cadono nel cassone della calce e affondano in un impasto molle che sembra fango. Si rialza e continua a tenersela avvinghiata al collo. Intreccia sotto le natiche di lei le grosse mani che non sa mai dove mettere e che gli sono sempre d'ingombro. E la porta, bagnata com'è, su e giù tra le buche del cantiere, lungo lo spiazzo illuminato dai fanali, su e giù per la recinzione, attraverso il filo spinato e poi, camminando con quella sua andatura inconfondibile, ciondolante, per decine di isolati, attraverso la città sempre meno grandiosa, sempre meno illuminata - Trentesima strada, ventesima, decima, zero - fino a casa.

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