Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonarglisi

Numero di risultati: 1 in 1 pagine

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Racconti 3

662754
Capuana, Luigi 1 occorrenze
  • 1905
  • Salerno Editrice
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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Ma sul punto di abbandonarglisi, Berta era partita all'improvviso, mandandogli per posta un laconico biglietto che diceva: «Pel tuo bene e pel mio! Perdona e dimentica!» Non aveva perdonato, ma l'indignazione gli avea dato, dopo qualche settimana, la illusione di poter facilmente dimenticare. Ella era andata a raggiungere il marito, ingegnere e intraprenditore di lavori ferroviari in Ungheria. Ed era stato un vero sacrifizio. Quell'uomo rozzo e ubbriacone l'aveva resa infelice. Il loro matrimonio, combinato dai parenti di lei per dolorosissime circostanze economiche, era divenuto, appena dopo un anno, qualcosa che somigliava a una divisione di beni e persona, quantunque continuassero a convivere insieme. Poi l'ingegnere era partito per l'Ungheria, e lei, rimasta in casa dalla madre, viveva ritiratissima. D'Ortes l'aveva incontrata una sera presso una famiglia di suoi lontani parenti; ed era bastata la interessata conversazione avuta con lei nella serata per renderlo in pochi giorni furibondamente innamorato. Aveva colto ogni pretesto per rivederla, per farle intendere, senza parole, il sentimento che lo faceva soffrire e che era, nello stesso tempo, la piú grande gioia della sua vita di scapolo ... Non era stata facile impresa. Berta, per l'elevatezza dello spirito e per l'altera bontà del cuore, non poteva divenire volgare adultera; e una passione come la loro difficilmente avrebbe potuto contenersi dentro i limiti di un idealismo innaturale. Scappando in Ungheria, ella aveva sciolto con l'unico mezzo che poteva adoprarsi, con la violenza, il grave problema. E piú tardi, quando il tempo e le circostanze gli permisero di riflettere serenamente, D'Ortes le fu grato della eroica risoluzione che aveva risparmiato a tutti e due le conseguenze d'un irreparabile disastro. Da cinque anni egli non sapeva piú niente di lei. Un amore piú serio e piú forte perché non improvvisa vampata di passione, aveva già posto fine alla sua turbolenta vita di scapolo; ed ora, quantunque soffrise i continui eccessi di gelosia di sua moglie, non rimpiangeva la perduta libertà e non pensava affatto a compensarsene con qualche relazione mondana. Bella, affettuosissima, colta e immensamente buona, sua moglie si faceva perdonare, senza stento da parte di lui, quell'unico difetto, probabile disquilibrio nervoso cagionato dall'aborto che ne aveva messo in pericolo la vita. È facile comprendere ora il sordo terrore da cui D'Ortes era stato invaso per quel che poteva accadere dopo l'inatteso incontro con Berta. Giacché, appena riconosciutala, si era sentito rimescolar il sangue come gli soleva accadere ogni volta che la rivedeva, specie negli ultimi giorni prima della sua fuga, quando si sentivano tutti e due travolti dalla forte passione e sul punto di perdersi. Infatti, appena uscitogli dalle labbra quel grido soffocato: - Berta! Berta! - egli non osava piú di aggiungere altro, esitante. Le aveva dato del lei o del tu? Non avrebbe saputo dirlo. E non gli sembrava conveniente riprendere tutt'a un tratto l'antica familiarità, visto il contegno riserbatissimo di lei. - Sono molto cangiata, è vero? - Come mai? - domandò D'Ortes, lieto che ella avesse rotto l'imbarazzante silenzio. Berta, pochi anni addietro, aveva capelli nerissimi e carnagione rosea. In che modo, e in cosí breve tempo, era compiutamente incanutita e divenuta pallida, di quel lieve pallore di avorio vecchio, uniforme, che le avea fatto sparire dalle guance ogni traccia di roseo e avea reso esangui le belle labbra? - Cangiata all'esterno e all'interno - ella riprese - e contentissima di essermi ridotta cosí. Senza di questo, non avrei commesso l'imprudenza - sarebbe stata tale - di cercar di rivederla prima di lasciar l'Europa per sempre. So, da poco, che ha preso moglie e che è felice. Sono assai lieta di accertarmi di esser ormai per lei un ricordo, non so se tristo o indifferente, ma senza dubbio molto sbiadito. Lo desideravo, per la sua pace, non per me ... Noi donne ci formiamo spesso l'illusione di aver lasciato tracce indelebili nel cuore dell'uomo che ha detto di amarci o che ci ha amato davvero; ho avuto anch'io, questa debolezza, e la decisa volontà di vincerla non è stata la minore delle ragioni che mi han consigliato di rivederla. Forse lei lo ignora: sono vedova da un anno ... Vo in America per sposare un uomo che si è innamorato di me dopo di avermi vista incanutire dalla sera alla mattina, inesplicabilmente per lui, e colpita anche dall'improvviso pallore che mi fa rassomigliare a una morta. - Dalla sera alla mattina? Un grande spavento dunque? - la interruppe D'Ortes. - No: o, per dir giusto, un grande spavento ma non reale, sognato ... - Sognato? - In questo momento la confessione che dovrò farle non mi costa niente; siamo forse ancora un po' amici. Forse; ho detto bene? Ma il mio stranissimo caso può interessare la sua curiosità di uomo colto. Lei è il primo, e sarà il solo, che ne apprenderà dalla mia bocca il segreto. Ne sarà lusingato, certamente. E m'induco volentieri a rivelarglielo, perché mi sembra di doverle una riparazione dopo la mia fuga di cinque anni fa, probabilmente male interpretata da lei e che ha dovuto recarle qualche dolore ... - Oh, Berta! ... Un dolore ineffabile! ... - Si è consolato presto. Non la rimprovero. Non si appartiene per niente al sesso forte. - Ah, se sapesse, Berta! - Non mi preme di saperlo, sarebbe inutile ormai. Se non ineffabile come il suo, il mio dolore però è durato anni, e si è continuamente accresciuto. Vivevo soltanto di esso; rimuginandolo incessantemente nella solitudine di quella casa di campagna dove, all'infuori di mio marito e di pochi suoi colleghi d'impresa, non vedevo nessuno. Il desolato paesaggio che mi circondava era l'unico mio conforto; mi sembrava di vedervi, come riflessa in uno specchio, la desolazione del mio cuore ... Ho amato, da lontano, senza speranza, il suo fantasma, D'Ortes, assai piú, oh assai piú! di quando lei mi era vicino, e sentivo la sua maliosa influenza ... Vede? Lo confesso tranquillamente. È storia o cronaca che si può riandare senza pericolo. È vero? - Chi sa, Berta! Chi sa! - esclamò D'Ortes già profondamente turbato. - Grazie della galante risposta; non posso crederla altro. E riprendiamo la cronaca. Avevo dovuto giustificare l'incredibile arrivo presso mio marito. Fui scioccamente sincera: gli dissi: «Senti: stavo per tradirti, quantunque nella nostra situazione l'aver un amante, come tu ne hai qui una - non negarlo, ne sono informata - non sarebbe stato tradimento. Trattienimi presso di te, finché la tempesta del mio cuore non sarà cessata. Ti lascerò libero appena mi sentirò nuovamente sicura di me». «Sta bene» rispose. Ma dopo un anno, dal contegno che si rivelava piú brutale del solito, mi accorsi che qualcosa aveva dovuto accadere dentro di lui. Certi giorni, mi si aggirava attorno come una bestia feroce in cerca di preda; mi guardava con certi occhi! E poi m'indirizzava brusche domande: «Chi era colui?» Io zitta. Oppure: «Tu pensi sempre a colui? Eh? ... » Io zitta! Oppure: «Perché sei venuta a dirmelo? Per tormentarmi e vendicarti cosí?» Poi, per parecchie settimane, mi lasciava in pace, quasi avesse dimenticato, stordendosi col vino, coi liquori, accrescendo cosí la invincibile repugnanza che aveva interrotta da un pezzo ogni intima relazione tra noi! ... Si ammalò ... - La bella signora fece una pausa, socchiudendo gli occhi quasi sentisse ribrezzo di ricordare. D'Ortes l'aveva ascoltata inchinandosi col corpo verso di lei, mordendosi i biondi baffi, passandosi spesso la mano su la fronte, ora immobile, ora irrequieto su la poltrona. Voleva affrettare la fine di quella confidenza per intenso bisogno di rivelarle, alla sua volta, quel che egli aveva sofferto dopo la fuga di lei; per dimostrarle che non si era consolato presto, com'ella gli aveva rimproverato, quantunque si fosse affrettata a negare un significato di rimprovero alle parole: «Si è consolato presto!» Ora anzi, sentendosi sconvolto dalla presenza di Berta e da quel che ella aveva detto, D'Ortes già s'illudeva ingenuamente che non si fosse mai consolato, e voleva convincerne anche lei. - Si ammalò - riprese Berta. - Una violenta febbre malarica se lo divorava. Io gli facevo da infermiera, per carità cristiana. Certe notti, durante l'accesso, delirava, ripetendo quasi con urli: «Chi era colui?» «Tu pensi sempre a lui, eh?» «Sei venuta a dirmelo per vendicarti tormentandomi cosí?» Ed era terribile in quei momenti, dibattendosi sul letto, sconvolgendo le coperte, tentando di alzarsi. Poi la febbre non lo lasciò piú, o perché avesse cangiato natura, o perché volesse esaurire il suo fatale lavoro. Due suoi colleghi vennero a vegliarlo con me. Che cosa sarebbe accaduto, una sera, se non ci fossero stati quei due robusti uomini capaci di impedirgli di agitarsi furiosamente e di buttarsi giú sul letto? Quella sera avea mutato urlo: «Voglio ammazzarlo! Voglio ammazzarlo!» Livido, con gli occhi infossati, i capelli irti, la barba arruffata, era proprio irriconoscibile. Io tremavo internamente, da capo a piedi, atterrita che egli potesse mettere a nudo il mio cuore davanti a quei due. Tremavo quasi la minaccia: «Voglio ammazzarlo!» dovesse davvero effettuarsi in qualche misterioso modo, là, dentro il mio cuore ... Ero mezza malata anche io. Sfinita da parecchie notti di veglia, mi reggevo appena in piedi. Mi costrinsero a buttarmi almeno sur un canapè, per riposare qualche ora ... E mi addormentai istantaneamente, come fulminata ... Ma che sogni! Oh! La donna era accorsa a svegliarmi due volte sentendomi lamentare e singhiozzare nel sonno ... Ma l'incubo riprendeva appena richiudevo gli occhi ... Mi pareva di sentirmi premere pesantemente mio marito sul corpo per tenermi ferma, intanto che il suo pugnale mi ricercava il cuore per ammazzare quel rivale, quell'amante di cui voleva a ogni costo sapere il nome. Ed io soffrivo, zitta, imperterrita, quel dilaceramento, e facevo sforzi per nascondere nel piú profondo ricettacolo del cuore il fantasma adorato che, nel sogno, non era piú fantasma ma persona viva. E come resisteva il povero cuore ai fieri colpi del pugnale impetrandosi per virtú di amore, scheggiandosi mi pareva con spasimo atroce, sotto la insistente punta di acciaio, scudo per la cara vita che contendevo alla brutale rabbia del mostro! E lo spasimo m'impediva di gridare e la violenta forza del mostro - non mi pareva piú mio marito - mi impediva di muovermi! A un tratto, foratomi il cuore, il mostro aveva uncinato con un dito non già il fantasma ma la persona reale, lei, senza che io mi stupissi come mai avesse potuto star rannicchiato in quel piccolissimo spazio ... E fu orrore inesprimibile ... Il sangue inondava il pavimento schizzando fuori dalle cento ferite, e il corpo si dibatteva nell'agonia ... Diedi un urlo! Un urlo tale da far accorrere anche i due ingegneri ... Si erano fermati, stupiti, davanti a me, alzando le mani; e la donna, accorsa pure, indietreggiava atterrita ... di qualcosa che non comprendevo, e che doveva essere addosso a me, perché tutti e tre mi guardavano senza poter dire parola ... Ero incanutita in pochi istanti ... per lei, D'Ortes! Avevo perduto in pochi istanti, e per sempre, il vivace colorito della pelle, per lei, D'Ortes! ... Non la lusinga questa prova d'amore, unica se non m'inganno? ... E da quella notte, per mia fortuna, D'Ortes, il suo fantasma, non è piú rientrato nel mio cuore! - Voglio che vi rientri Berta! - esclamò calorosamente D'Ortes. - Voi mi amate ancora ... Io vi amo quanto prima; credevo di avervi dimenticata ... M'ingannavo ... Me ne sono accorto rivedendovi. Voi mi amate ancora, altrimenti non sareste venuta, altrimenti non avreste voluto rivedermi -. La bella donna scoteva negativamente il capo, e la folta capigliatura candidissima prendeva riflessi argentini che sembravano circondarle di un aureola il pallidissimo volto. - Ricordi, D'Ortes! Quando io son fuggita via, pel suo bene e pel mio, come le scrissi, lei non si fece piú vivo con me neppure con una lettera di oltraggianti rimproveri. L'attendevo, ed ho sofferto immensamente per non averla ricevuta. - Vi odiavo in quei primi giorni, Berta! - Avevo acquistato la certezza di esser ridotta, dopo cinque anni, soltanto un tenue ricordo per lei - riprese Berta, sorridendo a fior di labbra. - Ma il cuore di noi donne è pieno di contradizioni; la certezza non mi è bastata; ho voluto essere sicurezza. Ora posso tranquillamente andarmene ad iniziare la mia vita nuova in America. Sono amata, lo sappia, D'Ortes; e se le fa piacere, sappia che ancora non amo; ma farò di tutto per amare. Non ho voluto lasciare l'Europa per sempre senza darle una riparazione del dolore cagionatole con la mia fuga. Com'è strana la vita! Quando piú ci credevamo sul punto di esser legati da una passione che sembrava dovesse durare eterna, il destino ci ha divisi, risparmiandoci dolori e forse rimorsi, ma compensandoci però diversamente; lei con una felicità domestica che mi sembra immeritata; me con questa apparenza di precoce vecchiezza, quasi non fosse bastata la vecchiezza che sentivo nel cuore, e che mi ha fatto tante volte desiderar di morire! - Berta, tu non partirai, è impossibile! - Non mi umilii, D'Ortes, dandomi del tu! - lo ammoní la signora severamente. Si rizzò da sedere, e gli stese la mano. - Addio! - soggiunse. - E mi sia un po' grato, se può, di quel che oggi ho fatto per lei! - L'accento, la rigidità del pallido volto, tutta l'aria della persona non lasciavano intendere però se quelle parole avessero un significato di semplice bontà o di finissimo sarcasmo. D'Ortes si chinò a sfiorarle con un bacio la mano sentendosi cosí decisamente respinto. E i suoi occhi si rivolsero con inconsapevole movimento verso la grottesca statuina giapponese che gli aveva ispirato un senso di malagurio appena entrato nel salottino. Gli parve che la statuina lo irridesse sguaiatamente. Ah, quella pallida figura, di un lieve pallore di avorio vecchio, con la candida capigliatura che le incorniciava la fronte e la vestaglia di colore azzurro cupo guarnita di antichi merletti veneziani che scendeva in larghe pieghe e ne ingrandiva la statura! Come gli si era fissata limpidissima negli occhi! E come gli risonavano incessantemente negli orecchi le parole rivelatrici che gli avevano sconvolto il cuore, lasciandovi l'indomabile strazio di una passione fatta rivivere senza nessun conforto di speranza, assieme col fiero dubbio che Berta avesse voluto farsi gioco di lui, e avesse mentito per vendicativa malignità femminile!

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