Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

Risultati per: abbandonare

Numero di risultati: 44 in 1 pagine

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Carlo Darwin

410962
Michele Lessona 1 occorrenze

Che cosa può aver tentato, o qual mutamento può avere obbligato una tribù di uomini ad abbandonare le belle regioni del nord, a scendere le Cordigliere, la spina dorsale dell’America, a inventare e fabbricare barche che non sono adoperate dalle tribù del Chili, del Perù e del Brasile, e poi entrare in una delle più inospitali contrade del mondo? Quantunque queste riflessioni debbano a prima vista occupare la mente, possiamo esser certi che sono in parte erronee. Non vi è ragione per credere che gli abitatori della Terra del Fuoco diminuiscano di numero; perciò dobbiamo supporre che godano di una certa tal quale felicità, qualunque essa possa essere, che rende loro cara la vita. La natura facendo l'abitudine onnipotente, e i suoi effetti ereditarli, ha reso l'abitatore della Terra del Fuoco acconcio al clima e alle produzioni del suo miserabile paese."

Pagina 41

Contro la tubercolosi. Saggio popolare

412508
Giulio Bizzozero 3 occorrenze
  • 1899
  • Fratelli Treves
  • Milano
  • scienze
  • UNIPIEMONTE
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A questo riguardo, però, v'è notevole differenza a seconda della via che tennero per abbandonare l'organismo in cui furono prodotti.

Pagina 37

Quelle che reagiranno dovranno abbandonare lo stabilimento entro un periodo di tempo che sarà fissato dal Dipartimento. La vendita di latte proveniente da vacche tubercolose è formalmente proibita.

Pagina 73

Quelle che reagiranno dovranno abbandonare lo stabilimento entro un periodo di tempo che sarà fissato dal Dipartimento. La vendita di latte proveniente da vacche tubercolose è formalmente proibita.

Pagina 73

Elementi di genetica

418179
Giuseppe Montalenti 1 occorrenze
  • 1939
  • L. Cappelli Editore
  • Bologna
  • biologia
  • UNIPIEMONTE
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Si era pensato ad un caso di androgenesi, cioè di sviluppo dell’ovulo con il solo pronucleo maschile, per degenerazione di quello femminile, ma si dovette poi abbandonare tale interpretazione. L’East (1927) osservò che, mentre la specie Fragaria rosea ha n = 7, le specie F. chiloensis e grandiflora hanno n = 28. Secondo la sua interpretazione i discendenti matroclini provengono da ovuli non fecondati e sviluppatisi per apogamia, con raddoppiamento del numero dei cromosomi (2 n = 14). I discendenti patroclini invece provengono da ovuli fecondati (7 + 28 cromosomi), in cui i 28 cromosomi paterni hanno un’azione preponderante sui 7 materni. Caratteri materni, del resto, sono visibili anche negli individui patroclini.

Pagina 229

Fisiologia dell'uomo sulle Alpi: studii fatti sul Monte Rosa

432315
Angelo Mosso 3 occorrenze
  • 1897
  • Fratelli Treves Editori
  • Milano
  • fisiologia
  • UNIPIEMONTE
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La contraddizione esistente tra le vecchie teorie ed i fatti ora accennati, prova che si deve abbandonare la teoria di P. Bert, il quale considerava il male di montagna come una semplice forma di asfissia, od un avvelenamento dovuto all'acido carbonico del sangue P. Bert, Opera citata, pag. 1044. Io credo invece che dell'acido carbonico ve ne sia meno nel sangue a grandi altezze, e che la causa fondamentale del male di montagna sia una diminuzione nell'attività chimica del cervello e del midollo spinale.

Pagina 310

Ho provato vari congegni che adoperano i fisiologi per raccogliere l'aria chiudendo il naso con una pinzetta, ma tutti producevano tale molestia in confronto della maschera di guttaperca che li dovetti abbandonare.

Pagina 46

La risipola della pelle del volto, e più che tutto l'iperemia degli occhi manifestatasi in Giorgio, crebbero così rapidamente che nel pomeriggio ci decidemmo ad abbandonare il colle del Teodulo colla speranza di ritornarvi un'altra volta prendendo le precauzioni necessarie per fermarcisi più a lungo."

Pagina 47

Fondamenti della meccanica atomica

435711
Enrico Persico 4 occorrenze
  • 1936
  • Nicola Zanichelli editore
  • Bologna
  • fisica
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Si deve dunque abbandonare la concezione intuitiva del moto continuo lungo una certa traiettoria, per fissare invece l'attenzione sulla distribuzione spaziale della densità di probabilità, la quale sarà definita, come per i fotoni, da una funzione P (x, y, z, t) tale che P dx dy dz rappresenti la probabilità (1) Per precisare il significato che si deve dare in meccanica ondulatoria alla parola « probabilità», si deve pensare di avere un gran numero N di sistemi indipendenti identici e sottoposti alle stesse condizioni iniziali, e di eseguire su ciascuno di essi un'osservazione della particella al tempo t: se su N' sistemi l'osservazione dà il risultato considerato, diremo che la «probabilità» di questo è N'/N. (Nel caso ottico, si poteva riferirsi alla presenza simultanea di N fotoni: qui non è possibile, perchè N particelle agirebbero tra loro alterando le rispettive distribuzioni di probabilità). Similmente, quando si parla del valore medio di una grandezza, si intende che si deve misurare questa negli N sistemi suddetti, e prendere la media. che, eseguendo un'osservazione al tempo t, si trovi la particella nell'elemento di volume definito da . Analogamente si introdurrà una densità di probabilità per le componenti della velocità della particella al tempo t. E la meccanica delle particelle materiali non dovrà quindi servire a determinarne il moto, cioè posizione e velocità in funzione del tempo (il che contravverrebbe al principio di Heisenberg, perchè equivarrebbe a postulare l'esistenza di fenomeni atti a definire esattamente posizione e velocità di una particella in un dato istante) ma dovrà invece avere un ufficio analogo a quello che ha l'ottica nei riguardi dei fotoni, cioè quello di determinare le densità di probabilità e . Se poi si tien presente che i fenomeni di diffrazione, che rappresentano una delle più evidenti prove del carattere ondulatorio delle leggi dell'ottica, si verificano anche per le particelle materiali (come si è visto al cap. IV, p. I), si è indotti naturalmente a ricercare se anche nel caso delle particelle materiali le densità di probabilità non possano ricavarsi da equazioni del tipo di quella delle onde (1) Sui limiti dell'analogia tra ottica e meccanica, v. Pauli, ZS. f. Phys., 80 (1933), p. 573 e segg. . Questa idea si può precisare nel modo seguente (2) Non occorre dire che il procedimento euristico qui riportato non riproduce affatto lo svolgimento storico della teoria (per il quale rinviamo a quanto si è detto nella parte I) nè pretende di darne una giustificazione rigorosa. .

Pagina 155

Quando si presentarono ai fisici queste difficoltà, essi si erano già formata per altra via la convinzione che la meccanica e l'elettromagnetismo classici non si possano applicare nel mondo atomico, così che, anzichè abbandonare il modello di Rutherford, si cercò di determinare delle leggi atte a farlo funzionare in modo da render conto dei risultati sperimentali. Queste leggi furono proposte per la prima volta da BOHR, nel 1913, ed enunciate poi in forma più generale da Sommerfeld: ma prima di esporle dobbiamo accennare rapidamente agli altri campi nei quali si erano già incontrate contraddizioni con le leggi classiche, ed ai tentativi fatti per sostituirle con leggi nuove. Il primo di questi tentativi, che aperse la strada alla moderna fisica atomica, fu quello fatto dal fisico tedesco MAX PLANCK nel 1900 per dare una teoria dell'emissione del corpo nero: uno successivo, e riguardante la natura della luce anzichè quella della materia, fu fatto da EINSTEIN nel 1905, introducendo il concetto dei «quanti di luce».

Pagina 20

Così si è stati costretti ad abbandonare l'ipotesi più naturale, che cioè gli elettroni siano costretti ad oscillare sotto l'azione del campo elettrico della luce, e che, quando le loro oscillazioni divengano abbastanza ampie, finiscano per essere divelti dall'atomo cui appartengono ed essere lanciati fuori. Ma vi è una difficoltà più grave, che si presenta indipendentemente da ogni particolare ipotesi sul meccanismo dell'effetto fotoelettrico, ed è la seguente. Diminuendo l'intensità della luce, si può far sì che l'energia che cade su ogni atomo durante tutta l'esperienza (calcolata nell'ipotesi che l'energia cada uniformemente su tutta la superficie) sia assai inferiore alla forza viva con cui viene espulso l'elettrone, eppure anche in queste condizioni gli elettroni vengono emessi con la stessa energia cinetica.

Pagina 24

Questo modello si è ben presto dovuto abbandonare, ma tuttavia l'ipotesi di Uhlenbeck e Goudsmit ha conservato il nome improprio di «ipotesi dell'elettrone rotante», (spinning electron in inglese) ed il momento angolare di un elettrone si suole anche oggi designare col nome di spin. L'elettrone ha dunque perduto la simmetria, sferica, per acquistare un asse privilegiato, quello del suo spin.

Pagina 65

L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso

456642
Carlo Darwin 7 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino
  • Scienze
  • UNIPIEMONTE
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Nonostante quest’ultima asserzione, non posso, per le varie precedenti considerazioni abbandonare la credenza che i maschi i quali hanno maggiori attrattive per la femmina, mercè i loro colori più brillanti o per altri ornamenti, non siano comunemente i preferiti; e che i maschi siano divenuti più belli per questa ragione nel corso dei secoli.

Pagina 313

«Con questo volume non poteva retrocedere; allora vedendo questo, egli a malincuore rigettò il prezioso boccone, che cominciò ad andarsene; ma questo era troppo dura cosa perchè la filosofia del serpente la potesse sopportare, e il rospo venne nuovamente abboccato, e di nuovo il serpente dopo violenti sforzi per uscire dal buco fu obbligato ad abbandonare la preda. Tuttavia questa volta la lezione aveva servito, e il rospo venne afferrato per una zampa, tirato fuori, e poi ingoiato trionfalmente».

Pagina 323

Parimente gli uccelli cui è stato distrutto il nido, o coppie infeconde, o individui ritardatari, debbono indursi con facilità ad abbandonare i compagni, e debbono probabilmente esser lieti di partecipare il più possibile alle gioie ed ai doveri dell’allevamento dei piccoli, anche quando questi non sono loro propriVedi White (Nat. Hist. of Selborne, 1825, vol. I. p. 140 intorno alla esistenza molto presto nella stagione di piccoli branchetti di pernici maschi; ho udito di questo fatto altri esempi. Vedi Jenner intorno allo stato di ritardo degli organi riproduttori in certi uccelli nella Phil. Transact., 1824. Riguardo agli uccelli che vivono tre insieme, sono debitore di ragguagli intorno agli stornelli ed ai passeri al signor Jenner Weir, ed al signor Fox riguardo a pernici: pei corvi vedi il Field, 1868, p. 415. Intorno a vari uccelli maschi che cantano dopo il proprio periodo, vedi il rev. L. Jenyngs, Observations in Natural History, 1846, p. 87.. Questa sorte di contingenze spiegano probabilmente la maggior parte dei casi sopramenzionatiFu riferito il caso seguente (Times, 6 agosto 1868) dal rev. F. O. Morris sull’autorità dell’onorevole e rev. O. W. Forester: «Il guardacaccia trovò qui un nido di falchi quest’anno con cinque piccoli in esso. Ne uccise quattro, ma ne lasciò uno colle ali tagliate, come richiamo per distruggere i vecchi. Questi furono entrambi uccisi il giorno seguente mentre stavano cibando il piccolo, ed il guardacaccia credette che tutto fosse finito. L’indomani tornò e trovò due altri caritatevoli falchi, che erano venuti, mossi da un sentimento di affetto adottivo, a soccorrere l’orfano. Quei due egli uccise pure, e lasciò il nido. Essendo in seguito ritornato egli trovò due ancora più caritatevoli individui, intenti a compiere la medesima opera buona. Uno di essi egli uccise: sull’altro sparò pure, ma non potè colpirlo. Nessuno più tornò al compito infruttuoso».. Nondimeno è un fatto strano che nella stessa regione, in piena stagione degli amori, vi siano tanti maschi o femmine sempre pronti a riparare le perdite di un uccello appaiato. Perchè quegli uccelli che fanno da riserva non si appaiano insieme immediatamente? Non abbiamo noi qualche ragione per supporre, e questo sospetto è venuto al signor Jenner Weir, che siccome l’atto del corteggiamento sembra essere per molti uccelli una faccenda noiosa e lunga, così segua occasionalmente che certi maschi e certe femmine non riescano, durante la stagione adatta, ad ispirarsi amore vicendevole, ed in conseguenza a non appaiarsi? Questo sospetto sembrerà meno improbabile allorchè avremo veduto quali forti antipatie e preferenze provano talvolta le femmine degli uccelli verso certi maschi.

Pagina 376

Salvin notava nella Guatamala (Ibis, 1864, p. 375), che gli uccelli mosca non avevano tanta voglia di abbandonare il nido durante il tempo caldissimo, quando il sole splendeva brillantemente, che non quando faceva fresco, od era tempo nuvolo, o piovoso.

Pagina 416

Salvin notava nella Guatamala (Ibis, 1864, p. 375), che gli uccelli mosca non avevano tanta voglia di abbandonare il nido durante il tempo caldissimo, quando il sole splendeva brillantemente, che non quando faceva fresco, od era tempo nuvolo, o piovoso.; cosicchè non è una valida obbiezione al suo modo di vedere che molti uccelli, in cui i due sessi sono di colori oscuri, fabbrichino nidi nascostiPosso specificare, come esempi di uccelli dai colori oscuri che fabbricano nidi nascosti, le specie appartenenti a otto generi d’Australia, descritti da Gould nel suo Handbook of the Birds of Australia, vol. I. p. 310, 362, 383, 387, 389, 391, 414.. Le femmine dei Buceros, per esempio, delle Indie e dell’Africa sono protette, durante la nidificazione, con straordinaria cura, da ciò che il maschio mura il buco nel quale la femmina sta covando le uova, e lascia solo un piccolo orifizio dal quale le porge il cibo; essa rimane così strettamente prigioniera per tutto il periodo dell’incubazioneJerdon, Birds of India, vol. I, p. 244.; tuttavia le femmine dei Buceros non sono più brillantemente colorite di quello che non siano molti altri uccelli di eguale mole che fabbricano nidi scoperti. Una obbiezione più seria all’opinione del signor Wallace, come l’ammette egli, è quella che in alcuni pochi gruppi i maschi sono brillantemente coloriti e le femmine sono brune, e tuttavia queste ultime depongono le uova in nidi a cupola. Questo è il caso nelle Grallinae d’Australia, le Maluride dello stesso paese, le Nettarinie e in parecchie Mellifagide d’AustraliaIntorno alla nidificazione e ai colori di queste ultime specie, vedi Gould, Handbook, ecc., vol. I. p. 504, 527..

Pagina 416

Rispetto all’uso di farsi il tatuaggio, mi fu detto dai missionari della Nuova Zelanda, che quando tentavano di persuadere qualche fanciulla ad abbandonare quell’uso, esse rispondevano: «Dobbiamo farci qualche linea sulle labbra, altrimenti quando diverremo vecchie saremo troppo brutte». Negli uomini della Nuova Zelanda, un giudice molto competente diceIl rev. R. Taylor, New Zealand and its Inhabitants, 1855, p. 152. «avere il volto finamente screziato col tatuaggio era la grande ambizione dei giovani, tanto per rendersi accetti alle signore, quanto per sembrar vistosi in guerra». Una stella di tal sorta stampata sulla fronte ed una macchia sul mento sono considerate dalle donne di una parte dell’Africa come attrattive irresistibiliMantegazza, Viaggi e Studi, p. 542.. Nella maggior parte, ma non in tutto il mondo, gli uomini sono molto più adorni che non le donne, e spesso in modo differente; talora, sebbene di rado, le donne non sono affatto adorne. Siccome le donne presso i selvaggi sono obbligate a compiere la maggior parte del lavoro, e non si danno loro le migliori sorta di cibo, così concorda col caratteristico egoismo dell’uomo, che esse non abbiano, nè possano far uso, degli ornamenti più belli. Infine è un fatto notevole, come abbiamo dimostrato nelle precedenti citazioni, che le medesime mode nel modificare la forma del capo, nell’ornarsi i capelli, nel dipingersi, nel farsi il tatuaggio, nel forarsi il naso, le labbra o le orecchie, nello strapparsi o riempirsi i denti, ecc., prevalgono ora ed hanno da lungo tempo prevalso nelle più lontane parti del mondo. È sommamente improbabile che queste pratiche che sono seguite da tante nazioni distinte siano dovute alla tradizione da qualche sorgente comune. Indicano piuttosto la somiglianza intima della mente dell’uomo, a qualunque razza appartenga, nello stesso modo come gli usi quasi universali del ballare, del travestimento e del fare rozze pitture.

Pagina 536

Pagina 580

L'uomo delinquente

471712
Cesare Lombroso 4 occorrenze
  • 1897
  • Fratelli Bocca Editori, Librai di S. M. Il Re D'Italia
  • Torino
  • scienze
  • UNIPIEMONTE
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Uno di questi, interrogato sulla professione del padre, rispose che era un boia di cancelliere al tribunale, che bisognerebbe impiccare; un altro, parlando di sua madre, disse che era una b...scia, che cercava qualunque via di disfarsi dei figli, per potersi più comodamente abbandonare ai suoi vizi!!

Pagina 417

Qui la carità, o meglio la previdenza, deve assumere forme nuove, abbandonare la via cappuccinesca dell'elemosina e la soldatesca e violenta disciplina carceraria o di caserma, od anche quella dell'astratta morale, che negli inclini al delitto non potrebbe aver presa, nè molto curarsi dell'istruzione alfabetica, che lascia il cuore come lo trova; deve assumere invece le vesti dell'industria, della cooperazione; deve far nascere a poco a poco, e celando la mano benefica, il piacere della proprietà, l'amore del lavoro, il senso del bello. Convien dunque sostituire al carcere, al riformatorio, l'asilo spontaneo, la scuola industriale, l'emigrazione in terre lontane ed in campagne. - E in che modo, Barnardo e Barce ce lo hanno insegnato Vedi Barce, Rapports sur les questions du programme du Congrès pénitentiaire international qui aura lieu à Stockholm - D'après quels principes convient-il d'organiser ces établissements affectés aux enfants vagabonds, mendiants, abandonnés, 1877; e opera cit., Dangerous classes of New-York, 1875..

Pagina 428

La tendenza all'ozio ed al libertinaggio, fatta forse più prepotente per le sofferte privazioni, vinceva in essi le attrattive della operosità; e il potere poi impunemente stare, andare, ribellarsi, come meglio loro talentava, li determinava infine dopo due o tre mesi, al più, di dimora, ad abbandonare l'ospizio, come non bisognevoli di quel soccorso, che avevano domandato liberamente. Nel loro Direttore essi non vedevano l'uomo sagrificatosi pel loro bene, ma solo un nemico, e quasi un tiranno inteso a vincolare la loro libertà. Da qui, contro di lui una sorda guerra d'insubordinazioni, di dispetti, di villanie e perfino di minaccie, se l'ordine e la disciplina venivano con fermezza mantenuti: e quest'avversione conservavano anche dopo abbandonato lo stabilimento, perchè furono questi beneficati che gli spogliarono la casa in una notte del 1847, e che nel 1848 compirono il saccheggio dell'ospizio appena incominciato dai Croati, nelle famose cinque giornate».

Pagina 464

In genere, poi, anche i fautori del patronato sconsigliano dal fondare stabilimenti di ricovero che non sieno affatto temporali, e di dar soccorso in denaro, ma solo in buoni sull'oste e sul panettiere, buoni che devono essere anticipazioni sul lavoro; le società devono abbandonare quelli che non lavorano e non si rendono al luogo loro indicato, informare le persone presso cui li raccomandano della loro vita antecedente, e perciò a nulla riescono senza un agente (possibilmente un ex-guardiano), che ne spii la condotta, che si occupi di collocarli opportunamente (V. Lamarque, La réhabilitation, etc. Paris, 1877, Brown, Suggested on the formation of discharged prisoners, 1870).

Pagina 465

Lezioni di meccanica razionale. Volume primo

495784
Tullio Levi Civita - Ugo Amaldi 3 occorrenze

Vedremo per altro più avanti (nello studio generale dei campi vettoriali, che riserbiamo al secondo Volume) come in certi casi giova abbandonare l’ipotesi restrittiva della uniformità in tutto il campo (si cfr. intanto l'esempio d)del n. 29).

Pagina 340

Il modello fisico tipico di una tal specie di vinicolo si ha per la massa oscillante di un pendolo ad asta rigida (di peso trascurabile) e a sospensione sferica; ma lo stesso legame si può immaginar realizzato anche in altri modi, p. es. mediante due superficie materiali σ', σ'' vicinissime a σ dall’una e dall’altra parte di essa, e tali da rinserrare fra loro,con costante contatto, il punto P in guisa che esso non possa mai abbandonare la superficie σ.

Pagina 412

Così il nostro vincolo bilaterale si potrà considerare come realizzato dall’azione simultanea dei due vincoli unilaterali, determinati dalle due superficie materiali di appoggio σ' e σ'', vietanti ciascuno a P la libertà di abbandonare σ da una delle due bande. Di codesti due vincoli unilaterali entra in azione o l'uno o l'altro, secondo che la forza attiva (totale) F sollecitante P è diretta da una parte o dall’altra rispetto al piano tangente a σ nella posizione occupata da P. Considerando allora, anche in questo caso il coefficiente di attrito (che riterremo senz’altro eguale su σ ' e su σ") e chiamando cono di attrito l’insieme delle due falde di cono relative ai due vincoli unilaterali costituenti il vincolo bilaterale, potremo senz’altro ritenere che: Condizione necessaria e sufficiente, affinché un punto materiale, vincolato a muoversi su una superficie, resti in equilibrio sotto la sollecitazione di una forza, è che questa forza non sia esterna al cono di attrito.

Pagina 412

Le macchine invisibili: scienza e tecnica in tre camere e cucina

508864
Piero Bianucci 1 occorrenze

Bene, è venuto il momento di abbandonare questa illusione. Un organismo umano è formato da circa diecimila miliardi di cellule ma ospita 100 mila miliardi di batteri. Le “nostre” cellule sono dunque una minoranza: per ognuna di esse, ne abbiamo addosso nove estranee. Quattrocento specie di batteri abitano nel nostro intestino, una bella varietà se pensiamo che sono 600 in tutto le specie di uccelli che possiamo trovare in Europa. Altri batteri colonizzano i denti e le mucose, la pelle è un autentico ecosistema microbico, con flore ben diverse a seconda che si tratti del dorso della mano, dal clima ventilato, o del palmo, dove il clima è caldo-umido, mentre sulla nostra fonte, nei pori delle ghiandole sebacee prosperano milioni di acari commensali, i Demodex follicolorum. Insomma: non siamo individui ma popolose comunità. E si può discutere se siamo noi a usare miliardi di creature microscopiche o se sono loro a usare noi.

Pagina 108

Osservazioni astronomiche e fisiche sulla grande cometa del 1862 con alcune riflessioni sulle forze che determinano la figura delle comete in generale

515162
Schiaparelli, Giovanni Virginio 1 occorrenze
  • 1873
  • Ulrico Hoepli
  • Milano-Napoli
  • astronomia
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Io preferisco di abbandonare queste supposizioni, e tanto più volontieri, quanto che la presenza di un mezzo resistente nello spazio è ancora lontana dall’essere dimostrata.

Pagina 31

Plico del fotografo: trattato teorico-pratico di fotografia

519225
Venanzio Giuseppe Sella 1 occorrenze
  • 1863
  • Tipografia G.B. Paravia e Comp.
  • Torino
  • Fotografia
  • UNIPIEMONTE
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La maniera più comoda nell’eseguire questa operazione è quella, che consiste nello avere il bagno sensibilizzatore in un bacino a sponde un po’ elevate, p. e. di 5 centimetri, ed un po’ più largo della lastra a sensibilizzare, nell’alzare da un lato il bacino stesso per mettere a nudo una parte del fondo mentre il liquido si raccoglie nella parte opposta, nel porre il margine della lastra che si tiene inclinata verso il bagno nella parte del fondo lasciata a nudo, quindi abbandonare la lastra a se stessa ed abbassare nel medesimo tempo il bacino, affinchè il bagno la possa tutta coprire. Lo strato del collodio è naturalmente dalla parte del vetro, che non è a contatto col fondo del bacino. Si agita per breve tempo il bagno, alzando ed abbassando convenientemente il bacino in modo da lavare la superficie dello strato, quindi col mezzo di un uncino di corno o di argento si solleva per uno dei suoi lati la lastra senza levarla tutta dal bagno. Si osserverà che essa è ricoperta di vene grasse. Si tuffa nuovamente nel bagno, e si continua l’agitazione del bagno sino a che l’apparenza grasso-venosa alla superficie dello strato sia perfettamente scomparsa. Ciò succede ora più, ora meno presto, p. e. in 2, 3 minuti, secondo lo stato del bagno e la natura del collodio impiegato. La lastra, che avrà perduto ogni apparenza grasso-venosa, che avrà un’apparenza di uniformità nella superficie dello strato, è sensibilizzata a dovere. Si estrae dal bacino, si lascia sgocciolare un momento, e si pone verticale, tenendola per un angolo, sopra alcuni fogli di carta bibula, quindi con un foglio della carta stessa si asciuga nel suo rovescio, e poscia si porta nel quadro destinato a portarla tosto nella camera oscura per ivi impressionarla col mezzo del fascio di raggi che viene trasmesso dalla lente. Ma si faccia attenzione, che la lastra, che è ancor umida, rimanga nel quadro nella direzione dello sgocciolamento del liquido, onde evitare che il bagno rimanente sopra di essa retroceda sul mezzo della superficie sensibile, la qual cosa potrebbe far macchiare la prova. Affinchè poi la lastra possa continuare a sbarazzarsi del poco liquido, che ancora contiene quando viene inserta nel quadro espositore, si fabbricano i quadri delle camere oscure in modo, che la lastra di vetro non sia posta che sui quattro suoi angoli, e rimanga un vuoto sufficiente lungo i margini di essa. Mettendo dietro della lastra un foglio di carta bibula, il liquido eccedente, che viene a deporsi nella incavatura inferiore del quadro, verrebbe assorbito, ed impedito ogni inconveniente che dalla sua presenza può derivare, e così vengono evitate le macchie marginali che possono guastare l’immagine.

Pagina 374

Scritti

528608
Guglielmo Marconi 2 occorrenze
  • 1941
  • Reale Accademia d'Italia
  • Roma
  • scienze
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Nella Conferenza di Berlino dell'agosto 1903 i rappresentanti del sistema tecnico SLABY-ARCO, il quale sistema non era mai riuscito a trasmettere al di là di 100 chilometri sul mare, avevano espresso dubbi poco simpatici sull'attendibilità delle ricezioni a lunga distanza, ottenute sulla Carlo Alberto l'anno prima; tanto che il delegato italiano, marchese SOLARI, si vide costretto ad abbandonare la conferenza. Altri ancora dicevano che le ricezioni transatlantiche non erano comprovate, e che i segnali ricevuti nel Canada erano effetto del caso.

Pagina XLI

Grande preoccupazione pel giovane inventore: assumendo servizio militare Egli avrebbe dovuto abbandonare per un tempo abbastanza lungo le sue ricerche nel momento più importante e più delicato. Una dilazione poteva essere fatale alla sua opera. I governi delle principali nazioni erano stati messi all'erta dalla divulgazione dei risultati, e cercavano in vari modi di stimolare gli inventori locali per far brevettare varianti e perfezionamenti e trovare ragioni e pretesti per oltrepassare il Nostro nel suo lavoro ulteriore.

Pagina XXII

Storia sentimentale dell'astronomia

534240
Piero Bianucci 2 occorrenze

Quando se ne accorse ci rimase così male che ebbe la tentazione di abbandonare gli studi. Invece a 19 anni, senza titoli di studio, divenne professore di calcolo sublime (oggi calcolo inifinitesimale) alla Regia Scuola di Artiglieria.

Pagina 176

Eppure non vuole abbandonare le orbite perfettamente circolari di Aristotele e Tolomeo neanche davanti all’evidenza che non funzionano.

Pagina 68

Sulla origine della specie per elezione naturale

537885
Carlo Darwin 7 occorrenze
  • 1875
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino
  • Scienze
  • UNIPIEMONTE
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Ma ammettere tutto ciò, a quanto mi sembra, significa entrare nel campo del miracolo ed abbandonare quello della scienza.

Pagina 211

Sarebbe facile dimostrare che le varie distinte azioni mentali sono comunemente comprese in questo termine; ma tutti sanno che cosa voglia dirsi, quando si asserisce che l'istinto spinge il cuculo ad emigrare e ad abbandonare le sue uova nei nidi d'altri uccelli. Un atto, che esige per parte nostra una certa abitudine, quando si compia da un animale molto giovane e non dotato di alcuna esperienza, e quando sia compiuto da molti individui nella stessa maniera, senza che i medesimi conoscano a quale scopo sia diretto, ordinariamente chiamasi istintivo. Ma potrei provare che niuno di questi caratteri dell'istinto è universale. Una piccola dose di giudizio o di ragione, come disse Pietro Huber, spesso si appalesa, anche in animali collocati molto bassi nella scala naturale.

Pagina 212

Ne sceglierò tre soli fra quelli che avrò a discutere nel futuro mio lavoro; cioè l'istinto che determina il cuculo ad abbandonare le sue uova nei nidi d'altri uccelli, l'istinto di certe formiche di fare schiavi, e finalmente la facoltà di costruire celle nell'ape domestica. Questi ultimi due istinti si sono generalmente, ed a ragione; considerati dai naturalisti come i più portentosi fra tutti gli istinti conosciuti.

Pagina 220

Nei gallinacei non è insolita l'abitudine occasionale degli uccelli di abbandonare le loro uova nei nidi d'altri uccelli; e ciò spiega per avventura l'origine di un istinto speciale nel gruppo degli struzzi. Alcune femmine dello struzzo si associano per deporre alcune poche uova in un nido comune, indi in un altro; e queste sono poi covate dai maschi. Questo istinto può probabilmente avere la sua ragione nel fatto, che le femmine covano un gran numero di uova; ma come nel caso del cuculo, ad intervalli di due o tre giorni. Però quest'istinto dello struzzo americano e del Molothrus bonariensis non fu ancora abbastanza perfezionato, perchè uno sterminato numero di uova rimane sparso sulle pianure; per modo che in un solo giorno di caccia ne raccolsi non meno di venti abbandonate e guaste.

Pagina 223

Noi dobbiamo quindi abbandonare l'opinione della quasi universale sterilità delle specie distinte di animali, allorchè sono incrociate: oppure dobbiamo considerare la sterilità, non come una caratteristica indelebile, ma come una qualità che può essere eliminata dalla domesticità.

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Per modo che noi siamo ridotti a considerare se le eccezioni alla continuità della estensione siano tanto frequenti e sì gravi che ci costringano ad abbandonare l'opinione, resa probabile dalle considerazioni generali, che ogni specie fu prodotta in una sola area e da quella emigrò fin dove potè giungere. Sarebbe inutilmente tedioso il discutere tutti i casi eccezionali di quelle specie che ora vivono in luoghi separati e distinti; nè pel momento pretendo che possa darsi qualche spiegazione a molti di questi casi. Ma, dopo alcune osservazioni preliminari, discuterò alquanto sopra parecchie delle più stringenti categorie di fatti; vale a dire l'esistenza di una stessa specie sulle cime delle catene di monti molto lontane, e in luoghi distanti delle regioni artiche ed antartiche; indi (nel capo seguente) la vasta distribuzione delle produzioni di acqua dolce; in terzo luogo la presenza delle medesime specie terrestri sulle isole e nei continenti, benchè separate da centinaia di miglia di mare aperto. Se la esistenza delle stesse specie in punti distanti ed isolati della superficie terrestre può in molti casi spiegarsi, partendo dal principio che ogni specie abbia migrato da un solo centro di origine: allora, ove si rifletta alla nostra ignoranza riguardo agli antichi mutamenti climatologici e geografici e ai diversi mezzi accidentali di trasporto, mi pare incomparabilmente più sicura l'opinione che questa sia la regola generale.

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L'elezione naturale agisce puramente per la conservazione ed accumulazione di piccole modificazioni ereditarie che sono sempre utili all'essere preservato; e come la moderna geologia ha quasi bandita l'ipotesi che le grandi vallate di erosione siano tutte formate da una sola onda diluviale, non altrimenti l'elezione naturale, se questo principio è vero, deve farci abbandonare l'opinione della creazione continua di nuovi esseri organizzati e di una modificazione grande e repentina nella loro struttura.

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Teoria della relatività dell'Eistein. Esposizione elementare alla portata di tutti

540395
Harry Schmidt 1 occorrenze

Per quanto possa sembrarci difficile, non ci rimane altra via d'uscita, all'infuori di quella che ci conduca ad abbandonare definitivamente la nostra antica rappresentazione di spazio. Dobbiamo, senz'altro, non parlare più di spazio allo stato di quiete assoluta e di spazio allo stato di

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L'Opinione

541953
Quintino Sella 3 occorrenze
  • 1863
  • Tipografia dell'Opinione diretta da C. Carbone
  • Torino
  • alpinismo
  • UNIPIEMONTE
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La grande copia di neve caduta in questo anno, e che era tuttora rimasta in quasi tutti i solchi della montagna, ci lasciava presumere, che si dovesse in qualche parte abbandonare l'itinerario di Mathews.

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