Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

188641
Pitigrilli (Dino Segre) 1 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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In certi Paesi come il Cile, la cortesia esige che ci si dimostri sazi abbandonando nel piatto metà della pietanza. In Italia questa manifestazione darebbe delle inquietudini all'ospite, il quale, vedendo ripetersi due o tre volte di seguito il gesto, avrebbe motivo di domandarsi: «possibile che stasera io non ne abbia indovinata una?» Ma il cileno bene educato, invitato in una casa romana o fiorentina, si informa in precedenza degli usi e costumi italiani, come farai tu quando entrerai in una casa di Santiago o di Valparaiso. In Cina, ai tempi dell'Impero e dei piedi femminili sferici, l'ospite di un generale o di un mandarino si vedeva presentare, alla fine del pasto, un piatto di riso bollito; egli doveva guardarlo, ma respingerlo. L'anfitrione porgendo quel piatto di riso intendeva esprimere all'invitato che tutto ciò che gli aveva fatto servire prima non era altro che una serie di « amuse-gueules », di effimeri trattenimenti, e l'invitato, rifiutando il piatto di riso, gli rispondeva simbolicamente che i preliminari lo avevano saziato e soddisfatto. In Scandinavia, dopo le frutta, il vicino di destra della padrona di casa si leva per pronunciare con poche frasi l'elogio del pranzo, della casa, degli ospiti e in particolar modo della signora. E' quindi raccomandabile a colui che prevede di essere l'invitato più importante, di prepararsi un piccolo speech. Non è necessario che citi la musica di Grieg, i drammi di Ibsen, né il genio politico di Gustavo Adolfo, né il fascino di Greta Garbo e di Ingrid Bergman. Basta rimescolare, come in tutti i discorsi di circostanza, le solite insulsaggini che avrà udito altre volte in analoghi speeches. In Polonia gli uomini baciano la mano della padrona di casa in segno di gratitudine. Alcuni lustri or sono le donne, in Europa Occidentale, passavano nel salotto e gli uomini si ritiravano nel fumoir. Oggi nei paesi anglo-sassoni e nell'America Latina gli uomini si indugiano nella sala da pranzo per qualche minuto prima di raggiungere le signore, questo elemento decorativo e musicale da non trascurarsi nemmeno per brevi istanti nella sinfonia intellettuale, sentimentale, estetica di una soirée. Allo stesso modo che la moda, secondo la definizione di Lin Yutang, non è che una variazione dell'eterna lotta fra il desiderio confessato di vestirsi e l'inconfessato desiderio di spogliarsi, così l'arte di comportarsi nella società è un gioco di equilibrio fra le stupidaggini consacrate e le delicate ribellioni individuali. E' la replica alla sentenza «si è sempre fatto così», e la risposta alla domanda «ma perchè si dovrebbe continuare?» E' la conciliazione fra il buon gusto, frutto di un'educazione estetica, e la tradizione. A costo di dare una pugnalata nel cuore a qualche tenero nipote, gli ho consigliato di lasciare a casa la zia, la buona, la cara, l'impareggiabile zia che fu la sua seconda mamma, ma che quando fra un piatto e l'altro il cameriere le vuol cambiare le posate, dice «oh, non si disturbi!», o il consanguineo di non so quale grado, che finito il caffé e fumata la sigaretta, butta il mozzicone a spappolarsi in fondo alla tazza, nelle ultime gocce di caffé. Le belle maniere sono il punto di arrivo di tutta un'educazione, il risultato di una serie di osservazioni e il prodotto di una disciplina. Chi vi contravviene per ignoranza o per mancanza di raffinatezza innata non se ne può rendere conto, ma imprime un urto carico di conseguenze agli individui di più sottile sensibilità. Quel signore che entra per la prima volta in casa tua, e per prima cosa accende una sigaretta; quel signore che si presenta alla tua porta senz'averti telefonato prima; colui che ti mette nella lettera il francobollo o, se vivi all'estero, quel fastidioso «coupon-reponse international», presentano, con questi stupidi gesti, la Wasserman, la temperatura e la pressione arteriosa della loro mediocre personalità. Non si meraviglino perciò delle possibili reazioni. Il poeta Ernesto Ragazzoni, che si era foggiato uno stile mentale su Edgar Poe, Oscar Wilde e Baudelaire, una sera, cedendo alle insistenze di un amico, aveva accettato un pranzo offerto in un gran restaurant da un arricchito di recente data, che dopo un violento piatto di pasta asciutta si sbottonò l'ultimo bottone del gilet e invitò il poeta, dandogli una confidenziale manata sulla spalla, a fare altrettanto, e proclamando: Nella vita bisogna fare i propri comodi. Il poeta si levò, posò il tovagliolo, e disse all'amico: - Io me ne vado. Perchè non mi avevi detto che si trattava di un bifolco simile? E fece bene. Il denaro compera tutto e corrompe tutte le coscienze, ma non conferisce il diritto di contravvenire alle regole dello stile, soprattutto a quelle che non furono scritte. Qualche strappo se lo può permettere colui che, avendo fatto della propria vita un'opera d'arte, contravviene a qualche norma, in piena coscienza di contravvenire. Un aristocratico veneziano che contava nel suo albero genealogico dei magistrati e degli ammiragli, dei cardinali e dei dogi, invitò a pranzo all'Hotel Danieli una minorenne, una sgualdrinella dell'ultimo raccolto, piuttosto di bassa origine, ma graziosa, vivace e decorativa. - Bambina mia - le disse l'aristocratico, fermandole la manina che stava strofinando il fondo del piatto con un pezzo di pane per raccoglierne il sugo - questo non si fa. La signorina trangugiò la lezione e abbandonò a malincuore quel sugo aromatico e dorato che, per usare le parole di Duvernois, sembrava sceso dal pennello di Rembrandt. Otto giorni dopo i due si ritrovarono a pranzo, e l'aristocratico intinse il pane nel sugo di un «poulet en cocotte». - Mi avevate detto - osservò la ragazza - che non sta bene intingere il pane nel sugo.... L'aristocratico rispose: - Io posso farlo, perchè da ottocento anni so che non si fa. Tu, no, perchè lo sai solamente da otto giorni.

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