Si abbandona la realtà storica per fare della demagogia.
Ma guai se la classe dispositrice del terreno neglige od opprime quella che suda sul solco, o questa abbandona la zolla o l'esaurisce, e se in ambedue l'egoismo soffoca il senso degli interessi generali connessi in alto grado colla produttività della terra; questa inselvatichisce o dilaga il terreno incolto.
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Così Smirne è data ai Greci, così viene segnata l'intesa di Tittoni con Venizelos, così viene abbandonata l'occupazione albanese e viene compromessa la situazione dalmata; così si torna a discutere sullo stato autonomo di Fiume congiunto o no all'Italia; si abbandona ogni pretesa coloniale, si smobilita completamente l'esercito e si dà l'amnistia ai disertori; si rende possibile uno stato di inferiorità politica estera perfino in confronto con la Jugoslavia, al punto che alla vigilia del convegno di Pallanza il patto di Londra, pur riconfermato a San Remo come ancora effettivo diplomaticamente e giuridicamente, aveva perduto ogni consistenza politica da far valere nelle contrattazioni con gli jugoslavi. Su questa strada si è arrivati, sotto Giolitti, come logica conseguenza, al ritiro delle truppe italiane da Vallona, e alla situazione umiliante fatta alla nostra nave da guerra a Spalato.
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Ma c'è poi la fede delle anime desiderose del bene, che accettano silenziosamente nel loro cuore la parola di Gesù e, diffidando di sé medesime, vogliono vivere in unità di credenza e di intenti con tutte le anime che il cattolicismo associa in una sola vita spirituale; fede buona e vivente, schiva di questioni inutili, che trasferisce colui che lo segue dal mondo delle apparenze sensibili nel mondo delle realtà spirituali e gli fa come prendere radice sul terreno di queste e lo associa veracemente in vincolo di carità cristiana ai fratelli e gli fa sentir Dio nell'anima; fede che è appunto “sostanza di cose sperate ed argomento delle non parventi” per l'anima la quale si abbandona ad essa e vive. Iddio dà alla coscienza nostra la luce della fede, non perché essa si affissi curiosamente su questa, ma perché si metta in cammino e vada; andando noi, la luce cresce; guardandola, essa ci confonde la vista. Il cattolicismo è una vita, e solo chi lo vive l'intende appieno e la vita e lo sviluppo di essa è il criterio, riflesso e mediato, ma sicuro, della bontà delle faticose costruzioni mentali della nostra filosofia della fede; non sono gli acuti di mente ma i puri di cuore ai quali è promessa, nel Vangelo, la visione di Dio.
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Cercare gli déi per l'utilità propria, per un senso di stretto egoismo alimentato dall'illusione, cui si abbandona lo spirito, delle cose visibili, fu definito come il carattere delle religioni naturalistiche: ora anche ciò non era che un pervertire quella debole ma viva luce religiosa cha pure i pagani ebbero. Il cristianesimo, se non è da noi accettato come conviene, non ci salva da tale degenerazione: ed anche oggi molti cercano Dio, la Madonna, i Santi per la loro utilità egoistica e per i fini immediati della loro esistenza terrena: paiono cattolici e non sono neanche religiosi. Esaminate la vostra coscienza e vedete se in essa, o nei più intimi e segreti moventi della vostra attività interiore, voi riscontrate i segni d'una religiosità viva e sincera.
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La religione di Gesù non può confondersi con determinate forme di convivenza politica e sociale, di diritto, di economia, di costituzione civile; essa le penetra e le pervade tutte, perché muta radicalmente l'atteggiamento degli animi nei quali tutte queste varie cose hanno essere concreto e reale, ma insieme le abbandona al loro sviluppo storico, in quanto i particolari di questo sono frutto di contingenze concrete che ne regolano il fenomenismo. Solo nel campo della vita morale e religiosa essa, la parola di G. Cristo, pone termine netto ad una evoluzione la quale sia ricerca dei principii e delle forme sostanziali dei rapporti fra le coscienze e con Dio; l'evoluzione continua, ma non è oramai che il tentativo di tradurre in atto, di incarnare nelle cose un ideale le cui linee precise ci sono note, con mezzi già precedentemente fissati, di penetrare la ricchezza inesauribile di un programma che è insieme un istituto vivo e operante, e farsene sempre più capaci e più degni; il tentativo di dilatare le pupille perché la luce, che splende solo per chi la cerca, rischiari le vie della vita e si faccia sempre più intensa.
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Bourgeois ed un framassone emerito...I risultati diretti saranno probabilmente sempre ridicoli; ma i risultati indiretti sono considerevoli, perché questa tattica genera una eterna confusione nelle idee; da una parte i borghesi cercano di ingannare sé stessi, avvolgendo la loro testa di un velo per non riconoscere tutta l'estensione del pericolo; d'altra parte gli operai hanno qualche stento a riconoscere la separazione assoluta delle classi, quando la classe nemica si abbandona a tante dimostrazioni filantropiche» Degenerazione capitalistica e degenerazione socialista. Introduz. p. 45
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