Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbandoho

Numero di risultati: 1 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

L'angelo in famiglia

182849
Albini Crosta Maddalena 1 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Qui, io mi abbandoho alla buona opinione che ho delle mamma e del padri, ai quali spetta specialmente indirizzare i figli e le figlie nei diversi rami d'istruzione che loro sono più utili e in certo modo necessarj. Però qui, come sempre, dico ed affermo, che bisogna aver di mira costantemente a conservare una certa relazione ed una certa analogia fra la coltura, la nascita e la condizione sociale e finanziaria delle famiglie, e disapprovo altamente che la figlia della fantesca vesta e studii come la figlia della padrona e della dama. Questo sistema, secondo me, non serve ad altro che a creare delle infelici. Una giovinetta, figlia poniamo ad un negoziante il quale viva del frutto della sua fatica e dei suoi sudori, passa molto tempo al tavolino meditando i classici, o sorvolando le scienze più astruse, illudendosi di rendersi famigliari le une e gli altri; ovvero seduta al pianoforte, passa lunghe ore non tanto a ricreare sè e gli altri con soavi armonie, quanto ad esercitarsi al diteggio, ed acquistare dominio dello strumento per fare poi splendida figura nelle conversazioni. Il padre torna a casa stanco ed impolverato, privo com'è della soave compagna dei giorni suoi, vorrebbe raccontare alla figliuola la storia della sua giornata, dei suoi traffici, dei suoi guadagni, delle sue perdite, perchè ha bisogno di qualcheduno che si occupi di lui e dei suoi affari. La fanciulla in fondo in fondo ha buon cuore; ma, vestita com'è con squisita eleganza, teme di scomporre la sua veste e la sua acconciatura, levando di dosso al babbo il pesante e forse inzaccherato pastrano, e così si mantiene a distanza da lui. Il pover'uomo vorrebbe dir su le cose sue; ma la giovane trova grossolano l'argomento e il modo di trattarlo; non lo confessa apertamente, ma ben s'indovina dal mostrarsi ch'ella fa d'essere nojata, quasi pensasse che per lei le sono cose di bassa importanza. Il pover'uomo, per insinuarsi in qualche modo nell'animo della figliuola, la interroga dei suoi studj, delle sue aspirazioni, ed essa gli fa intendere che tant'e tanto egli non ne capirebbe nulla, ed intanto lo mira con un occhio di compatimento che gli fa venire i brividi... Egli le dice: ebbene, ricreami l'orecchio con una melodia, ed essa o svogliata si pone al cembalo, o si rifiuta d'andarci, perchè ripete ch'egli non è atto ad apprezzare il suo merito artistico. Il pover uomo allora s'immerge in profonda tristezza, od imbestialisce; poi va, fugge dalle mura domestiche, o vi poggia il piede appena quanto gli è necessario... Oh! se tu fossi tentata di accusarmi d'esagerazione, ioponendomi una mano sul cuore ti assicurerei che ho copiato dal vero, proprio dal vero, e che il caso da me riportato non è nè unico, nè raro; ma comune, anzi comunissimo dappertutto ove trovasi spostamento di condizione, o squilibrio tra questa e le abitudini di alcuni o di tutti gli individui che compongono la famiglia. Se tu appartieni a quella classe che Silvio Pellico diceva la più fortunata, perchè ugualmente lontana dall'opulenza, che dalla povertà, ringraziane con effusione il Signore, e smorza in te quelle aspirazioni indiscrete che ti vorrebbero portare più in su del posto in cui t'ha locata la Provvidenza. In questo caso la tua istruzione sarà regolata dal comodo, dalla convenienza; ma non potrà assolutamente essere l'occupazione principale della tua giornata, la quale dovrà impiegarsi da te nel disimpegno delle cure più umili, ma più necessarie e meritorie; quelle della famiglia. Se tu invece appartieni ad una classe più elevata, neppure ti è lecito dispensarti totalmente dalle faccende domestiche; ma queste ti ponno lasciare maggior tempo da dedicare alla coltura del tuo spirito nelle scienze, nelle lettere, nelle arti. Io amo molto la musica e la pittura, e, se dovessi dire proprio la verità, ho qualche predilezione per l'armonia, la quale è specchio ed espressione molte volte dell'interna armonia, di quella armonia che stringendo in un solo amplesso la fede, l'intelligenza ed il cuore, auguro e spero s'innalzi dall'animo tuo, ripetendo un concerto d'amore per giungere fino al seno di Dio. Sì, studia pure la musica che dolcemente ricrea, che ingentilisce il cuore, e non nasconde nel suo seno alcuno di quegli inganni, di quei tradimenti, che talvolta colla scienza ci vengono amministrati; coltiva pure il disegno, la pittura, poichè il Signore non condanna quest'arte sublime che Egli stesso ha creato; ma deh! ti supplico, fa in modo che questi studj non esauriscano le tue facoltà di pensare, di sentire, non sciupino le tue forze! Tu ne devi conservare ancora quanto basti, non solo per essere donna da casa, e diventare un dì savia ed accorta regina nel pacifico regno della famiglia, ma altresì per porgere a Dio l'omaggio del tuo cuore, della tua mente, di tutta te stessa. Mi pare che negli studj delle damigelle esista generalmente una sproporzione (dico, mi pare, poichè io non ho nè il merito nè l'onore d'essere educatrice, e solo per obbedienza ho impresa quest'opera non del tutto aliena dall'educazione): orbene, secondo me questa sproporzione consiste in questo; curandosi eccessivamente dell'accessorio, si trascura poi lo studio principale: chi si dà alla musica, trascura il resto; chi si dà alla pittura od alle lingue, fa altrettanto, dimodochè, parlando della vita sociale, quello che dovrebb' essere lo studio principale diventa l'ultimo, e signorine coltivate ed esperte negli stranieri idiomi, sono più che mai digiune del proprio e lo conoscono appena o male. Di qui la manìa di leggere continuamente o quasi, e di portare in chiesa libri francesi, inglesi o tedeschi; di qui il poco conto in cui si tengono gli studj profondi ed i libri serj; di qui lo spreco di molti anni, con ben poco profitto; di qui molti altri disordini. Nei capitoli precedenti ho raccomandato che ognuno, quindi anche la damigella, anzitutto studii la religione, e nella parola dei suoi ministri, e nei libri che ce l'insegnano; ora qui ripeto, essa deve equilibrare le sue cognizioni religiose colle cognizioni scientifiche o letterarie, affine di evitare l'enorme deformità che vediamo in molte persone anche di merito. Ma per parlare pel momento soltanto della coltura dello spirito, in quanto riguarda la damigella nei rapporti sociali, non esito a dichiarare che per me reputo troppo trascurato nella pluralità lo studio della propria lingua, e quello della storia che è maestra della vita, mentre credo si dia soverchia importanza agli studj dei quali ha minore bisogno: io vorrei in quella vece si tendesse principalmente a formare in essa cognizioni serie, profonde, di religione non solo; ma altresì di storia, di geografia, di letteratura, e tutto si potrebbe facilmente ottenere coll'indicarle lo studio dei migliori classici nostri, che, salvo poche pagine, potranno spargerne in essa il seme fecondo. Ma se, nell'ascensione di un monte, vi sono talvolta delle scorciatoje che inoltrandosi nel suo seno, non solo ci abbreviano la via, ma ci tolgono dal pericolo; se nelle scienze, nelle arti, vi sono delle innocenti malizie che con poca fatica ci conducono al termine; se nell'economia domestica vi sono certi stratagemmi coi quali si può ottenere molto con poco dispendio; negli studj ardui e difficili vi ha pure un mezzo che li agevola, che li rende atti a recarci una santa esperienza, la quale ci frutta una vita che non passa come il fiore del campo, la mattina verde e rigoglioso, la sera fieno; ma una vita che dura immobile, eterna ed eternamente beata. Qual è questo mezzo? Tu già l'hai indovinato. Questo mezzo non consiste in altro se non nel riferir tutto al Signore, nello studiare quello che a Lui conduce, nello sfuggire quegl'insegnamenti che da Lui ci allontanano, nel cercare in tutto il piacer suo, la sua gloria, il nostro perfezionamento. Così facendo avremo trovato il metro che misura infallibilmente le nostre azioni, i nostri studj, e quelle e questi anzichè portare nocumento ed alterazione ai nostri doveri, ci ajuteranno a compierli, perchè o ce li additeranno, o sollevandoci lo spirito, ci renderanno più alacri nella via del bene e della virtù. Figliuola, io amo e spero si dica di te: Quella damigella è pia, semplice, operosa, colta, ed intanto dal cuore levo fervida una preghiera: Buon Dio, fa che quella damigella sia l'angelo non solo della sua famiglia, ma della società!

Pagina 466

Cerca

Modifica ricerca