Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbaia

Numero di risultati: 4 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Il libro della terza classe elementare

210213
Deledda, Grazia 1 occorrenze
  • 1930
  • La Libreria dello Stato
  • Roma
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Bello è vedere, tra il verde dei pascoli, le gregge custodite dal cane che al minimo pericolo abbaia per richiamare l'attenzione del pastore, e, a misura che il tramvai sale la collina, l'orizzonte allargarsi e città e paesi apparire in lontananza. Ed ecco la prima fermata; i ragazzi ancora non scendono, ma dai finestrini vedono il paesetto grigio, in mezzo alle vigne, e a fianco della piccola stazione tutta lieta di fiori, una scuola all'aperto.

Pagina 89

La freccia d'argento

212171
Reding, Josef 1 occorrenze
  • 1956
  • Fabbri Editori
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

- abbaia Ed-mastica- gomma. - Che cosa ci fa qui questo intruso? Verrà a fare la spia! Buttiamolo fuori! Vorrà vedere come è possibile fracassare il nostro Airone. Fuori! Fuori immediatamente! Ed-mastica-gomma, col viso contratto da una smorfia, balza addosso al cappellano, lo afferra per un braccio e fa per trascinarlo fuori. Ma l'ha appena toccato, che viene scaraventato a gambe all'aria contro la parete della cantina... - Ed ora è lì che urla come se lo scorticassero. - Ecco, piccioncino mio! - dice il cappellano con un sorriso. - Da un pezzo avevi bisogno di una lezione coi fiocchi: ti farà bene certamente! - E intanto pensa: «Guarda come vien buono il corso di lotta giapponese che ho seguito da studente!» - Sei poi ti venisse il ticchio di toccare ancora con le tue mani sporche la mia tonaca consunta, tanto bisognosa di riguardi, bada che uso le brusche. E un braccio slogato è una faccenda piuttosto antipatica! Ede, masticando, cerca di radunare le sue lunghe membra sparse... Ha perso completamente la bussola. Si era aspettato tutto, ma non che un prete da niente si difendesse come un campione di lotta libera imbottito di muscoli. Mogio mogio si rannicchia in un angolo, tastandosi circospetto le braccia e le gambe. I ragazzi della banda non si stupiscono che Ede ci sia cascato in pieno. Anche loro si immaginavano ben diversi i preti! Questo cappellano non è affatto un moralista barbogio: è più giovane di tutti loro messi insieme. E com'è franco e ardito! Al suo confronto Ede, con i suoi quindici anni, è un vecchio decrepito con i piedi nella fossa! - Non vengo qui né a far la spia, né a fracassare qualcosa, - dice il cappellano - ma a farvi una proposta. Ormai è certo che siete stati voi a dar l'assalto per ben due volte al capannone dei crociati. Io però non ve ne faccio una gran colpa. Quello che non mi garba affatto è che l'abbiate compiuto a tradimento, senza un cartello di sfida, senza preavviso. Di notte, di soppiatto, è lo stile dei delinquenti. Ora che conosciamo il vostro nascondiglio, ci sarebbe facile informarne la polizia. Ma noi non ricorriamo a questi mezzucci. Piuttosto vi propongo qualcosa di meglio: che i crociati e la banda del Nord facciano un armistizio. Fino al derby devono cessare tutte le ostilità, gli spionaggi, le rappresaglie. Dopo la corsa, per purificare quest'aria infetta, si farà all'aperto una bella partita a «guardie e ladri», su una vasta estensione di terreno, secondo tutte le regole e con l'arbitro. Siete d'accordo? - Sì, sìii! - risponde quasi all'unanimità la banda del Nord. - Un momento! Un momento! Devo pur dire anch'io la mia parola! - si fa coraggio a un tratto quel fagotto di cenci a cui è ridotto Ed-mastica-gomma. - Che cos'hai ancora da borbottare, Ede? - chiede la voce argentina di Jörg. - Dopo quel che è avvenuto, la proposta è ben generosa! Pensa un po': non avremo da temere rappresaglie! - Jörg ha ragione! - Facciamo una tregua con i crociati! - Lotta leale da ambo le parti! - Su, Ede, accetta! Jörg ha dalla sua tutti i ragazzi della banda, ed Ed-mastica- gomma, là nel suo angolo, ci fa una figura assai meschina. Lo scacco subìto gli brucia ancora: il suo prestigio nella banda sembra definitivamente tramontato. Egli però non vuole ancora darsi per vinto e dice: - E va bene! Facciamo pure la tregua! - Senza azioni ostili, né sabotaggi, né spionaggi reciproci? - indaga il cappellano categorico. - Parola d'onore! - risponde Ede con voce nasale. - Be', allora siamo a posto! - E la sua parola d'onore? - chiede Ed-mastica-gomma. - Sono un sacerdote, e ciò ti deve bastare! - replica il cappellano. - Arrivederci, ragazzi! Ma non prima della gara!... - Arrivederla, signor cappellano! - Gente! - esclama uno della banda, dopo che il cappellano se n'è andato. - È una cannonata, quel prete! Sbatterebbe giù dalla slitta l'esquimese più forzuto! - Non sarebbe meglio buttar prima all'aria in quattro e quattr'otto la Freccia d'argento?... - sibila Ede velenoso. - Ede, ascoltami: se tradisci la parola tua e la nostra, ti concio io per le feste! E poi ti assesto un pugno sul muso, da cambiarti completamente i connotati. Finora ho tenuto dalla tua... Ma mancar di parola? Ah, no! Allora qui sei liquidato! Chi parlava era Bulle, l'aiutante in prima di Ed-mastica-gomma. È forte come un bue, ed Ede fa bene a non inimicarselo. Quando Bulle vede rosso, si salvi chi può! Con un sorriso da ipocrita, Ede batte svelto in ritirata: - Ma io scherzavo! - Spero bene! - ringhia Bulle. La ribellione di Bulle nessuno se l'aspettava. Ma la parola d'onore è per lui cosa sacra... Così, quella sera memorabile, nella banda del Nord si erano avute grandi sorprese. * * *

Pagina 52

le straordinarie avventure di Caterina

215763
Elsa Morante 1 occorrenze
  • 2007
  • Einaudi
  • Torino
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

. — È il mio stomaco che abbaia, io non ne ho colpa, — rispose il povero Piuma. Per consolarsi, tutti e due ripensarono al pranzo che avevano fatto due giorni prima. Avevano mangiato spaghetti e prosciutto, e insalata! Poi si fermarono vicino al mulino a vento, che stava alla fine del ponte. Passarono quattro oche grasse, un frate col suo sacco e tutti annusavano l'aria che odorava di pane fresco, di brodo e di prezzemolo. A questo punto Massimo disperato fece: — Aaaaah! — e Piuma: Uuuuuh! — e di nuovo stettero zitti, finché Piuma tirò a Massimo la manica della giacca. — Ehi, vuoi star fermo? — borbottò Massimo. — Non vedi che sto pensando? Il buon Piuma aspettò che l'amico finisse di pensare, con la faccia piena di speranza. E infatti, dopo tre minuti, Massimo gli strappò il berretto con entusiasmo e strillò: — Pensato! Pensato! Saremo ricchi, oggi! Saremo milionari. Ehi, Pic! Un ornino che passava di là si avvicinò. Era vestito da « gangster », col ciuffo e un tatuaggio sul naso. Era tanto piccolo, che arrivava appena al gomito di Piuma, ma il suo aspetto era spaventoso: — Che cosa desideri? — domandò. — Ti va di guadagnare otto soldi? — E perché no? — Allora mi dovrai fare da compare. — Bene. — Si tratta di questo. Io e il mio amico daremo uno spettacolo di pugilato, qui sulla piazza. Si radunerà una gran folla, e tutti saranno sicuri che vinco io, che sono un peso massimo. E invece vincerà Piuma. Tu devi strillare: — Forza, Piuma! — e devi cercare di scommettere cento lire con qualche ricco signore presente. Poi tu mi darai le cento lire, e io ti darò gli otto soldi. — Eh, che razza di spilorcio senza coscienza! Otto soldi a me? Non ti vergogni? — Dodici soldi! Nemmeno un centesimo di piú! E tu, Piuma, perché piangi? — Io non so fare il pugilato! — balbettò Piuma. — Eh, stupido! Non capisci che io mi lascerò buttar giú con un soffio? Non farai nessuna fatica! E sai che cosa significa questo per te? — No. — Significa la gloria! — La gloria? — Certo. Sarai campione, ragazzo mio, — e Massimo batté la spalla di Piuma, che faceva un sorriso felice. Poi chiamò Anchise, che passava sul ponte, per nominarlo arbitro: — Avrai sei soldi di paga, — gli disse. E incominciò a gridare. — Avanti, avanti, signori ! Grande partita di pugilato fra un peso massimo e un peso piuma! Non si paga niente! Non si paga niente! In pochi secondi, un'intera popolazione si era raccolta intorno a loro: bambini, oche, eccellenze e milionari. Fra gli altri, si fermò un signore che lasciava capire di essere un milionario, giacché portava l'abito a coda e il cilindro; e Pic gli corse vicino. Quel signore, insieme a tutti gli altri, guardava con aria di compassione il povero Piuma, come per dire: « Ecco uno che fra poco sarà una frittata ». Uno, due, tre! La partita cominciò. Il povero Piuma ballava senza capir niente, e finalmente, con aria modesta, si decise a buttar via qualche pugno. Ma tutti ridevano e gridavano: — Arrenditi, ornino. — Bene, grasso! — Bravo il grasso! — e facevano il tifo per Massimo. Il signore distinto e milionario diceva con tono di conoscitore: — Boh! Boh! Boh! Allora Pic cominciò a brontolare: — Sarà, ma quel piumino li dev'essere un furbo che si conserva il colpo per dopo. Secondo me vince lui. — Eh! Eh! — rise il milionario. — Si vede bene, ragazzo mio, che tu di pugilato non ne capisci niente! — Ah, sí? E io le dico che quell'omino vince! — Son disposto a scommettere cinquanta lire. — Anche cento. — Vada per cento. Proprio in quel minuto, si vide Piuma sferrare un sinistro, e Massimo traballò e cadde a terra. Anchise contò solennemente fino a dieci, ma l'infelice Massimo rimase fermo come un morto. Piuma era vincitore! Allora tutti gridarono: — Bene Piuma! Evviva Piuma! — Si vedevano tutto intorno sventolare i fazzoletti; Piuma fu sollevato in trionfo, e le ali del mulino cominciarono a girare in fretta. Piuma si accorse perfino che sulla fronte gli stava crescendo una stella. Era la gloria, amici! La Gloria! Intanto il milionario, a malincuore, prese cento lire dalla sua borsa d'oro e le porse a Pic. L'infelice Massimo non dava ancora segno di vita; Piuma provò a dargli un piccolo calcio, ma il suo buon amico non si mosse. Allora Piuma cominciò a pensare : « Che sia morto per davvero? Che sia morto d'appetito? » E si provò a fischiare sottovoce l'Inno dei sette vincitori, che era il loro fischio di famiglia. Niente. Il buon Piuma tremò dalla paura, e, chinandosi sul suo ottimo e unico amico, chiamò singhiozzando: — Massimo! Massimo! — Ehi, stupido! — rispose Massimo a bassa voce. — Non capisci che faccio per sembrare « K. O. » sul serio? — e aperse mezzo occhio. Proprio con quel mezzo occhio aperto vide una cosa terribile. Ascoltate! Vide il perfido Pic, il « gangster », che se ne scappava, e stava già dietro il mulino, con un foglio da cento in mano. Allora il disgraziato si alzò d'improvviso e, dando calci e pugni a tutti quanti, corse dietro a Pic, e Piuma gli correva dietro, e tutti gli altri, quantunque

Quartiere Corridoni

216444
Ballario Pina 1 occorrenze
  • 1941
  • La libreria dello Stato
  • Roma
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Il cagnetto, per primo, fiuta i forestieri ed abbaia drizzando gli orecchi. - Zitto, zitto! È gente di casa. Nonno Andrea si illumina alla vista dei nipoti. Spalanca le braccia e non sa da chi incominciare con gli abbracci. - Dentro, dentro! - Li spinge in cucina e tira fuori i bicchieri dall'armadio. Il figlio e la nuora sono andati al villaggio per la funzione religiosa, ma per merenda saranno di ritorno. Intanto, fatti gli onori di casa, mostra le stanze, i magazzini, le stalle, il fienile, il pollaio, tutto nuovo, come ha voluto il Regime. - Ti ricordi, Caterina - domanda alla figlia - quando si viveva tutti insieme, uomini ed animali, trenta, vent'anni fa? Adesso lavorare è una benedizione. Riconoscente, egli ha voluto che sul portone della sua casa fosse scritto: «La mia casa è piccola, la mia fede è grande». Fede nel Signore e nei destini della Patria. Tutti i rurali italiani devono avere una casa vasta e sana. MUSSOLINI

Pagina 23

Cerca

Modifica ricerca