Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbaglio

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EH!La vita...(Novelle)

662328
Capuana, Luigi 1 occorrenze
  • 1913
  • Tipografia agraria
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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Aveva accettato; e stava per accomiatarsi quando gli era parso di provare non sapeva bene se un violento abbaglio o se un urto che lo faceva ricadere su la seggiola. Gli era passata poco distante... - No! Non poteva essere! - Ma il sindaco, sorridendo, gli diceva: - Ecco la merce che noi mandiamo, rozza, in città e che ci vien restituita - fortunatamente per poco - così trasformata! Era un'operaia; ora è.. una mondana; si dice così? È la prima volta che torna in paese. Non era stata dunque un'allucinazione? Se ne convinse poco dopo, quando la carrozza, ripassando, si fermò davanti al Caffè, e la bellissima ed elegantissima donna, che vi era quasi sdraiata sui cuscini, ordinò una bibita. L'assaggiò appena. E il sindaco disse, sottovoce, a Leoni: - È stato un pretesto per farsi ammirare. Leoni, turbatissimo, si domandava: - Mi ha riconosciuto anche lei? Non usci di casa in quei tre giorni di vacanze per la festa del Patrono, evitando così il pericolo di essere incontrato e di vedersi imprudentemente fermato. Si stupiva di non desiderare di avvicinarla. Era stata la sola ragazza a cui egli aveva voluto realmente bene, e che gli aveva voluto davvero bene, senza secondi fini, con la ingenuità di chi si dà a un uomo per la prima volta. Ed egli l'aveva indegnamente abbandonata, dalla paura di attaccarsi troppo a lei e finire con sposarla, come era accaduto a un suo amico e con una donna immeritevole affatto di questo onore. Si era già rassicurato. Le feste pel santo Patrono terminavano appunto quella sera, ed egli stava affacciato alla finestra fumando una sigaretta per godersi i fochi di artificio che tra poco sarebbero stati sparati in cima alla collina del paesetto tutto punteggiato di lumi. Trasalì vedendo inoltrare quella figura di donna, avvolta in uno scialle nero, che si era fermata un istante allo svolto del breve viale davanti alla casa, come per riconoscere il posto; e si protese fuori del davanzale ansiosamente. - Leone! Leone! Sono io, Giulia! Vieni ad aprire la porta. Non mi ha visto nessuno! Ella gli era saltata al collo; e vedendolo rimanere freddo, inerte, disse: - Oh, non dubitare! È un bacio d'amicizia.... Nient'altro. E seguitò: - Chi si aspettava d'incontrarti qui? Dopo la disgrazia, nessuno ha più saputo notizie di te. Anch'io ti ho creduto in America a far fortuna. Stai bene. Sei un po' ingrassato, con qualche pelo bianco! Povero Leone!... Maestro elementare! Ti ammiro... Tutti ti vogliono bene nel paese... sì! sì! Il mondo va preso come viene. Ti ho riconosciuto sùbito, sai? E dovetti fare uno sforzo per contenermi. Ti avrei compromesso. Vedi? Sono venuta di notte dopo di essermi bene informata, e con questo travestimento. Altrimenti sarebbe stato uno scandalo. Qui quasi tutte mi invidiano, e quasi tutte fanno le viste di non conoscermi, anche le donne peggiori di me! Egli rimaneva in piedi di faccia a lei, commosso, balbettando appena: - Grazie! Grazie!... Quanto sei buona! - Come ti trovo male alloggiato! Neppure una poltrona! Neppure un piccolo tappeto! Neppure uno straccio di tenda! Questa è una cella da frate. Tu forse ignori quel che si fantastica di te, della tua vita segregata. Oh, tante cose buone! Dicono che il tuo è l'orto dei poveri; che tu fai l'ortolano per essi. E dicono che sei orso, orso, orso! Tu! sembra impossibile... Mah! Tutto accade al mondo. Ti saresti mai immaginato di incontrarmi quasi ricca e divenuta un po' avara? Che gran piacere questa visita! Anche pel modo. Chi sa quando ci rivedremo un'altra volta? Io ho paura di morire ora che sono arrivata... dove sono arrivata. Vorrei invecchiare, venire a ritirarmi quassù. Mi rimane soltanto la nonna; ha ottantasei anni, e sembra che ne abbia addosso soltanto cinquanta! Dice: - Sei nel peccato!..: Ma è la volontà di Dio! - E mi consiglia. Fa molta carità, molta carità, figlia mia! - E tu non mi dici niente? Ti è dispiaciuta la mia visita? Spero di no. Egli stava ad ascoltarla con un gran senso di tenerezza non come antica amante, ma come una affettuosa sorella venuta a consolarne la solitudine! Infatti nessun rimprovero del suo gran torto! Nessun accenno al passato! Così dagli occhi, dalle labbra, da tutto quel mirabile corpo non si sprigionava la minima vibrazione di sensualità, ma uno splendore di bellezza che imponeva ammirazione e rispetto. Inconsapevolmente - se ne accorse dopo - l'idea che ora ella era ricca e lui povero servì a farlo rimanere quasi gelido, davanti a quella viva evocazione di un passato che, nei giorni di raffica, tornava a sconvolgerlo atrocemente e minacciava di disperdere l'opera di rinnovazione e di redenzione a bastanza inoltrata. - Parlami di te - ella soggiunse. Leone fece un gesto che significava: Non mette conto! Allora Giulia riprese lo scialle buttato, entrando, su una seggiola. - Vado via.... Ecco i fochi! Si affacciarono alla finestra. I razzi solcavano la oscurità; le bombe si sgranavano in pioggia di scintille d'oro, in getti di globuli di mille colori, quasi pietre preziose dalle mani di una fata e che sparivano sùbito sgranate. E lo spettacolo continuava incalzando. - Ecco la vita! - esclamò Giulia con voce commossa. - Vado via. Non voglio che qualcuno mi veda. Ti nocerei molto, e ne avrei rimorso. Addio... Ah! Dimenticavo di dirti che giorni fa ho veduto tua madre. So che ogni relazione è rotta tra voi. Una madre dovrebbe perdonare; è vero?... Addio! - Addio! - balbettò Leoni su la soglia della porta: e a Giulia parve che quella parola le arrivasse da gran distanza. Egli si era affrettato troppo a rallegrarsi della sua forza di resistenza! Il giorno appresso e per parecchi giorni di seguito la raffica imperversò violentissima nel suo cuore e nella sua mente. Ne uscì quasi malato. Un mese dopo fu stupito di veder fermare davanti a la sua casetta un gran carro di quelli che fanno il servizio dei trasporti a domicilio. La spedizione era ordinata a nome di sua madre, Ersilia Leoni; ma egli indovinò sùbito il gentile sotterfugio di Giulia. - Come ti trovi male alloggiato! - gli aveva detto quella sera. E mandava ad arredargli un po' la nuda cella: un canapè, due poltrone, quattro seggiole, una bella scrivania, un calamaio di bronzo, ornato da un amorino che, sdraiato, pareva si specchiasse in una fonte, un tappeto per la tavola da pranzo, due grandi tappeti pel pavimento, un elegante vasettino giapponese da fiori. Si sentì turbato dal sospetto che Giulia tentasse di riprender possesso di lui. Ma la lettera giuntagli per posta lo stesso giorno, così umile, così piena di scuse, invocante perdono dell'invio, gli fece venire le lacrime agli occhi. Ringraziandola, con lunga risposta diretta al falso indirizzo indicatogli per evitare le indiscrezioni dell'ufficio postale - altra delicatezza di Giulia! - egli le dichiarò: . - Basta, ti prego. Non accetterei altro. E non gli giunse altro; neppure una lettera di quando in quando, come ne aveva espresso il desiderio. Giulia aveva, dunque, mal interpretato il divieto: - Basta, ti prego: non accetterei altro! Se ne afflisse per un pezzo. Erano passati.... quant'anni? Egli non li contava più. Si lasciava invecchiare: - Ormai! Ormai! Lo ripeteva spesso, quasi non si trattasse di lui; e per ciò ebbe una forte scossa apprendendo che sua madre era morta perdonandogli e lasciandogli la discreta eredità in cartelle di rendita ricevuta da un parente poco prima. - Ci abbandonerà? - gli domandò il sindaco. - Che disgrazia per le nostre scuole! - Sarebbe da parte mia il colmo dell'ingratitudine - rispose Leoni. - E poi, a che pro? Rompendo in questa occasione il volontario esilio, egli andò in città irriconoscibile, per la folta barba e i capelli brizzolati, dai pochi amici superstiti e non dispersi pel mondo. Quando ebbe ridotto le cartelle in biglietti di banca, la sua prima spesa fu quella di comprare un ricchissimo servizio in argento finemente cesellato, da regalare a Giulia: in ogni pezzo aveva fatto incidere le parole In Inmemoriam Glielo spedì a Bellagio, sul lago di Como, dove ella era andata a villeggiare. Un fonografo, una macchina da proiezioni, altri arnesi per la scuola; un volume di fiabe, rilegato, da dare in dono a tutti gli scolari della sua classe, per ricordo; un magnifico album da fotografie pel Sindaco perpetuo come egli stesso compiacentemente si chiamava; molti libri nuovi per sé.... E così aveva già speso più di un migliaio di lire. Se non tornava sùbito al paesetto divenuto sua seconda patria, chi sa che altre spese pazze avrebbe fatte! - Il danaro non guadagnato con fatica ci fa diventare sciuponi - rispose al sindaco che lo ringraziava dell'album e dei doni alla scuola. Si sentì preso da gran febbre di far più bene che poteva. E una sera si presentava al vecchio parroco e gli consegnava mille lire pei poveri. Il prete, che lo conosceva soltanto di vista, ne fu profondamente maravigliato. Aveva promesso di non dir niente a nessuno; ma gli era parso di commettere una cattiva azione non confidando ai beneficati da che mani provenivano quei soccorsi. Anche il medico condotto fu pregato: - Si ricordi di me pei suoi malati che hanno maggior bisogno di medicine e di alimenti. Mi farà una grazia! Leone Leoni ora sentiva un solo rammarico. - Un giorno o l'altro, le cinquantamila lire dell'eredità sarebbero esaurite! E mentre egli, già incanutito, un po' curvo, continuava la sua vita di isolamento, più ortolano e più orso che mai, in paese non c'era famiglia, farmacia, negozio, caffè dove non si parlasse di lui. I suoi più caldi ammiratori, oltre il Sindaco, erano il vecchio Parroco e il Medico condotto. Il Parroco concludeva sempre: - È un santo all'antica! - Ma non viene mai in chiesa, non si confessa! - gli obbiettava qualcuno. E il parroco dolcemente: - Fa qualcosa di meglio: pratica il bene!

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