Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbagliavano

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C'ERA UNA VOLTA ... :FIABE

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Capuana, Luigi 1 occorrenze

In quella grotta i diamanti, a mucchi per terra, abbagliavano. Vistosi solo, Sua Maestà si chinava e se ne riempiva le tasche. Ma nella stanza appresso, i diamanti, sempre a mucchi, eran più grossi e più belli. Il Re si vuotava le tasche, e tornava a riempirsele di questi. Così fino all'ultima stanza, dove, in un angolo, si vedevano ammonticchiate le arance d'oro del giardino reale. C'era lì una bisaccia, e il Re la colmò. Or che sapeva il motto, vi sarebbe ritornato più volte. Uscito fuor della Grotta, colla bisaccia in collo, trovò il contadino che lo attendeva. - Maestà, la Reginotta ora è mia. Il Re si fece scuro. Dovea dare la Reginotta a quello zoticone? - Domanda qualunque grazia e ti verrà concessa. Ma per la Reginotta nettati la bocca. - Maestà, e la vostra parola? - Le parole se le porta il vento. - Quando sarete al palazzo ve ne accorgerete. Arrivato al palazzo, il Re mette giù la bisaccia e fa di vuotarla. Ma invece di arance d'oro, trova arance marce. Si mette le mani nelle tasche, i diamanti son diventati tanti gusci di lumache! Ah! quel pezzo di contadinaccio gliel'avea fatta! Ma il cardellino la pagava. E tornò a martoriarlo. - Dove sono le mie arance d'oro? - Se non mi farete più nulla, Maestà, ve lo dirò. - Non ti farò più nulla. - Son lì dove le avete viste; ma per riaverle bisogna conoscere un altro motto, e lo sanno due soli: il mercante e quel contadino che mi ha preso. Il Re lo mandò a chiamare: - Facciamo un altro patto. Dimmi il motto per riprendere le arance e la Reginotta sarà tua. - Parola di Re? - Parola di Re! - Maestà il motto è questo: "Ti sto addosso: Dammi l'osso." - Va bene. Il Re andava e ritornava più volte colla bisaccia colma, e riportava a palazzo tutte le arance d'oro. Allora si presentò il contadino: - Maestà, la Reginotta ora è mia. Il Re si fece scuro. Dovea dare la Reginotta a quello zoticone? - Quello è il tesoro reale: prendi quello che ti piace. Quanto alla Reginotta, nettati la bocca. - Non se ne parli più. E andò via. Da che il cardellino era in gabbia, le arance d'oro restavano attaccate all'albero da un anno all'altro. Un giorno la Reginotta disse al Re: - Maestà, quel cardellino vorrei tenerlo nella mia camera. - Figliuola mia, prendilo pure; ma bada che non ti scappi. Il cardellino nella camera della Reginotta non cantava più. - Cardellino, perché non canti più? - Ho il mio padrone che piange. - E perché piange? - Perché non ha quel che vorrebbe. - Che cosa vorrebbe? - Vorrebbe la Reginotta. Dice: "Ho lavorato tanto, E le fatiche mie son sparse al vento." - Chi è il tuo padrone? Quello zotico? - Quello zotico, Reginotta, è più Re di Sua Maestà. - Se fosse vero, lo sposerei. Va' a dirglielo, e torna subito. - Lo giurate? - Lo giuro. E gli aperse la gabbia. Ma il cardellino non tornò. Una volta il Re domandò alla Reginotta: - O il cardellino non canta più? É un bel pezzo che non lo sento. - Maestà, è un po' malato. E il Re s'acchetò. Intanto la povera Reginotta viveva in ambascia: - Cardellino traditore, te e il tuo padrone! E come s'avvicinava la stagione delle arance, pel timore del babbo, il cuore le diventava piccino piccino. Intanto venne un ambasciatore del Re di Francia che la chiedeva per moglie. Il padre ne fu lieto oltremodo, e rispose subito di sì. Ma la Reginotta: - Maestà, non voglio: vo' rimanere ragazza. Quello montò sulle furie: - Come? Diceva di no, ora che avea impegnato la sua parola e non potea più ritirarla? - Maestà, le parole se le porta il vento. Il Re non lo potevan trattenere: schizzava fuoco dagli occhi. Ma quella, ostinata: - Non lo voglio! Non lo voglio! Vo' rimanere ragazza. Il peggio fu quando il Re di Francia mandò a dire che fra otto giorni arrivava. Come rimediare con quella figliolaccia caparbia? Dallo sdegno, le legò le mani e i piedi e la calò in un pozzo: - Di' di sì, o ti faccio affogare! E la Reginotta zitta. Il Re la calò fino a metà. - Di' di sì, o ti faccio affogare! E la Reginotta zitta. Il Re la calava più giù, dentro l'acqua; le restava fuori soltanto la testa: - Di' di sì, o ti faccio affogare! E la Reginotta zitta. - Dovea affogarla davvero? E la tirò su; ma la rinchiuse in una stanza, a pane ed acqua. La Reginotta piangeva: - Cardellino traditore, te e il tuo padrone! Per mantenere la parola ora patisco tanti guai! Il Re di Francia arrivò con un gran seguito, e prese alloggio nel palazzo reale. - E la Reginotta? Non vuol farsi vedere? - Maestà, è un po' indisposta. Il Re non sapeva che rispondere, imbarazzato. - Portatele questo regalo. Era uno scatolino tutto d'oro e di brillanti. Ma la Reginotta lo posò lì, senza neppur curarsi d'aprirlo. E piangeva. - Cardellino traditore, te e il tuo padrone! - Non siamo traditori, né io, né il mio padrone. Sentendosi rispondere dallo scatolino, la Reginotta lo aperse. - Ah, cardellino mio! Quante lagrime ho sparse. - La tua Sorte volea così. Ora il destino è compito. Sua Maestà, conosciuto chi era quel contadino, le diè in dote l'albero che produceva le arance d'oro, e il giorno appresso la Reginotta sposò il Re di Francia. E noi restiamo a grattarci la pancia.

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