Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbadie

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Nuovo galateo. Tomo II

195031
Melchiorre Gioia 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
  • paraletteratura-galateo
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Un arcivescovo di York conduceva, dicesi, con esso, nel 1321 un seguito di 200 persone, il mantenimento delle quali era a carico delle abbadie che si trovavano sul suo passaggio, e andava di parrocchia in parrocchia cacciando con una muta di cani. Il terzo concilio di Laterano, tenuto nel 1180, aveva proibito questo divertimento durante la visita delle diocesi, e limitato il seguito de'vescovi a quaranta o cinquanta cavalli. I costumi sono sì cambiati, che oggigiorno un vescovo il quale visitasse la sua diocesi seguito da quaranta o cinquanta cavalli, in vece di rispetto, ecciterebbe scandalo. 7.° Le stesse donne, in onta dellaloro nativa delicatezza e timidezza, si lasciarono dominare dalla passione della caccia. Le dame inglesi nel XII secolo s'applicarono con tale ardore alla caccia con uccelli da preda, che in quest'arte giunsero a superare i gentiluomini. Ed è questo il motivo per cui trovansi più monumenti funebri di donne ornati del falco. 8.° Siccome non v'ha passione che non abbia tentato di giustificare i suoi eccessi, vestendo anco, per rendersi rispettabile, le apparenze religiose, perciò forse non recherà maraviglia che Gastone Febo conte di Foix (XIV secolo) abbia proposto la caccia non solo come mezzo di felicità in questa vita, ma anco di salute nell'altra. Nel suo trattato sulla caccia egli dice che elle sert à faire fuyr tous les péchez mortels. Or qui fuyt les sept péchez mortels, selon notre foi, il doit ètre sauvé. Donques bon veneur aura, en ce monde, joye. lèesse et deduit; et, aprés, aura paradis encore. « Ella serve a far fuggire tutti li peccati » mortali. Ora chi fugge li sette peccati mortali, » secondo nostra fede, deve essere salvato. Dunque » buon cacciatore avrà in questo mondo gioia, » letizia e spasso, e dopo avrà il paradiso ancora». Ciò non ostante nel corso dell'opera sembra che il pio conte venga assalito da qualche scrupolo, poiché modifica un poco quel suo bel ragionamento, e conviene che i cacciatori potrebbero non essere, per questo merito, collocati nel bel mezzo del paradiso; ma egli pretende che au moins ils seront logiez aux faux-bourgs, et basses-cours; « Almeno saranno alloggiati ne' sobborghi e » ne' cortili». quindi conchiude: c'est pourquoi je consente à toutes maniéres de gens, de quelque état aiment les chiens. Vie privée des François, t. I, pag. 393. - Code dea chasses, t. I, pag. 35. - * » Per la qual cosa io consiglio a tutte le qualità » di genti, di quale stato essi siano, che amino li cani ». * Questo disordinato amore della caccia produsse i mali che ne sono l'ordinario risultato: 1.° Indolenza attiva che disprezzó tutte le professioni; 2.° Spirito d'oppressione contro il contadino; 3.° Ostacoli alle migliorie agrarie. Infatti abbattere le foreste, asciugare le maremme, distruggere gli animali malefici che le abitano, sono i primi oggetti che reclamano i lavori dell'uomo che vuole sottomettere la natura a' suoi bisogni. Ora tutti questi lavori erano interdetti da un'aristocrazia territoriale che reprimeva a suo piacimento i progressi dell'agricoltura, e non aveva ancora imparato a sacrificare i suoi piaceri alla sua avarizia. Quindi le più belle contrade d'Europa dal V al XIV secolo rimasero, ove più ove meno, sterili e deserte. Il selvaggiume ugualmente che i boschi custoditi da, leggi feroci fecero prevalere il principio e che per la conservazione delle foreste il re non era obbligato a rispettare le regole della giustizia. Così i divertimenti de' signori tendevano alla distruzione dello Stato, e sostituivano de' cervi agli agricoltori, come i regolamenti di Pio IV, delle mule agli artisti (pag. 23). » Oggigiorno, diceva Giovanni di Salisbury » nel XII secolo, i nobili riguardano la caccia come » l'occupazione più onorifica e il talento più desiderato. » Essi fanno più spese per disporsi a questi divertimenti, » che per prepararsi alla guerra, e inseguono » con maggior furore le bestie selvagge » che i nemici del loro paese. Abbandonandosi continuamente » a questo genere di vita, perdono a » poco a poco ogni sentimento umano, e divengono » selvaggi come gli animali che inseguono. Gli agricoltori » colle loro gregge sono cacciati da' » loro campi, prati e pascoli, acciò possa il salvaggiume » crescere ed estendersi. Se qualcuno di » questi grandi e barbari cacciatori passa dinanzi » alla vostra porta, portategli tosto tutti i rinfreschi » che avete o potete ottenere da' vostri vicini, » se non volete vedervi rovinati, ed anche » accusati dall'alto tradimento». Le abitudini selvagge s'introdussero nelle feste. Allorchè Enrico II re di Francia (XVI secolo) entrò solennemente in S. Giovanni di Maurienne, fu ricevuto da cento uomini vestiti di pelli d'orso: essi avevano esattamente l'apparenza di orsi naturali, ad eccezione d'una spada che portavano sulle spalle. Dapprima essi accompagnarono il re facendo mille salti e cavriole; e per meglio imitare gli orsi s'arrampicavano sulle muraglie delle case, sui pilastri de' mercati, e mandavano gridi simili a quelli che echeggiano ne' boschi. Finalmente diressero al principe una salva seguita da urli sì orribili, che i cavalli spaventati, rotte le redini e le cigne, si diedero alla fuga. - Non vi par egli nobile e gentile questo modo di divertirsi che fa spavento ai cavalli? Se i nobili alla corte volevano mostrare somiglianza cogli orsi, forse non recherà meraviglia se i re vollero mostrare domestichezza coi leoni. Don Giovanni re di Castiglia ricevette nel 1434 gli ambasciatori francesi seduto sopra magnifico trono, avendo a' suoi piedi un grosso Lione ch'egli aveva ammansato. I divertimenti corporei prevalenti negli scorsi secoli ci danno adunque i seguenti risultati generali: 1.° Conquiste, aggressioni, saccheggi, soperchierie proclamati come azioni onorifiche; 2.° Gli animali salvatici più apprezzati degli uomini; 3.° I grandi apparentati coi cani, coi cavalli, cogli orsi, coi lioni; 4.° Distruzione de' lavori agrari ed ostacoli ai loro progressi. Si potrebbe dire distruzione d'ogni civiltà; infatti Carlo IX re di Francia, nella seconda metà del eccolo XVI, eccessivamente passionato per la caccia, avrebbe voluto, se prestasi fede allo storico Mathieu, passare la sua vita ne' boschi, e chiamava il soggiorno nelle città il sepolcro dei viventi. Il quale sentimento non sembra discordare gran fatto dai titoli che furono dati a più sovrani: per es: troviamo come segue: X secolo, Enrico l'uccellatore, imperatore. XII - , Enrico il Lione, duca di Sassonia. XII - , Alberto l'orso, elettore di Brandeburgo. XV - , Filiberto il cacciatore, duca di Savoia, ecc. Paragonate questi titoli con quelli che i sovrani ambiscono ne' tempi, attuali, ed anche questo confronto vi dimostrerà il felice cambiamento dei costumi.

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Galateo morale

196333
Giacinto Gallenga 1 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
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Questo decoro, al dir dello Abbadie, questo sentimento della nostra dignità personale ci venne infuso nell'anima come stimolo a seguire la virtù, in quella guisa che ci venne concesso il gusto per conservare la esistenza. I grandi e nobili ingegni non ebbero mai in dispregio, fuorché ne'casi di prevaricazione del sentimento pubblico, il giudizio che di loro potesse portare questo pubblico che era testimonio delle loro azioni. Anzi questo giudizio universale costante fu in tutti quei casi, in cui non era in urto colla giustizia, la guida del loro operato.

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