Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abate

Numero di risultati: 8 in 1 pagine

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La tecnica della pittura

253650
Previati, Gaetano 8 occorrenze
  • 1905
  • Fratelli Bocca
  • Torino
  • trattato di pittura
  • UNIFI
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Pagina 278

Lo spagnuolo abate Requeno, soggetto, dice il Lanzi, nel quale si accoppiavano le qualità richieste a disaminare e promuovere la nuova scoperta: «intelligenza di letterato, pratica di pittore, raziocinio di filosofo e pazienza di esperimentatore», prese occasione da questo stato di animi e dalle considerazioni suggeritegli dai vari sistemi di pittura encaustica che dalla Francia facevano capolino in Italia, per tentare le prove che diffusamente esplicò nei suoi Saggi sul ristabilimento dell antica arte dei greci e dei romani pittori, libro corso per le mani di tutti.

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Bachellière che in parte corrispondono colle prime ricerche dello stesso abate Requeno, è così tipico, in fatto di ricette pittoriche, il caso toccato all’erudito abate, che vale la pena di riferire le sue stesse parole: «Leggonsi più piacevolmente i quattro metodi di dipingere all’encausto di M. Bachellière, due dei quali furono rigettati dall’Accademia; ma il terzo premiato ed encomiato col quarto, il quale è una diversa applicazione del terzo. Io però non posso contenermi in questo luogo senza lagnarmi duramente dell’estensore dell’articolo, perchè o per trascuraggine o per mancanza d’intelligenza dell’argomento, tralasciò qualche circostanza necessaria onde poter rendere praticabile il vantato metodo dello scioglimento delle cere. Contro il suddetto articolo opporrò le mie replicate esperienze, senz’animo però di tacciare nè l’Accademia nè il signor Bachellière, giacchè non è punto credibile l’impostura in un uomo onesto, nè la sorpresa negli accademici più illuminati. Io ho fatto per sei volte la prova in diversi tempi del 30 premiato metodo del signor M. Bachellière, avendo in mano l’ultima volta per non mancare di un jota l’articolo copiato fedelmente dall’Enciclopedia, ove è scritta e lodata l’operazione del suddetto autore. Incominciai prima a scaldare l’acqua naturale in un pignattino di terra verniciata e nuovo, poi la satollai di sal tartaro e facendola sgocciolare per carta grigia, vi gettai pezzetti di cera bianca e vergine, i quali con la spatola d’avorio, come si prescrive, mischiai in maniera tale sulle bragie che fecero all’occhio una calda saponata; l’esperienza procedeva benissimo, ma la mescolanza di cera e sal tartaro raffreddata fu tanto lontana dal diventare facile e solubile nell’acqua fresca, come doveva, che tutt’all’opposto acquistò una tale resistenza e durezza quali da sè non ha mai la sola cera. Tornai una o più volte a fare accuratamente la esperienza provvedendomi in diverse officine del sale di tartaro e fino di cremor tartaro: con ambedue questi sali feci separatamente la prova ma senza profitto: ultimamente chiamando due amici, i quali avrei sommamente a grado di poter nominare, sì per dare più peso alle mie asserzioni colla testimonianza di due persone profondamente instrutte nella lettura di sì fatte esperienze, come per dare la meritata lode ai loro talenti, li chiamai, dissi, acciocchè attentamente osservassero, quanto io era nuovamente per eseguire; dopo avere dunque uno di loro letto meco l’articolo «encaustique» dell’Enciclopedia, e con singoiar attenzione il tratto del terzo premiato metodo, del quale feci io un transunto: avendolo io in mano a fine di notare se mancava in qualche picciola circostanza; tomai sotto i loro occhi e col loro ajuto a replicare tutte le operazioni; ed essi puts trovarono la cera raffreddata tanto lontana dal diventare solubile che l’uno degli assistenti amici disse, maneggiandola certo con la spatola, che gli pareva più consistente di prima. Onde conchiusi che l’estensore dell’articolo non aveva data notizia di tutte le circostanze, da riuscire nello scioglimento della cera ».

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La sua composizione, due parti di cera e cinque di mastice o pece greca, oppure tanta cera quanto mastice e colore sufficiente per poterle impastare, non attecchì più degli altri encausti a base di saponi e di oli essenziali, e l’erudito abate sarebbe stato assai mortificato se avesse saputo che a non tanto tempo da lui si sarebbe impiegato il suo composto pel restauro... degli affreschi!

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