rappresentato dalla retta OA; per i vostri piedi passano due linee BOB'', COC'', la prima più convessa della seconda: da A voi gettate le visuali AB, AB' tangenti alla prima linea, gettate ancora le visuali AC, AC' tangenti alla seconda; le visuali AB, AB' abbracceranno sulla prima linea un tratto BOB' molto più piccolo del tratto COC' compreso sulla seconda dalle visuali AC, AC'. E se questo tratto COC', oltre all'essere già grandissimo, s'allargherà anche più per poco che sul punto O vi eleviate, voi potrete esser certo che desso appartiene ad un circolo di raggio lunghissimo.
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Il gruppo AB possiede i due agglutinogeni A e B e nessuna agglutinina.
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. - Choerocampa elpenor ab. daubi und Mitteilungen über Mutationen illustriert an Aglia tau. Iris, XXIV, 1910.
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Ab X aB = AaBb
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AB, Ab, aB, ab Se tali gameti possono combinarsi, alla fecondazione, secondo tutte le possibilità, ne risultano 16 combinazioni, come si vede chiaramente nello specchietto (scacchiera del Punkett):
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AB X ab = AaBb oppure, nel secondo caso contemplato:
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gameti dell’ibrido AB, Ab, aB, ab
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gameti della razza pura ab
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Da ciò si comprende, che ogni volta, che λ, crescendo, passa per uno degli autovalori, un nuovo nodo entra nell'intervallo AB. Indicando con λ1, λ2, ... gli autovalori (che supponiamo semplici) in ordine crescente, finchè non vi sono nodi entro l'intervallo AB, per , vi è un nodo, per ve ne sono due, e così via. In particolare: l'autofunzione yn ha n-1 nodi entro l'intervallo AB, senza contare i due agli estremi, o, in forma più espressiva: i nodi della autofunzione yn dividono l'intervallo AB in n tratti.
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Infatti, per dare valore a tale affermazione, bisognerebbe che, ponendo tra A e B un tramezzo opaco con un foro sottile, si constatasse che la particella B riceve il quanto solo se il foro si trova sulla retta AB: invece è ben noto che un foro sottile dà luogo a fenomeni di diffrazione in virtù dei quali, se esso si trova sulla retta AB, può avvenire che la particella B non riceva luce, e viceversa può darsi che essa la riceva anche se il forellino si trova fuori della retta AB.
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e presenta quindi dei nodi che dividono AB in n tratti uguali.
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Invece, mentre la città di Londra conta 15 pers. sosp. ogni 100.000 ab.
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Se A e B coincidono, il segmento AB si riduce all’unico punto A e dicesi segmento nullo. In tale ipotesi la linea di azione e il verso risultano indeterminati, ed è questo l’unico caso in cui i due segmenti orientati opposti AB e BA coincidono.
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Codeste tre coppie di piani paralleli determinano un parallelepipedo di diagonale AB e di spigoli AB 1, AB 2 , AB 3, talché si ha
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Il quadrangolo AB'BB" è un parallelogramma di diagonale AB e di lati AB', AB", cosicché si ha
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., per indicare che AB e PQ sono segmenti equipollenti, si scriverà AB = PQ.
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Dalla definizione di equipollenza risulta altresì che due segmenti equipollenti coincidono se hanno l'origine (o l'estremo) comune; e che, assegnati ad arbitrio un segmento AB e un punto P, esiste sempre ed è unico il segmento PQ equipollente ad AB ed avente l'origine P.
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L’equipollenza dei segmenti orientati gode, per la stessa sua definizione, delle proprietà fondamentali dell’eguaglianza, cioè: 1°) ogni segmento è equipollente a se stesso (proprietà riflessiva); 2°) se AB è equipollente a PQ, PQ è equipollente ad AB (proprietà simmetrica); 3°) due segmenti equipollenti ad un terzo sono equipollenti fra loro (proprietà transitiva).
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Perciò una punta scrivente, fissabile in un punto a piacere dell'asticella AB o dei suoi prolungamenti, descrive sul piano, al muoversi di AB, un’ellisse.
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Scelte le guide come assi coordinati e preso sul segmento AB o su uno dei suoi prolungamenti un punto qualsiasi P, poniamo AP = b, PB = a (immaginando, ad es., orientata la AB da A verso B). Se indichiamo con Θ l’angolo delle due rette orientate AB ed OX, abbiamo
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Importa fissare il contenuto geometrico di questa definizione: se ci riferiamo al caso generale in cui AB non è nullo, né allineato con P , il momento M, applicato a P, è normale al piano PAB e destrorso rispetto ad AB ed ha lunghezza eguale all’area, del parallelogramma costruito su PA ed AB, ossia al prodotto della lunghezza v del vettore applicato per la distanza di P dalla sua linea d’azione.
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Per il caso particolare α = π/2 (semicirconferenza) AB = 2r, S = πr e risulta
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AB dϖ.
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AB. PA 2. dω;
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danno (in lunghezza col loro valore assoluto, in verso col loro segno) le proiezioni del segmento orientato AB sugli assi orientati x, y, z e perciò (n. 2) non variano quando in luogo di AB si consideri un altro qualsiasi degli ∞3 segmenti orientati che rappresentano lo stesso vettore v. Di più esse forniscono tutti gli elementi caratteristici del vettore considerato: invero, in base a note formule di Geometria analitica, la lunghezza di AB ossia di v è data da
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Al potenziale di un segmento omogeneo AB in un punto P (esterno al segmento) si può attribuire l’espressione
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Un’asta omogenea AB di lunghezza l si appoggia in C ad un cilindro r ad asse orizzontale.
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Ψ AB = - Φ A.
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Ψ AB = - Φ A.
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una generica asta AB dalle forze (applicate agli estremi)
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Come postulato caratteristico dei fili, ammetteremo il seguente principio statico, che ha carattere di immediata evidenza fisica: Condizione necessaria e sufficiente per l’equilibrio di un tratto AB di filo flessibile e inestendibile, sollecitato esclusivamente da due forze F 1 , F 2 applicate agli estremi, si è che le due forze siano direttamente opposte e dirette verso l’esterno di AB.
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E così, per la la faccetta terminale in B, indicando con l la lunghezza dell’arco AB di direttrice
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Una di esse AB è fissa e orizzontale; le altre sono disposte simmetricamente rispetto alla verticale del punto medio di AB. Mostrare che l’esagono sta in equilibrio se si applica al punto medio M del lato opposto ad AB una forza 3p verticale verso l'alto.
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Perciò l’immagine ab, che risulta da un simile andamento di tutti i raggi che vengono dall’oggetto AB, sarà sulla retina e rovesciata.
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Se noi supponiamo ora che la lastra di vetro smerigliato sia parallela alla retta AB, la retta Oo che è parallela ad AB sarà anche parallela alla lastra, epperciò il punto o sarà posto ad una distanza infinita. Il punto di incontro delle immagini di AB, CD e di tutte le loro parallele sarà dunque ad una distanza infinita.
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Infatti, suppongasi un piano verticale che passi per AB e per O, questo piano comprenderà la verticale Oo, e siccome questa taglia il vetro in o, ne segue che questo piano verticale passante per AB ed o taglierà il vetro secondo la retta Ao; ora io dico che l’immagine di AB si farà sul vetro più o meno nitida secondo Aob’.
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AB,CD due rette parallele nell’oggetto che si vuole riprodurre.
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Supponiamo che il vetro smerigliato sia enormemente largo, infinito, che la retta AB incontri questo vetro in A e CD in C. Se si immagina calata da O la verticale Oo tagliante il vetro in o, egli è chiaro che l’immagine di AB si farà sulla retta Aob’.
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la classe (ab) appartiene a D,
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(a) (ab) (abc) ....
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AB = AC.
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In definitiva ne scaturisce l'identità delle rette determinate dalle coppie di punti AB e CD.
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Ora quando enunciamo la equidistanza AB = CD
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Totus et ille dies, et qui nascentur ab illo,
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In entrambi i sistemi i due tratti AB, dovevano esser lunghi 300.000 chilometri, per ciascuno degli osservatori, rispetto al proprio sistema. Siccome per Oo il tratto AB si trova allo stato di quiete, ed il tratto A'B' allo stato di moto, così egli, in conseguenza delle formule dell'Einstein, giunge alla conclusione che il tratto A'B' è più corto del tratto AB, e viceversa; ad O’o il tratto AB sembrerà più corto del tratto A'B', poi che per detto osservatore A'B' trovasi allo stato di quiete, ed AB allo stato di moto. Né pure in tal caso è lecito chiedersi quale sia la vera lunghezza dei tratti AB ed A'B', poi che i risultati di una qualsiasi misurazione di lunghezza dipendono sempre dallo stato di moto dei tratti stessi rispetto al sistema di riferimento prescelto. Così anche il concetto di lunghezza di un corpo è del tutto relativo.
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Nel momento in cui il tratto AB viene a trovarsi
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Le rette AB e CD determinano il piano del foglio; la coppia di rette AB ed EF, come pure la coppia CD ed EF, determinano ciascuna un piano, cioè, insieme, altri due, rappresentati entrambi sul piano del foglio ma situati, in realtà,
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AB e CD sono due rette, giacenti sul piano del foglio, che si incontrano in un punto O ortogonalmente, cioè ad angolo retto, di 90°. EF rappresenta una linea retta perpendicolare al piano su detto, nel punto O, prolungata oltre il piano, nella parte opposta al lettore, inclinata ad angolo retto con le rette AB e CD.
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ismisuratamente, i piani rappresentati dalle rette AB, CD, EF che si incontrano ancòra nel punto O.
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di cerchio, la cui direzione è rappresentata dalla retta AB(della figura 8a). Se il movimento del pendolo fosse quello previsto dalle leggi fondamentali della Dinamica, dopo un'unità di tempo, ad esempio dopo un'ora, rifacendo le misurazioni su dette, queste dovrebbero darci risultati identici a quelli prima ottenuti, cioè la direzione del movimento dovrebbe esserci ancòra rappresentata dalla retta AB.
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