Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Leggere un'opera d'arte

256545
Chelli, Maurizio 10 occorrenze
  • 2010
  • Edup I Delfini
  • Roma
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Prima di passare alla descrizione di queste composizioni è utile ricordare il racconto veterotestamentario: il re persiano Assuero (V secolo a.C.) dopo aver ripudiato Vasti, la legittima consorte che lo aveva offeso, scelse al suo posto Ester, una fanciulla molto bella, non sapendo che era ebrea.

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L’iconografia più antica risale al V secolo a.C. e riguarda l’arte vascolare, dove l’immagine mostra semplicemente Europa in groppa al toro.

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Il tema ha una iconografia che risale all’arte vascolare del V secolo a.C., ripresa poi in epoche successive. Icaro è raffigurato mentre precipita a testa in giù con accanto Dedalo che prosegue il suo volo oppure osserva la scena dal basso. La storia di Icaro fu molto rappresentata nel XVI e nel XVII secolo con intenti moraleggianti, come invito alla moderazione. Piuttosto singolare è la versione dipinta da Pieter Bruegel e conservata nei Musei Reali di Bruxelles, che non ha l’aspetto di un dramma ma quello di una visione idilliaca (figura 86). Figura 86 - PIETER BRUEGHEL IL VECCHIO, La caduta di Icaro, 1558, Musei Reali, Bruxelles. Il punto di vista dall’alto suggerisce quello di Icaro ancora in volo, prima della rovinosa caduta in mare, rappresentata in basso a destra; l’aratore, il pastore, rimangono indifferenti di fronte alla tragedia di Icaro, mentre la natura si mostra in tutto il suo incanto.

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L'iconografia, come nel caso del mito precedente, risale al V secolo a.C. e compare sia nell’arte vascolare che nella scultura, e in genere mostra il cigno che con le ali spiegate accoglie in una specie di abbraccio la figura di Leda, raffigurata nuda. Il bassorilievo conservato nel Museo Archeologico di Atene, risalente al II secolo Archeologico corrisponde perfettamente alla scena (figura 89). Figura 89 - Leda e il Cigno, Museo Archeologico, Atene. Nel Rinascimento accanto a Leda e il cigno compaiono due uova, dalle quali stanno uscendo due bambini, come possiamo apprendere dal dipinto conservato nella Galleria Borghese, a Roma, attribuito alla scuola di Leonardo.

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Il ritratto, come genere, nasce intorno al IV secolo a.C. in Grecia, grazie soprattutto a Lisippo, autore del ritratto ufficiale di Alessandro Magno; si estende in seguito in ambito etrusco e in ambito romano, con aspetti diversi.

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Il meccanismo che ha prodotto questi canoni è lo stesso usato dagli artisti della statuaria greca del V secolo a.C., che per realizzare una scultura si servivano di più modelli, traendo il meglio da ognuno di essi. Gli spunti per rappresentare la natura andavano ripresi dal vivo e “ordinati”; in questo modo alberi, monti, architetture diventavano gli elementi utili ad individuare i vari piani di composizione.

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Le origini di questo tema sono antichissime e si fanno risalire alla fine del IV secolo a.C., in ambito ellenistico; si trattava di un tipo di rappresentazione illusionistica, attraverso la quale l’artista poteva dimostrare la sua abilità nel simulare la realtà. Significativo è l’episodio descritto da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, riguardante il pittore Zeusi, che avrebbe dipinto dei grappoli d’uva in maniera tanto fedele da ingannare alcuni uccelli che vanamente cercarono di beccarne gli acini, ma che a sua volta sarebbe stato ingannato allorché cercò di aprire un tendaggio dipinto dal pittore Parrasio.

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All’inizio il nudo fu soltanto maschile, ispirato a quella emozione sublime che i giovani nudi in palestra potevano suscitare secondo la cultura del V secolo a.C., poi in epoca relativamente tarda compare il nudo femminile.

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Sin dall’antica Grecia gli veniva attribuito un valore estetico, tanto che, come racconta Menandro, uno scrittore del IV secolo a.C., molti uomini del suo tempo cercavano di ottenere un colorito biondo dei capelli cospargendoli con un particolare unguento, per poi esporli all’azione dei raggi solari. Ma il giallo è anche il colore dell’autunno e nel Medioevo viene usato convenzionalmente per rappresentare gli indumenti di Giuda Iscariota, associandolo al tradimento; nel Seicento diventa sinonimo di malattia: la bandiera issata su una nave contaminata è gialla. Nell’antichità questo colore veniva ricavato da minerali ricchi di ferro e dal solfuro di arsenico. Ha il massimo potere riflettente e dà l’impressione di irradiarsi; l’occhio umano è sensibile ad esso più di ogni altro colore e questo spiega perché è usato dai pubblicitari e negli avvertimenti relativi alla prevenzione degli infortuni dei macchinari pesanti.

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In Egitto, al tempo del Nuovo regno (1580-1070 a.C.; XVIII-XX dinastia) era un segno di affetto e di lusinghe erotiche; nella pittura della Grecia arcaica rappresentava invece il corteggiamento; nell’arte della tarda antichità classica invece assumeva il significato allegorico dell’unione di Cupido e Psiche, ossia dello sposalizio del dio dell’amore con l’anima umana.

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