figurativa nello spazio unitario di un dipinto o di una scultura è una questione fondamentale per la storia dell’arte, eppure a tutt’oggi è poco
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disciplina, è un ramo della storia, e la storia, come tutti sanno, ha a che fare con la cronologia: è quindi necessario saper inquadrare in tal senso
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ben presto, tanto da esser conteso dai più illustri committenti di tutta l’Italia centro-settentrionale: lo troviamo a lavorare per un Malatesta a
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proprio esercito dopo che un angelo gli era apparso alla vigilia della battaglia, esortandolo a compiere tale gesto. Divenuto, dopo quella vittoria
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Prima di arrivare a Roma, però, Gentile fu a Firenze, dove lasciò quello che oggi è certamente il suo più celebre capolavoro: la pala con l
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Ma veniamo agli affreschi nella Cappella fiorentina dei Brancacci al Carmine, dove Masolino e Masaccio lavorano fianco a fianco nel 1424-25, Fig. 91
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Se ora volgiamo lo sguardo a quest’altra celeberrima tavola con la Madonna della Misericordia (fig. 100), che fu eseguita tra il 1445 e il 1460
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Questa tendenza a fingere con la pittura o con il mosaico uno spazio architettonico a tre dimensioni su supporti bidimensionali perdurò in Italia
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concluso in se stesso, ma presuppone e talvolta apertamente sollecita un intervento attivo da parte del pubblico, che ne completi a proprio piacimento
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Un caso talmente esemplare da essere stato preso a modello da tanti pittori, sia italiani che stranieri, è costituito dall’affresco con La consegna
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presso San Satiro a Milano (fig. 117). Bramante nacque presso Urbino e si formò pertanto in un’area profondamente influenzata da quel grande teorico
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Non molto distante da Mantova, a Parma, più o meno negli stessi anni in cui Giulio Romano eseguiva il suo capolavoro in Palazzo Te, Correggio
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i grandi filosofi ammaestravano i propri allievi. A partire dal Quattrocento, nei maggiori centri culturali del Rinascimento come Roma o Firenze
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Già a partire dal primo Seicento erano cominciate a svilupparsi le specializzazioni, con artisti che si dedicavano esclusivamente alla progettazione
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», frutto di un processo che, come abbiamo visto, si è andato sviluppando nel corso del XIII e del XIV secolo, ma che giunge a piena maturazione a Firenze
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A questo punto, è importante prendere in considerazione un aspetto tutt’altro che secondario rispetto a questo problema: le modalità con cui veniva
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a punto di un metodo rigoroso di rappresentazione prospettica affonda le sue radici in un contesto sociale, economico e culturale caratterizzato da
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Parlando di protagonisti della rivoluzione prospettica toscana non si può non accennare a Paolo Uccello, la cui passione per la rappresentazione
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gli oggetti in primo piano sono quasi a tutto tondo; mano a mano che la scena digrada verso piani visivi che simulano una maggiore distanza dall
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A Paolo Uccello è tradizionalmente attribuito anche questo disegno (fig. 145), rappresentante un complicato solido geometrico a settantadue facce
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Onde Donatello scultore, suo amicissimo, li disse molte volte, mostrandogli mazzocchi a punte e quadri tirati in prospettiva [...] e altre bizzarrie
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Paulo dunque andò [...] dietro sempre alle cose dell’arte più difficili, tanto che ridusse a perfezzione il modo di tirare le prospettive dalle
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Le opere più famose di Paolo Uccello sono le tre tavole dipinte con scene della battaglia di San Romano. Commissionate a Paolo da un Bartolini
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delle scene a seconda del genere di spettacolo rappresentato: scena tragica (edifici nobili e regali), scena comica (edifici privati comuni) e
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A partire dal Cinquecento, la pratica della scenografia teatrale fu, accanto a quelle dello «sfondato» illusionistico e del vedutismo, il campo di
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Nella seconda metà del Cinquecento la veduta prospettica fissa fu sostituita da uno scenario mutevole, ovvero da scene che cambiavano a vista davanti
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Gli intermezzi avevano quasi sempre una funzione allegorica a sfondo encomiastico, con allusioni alle virtù e ai meriti del principe nella cui reggia
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La scenotecnica cinquecentesca finge ogni sorta di fenomeno naturale. Rompendo la staticità della scena fissa, la mutazione a vista delle scene
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Quanto alla spiegazione dell'impasse in cui si era venuto a trovare nel completamento del Cenacolo, Leonardo continua l’aneddoto vasariano confidò a
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Gian Lorenzo Bernini, oltre a svolgere nel Seicento un ruolo di protagonista come scultore e architetto, fu anche autore di testi teatrali, attore e
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numero di opere giunte fino a noi nell’anonimato o con attribuzioni errate. Innumerevoli sono i casi in cui queste nuove acquisizioni hanno
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Abbiamo già chiarito, grazie ai documenti che parlano dei suoi lavori ornamentali sulla volta e a confronti stringenti con sue opere indubitabili che
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avere un peso rilevante nel successivo dibattito sulle teste orvietane. Nel 2002, infatti, la discussione si riaccese a seguito di una mostra dedicata
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A questa ipotesi fa eco, poco dopo, quella di una studiosa, Fiorella Sricchia Santoro, che tenta di dare un nome a questo «terzo» ipotetico maestro
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di Orvieto (in particolare proprio di quelle cinque, che abbiamo mostrato a tav. 4), rifiutando tanto l’ipotesi Benozzo che l’ipotesi Angelico
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cena», va con i discepoli a pregare nell’orto del Getsemani, sul Monte degli Ulivi. Raccomanda ai discepoli di sedersi e mettersi a pregare, poi si
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a pour son Législateur, avec un mélange de femmes, d’enfants et d’hommes d’âge et de tempéraments différents; choses comme je crois qui ne déplairont
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, a sua volta, di fronte all’irruzione dell’era industriale, che nel suo specifico caso si manifestò in modo quanto mai chiaro e brutale attraverso la
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battaglia. Io invece voglio conferire a questa scena un che di più grave, di più meditato, di più religioso [...]. Voi l’avete fatto animato e deciso a
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: la questione della firma. Nonostante la condizione «banausica» in cui si tendeva a relegarli, gli artisti greci spesso firmavano le proprie opere. Ne
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definizione tratta dall’Ars poetica dello scrittore latino Orazio, che a sua volta discendeva da una formula di Simonide di Ceo (VI-V sec. a.C.), circa la
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forse un dipinto su tavola o un gruppo statuario, ma di cui sono giunte fino a noi molte derivazioni, soprattutto sotto forma di pitture vascolari e di
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Imitare e riprodurre è dunque anche una forma di conoscenza, e conoscere equivale, per certi aspetti, a possedere. L’artista-scienziato Leonardo non
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A proposito della Morte di Marat, vanno ricordate le acute riflessioni compiute da Robert Rosenblum sul processo di velata cristianizzazione compiuto
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A proposito di questa lunga catena di derivazioni, va detto innanzi tutto che non dobbiamo dedurne necessariamente che per così dire ogni anello
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A dispetto della sua «sfortuna» critica, la grande tela di Signac non passò invano. Basti pensare a quanto gli debba Luxe, calme et volupté, il
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marchiare a fuoco l’arte medievale, rifiutandola in toto come un’arte «da Goti», da barbari, in quanto estranea a quelle auree regole dell’arte antica, che
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«Stare a paragone con l’Antico» è proprio l’espressione che Baldassarre Castiglione usò in occasione della prima rappresentazione teatrale, tenutasi
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Introducendo l’arco ogivale (ovvero «a sesto acuto») e i grandi pilastri a fascio (detti anche «polistili»), l’architettura gotica fa sfoggio di una
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Torniamo all’architettura gotica. A Parigi, la Sainte-Chapelle (fig. 69) ci attesta la capacità gotica di concentrare tutte le linee di forza nei
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