, tutte le volte che il Re andò a caccia, non potè più tirare un sol colpo. La selvaggina era sparita, come per incanto, dai forteti e dai boschi. Non
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dentro che comandava a bacchetta e voleva essere ubbidita! Finalmente un giorno ricomparve la vecchia: — Ah, vecchia scellerata! Cavami fuori la tua
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cominciò a gridare pietosamente, dietro al portone: — Ah, Reginotta! rendetemi gli occhi. - La Reginotta, dalla finestra, rispondeva: — Sposare una
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— C' era la strega.... Sta' zitto, allontànati; sento la strega che ritorna. Se per disgraziati trovasse, incanterebbe anche te. — Il Re corse a
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poterono celebrare le nozze. Furono fatte feste reali per otto giorni, e a noialtri non dettero neppure un corno.
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: — Olà! — gridò—levatemela d' innanzi; mozzatele il capo! - E, senza pietà nè misericordia, la fece mettere a morte. L' altra, nello stesso tempo, avea
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. Possiamo provare. — Il Re a questa notizia rimase un po' turbato; ma poi pensò: — Se questa malìa è la sua buona sorte, costei dev' essere destinata a
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. — Anime cristiane, datemi alloggio per questa notte! - La padrona pareva una buona donna, e si misero a ragionare in cucina, mentre la pentola
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attorciglia chetamente, e si mette a dormire. Lei passa oltre. Ed ecco il gigante tutto coperto d' acciaio, che si slancia incontro bran- dendo la mazza
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era più difficile. Fra tante migliaia di pesci va a pescare per l' appunto quello lì! Eppure bisognava pescarlo. Prese canna, lenza ed amo, e so n
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! - E il Re gli tirò un calcio alla schiena, che lo fece saltare dalla finestra. — Doveva esser morto! — Andarono a vedere in istrada; ma il Nano non c
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. Ma in mezzo a quel silenzio scoppia a un tratto una risatina, una risatina di canzonatura! — Ah! ah! ah! Il Re guardò, e vide il Nano che si
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In cucina gli tirarono il collo e lo messero a lessare. Appena la pentola diè il primo bollore: — Chicchirichì! — Il galletto era scappato fuori
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Allora gli tagliarono la cresta, e quella voglia non la ebbe più. E il popolo: — Staremo a vedere! Chi di gallina nasce convien che razzoli. - Dopo
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, e aperse bottega dirimpetto al palazzo reale. La Regina volea comprar delle gioie e lo mandò a chiamare. Quello andò, e in uno scatolino a parte ci
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giunse al palazzo del mago, e picchiò tre volte al portone. — Temerario, temerario! che cosa vieni a fare fin qui? — Se tu sei mago davvero, devi
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dove c'era un palazzo simile a quello del mago. Picchiò al portone. — Chi sei? Chi cerchi? — Cerco Cornino d'oro. — Capisco: ti manda mio fratello
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vide il gran palazzo della Fata gobba; ma bisognava dirle Fata Regina; se no, se avea a male. — Ben venuta, figliuola mia! T' aspettavo da un pezzo
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— Se ci si combina, lo prendo. — Ve lo do per un soldo. — Il cenciaiuolo le tolse il bimbo di braccio e le mise in mano un soldo bucato. A quella
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Chi era? Non si vedeva nessuno. Si sedeva a tavola per mangiare? E gli portavano via il piatto: — Maestà, non si mangia! — Chi era? Non si vedeva
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sponsali, e il Reuccio e Tizzoncino vissero a lungo, felici e contenti.... E a noi ci s'allegano i denti.
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A quella vista il Re ammattì: — Oh che bellezza! Dovrà esser mia! dovrà esser mia! — E, senza metter tempo in mezzo, picchia all' uscio a più riprese
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Dopo poco tempo, povero Re, non si riconosceva più; parea fatto di terra cotta, colla pelle bruciata a quel modo. Ma avea un compenso. Di tanto in
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abitava su, nelle stanze reali; pranzava a tavola col Re, colla Regina con tutta la corte, e prima di toccar le pietanze, metteva da parte i meglio
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a mamma cagna: è lei la padrona. - La Regina andò a trovare mamma cagna: — Mamma cagna, vorrei visitare il vostro palazzo. Bau! Bau! — Che cosa dice
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megera. Accecata dal furore, la Regina pensò: — Ora entro, e, mentre dorme, la strozzo colle mie mani. - Ma il muro si richiuse a un tratto, e lei vi
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Il Re diè l' esempio egli il primo; e il palazzo reale fu pieno di gatti, tenuti assai meglio dei cortigiani e anche dei ministri. Inoltre, a tutti
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il motivo della loro venuta: — Questo povero disgraziato ha tentato tutti i mestieri e non è riuscito in nessuno. Si era anche messo a fare il
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e se ne riempiva le tasche. Ma nella stanza appresso, i diamanti, sempre a mucchi, eran più grossi e più belli. Il Re si vuotava le tasche, e tornava
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fu quando il Re di Francia mandò a dire che fra otto giorni arrivava. Come rimediare con quella figliolaccia caparbia? Dallo sdegno, le legò le mani e
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canto; c'è del pane e del formaggio: mangerete per questa sera. Domani a mezzogiorno, aspettami sotto le finestre del palazzo reale: sarà la tua
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. — Mi lascerei anche fare a pezzi, — rispose il Re. — Prendete un coltello di diamante, il più bel bue della mandria, una corda lunga un miglio, e
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, ahi! Mi spezzo! Dammi da bere! - Il Re, visto che ci voleva pochino a toccar terra: — E spèzzati! — rispose. Infatti si spezzò; ma lui, per sua
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faccia. Lei disse: — Andiamo a presentarci al Re mio padre. Son tredici anni che non mi vede: - Al portone del palazzo reale non volevano lasciarla passare
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E bandì feste reali per otto giorni. Poi, siccome era vecchio, volle lasciare il regno. E il Re Pesciolino e la Regina Senza-orecchie regnarono a
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. — E se una femmina? — Se una femmina quando avrà compiti i sette anni, dovrete condurla in cima a quella montagna e abbandonarla lassù: non ne saprete
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— Vo in campagna colla bimba; torneremo verso sera. — Cammina, cammina, giunsero a piè della montagna e cominciarono a salire. La Reginotta non potea
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— Allora lasciami andare! Lasciami tornare a casa mia! - No, no! Dobbiamo sposarci. — Per ora bada a crescere! - Gomitetto se l' ebbe a male ed andò
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. Ogni giorno, all'alba, la gallina si metteva a schiamazzare; aveva fatto l' uovo. La vecchia lo vendeva un soldo, e si comprava un soldo di pane. La
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' erano lì, sfogavansi a piangere. — Figliuola sventurata! Sei nata Regina, e non puoi godere della tua sorte! - Diventata grande, a sedici anni, lei
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; ma il più raro e il più pregiato, era quello che produceva le arance d' oro. Quando arrivava la stagione delle arance, il Re vi metteva a guardia una
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albeggiava, indossava la carniera, e col fucile sulla spalla, e coi cani; via pei forteti boschi. Chi avea da parlare col Re, doveva andare a trovarlo in
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riuscire a maritarle. Le ragazze non avevano dote, e senza dote un marito è un po' difficile a trovarsi. C' era una volta.... 9 Un giorno questo povero
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E ogni volta che lei gli diceva: tu sarai Re, il bimbo accennava di sì colla testina, come se avesse capito. Un giorno si trovò a passare proprio il
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il pane della gente, e Tizzoncino, come la chiamavano, era attorno da mattina a sera: - Ehi, scaldate l' acqua! Ehi, impastate! — Poi, coll' asse
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, tì, tìriti tì, si divertiva a fare una sonatina, sempre la stessa; poi riprendeva il lavoro. Intanto quel campicello sassoso gli fruttava più di un
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vendervi. Se avete un po' di fortuna, si vedrà. — I bimbi si misero a strillare; non volevano esser venduti, no! Solo l'ultimo, quello di due anni, non
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andare attorno, a raccontare fiabe ai bambini. Gli pareva un mestiere facile, da divertircisi anche lui. Perciò si
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allattarla. Il Re, angustiato, disse a un servitore: — Prendila e portala giù; mettila fra i cagnolini figliati dalla cagna. Però se morisse, sarebbe
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mise in viaggio, e la prima città che incontrò, cominciò a gridare per le vie: — Fiabe, bambini, fiabe! Chi vuoi sentir le fiabe? — I bambini
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