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di chi arriva per la prima volta in una città straniera, o meglio ancora di un prigioniero che ignoti nemici trascinano a una misteriosa destinazione
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Il mese di maggio venne avanti col suo bel verde. Una serie di giornate calde e ventilate aiutò la campagna a fiorire. Gli alberi erano già folti, i
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don Giosuè persuasero gli animi più irritati a deporre davanti a un cataletto i vecchi rancori e a sperare in un amichevole aggiustamento, del quale fu
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Don Giosuè stava cenando tutto solo in canonica con un boccone di merluzzo e un'unghia di formaggio, quando entrarono a dirgli che il signor Tognino
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Arabella era entrata nella sua nuova casa accolta come una regina. Il sor Tognino non badò a spendere perché gli sposi avessero un bell'appartamento
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il resto non era che passione inutile. Questa idea a poco a poco divenne così netta e precisa, in mezzo alle mille altre che l'assalivano, che come
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Il Botola non tardò a trovare il vecchio amico e lo condusse a casa sua. Strada facendo, cercò di persuaderlo a trattare con indulgenza un figliuolo
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figliuolo, essa andò a chiedere un asilo a Maria Arundelli. Attraversò Milano chiaro e splendido nella bella giornata serena e nella frescura lieta
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trovar in ogni cosa il lato solido avesse spinto il sor Tognino ad accostarsi ai Botta delle Cascine sarebbe quasi un fargli torto a negarlo. In
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ricchezza la rendeva annoiata, stanca, disgustata, e solamente per non parer cattiva rassegnavasi a leggere e a passare dei mucchi di carte, e a stendere
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, mettendosi a sedere in una poltroncina lucida di pelle senza guardare in faccia a nessuno, anzi mostrando di occuparsi interamente d'un fascio di carte che
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"Dio solo sa quel che è bene e quel che è male" scriveva Arabella qualche giorno dopo a Maria Arundelli "e tutte le volte che entriamo a giudicare
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sull'ultimo scalino ad allacciare i bottoni dei lunghissimi guanti di Svezia. Battendo i piedi per la stizza, cantarellò a mezza voce: "Che stupidi
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; era pronto anche a perdonare a' suoi nemici, se il perdonare poteva condurre più presto a una pacificazione: la primavera non era lontana e il dottore
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d'un paralume di cartone, rispondevano con un leggiero bisbiglio, con sospiri affannosi in cui stentavano a reggersi le avemarie. E avevan di grazia
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che la sapienza non basta a conciliare l'acqua col fuoco, il diavolo coll'acqua santa. "Sei tu, Pietro? bravo bravo" e rivoltosi a un chiericotto
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ai primi di aprile - colle finestre aperte sulla bella pianta di castagno amaro e sui giardini vestiti del bel verde tenero della primavera, quando a
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presenza di altri viaggiatori impedì loro di parlare. In silenzio arrivarono a Milano. Salirono in una vettura che li accompagnò a casa, in via San
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intontimento e sentì la gota ardere, cominciò a capire d'essere stata percossa da una donna gelosa, da quella stessa donna che l'aveva fissata così
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lui erano passati sul corpo della sua nuora. Il colpo era dato, perdita irreparabile. E qual perdita! A farlo apposta non avrebbero potuto ferirlo in
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bocca dischiusa a un lieve respiro, avviluppata dal candore niveo del letto, colle mani abbandonate sul libro delle preghiere. Il suocero collocò
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Il giorno dopo, con un tempo umido e freddo, il portico, l'andito, la portineria, la scala furono fin dalle prime ore pieni di gente accorsa a far
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ridestassero nelle sue viscere il terrore dell'altra volta. Anche dopo molti giorni, anche a dispetto della ragione, i suoi nervi non ragionavano più su questa
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Gli affari, gli intrighi, il bisogno di preparare una difesa e forse, più d'ogni altro motivo, la vergogna di ricomparire innanzi a sua nuora senza
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comune contro il signor Tognino. Il primo a comparire, verso le due, fu Aquilino Ratta, che per sistema preferiva aspettare al farsi aspettare. Quando
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imprevisti erano intervenuti a mutare il suo sentimento, a scuoterla da uno stato di abbattimento e d'inerzia morale, che non di rado è così comodo confondere
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gesto a sedere. Ferruccio, con voce contristata e riscaldata dal dolore, cominciò a raccontare il suo caso, senza mai alzare gli occhi in viso alla
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Arabella promise alla Colomba che si sarebbe lasciata vedere più tardi e andò a fare una visita allo zio Borrola per chiedergli un consiglio. Gli zii
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La Colomba tornò a casa un po' più tardi del solito, avendo voluto prima parlare con suo cognato Berretta, circa le voci che correvano su questa
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"Io ti regalerò questo paio di calze, Ferruccio, ma tu devi spiegarmi un mistero, cioè, come ha fatto il signor Lorenzo a sposare la signora Arabella
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Milano, la grande città del fracasso, dopo aver mandato a casa l'ultimo ubbriaco, si sprofondò nel silenzio grave delle piccole ore di notte. A San
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Mamma Beatrice accompagnò la figliuola fino a casa e ricordandosi di avere qualche spesuccia da fare, la lasciò promettendo di tornare più tardi a
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trionfi personali, che a lungo andare, per la legge naturale delle cose, finiscono col logorare le ruote e il carro. Fu quest'ambizione, mista
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antipatico, il partito era bello, magnifico, il dir di no sarebbe stato per parte sua una crudele ostinazione; ma quando l'anima è abituata a trovare
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mano stretta al paiolo, stava rimestando una grossa polenta davanti a una fiamma spropositata. Mamma Beatrice, vicina ai fornelli, sollecitava colla