Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Comizio elettorale

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Sturzo, Luigi 7 occorrenze
  • 1908
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 322-328.
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A nessuno quindi può sembrare che noi, che ci ripresentiamo nell'agone, facciamo come i dulcamara della medicina o della politica che promettiamo col nostro specifico di guarire da tutti i mali, per attirare il pubblico alla compera, cioè a dare il voto. Noi ci appelliamo solamente alla coscienza degli elettori, i quali si avranno l'amministrazione che si meritano con la loro condotta e con l'esercizio del loro diritto. Se a noi questo corpo elettorale, col suo voto, che è esplicazione di viver civile e imperio costituzionale, c'impone di continuare nella via intrapresa, rispondiamo all'appello della sovranità popolare. Se a noi è imposto di lasciare la cosa pubblica in altre mani, anche questo dover civile sappiam eseguire, lieti e spontaneamente, perché in ogni posto si può servire la patria, secondo le proprie forze.

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Avvezzo a trattar cavallerescamente gli avversari non voglio fare l'analisi per dedurre le ragioni della loro esistenza Alcuni uomini vecchi che stanno dietro a quelli che si presentano, tutti giovani nuovi.. Tutti hanno il diritto di muoversi nella vita vile. Oggi pare che si tratti di un partito che sorge solo in opposizione al nostro e con fini limitati; le parole liberale e popolare si possono mettere a qualsiasi partito perché nulla contengono di specifico nella vita pubblica di un comune. In Italia oramai esistono poche gradazioni di partito che abbiano una rispondenza nella vita della nazione: i liberali hanno due gradazioni: i moderati, uniti con i cattolici a Roma, a Milano, a Bologna, a Venezia, a Torino, a Firenze ecc.; gli anticlericali che amoreggiano con i radicali e questi con i socialisti di qualsiasi tinta. Il resto sono coalizioni personali, che oggi si uniscono e domani si sfasciano.

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Essi evidentemente hanno chiamato a raccolta i malcontenti e si presentano con una specie di programma di raccolta, gettando il grido di allarme sull'attuale andamento amministrativo.

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E noi leviamo la nostra bandiera pura di moralità e torniamo anche oggi a gridare che non vogliamo corruttela elettorale, camarille amministrative, personalismo politico.

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C'è oggi qualche cosa di diverso: c'è da una parte il concreto della nostra attività, c'è dall'altra parte una voluta educazione del corpo elettorale; c'è il precedente che dispone a favor nostro.

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Le scuole del Carmine: perché non furono fatte dal 1896 a oggi? Per dieci anni?

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a) Opere pubbliche in corso

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Di un partito e un programma radicali in Italia

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Murri, Romolo 5 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 192-206.
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Vi sono nel volume del professore e deputato meridionale alcuni accenni che possono esser considerati come timida e parziale risposta a tale problema.

Pagina 201

L'uno è posto bensì nel titolo del libro, senza però che ad esso alcuna pagina di questo risponda: l'accenno a una «nuova democrazia industriale». Dove si nasconde, come si costituisce, che cosa pensa di dove ci verrà, questa nuova democrazia industriale? Certo, se essa vi fosse, e se acquistasse una più diretta efficacia sulla nostra vita pubblica ed un più grande valore politico, se una democrazia industriale potesse formarsi a democrazia di governo, essa sarebbe atta a volere un programma di politica di lavoro, di iniziativa, di risveglio delle energie nazionali, un programma radicale assai simile a quello tracciato dal Nitti; e l'energia spiegata prima nel creare sé stessa, impiegare vigorosamente a promuoverne 1'attuazione. Ma questa democrazia radicale non c'è, o non si occupa di politica, o non è concorde: essa è assenteista o clericale a Bergamo, moderata a Milano, affarista in Liguria, camorrista nel mezzogiorno; in molta parte maneggia denaro non italiano ed è non italiana di origine; ed è, anche essa, poco colta e poco battagliera. La classe nuova, che crei nel nostro mondo una situazione politica nuova, crediamo si debba ancora attenderla per un pezzo; il cavalierato del lavoro non l'ha rivelata.

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Noi vorremmo, se lo spazio ce lo permettesse, mostrare quale profonda oppressione sia, per la. coscienza dei paesi latini, il non aver ancora risolto questo problema dei rapporti fra le due società, e quanto intralcio ne venga a tutta la loro attività spirituale: la Francia è vissuta un secolo dello sforzo enorme fatto- nella rivoluzione e protratto sino alla recente abolizione del Conconcordato; l'Italia giunse con fatica alla soppressione delle congregazioni ed a toglier Roma al Vaticano e, dopo lo sforzo, ha lasciato tacere ogni questione religiosa, sinché i suoi uomini politici son venuti ad essere effettualmente d'accordo con una politica vaticana la quale, pur avendo cambiato nei particolari, è identica nella sostanza a quella del Card. Antonelli, come alcuno ha osservato di questi giorni V. l'Azione democratica, organo della Lega democratica nazionale, (Via Garibaldi 33, Torino) N. 6, 1907, nella quale è un vigoroso appello ai giovani contro la politica clericale.. Con questo esame, ci si offrirebbe anche luogo a mostrare come un rinvigorimento della fiacca ed incerta e discorde coscienza nazionale in Italia non si possa forse averlo se non affrontando questo problema; e come tuttavia esso sia condizione prerequisita di una politica vigorosamente radicale. Il radicalismo religioso (il cattolicismo è stato sempre radicale nei periodi di conquista vera) ci darà forse il radicalismo politico: Della quale politica, per riassumere e chiudere questo nostro breve studio, le condizioni od i caratteri dovrebbero essere specialmente questi:

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Ma, purtroppo, il momento non permette e non promette lo svolgersi di un largo movimento di idee radicali che miri sopratutto a modificare le condizioni del corpo elettorale italiano in vista delle elezioni generali che dovranno aver luogo fra due anni; la camera futura minaccia anzi, per l'intervento dei clericali a favore di candidati di governo e di reazione, d'essere peggiore dalla presente.

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Forse tuttavia una nuova generazione politica, più seria e positiva, sta formandosi oggi in Italia, la quale potrà solo giungere a maturità fra parecchi anni; la crisi interna di pensiero che affatica il cattolicismo ne è forse il sintomo più eloquente. Nella vita dello spirito e delle coscienze questo occupa ancora una grandissima parte in Italia:.che la pratica di esso si rinnovi, rianimata da un pensiero vivo e fecondo, che dell'ufficio suo nella vita delle coscienze e nella vita sociale si abbia una idea meno farisaicamente esteriore, più sana e più giusta, che in questa atmosfera grave di volgarità intellettuale e morale passi una corrente viva ed un alito caldo di pensiero e di volontà rinnovatrice, e le condizioni politiche della vita italiana muteranno profondamente; ed i programmi che oggi sono inutilmente tracciati troveranno allora animi pronti a volerli ed a metterli in atto.

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I primi cattolici in Parlamento

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Murri, Romolo 4 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari– Società Naz. di Cultura, 1908, 86-107.
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Per le ragioni dette sopra, il nuovo gruppo sarà facilmente favorevole a una politica agraria e protezionista; ed esso temerà rimaneggiamenti di imposte che possono gravare sulla proprietà terriera ed accrescerne il disagio, a vantaggio del proletariato delle città e dell'industria.

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Noi abbiamo con ciò toccato l'ultimo gruppo di problemi, quelli di cultura e di educazione; a proposito dei quali si richiederebbe un assai più vasto esame di quel che i limiti del presenti studio ci consentano.

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Quanto alle grandi associazioni nazionali, che mancano quasi per intiero, esse avrebbero un utilissimo ufficio: quello di mettere un poco di ordine e di omogeneità nel nostro corpo elettorale, di tener desto l'interesse per i grandi problemi permanenti che il pubblico segue distratto e svogliato, di agire come meccanismo compensatore per la normalità di procedimento della nostra vita pubblica, affrettandoli se vanno a rilento, rallentandoli se si affrettano troppo. Di questo genere sono alcune istituzioni che meriterebbero un assai maggiore sviluppo: la Dante Alighieri, la Lega navale, a Società geografica. Il prof. Andrea Torre proponeva due anni addietro una grande Società nazionale per la cultura, proposta che fu accolta con molto favore, perché rispondeva in parte a un desiderio che è in tutti, ma della quale poi non si parlò più, forse per lo scopo troppo generico e troppo grandioso; ora si parla di una grande associazione nazionale femminile; ed anche questa potrebbe avere un utilissimo ufficio. Così, al tempo delle sventure della Calabria, se si fosse pensato a costituire una associazione nazionale il cui scopo fosse di tener desto l'interessamento del paese per le regioni meridionali ed i loro bisogni, quell'interessamento non avrebbe avuto una vita effimera e non sarebbero avvenuti gli inconvenienti deplorati nella distribuzione dei sussidi.

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Questo concetto, semi-economico e semi-etico e religioso, di patronato o di protezione ècaratteristico dell'azione sociale clericale in Italia; ed esso è, come si vede, essenzialmente antitetico a quello socialista, il quale parte dal punto di vista fondamentale della a-solidarietà delle classi (anche nella collaborazione di classe auspicata dai riformisti) e del carattere meramente economico, e quindi di conflitto irreducibile di interessi e di lotta di classe, fra lavoratori ed imprenditori o proprietari.

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Teogonie clericali

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Murri, Romolo 12 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 108-137.
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Egli fa molto bene a Caltagirone; ma che cosa rappresenti nell'azione clericale del continente non si capisce. Egli traversa l'Italia per essere alle riunioni dell'Unione economica a Bergamo. Ha egli fiducia in questa Unione Economica? Non ci par possibile. Approva ed accetta l'indirizzo politico pel quale si vanno mettendo i clerico-moderati? Ciò ripugnerebbe a tutto il suo passato. Dunque? Dunque c'è qualche profonda forza corruttrice, dissolvitrice di programmi e di caratteri, c'è un cattivo ge¬nio dell'azione nostra — è la medaglietta? è altro? — al quale anche i migliori non sanno sottrarsi.

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Del mezzogiorno non vale la pena di occuparsi; i clericali furono palizzoliani a Palermo, sono nasiani a Trapani, e dappertutto, da Napoli a Siracusa, né migliori né peggiori degli altri. C'era un principio di risveglio; dove esso ha avuto tempo di svolgersi e dare i suoi frutti prima della reazione recente vive ancora, benché costretto ad accomodamenti e piccole viltà, come a Caltagirone e a Girgenti; dove era ancora agli inizii è stato od è soffocato con ogni sforzo. Il mezzogiorno deve rimanere nell'immoralità e nel paganesimo: divieto è fatto dagli uomini a Dio di suscitarvi energie nuove e rinnovatrici.

Pagina 116

Abbiamo accennato ai migliori, a quelli che, almeno personalmente, sono ancora i più sinceri e subiscono la non sincerità dell'ambiente; gli altri, per la massima parte, tripudiano nell'insincerità come nel loro elemento.

Pagina 116

Questo partito clericale che si va facendo sarà un partito amorale, almeno quanto qualunque altro partito politico; esso avrà cioè nel suo seno uomini onesti ed uomini disonesti; forse di onesti ne avrà, in proporzione, un numero maggiore che qualunque altro partito; ma la somma di disonestà politiche, di opportunismo, di viltà morali delle quali esso si va rendendo e, secondo quel che è possibile prevedere, si renderà colpevole, non sarà di molto minore a quella degli altri partiti; ed è in complesso amoralità più penosa a vedere e più nefasta, perché viene da cattolici.

Pagina 116

I corrispondenti di questi giornali a Roma sono persone cui l'opinione quotidiana viene somministrata appunto giorno per giorno; persone dalle quali ogni uomo di carattere deve preferire di esser combattuto, apertamente od insidiosamente. La più esigua delle loro lodi, data a noi, ci metterebbe in sospetto e ci obbligherebbe subito ad un diligente esame di coscienza. A mutazioni radicali di programma i romani si sono accomodati con disinvoltura meravigliosa. Ieri gridavano: viva il papa-re, oggi gridano: viva Roma intangibile. Ieri erano democratici-cristiani, oggi sono bancoromani. Ieri maledicevano all'Italia, oggi si occupano con ostentazione, nelle prime pagine dei loro giornali e sui manifesti al pubblico, dell'integrità, e della prosperità della patria. I giornali esteri, che in casa loro fanno professione di indipendenza politica anche di fronte al Vaticano, mandano a Roma i più adatti ad acclimatarsi all'ambien¬te ed a sopportare la «febbre romana» dalla quale saranno subito presi.

Pagina 119

In un grande seminario dell'Alta Italia, dove il modernismo è vigorosamente combattuto, nelle ultime elezioni furono messe a disposizione dei chierici elettori schede di chierici assenti, perché essi andassero a votare due volte, come fecero. La cosa è, del resto, spiegabilissima, perché s'intende che, in virtù di santa obbedienza, i superiori potevano disporre dei voti di questi preti, senza neppure interpellarli.

Pagina 119

Ed occorre poi anche considerare — basta far l'analisi psicologica di un numero qualunque di un giornale clericale d'oggi — il singolare pervertimento, consapevolmente operato, dell'idea cristiana e della società. cattolica, perché esse potessero adattarsi a questa povera viltà di animi che un triste realismo economico e politico domina e trascina, facendoli suoi zimbelli, e presentando ad essi l'appoggio politico dato ad atei, a massoni ed a moderati come il miglior omaggio reso al Dio del nuovo testamento, come il miglior modo di far fruttificare in Italia, fra le anime, il sangue redentore del Cristo! Poiché essi giustificano con motivi religiosi la loro opera politica.

Pagina 121

Presi alla sprovvista, e gettatisi nel conflitto politico spensieratamente, essi non ebbero né tempo né voglia di formulare un loro programma politico; di dire, cioè, al pubblico, con quali idee e con quali propositi entrassero a partecipare all'attività legislativa e si preparassero a premere sul governo del paese.

Pagina 130

E l'azione di questa è stata sempre, infatti, coerente a questi principii. In vero essa:

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1° Dinanzi al potere temporale della Santa Sede, esso ha dichiarato di ritenerlo non solo non necessario ma anzi noci¬vo agli interessi del governo spirituale delle anime, così che nessun diritto religioso potesse essere elevato contro il diritto dell'Italia ricostituita a Roma, come a sua capitale.

Pagina 133

Poiché dall'una parte essi dichiarano di essere in ogni cosa ossequenti alla Santa Sede, ed a questa chieggono la facoltà di andare alle urne, riconoscendo con ciò esplicitamente le riserve e le restrizioni che essa pone, in nome della sua politica, all'esercizio del loro diritto di voto; e protestano contro coloro i quali hanno osato affermare la loro autonomia politica, tornando con ciò a ripetere che essi non vogliono, in alcun modo, scindere le loro responsabilità politiche dallo spirito e dal programma dell'azione politica del Vaticano per rispetto all'Italia.

Pagina 134

Coerente, quindi, ed assai logica è, anche in questo caso, la condotta della Santa Sede; la quale conserva il non expedit, concedendo solo di ritirarlo volta per volta quando intervenga il principio, quasi pregiudiziale, della conservazione delle società religiosa e civile insieme, dinanzi ad un comune accanito nemico, che è il socialismo; e tale permesso è dato non a favore del candidato cattolico, in quanto tale, ché anzi la presentazione di candidati cattolici sembra essere ritenuta inopportuna, ma solo a favore del candidato antisovversivo; così che in ciò si ha solo il caso di due avversarii che si riconciliano momentaneamente innanzi a un comune avversario forte e pericoloso, e rimettono a più tardi la ripresa delle loro reciproche querele e delle armi; e nes¬suna offesa è fatta con ciò dalla Curia Romana ai suoi principii.

Pagina 135

La crisi religiosa in Francia (Lettere al "Corriere della Sera")

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Murri, Romolo 13 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 207-245.
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Pel resto, la separazione è compiuta; né la questione religiosa risorgerà più alla Camera in modo da creare imbarazzi al Governo Un mese incirca appresso, sorse alla Camera francese un dibatto, di importanza secondaria, a proposito di alcune applicazioni della legge di separazione; ed alcuni giornali clericali e giornalisti che dovrebbero conoscer bene le cose di Francia si affrettarono a prendere in giro le nostre previsioni. Ed ebbero troppa fretta..

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I seminari durano grande fatica a ricostituirsi in qualche maniera; il numero degli alunni, là dove si è potuto raccoglierli di nuovo alla meglio, è già notevolmente diminuito. Oltre a ciò è difficile mantenere la disciplina rigorosa di una volta.

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Intanto il clero minore, soppressi gli assegni concordatari, incomincia, sin da ora a trovarsi in difficoltà finanziarie: vi sono dei sacerdoti che non ricevono più onorari, e non sanno da chi potranno riceverli domani. Le offerte dei fedeli sono cosa molto precaria. Si può contarvi sopra dove sono dei fedeli ricchi, come nelle grandi città, ma nelle campagne e nei villaggi esse non basteranno certamente a mantenere l'esercizio del culto; e molte chiese dovranno esser chiuse via via ed il clero concentrato nelle sedi più importanti.

Pagina 217

A Parigi, di questi giorni, quattro nuove parocchie sono state create dall'arcivescovado, ed altre saranno create via via; ciò non sorprende quando si pensi che nei quartieri nuovi vi era qualche parocchia che aveva sino a 120,000 abitanti ed alla quale sei sacerdoti in tutto erano addetti. E si intende anche che a Parigi meno che altrove si presenti il pericolo della mancanza di denaro: anche sotto il regime concordatario gli assegni dello Stato erano una parte insignificante del reddito di quasi tutte le parocchie; quella di Site Clothilde, p. es., su di un bilancio di quasi 100,000 lire non ne aveva dallo Stato che 5000.

Pagina 218

E può darsi che in realtà, verificandosi certe condizioni, le cose sarebbero andate a questo modo, e una pacifica giurisprudenza, favorevole a Roma, si sarebbe stabilita; può darsi, diciamo; giacché osservazioni diverse ed opposte non mancano anche esse di verità.

Pagina 223

Per tutto il secolo XIX, la Chiesa romana si è regolata come se essa volesse e potesse solo trattare i suoi affari con dei sovrani; si è rassegnata a tutte le delusioni che ha avuto dai sovrani costituzionali come a delle fatalità le quali sarebbero passate, ma non ha fatto i suoi conti con il popolo e con l'opinione pubblica: Leone XIII intravide la necessità di procurarsi il favore di questi, ma egli non giunse a portare efficacemente su questo terreno la politica ecclesiastica e coltivò col massimo ardore, e non raramente con successo, i suoi rapporti con i sovrani d'Europa.

Pagina 225

Inoltre, e con questo entriamo forse nel più vivo della questione, i rappresentanti della Chiesa cattolica in Francia come altrove diffidano enormemente dei governi repubblicani e sono portati da una predominante tendenza storica a trattare più volentieri con dei sovrani. Sfugge ad essi in gran parte l'anima popolare; le masse elettorali sono difficili a condurre e la mirabile organizzazione del Centro cattolico tedesco è, per ora, un esempio unico nella storia; la penetrazione nel popolo dei principi laici e delle tendenze più avanzate è oggi facilissima, mentre assai più difficile ed enormemente arretrata è l'opera di penetrazione religiosa.

Pagina 225

Quando, più tardi, si trattava di accettare o respingere la posizione fatta al cattolicismo dalla nuova legge, ancora una volta i cattolici francesi ebbero fiducia nel numero di seguaci che credevano di poter raccogliere per una politica di resistenza, e ne ebbero invece troppo poca nelle risorse delle quali potevano disporre per modificare gradualmente a loro vantaggio lo spirito pubblico francese. Della solenne disillusione che provarono, quanto a quella prima fiducia, ho già detto: il difetto di questa seconda non ha meno contribuito a rendere la loro condizione presente difficilissima.

Pagina 227

Se davvero le passioni incominciassero oramai a dar giù, e le difficoltà dell'accordo fra le due parti fossero affrontate con un sereno spirito di libertà e col desiderio di giungere alla pace religiosa, risolte via via, dopo questa della locazione delle chiese, le altre questioni più gravi, si potrebbe venire ad un periodo di quiete, nel quale la vita religiosa prenderebbe il suo nuovo assetto; e certo tutti gli amici della Francia e della libertà si augurano oggi che a questo si venga.

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Ed a conservare il clero in questo stato di cose contribuivano anche, con una forte pressione, tutti gli interessi economici e sociali che erano in qualche modo associati a quelli del clero.

Pagina 234

Alcuni si sono affrettati a mettere fuori di causa il Vaticano, a dire che esso non sarà colpito da quei documenti, quali che si sieno. E noi possiamo esserne certi. Dopo la caduta del potere temporale, la politica pontificia ha dei limiti precisi, fissati dai suoi interessi gerarchici ed ecclesia stici; le alleanze ed i rapporti politici fra i varii Stati sono troppo evidentemente fuori del suo presente campo di azione perché si possa temere che l'imprudenza di alcuno dei suoi la faccia a un tratto apparire come congiurata ai danni del paese presso il quale essa aveva un rappresentante e che sino a ieri trattò con estrema benevolenza. Inoltre la diplomazia Vaticana aveva delle tradizioni di cautela e di correttezza che non possono certamente esser sparite d'un tratto. Non si tratta, dunque di ciò.

Pagina 237

Gli ultimi rappresentanti della Santa Sede a Parigi non erano preparati né adatti a portare nello stadio e nel governo delle cose ecclesiastiche francesi una visione chiara dello stato degli animi e degli interessi veri della società religiosa sulla fine del secolo XIX. Essi erano, per educazione o per principio, estranei od ostili alla democrazia. L'aristocrazia francese che spalancava a quei figli del popolo, modesti di idee e di ambizioni, vestiti di un abito meravigliosamente decorativo, i suoi saloni, acquistava immediatamente su di essi un ascendente insensibile ma profondo ed efficace. Nelle contese intellettuali interne del clero, la loro parte era subito scelta, con quelli che ostentassero maggiore il rispetto alla tradizione e all'ortodossia. La guerra mossa alla Chiesa si impiccoliva, ai loro occhi, in una congiura settaria di pochi; e le parole di qualche Ministro abile facevano presto a rassicurarli. Tutto, nella tradizione del loro ufficio e nelle conversazioni dei cattolici che frequentavano, li induceva a credere che la lotta religiosa fosse un affare politico, da risolvere con mezzi politici. Ma poi i mezzi politici che essi mettevano in uso erano radicalmente viziati del sospetto che investiva la Chiesa ed i suoi rappresentanti, di tendenze e di amori anticostituzionali. Essi si fecero eco, presso il Vaticano, delle animosità, dei rancori, delle passioni che si accompagnavano alla ricerca degli onori e degli alti ufficii, tentazione così forte per ogni cuore francese; contribuirono così a rassodare l'autorità gelosa e sospettosa dei capi, a spargere il sospetto intorno ai migliori, a diminuire a questi — se alcuno riescì ad occupare alti posti, fu piuttosto per effetto dell'ingerenza governativa — il terreno di azione.

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A quali preconcetti ispiravano essi le loro informazioni, quali uomini e quali idee appoggiavano, quale indirizzo politico hanno favorito e sino a che punto hanno spianato la via alla politica seguita ed al disastro che ne fu il termine fatale? La carte della nunziatura vanno a riposare negli archivii vaticani, gravide di segreti che solo gli storici avvenire potranno frugarvi; ma le carte di Mons. Montagnini illumineranno, fra poco, il crepuscolo di questa poco fortunata attività diplomatica. Non sappiamo quale pascolo vi troverà la curiosità malsana del pubblico; ma possiamo prevedere da ora che cosa esse diranno allo studioso sereno e imparziale. Queste previsioni ci pare possano essere le seguenti.

Pagina 241

La nuova politica ecclesiastica

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Murri, Romolo 4 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 149-165.
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Per quanto l'importanza degli ultimi avvenimenti riguardanti la politica ecclesiastica in Italia Le lunghe e varie agitazioni anticlericali, occasionate più particolarmente dallo scandalo dell'Asilo della Consolata a Milano, che si sono avute nell'estate 1907. possa essere variamente discussa ed apprezzata, questo è certo che quegli avvenimenti non sono effimeri fatti di cronaca, ma indicano un malessere, una tensione di coscienze, la quale comincia appena ora a manifestarsi: ed è assai probabile che le novità prossime della politica italiana verranno specialmente da questa parte.

Pagina 149

La Chiesa si offriva a rassodare nelle mani di un gruppo di uomini legati elettoralmente ad essa il potere politico, per avere dei vantaggi di ordine, diremo così, ecclesiastico; e ad essa, le cui ambizioni potevano parere modeste, bastava confermare o restituire questo potere ad uomini non cattolici, ma che l'interesse od il vincolo elettorale avrebbero fatto ligi al potere ecclesiastico; ed essa cercò appunto di far questo senza troppo scuoprire la sua politica. Un partito cattolico alla Camera o avrebbe scoperto l'accordo, se evidentemente ligio alla Chiesa, o, se voglioso di autonomia, avrebbe costretto il governo a rivolgersi ad esso trascurando il potere ecclesiastico che, in luogo di guadagnare, verrebbe così a perdere notevolmente. I cattolici laici invece, che avevano una posizione e delle clientele politiche, pensarono, naturalmente, a dividere con gli avversari di ieri questo dominio elettorale del quale la gerarchia si offriva a difendere i confini. Rassegnarsi ad esser solo gli elettori di moderati e di massoni esigeva da essi una troppo grande abnegazione. Sorsero così delle candidature cattoliche. La Santa Sede avrebbe preferito impedirle, ma non poté sempre; il Corriere della Sera, per mezzo del suo corrispondente romano, ripeteva tutti i giorni che il Vaticano permetteva bensì ai cattolici di votare, ma non poteva aver interesse a che si costituisse un partito cattolico; i clericali militanti strepitavano e protestavano. Il conflitto divenne talora acuto, e i giornali clericali di questi ultimi tempi ebbero una violenza di linguaggio notevolissima; poi, in piena bufera anticlericale l'Osservatore romano rimproverò acerbamente quei clericali di non aver voluto capire il pensiero della Santa Sede per amore della medaglietta, e di avere così rovinati gli interessi di quella.

Pagina 155

La democrazia, con tutte le sue tendenze, deve apparire nefasta a quel concetto di concordia e cooperazione politico-ecclesiastica che noi abbiamo qui sopra esposto. Essa infatti, per necessità coessenziale al suo spirito, desta ed eccita nelle masse l'iniziativa, la cultura, l'attività associata dei singoli; tende quindi a ridurre al minimo il valore di tutto quello che è nella vita elemento esteriore formale, autoritario; a rinvigorire l'attività dello spirito, il dominio di questo sulle forme e sui rapporti sociali, a sostituire la libertà, sorretta da una vigorosa coscienza etica, alla normalità artificiosa e coattiva del diritto. Essa riduce sempre più chiaramente le lotte di partito e le funzioni del governo a conflitti di interessi ed attività degli organi statali a vantaggio degli interessi del gruppo sociale che è riescito ad interessarsene; sicché il progresso sta, non già nel cercar di restituire un carattere quasi sacro al potere politico, con una specie di investitura ideale proveniente dall'alto, ma, assai più prosasticamente, nel cercare che gli interessi prevalenti sieno quelli di un numero sempre più largo di cittadini, ed appunto di quei cittadini che furono sinora i più sacrificati; con che, in una democrazia progrediente, il potere politico sentirà sempre più la pressione del maggior numero, ossia delle classi minori, per esercitarsi a danno delle ambizioni e del potere di quelli che il vecchio concetto considera come detentori, quasi per diritto divino, del potere politico; ai danni cioè di quello che, con ingenuo eufemismo, si chiama ordine costituito, per un ordine da costituire.

Pagina 161

A chi brevemente riflette su questi principi, apparisce subito la profonda opposizione che è fra il programma clericale e il programma dei moderni in fatto di politica ecclesiastica. Mentre il primo riposa sul pernio dell'accordo fra i due poteri e tende a ristabilire questo accordo, il secondo vuol farne a meno, e restituire all'uno ed all'altro dei due contraenti piena libertà di azione: li vede anzi, sinchè lostato d'animo clericale non sia superato, assai più volentieri rivali che concordi.

Pagina 163

Introduzione

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Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R. La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari– Società Naz. di Cultura, 1908, 16-29.
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Adunque, essendo il cattolicismo la religione alla quale un grandissimo numero di italiani oggi aderiscono, anche se poi ne seguono più o meno difettosamente lo spirito; potendo esso dare pur sempre preziosi frutti di educazione morale e di energie volitive, ed essendo, d'altra parte, molto più facile condurre questi cattolici ad essere più sinceramente e più coerentemente cattolici che non condurli ad abbandonare la religione de' padri ed a convertirsi a norme filosofiche le quali rimarranno pur sempre difficili ed astruse, anche posto che avessero l'efficacia la quale viene dalla verità, ognuno vede l'importanza politica di questo proposito: utilizzare più efficacemente quella che è ancora la religione di tanti italiani, rinvigorendo in essa l'interno spirito religioso, riducendo a giusta misura la religione esteriore, separando dalla confessione religiosa elementi estranei e nocivi, presentandola e facendola vivere come religione dello spirito e della libertà, combattendo, insomma, il clericalismo, a vantaggio della religione: e questo, innanzi tutto, distaccando questa religione da una sopravvivenza multiforme e tenace di abitudini politiche parassitarie; che è quello che noi facciamo.

Pagina 26

Comunque, un ac¬cenno era necessario perché il lettore nuovo a questo argomento intendesse meglio che cosa cercano e che cosa sono quelli che si dicono democratici e cristiani, quelli che vogliono la sintesi di tutte le attività umana in un alto e nobile concetto religioso della vita, nell'interno della coscienza, e, nell'attività esterna, non la confusione delle varie attività., ma a ciascuno il suo.

Pagina 27

Prefazione

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Murri, Romolo 3 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R. La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 7-14.
  • Politica
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Benché sua idea vi domini e vi sia logicamente svolta, il fatto che esso non fu pensato né scritto sulla linea prefinita di un piano regolare spiega le lacune le ombre le ripetizioni che vi si trovano; spiega alcuni accenni a fatti che il velo del passato comincia a cuoprire, alcuni apprezzamenti che oggi non sarebbero più, almeno; esposti nella stessa maniera.

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Il nostro sforzo é come un corpo estraneo, elemento dissolvitore, introdotto a forza nella compagine politica del clericalismo italiano. Noi abbiamo dovuto attaccare non solo quelli che consapevolmente davano a questo il carattere di una politica di reazione e di resistenza alla democrazia ma anche quelli che si lasciavano portare, dorando di pie illusioni l'inconsapevole servitù e la neghittosa viltà.

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La pubblicazione di queste pagine può anzi essere riguardata, da parte sua, come un atto di sincerità; poiché, a proposito del suo pensiero politico, delle accuse gli sono state mosse da varie parti, le quali tuttavia non giunsero mai a prendere forma precisa così che a lui fosse possibile tenerne conto; ed egli offre ora modo, raccogliendo questi scritti, di un esame più sistematico e, spera, più concludente.

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