Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il saper vivere

187268
Donna Letizia 50 occorrenze
  • 1960
  • Arnoldo Mondadori Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Dopo un pranzo, circa un'ora e mezzo o due ore, a meno che la padrona di casa non abbia organizzato delle tavole da gioco, il che prolungherà la serata oltre la mezzanotte. La padrona saluta gli ospiti in salotto. Il padrone di casa li accompagna nell'ingresso e aiuta le signore a indossare i mantelli, mentre il cameriere aiuta i signori. A Milano, e in generale nelle città del Nord Italia, è consuetudine dare una mancia al cameriere (o alla cameriera), alla fine di un ricevimento. A Roma e nel Sud Italia quest'abitudine è assai meno diffusa.

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L'abitudine di fumare a tavola a metà pasto è desolante: il gusto della sigaretta si sovrappone a quello delle pietanze e tanto varrebbe servire, anziché un menù prelibato, due uova e un'insalata. Le sigarette non dovrebbero apparire che al momento del dessert. In genere, vengono offerte appunto tra il dolce e la frutta, a meno che non siano già state disposte sulla tavola in apposite coppette. In quest'ultimo caso, la regola vorrebbe che nessuno incominciasse a fumare prima di esserne autorizzato dalla padrona di casa.

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Quanto agli asparagi, in famiglia e tra amici è permesso mangiarli servendosi delle dita, ma nei pranzi formali sarà meglio usare la forchetta, a meno che la padrona di casa non dia l'esempio, mangiandoli nell'altro modo. In certe case, viene servita un'apposita posata a pinza scomodissima e generalmente poco gradita. Una volta il Principe di Galles (Edoardo VII) ricevette a pranzo certi Principi indiani ai quali vennero serviti degli asparagi. Era un piatto assolutamente nuovo per loro, ed essi credettero di cavarsela correttamente gettandone i gambi dietro le spalle. I camerieri allineati lungo le loro sedie resistettero impassibili a quell'improvvisa gragnuola e anche il Principe, per non mettere a disagio gli ospiti, fece altrettanto. Naturalmente, questo esempio non è da prendersi alla lettera, visto che dovrebbe essere sempre la buona educazione a imporsi a quella cattiva.

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Le ostriche si presentano già servite in ciascun piatto: esistono dei piatti speciali, divisi a scompartimenti, con uno spazio centrale riservato al limone. Le ostriche si mangiano con delle forchette piccole, a tre denti, che vengono apparecchiate a destra del piatto (anziché a sinistra come le forchette grandi). L'ostrica viene presa con la mano sinistra. Con la destra si prende la forchettina e si stacca il mollusco dal guscio.

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A nessuno è permesso arrivare dopo di lui per il pranzo:gli ospiti dovranno essere al completo al suo arrivo. È poco probabile che si debba ricevere il Capo dello Stato, un Nunzio Apostolico, qualche Monarca o Altezza Reale. Comunque se, per esempio, un Alto Prelato è stato invitato a pranzo, la padrona di casa gli cederà il posto a capo tavola e siederà alla, sua destra (A). E ora facciamo conto che una coppia di personalità, marito e moglie, venga invitata a pranzo: se la signora che riceve non ha marito, l'ospite eminente siede di fronte a lei, al posto del padrone di casa; avrà ai lati le due invitate più di riguardo (B). Se l'ospite eminente è una signora, avrà i due invitati maschi ai suoi lati e siede a capotavola. Di fronte avrà la padrona di casa se la disposizione di posti lo permette. Nel caso che si debbano invitare due Altezze Reali, ecco la disposizione dei posti:

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L'invito a un cocktail viene fatto con una settimana o dieci giorni di anticipo. Per telefono, se gli invitati non sono più di una ventina. A mezzo di un biglietto da visita, se la superano di poco. Con un cartoncino stampato, se si tratta di un ricevimento in grande. Scegliendo la seconda soluzione si aggiungerà a mano, su un normale biglietto di visita, la parola "cocktail" con la data e l'indirizzo. Scegliendo la terza soluzione, si fanno stampare dei cartoncini come questi: ANTONIO e LIANA MARTINI IN CASA (a mano) sabato 7 marzo Dopo le 19 Via Archimede, 106 Oppure: LA BARONESSA SALVI (a mano) PREGAla signora Giannini DI VOLER VENIRE DA LEI (a mano) venerdì 3 novembre Dopo le 19 Villa Salvi Non si aggiunge mai a questi inviti la sigla S.P.R. Gli inviti ai cocktails hanno un tono molto elastico. Ci si può andare, non andare, trattenercisi pochi minuti o per tutta la durata del ricevimento. Chi non può intervenire, tuttavia, si giustificherà con la padrona di casa. I cocktails sono i ricevimenti più affollati e denigrati: una specie di snobismo vuole che chi più li frequenta più li dichiari insopportabili. Può accadere di sentirci invitare con queste parole: « Carissima, vuol venire da me sabato sera per un barbosissimo cocktail?». I cocktails servono generalmente a restituire con una sola infornata tutti gli inviti ricevuti nella stagione. Servono, in molti casi, a farsi vedere e a farsi notare dalle anfitrione più in vista, che spesso scelgono in quelle riunioni i commensali dei prossimi pranzi. Ed ora, ecco come si prepara la casa per un cocktail. Il centro del salotto viene sbarazzato di tavolini, poltrone ecc, in modo che ci sia più spazio libero possibile: ai cocktails non ci si siede, si passa di gruppo in gruppo, sempre in piedi. Il buffet viene allestito in sala da pranzo: la tavola, è ricoperta da un'elegante tovaglia sulla quale si allineano i vassoi con i sandwiches, salatini, ecc. Sulla desserte, le bibite e i bicchieri. Due camerieri sono indispensabili per un cocktail di venti persone. Per procurarseli basta rivolgersi a una buona pasticceria o a un albergo di lusso. I cocktails si offrono già preparati. Un cameriere circola tra gli invitati con un vassoio carico di bicchieri: ogni ospite ha la scelta tra due bevande alcoliche (champagne-cup e Martini per esempio) e una non alcolica (grape-fruit o sugo di pomodoro). I cocktails dovranno circolare continuamente, perché a nessuno venga il sospetto che i padroni di casa abbiano lesinato sulle bottiglie. Un altro cameriere offrirà, oltre ai soliti sandwiches, pizzette calde e piccoli vol-au-vents, tolti dal forno al momento di servirli. Còmpito dei camerieri sarà anche quello di vuotare continuamente i posacenere e ritirare i bicchieri già usati. Anche per tutto ciò che riguarda il bar e il buffet, ci si può rimettere completamente a un albergo o a una buona pasticceria. Se, invece, si invitano pochi amici per un "drink" (la parola cocktail in questo caso suona troppo grandiosa), il padrone di casa prepara da sé i cocktails, proponendo agli amici le diverse bevande. Per esempio: « Martini? Whisky?Sherry?» ecc. Potrà aiutarlo sua moglie o la persona di servizio, offrendo via via i bicchieri. Se il bicchiere lo offre la signora, lo darà da mano a mano, semplicemente. Se lo offre la cameriera, deve appoggiarlo su un piccolo vassoio. I sandwiches, i salatini, ecc. saranno disposti su un tavolino accanto alle poltrone: ognuno si servirà a suo piacere. Le pizzette calde verranno portate dalla cameriera.

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Non parlo d'altro da quando sono tornata, e a casa tutti ormai conoscono per filo e per segno ogni ora della mia villeggiatura. Spero tanto di non averLa stancata: so di essere a volte troppo turbolenta e Lei è stata sempre così paziente e buona con me! Vorrei però poterLa convincere che tra i miei molti difetti non c'è quello dell'ingratitudine e che non dimenticherò mai la sua benevola e affettuosa accoglienza. La prego di volermi ricordare al Professore. A Titti e a Puccio mando un abbraccio; a Lei, signora Maria, i miei più rispettosi e grati saluti."

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E al padrone: «Il signor avvocato torna a casa per colazione?». Ai figli dei padroni, dovrebbe dire: « Il signorino» e «La signorina ». Oppure « signorino Mario » e « signorina Maria ». Ma non si può pretendere che lo dica quando si tratta di bambini piccoli. In questo caso, alludendo a loro con i padroni, dirà: « il bambino » e « la bambina ». La signora, dal canto suo, avrà il buon senso di non ordinare alla domestica: « Assunta, va nella nursery a vedere se il signorino Totò è ancora sul vasino da notte ». A volte, le persone di servizio non sanno rispondere al telefono in modo corretto. A proposito di questo argomento, do un esempio di telefonate a pag. 203.

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La sera indossa la marsina (senza la striscia sui pantaloni), gilet nero, camicia con sparato inamidato, cravatta a farfalla bianca. Potrà indossare, volendo, un secondo tipo di uniforme meno impegnativo: calzoni a righe come sopra, giacca corta nera, panciotto intonato, camicia morbida e cravatta nera. Il cameriere porta al mattino, per sfaccendare in casa, una giacca accollata di tela rigata. Pantaloni e scarpe nere. Per servire la seconda colazione porta, normalmente, d'estate una giacca bianca, chiusa, e d'inverno una giacca di colore scuro: verde bottiglia, blu, marrone ecc. chiusa fino al collo da bottoni di metallo argentato o dorato, volendo con il monogramma o lo stemma della famiglia. Calze e scarpe nere. Guanti di cotone bianco. La sera, indossa giacca bianca e cravatta. La livrea, che ripete nei propri colori quelli della famiglia, si addice solo a chi ha un tono di vita brillante: giubba in tinta, a coda, pantaloni intonati, panciotto a righe, bottoni con lo stemma o la cifra del cognome della famiglia, camicia a collo rigido, cravatta a farfalla bianca. Guanti bianchi, scarpe e calze nere. La livrea a calzoni corti, calze lunghe bianche, scarpe a fibbia, è di tono formalissimo. La cameriera veste, la mattina, un abito di tela chiaro unito o rigato e un grembiule bianco. Per servire a tavola, all'abito di satinette nero oggi si preferisce quello, meno sgualcitile, di lanetta o popeline blu o grigio chiaro o scuro. Il grembiulino può essere bianco, di organdis o mussola, oppure nero di taffetà. La cresta e il civettuolo nastro d'organza non si addicono a tutte le facce: meglio non imporli a una sgraziata "tuttofare". Si esigerà piuttosto che porti i capelli raccolti in una leggerissima retina. L'autista ha la responsabilità assoluta della macchina ed esegue eventualmente commissioni. Se padroni fanno scarso uso dell'automobile, gli si possono affidare altri compiti in casa, ma è bene mettersi d'accordo su questo punto fin dal principio. Una buona padrona non tiene inutilmente il suo autista ad aspettarla per delle ore, la notte, davanti a un dancing, ecc. Se ha bisogno di lui fino a sera avanzata, il giorno dopo gli concede due o tre ore di riposo. Chi non desidera adottare la classica livrea per il proprio autista, ripiega sul completo a doppio petto grigio scurissimo, camicia bianca, cravatta nera, calze, scarpe e guanti neri. Il berretto a visiera dovrà però completare l'insieme. Il cappotto sarà a due petti e intonato all'abito. Guanti scuri. D'inverno, pastrano a doppio petto intonato al completo. D'estate, la livrea può essere di lanetta, di grisaglia o di tela, con berretto a visiera intonato.

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Quando un signore sosta a un tavolo di amici, questi rimangono seduti. Ma se egli attraversa deliberatamente la sala per andare a salutare un amico, quest'ultimo si alza per stringergli la mano. Se nell'attraversare la sala una persona che fa parte di una comitiva si ferma a salutare gli amici, gli altri proseguono verso il tavolo. Un uomo non lascia mai sola la signora che accompagna, per fermarsi a salutare degli amici seduti a un tavolo: saluta passando. Al momento di avviarsi all'uscita, si ringrazia, con un cenno del capo cameriere e maître: la mancia non dispensa dalla cortesia.

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La retribuzione sarà stata fissata in anticipo, e verrà recapitata a casa dell'artista in busta chiusa, insieme a un biglietto di ringraziamento. L'artista annuncerà ogni pezzo che si accinge a eseguire. Sarà, naturalmente, applaudito alla fine di ognuno anche se è colpevole di qualche stecca. Se la sua esecuzione è stata perfetta, non si manifesterà un entusiasmo da loggione esigendo dei "bis". Comunque vadano le cose, gli applausi saranno cordialissimi, ma discreti. Il concerto non dovrebbe durare più di un'ora e un quarto. Subito dopo, si passa in sala da pranzo per la cena (a tavolini o in piedi). L'artista viene complimentato da tutti e la padrona di casa pensa a presentarlo agli ospiti di maggior riguardo. Questi non si avventureranno in commenti troppo tecnici e precisi se non hanno una sicura competenza in materia; meglio in questo caso parlare di tutt'altri argomenti, più terre à terre, ma meno sdrucciolevoli.

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Un musicista, un attore, o un cantante possono fornire il pretesto per un ricevimento, a patto, beninteso, che non si tratti di artisti mediocri: potrà trattarsi anche di una danzatrice esotica, ma più che mai dovrà godere di una fama sicura. Il salone dove si esibirà avrà ampie proporzioni, l'impiantito sarà stato convenientemente preparato e, soprattutto, non lucidato a cera, affinché non debba accadere quello che io stessa ho visto in un ricevimento - anni fa - a Roma: la ballerina, scaturita con un balzo leggero di dietro a un paravento, scivolò sul parquet, cadde all'indietro e attraversò la pista sdraiata sulla schiena, scomparendo come un razzo sotto l'alta poltrona di un'Altezza Serenissima al lato opposto del salone. Se l'artista è un cantante o un pianista, ci si assicura che l'acustica sia buona, il pianoforte a coda in perfetto stato, e che ci siano sedie in numero sufficiente. Gli inviti stampati vengono mandati con una quindicina di giorni di anticipo. Possono essere redatti come segue: CARLO E LUISA FERRARI PREGANO (a mano) l'avvocato e la Signora Natali DI VOLER INTERVENIRE IL 3 MAGGIO A UNA SERATA MUSICALE SEGUITA DA BUFFET. CANTERÀ LA SIGNORINA IRMA BELLAVOCE ACCOMPAGNATA DAL MAESTRO GARBATI Cravatta nera Ore 22 S. P. R.

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La signora che entra nel vagone ristorante siede preferibilmente a una tavola occupata da una o più signore. Se non ha scelta, siede dove c'è un posto libero. Qualche parola col vicino è inevitabile: passaggi di sale, di formaggio grattugiato, ecc. Farà in modo che tutto ciò avvenga con naturalezza. Starà a lei decidere se a queste poche frasi potranno aggiungersene altre di tono generico. Se ha di fronte, o accanto a sé, una signora, potrà conversare con lei più liberamente. Tuttavia, non si lascerà andare a confidenze, né farà domande indiscrete. Se siede allo stesso tavolo di un signore di sua conoscenza, non accetterà assolutamente che egli paghi il conto. Potrà accettare solo se egli l'ha espressamente invitata prima di passare dallo scompartimento alla carrozza ristorante. Se la signora non desidera vino, non si creda obbligata a ordinarne. Si limiti a chiedere dell'acqua minerale o una spremuta d'arancia: l'acqua pura non dev'essere mai chiesta in viaggio. Finito di mangiare, spetta alla persona che siede più vicino al corridoio di passaggio alzarsi per prima. Nell'accomiatarsi dai vicini, la signora china leggermente il capo. Il signore che siede nel vagone ristorante accenna un inchino col capo se al suo tavolo sopravviene una signora. Si astiene dall'attaccar discorso se risulta chiaro che lei non desidera parlare. Non le versa l'acqua né il vino. Ma si serve dopo di lei degli ingredienti (sale, formaggio grattugiato, zucchero ecc.) apparecchiati sulla tavola. Rinuncia allo stuzzicadenti e, prima di accendere una sigaretta, chiede alla signora se il fumo la disturba. Se la risposta ha un tono incoraggiante le offra pure le sue sigarette, ma se ne ha solo un tipo scadente farà meglio a scusarsi con una frase pressappoco come questa: «Non oso offrirle di queste sigarette... ». Comunque, si tenga pronto a porgerle accendisigari o fiammiferi, se lei accenna a cercarli nella borsetta, o a chiederli al cameriere. Nell'accomiatarsi, saluterà con un leggero inchino.

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Il posto di riguardo,se guida l'autista, è quello in fondo a destra. Se guida il proprietario della macchina è quello accanto a lui. Il signore che guida non dev'essere mai lasciato solo: verrebbe scambiato per l'autista.Se è accompagnato da due signore, la moglie e un'amica, la prima si accomoda dietro, la seconda accanto a lui (a meno che non ci sia posto per tutti e tre davanti: in tal caso, l'amica siede tra i due coniugi). Se marito e moglie invitano un'altra coppia, l'invitata siede accanto a lui, l'invitato accanto a lei (ma se due amici desiderano parlare tra loro possono pregare le rispettive mogli di lasciarli vicini davanti e di accomodarsi insieme dietro.) Se tra gli ospiti c'è una signora anziana, le si chiede se preferisce il sedile anteriore o quello posteriore; gli altri si sistemano in conseguenza. Come dovrà regolarsi il signore che sale in tassì con una signora? A lei, si sa, spetta il posto di destra, a lui quello di sinistra. Dovrà lasciarla salire per prima e poi passarle davanti? Dovrà, piuttosto, precederla e poi aiutarla? Dovrà fare il giro del tassì ed entrare dallo sportello di sinistra, rischiando di essere travolto da qualche macchina? Si regolerà secondo le circostanze e il buon senso, adottando l'una o l'altra di queste tre soluzioni. Il signore scende sempre dalla macchina per salutare una signora che si accinge a salirvi o a scenderne. Ne è dispensato solo se la macchina è al completo e questa manovra lo costringe a disturbare tutti. Recandosi a prendere una signora, il signore, appena giunto davanti al portone, scende dall'automobile (a meno che per qualche motivo non possa abbandonare il suo posto di guida). Se è accompagnato dall'autista sarà questi ad aprire e chiudere gli sportelli; ma lui dovrà ugualmente aspettare sul marciapiede. Le signore, invece, si aspettano a vicenda in macchina. La più giovane lascia alla più anziana il posto migliore.

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In casa la vera signora non gira in pianelle, non si presenta a tavola in vestaglia. I bigudini non oltrepassano la camera da letto. Non fa pesare le sue emicranie sugli altri. Se la donna di servizio rompe un piatto non la rimprovera davanti a tutti, né aspetta che il marito sia rincasato per punire i bambini se hanno combinato qualche guaio. Piuttosto, appena egli suona alla porta d'ingresso, corre a ravviarsi per farglisi incontro sorridente e in ordine. Della bolletta del gas, del rubinetto che non funziona non farà parola, almeno fin dopo il caffè. Quando riceve, la signora non cerca di brillare a scapito del marito. Se lui è timido, lo aiuta a fare bella figura. « Racconta quella buffa storia che ti è successa la settimana scorsa a Torino »: simili frasette sono ottimi trampolini di lancio; il marito troverà il coraggio di tuffarsi nella conversazione e, più tardi, gli amici commenteranno concordi quanto siano rare al giorno d'oggi le coppie così bene affiatate.

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Una signora non parla a voce alta per strada. Non cammina ancheggiando volutamente; non si volta se il vestito di una passante è proprio il modello che farebbe per lei, o se ha riconosciuto un celeberrimo Divo. Non si ferma a conversare in un punto dove può intralciare il traffico. Se le accade di urtare qualcuno, si scusa, anche se la colpa non è tutta sua. Se piove e ha l'ombrello, lascia a chi non ne è provvisto il passaggio rasente il muro. Se qualche '"vitellone" mugge dietro a lei un complimento superlativo, non lascia trasparire un sorriso compiaciuto, ma nemmeno si congestiona per la rabbia se la qualità del complimento è scadente. Se nonostante la sua indifferenza, il "vitellone" persiste a molestarla, si rivolge a un vigile, ma non indugia in spiegazioni concitate che attirerebbero un fastidioso cappannello di gente. Se incontra un conoscente, accenna un principio di saluto che lo autorizzi a riconoscerla. Se è miope o poco fisionomista risolva i dubbi salutando comunque: non salutando una persona che conosce rischierebbe di passare per maleducata. Salutando un passante che non conosce rischia solo che sia lui a dubitare della propria memoria.

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Non starò a dilungarmi sull'organizzazione di un ballo in grande. Chi si accinge ad affrontare una faccenda così complicata ha generalmente dietro di sé molta esperienza e molti balli in case altrui. Comunque l'organizzazione di un ballo verrà affidata a un esperto: per esempio al direttore di un albergo che provvederà a procurare camerieri supplementari, sedie, tavole da buffet, tavolini, tovaglie, stoviglie, e soprattutto organizzerà il bar e il buffet e suggerirà una buona orchestra. Il buffet, in piedi o a tavolini, viene servito tra la mezzanotte e l'una. Fino a quell'ora, gli invitati bevono champagne (di ottima marca) e wisky (ma si avrà una riserva di altri liquori e di succhi di frutta per le signore). Salatini e dolcetti leggeri a loro disposizione. Non si dimenticherà di offrire da bere ai componenti l'orchestra e di concedere loro una pausa al momento del buffet: anche a loro sarà offerto da mangiare.

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È doveroso far visita: A un amico ricoverato in clinica. A una puerpera. A una famiglia amica colpita da lutto. A chi ci ha reso un servizio. A una persona cui si è stati annunciati o raccomandati con qualche lettera di presentazione. A un amico promosso a una carica importante. A un'amica che ci ha partecipato il fidanzamento della figlia o del figlio. Le visite ai malati e alle persone colpite da lutto devono essere brevi. Il subalterno che fa una visita di ringraziamento a chi lo ha beneficiato non si trattiene più di dieci minuti. Non si siede, se non ne viene pregato. Una visita di rallegramenti può prolungarsi di più, ma all'amico diventato ministro non si accennerà subito a quella certa pratica che ci sta a cuore, dichiarando che basterebbe una sua parolina perché, eccetera. La signora che desidera essere ricevuta dalla moglie del superiore di suo marito incarica quest'ultimo di chiedere al suo capo in quale giorno e a quale ora la signora gradirebbe una visita. Se il superiore risponde laconicamente e poi non torna più sull'argomento, la proposta non verrà rinnovata. Una volta, prima di lasciare definitivamente la città, era d'obbligo intraprendere un lungo giro di visite. Oggi si dà un cocktail di trenta, cinquanta persone (se le conoscenze sono troppo numerose, se ne danno due), e il problema del commiato è così risolto. Anche gli sposi, tornati dal viaggio di nozze, risolvono il problema della ripresa di contatti con un cocktail (ma alla vecchia zia, all'anziano generale, ai testimoni di nozze, all'amica più cara della mamma faranno una visita). E la puerpera potrà sdebitarsi con le amiche che sono andate a trovarla in clinica, offrendo un tè o un cocktail, appena rimessa e tornata a casa.

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Una volta, chi era invitato a un pranzo importante doveva fare, nei giorni seguenti, una visita di "digestione" alla padrona di casa. Quest'uso è stato ormai abolito. Ci si sdebita di un invito a colazione o a pranzo con dei fiori Anche le visite di Capodanno sono in via di sparizione; rimangono obbligatorie solo negli ambienti ufficiali.

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Chi sceglie un regalo non deve tener conto delle proprie preferenze ma di quelle della persona a cui il dono è destinato, Regalare un vaso da fiori aerodinamico a chi ha un salotto Luigi XV sarebbe come regalare un sassofono a un'anziana signora. D'altra parte, se il donatore manca di competenza farà bene a non avventurarsi da solo nei negozi: preghi piuttosto un'amica di gusto sicuro di accompagnarlo e di aiutarlo con i suoi consigli. Mentre in America i regali pratici sono graditissimi (calze, sottovesti di nailon, creme per il viso, ecc.), da noi sono ammessi solo tra parenti e amiche intime. I regali appropriati devono essere scelti con tatto: non si regalerà, per esempio, un flacone di profumo a una signora notoriamente afflitta da eccessiva traspirazione. Né un portamonete al signore avarissimo e suscettibile. Regalare a un amico molto più ricco di noi qualche oggetto costoso, sproporzionato ai nostri mezzi, è sbagliato: lo si metterebbe in imbarazzo. Ugualmente sbagliato regalare a un'amica modesta qualche cianfrusaglia di poco conto: abituata a fare i suoi acquisti nei grandi empori riconoscerà subito la qualità scadente del dono. Meglio, quindi, regolarsi al contrario: un "pensierino" spiritoso e semplicemente affettuoso all'amico ricco, e un regalo anche piccolo, ma proveniente da un negozio di lusso, all'amica modesta. Un inferiore non fa mai un regalo a un superiore: l'impiegato di una ditta non si presenta al direttore con un pacchetto il giorno del suo anniversario: bastano gli auguri. In certe ditte, l'anniversario del direttore viene festeggiato con un regalo collettivo: può risultarne, ahimè, una "Leda col Cigno", di alabastro, che egli si vedrà costretto a tenere in bella mostra nel suo ufficio per non deludere il personale. Meglio, quindi, rivolgersi a qualche persona di gusto sicuro o ripiegare su una bella pianta. Non si ringrazia con un regalo la persona influente che ci ha reso un favore. Quasi sicuramente il regalo verrebbe respinto. In questi casi, il beneficiato si sdebita con una letterina di ringraziamento (vedi il capitolo "Corrispondenza" a pag. 233) oppure se si è assolutamente sicuri di non disturbare, con una breve visita di ringraziamento. Al dottore, all'avvocato che non vogliono mandare la parcella, si offre un regalo alla prima occasione: Natale, Capodanno, Pasqua. Se l'occasione sembra troppo lontana lo si manda subito, accompagnandolo con un cartoncino (vedi il capitolo "Corrispondenza" a pag. 233). La scelta del regalo, in questi casi, potrà essere agevolata dalla segretaria dell'avvocato, dall'assistente del medico, che conoscono i loro gusti: dischi di musica classica, libri d'arte, di letteratura (ben rilegati), oggetti da scrittoio, da salotto, ecc. A un sacerdote si può regalare qualche bella stampa incorniciata. Un libro, non necessariamente di soggetto religioso, ma neppure frivolo, e rilegato con gusto. Oppure addirittura l'opera omnia di un autore classico. Gli si potrà regalare qualche oggetto pratico, se si è in rapporti amichevoli: un plaid per la sua poltrona, gli attrezzi di ottone per il camino, un piccolo apparecchio radio, ecc. Di regola, alla maestra di scuola non si dovrebbero fare regali durante l'anno scolastico, a meno che non si tratti di un regalo collettivo. Si possono invece regalare dei fiori in qualsiasi occasione. Solo a fine d'anno, dopo la chiusura dei corsi, l'allievo può manifestarle la sua gratitudine con qualche pensiero più impegnativo: l'abbonamento a un ciclo di concerti, a qualche rivista settimanale o mensile, un bel soprammobile da salotto, dei dischi, una cartella di cuoio, ecc. (vedi anche il capitolo "Doveri verso gli insegnanti" a pag. 28). Una volta, gli esami di maturità, la licenza liceale, venivano festeggiati nell'intimità e, il più delle volte, bastavano l'abbraccio materno e l'encomio paterno a colmare di gioia il promosso. Oggi, anche il semplice passaggio da una classe all'altra è pretesto per ricevimenti, viaggi, Vespe e Lambrette-premio. Il che è come proclamare a gran voce: «Ma guarda un po', chi l'avrebbe mai detto, il ragazzo ce l'ha fatta, si vede che dopo tutto non è così somaro come pareva ». Nel

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Le visite in clinica devono essere brevi e precedute da una telefonata a qualche familiare dell'infermo per informarsi dell'ora più conveniente. Non si porge la mano guantata a un malato. Non si fuma

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nella sua stanza, a meno che non sia in convalescenza avanzata e sia lui a proporre una sigaretta. Non si parla ad alta voce. A una signora si portano dei fiori, escludendo gardenie, tuberose e tutto ciò che ha un profumo forte. A una puerpera si porta un regalino per il neonato. Ai bambini, libri illustrati, matite colorate, giuochi tranquilli. A un amico si portano libri, riviste, carte da gioco e sigarette. Agli uni e agli altri si possono portare dei frutti non indigesti: grape- fruits, arance scelte, un grappolino bellissimo d'uva, un ananas fresco, ecc.

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Sbaglia chi crede che l'importanza del galateo diminuisca a misura che ci si spoglia, per cui in costume da bagno preoccuparsi delle buone maniere sarebbe assolutamente superfluo. Al contrario: tanto meno una persona è vestita, tanto più dovrebbe sorvegliare i propri atteggiamenti. Una donna in "bikini" che cammina ancheggiando come se entrasse in un salone, è goffa. Seduta, con le gambe buttate di qua e di là, è sconveniente. Le collane, il bocchino, il maquillage pesante, i tacchi alti stonano sulla spiaggia. Questi ultimi, poi, vanno evitati con i pantaloni. Sconsigliabile il costume a due pezzi a qualsiasi donna che abbia l'addome funestato da salcicciotti o da grinze. Il costume a pagliaccetto, a gale, a nastri e altre leziosaggini vanno lasciati alle giovanissime. Non se ne rammarichino quelle che non lo sono: la linea classica del costume a un pezzo ha uno stile sicuramente signorile. Gli uomini, specie se non più giovanissimi, debbono portare costumi decenti, evitare copricapi e accessori stonati.

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Una signora che si fosse presentata a cavallo al Bois o a Villa Borghese, in breeches e camicetta a maniche rimboccate, avrebbe prodotto lo stesso effetto che produrrebbe oggi presentandosi a una prima all'opera in blues-jeans. La tenuta di rigore - cappello duro, cravatta inamidata, giacca scura - è obbligatoria solo per la caccia alla volpe. Altrimenti: giacca sport, pullover, camicetta, foulard, pantaloni da stivale (breeches) o lunghi alla caviglia, ma sempre in colori e tessuti classici. Cappello facoltativo, guanti obbligatori.

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Il suo compito è quello di sorvegliare il bambino o i bambini durante quelle ore che il papà e la mamma dedicano a qualche svago fuori casa. Vengono reclutate presso associazioni specializzate, qualche volta nel giro dei conoscenti o fra i coinquilini, Si retribuiscono a ore. Se la ragazza abita lontano ed è "appiedata", il padrone di casa, rientrando con la moglie a sera tarda, offre di riaccompagnarla a casa in macchina: la signora non se ne adombra, se in caso darà, previdente, la preferenza nella scelta a una baby sitter fidanzatissima o convenientemente sbiadita.

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A una signora che gli dimostra amicizia, il signore può scrivere: "Cara Amica" con la "A" maiuscola. Scriverà: "Cara Giovanna", se lei lo ha autorizzato a chiamarla per nome. Lei gli risponderà: "Caro Rossi" o "Caro Piero". "Gentile Signora" si addice a rapporti più cortesi e formali. Il semplice "Gentilissima", è snob e ricercato. "Cara Signora", "Caro Professore", "Cara Contessa" sono le formule correnti tra persone della stessa educazione. Una lettera d'affari incomincerà: "Egregio Avvocato", se chi scrive è un uomo. La signora invece preferirà, più femminilmente: "Gentile Avvocato" o "Caro Avvocato".

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Ma scrivendo a un fornitore o al titolare di una ditta diventerà formalissima anche lei. "Spett. Ditta Tal dei Tali", in alto a sinistra, e subito sotto il motivo della lettera. Potrà accomiatarsi con "i migliori saluti".

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Scrivendo a un superiore, una impiegata o un impiegato incominciano: "Signor Direttore", o "Signor Avvocato", e concludono: "Voglia gradire i miei rispettosi (o deferenti) saluti" (oppure: "Con ossequio" o "Con deferente ossequio"). Scrivendo a un subalterno ci si accomiata: "Con molti cordiali saluti" o "Con i migliori saluti" e si firma con nome e cognome. Una lettera di congratulazioni può chiudersi pressappoco così: "Ancora mille auguri e infiniti rallegramenti di tutto cuore". Una di condoglianze: "Con profonda e sincera simpatia" oppure: "Le sono vicino con commossa e sincera simpatia". Scrivendo a una persona che ci ha beneficiati si concluderà: "Con rispettosa gratitudine" o "Con commossa gratitudine" o "Con profonda gratitudine", a seconda dei rapporti fra benefattore e beneficato. A un militare ci si rivolge così: "Caro Tenente", "Caro Maggiore", "Caro Generale". Ma a un ufficiale di Marina di qualsiasi grado superiore, eccettuato quello di Ammiraglio, si scrive: "Caro Comandante". All'Ammiraglio ci si rivolge chiamandolo col suo grado. Solo quando la corrispondenza è di tono formale si scrive "Signor Tenente", "Ill.mo Signor Generale", ecc. Rivolgendosi a un Cardinale si scriverà: "Eminenza Reverendissima". Al Vescovo e all'Arcivescovo "Eccellenza Reverendissima". Scrivendo al Gran Maestro dell'Ordine di Malta"Altezza Eminentissima". A un dignitario della Chiesa che non sia Cardinale ci si rivolge scrivendo: "Reverendissimo Monsignore". Accomiatandosi da un Alto Ecclesiastico si scrive: 'Prego Vostra Eminenza (o Eccellenza) Reverendissima (o Monsignore) di accogliere l'espressione del mio profondo rispetto". Scrivendo al Presidente della Repubblica, si incomincia: "Signor Presidente". Si chiude: "Voglia gradire, signor Presidente, l'espressione del mio profondo ossequio". Scrivendo a un sovrano, si incomincia: "Maestà" e si chiude: "Prego Vostra Maestà di accogliere i sensi della mia profonda devozione" oppure "...di accogliere l'espressione del mio profondo omaggio". A un Ambasciatore, un Nunzio, un Ministro Plenipotenziario si incomincia: "Signor Ambasciatore", "Eccellenza Reverendissima", "Signor Ministro", e si chiude: "La prego di gradire, Signor Ambasciatore (Eccellenza Reverendissima o signor Ministro), gli attestati della mia più alta considerazione". A un Senatore, a un Deputato ci si rivolge con l'appellativo di "Onorevole". Ci si accomiata con: "Voglia gradire l'espressione della massima considerazione". Rivolgendo una richiesta a un Prefetto, a un Sindaco, a un Rettore d'Università, a un Preside ecc. si comincia: "Signor Prefetto" (o "Signor Sindaco" ecc.), e si chiude con la formula protocollare: "Con osservanza". A monaci e suore appartenenti a qualsiasi ordine religioso si scrive: "Reverendo Padre" o "Reverenda Madre". Una lettera a un sovrano incomincerà con "Maestà" (al Re o alla Regina); a un Principe di sangue reale con "Altezza Reale". Nel contesto si scriverà "Vostra Maestà" nei due primi casi, e "Vostra Altezza" nel terzo caso. Si concluderà cosi: "Rispettosamente sono di Vostra Maestà (o di Vostra Altezza Reale) devotissimo ecc.".

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Mario Marini".)Se scrive a una signora, firma con nome e cognome, a meno che l'amicizia gli consenta di usare soltanto il nome. Una ragazza firma col solo nome, scrivendo agli amici. Agli altri, con nome e cognome. Una signora firma con il nome seguito dal cognome del marito. Se crede, può aggiungere a questo il proprio.Una vedova non firma mai "Maria Bianchi vedova Rossi", ma continua a firmare come quando il marito era vivo. Solo nei documenti ufficiali le è consentito di precisare "vedova Rossi". Una persona titolata non firma col proprio titolo, ma semplicemente con nome e cognome anche se si rivolge a un subalterno.

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Non è sconveniente adoperare penne a sfera, che sono ormai entrate nell'uso comune, purché naturalmente funzionino a dovere. In alto del foglio, a destra, si scrive la data, che può essere abbreviata.

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(Vedi capitolo a pag. 52)

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Avremo ospiti a pranzo e la mamma ci tiene assolutamente a che io non manchi, ma ogni mio pensiero sarà con voi! Ancora mille scuse e un abbraccio affettuosissimo.

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Questo posto è bellisimo; ma non posso fare a meno di provare una certa nostalgia della casa, delle mie abitudini e della tua sollecitudine. Non sto a ripeterti le raccomandazioni che sai: ho piena fiducia in te e sono sicura che tutto procede a perfezione. A presto, dunque, e intanto mille cari saluti. IDA Rossi

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Carta da scrivere e cartoncini a lutto devono avere un bordo nero sottile: non si usano mai per le relazioni d'affari. Trascorsi sei mesi al massimo, si torna alla carta normale. Si ringrazia delle condoglianze con un cartoncino listato a lutto e stampato come segue: CARLO e MARIA DEI RINGRAZIANO COMMOSSI Si potranno aggiungere a mano poche parole. Per es.: "infinitamente grati". È ammesso ringraziare anche con dei normali biglietti da visita: ma invece di tracciare a mano le due lettere "p. r., è preferibile scrivere per intero le parole "per ringraziare".

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Però, la persona per cui la lettera è stata scritta chiuderà la busta davanti a chi gliela consegna. Se si tratta di una lettera di raccomandazione per un subordinato, questi la consegnerà a mano al destinatario oppure la rimetterà al di lui segretario ecc. Se si tratta di una lettera di presentazione tra persone dello stesso ambiente, la lettera sarà spedita o lasciata nella portineria del destinatario. Supponiamo ora che una giovane coppia di Trieste si trasferisca a Livorno dove non ha nessuna conoscenza. Un'amica, Maria G., consegna ai partenti una lettera di presentazione per una signora colà residente. Come stabilire i contatti? La busta verrà inserita in un'altra busta insieme con un biglietto che conterrà pressappoco queste parole: "Gentile Signora, Le accludo una lettera di Maria G., nostra comune amica. Sarei felice di poterLe portare personalmente le sue notizie e i suoi saluti, ed avere così il piacere di conoscerLa. Le unisco il mio numero telefonico e, in attesa, accolga i miei più cordiali saluti." A questa lettera si risponderà con una telefonata, invitando la signora preferibilmente per il tè. Le lettere a macchina sono ammesse tra persone molto in confidenza o in rapporti d'affari. Sono da escludersi nei rapporti formali. Però, a chi ha una grafia illeggibile, è permesso scrivere a macchina anche certe lettere che abitualmente andrebbero scritte a mano. Non si scrivono a macchina lettere di rallegramenti o di condoglianze.

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Se viene mandato a una persona amica si cancella con un tratto di penna il titolo professionale e il cognome: a questi biglietti si aggiungono generalmente alcune parole affettuose. Esempio: AVV. MARIO DANZI (a mano) con tanti affettuosi auguri Se viene mandato a una signora con cui si è in rapporti formali, si cancella solo il titolo professionale. Per esempio, dopo un invito a pranzo: AVV. MARIO DANZI (a mano) con devoti ringraziamenti Altro esempio: CLEMENTE e FRANCA MARTINI (a mano) ringraziano infinitamente per i bellissimi fiori. Il biglietto da visita può essere mandato per posta al momento di lasciare una città se manca il tempo di fare personalmente una visita di commiato. È un sistema formalmente ammesso, ma spicciativo e freddino. Chi ritiene di adottarlo, aggiungerà qualche parola chiarificatrice: scrivere (nell'angolo in basso a sinistra) soltanto le tre lettere "p.p.c." è un sistema troppo sbrigativo. Può anche capitare che chi riceve il biglietto non sappia interpretare "per prender congedo" e fraintenda in qualche modo le tre lettere come accadde alla moglie di un commerciante, notoriamente indebitato, che credette di dover capire: "pregovi pagare cambiali". Il biglietto da visita può essere mandato in ringraziamento per delle congratulazioni o delle condoglianze. In questi casi, i frettolosi se la caveranno con le due lettere "p.r.", a meno che non abbiano addirittura ordinato dei biglietti con la dicitura "per ringraziare", in basso a sinistra. Chi ha tempo di essere più cortese, preferirà aggiungere a mano alcune parole a quelle già stampate. Il biglietto da visita viene lasciato alla persona di servizio per farsi annunciare alla padrona di casa, se ci si presenta senza essere stati espressamente invitati, oppure, se la padrona di casa è malata e si tiene semplicemente a darle una prova di sollecitudine. Può essere lasciato alla persona di servizio (o al portiere) con le parole "per condoglianze" tracciate a mano, nell'angolo in basso di sinistra, se nell'ingresso della casa in lutto non è stato esposto l'apposito registro per le firme. Se la persona che ci si è recati a trovare non è in casa, il biglietto da visita che si lascia al domestico va piegato lungo il lato destro a circa un paio di centimetri da questo; alcuni preferiscono ancora piegarne l'angolo, come si usava tempo fa.Se la padrona è in casa, il biglietto dato al domestico per farci annunciare, non va piegato. Una signora non si presenta con un biglietto da visita a un uomo, né glielo manda per ringraziare. In questo caso, ricorre a un cartoncino, con poche parole. Finché dipendono dai genitori,le ragazze non hanno biglietti da visita: incominciano ad averne quando s'impiegano, quando fanno lunghi soggiorni fuori casa, quando viaggiano sole. Biglietti sobri: nome, cognome e basta. Un giovane dispone di biglietti da visita quando incomincia ad accompagnare delle signorine, a esser invitato da solo, appena, insomma, ha degli obblighi sociali. Anche per lui: nome, cognome e basta.

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Rivolgendosi a una persona titolata i domestici diranno: « Signor conte », « Signori marchesa ». Un impiegato dirà: "conte, marchesa". Quando si è di pari condizione sociale, ma non in rapporti di amicizia, rivolgendosi a un uomo titolato sarà meglio chiamarlo per cognome, senza far precedere questo dal titolo. Se poi si è in rapporti amichevoli, si eliminano i vari "conte" e "marchesa" dalla conversazione. Non si dirà « contino » al figlio del conte, né « marchesina » alla figlia della marchesa. Di regola le qualifiche "don" e "donna" spetterebbero solo ai componenti delle famiglie insignite del titolo di principi e duchi (e dei conti e marchesi romani cosiddetti di Baldacchino). La qualifica "Donna" spetta anche alle consorti delle personalità indicate nelle categorie I e II nell'ordine di precedenza nelle pubbliche funzioni (vedere lo specchietto che è pubblicato a pag. 141), ma ormai se ne ammette un uso più elastico. È consuetudine, infatti, chiamare "Donna" le consorti di personaggi in vista o illustri. Tuttavia,abusare di questo titolo nella vita di società è uno snobismo ridicolo. Nel presentare una persona titolata, si dice: « conte Ferri» o « marchesa Prati ». Nel presentare i figli di un nobile: « conte Carlo Ferri » e « Donna Carla Prati », ma nel presentare una donna nobile - non sposata - si dirà semplicemente "la signorina X", se è molto giovane, oppure la si chiamerà "marchesa" se non è più giovanissima: mai Donna, se non ne ha il diritto. Ai Principi di sangue reale, ai granduchi regnanti ed ereditari spetta il titolo di Altezza Reale. A quelli di sangue imperiale, il titolo di Altezza Imperiale (per esempio, gli Arciduchi d'Austria). Ai Principi Sovrani(vedi Ranieri e Grace di Monaco) spetta il titolo di Altezza Serenissima. Ammessi alla loro presenza, ci si rivolge a lui dicendo « Monsignore », a lei « Vostra Grazia ». Alle Altezze Reali si parla alla terza persona. Nelle presentazioni, le signore fanno la riverenza, gli uomini un inchino. Non si fa il gesto di tendere la mano prima che l'Altezza Reale abbia tesa la sua. Di Principi oggi se ne incontrano un po' dappertutto: ai ricevimenti, nei luoghi di villeggiatura e di cura, sui transatlantici, ecc. Per quanto affabili e di facile approccio possano essere, il buon gusto vuole che si osservi nei toro confronti un contegno deferente e corretto. Il signore che viene a trovarsi alla presenza delCapo dello Stato, aspetta che gli venga tesa la mano. Nel prenderla, s'inchina. Una signora non fa la riverenza né al Presidente né alla Consorte del Presidente della Repubblica, ma marcherà la sua deferenza aspettando, anche lei, che le venga tesa la mano. Fatto il saluto, aspetterà ancora: non tocca a lei aprire il discorso. Non si rimane seduti al passaggio o in presenza del Capo dello Stato: gli si deve lo stesso rispetto che si deve alla bandiera. COME CI SI RIVOLGE: -a un Ministro del governo Signor Ministro -a un Senatore Senatore o Onorevole Senatore -a un Deputato Onorevole -a un Ambasciatore Signor Ambasciatore -a un Ministro Plenipotenziario Signor Ministro -a un Cardinale Eminenza -a un Vescovo Eccellenza -a un Nunzio Apostolico Eccellenza a un Prefetto Signor Prefetto -a un Sindaco Signor Sindaco -al Presidente del Consiglio della Corte di Cassazione della Corte dei Conti del Tribunale Signor Presidente -a un Curato Signor Curato -a un Ecclesiastico in generale Reverendo o Padre -a una Madre Generale Madre o Reverenda Madre -a una Madre Superiora Madre o Reverenda Madre -a una Suora Sorella -all'istitutrice italiana Signorina francese Mademoiselle tedesca Fräulein ingleseMiss -a un Pastore protestante Signor Pastore -a un Rabbino Dottore o Rabbi Rivolgendosi a un Capitano, a un Maggiore, a un Ufficiale superiore in genere, si dice soltanto il grado se i rapporti sono da pari a pari, o se chi gli parla è una signora: « Capitano, posso offrirle una tazza di tè? ». Ma a un anziano generale la giovane signora dirà: « Signor Generale ». Agli Ufficiali di Marina ci si rivolge con la qualifica di « Comandante », dal grado di tenente di Vascello in su. Ma a un Contrammiraglio o a un Ammiraglio ci si rivolge chiamandolo Ammiraglio.

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Abituerà il bambino a considerare l'acqua con simpatia: non gli lesinerà bagni e docce. Testa in ordine e mani pulitissime ogni volta che si presenta a tavola.

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. - Prenderli in giro davanti a terzi (i bambini hanno raramente umorismo). - Umiliarli raccontando qualche loro marachella davanti a un estraneo. - Parlare in loro presenza di cose sconvenienti, dir male del prossimo, criticare una persona alla quale essi debbono rispetto. - Portarli a degli spettacoli inadatti alla loro età. - Lasciare a portata di mano dei ragazzi libri o giornali che non devono leggere.

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Una ragazza non sollecita di essere presentata a un giovane, nemmeno se questi rassomiglia al Divo del momento. Se un ragazzo le si presenta, deve tendergli per prima la mano. Non dice « piacere », né « felicissima »; si limita a sorridere. Entrando in un salotto, prima di salutare l'amica che l'ha invitata, saluta la padrona di casa. Si toglie sempre il guanto destro nel porgere la mano a una signora o a un signore molto anziano. Per strada è ormai ammessa la mano guantata.

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a Susanna e Letizia

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A queste mamme ricordo che c'è "la domenica". Si autorizzi la ragazza, quel giorno, a ricevere qualche compagna di scuola o, se l'appartamento non lo permette, si inviti la sua migliore amica al cinema, al teatro, a partecipare a una gita. Se un compagno di scuola passa a prendere la ragazza si esiga che entri, invece di aspettarla sul portone, ma lo si accolga con decoro: la mamma non sarà in vestaglia, il babbo non indosserà la giacca del pigiama. Nulla umilia di più un'adolescente che doversi vergognare dei propri genitori.

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Può succedere ancora che passati i ventitré o i venticinque anni, la ragazza che fino a ieri era un fiore, incominci improvvisamente ad appassire, diventi acida e nervosa. La madre accorta non tarda a "capire". Capisce cioè che quello che angustia la poverina è il fatto di non aver ancora trovato marito, e che è giunto il momento, per lei, di intervenire. Con estrema discrezione comincerà a darsi da fare: riaggancerà i rapporti con la signora X, che forse non le è simpatica ma ha tre figli in gamba, tutti scapoli. Solleciterà il consiglio e l'aiuto dell'immancabile amica che "conosce tutti". Spronerà il marito a invitare a teatro il giovane ingegner Rossi che è povero, ma promette un brillante avvenire, o l'avvocato Bianchi che non è più di primo pelo, ma ha una vasta clientela e un appartamento arredato. Dal canto suo, il padre studierà la possibilità di mandare moglie e figlia per la stagione estiva a Viareggio o a Cortina, anziché, come al solito, dai nonni a Castelline in Chianti. E se da questo tramestio verrà fuori, com'è probabile, l'agognato fidanzato, il merito sarà tutto dei genitori.

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Lo smoking è un abito nero con risvolti generalmente "a scialle", di raso o faglia. D'estate, la giacca da smoking è di shantung bianco o di leggera flanella bianca. Con lo smoking si porta la cravatta a farfalla nera. I pantaloni sono senza risvolti, e hanno sui lati esterni una stretta banda di passamaneria. La camicia di seta bianca ha spodestato a poco a poco quella a sparato inamidato; la si porta con colletto e polsini morbidi. Gilet oppure cintura alta di raso o faille, come la cravatta. La camicia di batista col davanti pieghettato può essere molto elegante, sebbene meno classica. Lo smoking viene indossato ai pranzi, alle serate di media importanza e ogni qualvolta si legge sul cartoncino d'invito: "cravatta nera". Calzini di seta nera, scarpe di vernice (ma quelle Oxford, opache, oggi sono ammesse) cappello duro o floscio (purché nero), guanti di camoscio grigio. Il tight (pronunciare "tait") . Si compone di una giacca nera o grigio antracite: gilet uguale o grigio perla, o bianco (per matrimoni estivi). Calzoni senza risvolto a righe grige e nere. Camicia con colletto duro (le punte spezzate vanno scomparendo insieme con la cravatta a plastron). Cravatta grigio argento a nodo lungo, per ricevimento e cerimonie comuni, nera per i funerali. Scarpe nere Oxford, calze nere o antracite. Cilindro e guanti grigi. Il frac o marsina (habit in francese, full dresse o tailcoat in inglese), è nero con i risvolti di raso. La lunghezza delle code varia secondo la moda; oggi per esempio sono molto più corte di una volta. I calzoni hanna una striscia laterale più pronunciata di quella dei pantaloni da smoking. Anche il gilet bianco varia leggermente secondo la moda: ora a risvolti, ora semplice, ora a un petto, ora a due (ma qualsiasi sarto di buon nome saprà sempre dare il consiglio più opportuno). Camicia di batista con petto inamidato, colletto rigido a punte spezzate, polsini duri. Cravatta bianca di picchè. Scarpe e calze come per lo smoking. Cappello a cilindro. I guanti e la sciarpa di seta bianca oggi non sono più obbligatori. Un garofano bianco all'occhiello è il tocco finale che completa il frac, ma naturalmente il fiore è abolito se si ha una decorazione all'occhiello.

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Se il matrimonio viene celebrato con solennità, se lo sposo, i padri, i fratelli, i testimoni acconsentono a mettersi in tight (tait), la sposa può indossare l'abito lungo, lo strascico e il velo. Sceglierà un modello di linea attuale, ispirandosi ai vestiti da sera. Una sposa di forme procaci preferirà la linea dritta o morbida a quella fasciata. I tacchi saranno alti, ma non tanto da far scomparire lo sposo, o peggio, da obbligarlo a ricorrere a suole ortopediche, sulle quali tutti punteranno gli sguardi quando sarà inginocchiato davanti all'altare. Se la sposa è miope, faccia come certe attrici: provi e riprovi la "scena" (nel suo caso, il tragitto fra portale e altare) prima del gran giorno, in modo da poter fare a meno delle lenti. Una sposa aureolata di veli NON PUO', assolutamente, presentarsi con gli occhiali.

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La spesa di un l tight può sembrare giustamente troppo gravosa e perfino assurda a chi è abituato a un tenore di vita modesto e sa che, tolta quell'occasione, non ne avrà altre di indossare la giacca a code. Dovrà la sposa, in questo caso, rinunciare all'abito lungo sognato fin dall'infanzia? Dovrà, se è piccola e grassottella, adattarsi a un vestito bianco sì, ma corto, che la ingollerebbe e dispiacerebbe certamente a sua madre? Il galateo ha regole inflessibili solo per chi pretende a un certo "tono", e solo per chi ha i mezzi di poterle seguire. Per tutti gli altri (e si tratta della maggioranza) il galateo chiude indulgentemente un occhio: la sposina modesta vesta dunque l'abito lungo dei suoi sogni e abbia pure un velo; e lo sposo l'accompagni senza complessi nel suo solito doppio petto blu. Non sarà forse inutile, del resto, ricordare che si possono affittare senza arrossire, dei l tights di buon taglio presso ditte specializzate.

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Chi non può offrire il rinfresco in casa propria, ricorre a un buon albergo. Si avrà cura di verificare che il salone messo a disposizione dalla direzione non sia sproporzionato al numero degli invitati : né troppo piccolo, né troppo vasto. Si cercherà di ravvivare la banalità dell'ambiente con molti fiori, e magari di migliorare l'apparecchiatura della tavola o dei tavolini fornendo delle tovaglie di famiglia. Esistono tre tipi di rinfreschi nuziali: 1)il "buffet" in piedi 2)la colazione a tavolini 3)la colazione a tavolo unico.

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Se la colazione è "seduta", cioè a tavolini, a quello centrale presiederanno gli sposi con le damigelle d'onore e la scorta d'onore dello sposo: sarà insomma un tavolo di giovani. A un altro tavolo presiederà la madre della sposa che avrà alla sua destra il sacerdote e alla sinistra il padre dello sposo. Se il sacerdote non assiste al rinfresco, alla destra della madre della sposa siederà il padre dello sposo e alla sua sinistra il nonno del medesimo o uno dei testimoni. A un altro tavolo presiederà il padre della sposa che avrà alla sua destra la madre dello sposo, alla sua sinistra un'altra parente della sposa (probabilmente la nonna) ecc. I testimoni, comunque, saranno sistemati a questi due tavoli. Si può anche combinare un tavolo grande per i quattro genitori e i testimoni, alternati con invitate di riguardo. Agli altri tavolini prenderanno posto gli amici e i parenti, logicamente disposti secondo l'età e i rapporti che intercorrono fra loro. I bambini dovranno sedere a un tavolo a parte, controllati da una persona adulta.

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Del resto, le notizie di questo genere volano rapidamente e, in quei periodi di crisi, è consigliabile tenersi appartati, parlare il meno possibile e soprattutto non lasciarsi andare a sfoghi rancorosi contro l'altra parte, sfoghi che tutti, naturalmente, son pronti ad accogliere avidamente e con apparente simpatia, per poi trarne conclusioni raramente benevole. In caso di separazione, dovrebbe essere il marito a lasciare il domicilio coniugale. La moglie si deciderà a questo passo soltanto se la situazione sarà diventata insostenibile per lei: andrà ad abitare, almeno provvisoriamente, in casa dei genitori o di qualche prossima parente. La moglie continuerà a portare l'anello nuziale e a firmarsi col nome del marito finché non avrà ottenuto il divorzio o l'annullamento del matrimonio. Ottenuto l'uno o l'altro restituisce al marito i gioielli "di famiglia" che le ha regalati. La signora separata dal marito sarà cautissima nel contrarre nuove amicizie e nel ricevere in casa. Eviterà tutto ciò che potrebbe nuocere alla sua reputazione. Non farà confidenze indiscrete a Tizio e a Caio e soprattutto resisterà alla tentazione di descrivere il marito come un bruto o un Barbablù (e se stessa, di conseguenza, come una pecorella raggirata e delusa). Cercherà di mantenere rapporti per lo meno cordiali con la famiglia di lui. Non ostacolerà gli incontri tra i suoceri e i bambini, se ne ha. Continuerà a mandare alla suocera e alle cognate cartoncini di augurio a Natale e a Pasqua. E il marito, se qualcuno ha il cattivo gusto di sparlare in sua presenza della moglie, non rincarerà la dose, ma cambierà discorso o la difenderà cavallerescamente. Non toglierà il saluto agli amici che continuano a frequentarla. Se la incontrerà a un ricevimento non le volterà con ostentazione le spalle: piuttosto si accomiaterà non appena possibile, perché tocca a lui cederle sempre il posto. Una raccomandazione, infine, all'uno e all'altra: non ponete un aut aut ai vostri amici: "o lei o me. O io o lui". Non metteteli a disagio chiamandoli a giudicare dei fatti che non li riguardano. Abbiate il buon senso di ricordare che fino a poco tempo prima vi sareste ritenuti offesi se avessero azzardata la più lieve critica contro l'uno o l'altra di voi.

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Se la tavola è rettangolare, invece, la padrona e l'invitato siederanno su un lato (lui alla destra di lei) e il padrone e l'invitata di fronte a loro (lei alla destra di lui). Se una coppia invita una signora sola, questa siederà alla destra del padrone di casa. Se l'invitato è un uomo siederà alla destra della padrona. Se una signora sola invita una coppia, avrà alla destra l'invitata, a sinistra l'invitato. Tra invitati di uguale importanza e circa della stessa età, si dà la precedenza a chi è meno intimo della casa.Un forestiero ha sempre la precedenza sugli altri commensali. Volendo usare pari riguardo a due coppie di invitati(in un pranzo numeroso), si potranno alternare gli onori del posto. Il marito di una delle signore siederà a destra della padrona di casa. La moglie dell'altro signore a destra del padrone di casa. Per le precedenze a tavola si legga quanto è scritto a pag. 118 nel capitolo dedicato a questo argomento. Qui mi limiterò a ricordare che è meglio rinunciare ad invitare a un medesimo pranzo persone importanti e suscettibili in fatto di precedenze se la designazione

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