Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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La freccia d'argento

212017
Reding, Josef 50 occorrenze
  • 1956
  • Fabbri Editori
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Mikro e Makro se n'erano accorti quando era ormai troppo tardi: ambedue erano stati aggrediti alle spalle, gettati a terra e imbavagliati. Solo Mikro era riuscito a chiamare aiuto con voce soffocata prima che gli tappassero definitivamente la bocca. - C'è qualcuno che sia ferito seriamente? La domanda di Alo è giustificata. Tutti, chi più chi meno, sanguinano: da escoriazioni e tagli, da graffi e contusioni. Fortunatamente, però, non ci sono feriti gravi, ed è un miracolo, col parapiglia che c'è stato! Anche le condizioni di Stucchino, che ora riprende i sensi, non sono preoccupanti. Dei buchi e degli strappi negli abiti nessuno per ora si occupa, men che meno il Segantino, che ha nel pastrano un gigantesco sette tutto sfilacciato. L'attacco è stato respinto! I ragazzi rientrano nel capannone e tirano un gran respiro di sollievo: la Freccia d'argento è lì, incolume! - Dunque, Segantino? Ora tocca di nuovo a lei, dopo questa interruzione imprevista. Quei tipi non sanno dove stia di casa la creanza! Fare irruzione proprio al punto più emozionante! Ci finisca la sua storia! Era arrivato quando i tre bricconi della taverna le puntavano al petto le pistole, mentre da dietro avanzava quello con la seggiola! - Già, è vero. Be', il resto è presto raccontato: con poche frasi è detto tutto. Io alzo allora il braccio destro, indicando il soffitto affumicato, e grido: «Scendi subito, Pedro!» Sorpresi, tutti guardano per un attimo in alto. Tanto mi basta per rovesciare avanti il tavolo e indietro la seggiola e scagliare una bottiglia contro la lucerna fumosa. Al buio si scatenano allora una zuffa e una sparatoria selvagge. Naturalmente senza di me, che, dopo aver distribuito imparzialmente qualche energico ceffone a destra e a manca, avevo già abbandonato quell'antro così accogliente. Però caddi dalla padella nella brace, perché i tafferugli non erano soltanto nella taverna: anche per le strade di Barcellona si era scatenato l'inferno. A stento riuscii ad aprirmi un varco fino a una nave da carico germanica, e là venni a La Freccia d'argento sapere che tutta la Spagna era in fermento. Era scoppiata la sanguinosa guerra civile! Nel locale si è rifatto il silenzio. Qualche ragazzo, malgrado la chiusa emozionante del racconto del Segantino, si è addormentato: il duro corpo a corpo con gli avversari li ha svuotati delle ultime forze. Gli altri ripensano alle parole del Segantino: la guerra civile, la guerra! Per loro non era già una parola vuota di senso; sapevano quel che significava la guerra: bombardamenti notturni, fame, fuga, morte! Che debbano esistere sempre le guerre? Che ci siano sempre attacchi a tradimento come quello di stanotte, e odio e lotta sleale? Su queste domande, a cui non san trovare risposta, i ragazzi si addormentano di un sonno agitato.

La sua caratteristica è di mangiar molto, a tutte le ore e con gran soddisfazione. Amministra inoltre la cassa dei crociati e riesce a disporre sempre di un fondo di riserva di trenta pfennig, pari a circa quarantacinque lire. Winnetou 4 si chiama così soltanto dal primo d'aprile di quest'anno. Gli hanno fatto credere in quel giorno che era stato pubblicato un quarto volume delle avventure di Winnetou Il pellirossa Winnetou è il più popolare degli eroi di Karl May, noto scrittore tedesco autore di numerosissimi libri d'avventure. Poiché Karl May era morto da tempo, e precisamente nel 1912, non era possibile che fosse uscito un quarto volume di Winnetou., oltre i tre già esistenti, ed egli per un palo di settimane non ha fatto che girare da una libreria all'altra in cerca del quarto volume di Winnetou. I capelli di Winnetou 4 sono color carota, ma lui va superbo della sua chioma, che dice di un biondo tizianesco. Stucchino è quello che sta seduto sullo scafo capovolto e ha indosso il camiciotto della tribù. Egli ha la parlantina più sciolta degli altri, ed è probabile che l'abbia ereditata da suo padre, l'avvocato Ramthor. La passione di Stucchino è quella di storpiare i proverbi. Ma avremo presto modo di conoscerlo a fondo! Alo è il capogruppo dei crociati. Egli parla poco e per lo più si limita a sorridere. Però, quando parla, dice sempre cose piene di buon senso. Alo fa il garzone muratore e spera di diventare un giorno architetto. No, non ti sei sbagliato: è lui, quel ragazzo sorridente, vicino alla morsa, che porta la tuta. Hai devo presentartelo per ultimo, perché tra i ragazzi del gruppo ha sempre l'ultima parola. Veramente si accontenta di ripetere le ultime 3 - La Freccia d'argento parole di chi ha parlato prima di lui... Lo dicono un po' zuccone. Né lui né i suoi genitori sono oriundi di qui. Durante un freddissimo inverno dovettero fuggire verso occidente, in una carrettella, con le truppe russe alle calcagna: dal Memel, sulla laguna gelata del Baltico, da un capo all'altro della Germania. Qui a C. si è trovata una nuova possibilità di lavoro per il padre di Hai, che in Curlandia era pescatore di salmoni. Al tempo della grande fuga Hai aveva sei anni, e in quelle terribili notti invernali gli si congelarono tre dita della mano destra, che poi gli dovettero venir amputate. Tutti i ragazzi del gruppo gli vogliono un bene dell'anima. Ecco, ora sai l'essenziale di ciascuno di loro. Ma che cos'hanno i crociati, che se ne stanno lì pensierosi? Ora uno di loro parla: - Voglio andare a vedere se il toso è già tosato? - Be', ora ne sappiamo meno di prima! Che vuoi fare? - Voglio vedere se l'avviso è già affisso alle cosine... sì, cioè, alle cantonate? - Allora fila! Cosino parte a gambe levate. Nel silenzio che subentra si sente la voce di Alo che chiede: - Che cosa ci manca ancora? - La vernice, l'asse per il fondo, il parabrezza, due trasmissioni e lo sterzo - enumera Winnetou 4. - E chi se ne incarica?... - Dici forse a me? - sbotta Stucchino, alzandosi dallo scafo su cui stava seduto. - La faccenda del compensato avrà già fatto abbastanza chiasso a casa mia! A proposito: dov'è andato a finire quell'asse? - Dietro l'armadio degli attrezzi, dove sono le ruote di Mikro e Makro. - L'essenziale è... - Il cigolio della porta tronca a mezzo la frase di Alo. Cosino entra come un bolide. - La data della cosa è cosata! - Come sarebbe a dire? - La data della corsa è fissata! Ecco il manifesto! Attenzione! La cosa, voglio dire la colla, è ancora fresca. L'ho strappato ancora umido dal muro. - Fa' un po' vedere! Le teste dei sette crociati si chinano sul manifesto. È proprio vero! Ecco qua, nero su bianco:

I CUSCINETTI a sfere vanno ancora lubrificati! E lo sterzo è troppo duro! Dacci un'occhiata, Bulle! - ordina Ed-mastica-gomma. Ormai lo spilungone ha digerito lo spavento e adagio adagio sta rialzando la cresta. Con le mani spavaldamente piantate sui fianchi, lancia i suoi ordini come il direttore di un circo equestre. L'Airone rosso deve venir messo a puntino, ma Ede non si degna più di metter mano ai lavori: è troppo fine lui, e inoltre ha i suoi uomini per queste cose! Egli sta pensando alla figurona che farà domani nella vettura, col casco in testa. - Fammi un po' vedere il casco! Ed-mastica-gomma si pianta in capo quel pentolino... Gli è troppo piccolo, e così pare un cioccolatino appiccicato su un testone di gesso mal riuscito. Butta poi il casco sul sedile dell'Airone. - Che ora fai, Janko? - Sono quasi le dieci e un quarto, Ede! 9 -La Freccia d'argento - Ho ancora una commissione da fare - borbotta Ede. - Voi mettetemi a puntino l'Airone. Io taglio la corda! Ed-mastica-gomma se ne va ciondoloni. Jörg, che con gli altri sta rivedendo a fondo l'Airone rosso, resta interdetto. Ede non me disterà per caso un altro tiro mancino ai danni dei crociati? «Quello è capace di mancare alla parola data» pensa Jörg sospettoso, e in quattro salti è sulla strada. Ma guarda, Ede se ne va dinoccolato verso il quartiere operaio dove abita... Per andare al capannone dei crociati dovrebbe prendere la direzione opposta. Un po' confuso, Jörg pensa che stavolta i suoi sospetti erano infondati e, tranquillizzato, ritorna giù in cantina. Invece avrebbe fatto meglio a non deporre tanto presto i suol timori, ché Ede, appena si sa fuori degli sguardi dei suol ragazzi, si arresta. Quasi si sloga il collo per accertarsi di non essere seguito; poi scantona in un vicolo laterale e cambia direzione. Ora la sua intenzione è evidente: egli si dirige verso il capannone dei crociati. Giunto a circa cento metri dalla baracca, Ede si butta a terra quanto è lungo e avanza carponi nell'erba a forza di gomiti, fermandosi ogni tanto in ascolto. Invano i suoi occhi cercano di forare le tenebre per scorgere una sentinella. Il capannone si erge nella notte come un castello disabitato sovrastato da bizzarre torri: l'oscurità trasforma tutto, ingigantendo ogni cosa e dandole un aspetto irreale. Tutto tace, in un silenzio sinistro... Una gioia maligna si impossessa di Ede: il capannone è deserto, e finalmente gli sarà possibile giungere alla Freccia d'argento. Ciò nonostante la paura non l'abbandona. Possibile che i crociati abbiano lasciato incustodita la loro sede? E se nell'interno ci fosse nascosto qualcuno dei ragazzi? Ede si punta su un gomito, cerca tastoni qualche pietra e la scaglia contro la casa. Laggiù in fondo si sente il rumore sordo dei tonfi. Poi, di nuovo, silenzio di tomba. Ed-mastica-gomma è ormai sicuro del fatto suo. Si alza da terra e si dirige verso il capannone. A calci cerca, ma invano, di sfondare la porta; e così pure non cedono le nuove imposte di robusto legno di quercia. Con una pietra acuminata Ede le tempesta di colpi, sempre senza risultato. Allora, esasperato, si arrampica come uno scimmione lungo il tubo di scarico della grondaia e si stende bocconi sul tetto. Anche qui non c'è alcuna breccia che gli permetta di penetrare nell'interno. Con cautela, Ede si appresta a indietreggiare strisciando. Il tetto, fatto di assi imputridite e di vecchio cartone incatramato, scricchiola e crepita sotto il suo peso. È proprio questo tetto fradicio che dà a Ede la soluzione del problema. Con dita tremanti egli strappa un lembo del cartone incatramato, reso friabile dal sole e dalla pioggia; col temperino fruga in una fessura tra due assi imputridite e la allarga; poi vi introduce la mano e dà uno strappo: uno scricchiolio, e infine uno schianto! Crac! Le vecchie assi hanno ceduto e si sono spezzate sollevandosi. La via è libera! Il raggio della lampadina tascabile di Ede si insinua nell'interno, attraverso lo squarcio nero, e fruga il locale degli attrezzi. Ecco la meta di Ede: la Freccia d'argento!... Sghignazzando, Ed-mastica-gomma si introduce a fatica nel pertugio; stringendo fra i denti la lampadina, si lascia cadere nell'interno. * * *

Non appena ci avrai fatto pervenire la tua adesione, ti invieremo un biglietto gratuito per il viaggio in aereo fino a New York con un velivolo della Pan-American Airways, come pure un biglietto per il trasporto, anch'esso per aereo, della tua vettura, la Freccia d'argento. Il biglietto è valido per una sola persona e non potrà in nessun caso esser ceduto ad altri. Per vitto, alloggio, eccetera, si provvederà qui nel migliore dei modi. In attesa della tua adesione, che gradiremmo ricevere al più presto, ti facciamo fin d'ora i migliori auguri. Per il Comitato del Derby di Akron (U.S.A.) Frank Mc. Masters 15 - La Freccia d'argento Stucchino lascia cadere, tutto pensieroso, la lettera di cui ha dato lettura, nel capannone, ai suoi compagni. Più felici di lui, alcuni di essi improvvisano una selvaggia danza di gioia. - Ci sei riuscito, Stucchino! Ci sei riuscito! Per un pelo Stucchino non viene gettato a terra da quell'allegria travolgente. - Ehi, calmatevi un tantino! - Evviva! Come siam felici! - Allora, Stucchino, ti toccherà preparare presto il tuo bagaglio per la trasvolata! - Certamente! Peccato, però, Jörg e Hai, che questa volta non possiate venir con me! - Pazienza! - Hai e Jörg si sforzano di sorridere e soffocano coraggiosamente la delusione che minacciava di venire a galla. - Non ci avevamo neppur pensato! - Senti, in confronto all'America, l'organizzazione di Amburgo potrà naturalmente andarsi a nascondere! - Di certo! E Hollywood girerà subito con Stucchino un film a colori, di quelli che fanno epoca, intitolato: Stucchino, l'eroe sorridente su «Freccia d'argento». - Senz'altro! E se Stucchino andrà a Hollywood, i registi cacceranno via a pedate Errol Flynn... Hai visto al cine-giornale la scena dove Stucchino è trascinato davanti alla macchina da presa e la sua testa di rapa compare in primo piano? Sorrideva come un... caciocavallo: dalla guancia destra come un cacio e dalla sinistra come un cavallo. Ah, ah, ah! Così si scherza e si lanciano freddure. Ma infine Alo, che si è tenuto sempre in disparte, limitandosi a sorridere, interviene: - Chiudete una buona volta il becco! Sapete bene quel che c'è da fare! Il viaggio di andata e ritorno da Amburgo e la corsa così dura non sono stati uno zuccherino per la Freccia d'argento! Dobbiamo ripassarla un'altra volta da cima a fondo, affinché Stucchino non si porti in America una carcassa inservibile, un ronzino tremolante! - Alo ha ragione. Basta con le buffonate e mettiamoci al lavoro! - Stucchino è proprio un caro ragazzo! - dice Jörg sottovoce ad Alo, mentre con tutti i riguardi la Freccia d'argento viene tolta dall'imballaggio assai malconcio. - Chi avrebbe rinunciato, come lui, tanto generosamente, a tutti i premi e pregato il cappellano di distribuirli ai ragazzi più bisognosi di San Michele? Ha dato via quel mezzo bazar di premi e regali che gli son piovuti da ogni parte: li ha dati via come fossero cianfrusaglie! - Hai ragione. Però ora non gli mettere in capo un'aureola. Quella roba in fondo non gli era necessaria: suo padre è un avvocato ben provvisto. - E va bene! - insiste Jörg. - Ma chi sa se, nei suoi panni, ognuno di noi sarebbe stato pronto a distribuire e regalare tutto quanto! I genitori di Stucchino non sono poi milionari... Io rimango del mio parere: Stucchino è un simpaticone! - Questo sì: Stucchino è un buon compagno come non ce n'è un altro. Voialtri avete un capogruppo in gamba, Jörg! - Certo, puoi dirlo forte! - approva Jörg infervorato. * * *

Io intanto vado a prendere il coso pesante. - Come, come? - Volevo dirti di spingere la Freccia d'argento fino alla linea di partenza, mentre io vado a prendere la cassetta per le riparazioni. Winnetou 4, insieme con Hai, spinge la Freccia d'argento sulla spianata da dove partirà la corsa. - Guarda, guarda! Che folla! A occhio e croce abbiamo, a dir poco, cinquemila spettatori! Hai ha ragione. Migliaia di persone, per lo più giovani e bambini, si accalcano ai lati della pista di cemento. Nessuno si è lasciato intimorire dalla pioggerellina che cade fin dal mezzogiorno. Strade e piazze, impermeabili e veicoli, tutto sembra verniciato con uno smalto trasparente. Giungono anche gli esploratori col loro Tifone spinto a braccia, e son salutati a gran voce dai crociati. 11 - La Freccia d'argento - Vedrete con che precisione vi disegnerò la curva ad esse! - dice uno degli esploratori spingendo il Tifone e dando un giro allo sterzo. - Che succede? Lo sterzo non funziona! Qualcuno di voi ci ha forse messo le zampe? - Sarai stato tu a rovinarlo! Un meccanismo così delicato va trattato in guanti bianchi! Che cosa vuoi capirne tu, pachiderma? Levati di torno che ci guardo io alla nostra carretta! Il capo degli esploratori entra nella vettura e prova lo sterzo. - È vero! Lo sterzo è inceppato! Questo guaio non era in programma! Meno male che ce ne siamo accorti prima della corsa! Dammi subito la tua lampadina tascabile! Il capogruppo si china sul Tifone ed esamina pezzo per pezzo l'albero dello sterzo e le trasmissioni. - Ecco qui: c'è una scheggia di legno! Era quasi impossibile accorgersene. L'avremmo vista al più presto dopo esser stati sconfitti clamorosamente. Per, scaraventami sul muso il cacciavite. Bisogna che stringa le viti. Tutta la carrozzeria balla come se avesse la tarantola! Vorrei sapere chi è quel picchiatello che ha ficcato il naso nel nostro Tifone! Forse quel tipo ameno di guardiano che si corica coi polli?... Allora me lo dai o no, il cacciavite? Gli esploratori rimediano così ai guasti del loro Tifone, che fortunatamente si sono scoperti prima della partenza. - Ehi, voialtri! Date un'occhiata allo sterzo e alla carrozzeria della vostra Freccia d'argento. Qui da noi dev'esser stato fatto un tentativo di sabotaggio! - Così gridano gli esploratori con spirito di cameratismo ai crociati, che sono raccolti attorno alla Freccia d'argento. - Tante grazie per l'avvertimento! Ci guardiamo subito! Stucchino si mette infatti all'opera ed esamina attentamente lo sterzo; Alo intanto percuote leggermente la carrozzeria, centimetro per centimetro. Non si riesce a trovar nulla di anormale: tutto è in perfetto ordine, almeno così credono i crociati. - Guardate se lo sterzo della vostra carretta funziona! Gli esploratori hanno trovato un guasto! - Così accoglie Stucchino la banda del Nord, che in quel momento sta spingendo l'Airone rosso al centro della pista. Ma Ed-mastica-gomma disdegna simili avvertimenti. Dentro di sé, però, per la rabbia è sotto pressione come una locomotiva a cui si siano ostruite le valvole di sicurezza. Non rientra nei suoi piani che gli esploratori abbian già rimesso in ordine la loro vettura! Poi si frega tuttavia sodisfatto le lunghe mani, facendo crocchiare le giunture: quelli della Freccia d'argento non sospettano di nulla, poveri innocenti! Ede ora ostenta un'aria sprezzante e fa un gesto lezioso da elegantone. - Da noi tutto va liscio come l'olio! Non abbiam bisogno di verifiche, noialtri! - Be', uomo avvisato non fa primavera! - replica Stucchino, stringendosi nelle spalle. - Che ora è? - È ora che tu metta la testa a partito! - Smettila, buffone! - Sono le tre e venti! - Al diavolo. quello scemo di Jörg! - urla Ede. - Dove si è andato a cacciare con l'olio? - Ve ne possiamo dare noi - gli grida Alo. - I nostri cuscinetti a sfere guazzan nell'olio! Per un attimo Ede si sente a disagio: quel minimo di coscienza che ancora gli resta gli rimorde. Si è comportato da mascalzone, e quei ragazzi gli vengono in aiuto senz'ombra di sospetto, da buoni compagni. Ma poi la solita canaglia riprende il sopravvento. Tra sé Ede mormora il suo motto: «Prima di tutti ci sono io, Ed-mastica- gomma! Poi per un gran pezzo non viene nessuno; poi ci sono di nuovo io! E prima che vengan gli altri, ce ne vuole!» Ede allora, accetta senza scrupoli il lubrificante che gli è stato offerto. Nel frattempo gli spettatori sono andati sempre più aumentando, e gli ombrelli aperti formano ormai un'unica enorme cupola. La ripida pista di cemento, che ieri aveva riflessi di color grigio chiaro, ora è addirittura nera. - Peccato che il cappellano oggi non ci sia! - dice Stucchino ad Alo. - Doveva portare l'Olio Santo a un morente e forse verrà più tardi. L'essenziale è che poi gli possiamo dire che hai conquistato il primo premio. - Il primo premio, voi! - li schernisce Ede da lontano. - Avrete il premio di consolazione! Una figurina Liebig e un nulla d'oro rilegato in argento! Ah, ah, ah! - Che ti ha dato di volta il cervello? O stamattina ti sei alzato col piede sinistro? Brutto sgorbio di un pigmeo! - prorompe di rimando Stucchino. - Smettila con gli schiamazzi e pensa piuttosto alla corsa! Alo ha ragione: fra cinque minuti verrà dato il via! Il comitato del derby impartisce gli ultimi ordini, e i ragazzi devono sgomberare la pista. Rimangono soltanto i tre corridori rannicchiati nelle loro vetture, coi volti tesi, contratti. Il vento lancia la pioggia su quei visi, che gli occhialoni e i caschi proteggono malamente. Ora le vetture vengono allineate al millimetro sulla linea di partenza. Lo starter fissa il cronometro. Gli ultimi secondi trascorrono con una lentezza esasperante. Ed-mastica-gomma scocca un'ultima occhiata beffarda a Stucchino, ma questi non vede intorno a sé che un mare di nebbia. Si tasta la tasca sul petto e, sentendo la medaglia di San Cristoforo, si rincuora e guarda tranquillo dinanzi a sé la pista lucida di pioggia. * * *

- aveva detto quel grassone del redattore capo delle Illustrated News che, a maniche rimboccate, se ne stava accoccolato dietro la sua scrivania. Aveva urlato il suo marsch! con voce tonante ed era fuori dei gangheri perché, con i suoi centodieci chili e rotti, doveva starsene a sudare nel suo ufficio in cima a un grattacielo con quella formidabile canicola. Ma Billy Scott, il ventunenne fotoreporter delle Illustrated News, sapeva incassare, e inoltre conosceva il suo uomo: tutta quella furia sarebbe sbollita non appena gli si fosse potuta schiaffare sotto il naso una fotografia decente. Ma va a scovare un motivo, un'idea! L'occhio di Billy Scott era diventato ormai un obiettivo fotografico: egli non vedeva che motivi da captare e pensava soltanto in didascalie esplosive, quali si richiedono da un fotoreporter che si rispetti, e di New York per giunta. Ma oggi non c'era nulla che fosse degno di figurare sul frontespizio della maggiore rivista a rotocalco degli Stati Uniti. Niente, assolutamente niente! «Nulla, proprio nulla!» pensava Billy, mentre l'ascensore lo portava in basso ronzando. «A quel ciccione dovrei scaraventare sul tavolo una pellicola non impressionata, nera come la pece, dal titolo: Incontro di boxe tra negri nelle tenebre. Ma vediamo quel che si può fare! Non te la prender calda!» Billy si tempestò di pugni le costole, fece una smorfia di incoraggiamento alla sua immagine nello specchio dell'ascensore e tirò fuori perfino un palmo di lingua, con gran stupore del ragazzo dell'ascensore. Giunto sulla strada, Billy saltò nella sua utilitaria sgangherata, in cui entra giusto giusto con borsa e macchina fotografica, socchiuse gli occhi, come fa sempre quando preme il pedale della frizione... ma lo abbandonò subito e sgranò tanto d'occhi: quello che entrava nel suo campo visivo, il suo occhio esperto di fotoreporter non l'aveva mai visto fino allora, né a New York, né in altro luogo d'America! La sua auto, si sa, è di formato minimo, ma quelle che gli venivano incontro rotolando si sarebbero potute ficcare nel taschino del panciotto. Guarda, guarda!... Erano venti casse da sapone montate su ruote, guidate da ragazzi dall'aria arrogante, con in capo una pentola a guisa di casco. Ed urlavano come tanti dannati! Un'idea balenò nel cervello di Billy Scott... Macchina fotografica, occhio al mirino, e... clic! Il mattino seguente, il 28 agosto 1933, i raffinatissimi lettori delle Illustrated News avevano il frontespizio più bello, più originale, più nuovo, sotto il quale c'era la scritta: «Prima corsa a New York delle casse da sapone». * * *

State a sentire, Fred e Burt. Vi faccio una proposta: vi piacerebbe aver come ospiti durante il derby, e poi ancora per quindici giorni, tre ragazzi della vostra età? - Certo, paparino, ci farebbe molto piacere! Ma sapranno giocare a pallacanestro? - Glielo potrete insegnare! - E va bene! - Badate però che ve ne dovrete occupare per tutto il tempo. Mostrerete a quei ragazzi Chicago e le nostre fabbriche, e di quando in quando potrete offrir loro un gelatino! - Benone! Finalmente un ottimo motivo per chiederti un aumento del nostro mensile, daddy! - Sentili, i furbacchioni Siete delle vere sanguisughe! Va bene, ve lo concederò. Ed ora andatevene, perché ho ancora qualcosà da sbrigare nel mio studio. I ragazzi si precipitano fuori strepitando, mentre il signor Moneymaker prende il giornale e passa nel suo studio, dove si accomoda alla preziosa scrivania di mogano. Scuote la stilografica d'oro e si mette a scrivere. Egli scrive un breve ordine alla sua banca e un lungo e quindi costoso telegramma al signor Rolf Ramthor in Germania.

Io propongo che la ex-banda del Nord costituisca un gruppo a sé. E affinché almeno nel nome rimanga qualcosa dell'antica gloria, che direste se battezzassimo il nuovo gruppo «Stella del Nord»? - È un'idea grandiosa! Evviva la Stella del Nord! - gridano i crociati esultanti. - E per il capogruppo come si fa? - Già, a questo finora non avevo pensato. Chi mettiamo a capo del vostro gruppo? Dev'essere un buon camerata, un ragazzo pieno d'iniziativa, e deve avere un po' di sale in zucca. Mi viene un'idea: il gruppo Stella del Nord eleggerà da sé il proprio capo. Allora chi scegliete? - Stucchino! - dice pronto Jörg. - Stucchino! - esclamano anche gli altri membri del gruppo neonato. - Ma Stucchino si mette a gridare, gesticolando: - Per tutti i diavoli! Se mi eleggete, avete proprio quello buono! - Voi non mi conoscete ancora! Sapete cosa sono? Un dittatore! Una macchina tira-pugni! Un randello pazzo furioso! Se mi prende la rabbia, perdo il lume della ragione! Per fare il capogruppo mi manca tutto! Sono impacciato come un pulcino nella stoppa! - Tu sei proprio quel che ci vuole - decide il cappellano ridendo e tagliando corto all'autoaccusa un tantino esagerata di Stucchino. - Ecco qui: il gruppo Stella del Nord ha ormai il suo capo. Entusiasti, Iirg e gli altri del nuovo gruppo circondano Stucchino, gli danno gran manate sulle spalle e gli stringono felici le mani. - Dopo qualche settimana di prova, quando presterete il giuramento, riceverete la croce di bronzo. E poi si farà la gran partita a «guardie e ladri» - dice il cappellano, mettendo fine alla confusione. - Si può sapere quali sono i progetti dei due gruppi di belle speranze? - Ma certo, signor cappellano! La prima cosa che tutti ci proponiamo è di rimettere in sesto la Freccia d'argento, e poi di prender 13 - La Freccia d'argento parte, con Stucchino e la Freccia d'argento, al derby per il campionato germanico di Amburgo! Queste parole non suscitano grida di gioia, ma qualcosa che è assai più eloquente di tutto il baccano e di tutte le affermazioni solenni. Negli occhi dei ragazzi dei due gruppi brilla una luce che è una promessa: noi staremo uniti e faremo tutto quanto è possibile perché Stucchino e la Freccia d'argento possano prender parte al campionato germanico.

Vincent PENNY 5 - A. Mac-Cormick IL TESORO DELLA CAPRAIA 6 - G. Steff e S. Saint-Clair CAPITAN KIDD 7 - D. Butterworth AUISCIA, PICCOLA ARABA 8 - D. Canfield STORIE SU ORDINAZIONE 9 - S. Saint-Clair e G. Steff IL LUPO DELLA VALLE DEL DIAVOLO 10 - R. Browne IL GRANDE VOLO DEL PROFESSOR BONNARD 11 - F. MUhlenweg Attraverso il deserto di Gobi MISSIONE SEGRETA 12 - F. Mijhlenweg Attraverso il deserto di Gobi ORE 0,5 IN URUMCI 13 - A. Holmberg LO STRABILIANTE SIGNOR TEFFAN 14 - G. Duhamel IL CLAN DEI FROMOND 15 - K. v. R. Gnadeberg ANSCIANA 16 - R. Moody IL PICCOLO CAPOFAMIGLIA 17 - P. Woodruff NEL CASTELLO DI SIR BORIS 18 - J. Reding LA FRECCIA D'ARGENTO

Tornato a casa, Stucchino butta giù l'epistola di risposta al comitato del derby di Akron. Eccola. Al Comitato del Derby - Akron (U.S.A.) Alla cortese attenzione del sig. Mc. Masters Stimatissimo sig. Mc. Masters, non può immaginare quanto piacere mi abbia fatto la Sua lettera del 15 maggio. È per me un grande onore essere invitato con la nostra Freccia d'argento alla gara che si disputerà ad Akron. Però vorrei pregarLa vivamente di permettermi di cedere il biglietto per l'aereo e il diritto di partecipazione alla corsa a uno dei due ragazzi di cui ora Le dirò. Questi miei compagni della tribù di San Michele hanno tutti e due sofferto molto per la guerra e meritano più di me un viaggio in America. Tra l'altro io devo per massima parte all'opera loro la mia vittoria di Amburgo. Uno è Hai Stuhm, di tredici anni, profugo del Memel: durante la fuga gli si sono congelate alcune dita. L'altro si chiama Jörg Imhoff, lui pure tredicenne: suo padre è caduto in Africa, a Tobruk, ed egli deve fare lavori d'ogni genere per riuscire a sbarcare il lunario con la sua mamma. Io spero che sul biglietto di viaggio si potrà mettere il nome di uno dei due e che gli sarà concesso di prender parte alla gara. Le sarò grato di una risposta sollecita, perché il tempo stringe. Con rinnovati ringraziamenti per la Sua cortesia, mi dico devotissimo Rolf Ramthor Ecco fatto! Con energia Stucchino verga la sua goffa firma che vorrebbe essere da uomo, scrive rapido l'indirizzo e sul retro della busta nome e indirizzo del mittente; dà poi una leccatina al lato gommato... Puah, che saporaccio! E ora via a impostare. Quando Stucchino giunge davanti alla cassetta rossa e sta per imbucare la lettera, ha ancora un attimo di indecisione: è il «diavoletto» nascosto che di nuovo si fa vivo. E che dice? - Non lo fare! Sei ancora in tempo? Ripòrtati via la lettera e scrivine un'altra. Accetta l'invito. Che ti importano gli altri? L'America ti chiama. Su, sbrigati! Rimetti la lettera in tasca! Invece... patapùnfete!... la lettera è già nella cassetta insieme con altre sue pari. Va a cascare per l'appunto su una lettera d'affari piena di boria che, furibonda, caccia un urlo. Ma ce ne sono altre della gran famiglia della corrispondenza: letterine color di rosa e, senti senti, profumate; stampe e cartoline illustrate di pessimo gusto. La lettera di Stucchino viene subito sommersa da una valanga di domande. Sorridente, si pavoneggia nel fuoco di fila degli interrogativi che incalzano. Del resto, non ha tutti i torti: non è cosa di tutti i giorni una lettera al comitato del derby delle casse da sapone di Akron, negli Stati Uniti d'America! Durante la notte, essa rivela alle altre lettere buona parte del suo contenuto. E quelle rimangono più che mai sbalordite. * * *

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Io ve lo dico fin d'ora come andrà a finire: quelli mandano altri due biglietti per voi per il viaggio in aereo. Vedrete! Ci scommetto qualsiasi cosa! - Sarebbe fantastico! - esclama Hai tutto gongolante. - Ma noi che ci veniamo a fare in America? Alla gara di Akron non prendiamo parte, e all'infuori di yes e no non sappiamo neppure una parola d'inglese... Faremo un tal pasticcio di lingue, che non riusciremo a capirci neppure tra di noi! - Chiacchiere! L'inglese si impara in un batter d'occhio. In tre giorni lo parlerete come quelli del luogo. Aspettate: vi dico la prima frase. Voi ripetetela adagio e chiaramente: «Lo sei che i pepiviri son elti, elti, elti...» Facilissimo, no? Ah, ah, ah! - Gente! L'America! Che bazza! Pensate un po': noi tre ce ne andiamo a zonzo per Broadway, e a un tratto ci assale una banda di gangsters, proprio di quelli specializzati in rapimenti di ragazzi... - Con pistole a tamburo! - E certi negri colossali! - Ma noi ne facciamo polpette! - E ogni giorno ci pappiamo un bel gelato! - E facciamo lega con i ragazzi americani! - Pensa che forse, intorno ai grattacieli, si aggirano degli indiani Sioux! Con i loro mustang1 mustang: il cavallo da sella degli indiani., tomahawk2 tomahawk: l'ascia di guerra degli indiani. e il viso dipinto! - Dipinti? Mi fai ridere! Il trucco ce l'avranno al massimo le signore e le signorine: rossetto per labbra, nero per ciglia, smalto per unghie e simili corbellerie. La risata clamorosa dei tre ragazzi viene a un tratto interrotta: è Ghitta, l'impareggiabile cameriera di casa Ramthor, che entra sgambettando: - Una lettera per te, Rolf! Stucchino afferra di volo la lettera e subito corre con l'occhio al mittente. - Ecco! Il mio vecchio amico Mc. Masters del comitato del derby di Akron! Tenetevi saldi, altrimenti mi cascate per terra! Vedrete che salteranno fuori altri due biglietti per l'aereo! Col coltello a serramanico Stucchino apre la busta... Vorrebbe nasconderlo, ma si vede benissimo che le sue mani tremano per l'eccitazione... A un tratto, ecco, le mani si fermano... Stucchino legge e impallidisce. Sulle prime non capisce; rilegge ancora e poi, senza una parola, porge la lettera ad Hai. Questi legge con voce fioca le ultime righe: -... Sono assai dolente di non poter accondiscendere alla tua proposta veramente generosa. La cessione del biglietto ad altra persona non è ammessa. E neppure ci è stato possibile ottenere due altri biglietti gratuiti per l'aereo. Decidi dunque subito se intendi accettare il nostro invito a queste condizioni, oppure se lo rifiuti. Il mio consiglio personale è però di non ostinarti e di mandare al più presto la tua adesione. Con i saluti più cordiali. Aff.mo Mc. Masters La speranza dei tre ragazzi di fare tutti insieme il viaggio in America crolla, svanisce nel nulla. Stucchino ora si pente di aver fatto tanto lo smargiasso, mentre ora gli altri due rimangono a mani vuote. Perfino Ghitta, che stava per fare un'osservazione impertinente a proposito del rifiuto del comitato del derby, capisce che infierirebbe su quei cuori già infranti e in punta di piedi se ne va, richiudendo l'uscio pian piano. I tre ragazzi son lì come cani bastonati, e i loro volti si fanno sempre più cupi. Nessuno vorrebbe essere il primo a parlare, dopo quella terribile notizia, ed è quasi con sollievo che Jörg e Hai sentono Stucchino scoppiare a un tratto in un pianto di rabbia e di vergogna: - Ormai è finita! E io che ero tanto contento! Adesso del derby non mi importa più nulla. Ci vada chi vuole! Quei superbiosi bellimbusti di Americani! Spilorci impomatati! Buròcrati incartapecoriti! - Stucchino si butta sul letto mordendo il guanciale e sfoga in singhiozzi la sua disperazione.

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Sotto questi titoli a caratteri di scatola viene narrata nel disinvolto stile giornalistico americano la storia della rinuncia di Stucchino e dell'ultimatum che il comitato del derby è stato costretto a dargli. * * *

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CAMPIONE TEDESCO DELLE CASSE DA SAPONE CEDE BIGLIETTO PER AEREO A UN PROFUGO E A UN ORFANO DI GUERRA GENEROSA RINUNCIA DI UN TEDESCO TREDICENNE GERMAN BOY VUOL PROCURARE AD ALTRI UNA GIOIA MA IL COMITATO DEL DERBY GLI ROMPE LE UOVA NEL PANIERE UN FIGLIO DI PROFUGHI DELLA GERMANIA ORIENTALE E UN ORFANO DI GUERRA SUBISCONO UN'AMARA DELUSIONE

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- Come mai questo signor Moneymaker è venuto a sapere della tua lettera al comitato del derby? - E che ne so io? Mistero! L'importante è che l'abbia saputo! - Senti, forse è meglio che non accettiamo questo invito... Può darsi che il signor Moneymaker sia un povero diavolo, magari uno spazzino o un lustrascarpe o qualcosa di simile, che, per farci contenti, ha racimolato i suoi pochi soldi risparmiati a fatica. - Un povero diavolo? Impossibile! Non ci avrebbe mandato un telegramma tanto lungo e non parlerebbe di un invito di parecchie settimane! Cominciamo senz'altro a fare i bagagli: appena i biglietti arrivano, ci infiliamo nell'aereo, noi e la Freccia d'argento! - Si va! Si va! Si va! I biglietti non si fanno aspettare: il giorno appresso, eccoli qua! Ma non giungono soltanto i tre biglietti... Il postino recapita un fascio di telegrammi e di lettere per via aerea. Mittente: signor o signora Tal dei Tali, New York, San Francisco, Ohio, Washington, Philadelphia, Milwaukee, New Orleans e molte altre città. Tutti quanti, telegrammi e lettere, hanno press'a poco il medesimo tenore: Mi dichiaro disposto a sostenere le spese del viaggio in aereo di uno o due ragazzi dalla Germania agli Stati Uniti e a offrir loro qui in America un periodo di vacanza. È questa la valanga messa in moto da Billy Scott e da quei diavoli dei suoi colleghi in giornalismo... * * *

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Chi può aiutarlo a districarsi in questo labirinto, apparentemente senza via d'uscita? Ah, ecco! il cappellano Holk! Con lettere e telegrammi in mano, Stucchino salta sul sellino della sua bicicletta e pedala all'impazzata. Ha fortuna: il cappellano è in casa e sta scrivendo una ramanzina a qualche membro negligente del coro di Santa Cecilia: tra i bassi anche ultimamente sono mancate delle voci. - Ah, sei tu, Stucchino! Mettiti a sedere da qualche parte. Che succede ancora? - Guardi! - risponde Stucchino, mettendogli sotto il naso il fascio dei telegrammi e delle lettere. - Perbacco! Tutte letterine d'amore?... chiede il cappellano per celia, mentre carica la pipa. Le orecchie di Stucchino si fanno di fuoco. - Lettere d'amore?! Sciocchezze! Legga, legga! Il cappellano pesca fuori un telegramma e gli dà una scorsa, mentre lancia verso il soffitto una gran nuvola cilestrina. Sbalordito, afferra ora una delle lettere, poi di nuovo un telegramma, e un altro ancora. Non crede ai propri occhi. - Ma come hai fatto a combinare una cosa simile? - Non lo so davvero! - Su, non startene lì come un allocco! Fa' un po' il conto di tutti gli inviti. Quanti sono? - Ventotto. - E si riferiscono tutti ad Hai e Jörg? - Qui sta il punto? - Non vorrete per caso volare innanzi e indietro, dalla Germania all'America, ventotto volte? Aspetta un momento: oggi è il 7 giugno. Se vogliamo dipanare questa matassa imbrogliata, bisogna ancora una volta fare dei turni di notte... Scriviamo a tutti questi generosi «Misters» e «Mistress», chiedendo se sono disposti ad accogliere, anziché Jörg e Hai, altri ragazzi della tribù. Allora potrebbero partire tutti i crociati, tu col tuo gruppo Stella del Nord al completo e qualche altro ragazzo di San Michele. Chissà se gli ospiti americani accetteranno? E non sarà ormai troppo tardi? Comunque, tentiamo! Spediremo le lettere per via aerea, e il porto ce lo pagherà ancora una volta il Segantino. Su, svelto! Rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci a scrivere di buzzo buono. Ce la faremo, noi due, a smaltire stanotte questo mucchio di lettere? - Posso andare a chiamare Hai e Jörg. E anche Mikro e Makro e qualcun altro? - Benissimo! Allora raduna tutti quelli che puoi. Intanto io comincio a buttar giù la prima lettera. Speriamo di fare in tempo! * * *

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. - Se io me ne fossi andato solo soletto in America, non avrei avuto ad Akron nessuno spettatore del mio Paese a fare il tifo per me e a sostenermi. Già io lo dico sempre: ride ben chi ride l'ultimo, se i primi son discreti!

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Sulle prime avrei voluto farne a meno e svignarmela. Io, l'autore di questa storia, devo scusarmi perché il libro finisce qui. Non essendo riuscito ad avere un biglietto per l'aereo, non son potuto partire col DC-6 insieme con Stucchino, Jörg e Hai, Alo e tutti gli altri, e allora non mi è rimasto che unirmi al cappellano e al tondo Segantino e cantare a squarciagola la canzone delle casse da sapone. Frammischiato coi ragazzi di San Michele mi sono sbracciato a salutare, finché l'aereo è scomparso all'orizzonte. E com'è andata a Stucchino e agli altri monelli? Come se la sono passata in America: ad Akron e a Chicago dal signor Money- maker? È incredibile, ma è così: finora non ne so nulla, perché quei poltroni non hanno scritto neppure una lettera. In tutto e per tutto una cartolina illustrata col panorama di New York a volo d'uccello. Ci stava scritto: Ce la passiamo magnificamente! Ogni giorno aumentiamo a dir poco di mezzo chilo. Ieri per un pelo non fracassavo la grande Cadillac del signor Moneymaker. Il resto a voce. Vostro Stucchino. Di più sulla cartolina non c'era. Io però vi faccio una proposta. Aspettiamo che Stucchino e gli altri ritornino dagli Stati Uniti. Allora dovranno raccontare, raccontare, raccontare! Se sarà interessante e se metterà conto... allora lo leggerete presto. D'accordo?... E va bene!

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STUCCHINO VA A ISCRIVERE AL DERBY LA «FRECCIA D'ARGENTO» DEI CROCIATI. SAREBBE STATO MEGLIO PERÒ CHE IN MUNICIPIO NON AVESSE PARLATO TANTO AD ALTA VOCE, PERCHÉ ORA ED-MASTICA-GOMMA HA MANGIATO LA FOGLIA.

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Quando al derby la nostra Freccia d'argento taglierà il traguardo per prima, saremo ormai a cavallo. Questa corsa regionale è nello stesso tempo anche un'eliminatoria. Per il vincitore c'è, come primo premio, un equipaggiamento completo da corridore, un casco e una bicicletta. E quel che più conta: egli potrà prender parte al campionato nazionale. Il campione germanico va poi negli Stati Uniti al derby internazionale delle casse da sapone... Ma io sto mettendo il carro avanti ai buoi!... - Eh, già! Il carro avanti ai buoi! - Hai fa eco alle parole di Stucchino. - Sarà tanto se riusciremo a prender parte alla gara qui a C. Non c'è nulla di pronto, e ci manca quasi tutto il materiale. - Però l'essenziale c'è: un paio di occhialoni da motociclista, che hanno una linea, una classe... Occhiali veramente formidabili! - Un momento, Stucchino! Chi parla è il cappellano, che oggi avrebbe dovuto dir due parole a proposito del paragrafo 2 del regolamento del gruppo. Ma i ragazzi erano tanto infervorati per la loro gara, che il cappellano finora noti ha potuto far altro che la parte dello spettatore attento e sorridente in quella discussione più rumorosa che obiettiva. Però ora è sbalordito, perché quelli che Stucchino estrae dalla tasca sono... - Ma quegli occhiali sono miei, Stucchino! Dove li hai trovati? Stucchino casca dalle nuvole. - Davverooo?! Sono proprio i suoi, signor cappellano? Li ho trovati per terra davanti a casa sua, ieri quando son venuto a riportare il libro di avventure. Non sapevo che lei possedesse un paio di occhiali come questi! - Per andare in motocicletta devo forse ficcarmi in capo un casco da palombaro? - chiede il cappellano ridendo. - Se mancano gli occhiali, è finita con la nostra corsa! Senza occhiali sono una schiappa, sono un relitto di naufragio, sono fiacco come un Sansone rapato a zero! - fa Stucchino abbacchiato, con un muso lungo un palmo. - Be', senti. Veniamo a un accomodamento. Io ti presto gli occhiali fino alla corsa, e se tu con la Freccia d'argento ti piazzi fra i primi tre arrivati, te li puoi tenere definitivamente. Siamo d'accordo? - D'accordo, signor cappellano! I suol occhiali li può mettere fin d'ora nella lista delle perdite. Può salutarli per sempre. Alo sorride. - Di' un po', come vuoi fare a vincere la gara? Vuoi forse attaccare direttamente le ruote della carrozzella a quel tuo ridicolo compensato e poi partire in volata, smargiasso che non sei altro? Stucchino, punto sul vivo, ribatte furioso: - Ma piantala, pilota interplanetario dei miei stivali! Tu, pruno nell'occhio destro della nostra tribù! Tu, col tuo spirito di rapa! Se io non avessi prelevato quel compensato dalla nostra libreria, me lo dici cosa faremmo ora?... - Dove hai preso l'asse di compensato?... - interviene il cappellano, troncando a mezzo quel fiume di eloquenza. - Io l'ho... era nella libreria di mio padre e non serviva a niente. Allora l'ho smontato! - C'è qualcun altro che abbia sottratto cose superflue? - domanda il cappellano in tono reciso. In apparenza severo, ma dentro di sé divertito, egli squadra i crociati, che si son fatti piccini piccini. - Sì, anche noi? - si fanno avanti con la coda fra le gambe Mikro e Makro. - Le ruote della nostra vecchia carrozzella da bambini. - La carrozzella è veramente fuori uso? - Sì... cioè... no. Il padre di Klaus l'avrebbe voluta, ma non ci sono più le ruote? - Così non va, cari i miei prodi rapinatori! Oggi stesso rimetterete tutto al suo posto! - decide il cappellano. Alo non sorride più quando commenta: - Allora la nostra gara se ne va in fumo? - Va tutto in fumo! - gli fa eco Hai. Un silenzio pesante si abbatte sulla delusione dei ragazzi, e dura a lungo. Il cappellano invece ha un lampo malizioso negli occhi quando infine riprende: - Ragazzi, statemi a sentire! Un mezzo c'è! - E mentre illustra il suo piano ai crociati, tutti quei volti giovanili, prima aggrondati, poco per volta si rischiarano. E il sorriso ritorna sulle labbra di Alo.

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Se vanno avanti a quel ...- modo riusciranno a terminare in tempo la loro idiota Freccia d'argento! - bofonchia Ed-mastica-gomma, sputando in un angolo la solita cicca e appiccicandosi al grosso labbro inferiore un'esile sigaretta. Strofina un fiammifero, e per qualche istante una luce fumosa fruga la cantina, investe guizzando una ventina di ragazzi, lambisce una vettura verniciata di rosso scarlatto e va a cadere sulla parete dove sono appesi due pugnali incrociati e un drappo nero su cui campeggia un teschio giallo che digrigna i denti... Poi l'oscurità ripiomba improvvisa nella cantina, e solo là in fondo, rivelata sommariamente dalla brace della sigaretta, fluttua la grinta sfrontata di Ed-mastica-gomma, come una maschera diabolica. Quand'egli riprende a parlare, la sua voce suona roca: - A quei crociati bisogna mettere i bastoni fra le ruote: sono gli unici concorrenti temibili. Bulle e Janko sono riusciti a scoprire i nascondigli delle altre macchine, che quello scimunito del Municipio non aveva voluto rivelare: quelle carrette non valgono un gran che, ed è inutile occuparsene. Invece mi dà fastidio quella banda di mocciosi con la loro Freccia d'argento. Jörg, tu che ieri eri al posto di osservazione al capannone dei crociati, di' un po': a che punto è l'intelaiatura? Gli risponde una fresca voce giovanile: - È quasi terminata. La vettura di quei ragazzi è bellissima: più bella ancora del nostro Airone. Ha una linea aerodinamica, e mi pareva tal quale una macchina da corsa sul Nürburgring. - Al diavolo tutti! - Ed-mastica-gomma, furioso, dà in escandescenze. Dopo aver vuotato il sacco delle imprecazioni, sporge soprappensiero la mascella inferiore, il che gli dà un aspetto anche più volgare e brutale del solito. Ecco, pare che gli sia balenata un'idea. Con un gesto deciso che non ci si sarebbe aspettato da quel perticone smidollato, scaraventa a terra la sigaretta appena accesa, così che le faville sprizzano all'intorno. Poi con poche frasi rapide spiega come si propone di intralciare l'opera dei crociati. In qualcuno dei ragazzi si risveglia istintivo lo spirito di ribellione, ma poi i propositi velenosi di Ede finiscono con l'elettrizzare tutti quanti. Soltanto la voce di Jörg si leva contro Ed-mastica- gomma: - No, Ed, non lo dobbiamo fare! Non è giusto! I crociati non ci hanno fatto niente di male! Perché la nostra non dev'essere una gara leale? - Citrullo integrale che non sei altro! - lo investe Ed-mastica- gomma. - Qui non si fanno storie! È in gioco il buon nome della banda del Nord! Con la forza si ottiene tutto. Anche in questo caso. Per che cosa abbiamo il teschio sulla nostra bandiera? Se già hai la tremarella, vigliacco, puoi andartene quando ti pare! Il mio piano sarà attuato ad ogni modo. E fatela finita! Ve lo dico una volta per tutte: non ammetto che si intrufoli il becco nei miei progetti! Volete sapere altro? Un mormorio gli risponde che no, non han più nulla da chiedere. - Allora toglietevi dai piedi! Dunque tutto è chiaro. Mi raccomando, puntuali! Una porta cigola sui cardini arrugginiti e, poco per volta, si dileguano lo scalpiccio e le voci confuse. Soltanto un passo risuona ancora nella cantina e di nuovo si accende un fiammifero. Ed-mastica- gomma è rimasto solo. A quella luce fioca egli accarezza quasi con tenerezza il cofano rosso scarlatto dell'Airone; ma il suo ultimo sguardo è per il teschio giallo della bandiera. - Dobbiamo vincere! - sibila tra i denti. - Ed-mastica- gomma vincerà sull'Airone rosso! Così dev'essere e così sarà! Poi se ne va, arrancando pesantemente tra le nere macerie, mentre sferzate di una pioggerella minuta entrano dalle occhiaie vuote delle finestre. Lontano echeggiano dodici rintocchi di campana. Come Ed-mastica-gomma, anche un altro se ne va solo soletto verso casa. È Jörg, a cui il perfido piano di Ede non garba affatto. È mai possibile che Ede abbia ragione e che nella vita tutto si debba conquistare soltanto con la forza? In realtà Ede, negli ultimi anni, aveva fatto della banda del Nord il gruppo più temuto di tutta la città. Ma quel che ora si propone di fare!... Jörg non riesce a sbrogliare i suoi pensieri tormentosi. Sente di trovarsi a un bivio, ma non sa quale sia la strada da prendere.

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COMUNQUE ANDREMO A SINCERARCENE DI PERSONA.

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VILE IMBOSCATA Nella notte dal 22 al 23 aprile individui ignoti hanno fatto irruzione nel vecchio capannone del club nautico, che da anni è la sede dei «crociati» di San Michele, allo scopo di distruggere la Freccia d'argento, la vettura costruita dai crociati stessi, già iscritta al derby delle casse da sapone, e che per l'appunto era stata portata a termine. Il fatto è tanto più deplorevole in quanto è quasi impossibile che, nei pochi giorni che mancano al termine del 30 aprile, i crociati riescano a costruire una nuova vettura. Dei responsabili finora nessuna traccia.

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- Non servirebbe a niente! - replica Alo sfiduciato. - La Freccia d'argento ormai non risorge più! - E perché no, ragazzi?... Tutti si girano sorpresi verso la porta, da cui sta entrando il grosso Segantino. - Reverendo, mi perdoni se entro in questo modo: ho bussato, e forse non mi ha sentito. Son questi i crociati, i ragazzi perseguitati dalla scalogna? Bene, ho piacere che siano qui. Venivo proprio per questo, signor cappellano. La notizia che ho letto in questo momento sull'edizione della sera non la posso mandar giù. Un'impudenza inaudita, quell'imboscata! Fuori di sé, il tondo Segantino, drappeggiato nella mantellina di panno, si lascia cadere su una poltrona, e intanto si asciuga con uno sgargiante fazzolettone a fiori la fronte imperlata di sudore. - Allora mi son detto: per via di questa birbonata non deve fallire la giusta causa dei crociati, tanto più che anch'io, in certo modo, ho partecipato alla costruzione... Dunque, ragazzi, per farla breve: il Segantino vi regala tutto il legname che vi occorre per ricostruire la Freccia d'argento e in più vi dà - e qui s'interrompe per frugare nel portafogli ben fornito - questo bigliettone da venti marchi per la vernice, eccetera, eccetera! Per qualche istante i ragazzi, tanto sono sbalorditi., quasi non afferrano la generosa offerta del Segantino. Naturalmente quello che si riprende per primo è Stucchino: - L'uomo prevede e il Segantin provvede! - declama rompendo il silenzio. E Alo urla, al colmo dell'entusiasmo: - In onore del Segantino il nostro grido di guerra: - Rikki tikki tavi okalay! - Cuccù! - Okalay! - Cuccù! - Okalay! - Cuccù! Tutti strepitano in coro a botta e risposta, il cappellano compreso. - Be', ora calmatevi! Tutto questo spreco di voce non me lo son meritato! - commenta il Segantino modestamente. - Lei merita ben altro! - interviene il cappellano. - Ha fatto felici questi ragazzi, e ciò ha un valore inestimabile. - Eh, son stato giovane anch'io! - sorride compiaciuto il Segantino. - Però stavolta bisogna stare in guardia! - così Winnetou rammenta a tutti quanto sia grave la situazione. - Quelle canaglie non devono poterci fare un altro tiro! Ma come impedirlo? La Freccia d'argento dev'esser costruita per forza nel capannone: un locale migliore non lo troviamo di certo! Anche questa volta è il Segantino che ha un lampo di genio: - Nella segheria conservo ancora un paio di lettini da campo a due piani, di quelli che adoperavamo per lo sfollamento in tempo di guerra: ve li faccio portare nel capannone: così potrete a turno lavorare, montar la guardia e dormire. Che tornino pure, quei miserabili! Chi li tiene più, ora, i crociati? Urlano tutti a squarciagola: - Per il Segantino: hip, hip, urrà! Hip, hip, urrà! Hip, hip, urrà!

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OPPURE ED-MASTICA-GOMMA RIESCE A IMPORSI ANCORA UNA VOLTA CON LE SUE ARTI SUBDOLE?

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Egli odia la luce: per questo ha scelto come rifugio della banda del Nord la cantina senza finestre del macello ridotto a un mucchio di macerie... I tre ragazzi passano di nuovo sotto un lampione. La luce velata basta appena perché si possa riconoscere la fisionomia di Bulle, a cui Ede si rivolge. Bulle è un ragazzo atticciato, dal collo taurino e dal viso tipico di pugilatore: naso spiaccicato come un fico secco, orecchie accartocciate, labbra tumide, fronte bernoccoluta. Bulle risponde a una domanda di Ede: - Va bene, Ed! Anche a me quel saltamartino da un pezzo non piace affatto. Mi pare che alzi troppo la cresta. Dobbiamo tenerlo d'occhio perché non cambi bandiera? Voglio stargli alle costole. Sei d'accordo? - Un po' di sorveglianza non farà male! - risponde Ed-mastica- gomma, e intanto tempesta di pugni, seguendo un certo ritmo, la porta della cantina: pum pum pum... pausa... pum... pausa... pum pum pum. Dall'interno chiedono: - Parola d'ordine? - Pugno di ferro! - Entrate! Oh, guarda! Il capo in persona! - Ci sono tutti? - si informa Ede, esplorando con la lampadina tascabile i volti dei suoi ragazzi. Su quello di Jörg il cono di luce si sofferma una frazione di secondo di più che sugli altri. Ede spegne la lampadina. La sua voce, che ora esce dalle tenebre, suona fessa, come un vetro incrinato. - La nostra piccola operazione non è servita a niente. I crociati ricominciano a costruire con nuove scarabàttole. Al capannone hanno messo le sentinelle, e i nostri informatori non possono neppure accostarsi per vedere a che punto sono quei mocciosi con la nuova Freccia d'argento. Io però ci scommetto che ce la fanno entro il termine stabilito. Si son trascinati là delle cataste di legname e un mucchio di materiale d'altro genere. Che cosa dobbiamo fare? - Fracassare di nuovo la Freccia d'argento! - risponde Bulle con voce rauca. - S'intende! Altro mezzo non c'è! Io mi sganascio fin d'ora dalle risate per quando ritroveremo sul giornale la nostra «impresa». Come ieri: Dei responsabili finora nessuna traccia. Ah ah ah! - Ede ci fa su una sciocca risata. - Non ne hai abbastanza delle mascalzonate, Ed? Sarebbe un'infamia spaccare di nuovo la Freccia d'argento a quei ragazzi! Era la voce di Jörg, e qualche altro gli faceva eco. - Chiudi il becco! E piantala con le prediche! Comincio ad averne abbastanza! - esclama Ede minaccioso. - E io di te è un pezzo che ne ho fin sopra i capelli! Con voi non ci sto più! - Davvero, pivellino? Non vuoi più stare con noi? Io invece la penso diversamente! Hai capito? E se non vuoi più starci, conosco due argomenti persuasivi per farti cambiar parere! Il primo... Ede sputa la gomma che stava masticando e se ne ficca in bocca una nuova. La sua voce si abbassa di tono, ma si fa più imperiosa e cattiva. - Dunque, il primo argomento sono i miei pugni, che ti pianto subito nel mostaccio, e l'altro è una parolina in un orecchio alla polizia, a cui interesserà sapere chi è quel ragazzo che di notte ha trafugato la bandiera del Municipio, che poi non si è più ritrovata. - Maledetto! - geme Jörg. - Ma sei stato tu a esigere da me quella prova di coraggio prima di ammettermi nella banda! - Hai delle prove? Hai testimoni? Lo vedi, dunque! Jörg stringe i pugni furibondo, ma è completamente disarmato. Ede li tiene tutti in suo potere. Dopo quel facile trionfo, Ede, che sa di aver ottenuto l'effetto desiderato, impartisce i suoi ordini senza che nessuno fiati. - Allora dopodomani, di notte!... Alla medesima ora dell'altra volta. Però prenderemo le chiatte e dal canale punteremo dritti sul capannone. Ma attenti? I mocciosi hanno messo le sentinelle. Saranno sopraffatte senz'altro. Portate anche i vostri randelli, intesi?... E ora filate! Ede armeggia ancora un poco nel locale. Anche questa volta è lui che se ne va per ultimo. Apre la porta: uno scialbo raggio di luna si insinua nella cantina e va a cadere sul teschio Guarda, guarda! Sotto il teschio ora c'è un solo pugnale!

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DOPO LA preghiera della sera, Alo assegna i turni: - I primi a montar la guardia saranno Mikro e Makro; poi Stucchino e Winnetou 4, e quindi Hai e Cosino. L'ultimo turno lo faccio io con uno dei tre ragazzi della tribù di San Michele che ci hanno mandato di rinforzo. - Meno male che la settimana scorsa ho riportato tutto contrito al vecchio genitore la parete della sua libreria! In compenso mi ha concesso, con gesto magnanimo, di passar qui tutte le notti fino al giorno della gara. Naturalmente c'entra per qualcosa anche la mia dialettica stringente! - Sappiamcelo, sappiamcelo! Sei proprio un ragazzo in gamba! Tal quale la nostra nonna... che camminava su una poltrona a rotelle! - E tu, nel nostro gruppo, sei fra i migliori!.,. Ce n'è uno solo che ti batte! - Oh, grazie! - Sicuro, perché quello è ancora in gattabuia! - Smargiasso che non sei altro! - E tu zucca barucca! Winnetou e Stucchino cominciano a riscaldarsi. Allora Makro si improvvisa banditore: - Avanti, signori e signore! Venghino, venghino! Qui si andrà a vedere la grande battaglia del secolo! Stucchino, l'Asia, contro Winnetou 4, l'Europa... - Smettetela con codeste scemenze, ragazzi! Le sentinelle del primo turno devono andare ai loro posti. Sono già... - Alo dà un'occhiata all'orologio da polso - sono già le dieci passate. Mikro e Makro, svelti! Prendete le aste dei pennoni, le lampadine tascabili e il fischietto. Appena vi accorgete di qualcosa di sospetto, svegliatemi! In caso di attacco, fischiate immediatamente. È chiaro? - Gnorsì, grande pascià Alo! Tutto è chiaro come in fondo al pozzo! - Su, ora andate! Mikro e Makro afferrano un'asta per ciascuno e scompaiono. - E noi soniamo la ritirata e andiamo a cuccia. Entro dopodomani la Freccia d'argento sarà di nuovo a posto. Ma ora zitti e dormite. Altrimenti vi appisolate quando siete di guardia. Io domani ho anche una giornata massacrante al cantiere. - E noi invece... vacanza! - fa tutto giulivo Stucchino. I ragazzi infilano le tute e s'involtano nelle coperte. - Non mi cascar sulla zucca, tu e il tuo pagliericcio! Accidenti!... È tutto bucato! Piove giù la paglia ch'è un piacere! - urla Hai rivolto a Stucchino che gli sta sopra. Questi, previdente, a scanso di sorprese, aveva naturalmente occupato la cuccetta superiore. - Statti buono e zitto, figlio mio! - fa Stucchino in tono mellifluo. - Chi si contenta gode e i cocci sono suoi! Alo spegne la lanterna e si avvolge lui pure nelle coperte. - Buon riposo, ragazzi! - Grazie, altrettanto, Alo! E pulci in quantità! La giornata di lavoro dei crociati è stata dura, e in men che non si dica la stanchezza li vince. Nel capannone ora regnano soltanto il sonno e i sogni. Di fuori, Mikro e Makro fanno la ronda intorno al capannone. Di quando in quando si arrestano, tendono l'orecchio scrutando le tenebre e accendono per un attimo la lampadina tascabile. Non si sente né si vede nulla. Trascorrono così i minuti, l'uno dopo l'altro. Mikro sbadiglia rumorosamente; si appoggia all'asta e lascia libero corso ai suoi sogni guardando il cielo notturno annuvolato. Di quando in quando tra le nubi fa capolino qualche stella: l'Orsa Maggiore, l'Ariete... A un tratto Mikro trasale. Non si sente forse un rumore? Uno scalpitio, un passo pesante? - Ehi, Makro! - Che c'è? - fa quello sottovoce. - Non senti? - No, che succede? Forse... alt! Ora ho sentito anch'io. Zitto! Vien qualcuno! - Devono essere in molti! Passi così pesanti! Un intero drappello! - Mamma mia! Siamo aggrediti! - Presto, fischia! - Trrrriiiiii! Allarmeeeee! Il trillo del fischietto vibra acuto nel silenzio della notte. Fischi e grida strappano i ragazzi dalle loro cuccette. In quattro salti son tutti alla porta e fuori. Ecco, ecco là! Dal sentiero che sale al capannone proviene uno strepito, un respiro affannoso... È... il tondo Segantino!

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Volevo venir a vedere come vanno le cose. E soprattutto volevo chiedervi come dormite nelle mie mefitiche cassette. Ma che strada maledettamente faticosa è la vostra! Questo è il Cervino in miniatura! Un'arrampicata coi fiocchi! Appoggiandosi al bastone nodoso, il Segantino arranca su per il sentiero sassoso e suda e sbuffa. Finalmente ce l'ha fatta: col fiato grosso tende a tutti la sua zampa smisurata. - Buona sera, Segantino! Lei arriva quassù in volata come il piè veloce Achille! - lo accoglie Alo. - Le nostre sentinelle del primo turno per poco non crepavano dallo spavento! - È un paragone che non calza, quello del piè veloce Achille. Piuttosto il Segantino esce dalla macchia come un cinghiale ferito e braccato - rettifica Stucchino. Fra risate ed esclamazioni di benvenuto il Segantino viene scortato nel capannone. Solo Mikro e Makro rimangono di sentinella con un muso lungo un palmo. Proprio a loro doveva toccare di dare un falso allarme! - Come ti è venuta l'idea da Bertoldino e Cacasenno di un'aggressione? - apostrofa Mikro il suo gemello. - Cosaaaa? Ioooo? Pachiderma che non sei altro! Chi è stato a fischiare l'allarme? - E chi ha gridato «Allarme!» a squarciagola, dromedario? - Io? Cosa ho gridato io? Mentre Mikro e Makro si rinfacciano a vicenda l'«onore» del falso allarme, il Segantino ha fatto il suo ingresso nel capannone e si è messo a sedere. - Accipicchia, come vi siete sistemati benino! E quella è la Freccia d'argento? Hm! Faccio tanto di cappello! Poco ci manca ed è pronta per il via!... E come si dorme nelle cuccette? - Come su materassi di gommapiuma! - risponde per tutti Stucchino. - Benone! Mi fa tanto piacere, ragazzi. Perché, sapete, non c'è niente che valga quanto una cuccia decente! Le amache di quando io ero marinaio - Racconti, Segantino? Racconti di quando era in mare! - supplica tutto il gruppo dei ragazzi. - Su, racconti, racconti! Un'avventura della sua vita di lupo di mare! Via, sia buono! Non abbiamo più sonno ormai e, poiché ci ha svegliati, per penitenza ci deve raccontare una storia di quelle che fanno accapponare la pelle. Noi ci ficchiamo di nuovo a letto, e lei racconta! - Ma sì! Se ci tenete tanto... Dovrei avere una pietra al posto del cuore per non accontentarvi! Allora, svelti a cuccia! Vi voglio raccontare un episodio realmente avvenuto. Ma zitti e attenti! I ragazzi sono già spariti nei Tettucci e aguzzano gli orecchi per non perdere neppure una sillaba. Con voce cavernosa il Segantino incomincia: - Era poco prima dello scoppio della guerra civile in Spagna. Noi veleggiavamo con la nave Espérance dalla Costa d'Avorio verso Barcellona. Il Segantino si caccia in bocca un nero sigaro panciuto e con tutta flemma gli dà fuoco. Poi riprende a raccontare, lanciando nuvole di fumo come un vulcano. - Avevamo un carico di legname pregiato. Io ero noto nell'ambiente commerciale quale compratore e rivenditore esperto di legni pregiati, e così anche a Barcellona ero io che avrei dovuto smerciare il nostro carico. Avrei dovuto? Be', state a sentire! L'àncora era stata appena gettata nell'acqua melmosa del porto, quando incominciò la solfa. L'intero equipaggio, salvo i marinai di guardia, si trasferì nella solita taverna, la «Comandancia». Capitano, ufficiali e marinai mi trascinarono con loro in quella tana, in quel covo d'inferno. Erano tipi da prender con le molle, quelli dell'Espérance! Le loro teste, sfregiate da innumerevoli cicatrici di ferite da taglio e da bastone, erano già annebbiate da idee sanguinarie di rivoluzione e dalla sete di strage e di rapina. In quella stessa notte se ne sarebbero visti gli effetti. Mi avevano fatto ingollare un paio di bottiglie panciute di vino rosso e non so quante altre porcherie. Quei mascalzoni mi credevano già ubriaco fradicio. Peggio per loro! Si erano sbagliati di grosso, quei domatori di aringhe, quei rabberciatori di reti! Non avevano fatto i conti con la mia enorme capacità di sopportare il vino. Ed ecco, di dietro il banco fumoso vien fuori una di quelle canaglie e si accosta al mio tavolo. Vede che alla catena dell'orologio porto appesa una medaglia con un'immagine della Madonna, un ricordo di mia madre, e si mette a berciare, come un toro punzecchiato: «Maledizione! Un altro baciapile! Via quelle cianfrusaglie!» e mi si butta addosso per strapparmi la medaglia dalla catena. Allora, con queste manine delicate, - e il Segantino alza le sue pale da mulino all'altezza del petto - con queste manine delicate gli assesto un paio di pugni solenni. Quel mascalzone attaccabrighe si ritrova così dietro il banco di dov'era venuto, tra un mucchio di frantumi. La faccenda però si complica. In men che non si dica, tre dei suoi compari mi si piantan davanti con le pistole spianate. Lo confesso, non era una situazione piacevole! Le bocche lucenti delle pistole erano rivolte verso il mio cuore... quella parte che per l'appunto ho tanto sensibile! Rifletto un istante sul da farsi e, per schiarirmi le idee, comincio col fiutare una presa di tabacco. Mentre sto contemplando meditabondo l'interno del coperchio della tabacchiera, lucido come uno specchio, mi sento un certo non so che alla bocca dello stomaco: nel coperchio vedo il miserabile che ho preso a pugni accostarmisi dal di dietro, quatto quatto, brandendo una seggiola. Che fare? Davanti a me i tre «pistoleros», dietro quell'attaccabrighe vendicativo che voleva ridurmi in poltiglia... Allora io alzo... - In quell'istante la porta si spalanca, e alcuni figuri mascherati si gettano sul Segantino. La lucerna cade e si spegne. Soltanto ora si odono echeggiare di fuori delle grida soffocate: - Aiuto! Aiuto!

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QUESTA IMBOSCATA PORTERÀ A UNA NUOVA E DEFINITIVA DISTRUZIONE DELLA «FRECCIA D'ARGENTO»?

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Vede che il Segantino è ancora alle prese con i sei ragazzi che gli si sono aggrappati addosso e che nessuno fa attenzione né difende la Freccia d'argento: con due passi lo spilungone è accanto alla vettura... ma quando sta per sfondarne il sottile rivestimento con gli scarponi chiodati, viene scaraventato a terra. Alo, che aveva già messo knock-out il suo avversario, si era accorto della diavoleria che meditava il perticone. Ora i due si rotolano per terra, strettamente avvinghiati. Esasperato, Alo cerca di costringere l'altro, con una doppia presa alla nuca, ad abbandonare la lotta; ma quello riesce sempre a sottrarsi alla stretta e tenta con le mani di abbrancare il collo di Alo per soffocarlo. La lotta ha vicende alterne: una volta è Alo che ha il sopravvento e un'altra volta è il suo avversario. Ecco lo spilungone che punta un ginocchio sul petto di Alo... Infine Alo, con uno sforzo disperato, riesce a sollevarsi e a liberarsi dell'avversario: ora ha la testa del perticone sotto l'ascella e stringe forte, sempre più forte! Quello mugola per il dolore; ma non mugola soltanto: Alo non può accorgersi che il suo nemico, con la mano libera, si fruga alla cintura. E in quella mano ora luccica qualcosa: un pugnale! Il pugnale che manca sotto il vessillo della banda del Nord. Chinato com'è, lo spilungone distende perfidamente il braccio per prendere lo slancio e piantare la lama nella schiena di Alo... Ma proprio all'ultimo istante il pugnale gli viene strappato di mano. Quello non può girarsi e quindi non sa chi sia improvvisamente intervenuto... Alo non si è accorto del pericolo corso: con energia sempre maggiore stringe col braccio la testa dell'altro. Allora questi trova una scappatoia alla sua disperata situazione: affonda i denti nel braccio di Alo, attraverso la stoffa della tuta. Per il dolore lancinante Alo allenta un attimo la stretta, e tanto basta perché l'avversario gli sfugga. A balzi felini quello vorrebbe uscire dal capannone, scavalcando il groviglio di coloro che ancora si battono, ma il Segantino, che è finalmente riuscito a farsi largo e a scrollarsi di dosso gli assalitori, quando vede che il mascherato sta per raggiungere la porta, gli scaraventa con un tiro ben aggiustato il suo bastone nodoso fra le gambe, facendolo cadere bocconi. Quello si rialza però subito e scompare nella notte. I suoi complici, quando si accorgono che il capo se l'è data a gambe, si danno anch'essi a fuga precipitosa, mugolando e zoppicando. Solo ora i crociati, esausti, possono finalmente occuparsi di Mikro e Makro, che, strettamente legati e imbavagliati, si rotolano per terra davanti al capannone. Tagliati i lacci, strappati i bavagli, i due possono raccontare con frasi mozze come vennero sopraffatti. Essi tenevano d'occhio soprattutto il sentiero, mentre gli aggressori non eran

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L'assistente che a lungo l'ha guidato e tenuto d'occhio lo sa, e perciò gli permette di lavorare anche con la squadra. Alo riesce a farcela come tutti gli altri. E il suo non è un lavoro alla carlona, tutt'altro! Ecco l'assistente che se ne viene con la livella lungo il muro costruito dall'apprendista Alo. - Neppur io l'avrei saputo far meglio - gli dice, dandogli un'affettuosa manata sulle spalle. Ad altri muratori egli fa qua e là qualche osservazione, poi se ne va nella baracca, a esaminare i documenti di certi disoccupati che vorrebbero essere assunti come garzoni. Un individuo lungo, che mastica continuamente, si fa avanti per primo. L'assistente lo squadra con freddezza. - Allora vuoi lavorare qui da noi? - Non voglio, devo farlo per forza! Perché ormai non mi danno più il sussidio di disoccupazione. Mi manda l'Ufficio del Lavoro. Là dicono che faccio troppo il lazzarone. - E va bene! Allora comincia qui da noi. Càricati intanto il secchio della malta sulle spalle e portalo sul ponte. Quando Alo vede arrivare col secchio quello spilungone dinoccolato, aggrotta la fronte: «Eppure devo averlo visto da qualche parte! Ma dove?» pensa. L'altro, a sua volta, borbotta: - Maledizione! È quel cane del capannone, quello che mi strizzava sotto l'ascella. Dovevo incontrarlo proprio qui, quando Bulle e Janko non ci sono! Ed-mastica-gomma cerca di sottrarsi agli sguardi di Alo, ma viene assegnato proprio a lui come manovale e gli deve portare sul ponte mattoni e malta. Alo pensa a ripensa: «Dove mai l'ho visto? Ho l'impressione che fosse una faccenda poco pulita!» E trafigge con lo sguardo quel tipo che, carico di mattoni, si arrampica ora lentamente su per la scala a pioli. La mano sinistra che regge i mattoni gli nasconde una parte del viso. Improvvisamente Alo trasale, ché l'ha riconosciuto: il garzone è l'avversario mascherato della notte precedente! Il morso al braccio gli duole di nuovo, ma più gli brucia dentro la viltà dell'imboscata. - Senti un po', - Alo va diritto al suo scopo - sei tu che stanotte ci hai aggrediti nel capannone insieme con tutta una masnada? Gli occhi dell'altro hanno un lampo minaccioso. Smette di masticare e sulle prime vorrebbe eludere la domanda. Ma lo sguardo penetrante di Alo e quella domanda a bruciapelo lo mettono alle stretto. Punta allora tutto su una carta e replica sfrontato; - Be', e con questo? - E siete stati pure voi quei mascalzoni che ci hanno fracassato la prima volta la Freccia d'argento? - Quella vecchia carretta? Sicuro, siamo stati noi! E ricordati, vermiciattolo, che la prossima volta saremo ancora noi che la faremo a pezzi! Noi, la banda del Nord, quella del macello, il gruppo più temuto della città. - Ma anche il più losco! - Chiudi il becco! E sappi che il derby lo vinceremo noi! Anzi io, Ed-mastica-gomma, sull'Airone rosso! Lo spilungone ha finito col perdere le staffe. Alo respira affannosamente. I due si stanno di fronte sull'impalcatura, a un'altezza vertiginosa, Ede con la bocca contratta in un ghigno di scherno e Alo fremente di indignazione. «Dovrei assestargli un paio di ceffoni, a questo miserabile!» pensa Alo. «Però l'aggressione ormai non ce la toglie di dosso nessuno! Adesso sappiamo almeno chi sono i nostri nemici e dove si nascondono. Sappiamo anche quel che tramano.» Il perticone pensa: «Se mi tocca, lo scaravento giù dal ponte. Non m'importa che questo stupido marmocchio si rompa l'osso del collo! Dirò che è scivolato e precipitato». Per qualche minuto i due ragazzi si guardano fissi... Ma ecco risuona un richiamo: - Garzone! Malta! Con un'occhiata carica d'odio Ed-mastica-gomma scende giù per la scala.

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E a quei bei tomi della banda del Nord spiaccicare le ossa del naso e suonarne tante, e poi tante, che per i prossimi dieci anni passi loro la voglia di fare aggressioni a tradimento! - E soprattutto cosare quel coso della banda! - Come, come? - Ma sì! Riempire di lividi il capo della banda! - E poi lanciare un paio di bombe fumogene nella cantina e chiudere la porta dal di fuori! - La vendetta è dolce! - Occhio di falco, all'erta! - Juhuwooo! Così berciano i crociati: sembrano tanti indiani assetati di sangue che abbiano dissepolta l'ascia di guerra. - Non scherzo, ragazzi! Io penso seriamente a una spedizione punitiva. Occhio per occhio, dente per dente! Non capisco perché dovremmo esser sempre noi i babbei... Facciamo un piano e andiamo all'attacco domani notte! Prima Stucchino e io prendiamo... - Ma bene, Alo! Io rimango di stucco! Siete tali e quali i tanto denigrati ragazzi della banda del Nord. Dov'è andata a finire la solidarietà fra ragazzi? E dove la fairness 1 fairness: parola inglese che si pronuncia fernes e che significa correttezza, lealtà. sportiva? - D'accordo per il «fernet» sportivo, o come lo vuol chiamare! Ma se gli avversari usano l'astuzia e l'inganno? Se quei vigliacchi non rispettano né leggi, né regole? Dobbiamo star qui ad aspettare che a quei signori della banda del Nord faccia comodo di venirci di nuovo a trovare e fracassare la nostra Freccia d'argento? - Naturalmente non dovete stare ad aspettare che quelli vi rompano la testa. Però non si potrebbe cercare prima di far loro vedere ciò che noi intendiamo per lealtà e correttezza? Chissà che nella banda del Nord non ci sia qualche bravo ragazzo che per un motivo qualsiasi è capitato in quella strana combriccola ed ora non riesce più a uscirne! Forse tra loro vi sono ragazzi duramente provati dalla vita, come il nostro Hai! Non metterebbe conto, anche soltanto per loro, di tentare? Chi si sente di scagliare la prima pietra? I crociati si fanno pensierosi, e la loro eccitazione si placa. Da questo punto di vista non avevano ancora considerato la banda del Nord. E se giudicano spassionatamente e senza rancore, devono riconoscere che il cappellano ha ragione. Alo è il primo ad ammetterlo. - Credo che anche questa volta lei abbia ragione, signor cap- pellano! Siamo stati troppo impulsivi e sconsiderati. Però dobbiamo pur difenderci dagli attacchi di quella banda! Che laggiù nella cantina diroccata si mediti un'altra birbonata, è poco ma sicuro. Ed- mastica-gomma l'ha detto chiaro. Quei gangsters ritorneranno senz'altro e ci fracasseranno tutto! - Mi viene un'idea... - dice il cappellano con un sorrisetto. - Siamo tutti orecchi! - Andiamo a scovare il leone nella sua tana! Io... - Non vorrà mica andare in quel covo di delinquenti, signor cappellano! Quelli non rispettano nessuno! Sono capaci di saltarle addosso tutti quanti e conciarla per le feste, come han fatto col nostro Stucchino! Quelli... - scatta Alo eccitatissimo. - Se penso allo sguardo bieco del perticone, sento che è capace di tutto, perfino di un delitto, di un assassinio! - Be', facciamo metà della metà! Io ti capisco, Alo. Però, tu lo sai, sono stato per anni cappellano alle carceri: una certa praticaccia ce l'ho dei «delinquenti», come tu, troppo impulsivo, hai chiamato quelli della banda del Nord. Saprò cavarmela anche con questa gente e con Ed-mastica-gomma. Domani sera vado a parlamentare nel quartier generale della banda malfamata. Vediamo che cosa ne vien fuori. Dove hanno il loro nascondiglio, Alo? - Nelle rovine del macello. In una cantina. - Benissimo! Allora per oggi leviamo la seduta. Domani sarà una giornata faticosa per tutti. E voi dovete montare la guardia. Però, mi raccomando, un po' più marziali voi due, Mikro e Makro!... Buona notte, ragazzi! - Buona notte, signor cappellano! - Senti, non lasceremo che il cappellano vada solo da quei manigoldi! - dice Stucchino ad Alo, dopo un momento di riflessione. - Certamente no! - approva Alo. Il suo viso esprime decisione e rabbia. - Domani sera ci apposteremo nei pressi della cantina, in modo da non esser visti, tu, Winnetou 4, Hai ed io! Non si sa mai!

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Senza tanti complimenti, il cappellano si mette a sedere sulla scala e con tutta flemma carica la corta pipetta. Poco dopo è beatamente avvolto in una nube di fumo azzurrino. Trascorre così un quarto d'ora. A un tratto, giù per la scala rotolano dei calcinacci. Il cappellano alza gli occhi e vede scendere prima un paio di scarpe da calciatore, calzini grigi di lana, pantaloni di velluto, un maglione azzurro, un collo non troppo amico del sapone, e infine un viso di ragazzo dall'espressione sbalordita. - Buona sera, figlio mio! - Buo...buo...na sera! - Vuoi lasciarmi qui fuori? E l'ospitalità dove la mettiamo? - Ma... veramente... - Su svelto, apri! Un mazzo di chiavi tintinna, pesanti serrature cigolano e vengono tirati dei catenacci arrugginiti. Il cappellano è ormai nella cantina. Con un colpo di pollice fa sprizzare la fiamma dall'accendisigari. - Perbacco! Che stanzetta graziosa! Aha! È forse una foto da tessera del vostro capo, di Ed-mastica-gomma? - chiede indicando il teschio giallo. Gli risponde un coro di risate giovanili, perché intanto sono sopraggiunti diversi membri della banda del Nord. Stupito, il cappellano ficca gli occhi in viso a quei ragazzi. - Me l'immaginavo! Non avete affatto l'aria di criminali pericolosi. Chi è stato a mettervi nell'orecchio la pulce delle aggressioni? A vedervi così, siete tali e quali i miei ragazzi di San Michele: né meglio, né peggio di loro. Io credo... La voce sprezzante di Ed-mastica-gomma si leva stridente come una lama arrugginita: - ...sera! I miei rispetti! - ...sera! I miei sospetti! Il cappellano ha la parata pronta. Di nuovo qualche risata accoglie la presa in giro del lungo Ede. - Chiudete il becco, voialtri mocciosi? - abbaia Ed-mastica- gomma. - Che cosa ci fa qui questo intruso? Verrà a fare la spia! Buttiamolo fuori! Vorrà vedere come è possibile fracassare il nostro Airone. Fuori! Fuori immediatamente! Ed-mastica-gomma, col viso contratto da una smorfia, balza addosso al cappellano, lo afferra per un braccio e fa per trascinarlo fuori. Ma l'ha appena toccato, che viene scaraventato a gambe all'aria contro la parete della cantina... - Ed ora è lì che urla come se lo scorticassero. - Ecco, piccioncino mio! - dice il cappellano con un sorriso. - Da un pezzo avevi bisogno di una lezione coi fiocchi: ti farà bene certamente! - E intanto pensa: «Guarda come vien buono il corso di lotta giapponese che ho seguito da studente!» - Sei poi ti venisse il ticchio di toccare ancora con le tue mani sporche la mia tonaca consunta, tanto bisognosa di riguardi, bada che uso le brusche. E un braccio slogato è una faccenda piuttosto antipatica! Ede, masticando, cerca di radunare le sue lunghe membra sparse... Ha perso completamente la bussola. Si era aspettato tutto, ma non che un prete da niente si difendesse come un campione di lotta libera imbottito di muscoli. Mogio mogio si rannicchia in un angolo, tastandosi circospetto le braccia e le gambe. I ragazzi della banda non si stupiscono che Ede ci sia cascato in pieno. Anche loro si immaginavano ben diversi i preti! Questo cappellano non è affatto un moralista barbogio: è più giovane di tutti loro messi insieme. E com'è franco e ardito! Al suo confronto Ede, con i suoi quindici anni, è un vecchio decrepito con i piedi nella fossa! - Non vengo qui né a far la spia, né a fracassare qualcosa, - dice il cappellano - ma a farvi una proposta. Ormai è certo che siete stati voi a dar l'assalto per ben due volte al capannone dei crociati. Io però non ve ne faccio una gran colpa. Quello che non mi garba affatto è che l'abbiate compiuto a tradimento, senza un cartello di sfida, senza preavviso. Di notte, di soppiatto, è lo stile dei delinquenti. Ora che conosciamo il vostro nascondiglio, ci sarebbe facile informarne la polizia. Ma noi non ricorriamo a questi mezzucci. Piuttosto vi propongo qualcosa di meglio: che i crociati e la banda del Nord facciano un armistizio. Fino al derby devono cessare tutte le ostilità, gli spionaggi, le rappresaglie. Dopo la corsa, per purificare quest'aria infetta, si farà all'aperto una bella partita a «guardie e ladri», su una vasta estensione di terreno, secondo tutte le regole e con l'arbitro. Siete d'accordo? - Sì, sìii! - risponde quasi all'unanimità la banda del Nord. - Un momento! Un momento! Devo pur dire anch'io la mia parola! - si fa coraggio a un tratto quel fagotto di cenci a cui è ridotto Ed-mastica-gomma. - Che cos'hai ancora da borbottare, Ede? - chiede la voce argentina di Jörg. - Dopo quel che è avvenuto, la proposta è ben generosa! Pensa un po': non avremo da temere rappresaglie! - Jörg ha ragione! - Facciamo una tregua con i crociati! - Lotta leale da ambo le parti! - Su, Ede, accetta! Jörg ha dalla sua tutti i ragazzi della banda, ed Ed-mastica- gomma, là nel suo angolo, ci fa una figura assai meschina. Lo scacco subìto gli brucia ancora: il suo prestigio nella banda sembra definitivamente tramontato. Egli però non vuole ancora darsi per vinto e dice: - E va bene! Facciamo pure la tregua! - Senza azioni ostili, né sabotaggi, né spionaggi reciproci? - indaga il cappellano categorico. - Parola d'onore! - risponde Ede con voce nasale. - Be', allora siamo a posto! - E la sua parola d'onore? - chiede Ed-mastica-gomma. - Sono un sacerdote, e ciò ti deve bastare! - replica il cappellano. - Arrivederci, ragazzi! Ma non prima della gara!... - Arrivederla, signor cappellano! - Gente! - esclama uno della banda, dopo che il cappellano se n'è andato. - È una cannonata, quel prete! Sbatterebbe giù dalla slitta l'esquimese più forzuto! - Non sarebbe meglio buttar prima all'aria in quattro e quattr'otto la Freccia d'argento?... - sibila Ede velenoso. - Ede, ascoltami: se tradisci la parola tua e la nostra, ti concio io per le feste! E poi ti assesto un pugno sul muso, da cambiarti completamente i connotati. Finora ho tenuto dalla tua... Ma mancar di parola? Ah, no! Allora qui sei liquidato! Chi parlava era Bulle, l'aiutante in prima di Ed-mastica-gomma. È forte come un bue, ed Ede fa bene a non inimicarselo. Quando Bulle vede rosso, si salvi chi può! Con un sorriso da ipocrita, Ede batte svelto in ritirata: - Ma io scherzavo! - Spero bene! - ringhia Bulle. La ribellione di Bulle nessuno se l'aspettava. Ma la parola d'onore è per lui cosa sacra... Così, quella sera memorabile, nella banda del Nord si erano avute grandi sorprese. * * *

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. - Che fate qui a zonzo, voialtri nottambuli? Stucchino gli risponde col fiato corto: - Ab...bia...mo sen...ti...to tutto, signor cappellano! Se quei manigoldi le avessero torto anche soltanto un capello, avremmo «atomizzato» immediatamente la cantina. Ma con che energia lei ha attaccato! Quel pirata d'acqua dolce avrà fatto degli occhi così! - Credi? - dice il cappellano con una strizzatina d'occhi. - Però che sia questa la prima e l'ultima volta che venite a spiare la banda del Nord. Ormai lo sapete: ogni atto di spionaggio è vietato. Per ambedue le parti, s'intende! Dunque, via le orecchie dalle fessure! Il cappellano fa uno scherzoso gesto di minaccia, e con i suoi ragazzi se ne va a gran passi tra le macerie, verso la sua motocicletta.

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I ragazzi di San Michele sono disposti a semicerchio intorno alla Freccia d'argento, che i crociati hanno spinta sul prato, dietro il capannone: tutti portano la camicia coi distintivi della tribù. Gagliardetti e vessilli lanciano la loro pennellata di colore nella notte che cala lentamente. È l'ora della benedizione. La Freccia d'argento è stata portata a termine in tempo, ad onta delle avversità, ad onta del vile sabotaggio. Resistere: la parola d'ordine dei crociati si è dimostrata più forte di tutto, e perciò sono giustificati l'orgoglio e la gioia che brillano negli occhi dei ragazzi. Il cappellano non ama i lunghi discorsi, e d'altronde stasera non sono necessarie molte parole, ché ognuno è consapevole dell'importanza di quest'ora. Le poche frasi con cui egli accenna al significato della benedizione si imprimono in caratteri di fuoco nel cuore degli astanti. Stucchino sta a fianco della Freccia d'argento, e le parole del cappellano sono rivolte in particolare a lui, al pilota. Domani i suoi compagni gli affideranno la loro opera, ed egli non deve deludere la fiducia in lui riposta. Ora il cappellano pronuncia la formula della benedizione sulla Freccia d'argento: - Adjutorium nostrum in nomine Domini. - Qui fecit coelum et terram. - Dominus vobiscum. - Et cum spiritu tuo. - Preghiamo: Signore, esaudisci le nostre preghiere. Benedici con la tua destra questa vettura. Affidala ai tuoi angeli, così che coloro che correranno con lei siano preservati sempre da tutti i pericoli. Viene benedetto anche un medaglione con l'effige di San Cristoforo... - Che la vettura abbia in lui un protettore che la difenda dagli attacchi dei nemici! Che essa possa trionfare di tutte le difficoltà e, sotto la tua guida, conseguire la vittoria! - Amen! Il cappellano tende a Stucchino il distintivo con l'effige di San Cristoforo, e il ragazzo sa bene che non si tratta di un talismano qualsiasi. Questo pezzetto di metallo gli dice che, nella lotta per la vittoria sua e dei compagni, egli ha un protettore e un difensore. E una fervida preghiera sale dal suo cuore: egli chiede a Dio di sapersi dimostrare coraggioso e leale nella gara che sta per essere disputata... Sulla via del ritorno, Cosino chiede preoccupato: - Non sarebbe bene, stanotte, cosare la nostra cosina? - Che si dovrebbe fare? - Io penso che in quest'ultima notte prima dell'eliminatoria sarebbe bene montare la guardia alla Freccia d'argento. - Ma quante storie! Uccello del malaugurio! Ora non esageriamo? Ed-mastica-gomma ha dato la sua parola d'onore, e all'infuori della banda del Nord non c'è nessuno che voglia fracassare la nostra Freccia d'argento. Io poi ho barricato il capannone a prova di bomba. Anche la finestra è sprangata con nuove imposte. Lì non c'entra né una zanzara, né un rinoceronte! Vedi che non c'è da temer nulla, profeta di sciagure! - Sarebbe da spararsi, se proprio ora dovesse succedere qualcosa alla Freccia d'argento! - sospira Winnetou 4. - Non si capisce niente, Winnetou. Alza la voce! Che cos'hai detto? Alo interviene: - Winnetou ha ragione. Sarebbe terribile se dovesse capitar qualcosa alla nostra Freccia d'argento! Già mi faceva pena oggi, quando è venuta la commissione dei ficcanaso: tira, picchia e mena, come fosse stato un elefante adulto e non una tinozza di compensato! Ma la nostra carretta ha superato brillantemente la prova. Non credo che ce ne sia un'altra così bella come la nostra! - Be', però anche l'Airone rosso non è da buttar via!

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Stucchino però non vuol essere da meno e dà la stura a nuovi versi:

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Il fotogramma di Billy Scott ha dato il via a migliaia di casse da sapone. Venti monelli e un fotoreporter hanno offerto, senza volerlo, un nuovo affascinante sport ai ragazzi di tutto il mondo. E a quei venti monelli e a quel fotoreporter si deve anche se, circa vent'anni più tardi, esattamente a cinquemilasettecentotrentaquattro chilometri di distanza in linea d'aria da New York, una cittadina della Germania occidentale è stata messa a soqquadro. Ma in realtà i responsabili non erano loro...

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IMMAGINA di aver qui una vera e propria macchina da presa, uno di quei bestioni che ingollano come nulla fosse documentari e film di Tarzan: con questa macchina tutta lucente di cromo e di acciaio ce ne andiamo insieme a girare per la cittadina di C. della Germania nord-occidentale. E spalanchiamo bene gli occhi, perché vogliamo fissare qualcosa di eccezionale sulla chilometrica pellicola intatta del nostro apparecchio avido di preda. Ecco là! Da una villa del Viale dei Castagni proviene un baccano d'inferno. Ci accostiamo quatti quatti al portone. C'è una targa metallica con la scritta: DOTTOR RAMTHOR AVVOCATO Dunque è in casa Ramthor questo putiferio! Be', andiamo un po' a vedere. Come potremo entrare senza esser visti in casa dell'avvocato? Niente paura! Siamo pure gente moderna, noialtri! Abbiamo un apparecchio che ci rende invisibili: basta schiacciare il bottone di bachelite, ed ecco nessuno ci vede più, né noi, né la nostra macchina. Ora soniamo il campanello. Ah, è Ghitta, la cameriera di casa Ramthor, quella che viene ad aprire... Non vedendo nessuno, pensa che ancora una volta le abbiano giocato un tiro birbone. - I soliti scherzi! - sibila fra i denti, e richiude la porta con un tonfo. Faccia pure, tanto noi siamo ormai sgattaiolati dentro e stiamo osservando tranquillamente il pianterreno. Attenzione! Attenzione! Di là, nel suo studio, l'avvocato ricomincia a sbraitare. Be', potrebbe almeno abbassare un po' il volume del suo altoparlante! Andiamo a vedere che cosa succede. Benissimo! La porta è aperta. Ecco, la nostra macchina è già avviata. Primo quadro: lo studio dell'avvocato Ramthor. Personaggi: l'avvocato, sua moglie, la loro figlioletta Carin e il giardiniere Waldemar. Tutti tacciono, perché parla lui, il dottor Ramthor. Sentiamo un po' che cosa dice. Innestiamo quindi anche la registrazione sonora. -... Ve lo dico e ripeto per la quarta volta. Con le mie stesse mani ho preso questo libro, La struttura psicopàtica del cleptòmane recidivo, e l'ho rimesso nello scaffale, esattamente al posto dove si trovava prima. Patapumfete... il libro è caduto all'indietro! Notate bene: all'indietro! Non sarebbe caduto all'indietro, se ci fosse stata ancora la parete posteriore! Una parete di compensato dello spessore di tre millimetri, lunga tre metri ed alta due. E dov'è andata a finire questa parete? Vo...glio an...da...re a fon...do del...la que...stio...ne! La voce del signor avvocato diventa stridula e fa una stecca. Qui tira aria di tempesta! È meglio che lasciamo lo studio e la casa e ce ne andiamo altrove a caccia di novità. Non è necessario però andar troppo lontano: dal solaio del gran casamento di piazza Wieland giungono degli strilli al nostro orecchio, come dianzi da casa Ramthor. Questa volta però è un coro a più voci. Salire inosservati in solaio è per noi una bazzecola, ché siamo agili come scoiattoli. Ancora una volta mettiamo in azione la nostra macchina da presa. Un solaio ingombro di vecchie lettiere arrugginite, un grammofono antidiluviano a tromba, cataste di vasi da fiori, vecchi mastelli da marmellata, paralumi... e una carrozzina da bambini di dimensioni eccezionali. Torno torno, in un gruppo pittoresco, sono radunati il facchino Kroppke, il macchinista delle ferrovie Spandig e alcune donne. Attenzione! Anche il sonoro è in azione. - Ma certo, Spandig, lei può prendere senz'altro la carrozzina dei gemelli. Tanto a me non serve più. I miei due ragazzi hanno ormai tredici anni. - Era il facchino Kroppke che parlava, con la sua voce di basso profondo. - Ih, ih, ih! Ma guarda! Tredici anni! Proprio l'età ingrata! - Naturalmente quella era una delle donne. - Grazie infinite, Kroppke! Due eredi in una volta sola non me li aspettavo davvero, e alla nostra vecchia carrozzina non so come avrei potuto attaccare un rimorchio. Questa è robustissima e durerà chissà per quante generazioni ancora? È a prova di bomba! - Chi parlava era il macchinista Spandig. - Oh, giusto? Il suo Klaus, quello scavezzacollo, ce la fa senz'altro a metterla in pezzi! Quello fracassa tutto! - Naturalmente era ancora una delle donne. - Be', io allora me la prendo e vado! - E questo era Spandig. - Ma non ci sono le ruote! - Era Spandig di nuovo. - Guarda, guarda, che stranezza! Mancano le ruote! - Questo era il coro delle donne al completo. - Perdindirindina! Dove sono andate a finire le ruote?! - Era il facchino Kroppke che urlava, ed era fuori di sé. ... Anche qui l'aria si fa incandescente, e perciò ci affrettiamo ad andare qualche isolato più in là. Ci rechiamo a far visita a un signore che dovrebbe essere la calma in persona: il cappellano Holk. Egli è il direttore spirituale dei ragazzi della tribù di San Michele e basta guardarlo per capire che deve tener testa a dieci dozzine di ragazzi, perché nella sua chioma bionda ci sono all'incirca dieci dozzine di capelli bianchi: un capello bianco per ogni ragazzo. Per il cappellano Holk tutti si butterebbero nel fuoco, e altrettanto farebbe lui per i suoi monelli. Però in questo momento il cappellano non si butta nel fuoco, ma cerca i suoi occhialoni da motociclista, perché fra pochi minuti deve andare in periferia, da un malato grave. Ma il reverendo non riesce a trovare i suoi occhiali. Cerca, cerca! Cerca sotto il breviario, dietro il telefono, dietro la Santa Cecilia (la statua, s'intende), dietro l'armonio e dietro lo scaffale dei libri... Non ci sono? Il cappellano comincia a perdere le staffe. Tu però non ti stupisci, perché sai fin dall'inizio del capitolo che, per lo più, i cittadini di C. sono fuori dei gangheri. Anche senza gli occhialoni, il cappellano Holk schiaccia l'avviamento e inforca la sua motocicletta.

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Avete cominciato con le ruote della carrozzina da bambini, ed ora, a causa della benedizione della Freccia d'argento, mi dimenticate là il pane che avete comperato! Volete forse che, per colpe vostra, io domattina mi riempia le saccocce dei pantaloni di patate lesse invece che di pagnotte? Ora tornate di galoppo dove le avete lasciate e portatemele qui. Altrimenti vi arrangio io!... - E papà Kroppke agita minaccioso la grossa mano pelosa. - Filate! E svelti! Mikro e Makro scivolano come frecce a cavalcioni della ringhiera della scala e in un batter d'occhio sono da Alo a prender le chiavi del capannone, dove hanno dimenticato la rete della spesa e il pane. * * *

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- Ed-mastica-gomma caccia un urlo che pare il muggito di una mucca affamata: saltando giù dal tetto è piombato a sedere sopra una latta di vernice vuota. Furibondo si rialza e, col viso contratto dal dolore, si massaggia le parti dolenti. Quando le fitte si attenuano un poco, Ede riaccende la lampadina per esplorare l'ambiente. Ancora una volta il raggio di luce investe la Freccia d'argento. Ede riflette sul da farsi: dovrà sfasciare nuovamente quella carretta? Il suo sguardo, che indaga nervoso, va a cadere su un mucchio di fiaccole che un tempo erano servite ai crciati per l'illuminazione del locale. Un perfido piano balena nella mente di Ede. - Insieme con la Freccia d'argento deve andare alla malora tutta la baracca! Di questo letamaio si farà un bel falò una volta per sempre! - mormora. Un fiammifero è già acceso e trasmette la lingua di fuoco a una delle fiaccole. Per un attimo, Ede la tiene stretta fra le mani tremanti. Il suo viso perverso, al riverbero ardente della fiaccola, si trasforma in un'orribile maschera. Ora Ede si accosta alla Freccia d'argento e lentamente abbassa la fiaccola: oh, poter prolungare all'infinito questo istante di trionfo!... Con un'imprecazione soffocata Ede dà un balzo indietro... L'alta fiamma guizzante, che già lambiva la Freccia d'argento, si spegne friggendo fumosa in un mastello pieno d'acqua, ed Ede- mastica-gomma si acquatta dietro l'armadio degli attrezzi. Se lo scoprissero! Se si venisse a sapere chi ha tradito la parola data! La sua stessa banda lo rinnegherebbe e gli sputerebbe in faccia! Egli però teme ancor più i pugni di coloro che in questo momento armeggiano alla porta: vigliacco com'è, se ne sta là, dietro l'armadio, tremando come una foglia. - Alo è un disgraziato! Un vero «svitato»! Due serrature ha montato sulla porta! - bofonchia Mikro dal di fuori. La porta si spalanca. - Ehi, babbuino, dove hai cacciato il pane? - Puah! Ma qui c'è puzzo di bruciaticcio?... Il pane è lassù sulla mia cuccetta. Io però... allungami il faro, svelto! Crac! Bum! Burumbumbum! Una lunga ombra misteriosa li sfiora e con fracasso si precipita fuori. La porta vien richiusa di e già le serrature stridono. Ma Mikro e Makro afferrano al volo la situazione e come un sol uomo si buttano a catapulta contro la porta. Il timore di dover star rinchiusi tutta la notte centuplica le loro forze. Non che abbiano paura di passare una nottata qui soli, tutt'altro! Sarebbe anzi quel che fa per loro: un'avventura emozionante! Ma se domattina papà Kroppke dovesse andare al lavoro senza le sue solite pagnotte, che gragnuola di colpi pioverebbe sulle retrovie! Quando papà Kroppke comincia a menar le mani... Dio ce ne scampi e liberi! Dunque Mikro e Makro si buttano con tutta la loro forza contro la porta, e così svelti che Ede non ha nemmeno il tempo di dare un giro di chiave. Uno strattone... e di fuori risuona un urlo selvaggio. - L'amico si è pizzicato le zampe! - esclama Makro. - E ora, dietro! Quando riescono a spalancare la porta, quell'ombra che a gran balzi si allontana nella notte non si distingue ormai più. - Che affare sporco! - sbuffa Mikro, aspirando l'aria tra i denti per il dolore: nel buttarsi contro la porta si è ammaccato una spalla. - Razza di mascalzone! Chi sarà stato quel vigliacco? Ora Mikro e Makro sono ben contenti che il babbo li abbia costretti a fare quella maratona per via del pane, e in fretta e furia tirano a sorte chi debba rimanere qui la notte a far la guardia. Chissà che a quell'individuo non venga in mente di calarsi di nuovo dal foro del tetto! - Ambarabàm ciccì coccò, tre civette sul comò... Ambarabàm ciccì coccò! Tocca a Makro. Mikro allora afferra la rete con le pagnotte e a gambe levate corre verso casa.

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Ora Ede accende la sua lam- padina, riparandone per prudenza il raggio con le dita allargate, così che la luce si riverbera a chiazze. Ede fruga in una delle tante cassette di arnesi e sembra cercare qualcosa di particolare. Vecchie candele d'accensione, pezzi di ricambio e chiavi inglesi stridono. Attenzione! Ede spegne la lampadina. Di fuori, dei passi si avvicinano sempre più, finché si arrestano alla porta del garage... Per il terrore a Ede vengono i sudori freddi. La serratura stride, poi un silenzio opprimente. Un tram sferraglia in distanza, una radio gracchia brandelli di ballabili. Di là dalla gran porta, una tosse secca, insistente. Poi i passi si allontanano: il guardiano riprende il suo giro di ispezione. Ede ha il cuore in gola, ma le sue mandibole, che per un istante si erano acquietate, hanno ripreso a masticare. Con un fazzoletto lercio si asciuga il viso grondante e ricomincia a frugare tra gli arnesi. Finalmente ha trovato quel che fa per lui: una lima triangolare. Gatton gattoni ritorna alla Freccia d'argento, si sdraia a terra supino e si infila sotto l'assale anteriore della vettura. Poi comincia a limare. Ogni poco però deve interrompere la sua opera di distruzione: i passi del guardiano, che di quarto d'ora in quarto d'ora fa la sua ispezione, lo fanno trasalire e lo costringono all'immobilità per parecchi minuti. Così il tempo scorre lento. Mezzanotte è passata da un pezzo quando Ede finalmente si rialza, stecchito come un baccalà, ma sodisfatto. Ecco fatto? L'assale anteriore della Freccia d'argento è stato limato sotto il mozzo della ruota per buona parte del suo spessore. Durante la corsa la ruota di sinistra si staccherà insieme con un pezzo dell'assale, mandando così in frantumi la vettura. Ed-mastica-gomma elimina con cura le tracce del suo misfatto e soffia via la limatura rimasta sotto la Freccia d'argento. Rimette poi a posto il copertone, così che tutto sembra tal quale come prima. Quando sta per riporre nella cassetta degli arnesi la lima ancora calda, Ed-mastica-gomma esita. «Chissà» pensa «che non mi possa venir buona ancora?» e ficca la lima nella tasca sdrucita della giacca. Ora la sua lampadina va alla ricerca del Tifone dei giovani esploratori, e anche lì Ed-mastica-gomma si affaccenda per un bel pezzo. Quando finalmente si rizza, le viti della carrozzeria del Tifone sono allentate e lo sterzo è bloccato. - Ecco fatto, Airone rosso! E ora venga pure la concorrenza! Ede Ranzig partecipa alla corsa; Ede Ranzig, con uno slancio irresistibile, si porta via il primo premio. Gli altri bietoloni son serviti. Sgraneranno tanto d'occhi, domani, quando la Freccia d'argento e il Tifone voleranno in mille pezzi! Finito il monologo, Ede ride sguaiatamente; poi si mette a passeggiare in su e in giù. Accennando appena, con le labbra atteggiate al fischio, il motivo di un insulso boogie-woogie, si dimena tutto su quel ritmo. Quindi si mette a sedere su una latta di benzina e aspetta: prima o poi una delle macchine dovrà pur uscire dall'autorimessa! Ede ha previsto giusto. All'alba si riscuote spaventato dal suo dormiveglia e con un balzo va a rimpiattarsi dietro l'Airone. La porta del garage scorre sulle guide, ed entra a fiotti l'aria livida del mattino. Due uomini in giacca di cuoio buttano le loro borse sul sedile della cabina di guida dell'autotreno. L'uno solleva il coperchio del cofano e fa una rapida ispezione all'interno, mentre l'altro carica un paio di latte di benzina sotto il copertone del rimorchio. Poi i due uomini salgono e avviano il motore perché si riscaldi. La macchina freme come un irrequieto cavallo da corsa, poi con uno scossone si mette in moto e lentamente esce dall'autorimessa. Con un salto Ede si aggrappa alla sponda posteriore del rimorchio, vi si inerpica, ed ansante si butta nell'interno... Il guardiano non si è accorto di nulla: richiude la porta, ubriaco di sonno, e saluta il giorno nascente con uno sbadiglio sonoro che gli spalanca la bocca come un forno. * * *

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Il padre di Jörg è caduto in Africa settentrionale, a Tobruk. Per arrotondare un poco la magra pensione della mamma, Jörg ormai da anni alle cinque del mattino inizia la distribuzione del quotidiano L'eco del giorno. Spesso gli piacerebbe dormire un po' più a lungo, e il calduccio del letto è una gran tentazione... Ma nella lotta con i guanciali Jörg finora è sempre uscito vittorioso. E non soltanto ai punti, né con una levata dal letto a tempi rallentati, no davvero! Uno scrollone, ed ecco Jörg già ritto sullo scendiletto! Così è stato anche oggi. Ora egli si affretta di casa in casa, con un rotolo di giornali ancora umidi di inchiostro sul portapacchi del suo vecchio e fido duchino d'acciaio. Ha appunto infilato una copia dell'Eco del giorno nella cassetta delle lettere della signora Fussbart, quando si arresta stupito: dal rimorchio di un pesante autotreno che in quel momento abborda la curva a velocità moderata salta fuori, alzato il copertone... Jörg non crede ai suoi occhi: Ed-mastica-gomma! Quella vista risveglia in lui un mucchio di sospetti. Dove può aver passato la notte Ed-mastica-gomma? Corre perciò verso di lui e gli si pianta alle spalle, chiedendo deciso: - Ehi, Ede, cosa fai in giro a quest'ora? Sei forse sonnambulo? Ede, che nel saltare a terra è caduto e ora sta allacciandosi le stringhe delle scarpe, si gira con aria spaurita e assonnata: - Ah, sei tu? Buon giorno, Jörg! Dove sono stato stanotte? Ma sì, io... sono stato... dovevo andare a trovare un amico? - A quest'ora? - dice Jörg incredulo. - Eh, sì! Abbiamo fatto tardi con quella baldoria... Il mio amico compiva gli anni, e ne abbiam fatto del mangiare e del bere! Ma che sciocco interrogatorio mi stai facendo! Sarò pur padrone di fare quel che mi pare, no? Stammi a sentire, Jörg! Oggi dopo pranzo, verso le tre, passa un momento da casa mia. Ho ancora là una latta d'olio. Io che corro devo andar più presto al raduno, e poi ho altri impicci da portarmi dietro. La corsa comincia alle tre e mezzo, lo sai... Naturalmente io devo essere in forma! - Va bene, Ed! Alle tre sono da te! - A quell'ora io sono già via. Tu vieni poi. La latta dell'olio è nella stalla dove tengo i miei attrezzi da lavoro. Sii puntuale, mi raccomando! - Non dubitare! - Allora io mi vado a buttare sul letto. È stata una nottata faticosa, te lo dico io! Ed-mastica-gomma insacca la testa fra le spalle, sprofonda le mani nelle tasche e scompare a gran passi dietro la cantonata più prossima. Jeirg rimane lì fermo, soprappensiero. Preoccupato, segue con lo sguardo il capo della sua banda. Poi si riscuote, scaccia tutti i dubbi e, fischiettando un'allegra canzoncina, prosegue indefesso la distribuzione dell'Eco del giorno di casa in casa.

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A un tratto alla mente di Jörg si affaccia un'idea terribile: ieri sera Ede è rimasto nell'autorimessa e ha cacciato via tutti gli altri che pur volevano rimanere. E perché?... Ede stamani è saltato giù da un autocarro, proprio quello che ieri sera era ancora in garage, come ora Jörg ricorda benissimo. Nessun'altra spiegazione è possibile: Ed- mastica-gomma, durante la notte, deve aver danneggiato o distrutto qualche parte delle altre vetture, per assicurarsi la vittoria. Ede ha mancato alla parola data! E poiché considerava la Freccia d'argento l'avversario più temibile, il ragazzo che guida quella macchina ora corre un gravissimo rischio!... Sono le tre e un quarto! Che cosa si può fare? Come evitare una disgrazia? A Jörg viene un'idea: bisogna rivolgersi a quel cappellano che è venuto a scovarli nella loro cantina e che gli ispirava tanta fiducia. E se non fosse in casa, e se fosse anche lui al derby?... Comunque bisogna tentare! Jörg si lancia fuori dalla stalla, nella pioggia che cade a rovesci, e vola a corsa pazza sull'asfalto bagnato. Le tempie gli martellano da scoppiare e il fiato gli vien meno: aria, aria! Ecco San Michele, ecco la casa parrocchiale! Jörg scorre con lo sguardo le targhe a fianco dei campanelli: PREVOSTO BRECKENDORF, CAPPELLANO PETERS, CAPPELLANO... è lui!... CAPPELLANO HOLK! Con forza schiaccia il bottone di bachelite, una, due volte. Lassù, nell'interno, si sente lo squillo imperioso: ma nessuno compare, né si ode alcun rumore. Jörg suona con forza ancora una volta. Che tutto sia inutile? Che sia tutto perduto?... - Fortuna che mi trovi qui, sonatore arrabbiato di campanelli! Jörg si gira di scatto. Dio sia lodato! È il cappellano Holk che rientra! In poche parole il ragazzo, grondante di pioggia e di sudore, lo mette al corrente di quel che è successo e di quel che sta per avvenire sulla pista della corsa. - Allora quel perticone avrebbe proprio mancato alla sua parola? - Per lui è cosa da nulla, signor cappellano! Per lui tutti i mezzi son buoni! Pensi che, nel secondo assalto al capannone, durante il parapiglia Ede aveva già estratto il pugnale... Sono io che gliel'ho strappato di mano all'ultimo momento! - È dunque un tal mascalzone!... Aspettami. Dobbiamo correre al derby! Il cappellano apre la porta di casa, in un salto è dentro, ed esce subito spingendo la motocicletta. - Svelto, sul sellino? - urla fra lo strepito del motore. In un attimo Jörg è dietro il cappellano, e la moto parte come un razzo. Una vita è in gioco. Il cappellano prende le curve a rotta di collo, corre a tutto gas. L'ago del tachimetro talora sfiora gli ottanta chilometri orari: la macchina, come un cavallo selvaggio che morda il freno, vola sul selciato umido di pioggia. Spruzzi di fango schizzano in viso al cappellano e a Jörg, che non se ne accorgono neppure. A loro preme una cosa sola: arrivare al derby in tempo per impedire una sciagura. Jörg prega. Dopo tanto, tanto tempo che non pregava più. Ora prega per il pilota della Freccia d'argento, prega perché tutto si risolva nel modo migliore. Il cappellano, invece, deve concentrarsi nella corsa, che mette a dura prova i suoi nervi. A quella velocità pazzesca la più piccola distrazione significherebbe la morte... Case, strade, curve!... Finalmente ecco là l'altura del Fortino. La pesante moto del cappellano supera la salita ansimando. Ecco le auto ancora allineate per la partenza. Sono arrivati in tem... Ma no! Proprio mentre il motore dà gli ultimi scoppi, ecco lo schiocco secco del via! Troppo tardi! Immobili, a occhi sbarrati, il cappellano e Jörg, i crociati e la banda del Nord, gli esploratori e i cinquemila spettatori sono in attesa di ciò che ora avverrà sulla pista lucida di pioggia.

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Che la Freccia d'argento riesca a tagliare il traguardo ancora intatta? Divorato dalla rabbia, digrignando i denti, Ede fissa stralunato la Freccia d'argento che lo precede. Stucchino riesce a mantenere il suo vantaggio: leggera e sicura la Freccia d'argento corre sulla pista. Ma ecco che il pilota si turba... Che cosa succede? I suoi inseguitori accelerano l'andatura oppure è la Freccia d'argento che rallenta?... L'Airone rosso e il Tifone avanzano sempre più e gli son quasi a ruota. Stucchino sente che nella parte anteriore della Freccia d'argento c'è qualcosa che non va: mentre prima percepiva soltanto una lieve vibrazione sotto i piedi, ora è scosso da sobbalzi violenti. Attraverso gli occhiali appannati dalla pioggia, egli intravede confusamente l'Airone rosso che guadagna terreno. A un tratto, un urto scuote Stucchino dai piedi alla testa come una scarica elettrica. Lentamente la parte anteriore della macchina si piega verso sinistra Stucchino ormai non vede più quel che avviene sulla pista. Un unico pensiero lo domina ancora: la Freccia d'argento dev'esser tenuta in equilibrio ad ogni costo! Con tutte le sue forze si butta sul lato destro sporgendosi dalla carrozzeria perché l'equilibrio possa esser mantenuto... E per qualche secondo ci riesce... Ecco lo striscione bianco del traguardo che ingigantisce sempre più e gli viene incontro... Però, pochi metri prima, malgrado gli sforzi disperati di Stucchino, la vettura non può più esser tenuta in sesto e tracolla in avanti e a sinistra. Ciò che rimane dell'asse anteriore raschia con un orribile stridio l'asfalto bagnato... Ora la macchina minaccia di ribaltare in avanti, ma si riprende subito, perché Stucchino si butta fulmineo all'indietro. La Freccia d'argento slitta, continua a slittare fin oltre il traguardo! Soltanto ora un'ombra azzurra sorpassa la Freccia d'argento alla sua destra: è il Tifone degli esploratori. Ed ecco due, tre, dieci persone si slanciano su Stucchino esausto e lo strappano dalla vettura. Ognuno vuol essere il primo a stringergli la mano. Scatta un lampo al magnesio. Tutti coloro che circondano Stucchino, e più degli altri i compagni del suo gruppo e i ragazzi di San Michele, scandiscono in coro: - La Frec-cia d'ar-gen-to ha vin-to! La Frec-cia d'ar-gen-to ha vinto! Ancora sbigottito pel susseguirsi degli avvenimenti negli ultimi istanti e per le grida subitanee e impreviste, Stucchino si strappa gli occhiali appannati dal naso e si guarda in giro. E allora sgrana tanto d'occhi, sbalordito: al centro della pista, a breve distanza dal traguardo, giacciono sparsi i rottami dell'Airone rosso, ed Ed-mastica- gomma, disteso su una barella, viene caricato su un'autoambulanza! Stucchino non si raccapezza più in tutto questo guazzabuglio... Sfinito com'è, la debolezza e lo sgomento lo vincono, e per il momento non trova di meglio che mettersi a sedere sulla pista bagnata. Ma i compagni non lo lasciano lì. Lo rialzano e, a braccia, tenendolo alto sopra le teste degli spettatori esultanti, lo portano fino al comitato del derby. Là riceve le congratulazioni in forma solenne e gli vien consegnato il primo premio, costituito di un'artistica pergamena, una candida tuta da automobilista, un casco nuovo di zecca ed una bicicletta. Infine, come sbucato di sotterra, ecco anche il cappellano Holk, che stringe forte la mano bagnata e sporca di Stucchino e gli dice: - Ragazzo, ragazzo! - Per il momento non riesce a dire di più... Ma in quella parola c'è tutto: la gioia, la riconoscenza verso Dio, l'orgoglio per i suoi ragazzi. Però poi soggiunge, indicando l'Airone rosso in frantumi e l'autoambulanza che sfreccia via veloce: - Quella fine era destinata alla Freccia d'argento e a te! Ora anche Jörg, che sta a fianco del cappellano, tende la mano a Stucchino: osservandolo bene, gli si vedono brillare lacrime di gioia tra ciglio e ciglio. Ma non mettiamolo in imbarazzo: quelle che adesso gli ruzzolano lungo le guance potrebbero essere gocce di pioggia... E lo saranno certamente! Ora soltanto Stucchino comincia a rendersi conto del grave pericolo corso. I particolari dell'incidente però li viene a sapere qualche ora più tardi, quando nel capannone si radunano i crociati, Jörg e altri componenti della banda del Nord, un mucchio di ragazzi di San Michele, alcuni esploratori, e ancora il grosso Segantino e il cappellano. Vi ha ripreso il suo posto anche la Freccia d'argento, assai malconcia, ma vittoriosa. Il cappellano Holk racconta a Stucchino come si sono svolti gli avvenimenti. -...Tu capisci che quello che Jörg mi ha riferito sulla soglia di casa mi ha colto di sorpresa. Per quanto lanciassi la mia moto a velocità pazzesca, Jörg e io siamo arrivati troppo tardi. Di pochi secondi, è vero, ma non più in tempo per impedire che fosse dato il via! Tu partivi già come un razzo sul lato destro della pista. Al centro correva l'Airone rosso e a sinistra il Tifone degli esploratori. Ben presto ti sganciasti dalle altre vetture, acquistando un notevole vantaggio. Poi gli eventi precipitarono. Per un motivo dapprima inspiegabile, tu rallentasti sempre più, e gli altri ti raggiunsero, anzi lo spilungone quasi ti oltrepassò... Quando Ede con l'Airone rosso si trovò affiancato alla Freccia d'argento, avvenne la catastrofe. Fu cosa di un attimo! La tua ruota anteriore di sinistra si staccò e, data la velocità della vettura, venne scaraventata in alto, andando a colpire con violenza Ed-mastica-gomma alla mandibola. Ede, a cui subito sprizzò il sangue dalla bocca e dal naso, perdette il controllo dell'Airone. Bastò che si premesse le mani sulla bocca perché la sua auto uscisse dalla pista e, sfibrando il Tifone, andasse a fracassarsi contro un palo dello steccato di protezione. Ede venne estratto dai rottami dell'Airone: per l'urto della ruota e del pezzo di assale si è buscato una doppia frattura alla mandibola. E anche cinque denti può ormai considerarli perduti. Il destino gli ha giocato un tiro mancino! Naturalmente l'hanno portato subito all'ospedale. Be', in fondo deve recitare il meaculpa... Il resto ti è noto: Stucchino sulla Freccia d'argento ha conquistato il primo premio messo in palio dalla città di C. e può quindi partecipare al campionato germanico; il Tifone degli esploratori si è piazzato secondo, mentre Ed-mastica-gomma, che neppure è giunto al traguardo, si è piazzato in ospedale. - Eh, già! Chi la fa l'aspetti, e i cocci sono suoi! Naturalmente non abbiam bisogno di dire chi commentava in tal modo l'accaduto.

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I ragazzi se ne stanno lì muti, con lo sguardo a terra: sono umiliati e nello stesso tempo esasperati. Ed-mastica-gomma ha rovinato tutto. La loro opera, l'Airone rosso, è stata distrutta dall'insidia ordita dal loro capo e su di lui ricaduta. L'onore del gruppo è stato macchiato dal suo tradimento. Come sarà giudicata ora la banda del Nord dalla gioventù della città, dato che la notizia della vile azione di Ede si è diffusa in un lampo? Però anch'essi, i ragazzi della banda, sono forse in parte colpevoli, se si è arrivati a tal punto? Hanno seguito supinamente Ed-mastica-gomma, così nel bene come nel male. Hanno tollerato il suo dispotismo anche quando egli si è servito della banda per le sue oscure macchinazioni. Ora scontano la loro debolezza e la loro complicità. Insieme con lui sono diventati anch'essi dei delinquenti... Così rimuginano cupi i ragazzi. È di nuovo Jörg che rompe il pesante silenzio: - Questa faccenda poco pulita non si cancella né si aggiusta con una partita a «guardie e ladri» o con qualcosa di simile! Durante la corsa e nei giorni successivi io ho tenuto d'occhio i crociati. Quel gruppo mi piace. Là spira un'aria fresca e pulita: proprio l'opposto che da noi sotto la guida di Ede. Credo che ciò dipenda dal fatto che i ragazzi di San Michele hanno la testa sulle spalle e hanno dei buoni principi, mentre noi peschiamo nel torbido. La differenza è questa. Voi ora capite dove voglio andare a parare... Io chiederò al cappellano Holk di accogliermi nel gruppo dei crociati, o in un altro gruppo della tribù di San Michele. Finalmente l'ha detto! Quel che gli arde dentro non è un fuoco di paglia: ha meditato a lungo e seriamente questo passo, soppesato obiettivamente il pro e il contro, e ora la decisione è presa. Nemmeno le preghiere dei ragazzi della sua banda di assumerne il comando al posto di Ed-mastica-gomma valgono a smuoverlo. Quel tirare a campare, quel vivere alla giornata, come si era fatto nella banda del Nord, non gli vanno a genio. La breve preghiera recitata sulla moto del cappellano l'ha scosso profondamente e ha spianato la via a questa decisione. Jörg vuole che nella sua vita regnino d'ora in poi ordine e pulizia. È proprio questo che cercava: ordine e pulizia! E per ottenerli è necessario un passo decisivo: egli lo farà entrando a far parte della tribù di San Michele, e vuole farlo oggi stesso. Jörg si era aspettato qualsiasi cosa: contrasti e accuse di diserzione, ma non che a un tratto alcuni dei suoi compagni si facessero avanti e dicessero semplicemente: - Hai ragione, Jörg: anche noi come te ci troviamo male in quest'aria mefitica. Il buon nome della banda del Nord è stato trascinato nel fango da Ede. Anche noi vogliamo ricominciare da capo, in un modo migliore. Vogliamo entrare anche noi nella tribù di San Michele. Veniamo con te, Jörg, e andiamo dal cappellano Holk. Qualche altro ci ripensa... e Bulle infine si fa portavoce di questi indecisi: - Anche noi non vogliamo aver più a che fare con la vecchia banda del Nord, e soprattutto con Ed-mastica-gomma. Però non vogliamo entrare in un nuovo gruppo. D'ora innanzi ognuno di noi se la sbrigherà da sé. Ce la caveremo certamente! Allora, buona fortuna!... Però è un peccato, Jörg, che tu non voglia essere il nostro capo! Si poteva ancora combinare qualcosa di buono. Ma tu non ci stai!... Be', allora noi ce ne andiamo. Bulle esce, e con lui cinque o sei della banda. Ma oltre a Jörg restano ancora altri otto ragazzi nella cantina, e con questi Jörg lascia più tardi quell'atmosfera opprimente e irrespirabile ed esce fuori nella fresca sera primaverile. I ragazzi si dirigono difilato alla parrocchia di San Michele. Lo squillo prepotente del campanello interrompe a mezzo la lettura del breviario del cappellano... Quand'egli va ad aprire, il suo stupore è grande: nove ragazzi sono adunati davanti alla porta di casa! Jörg si fa avanti e annuncia allegramente: - Signor cappellano, la banda del Nord non esiste più! Ci accolga, per favore, nella tribù di San Michele! Il cappellano non crede ai suoi orecchi: - Che cosa volete?... - Vorremmo entrare tutti nella tribù di San Michele! S'intende, se lei ci vuole ancora, dopo quanto è successo! - Certo che vi voglio! Ma non so se saranno d'accordo i crociati, a cui ne avete fatte vedere di tutti i colori... Chiamiamoli subito a raccolta e teniamo un consiglio di guerra. Chissà che l'ascia di guerra non si possa di nuovo sotterrare! E così si fa. Quella sera stessa i crociati e il nerbo della banda del Nord si riuniscono tutti in casa del cappellano Holk.

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SI DECIDE FORSE DI COMPORRE IL DISSIDIO TRA I CROCIATI E LA BANDA DEL NORD CON UNA PARTITA A «GUARDIE E LADRI»? OPPURE JÖRG HA QUALCOSA DI MEGLIO DA PROPORRE?

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CONTRO OGNI ASPETTATIVA VENIAMO A SAPERE CHE I CROCIATI NON ACCOLGONO NEL LORO GRUPPO NESSUN RAGAZZO DELLA BANDA DEL NORD PERCHE'...

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Nello studio ognuno si sistema dove riesce a trovar posto: sullo scrittoio, sul davanzale della finestra o anche, quasi fossero fedeli seguaci di Maometto, per terra a gambe incrociate. Soltanto Jörg e gli altri «ex» della banda del Nord mostrano un po' più di ritegno. Non riescono a capacitarsi che i crociati si comportino nell'alloggio del cappellano come a casa propria. Il cappellano si mette a sedere su un pesante sgabello di quercia e apre solennemente la grande seduta. - I componenti della ex- banda del Nord vorrebbero essere accolti nella tribù di San Michele. Io personalmente non ho nulla in contrario, purché Jörg e gli altri rispettino d'ora in poi il regolamento dell'associazione. Ma veniamo al punto critico. Che ne pensate voialtri crociati? È infatti a voi che la banda del Nord ha dato i maggiori grattacapi. I crociati non ci stanno a pensar tanto: - Non è la banda del Nord che si è messa contro di noi, ma quel miserabile di Ed-mastica-gomma - dice Alo. - E Jörg e gli altri si sono ribellati alle sue mascalzonate. Lo si è visto chiaramente l'ultimo giorno del derby! - rammenta Stucchino. - Io sono del parere che Jörg e i suoi compagni entrino nel nostro gruppo! esclama Alo. - D'accordo! - approva Stucchino. - È chiaro come la luce del sole che li vogliamo! - Come il sole! fa eco Winnetou 4. - Allora è cosata! - mormora Cosino. - Come? - Allora è fatta! - Ottimo! Ben vengano! - strepitano Mikro e Makro. - In realtà, io contavo sulla vostra adesione... Però... - Il cappellano tira in lungo quel «però» quasi fosse una gomma da masticare. Sorridendo osserva che il disappunto incide delle rughe sulle fronti di solito tanto lisce dei suoi ragazzi. - Però... nel gruppo dei crociati gli ex-nordisti non devono entrare in alcun modo! - E perché no? Il cappellano ride sotto i baffi: - Ora vi dico il perché: voi crociati avete bisogno di un gruppo concorrente che non vi lasci dormire. Inoltre la partita a «guardie e ladri», che si era convenuta nel patto, ormai passato alla storia, stipulato

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I CROCIATI E IL GRUPPO STELLA DEL NORD DEVONO METTERSI DI BUONA LENA A LAVORARE, PERCHÉ LA «FRECCIA D'ARGENTO» POSSA ESSERE IN CONDIZIONI PERFETTE PER LA CORSA DI AMBURGO. NEL FRATTEMPO, al comitato del derby di Amburgo è stata comunicata la vittoria di Stucchino e della Freccia d'argento nelle eliminatorie. E due giorni dopo è arrivata la risposta con tre biglietti ferroviari. Stucchino deve presentarsi il 9 di maggio, con la Freccia d'argento e due compagni quali «personale di scorta», al comitato del derby di Amburgo, dove gli verranno date le istruzioni relative alla corsa, che avrà luogo il giorno successivo. Il calendario appeso nel capannone segna la data del 5 maggio: non c'è tempo da perdere, se si vuol rimettere la Freccia d'argento nelle sue magnifiche condizioni primitive. I ragazzi lo sanno, e non si sono gingillati. È già stato messo in opera un assale anteriore nuovo di zecca, ed ora i crociati, agli ordini di Alo, e i ragazzi della Stella del Nord, con a capo Stucchino, ripristinano la carrozzeria. Nel cofano vi sono squarci lunghi una spanna, che vanno accuratamente riparati e poi passati con una mano di vernice. Tutti si affaccendano con attrezzi e colla, con pennelli e barattoli soltanto Alo e Stucchino se ne stanno appartati e sembrano immersi in un'importante discussione. - Allora pensi che dovremmo tirare a sorte? - È la soluzione migliore. In tal modo nessuno potrà sentirsi messo in disparte. - E come vuoi fare? - Sorteggiamone uno di ciascun gruppo: o con la conta o con qualcosa di simile. Io penso che si potrebbe anche sorteggiarli col sistema delle pagliuzze. - Ma sì, facciamo così! Alo e Stucchino, il giorno stesso, estraggono a sorte i nomi dei due ragazzi che andranno ad Amburgo come personale di scorta. Dei crociati è Hai il designato, e del gruppo di Stucchino, la Stella del Nord, il fortunato è Jörg. * * *

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PERÒ ANCHE NOI SAREMMO RIMASTI A BOCCA APERTA VEDENDO QUANTO SCALPORE SI FA AD AMBURGO INTORNO AL DERBY DELLE CASSE DA SAPONE.

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- Paga il comitato del derby, che a sua volta è finanziato da una ditta nota in tutto il mondo. Qui avete tutto gratis: mangiare, bere, dormire, cicerone, eccetera, eccetera. E se poi diventi campione nazionale delle casse da sapone, sai pure che quantità di premi ti pioveranno addosso! - Roba da pazzi! - E questo è niente! - rincalza uno dei due dal bracciale, con aria di superiorità. - Dovreste vedere quel che succede lassù alla pista! Già da parecchi giorni c'è un carosello di fotografi e di cronisti... Anche la Radio Ovest si è già piazzata là. Ne faranno un servizio sportivo coi fiocchi! Da stamattina poi ci sono lassù anche tre incaricati del cinema: così hai la speranza di rivedere un giorno o l'altro la tua testa classica di Vichingo sugli schermi del paesello natio. Poi c'è un subisso di premi speciali: c'è un premio per la vettura più bella, per quella più solida e anche un premio di consolazione per quella che arriverà ultima. - Allora, Stucchino, non hai perso tutte le speranze! - lo burla Jörg. - E poi ci sono premi per il corridore più grasso e per la vettura che riporterà i danni più gravi!... - Be', di quest'ultimo premio ne faccio a meno volentieri. Per me, il comitato del derby questo premio può metterselo in tasca. Però un premio o l'altro, dato che ce ne sono tanti, lo porteremo pure a casa! - E perché un premio qualsiasi? Perché non il primo? - Mi pare che esageri col tuo ottimismo ad oltranza! Con tutto questo bailamme, e con l'affluenza di tante vetture magnifiche da tutta la Germania, è impossibile che la nostra Freccia d'argento si becchi il primo premio! - Su, andiamo! Cominciamo con lo scaricare la Freccia d'argento dal bagagliaio. Ecco! Andateci piano! Ed ora: dai, a colpi e a spintoni attraverso questa baraonda da fiera! I ragazzi del derby non hanno esagerato: la corsa delle casse da sapone è in questi giorni l'avvenimento che polarizza l'interesse di tutta la città. Per settimane e settimane si son fatti preparativi, si son predisposti organizzazione e programmi, ed ora tutto fila a meraviglia. Per Stucchino, Jörg e Hai ogni cosa è già pronta, presso il comitato del derby: i documenti per la vettura, il contrassegno per la gara e il numero d'ordine, e poi i buoni per il pernottamento, per i pasti e per l'assegnazione di un box alla Freccia d'argento. - Non c'è caso che di notte venga fatto del sabotaggio ai danni della nostra macchina? - indaga Stucchino, memore delle amare esperienze passate, rivolgendosi a un signore del comitato. Questi ci fa su le matte risate. - O ragazzo, che cosa ti viene in mente? È stata dislocata apposta un'intera compagnia di guardie di frontiera con due carri armati e mitragliatrici pesanti, per sorvegliare ogni singola vettura! - NOOO!!! Una compagnia di guardie di frontiera con carri armato e mitragliatrici per la nostra Freccia d'argento?? Io rimango di stucco. Ormai non mi meraviglio più di niente! - Ah, ah, ah! Naturalmente le cose non sono proprio a questo punto... Guardie di frontiera e mitragliatrici non ne abbiamo mobilitate. Però la nostra polizia ha i cent'occhi d'Argo. Abbiamo pensato anche all'eventualità del sabotaggio e abbiamo preso i provvedimenti del caso. I boxes per le singole vetture sono sottoposti a una stretta vigilanza. - Lei mi toglie un gran peso dal cuore! - Bene, ora andate ai vostri alloggi. Guardate quanti altri aspiranti campioni fanno la coda dietro di voi! Oltre tutto dovete tenere in serbo le forze per la lotta di domani, che si prevede accanita. Arrivederci! I ragazzi se ne vanno ai loro alloggi. «Ostello della gioventù al porto», aveva detto quell'affabile signore del comitato... Ma che cos'è questo? Un ostello del genere i ragazzi non l'hanno mai visto, e tanto meno vi hanno pernottato! È una nave in piena regola. Un veliero a tre alberi, con sartiame e ruota del timone, con pennone e una polena rozzamente scolpita sul bompresso. Proprio come ai tempi di Störtebecker il pirata! Stucchino non si meraviglierebbe se, tutt'a un tratto, un paio di intrepidi pirati lanciassero gli arpioni d'arrembaggio e scavalcassero le murate, sguainando le sciabole lucenti. È un vero miracolo che l'audace pilota della Freccia d'argento, con quel suo capo tra le nuvole, non metta un piede in fallo nel salire la passerella e non precipiti nell'acqua salmastra del porto! Tutte quelle novità, quegli avvenimenti che si susseguono vertiginosamente hanno elettrizzato lui, Jörg e Hai fino alla punta dei capelli. A casa, nella cittadina di C., non si è del resto meno eccitati. Il padre di Stucchino, l'avvocato Ramthor, sfoglia nervosamente il radiocorriere per sapere a che ora, l'indomani, verrà trasmessa la cronaca sportiva. Infatti è annunciata una trasmissione del derby da Amburgo. L'avvocato ascolterà per la prima volta in vita sua una cronaca sportiva: una corsa a cui prende parte il suo figliolo non può lasciarsela sfuggire! Almeno con le orecchie bisogna che sia presente. Anche tra i crociati e i ragazzi della Stella del Nord l'eccitazione è al colmo, nell'attesa della trasmissione. E il cappellano Holk? Già, il cappellano!... Quando appunto stava mandando a monte tutti gli altri impegni, successe un piccolo dramma. Andò così: la presidentessa del club Signorine Ottocento venne ad interpellarlo tutta melliflua: - Reverendo, potrei pregarla di onorare con la sua presenza il nostro circolo, domani nel pomeriggio? Prenderemo insieme una tazza di caffè! Il cappellano rifiuta l'invito piuttosto bruscamente: - Sono dolentissimo, gentilissima signorina, ma io domani pomeriggio devo ascoltare la cronaca sportiva. - Cosaaa?! - La cronaca sportiva. - La cronaca sportiva?! - ripete la presidentessa, che quasi non connette più, tanto è sbalordita. - Lei, reverendo, ascolta la cronaca sportiva?! NOOO! - e se ne va via torcendosi le mani e barcollando, quasi avesse ricevuto una mazzata in testa. «...e coraggiosamente se la diede a gambe!» l'avrebbe burlata Stucchino. Nella segheria, il Segantino sta armeggiando intorno alla sua nuova radio. Come tutti gli apparecchi nuovi, anche questa sei-valvole ha i suoi ghiribizzi. E per la partita che deve disputarsi domani pomeriggio alla società bocciofila «Pinco Pallino», di cui fa parte, il Segantino ha mandato a dire che è dolentissimo, ma deve rinunciare. È la prima volta che manca a una partita da quando è membro della società: il motivo dev'essere ben grave!

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