Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Gemme - Corso completo di letture

206819
Grassini, G. B., Morini, Carla 33 occorrenze
  • 1905
  • Remo Sandron - Editore
  • Milano - Palermo - Napoli
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Un giorno la mamma s'accorse che nella dispensa c'era stato un topolino a rosicchiare una mela e una coscia, di pollo. La mamma pensava: -Se potessi sorprendere questo topolino Mise allora nella dispensa, in modo che non si vedesse, una trappola che lasciava scorgere un bel pezzetto di formaggio parmigiano, giallo giallo. Ma non disse nulla ai suoi bambini, Tonino ed Alfredo. Quando questi tornarono dalla scuola mangiarono d'appetito la merenda. Ma a Tonino, il golosetto, la merenda non sembrava sufficiente, e volle un'altra volta frugare nella dispensa: - Oh! che bel pezzetto di formaggio!- Fece per prenderlo ma: - Ih... ih... ih...! - Il golosetto in trappola Il ditino era rimasto chiuso nella trappola! E così la mamma aveva scoperto il topolino

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- disse un giorno l'Emilia a Lucio. Lucio sùbito: - Per quella della Maria sì, perchè e bella per la tua no perchè è fatta di stracci.- L'Emilia rimase mortificata e si strinse fra le braccia la sua pupattola. Non era bella, no; ma gliel'aveva regalata la mamma. Perciò la teneva molto cara. - Allora non lo voglio neppure io il tuo treno! - esclamò la Maria. Porteremo le nostre bambole in giardino e ci divertiremo ugualmente! - Questa volta Lucio si è mostrato scortese. Se lo sapesse la sua maestra del giardino d'infanzia, che lo crede tanto gentile!

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Lucio, tornato dalla scuola, non era andato sùbito a salutare la mamma. - Che hai, bambino mio? - gli chiese questa. Fot. R. FiorilIli. Lucio. - Mamma, - disse Lucio piangendo - ho voluto pulire il calamaio e.... - - E ti sei insudiciate le mani - continuò la signora. Infatti le mani del ragazzo parevano quelle di un moro, e il grembialino pure era tutto macchiato. - Un'altra volta non farai quello che non spetta a te di fare - gli disse severamente la mamma. E quel giorno non volle baciarlo.

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Appena uscito dalla scuola, si ferma con altri ragazzi sul marciapiedi a giocare ai bottoni, alle palline, ai pennini. Non vuole saperne di studiare e non vuol prendere esmpio da Lucio, il suo vicino di banco. Che cattivo ragazzo!

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Perciò volle provare a... cantare. Come ragliava forte! Si divertiva mezzo mondo credendo che tutti l'ascottassero. - Ih... aaa... Ih... aaa! - Anche per la strada, quando passava vicino alla gente, faceva sùbito: - Ih... aaa.... Ih... aaa! - I padroncini stessi, che prima gli volevano bene, furono così annoiati dal suo continuo ragliare che lo venderono: ed egli fu costretto a far la vita infelice di tanti altri poveri asinelli. E nessuno si curò più di lui! Anche i fanciulli quando chiacchierano troppo in mezzo ai grandi credendo di fare i bravi, vengono a noia a tutti. E allora... si mandano via.

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Quel monello di Giulio, invece di tornarsene a casa dopo la scuola, scappò a girare per i campi. Dalla Rivista «Modelli d'arte decorativa» ADOLFO MAGRINI dip. Bestetti e Tumminelli, edit., Milano (Ripr. autor.) L'orso polare. Acchiappò molte cavallette, e il giorno dopo, in classe, le buttò addosso ai suoi compagni. Questi, che stavano cheti cheti e tutti intenti a fare un compito, si spaventarono assai. La signorina rimproverò severamente il birichino e lo fece accompagnare a casa. E la mamma, di Giulio poverina, pianse tanto pel dispiacere che le aveva dato il suo bambino.

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Una sera la sua mamma lo mise a letto e ritornò in cucina per rattoppare i calzoncini del figliolo. Ad un tratto sentì un grido e sùbito accorse. Giulio s'era cacciato tutto sotto le coperte e gridava: - C'è un uomo sotto il letto; aiuto, aiuto! C'è un uomo! Mamma! - Sapete che cos'era? Un piccolo sorcio che rosicchiava una scarpa del Signor Spaccamonti.

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. - L'Emilia si decide a lavarsi Ma la fanciulla cominciò a piagnucolare e a toccare l'acqua appena con la punta delle dita. - Fin che farai così e sarai sudicia, non mi piacerai - le disse la mamma. L'Emilia voleva piacere a tutti e specialmente alla mamma; e allora si lavò ben bene.

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Lucio ha un grave difetto: quando deve andare a scuola manca sempre qualcosa nella sua cartella. Ieri mattina era tardi, e Lucio incominciò a correre per la casa in cerca del portapenna. - Chi me l'ha preso? Chi l'ha visto? - gridava. Dovette andare a scuola senza averlo trova, e finì col dire una bugia alla signorina. Disse che l'aveva dimenticato. Ma sapete dov'era? Sotto il letto di Lucio, mezzo rosicchiato dal gatto. Se Lucio fosse un po' più ordinato, sarebbe una gran bella cosa, e chi lo conosce gli vorrebbe anche più bene, perchè, nonostante i suoi difetti, Lucio è buono.

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Li accarezzo, dò loro da mangiare, vado a cavallo ora su l'uno ora su l'altro ; ed essi non mi fanno alcun male. - - mah! Enzo, Enzo, contafrottote! - La signora maestra udì e chiese: - Mi permetti di venire oggi a vederli in casa tua? - Enzo non rispose. Diventò rosso rosso come un peperone; e tutti capirono ch'egli aveva detto una grossa bugia. Così ormai nessuno gli crede più anche se dice la verità. E questo è ciò che capita a tutti i bugiardi

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Così erano riusciti a veder bene da vicino la regina. Com'era bella la Regina Elena! I due ragazzi avevano gridato anch'essi a squarciagola: Evviva, evviva! Ora non sapevano parlare d'altro. La famiglia reale. Peccato che non vi fossero anche i principini! - Io voglio più bene al re - disse Lucio. - Ed io alla regina - fece subito la Maria. - Io voglio bene all' una e all'altro perchè sono tutti e due buoni e bravi - concluse la mamma. E i ragazzi trovarono che aveva ragione.

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D' estate andavano a spasso tutti insieme. D' inverno poi abitavano , qualche volta, in una bella casetta calda calda, ove ciascuno aveva una cameretta per sè. Uno diceva - Pollice, come stai ? - - Grazie, sto benissimo. E tu, indice? - - Medio , hai bisogno del nostro aiuto?- - Oh sì, - rispondeva Medio. - E allora veniamo anche noi! - soggiungevano gli altri due, Anulare e il più piccino che si chiamava Mignolo. E tutti i cinque fratelli lavoravano insieme d'amore e d'accordo. Dovete sapere che la loro casetta dove talvolta stavano d'inverno era un bel guanto di lana che li riparava dal freddo. Là dentro, i signorini Pollice, Indice, Medio, Anulare e Mignolo erano proprio contenti. E avrebbero potuto servire d'esempio a tanti fratelli che non fanno che bisticciarsi fra loro.

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Si alzavano prestino, e, prima di andare a scuola, facevano ogni mattina una corsa nel giardino, per vedere le loro pianticelle. Una mattina ebbero la gradita sorpresa di trovare tutta fiorita l'aiola delle viole mammole. -Oh, Maria, portiamole alla signorina! - disse l'Emilia. Le due fanciulle fecero un bel mazzolino dei fiori profumati; e la signora maestra fu ben contenta del pensiero gentile delle sue scolarine.

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Quasi tutti gli scolari allora incominciarono a rincorrerli ridendo. Lucio intanto, tenendo stretta per mano la Maria, si avviava verso casa. Camminavano composti, da ragazzi ben educati, quando in mezzo alla via videro un piccino che piangeva. - Che hai, poverino? - chiesero i due fanciulli. - Il vento mi ha portato via il cappello! - rispose singhiozzando il bimbo. Lucio allora d'un salto raggiunse il berretto, lo raccolse, e lo mise in testa al ragazzino che sorrise tutto contento.

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Enzo aveva sentito dire che gli uomini avevano imparato a volare. Egli pensò - Bella forza! Basta attaccarsi un paio d'ali alle braccia, si vola sùbito.- E volle provare, tanto più che quel burlone di Antonio gli aveva insegnato come doveva fare. Come è andato a finire il volo di Enzo. Fot. R. Florilli. Enzo tornò a casa da scuola. La mamma era uscita ed egli ne approfittò per fare l'esperimento. Prese due sottane vecchie della mamma, e se le infilò una per braccio. Quindi salì sulla tavola nella sala da pranzo, e poi cominciò ad agitare le braccia con le due sottane che facevano da ali. - Una, due, due e mezzo, e mezzo tre! - Spiccò il volo, e... volò a battere il naso in terra.

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. - Che si fa - chiese la Maria a Lucio. - Portiamogli un bel mazzo di fiori - propose Lucio. - E scriviamo una bella lettera! - suggerì la Maria. I ragazzi erano d'accordo. Pensarono e scrissero insieme la letterina senza copiarla e senza farsi aiutare, perché vale più una parola pensata e scritta da noi che tutto un letterone fatto e dettato da altri. Quindi aspettarono contenti il giorno dopo per alzarsi presto e andare a raccogliere più freschi i fiori.

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Avete fatto bene a cogliere le viole; ma questi fiori avrebbero dato dei frutti squisiti se li aveste lasciati sulla pianta di pesco, di mandorlo, di pero.-

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- Se lo pregavano di andare a prendere un oggetto , di recarsi in questo o in quell'altro posto, di andare da una o dall' altra persona, aveva sempre pronto il solito ho paura. Paura di che? Non lo sapeva forseneanche lui. Gennarino il pauroso. E intanto era diventato il divertimento di tutti i suoi compagni. Quando lo vedevano gli gridavano attorno per canzonarlo: - Paura, paura! - Quanti fanciulli vi sono come Gennarino; fanciulli sciocchi, che hanno paura del buio, di andar soli da una stanza all'altra, di questa o di quell'altra cosa! Essi meriterebbero di essere, come Gennarino, ben canzonati! Ve n'è qualcuno fra di voi?

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In casa di un'amica della mamma Corrado, il signorino «Toccatutto», secondo il solito, cominciò a curiosare. In un angolo della stanza v'era, sopra una mensola , una vaschetta di vetro piena d'acqua, nella quale guizzavano cinque bei pesciolini d'oro. Corrado volle vederli da vicino, e, montato su di uno sgabello, fece per mettere le mani nell'acqua. Ma.... Zac! Lo sgabello gli sfuggì di sotto ai piedi, e Corrado, la vaschetta e i pesci, tutto andò per terra. Non vi so dire come rimase Corrado che si ferì anche una mano.La vaschetta andò in mille pezzi e i pesci morirono. Ora la mamma, glielo ha promesso, patatrac!... Toccatutto è castigato! Fot. R. Fiorilli non condurrà più con sè il signorino Toccatutto.

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Era povera, andava anche lei a scuola. Era buona, gentile, e tutti le volevano bene. La Maria la voleva sempre con sè a giocare. E aveva tanti giocattoli la Maria! L'Emilia vuole tanto bene alla sua bambola! Invece Emilia non aveva che una bambola di stracci. Ma era contenta ugualmente, perchè sapeva che la mamma sua non aveva danari per comprargliene una di porcellana come quella di Maria. Del resto ogni bambola può servire lo stesso per giocare.

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Un giorno Enzo tornò a casa tutto lieto e gridò: un quadrupede (il gatto). - Mamma senti quante cose ho imparato. Il nostro cane Tom è un quadrupede; i canarini sono bipedi e le lucertole del cortile sono rettili. un bipede (un'oca) - Ih, che nomi difficili! - esclamò Antonino, il fratellino di Enzo. - Ma perchè ora dài quei brutti nomi alle bestie? - A Enzo non parve vero di fare il sapiente con un rettile (la lucertole) Tonino, che era più piccolo e andava ancora al giardino d'infanzia. E rispose serio serio: - Quadrupedi, perchè hanno quattro piedi bipedi perchè ne hanno due rettili perchè strisciano! - La mamma sorrise e fu contenta della bravura di Enzo. Ma il piccolo Tonino non aveva capito l'ultimo perchè.

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. - La Luisa infatti dava spintoni a tutte le compagne. Quando si moveva dal banco faceva sempre un gran chiasso e interrompeva tutti quelli che parlavano. L'aveste veduta poi a mangiare! Portava alla bocca dei gran pezzi di pane e li addentava come un cagnettto. Si ungeva la bocca, le mani; e nemmeno pensava a lavarsi. Forse nessuno ha mai insegnato alla Luisa ad essere educata. Per questo bisogna compatirla e aiutarla. II. La Luísa diventa ben educata. Lo credereste ? Non erano ancora passati tre mesi e la Luisa non pareva più la stessa. Si vergognava, anzi, delle villanie che aveva commesse; ed era tanto grata alla buona e paziente Emilia. Qualche volta dimenticava ancora i doveri di fanciulla bene educata; ma sùbito se ne accorgeva. Dalla rivista Modelli d'arte decorativa Bestetti e Tumminelli, ed. Milano. ADOLFO MAGRINI dip. Cavalli al lavoro Aveva imparato a chiedere «permesso», nel passare dinanzi alle persone. Non parlava più a voce alta nè con la bocca piena. Non crollava mai le spalle. Interrogata, non rispondeva «sì,no»; ma «sissignore, nossignore». Quando chiedeva qualcosa, lo chiedeva «per favore». Non s'imbronciava più per un nonnulla. Stava seduta sul banco composta, e non accadeva più che insudiciasse coi piedi la veste della compagna che aveva davanti. Ci teneva molto a non aver le dita sporche come tanti, come troppi bambini sbadati. Faceva ogni sforzo per essere gentile e per imitare in tutto e per tutto l'Emilia. Le due fanciulle così si volevano tanto bene; e la maestra era ben contenta di avere una scolara di più educala e gentile.

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Una bella capretta dal pelo lungo, con due corna ritorte e una sonagliera al collo era attaccata a una carrozzella. - Bella! Che forza! E com' è buona! - esclamavano i ragazzi, i quali si erano dimenticati di osservare chi c'era sulla carrozzella. Vi era un povero vecchio senza gambe! La mamma diede qualche moneta all'infelice. Lucio e la Maria vollero anch'essi mettergli nel cappello un soldo per ciascuno e fare una carezza alla bestia. Il vecchio ringraziò e sorridendo disse: -Trascina la mia carrozzetta e mi provvede anche del buon latte tutti i giorni! - I ragazzi rimasero meravigliati, perchè non sapevano che non solo le mucche, ma anche le capre ci dànno il latte! E, oltre il latte, dànno la lana e i bei caprettini. Che care bestie!

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Un giorno la Lisetta e la Bettina, due buone e care sorelle, ricevettero da Parigi, una città lontana dov'era il babbo loro, un pacco tutto suggellato e una letterina indirizzata proprio a loro. Che felicità! Ecco che cosa scriveva il babbo «Mie care piccine, La mamma mi scrive che siete tanto buone. Perciò vi mando in dono una bella bambola che parla e cammina, e che si chiama Lolò. Lolò è sempre stata buona, studiosa e ubbidiente. Vogliatele dunque bene e fate in modo che la mamma mi possa sempre scrivere tante belle cose di voi. Vi manda tanti baci il vostro babbo.» II Lolò è meravigliosa. Il pacco è aperto, Lolò ha fatto la sua comparsa. Essa è bellissima, è meravigliosa; e la Lisetta e la Bettina sono felici! Lolò è animata come un bimbo vero. Fa da sè un bel giro per la sala; dice: «mamma e papà»; risponde: «sì e no». Il babbo non poteva mandare da Parigi un regalo più bello. Bisognava proprio ringraziarlo sùbito, scrivergli una bella letterina. Ed ecco la Lisetta, la Bettina e Lolò al tavolino. La Lisetta e la Bettina meditano e poi scrivono la lettera. Lolò assiste in silenzio sempre ridente e bella. Finalmente la letterina è finita. Eccola: III. Lisetta, Bettina e Lolò rispondono al babbo. Caro nostro babbino, Lolò è la più bella e la più buona delle bambole, e noi le vogliamo già tanto Attente a non scrivere spropositi! Fot.R. Fiorilli bene perchè ce l'ha mandata il nostro babbo. Che festa, babbo, che festa! E noi non sappiamo come ringraziarti. Ti promettiamo di essere sempre buone, studiose, e di volere sempre tanto bene a te e alla cara mammina. Vieni presto, presto. Ti aspettano le tue due, anzi le tue tre bamboline che ti vogliono tanto bene, e che ti mandano mille e mille bacini. Le tue Lisetta, Bettina e Lolò.» Com'è bello voler bene cosi ai nostri cari genitori che ci amano tanto!

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Un giorno la signora maestra cundusse tutti i suoi scolari a fare una passeggiata fuori di città. - Che bel sole! - dicevano i ragazzi tutti contenti. - Che aria tepida! Come sono verdi i campi!- Avevano ragione. Negli altri paesi il cielo non è così bello come nella nostra Italia, e non vi sono tanti fiori. Infatti molta gente viene da paesi lontani per godere il nostro clima mite e per ammirare le nostre bellezze. Come dobbiamo amare la nostra patria!

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E così ora deve stare a letto, e, o per amore o per forza, prendere l'olio di ricino. Ai bambini golosi capita sempre così!

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Finalmente riuscì a sgusciare via, ma nella fretta non s'avvide che proprio in quel momento la donna di servizio aveva messo in tavola il famoso dolce. La mamma lo tagliò e tutti si servirono. E anche Tonino, che intanto aspettava impaziente vicino alla porta di casa il pasticciere, ebbe la sua parte nel piatto. Siccome Tonino non c'era, il gatto pensò di far le sue veci a tavola. Piano piano ghermì e si mangiò la parte del buon dolce fumante di Tonino, senza che nessuno si accorgesse di nulla. Ve lo immaginate come restò Tonino quando ritornò al suo posto? Tutto mortificato pianse e si disperò, ma la mamma per quel giorno non gli diede più dolce. Imparò così a stare fermo al suo posto.

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. - Soprattutto diceva adunque un giorno la Luisa alla bambola - devi imparare a star bene a tavola. Si spiega il tovagliolo e ei si forbisce spesso la bocca. Ti piace il vino dolce? Ma bada, ve', che non bisogna riempire il bicchiere fino all'orlo, nè berlo tutto d'un fiato fino all'ultima goccia. - La povera bambola, che non capiva un bel nulla, la fissava coi suoi occhioni di vetro spalancati, immobili e la Luisa continuava: - Ohibò, non si beve mentre si ha la bocca piena, e poi non si fanno i bocconi così grossi, ghiottoncella! Tu sei una bambola incorreggibile! Ti bo detto cento volte che non si fot. R. Fiorilli Una lezione di buona creanza alla bambola grida: voglio questo, voglio quello! E così ora non avrai nulla! - Poi continuava, accalorandosi nella sua lezione: - Soprattutto sta' composta ,ritta sulla seggiola e senza appoggiare i gomiti sul tavolino. Così, brava ! Mastica bene e adagio non guardare sul piatto degli altri, e non parlare mentre mangi e hai la bocca piena. Allora diventerai tu pure una bambola ben educata! - Povera Luisa! Chi l'avesse sentita avrebbe riso certo, perchè, se la fanciulla aveva imparato a mente tutte le buone regole di creanza, pure dimenticava ancora troppe volte di metterle in pratica.

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Che cominci a metter giudizio? Speriamolo.

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. . .» 7 Fanciulla ordinata. . . . » 8 Gli arredi della scuola . . . ivi La piccola Messinese. . . » 10 Il topolino in trappola . . . » 12 Sempre asinello. . . » 14 Ragazzo scortese . . . » 15 Non spettava a lui . . . » 16 Sì correggerà? . . . » 17 L'asino presuntuoso . . . » 18 Monello . . . » 19 Bambola fortunata . . . » 20 Le prodezze di Aldo e di Ferruccio. . . » 22 Il signorino Spaccamonti . . . » 23 L'Emilia non vuol lavarsi . . . » 24 Conosco un fanciulletto....(poesia) . . . » 25 Povere bestie! . . . . » 26 Un difetto di Lucio . . . » 27 Piccolo bugiardo . . . . »28 Sbadata . . . » 29 Una scorpacciata di Fifi . . . »30 Buoni e bravi . . . . . »31 Cinque fratelli . . . . . »33 Così piccina . . . . . » 34 Che te ne Importal . . . » 36 Il signorino Marmotta . . » ivi La primavera . . . . . » 39 Alla mamma (poesia). . . » 40 Un pensiero gentile . . . » 41 Il vento . . . . . » ivi Esso vola. . . . . . » 42 Il compleanno del babbo. I. - Che si fa ? . . Pag. 44 II. - La lettera di Lucio o della Maria »45 III. - Il mazzo di fiori »46 IV. - Il babbo . . . »47 Ho paura, ho paura ! . . » ivi Il signorino Toccatutto . . » 49 Enzo diventa sapiente . . »51 Tutti possono essere educati I. - La Luisa non èeducata. . . . » 52 Il. - La Luisa diventa ben educata . »53 Com'è brava! . . . . » 55 Lisetta e Bettina. I. - Il babbo scriv e alla Lisetta e alla Bettina . . . . »57 II. - Lolò è meravigliosa . . . III. - Lisetta, Bettina e Lolò rispondono al babbo . . .59 La ninna nanna della bambola (poesia) . . . . » 61 La nostra bella Italia . . . » 62 Castigo . . . . . .» 63 Anche il gatto dà una leziono a Tonino . .»64 Il mattino (poesia) . . . 66 Come si sta a tavola. . . » 67 Che cominci a metter giudizio?. . . » 70 Addio, miei bimbi! (poesia) »71

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MIAZZONI e VETTORI Impariamo a comporre! Libri per gli alunni Approvati dai Consigli Scolastici Provinciali del Regno. Per la 2ª classe L.60 Per la 3ª classe L.60 Per la 4ª classe L.60 Per la 5ª classe L.80 Insegnamo a comporre! Libri per gl'insegnanti Per la 2ª classe L.60 Per la 3ª classe L.60 Per la 4ª classe L.60 Per la 5ª classe L.60

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La Maria invece aveva imparato a leggere senza sciupare il suo. Pareva ancora nuovo. Perciò la signora maestra ha lodato molto la piccina.

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E la maestra s'avvide che le due scolarette, quella di porcellana e l'altra di stracci, non avrebbero imparato nulla in capo a un anno. Allora l'Emilia e la Maria pensarono di prendere il loro libro di lettura e di leggere insieme un bel racconto.

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