Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

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Cavalleria rusticana

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Giovanni Verga 49 occorrenze

(a Santuzza, che arriva agitata dalla prima viottola a sinistra, col viso nascosto nella mantellina)

A GIUSEPPE GIACOSA

La piazzetta del villaggio, irregolare. ln fondo, a sinistra, il viale alberato che conduce alla chiesuola, e il muro di un orto che chiude la piazzetta; a destra una viottola, fra due siepi di fichidindia, che si perde nei campi. Al primo piano, a destra, la bettola della gna' Nunzia, colla frasca appesa all'uscio; un panchettino con su delle ova, pane e verdura, in mostra; e dall'altra parte dell'uscio una panca addossata al muro. La bettola fa angolo con una stradicciuola che mette nell'interno del villaggio. All'altra cantonata la caserma dei carabinieri, a due piani, collo stemma sul portoncino. Più in là, sulla stessa linea lo stallatico dello zio Brasi, con un'ampia tettoia sul davanti. Al primo piano, a sinistra, una terrazza con pergolato. Poscia una stradicciuola. Infine la casetta della zia Filomena.

O comare Santa, che andate a confessarvi?

(a comare Camilla, dalla porta dello stallatico)

Sin qui vieni a cercarmi mio tiglio Turiddu?... Non c' è.

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È andato a Francofonte per il vino.

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(a Santuzza)

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(a Santuzza)

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(la conduce nella prima stradicciuola a sinistra)

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O che non siete stata a confessarvi, gna'Nunzia?

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(scoppiando a piangere col viso nella mantellina)

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E vostra moglie, che vi vede soltanto a Pasqua e a Natale, cosa dice?

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Oggi son venuto a far, la Pasqua a casa mia.

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(a compar Alfio)

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Che non ci venite a messa voi?

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Mia moglie sa che la berretta la porto a modo mio

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(dalla prima stradicciuola a sinistra, con la mantellina in capo, va a dare la chiave a suo marito)

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Piuttosto andate a dire a vostra moglie che suona la messa, scomunicato!

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Corro a governare le mie bestie, e vado a dirglielo. Non dubitate, son cristiano anch'io.

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(a compare Alfio)

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(a compar Alfio)

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A Santuzza):

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E diciotto, a voi! Buon pro vi facciano.

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Senti, va' a buttarti ai piedi del Crocifisso.

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(dalla prima viottola a sinistra, affannata)

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. - Lo zio Brasi a Santuzza)

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(guardando verso la viottola in fondo a destra)

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Sono stato a Francofonte, sono stato.

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(cadendo ginocchioni a mani giunte)

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LA GNA' LOLA dalla prima viottola a destra. TURIDDU e SANTUZZA

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Non andare in chiesa a far peccato oggi! Non mi fare quest'altro affronto di faccia a quella donna.

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Vado a messa.

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mala Pasqua a a te!

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COMPAR ALFIO in fretta, dalla viottola in fondo a destra, e SANTUZZA a metà della scena.

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Me ne importa per voi che, mentre girate il mondo a buscarvi il pane e a comprar dei regali per vostra moglie, essa vi adorna la casa in altro modo!

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a voi che ve ne importa?

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Scellerati son coloro che ci mettono questo coltello nel cuore, a voi e a me. Chè se gli si spaccasse il cuore davvero a tutti e due con un coltello avvelenato d'aglio, ancora non sarebbe niente! Ora, se vedete mia moglie che mi cerca, ditele che vado a casa a pigliare il regalo pel suo compare Turiddu.

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(La gente comincia a tornare dalla chiesa e si disperde a destra e a sinistra. TURIDDU MACCA, LA GNA' LOLA, COMARE CAMILLA, LA GNA' NUNZIA, LA ZIA FILOMENA vengono avanti senza badare a SANTUZZA che resta verso la viottola in fondo a destra, imbacuccata nella mantellina. Solo LO ZIO BRASI, che viene l'ultimo, accorgendosi di lei)

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(via dalla prima viottola a destra)

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(entra in casa a lasciare la mantellina e torna subito)

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(alla gna' Lola che s'avvia a casa anche lei)

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A queste allegrie vi ci trovate sempre voi!

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Questa poi andate a contarla ai morti.

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A piacer vostro.

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(di sotto la tettoia fa segno a sua moglie di andarsene a casa. Comare Camilla via).

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(via dalla viottola in fondo a destra).

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Perchè devo tornare a casa?

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Gna' Lola, tornate a casa, tornate!

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Dramm intimi

249976
Giovanni Verga 1 occorrenze
  • 1884
  • Casa Editrice A. Sommaruga e C.
  • Roma
  • Verismo
  • UNICT
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Amici e parenti venivano a congratularsi dei due fortunati avvenimenti in una volta. Il marchese Danei era un partito convenientissimo; e se un qualche indiscreto arrischiò delle osservazioni sulla disparità degli anni, o altro, fu messo subito a tacere dal coro unanime delle signore che si sollevava scandolezzato. La fanciulla risanava davvero, raggiante di una vita nuova, colla cecità, colla credulità, coll'oblio, coll'egoismo della felicità che espandeva nel seno della madre, la quale sorrideva. Il dottore si fregava le mani, borbottando: — Io non ci ho alcun merito. Io faccio come Pilato. Questa benedetta gioventù se ne ride della scienza. Io non ci ho altro da prescrivere qui: Recipe. — L'inverno a San Remo o a Napoli. L'estate a Pegli o a Livorno. Una scappata a Roma pei balli del carnevale, e un bel maschiotto alla fine della cura. La contessa, alla figlia cho avrebbe voluto condurla seco rispondeva: No. Io e il dottore non ci abbiamo più nulla a fare in questo viaggio. Tutta la mia pretesa è che siate felici! E sorrideva agli sposi, del suo sorriso un po' stanco. La figlia alle volte aveva inconsciamente degli sguardi acuti che correvano come un lampo dal fidanzato alla madre. A quelle parole, senza saper perchè, l'abbracciò stretta, nascondendolo il viso in seno. La contessa diceva che quella ora l' ultima sua festa; e le sue spalle bianche e delicate si mostrarono un' ultima volta alla cerimonia dello sposalizio, nelle sale scintillanti di lumi, e affollate di amici o parenti come nei giorni più tristi in cui venivano a chieder notizie della Bice. Roberto le baciò la mano senza poter dissimulare un certo turbamento. Poi, quando l'ultima carrozza fu partita e non rimase a piè dello scalone che il piccolo coupé del marchese, e la carretta inglese che portava il bagaglio degli sposi, mentre Bice era andata a cambiarsi d' abito, rimasero soli un momento, Roberto e lei. — Fatela felice, Roberto. Danei era nervoso, abbottonava macchinalmente il suo ulster da viaggio, si cavava e tornava a infilarsi i guanti. Non disse una parola. Madre e figlia si abbracciarono strette, strette, lungamente. Poi la contessa respinse quasi bruscamente la figliuola, dicendo: — È tardi. Perderete il treno. Andate! andate! *

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