Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'ora felice

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Scarabicchi, Francesco 2 occorrenze

Poco a poco la perdi la voce lirica che ti lascia come chi s'alza nel buio di un cinema e va via. Rimane intatto il mese, un marciapiede, la ragazza che attende controvoglia nell'atrio e ha gli occhi chissà dove. L'ora ferma è un conforto, il primo pomeriggio, illeso niente che si muta in prosa, oltre la piazza vuota e il gelo di panchine intirizzite su cui nessuno siede. Chiusi i chioschi dei giornali, chiusi i portoni mentre passa il vento che scende alla rinfusa verso il porto, agita carte e polvere, le luci d'una siccità decembrina di asfalto più che grigio fra le vetrine spente. Dal bar di fronte ascolto il profumo d'anice e caffè e m'accade di sfogliare il piccolo calendario ch'è sul banco: banchine in faccia al mare, bitte, funi, la schiuma crespa delle onde a frangersi sui fianchi delle barche, sui moli, sugli scogli; secchi, carrette, ceste, reti nei sacchi, fiasche e, appena scorta, sul bordo della foto in bianco e nero, a sinistra, la prua che spunta d'un battello che ha per nome Aprile.

Chissà dov'è rimasta la tua gonna, se a Fiesole sul muro della casa o in un albergo d'Arno; chissà dove ho lasciato me ad attendermi, contemplando un cancello o a un tavolino di caffè all'aperto, fosse Lucca o Volterra, fosse l'ansia di una via alberata, Val di Chiana che fugge come gli anni, all'insaputa. Sono per te che resti mentre vado questi fogli di sosta, messaggeri al Marzocco, nel risveglio.

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