La folla a poco a poco dirada.
Il piccolo ometto impassibile e silenzioso si avvicina a Gérard e sta in piedi innanzi a lui attendendone gli ordini.
Mathieu con una scopa si mette a spazzare il locale che in breve diverrà Tribunale, per trasformarsi a sera in club.
(Gérard, che è rimasto come impietrito a quella condanna, si scuote. – Vede Maddalena che lo implora cogli occhi, ed egli corre a lei per condurla a Chénier perché possano parlarsi, vedersi, sentirsi vicini per un’ultima volta – ma, giunto vicino a Maddalena, la folla gli si è già chiusa alle spalle, cosicché, quando fa per ritornare, Chénier sta già per scomparire su per la scala dei prigionieri.)
(Ed ecco a un tratto uscire alcune pastorelle che in vaghe pose si fanno intorno a Fléville che meravigliato le guarda.
. – L’Abatino è rosso e si agita a gran gesti, furibondo, intorno a Chénier. – I giovani violentemente si aggirano come per provocarlo. – Maddalena allora risolutamente si frappone e con un gesto, imposto silenzio, commossa dice a Chénier:)
(La Contessa si avvicina a Chénier.)
(L’Incredibile si avvicina a Gérard.)
. – Vasto stanzone a piano terreno ridotto per una metà (quella di sinistra) a tribunale, l’altra (quella di destra), divisa durante i dibattiti del giudizio da una opportuna sbarra divisoria, riservata al pubblico.
(Il cittadino Cancelliere, il sinistro ometto, appare dalla porta del piccolo stanzino; muto sempre, impassibile, si avvicina a Gérard, gli pone innanzi alcuni fogli scritti e, come è venuto, muto e impassibile ritorna al suo stanzino richiudendone ancora dietro a sé la porta.)
È a lui che principalmente si rivolge il Maestro di Casa con piglio altezzoso, borioso ed ironico impartendo ordini. Dal giorno che Gérard fu sorpreso a leggere Jean Jacques Rousseau e gli Enciclopedisti, non ironia o servizio più umile o più basso gli è risparmiato.
Nel fondo: l’ex «Cours-la-Reine» che diagonalmente attraversa la scena, allargandosi a destra, restringendosi a sinistra, difeso dalla Senna, che gli scorre parallela: da parapetto, platani, lanterne. Di scorcio, obliquamente, il ponte Peronnet che attraversa la Senna e conduce al palazzo dei Cinquecento.
La scena a destra: nel primo piano un altare dedicato a Marat, sopportante il suo busto, avanti al quale stanno appese collane di fiori appassiti, nastri, e una lampada spenta. Il dado, il piedestallo e i gradini sono qua e là coperti di cartelli appiccicativi sopra. Uno dice: Unità e individualità alla Repubblica! un altro: Libertà, Eguaglianza, Fratellanza! un terzo, più terribile: Così, o morte! altri sono solamente votivi e si accontentano di un: Gloria a Marat! qualche altro non è che un avviso teatrale e annuncia pomposamente il: Gran Yerodramma pantomimo-lirico di X Y Z.
(Chénier pallidissimo guarda quella fanciulla e stendendo la mano verso di lei la costringe a ascoltarlo.)
Mathieu si allontana rapidamente col biglietto, ruvidamente ributtando a spintoni la folla che gli è intorno.)
(E passa altera, trionfante; la vera Legray guarda inconsciente la donna che va a morire per lei.
Il cortile delle prigioni di San Lazzaro (ex convento di San Vincenzo di Paola ridotto a carcere).
Maddalena spaventata si serra presso a Gérard. – Fouquier Tinville fa cenno a Dumas di continuare.)
(Gérard fa un passo minaccioso contro Fouquier Tinville, un urlo di sdegno scoppia contro a lui nell’aula.)
I gendarmi a cavallo le fanno largo. E il portone le si richiude dietro.
Il capo presenta a Dumas, per mezzo del Cancelliere, il verdetto. Il silenzio è sommo.)
(Da via Delfino sbocca un carretto tutto a fronzoli e fiori, illuminato a palloncini: chi lo spinge è Parpignol)
(Marcello si avvicina a sua volta al letto e se ne scosta atterrito; intanto entra Colline che depone del danaro sulla tavola presso a Musetta)
Al di là della barriera il boulevard esterno e, nell’estremo fondo, la strada d’Orléans che si perde lontana fra le alte case e la nebbia del febbraio; al di qua, a sinistra, un Cabaré ed il piccolo largo della barriera, a destra il boulevard d’Enfer; a sinistra quello di S.ᵗ Jacques.
(guidato dalla voce di Mimì, Rodolfo finge di cercare mentre si avvicina ad essa: Mimì si china a terra e cerca a tastoni; Rodolfo colla sua mano incontra quella di Mimì, e l’afferra)
Il Cabaré ha per insegna il quadro di Marcello «Il passaggio del Mar Rosso,» ma sotto invece a larghi caratteri vi è dipinto «Al porto di Marsiglia.» Ai lati della porta sono pure dipinti a fresco un turco e uno zuavo con una enorme corona d’alloro intorno al fez. Alla parete del Cabaré, che guarda verso la barriera, una finestra a pian terreno donde esce un chiarore rossiccio.
(siedono a tavola, fingendo d’essere ad un lauto pranzo)
A destra un camino. Una tavola, un letto, un armadio, quattro sedie, un cavalletto da pittore con una tela sbozzata ed uno sgabello: libri sparsi, molti fasci di carte, due candellieri. Uscio nel mezzo, altro a sinistra.
(Musetta accorre col bicchiere dell’acqua e ne dà un sorso a Mimì)
(Rodolfo e Mimì, a braccio, attraversano la folla avviati al negozio della modista)
Benoit depone il bicchiere e si rivolge nuovamente a Marcello mostrandogli la carta)
(Rodolfo scorge a terra il lume di Mimì e glie lo consegna senza far parola)
A destra pure la imboccatura della via d’Enfer che mette in pieno Quartiere Latino.
Così – se fu vita – vissero giorni lieti alternati a molti pessimi nella continua attesa del divorzio…».
«Intelligente ed arguta, ribelle soprattutto a quanto sapesse di tirannia, non aveva che una regola: il capriccio».
(Nel fondo, da via Vecchia Commedia, attraverso il crocicchio, passa un venditore di frutta secca, urlando a tutta gola)
(Da via Delfino sbocca un carretto tutto a fronzoli e fiori, illuminato a palloncini; chi lo spinge è Parpignol.)
(Mimì non potendo udire le parole, colto il momento opportuno, riesce a ripararsi dietro a un platano, avvicinandosi così ai due amici.)
(Marcello si avvicina a sua volta al letto e se ne scosta atterrito; intanto entra Colline che depone del danaro sulla tavola presso a Musetta.)
Al di là della barriera, il boulevard esterno e, nell’estremo fondo, la strada d’Orléans che si perde lontana fra le alte case e la nebbia del febbraio; al di qua, a sinistra, un Cabaret ed il piccolo largo della barriera, a destra il boulevard d’Enfer; a sinistra quello di Sᵗ. Jacques.
Uscio nel mezzo, altro a sinistra.
Il Cabaret ha per insegna il quadro di Marcello «Il passaggio del Mar Rosso», ma sotto invece, a larghi caratteri, vi è dipinto «Al porto di Marsiglia». Ai lati della porta sono pure dipinti a fresco un turco e uno zuavo con una enorme corona d’alloro intorno al fez. Alla parete del Cabaret, che guarda verso la barriera, una finestra a pian terreno donde esce un chiarore rossiccio.
(Guidato dalla voce di Mimì, Rodolfo finge di cercare mentre si avvicina ad essa: Mimì si china a terra e cerca a tastoni; Rodolfo colla sua mano incontra quella di Mimì, e l’afferra.)
(Siedono a tavola, fingendo d’essere ad un lauto pranzo.)
(Rodolfo e Mimì, a braccio, attraversano la folla avviati al negozio della modista.)
(Musetta accorre col bicchiere dell’acqua e ne dà un sorso a Mimì.)
Benoît depone il bicchiere e si rivolge a Marcello mostrandogli la carta.)
A destra, pure la imboccatura della via d’Enfer, che mette in pieno Quartiere Latino.
Così – se fu vita – vissero giorni lieti alternati a molti pessimi nella continua attesa del divorzio…».
«Intelligente ed arguta, ribelle soprattutto a quanto sapesse di tirannia, non aveva che una regola: il capriccio».