Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Don Carlo

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22 occorrenze

Un Pescatore approda a questa grotta vietata ai mortali. Abbagliato da tante magnificenze, egli crede sognare, e le Perle civettuole si compiacciono a sfoggiare davanti a lui tutte le seducenti loro grazie.

A destra l’asilo dei Solitari in cui fu eretto il sepolcro di Carlo V a cui conduce una grande scala. A sinistra un palazzo. Grandi edifizi e colline lontane formano l’orizzonte.

Carlo si mostra condotto da Tebaldo, che entra nella porta a sinistra. Carlo s’ avvicina lentamente ad Elisabetta e s’inchina senza alzar lo sguardo su di lei. Elisabetta, contenendo a fatica la sua emozione, ordina a Carlo d’avvicinarsi. Rodrigo ed Eboli scambiano dei cenni con le Dame, si allontanano, e finiscono per disperdersi tra gli alberi. La Contessa d’Aremberg e le due Dame restano sole in piedi, a distanza, impacciate del contegno che debbono avere. A poco a poco la Contessa e le Dame vanno di cespuglio in cespuglio cogliendo qualche fiore, e si allontanano.

I giardini della Regina a Madrid.

Il Gabinetto del Re a Madrid.

Detti, Elisabetta, uscendo dalla porta a sinistra.

. – A destra attraverso ad un cancello dorato scorgesi la tomba di Carlo V. – A sinistra, porta che mena all’esterno. – In fondo la porta interna del fabricato. – Giardino con alti cipressi. – È l’alba.

(i Grandi di Spagna indietreggiano innanzi a Carlo)

Il corteggio si mette in cammino e con grida di gioia s’allontana a poco a poco)

(Elisabetta facendo un cenno d’addio a Don Carlo per allontanarsi)

(il Re vuol passar oltre – Carlo si pone innanzi a lui)

(Carlo rimette la sua spada a Rodrigo che s’inchina nel presentarla al Re)

A destra un grande masso forma una specie di antro. Nel fondo in lontananza il palazzo reale.

(I sei Deputati fiamminghi vestiti a bruno, appaiono all’improvviso, condotti da Carlo, e si gettano ai piedi di Filippo.)

Tebaldo s’avanza verso di lui, gli parla un momento a voce bassa, poi torna alla Regina.

Filippo scende i gradini e va a prendere la mano d’Elisabetta per continuare il suo cammino.)

Elisabetta di Valois sorte da sinistra a cavallo condotta da Tebaldo suo paggio.

In questa accorre la Regina delle acque, la quale vuol punire l’audace Pescatore precipitandolo negli abissi; le preghiere delle Perle non riescono a disarmare l’ira sua.

La scena cambia a vista.)

Elisabetta si pone a sedere sopra un masso di roccia ed alza lo sguardo su Carlo in piedi innanzi ad essa. I loro occhi s’incontrano, e Carlo, come per un movimento involontario, piega il ginocchio innanzi ad Elisabetta.)

. – In fondo a sinistra la porta dell’Asilo, al quale si ascende per qualche gradino.

Carlo appare a sinistra nascondendosi fra gli alberi. I boscaiuoli guardano la Principessa che si allontana, e riprendendo i loro utensili si mettono in cammino, e si disperdono pei sentieri del fondo.)

Mefistofele

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Boito, Arrigo 28 occorrenze

Spero che per mezzanotte potrete essere a casa. A rivederci.

(Il Coro s’allontana e svanisce a poca a poco. Cala il sipario).

Il giorno s’oscura lentamente e la scena va spopolandosi a poco a poco).

Sipario calato, Tamburi e trombe, segnali dietro la tela a destra, risposte a sinistra. Grida: All’armi!

«Marciate a battaglia!»

Ci siamo fatti animo a tentare questo metro nonasillabo proibito dai benemeriti trattati di versificazione. A noi pare che collocando l’accento simmetrico sulla sillaba seconda, quinta e ottava, questo nonasillabo riesca assai melodiosamente cadenzato.

(entra Elena e s’accosta a Paride cantando)

Padiglione a sinistra. Nel centro della scena un boschetto; tutto ciò pittorescamente disposto, ma con aspetto rustico e semplicissimo. Faust sotto il nome di Enrico, Margherita, Mefistofele, Marta. Passeggiano due a due in lungo e in largo.

Madame de Stael nell’Alemagne scrisse: Il Faust di Goethe fa pensare a tutto e più che a tutto. Romanticismo, classicismo, idea cristiana, idea pagana, dramma, commedia, tragedia, tutto ciò trovi nel poema di Goethe. Un universale ecletismo in una immensa unità.

. – Passeggiatori d’ogni sorta ch’escono dalla città a gruppi di due, di tre, di quattro, ecc. Chiacchiere, risate, grida, mormorio di folla, andirivieni. – A intervalli campane di festa. Poi Faust e Wagner, più tardi un Frate.

Brandire il fulmine vorresti, ma ciò non è dato a voi miseri mortali.

(Mefistofele porge a Faust un mazzo di chiavi. Faust apre il cancello ed entra in carcere).

A che ora finirà lo spettacolo?

Goethe a fait cette fois comme les musiciens, comme Mozart, qui ramène à la dernière scène de Don Juan la phrase imposante de l’ouverture. Ci siamo provati di realizzare e di sviluppare coi suoni questa aspirazione musicale del poeta, e perciò abbiamo fuso nel prologo alcuni elementi paradisiaci dell’epilogo, procurando di sintetizzare più che fosse possibile l’unità del pensiero Goetiano. Per quell’ossequio alla forma, del quale non si deve mai spogliare niuno che tratti il presente soggetto, abbiamo dato a questo Prologo in cielo la linea della sinfonia classica in quattro tempi, aggiungendovi l’elemento corale. – (Vedi Baron Blaze de Bury. Essai sur Goethe).

Goethe mette nel principio di questa scena quattro larve intorno a Faust le quali profferiscono parole oscure e sinistre; ciò che Goethe collocò sul palco noi lo collocammo in orchestra, e invece delle parole mettemmo i suoni a fine di rendere più incorporee ancora ed extraumane le allucinazioni che conturbano Faust all’orlo della tomba. Quattro voci magiche e sinistre sparse nell’aria. Poi tre sole.

Margherita stesa a terra su d’uno strame di paglia, canticchiando e vaneggiando. Notte. Una lampada accesa inchiodata al muro.

Tre Sfingi a sinistra.

Vorrei consigliar loro e specialmente il signor Autore, di parlar un po’ più a bassa voce; guai se il Pubblico udisse queste dissertazioni! Il signor Critico ed il signor Autore mi sembrano, nel loro dialogo, simili a due aeronauti che s’arrabbattano intorno ad un pallone, ed uno vuole troppo vuotarlo e disseccarlo, l’altro lo vuoi gonfiare troppo a rischio che scoppii. Parlate sotto voce. Teorie, commenti, dimostrazioni: tutte bellissime cose che io non voglio sapere quando assisto ad un’opera d’arte. Datemi delle forti emozioni e allontanate da me la noia, ecco tutto quel che vi chiedo, e se riescirete a ciò con quattro note e con quattro versi oppure mettendo mano al cielo, alla terra e all’inferno, io ve ne sarò egualmente grato. Non vorrò sapere se siete classico, romantico, idealista, realista od ecletico, non domanderò di che paese siete, né che età avete, e non permetterò che mi si istruisca troppo intorno allo spettacolo che mi promettete. Io voglio che l’arte mi parli da sola senza l’aiuto della scienza, della storia e dell’erudizione. Io credo che una pagina di musica possa insegnarmi maggiori cose che non un corso di filosofia. Parlate a bassa voce. In teatro come al museo sfuggo i ciceroni. Avete scritto una prefazione al vostro libretto? Non la leggerò. Avete scritto delle note e delle chiose? Non le leggerò. Tenderò gli orecchi alla musica e la memoria al dramma, d’altre minuzie non me ne darò per inteso. Mi sono permesso di farvi quest’osservazione perché questa sera sono una piccola parte di quel Tutto che o presto o tardi finisce per aver ragione. Ora se volete sapere anche il mio nome sono il signor…

Non avertene a male. È concesso all’artista l’essere un po’ innamorato del proprio tema. Ciarliamo. Faust usè jusqu’à la corde! È un soggetto eterno. Ascoltando l’enumerazione di tutti i frontispizi che hai divorati da ieri ad oggi, e che rimpingueranno domani le tue appendici, notai che ne mancava uno, il più vecchio di tutti: la Bibbia. Sì, la Bibbia, amico mio, è piena del mio soggetto. Se, dimenticando per questa sera il sistema di Darwin, dobbiamo credere che Adamo sia proprio stato il primo uomo, ecco che Adamo è il primo Faust e il secondo è Giobbe e il terzo è Salomone…

L’Araldo entra a capo della fanfara, poi l’Imperatore che sale sul trono; l’Astrolago è alla destra dell’Imperatore, alla sinistra uno sgabello vuoto. Il Cancelliere, il Maresciallo d’armata, il Tesoriere. – Più tardi Mefistofele; più tardi Faust. Fanfara Imperiale.

Ho letto da capo a fondo il primo e il secondo Faust di Goethe, il Faust di Stolte e poi la leggenda di Widmann tradotta in francese da Palma Cayet e poi la leggenda di Pfitzer e quella di Giovanni Spies stampata nel 1637 a Francoforte sul Meno. Di più, ho letto Neumann Disquisitio de Fausto, di più ho letto l’oratio Fausti ad studiosus che, come sai, fu scritta da Faust medesimo e, dopo la morte del Dottore, pubblicata da Wagner in persona e annotata e corretta dal suo spiritus familiaris Auerhan. Poi ho letto anche la Ballad of the Life and Deat of Doctor Faustus pubblicata a Londra nel 1587 ed anche i Colloquia oder Tischreden di Lutero. Ho rilette le pagine scritte da Heine sul Faust nella sua Germania, ho letto il dottissimo lavoro di Ristelhuber: Faust dans l’histoire et dans la légende, ho letto l’essai sur Goethe di Blaze de Bury e lo studio filosofico di Caro inserito nella Revue des deux mondes del 1865. Inoltre ho ripassato al cembalo il Faust di Schumann, La Damnation de Faust di Berlioz, la sinfonia di Liszt e il melodramma di Rode, che il Principe Radziwil fa passar per suo, e lo spartito di Madame Bertin e finalmente il Faust di Gounod ed ho conchiuso col dire ch’è un soggetto usé jusqu’à la corde.

Il vento soffia ne’ burroni; poi la voce di Mefistofele che aizza Faust a salir la montagna; poi Lilith.

Dopo che questo universale soggetto ha già passato attraverso tutte le forme liriche, epiche e teatrali, vien Goethe che lo riassume, lo trasfigura, lo glorifica nell’immenso poema noto a tutta la civiltà presente. La storia di questo tema poetico rassomiglia alla stessa leggenda di Faust. Questo tema ringiovanisce ad ogni tratto di tempo come il dottore tedesco, ringiovanisce con Marlowe, ringiovanisce con Goethe; quando è li per morire, rinasce.

I secoli cooperarono a questo soggetto come i popoli e le generazioni non bastarono ad esaurirlo. La storia di questo soggetto compendia la storia dell’arte. Nasce canzone popolare, poi diventa ballata, poi, passando dalle labbra del popolo alle mani dei poeti, cresce e Widman, Spies, Hoch lo mutano in leggenda, poi cresce ancora ed è racconto sotto la penna di Antonio Hamilton, poi Klinger lo innalza alla dignità di romanzo, poi appare per la prima volta in teatro sotto le forme del dramma, grazie l’ardito ingegno di Kid Marlowe, sullo scorcio del 1500. Il suolo del palco scenico feconda di nuova vita questo prodigioso tema; il secolo seguente lo trova rappresentato su tutte le scene delle ville e dei villaggi tedeschi. Nel 1776 a Weimar il Faust prende un’altra forma scenica e si trasforma in pantomima, e perché lo spazio del dramma non gli basta più, penetra nel campo di due arti nuove, la musica e la coreografia.

mentre tu mi cullavi in mezzo a stolti divagamenti e mi celavi il suo supplizio e la lasciavi senz’aiuto perir!

Vedete, presto s’alzerà la tela, dunque andate ed adagiatevi comodamente nella vostra sedia a bracciuoli, non chiacchierate col vostro vicino di destra né con quello di sinistra; le belle signore guardatele soltanto fra un atto e l’altro. Frenate più che potete per questa sera la fretta del giudicare, astenetevi da ogni manifestazione di lode o di biasimo. Pensate che tanto se applaudiste un lavoro indegno di applausi come se fischiaste un lavoro immeritevole di fischi, l’arte ne resterebbe offesa. Poniamo ciascuno di noi al dissopra d’ogni vanità particolare, l’interesse dell’arte.

Düntzer nella Faustsage dà a questo nome una etimologia greca, lo fa derivare da: mé fotofilés, che significa nemico della luce. Nelle vecchie leggende del Faust, Mefistofele è sempre annuncialo da un tintinnio di sonaglio. Lo stesso sonaglio è indicato nell’antica incisione di Faust dell’olandese van Sichem. (Vedi: Widman, vita di Giovanni Faust, 1599 Amburgo. – Vedi: Van Sichem, due incisioni sul Faust, Amsterdam 1622).

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