Mi sono iniziato in arte come autodidatta, a 29 anni entrai a Brera e feci scultura con A. Wildt3.
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E sfogliatelo spesso, ricordando quanto valga una mensa varia a non sentire il marito rimpiangere la vita dello scapolo, a tenercelo sempre appiccicato alle sottane, ed a farci tenere in grande considerazione persino... dalla suocera spesso brontolona !
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Aggiungete, appena vedrete che il latte bolle, una presa di sale e, a poco a poco, anche un etto di semolino.
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Allora mettete in una pentola, con acqua fredda e al giusto salata, 3 etti di fagioli già sbucciati; 5 patate pelate e tagliate a grossi pezzi; 5 carote raschiate e tagliate a pezzettini; 2 zucchette non pelate e tagliate a pezzettoni; 1 gamba di sedano affettata; 1 cipolla intiera; 6 pomidoro privati dei semi e tagliati molto fini ; e un etto di pancetta di maiale molto magra, preferibilmente con la relativa cotenna, e tagliata a listerelle.
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Il piatto della cognata, a mezzodì, faceva già la sua comparsa sulla nostra tavola; venne ultra-gustato ; e poiché ha pure i pregi di esser lesto a fare, non troppo costoso, e di apparenza... sciccosa, eccomi (seguendo il consiglio che mi è stato dato) a trasmettervene subito la semplice ricetta.
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E infatti, i miei ravioli furono proclamati perfetti dai figlioli e squisiti dal marito, sì che ho pensato di dare anche a tutte voi la ricetta che a me ha dato l’Angela; purché... purché siate anche voi famose, come lo siamo noi, a tirar sottile, quella tale sfoglia, o purché a tirarla possediate la macchinetta adatta.
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Ebbene; se, al par di me, ci tenete a valere tanto, voglio oggi rammentare a quelle che li hanno già fatti, e insegnare a quelle che non li hanno mai fatti, i cannoli ripieni.
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Ma penso che, se a Natale o a Capo d’anno, qualcuna di voi volesse fare sfoggio di tutta la sua complicata e raffinata arte cucinaria... eccomi a dirle come faccio io (una volta tanto!...) per noi 6, il famoso pasticcio.
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Se potete spendere, e se volete lavorare, a Natale o a Capo d’anno, non dimenticatelo!
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Mentre, cucinandosi e aprendo del tutto le loro valve, le cozze abbandoneranno a poco a poco tutta la rimanente loro salatissima acqua, tostate nel burro alcune fette di pane; e allorché, sollevando il coperchio, vedrete tutte le cozze ben fumanti e ben aperte, togliete la pentola dal fuoco, giacche la zuppa è ormai pronta a venire... liquidata.
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- « Corro a casa subito; mi proverò a mescolare e rimescolare anch’io le uova con l’olio, e chissà che stasera (finalmente!) possa avere anch’io la compiacenza di portare in tavola la mia trota lessata e con la salsiera colma della famosa maionese a lato!
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Ne ho così, in Verziere, comperato un chilo e, giunta a casa, mentre li sgusciavo, ho messo a fuoco una pentola d’acqua.
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Di lì a poco, d’olio aggiungetene un altro cucchiaio; e poscia uno di latte intiepidito; e... (non vi ho detto che si richiedono tempo e pazienza?) sempre mescolando, sempre sminuzzando, sempre aggiungendo a poco a poco olio e latte, e sempre amalgamando il tutto, finirete col ridurre quel duro baccalà in un purè soffice, morbido e leggero.
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Scommetto però che tutte le altre mamme non avranno cucinate le sardelle come le ho cucinate io; che, cioè, si saranno limitate a tagliar e buttar le teste (inutile sciupare il condimento, dato che, delle sardelle, non si mangiano le teste); a dare una forbiciata alle code e alle pinne; a lavarle ed asciugarle; ad infarinarle al momento di cucinarle; a friggerne infine nell’olio bollente tre o quattro alla volta (non più, per non incorrer nel pericolo di raffreddare l’olio).
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Il piatto... lumacoso sarà così fatto e pronto a venir presentato a coloro che ne sono tanto ghiotti e che, deliziandosene lo vuoteranno fra un cantar lodi alle brave cuoche e lodi alle saporitissime lumache... cioè a quelle stesse lumache che, solo a vederle, fanno orripilar la pelle a noi... donnette schifiltose!
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Mescolate per bene e impastate con quel goccio d’olio (attente a non abbondare troppo) che sarà necessario a farne una pasta.
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Allorché il pollo, nella sua pentola, sarà cotto, toglietelo dal brodo; ponetelo sul tagliere a raffreddarsi; e colatene il brodo che dovrà poi servire a cucinarvi la pastina.
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Sbucciatele; lavatele; tagliatele a pezzi; mettetele a bollire in una casseruola con acqua al giusto salata; scolatene l’acqua tosto che la forchetta, punzecchiandole, vi dirà che sono cotte; aggiungete allora un bel pezzo di burro (quasi un etto) e continuate a mescolare e rimescolare su fuoco basso e con cucchiaio di legno; e, rimescolando, a schiacciare i pezzi di patata contro le pareti della casseruola, e ad aggiungere, ma sempre a goccio a goccio, circa 1/2 litro di latte.
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« Quando, al pasto, mancherà mezz’ora soltanto, mettere a fuoco, in casseruola capace, un cucchiaio di burro ed una fetta di pancetta di lardo tagliata a pezzettini.
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(1) Qualora non sapeste preparare nè l’uno nè l’altro..di questi due contorni prelibati, ne troverete l'insegnamento a pag. 102 (purè) e a a pag. 32 (risotto).
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Ponete la casseruola prima a fuoco basso e coperchiata; poscia a fuoco alto e scoperchiata; e fate così cucinar l’arrosto non scordando di rivoltarlo, di tanto in tanto.
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Ho fatto cucinare a lento fuoco; a metà cottura ho versato tre cucchiai di vino bianco; e infine, a « gran fuoco », ho fatto colorare il mio arrosto.
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Facendo buon viso a mala sorte, ho accettato col mio ... femminil finto buon grado il regalo di una lepre cacciata; e poiché tanto piace il sapor selvatico a mio marito (quanto non piace invece a me) così, per amor suo, mi sono affrettata a preparare il piatto nel modo classico, cioè in salmì.
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(1) Qualora, però, non essendo di già maestre in pasta sfogliata voleste impararne la lunga preparazione... leggete e seguite a puntino, le indicazioni che troverete a pag. 202.
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Quando il burro sarà nel pieno del suo bollore, mettetevi a scottare a fuoco alto le cotolette che avrete allora allora infarinate.
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Sentite: la mia cucina è sempre « lesta a fare », ma questo piatto invece... oh quanto è lungo a preparare!
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Ponete a fuoco la casseruola con tutti gli oli; se (a differenza di me) ne gradite il gusto, unite anche uno spicchio d’aglio, togliendolo però tosto si indorerà; fate friggere in quell’olio tanti cucchiai di pane grattugiato quanti sono i peperoni riposanti; e mettete poi il pane tostato nell’insalatiera, a farvi buona compagnia a tutta l’altra mercanzia.
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« Avrete comperato... se i funghi saranno 10, un etto di carne; tritatela assai fina; cucinatela in una casseruola con un po’ di burro; quando sarà cotta, aggiungete i gambi dei funghi tagliuzzati, un cucchiaio di parmigiano grattugiato, mezzo cucchiaio di prezzemolo trito, sale, pepe, e 2 cucchiai di salsa besciamella (a fuoco, in piccola casseruola, un cucchiaino colmo di burro e uno di farina bianca; allorché saranno amalgamati, aggiungere a poco a poco, un bicchiere scarso di latte e mescolate fino a che la salsa, bollendo, sarà addensata).
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« Unite a 2 a 2 i cappelli ripieni e premeteli leggermente affinchè rimangano fra loro bene aderenti.
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saranno amalgamati; aggiugi, a poco a poco, mezzo litro di latte; e continua a mescolare fino a che la salsa, bollendo, sarà addensata.
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Levare allora dal latte vaniglia o buccia e, a poco a poco, e sempre mescolando, diluire con esso, nella casseruola, i torli sbattuti.
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Mettere la casseruola a fuoco e continuare a rimescolare, e sempre con cucchiaio di legno, e sempre in quello stesso senso, finché la crema... fumerà.
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Stempera col cucchiaio di legno e aggiungi, a poco a poco, e sempre mescolando, altro latte (a questo scopo ne avrai comperato mezzo litro).
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Quando il tutto sarà per bene amalgamato, metti a fuoco la casseruola e, mescolando, cucina per circa 10 minuti, fino a che la crema si sarà per bene addensata.
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Ma, oltre a questi tre, un altro pregio ancora ha questo bodino: la sua ricetta è cioè assai facile a ricordare perchè le dosi degli ingredienti sono tutte fra loro uguali ed anche tutte uguali a « mezzo ».
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Lavorate per bene e a lungo la pasta, con tutta la forza delle vostre sode braccia; copritela poicon un tovagliolo; e mettetela a riposare, per un’oretta, al fresco.
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Con un coltello, e meglio ancora col tagliapasta a rotella, tagliate infine tanti rettangoli che abbiano da 8 a 12 cm. circa per lato; fate, in ognuno da 3 a 4 tagli nel mezzo e nel senso della maggior lunghezza; e intrecciate fra loro le listerelle che saranno risultate dalle incisioni.
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Aggiungete allora, a poco a poco, e sempre mescolando con una spatola di legno, tanti cucchiaini colmi di zucchero in polvere, quanti furono gli albumi sbattuti.
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Ricordate che così, tale e quale ve l’ho insegnata, questa torta impingua ai pasticceri le tasche; che, fatta in casa, viene a costare pochi soldi; che mai non tradisce; che sempre riesce; che a tutti piace; e che ben a ragione viene pertanto battezzata e sempre chiamata « Torta del Paradiso! ».
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Quando vedrete il tutto ben lustro e mantecato, aggiungete uno alla volta, e sempre sbattendo con forza, prima 4 uova e poi, a poco a poco, 3 etti di farina bianca doppio zero.
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Compero 5 o 6 mele e un paio di pere; le sbuccio; le taglio a pezzetti; ne levo i semi; ed assieme ad una manciata di prugne secche (ben lavate e snocciolate), a 2 pezzi di buccia di limone, e a 3 cucchiai di zucchero, le metto con acqua, in una casseruola, a fuoco basso.
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Con un cucchiaio, di legno, mi son data subito a mescolare; e quando lo zucchero, dopo di essersi sciolto, ha incominciato a friggere, a imbrunire, a leggermente bruciare; quando cioè la mia pasta m’è apparsa bene amalgamata e del classico colore del croccante... l’ho versata nello stampo e, servendomi del limone, e facendo appello a tutta la forza del mio braccio, l’ho distesa tutta quanta, e ancora calda, dentro allo stampo, tappezzandone in modo uniforme le pareti e il fondo.
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Sono appunto queste che oggi ho pensato di indicare a quella ... mosca bianca che non le abbia mai mangiate; di insegnarle a quella che non le sappia fare; e di ricordarle, infine, a quella che... di queste frittelle si sia da un po’ di tempo scordata.
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Mezz’ora prima di cena, sbattete in una insalatiera, con due cucchiai di zucchero, 2 uova intiere; a poco a poco aggiungete farina bianca fino ad ottenere una pasta molto densa; e, sempre a poco a poco, e sempre mescolando, aggiungete poscia latte, fino ad ottenere una pastella omogenea e densa quanto... una assai molle polenta.
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Servendovi di un cucchiaio di legno, sbattete in una casseruola 3 torli con gr. 70 di zucchero; aggiungete, a poco a poco, gr. 20 di farina bianca e mezzo litro di latte; mettete la casseruola a fuoco basso; continuate a rime-scolare fino a che, lievemente gonfiandosi, vedrete che la crema si addensa.
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A ciò, le lavo; taglio a ciascuna con le forbici, due terzi di picciolo; e, su fogli di carta, le lascio distese, per qualche ora, al sole. Quando sono bene asciutte, ne ricolmo dei vasi che, a buon conto, ho già preparati puliti, e che ho pure fatti asciugare al sole.
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È, questo, lo zabaglione che a piccoli bicchieri, e magari riscaldato a bagno-maria, offro al marito, ai ragazzi, a me stessa, allorché si accusi un certo... languorino; che offro, qualche volta, all’una e all’altra amica; che, soprattutto, non mi faccio mai mancare quando sono in campagna, giacché mi può rappresentare, allora, una autentica risorsa, nel caso che cari amici vengano a farmi la bella sorpresa di una loro visita.
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A poco a poco, e sempre rimestando, aggiungete il latte bollito e ormai raffreddato.
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Unite, a poco a poco, e rimestando, 1 etto di spirito da liquore e poscia, sempre rimestando, 1 etto di marsala.
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Continuate a mescolare (ma sempre a fuocoassai basso) fino a che anche tutto lo zucchero si sarà liquefatto.
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