Nella conca di Plezzo l’avversario lanciò numerose granate incendiarie su quell’abitato, provocandovi nuovi incendi.
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giorni sul nostro fronte i presidi delle trincee. L’insolita attività che l’avversario va ora manifestando con fuochi di artiglieria, fucileria e
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Nella zona di Paralba alto Piave il nemico occupava l’aspro massiccio di monte Chiadenis e di monte Avanza tra la valle di Sesis Piave e il Rio di
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L’artiglieria nemica ha continuato il bombardamento di Borgo in Val Sugana ed iniziato il tiro su Roncegno, provocandovi incendi; la nostra ha
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Nelle acque dell’Isonzo venne raccolta una mina galleggiante lanciata dal nemico con l’evidente scopo di distruggere taluni dei ponti in nostro
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sorpresa che il nemico tenta, specialmente di notte, contro le nostre posizioni più avanzate. Lo slancio e l’energia nell’offensiva, l’attiva vigilanza
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Sul Carso l’abile avanzata dei nostri determina piccole ritirate del nemico che abbandona armi e munizioni ed altri materiali da guerra.
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I nostri lasciarono avvicinare l’avversario a breve distanza, indi irruppero su di esso alla baionetta, volgendolo in fuga dopo violenta mischia.
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La tenace difesa dei nostri e pochi colpi di artiglieria da montagna valsero a respingere l’aggressione.
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Sul monte Javorcek alcuni trinceramenti furono espugnati, l’osservatorio e due «blockhouses» fatti saltare, presi 50 prigionieri tra i quali 2
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Le operazioni hanno ottenuto maggiore sviluppo nella zona del Cristallo, ove l’asprezza ed il frastagliamento del rilievo e la relativa frequenza dei
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In Valle Sugana l’avversario lanciò anche un attacco di fanterie contro le nostre posizioni sul Civaron: fu nettamente respinto.
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Le sue artiglierie tirarono su Cormons, Valisella e Gorizia, ove fu di nuovo colpito l’ospedale: alcuni militari di sanità restarono feriti.
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L’attività del nemico si limitò nella giornata di ieri ad alcune azioni delle artiglierie cui risposero energicamente le nostre.
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Nella zona di Tolmino, dopo intenso lancio di bombe, l’avversario tentò ieri una irruzione nei nostri trinceramenti di Dolje: fu subito respinto.
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In piccoli scontri sul Lagazuoi (Vallone di Travenanzes), sulle pendici di Cima Bocche, (Valle Travignolo) e sullo Sleme (Monte Nero), ricacciammo l
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In Valle Sugana nuclei nemici tentarono ieri l’attacco delle nostre posizioni fra i torrenti Coalba e Maora; furono prontamente respinti.
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In combattimento aereo sopra la Conca di Caporetto venne abbattuto un velivolo nemico. Uno degli aviatori fu ucciso; l’altro, ferito, fu fatto
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Lungo la fronte Giulia la pioggia dirotta ed incessante limitò ieri l’azione delle artiglierie.
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Nella zona meridionale dell’altopiano Carsico L’attività delle artiglierie fu ieri molto grande.
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Alla fine, verso mezzodì, l’avversario battuto e respinto, desistè dai suoi infruttuosi tentativi.
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L’aspra lotta, iniziatasi all’alba, andò accentuandosi attorno all’orlo occidentale del pianoro di Santa Caterina.
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Il pronto ed efficace tiro d’interdizione, ostacolando l’avanzata delle fanterie, impedì all’avversario di conseguire alcun vantaggio.
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I difensori riuscirono a fugare l’avversario e a ricacciarlo da due posti avanzati, nei quali in un primo tempo aveva potuto penetrare.
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In Val Ornic e a Fener, sul Piave altri nuclei e pattuglie molestarono efficacemente l’avversario, infliggendogli perdite e togliendogli materiale.
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L’artiglieria avversaria fu notevolmente attiva con tiri di molestia lungo il Piave e nella regione di Montello e fra Fagarè e Fossalta.
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Er cortello, pe’ li Romani der mi’ tempo, era tutto, era la vita! Se lo tieneveno in saccoccia, magari assieme a la corona, e ogni tanto se l
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portone de casa che ssia, allora è ssegno che puro drento l’anno nôvo nu’ sposate; ma ssi la punta de la ciavatta arimane vortata verso l’uscita
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’ scongiuraje l’infantijoli je fa una mano santa l’acqua de Piedemarmo, che a ttempo mio se venneva a la fermacia de li Domenicani in via de
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Er giorno e ttutti l’inniversari de l’incoronazione der papa, er guverno passava un grosso de limòsina a quarsesia poverello sii omo o sii donna, che
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— So’ ttoste come le pietre ’ste cerase! — Senza l’amico! — Le Ravénnee! — De Ravénna, le cerase! ecc.
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I giocatori, disposti in fila uno dietro l’altro, a una certa distanza, s’incurvano alquanto, appoggiando le mani sulle ginocchia; meno quello che
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corsa, si cambiano l’un l’altro il posto che, chi è nel mezzo, corre ad occupare. Se egli vi riesce, il giocatore rimasto privo di asilo va nel mezzo, ed
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A mmezza quaresima c’era ’st’usanza qua. Se faceveno co’ la carta certe scalette, e ssenza fasse accorge, s’appuntaveno co’ le spille de dietro a l
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Era tanta e accusì intartarita, a Roma, l’usanza de scannasse come ccrapetti, che, speciarmente la festa, in ogni Urióne, ce scappàveno diversi
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Giuoco che si fa con le uova lesse. Uno de’ giocatori stringe in pugno l’uovo, e l’altro vi batte sopra con una delle estremità del proprio uovo. Se
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Lavàteve, indove ve vie’ quelo sfògo, pe’ ttre o quattro vorte ar giorno, co’ l’acqua de foje de nóce bbullita.
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velenose che ffanno tutti quelli fiori rossi odorosi odorosi, che sse senteno odorà’ un mijo llontano, potrebbe esse che se facesse l’urtimo sonno
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Li svejatori eran coloro che esercitavano l’ufficio di correre a svegliare i viaggiatori, nei beati tempi in cui si viaggiava in diligenza.
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Va anch’esso per le strade, con la sua merce affastellata sopra un carrettino, e l’offre al grido: — Er pilaro donnee!
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Inciàrmeno l’ucelletti intanto che quelli vóleno; e sse li fanno cascà’ in bocca come pperacotte. Li cacciatori stessi, si je vonno tirà’ cco’ lo
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Con la sua vocetta acuta è penetrante, grida: — Com’è bbianca ’sta lattuca! — La riccetta, l’indivioletta, la rughettaa! — Come ce ll’ho riccia!
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du’ mesi, e quanno l’ha ccovato, c’esce fôra una bbestiaccia tanta bbrutta, mezza gallo e mmezza serpente, che, ammalappena affissa in faccia una
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La domenica nun se deve mai fa’ bbulle er callaro de la bbucata; perchè si nnó artrimenti, ne soffreno l’anime der purgatorio. E aricordateve che la
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Scherzo che si fa ad altri prendendogli il mento fra il pollice e il medio, e premendogli intanto le labbra con l’indice.
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’Omobbono, Sant’Onofrio e Sant’Antonio de Padova; l’orefici, l’argentieri, li ferrari e li sellari, Sant’Eliggio. L’osti, Sant’Eodoto e Santa
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frussióne fa ppuro bbene, quanno se va a ddormì’, d’atturasse prima l’occhi co’ la ricótta che vve li rinfresca e li pulisce. Oppuramente, sempre pe’ la
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Si agguantate una strega cor sorcio in bocca o ppe’ ccapisse mejo, sur fatto, e l’agguantate pe’ li capelli, lei ve strillerà: — Che ttienghi in mano
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Va attorno nelle ore stesse del suo collega l’acquavitaio, e su per giù, con lo stesso tono di voce, dice: — Caffè, per un soldo!
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gran bucia fónna fónna, indove ce scóla tutta l’acqua der monno sano, e cciarimane drento, come si ’sta gran bucia fusse una gran marmitta. Quanno ar
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