Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIMI

Risultati per: accaduto

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La Stampa

367215
AA. VV. 1 occorrenze

Corriere della Sera

368133
AA. VV. 2 occorrenze

Come se niente fosse accaduto. A condizione che i nuovi bombardamenti, e le nuove tensioni, non facciano franare investimenti e speranze.

La sorella maggiore di «Giulietta», che frequenta la seconda liceo al classico «Leonardo da Vinci» di Montefiascone, d'altra parte è sorpresa di quanto accaduto perché mai aveva ricevuto confidenze che potessero farle venire qualche sospetto.

La Stampa

370889
AA. VV. 5 occorrenze

Non sono mancati gli incidenti: il più grave è accaduto nel bresciano dove sono morti 4 bosniaci che si trovavano in Italia per lavorare.

degno d'essere conosciuto - e non solo dai piemontesi - più di quanto non sia finora accaduto. Il volume appena pubblicato non fa che confermare il profilo di une letteratura ad alta vocazione civica. Proprio a cominciare da Edoardo Ignazio Calvo, il medico giacobino (quest'anno ricorre il secondo centenario della sua morte), le cui Favole morali convocano nibbi, poiane, tacchini, pidocchi, sanguisughe e tafani per pungere duro i francesi traditori e accaparratori. Una lezione che s'esalta nelle Canzoni piemontesi del Brofferio (senza trascurare la più discreta presenza del valsusino Norberto Rosa) in un domestico esercizio di critica politica e di agrume morale. Sor Baron, Crudel destin, L'educassion, La prima vòlta, Ij buratìn. La carafin-a rota, Ij bogianen. Canzoni che hanno avuto interpreti anche recenti, da Gipo a Fausto Amedei. Per non contare il polveroso salotto della marchesa Irene in cui Massimo d'Azeglio versa nei suoi Ricordi il sale di un'agile ironia che passerà al Gozzano di Nonna Speranza. Presenza forte, la non occasionale rinascita del teatro legata ai nomi di Giovanni Toselli, Luigi Pietracqua, Giovanni Zoppis, Federico Garelli (e naturalmente del Bersezio delle Miserie 'd monsù Travet), che fece scuola ad altri teatri regionali e che fu una fucina incredibile d'attrici talentuose, da Adelaide Tessero a Mariangela Morolin. Non tutto qui, perché un altro passaggio cruciale (di secondo Ottocento) è segnato dai poeti della cosiddetta stagione «birichinòira», che prende il nome dal periodico in piemontese ‘L Birichin, un giornale che durò per quarant'anni e che raccolse il meglio de tempo che sta tra fin de siede e belle époque. Capitolo minore ma non trascurabile è poi la presenza nella letteratura in piemontese di tanta prosa di romanzo popolare, dal Pietracqua a Carlo Bernardino Ferrerò alla stessa Carolina Invernizio (è stato Viglongo a scoprirne e a pubblicare il romanzo Ij delit ed na bela fija). Dopo tutto ciò chi vorrà ancora sostenere che la letteratura in piemontese sia frutto di pura scommessa?

Il direttore Renato Palumbo ha messo in evidenza con vigore questa forza che stupì, all'epoca, il pubblico napoletano; a differenza di quanto era accaduto la sera prima nel «Tancredi», qui l'orchestra ha acquistato il ruolo di un personaggio, in continuo dialogo con ì cantanti in scena. Dialogo che potrebbe essere più raffinato, nella stratificazione delle sonorità, ma che appariva, comunque, sempre vitale. Anche lo spettacolo di Daniele Abbado, con le scene e i costumi di Giovanni Carluccio, mirava opportunamente, grazie alle luci di Guido Levi, a suggerire la cupezza di fondo che caratterizza la partitura, per molti versi sperimentale, di «Elisabetta»: un'incastellatura metallica fatta di colonne d'acciaio, con piani sovrapposti, pedane, corridoi, occupa la scena dall'inizio alla fine, mentre l'argento del metallo lampeggia sul nero. Nel fondo si disegnano tanti riquadri, nei quali i personaggi prendono posto con ieratica fissità: un effetto che piace lì per lì, ma che viene progressivamente a noia, perché la scena è sempre la stessa, ed è movimentata solo da uno scorrere di grate, con una vera e propria ossessione per il motivo quadrettato: troppo poco per alleviare l'ascolto di un'opera che non ha certo l'immediatezza e la tenuta dei grandi capolavori buffi né la continuità inventiva di una «Semiramide». Se lo spettacolo non aiuta molto l'ascoltatore, spicca ancor più il merito dell'esecuzione musicale. Accanto alla Ganassi che, oltre alla coloratura di forza, sa cogliere anche i lati umani di Elisabetta e, in particolare, la straordinaria dolcezza dell'ultima aria, molto bene hanno fatto Mariola Cantarero (Matilde), Antonino Siragusa (Norfolc) Bruce Sledge (Leicester): tutti sono apparsi consapevoli delle esigenze stilistiche imposte dal belcanto rossiniano, e accumunati, alla fine, da applausi scroscianti.

Al Qaeda, dunque, dopo avere usato negli ultimi dieci 10 anni soprattutto camion-bomba, come accaduto per le ambasciate americane in Africa e il parcheggio sotterraneo del World Trade Center, si sta attrezzando per diversificare le proprie forme d'attacco. Tra le possibili strategie, anche l'uso a New York di motoscafi super-veloci e sommozzatori pronti ad attaccare dall'acqua la città. A tutto questo vanno ad aggiungersi le minacce di morte che negli ultimi sette giorni hanno raggiunto diversi membri del Congresso Usa, come confermato dal capo della polizia di Washington, il capitano Charles Ramsey. Secondo un funzionario della «Homeland Security», l'«intenzione dei terroristi è sicuramente quella di colpire gli Usa prima delle elezioni presidenziali del 2 novembre». I responsabili dei servizi di intelligence - aggiunge Newsweek - sono convinti che diversi uomini di Al Qaeda si trovino già sul territorio degli Stati Uniti, pronti a colpire. Il consigliere per la Sicurezza nazionale, Condoleezza Rice, è tornata intanto a difendere in un'intervista alla Nbc la scelta della guerra in Iraq: il legame fra Saddam e Al Qaeda, ha insistito, «è evidente». «Saddam voleva la destabilizzazione del Medio Oriente. Noi l’11 settembre 2001 siamo stati attaccati in maniera brutale - ha spiegato -. Il legame tra Al Qaeda e Saddam è evidente: se anche non esiste prova del legame materiale, entrambi volevano la destabilizzazione della regione».

È così accaduto che, al tempo della prima Guerra del Golfo, quando Saddam tentò di invadere l'Iran e quel conflitto durò ben otto anni, mai gli sciiti iracheni tradirono la loro nazionalità per un astratto dovere di obbedienza religiosa; essi, sciiti, combatterono al fianco del sunnita Saddam contro gli sciiti iraniani, e nessuno allora se ne stupì. Certo, non v’è dubbio che un'alleanza di interessi tra le due componenti sciite sia immaginabile, pur nell'ambito delle diversità di concezione dottrinaria; ma da questa alleanza, a immaginare poi una fusione - quello che Bush senior temeva al tempo del Guerra del Golfo, quando gli sciiti iracheni si ribellarono a un Saddam in fuga dietro l'avanzata di Schwarzkopfil percorso è assai più lungo di quanto sembrino temere gli analisti del dipartimento di Stato americano. Quello che, piuttosto, strettamente coinvolto in questo quadro di destabilizzazione, e di alleanze che si fanno e si disfano, è il ruolo che l'Iran intende svolgere in una nuova sistemazione del potere nel Golfo. Washington, con il lancio di una guerra presuntamente preventiva, ha manifestato con chiarezza al mondo intero che il suo progetto politico è la definizione di una sua egemonia nell'area (sostanzialmente, il controllo del rubinetto del petrolio arabo); però Washington non aveva tenuto conto della deriva amara che avrebbe preso la sua «vittoria», e perciò l'Iran - che inizialmente, alla caduta di Saddam, sembrava ritrovarsi schiacciato in un angolo, pesantemente bollato per la sua rischiosa partecipazione a un Asse del Male messo sotto tiro - ha potuto progettare una nuova strategia «regionale», che sfrutta la debolezza del potere militare americano per guadagnare a Teheran ima nuova liberta di movimento nello scacchiere del Golfo. Quanto più i marines piombano nel pozzo delle difficoltà, e i loro «protetti» iracheni si mostrano incapaci di prendere un controllo decente della vita quotidiana del Paese, tanto più la destabilizzazione premia tutti coloro che si sono chiamati fuori dal progetto americano. Perciò l'interesse di Teheran è anzitutto appoggiare chiunque protesti contro Allawi e contro la sua banda di «servi di Washington». Però, nello stesso momento in cui infiltra in Iraq agenti provocatori, o attizza la rabbia e i rancori di quanti vorrebbero vedere i marines partirsene oggi stesso dall'Iraq, fa di tutto perche questa sua attività «clandestina» non sfugga troppo all'attenzione della Cia. Il messaggio è chiaro: senza di noi, il vostro progetto di pacificazione sarà soltanto un sogno di carta. In questo gioco spregiudicato dei servizi segreti e degli analisti di crisi, il molo di Muqtad Al-Sadr è strumentale, perché - legato alla lotta tra fazioni sciite irachene- serve soltanto ad accentuare la destabilizzazione politica interna, ma non incide sul progetto globale della risistemazione dell'area. La partita che si sta ormai giocando in Iraq è assai più importante della scelta di un nuovo governo a Baghdad. Sul tavolo del confronto c'è un disegno strategico che dal Giordano arriva fino al Caucaso, passando per il Golfo e le nuove rotte del petrolio del Caspio. L'Iran, che sente stringerglisi addosso l'accerchiamento dei marines da Ovest e da Est, da Baghdad e da Eandahar, vuol rimescolare le carte. Chi gli ha rapito il console, ieri, ha lanciato un segnale preoccupante per tutti: i giochi, ora, si fanno allo scoperto. Il ragno è avvisato.

Il Nuovo Corriere della Sera

372000
AA. VV. 2 occorrenze

Perché se è vero, come diceva Ranke, che lo storico non ha altro compito che di dirci was ist geschehen (ciò che è accaduto), di tenersi ai fatti, è altrettanto vero che quando i fatti consistono nelle azioni degli uomini, queste non possono essere raccontate senza essere giudicate, senza ricevere i predicati di valore, che le definiscono nella loro realtà spirituale, onde non è possibile sapere ciò che è accaduto senza la valutazione dell'accadimento, che è accadimento del mondo morale, e non del mondo naturale. E lo storico solo se giudica come uomo libero può comprendere tutto. Le storie polemiche, senza essere false, sono parziali, unilaterali e incomplete.

Che cosa può essergli accaduto? È possibile che egli sia stato vittima di un investimento e abbandonato sulla strada da individui poco scrupolosi, ma non si esclude l'ipotesi di una aggressione. Infatti, non è pensabile che egli possa essersi messo in viaggio senza il portafogli con documenti e danaro.

La Stampa

373162
AA. VV. 10 occorrenze

È la seconda volta, nel triennio trascorso con il viareggino in panchina, che i bianconeri attraversano un momento del genere: era già accaduto nel campionato scorso quando avevano pareggiato a Cagliari e con il Napoli e ceduto al Milan al Meazza. Proprio grazie a quella frenata dei torinesi il Milan prese il largo e s'incamminò verso il titolo numero 15. Rispetto al 1994-'95 dello scudetto la Juventus denuncia un ritardo di 6 punti.

È accaduto ieri sera alle 19,30 sulla linea 46 che da Torino porta a Venaria. Sul pullman c'erano quindici ragazzi di ritorno dal cinema: due di loro, entrambi sedicenni, Stefano Capobianco di Leinì e Francesco Cirillo di Volpiano, sono rimasti feriti, il primo al volto, il secondo (meno grave) a una mano. L'episodio è accaduto mentre l'autobus stava percorrendo corso Vercelli, all'altezza di via Germagnano: «Eravamo tutti molto allegri, avevamo appena visto l'ultimo film di Verdone, "Sono pazzo di Iris Blond". All'improvviso abbiamo sentito un boato, come un'esplosione fortissima - racconta, ancora sotto choc, uno dei passeggeri; a quel punto qualcuno ha urlato all'autista di non fermarsi, di proseguire, non capendo che cos'era davvero accaduto». Di lì a poco la scoperta: non si era trattato di un incidente. Qualcuno aveva voluto trasformare quel pullman in un bersaglio. Tra i vetri mandati in frantumi, infatti, sono state ritrovate due grosse pietre. La prima del diametro di almeno 20-25 centimetri, una specie di piccolo masso; la seconda leggermente più piccola, ma comunque molto pesante e acuminata. Qualcuno le aveva lanciate contro l'autobus in corsa con l'intento di scatenare la tragedia. «Era buio, e per di più lì vicino è aperta campagna, c'è pure un campo di nomadi, è impossibile capire chi ci ha preso a bersaglio. Con tutto questo spazio, sicuramente, hanno potuto darsela a gambe indisturbati», ha commentato Mauro Lucadamo anche lui 16 anni, di Leinì. Qualcuno però su quell'autobus ha notato qualcosa in più: «Subito dopo l'esplosione dei vetri, mi è sembrato di intravedere, a fianco del pullman, la sagoma di un ragazzo alto circa un metro e sessanta: aveva i capelli corti, era giovane e portava una felpa. Altri elementi purtroppo non ne ho, si è dileguato in un attimo». Nel giro di dieci minuti dall'agguato, l'autobus era circondato dai carabinieri della Falchera e della compagnia Oltredora. Le due grosse pietre sono state poste sotto sequestro. Francesco Cirillo e Stefano Capobianco sono stati accompagnati al Giovanni Bosco. Ma anche gli altri ragazzi, tutti in preda al panico, sono stati a lungo interrogati dagli inquirenti. La zona è stata passata al setaccio nella notte, ma le vere indagini potranno partire soltanto stamattina appena farà giorno: quando i carabinieri potranno cercare di capire da dove vengono quei piccoli massi che ieri sera, se i ragazzi fossero stati seduti in un altro modo, sul pullman, avrebbero potuto uccidere. Al di là della macabra moda del momento (non c'è giornata in cui non si registri un episodio di violenza legata al lancio di sassi) la stessa zona, due anni fa, fu teatro di un episodio analogo: accanto alla tangenziale che da Torino porta a Caselle alcuni giovani furono fermati con l'accusa di aver scagliato delle pietre dalla massicciata sulla ferrovia. Non c'erano stati feriti, ma il fatto aveva comunque suscitato molto clamore. Un precedente caso di agguato contro un autobus, invece, si era verificato nell'agosto 1994, a Borgaro. In quel caso però non c'erano stati feriti. Ma erano stati trovati i responsabili: tre ragazzini nomadi erano stati fermati e accompagnati in questura. Una vicenda che i giornali seguirono con un certo clamore, anche perché era quello il periodo della scoperta della prima «moda» dei sassi. E clamore fra i passanti ha pure scatenato il fatto accaduto ieri sera ai danni del pullman numero 46. La gente, già impaurita per il dilagante fenomeno dei massi scagliati dai cavalcavia e ormai anche sui treni in corsa, si domandava, di questo passo, dove si finirà: «Anche contro i mezzi pubblici e in piena città - commentava allarmata una ragazza -, che vigliacchi ».

Che cosa potrebbe essere accaduto, allora? «È difficile dirlo ora - spiega Surrenti -. Sembrerebbe più probabile un difetto di funzionamento». Ma subito precisa che un quadro più preciso si potrà avere solo dall'esito dell'indagine annunciata dal governo: «Ora non si può escludere neppure un fatto del tutto accidentale, come la presenza di un ostacolo improvviso». «L'incidente di ieri è il primo in Italia - aggiunge -, ma non all'estero. In Francia se ne sono verificati alcuni».

Il dolore per gli otto morti, la gratitudine - espressa con uno scuotimento del capo per averla scampata, lo stupore soprattutto per quanto era accaduto. Non c'erano stati segni premonitori. Forse sì, scavando nel ricordo troppo breve, si era sentita una oscillazione irregolare mentre il Pendolino affrontava quietamente la sua curva della morte. A trecento metri dalla stazione di Piacenza, dalla normalità del scendere e del salire, dei saluti e degli auguri, del balzo verso Roma.

Il capotreno ha informato il personale di terra di quanto era accaduto e sono stati effettuati i primi accertamenti. Otto minuti dopo l'Etr è ripartito, terminando poi regolarmente la sua corsa a Porta Nuova. Sull'episodio stanno indagando i carabinieri della compagnia di Rivoli. Gli investigatori sospettano che si tratti di un attentato intimidatorio di frange ambientaliste estremiste. In via Salvo D'Acquisto, ad Avigliana, poco distante dai binari dove è stato collocato il masso, su un cartello stradale è stato scritto «No all'Alta Velocità».

Il titolo - così come era accaduto per quelli degli altri romanzi della Sagan, Bonjour tristesse, Un certo sorriso e Tra un mese, tra un anno - era diventato subito un tormentone, con l'aggravante che, essendo sotto forma di domanda, esigeva una risposta. E non una qualunque, ma quella che - in un campo di conoscenze dai più fino a quel momento inesplorato - avrebbe discriminato in maniera irrevocabile i veri intenditori dalla massa degli orecchianti. Per azzeccarla, la via maestra dell'ascolto musicale imponeva capacità e tempi assolutamente proibitivi. Meglio affidarsi a quella che il romanzo - che con la consueta grazia saganesca conferiva fugace dignità di dramma alle più trite ovvietà sentimentali - non avrebbe mancato di dare. Nel libro la domanda restava però senza risposta. Era una domanda-simbolo, o almeno tale appariva alla quarantenne Paule, che, abituata ormai a questioni più prosaiche («Con chi vai a letto? Ti piace il fagiano? Quando vai in montagna?»), la accostava a quelle gravi e insolubili («Credi in Dio?») che ci si pongono a diciassette anni e poi la vita ci aiuta colpevolmente a accantonare. Dalla lettura (e poi, due anni dopo, dalla visione del film di Litvak) si usciva comunque rasserenati; alla domanda non si doveva dare risposta, solo un accenno di sorriso imbarazzato e connivente. E si potevano continuare bellamente a ignorare sinfonie, concerti, sonate e Lieder. Per ogni opportuna circostanza, da quel momento in poi sarebbe bastato ripetere con ammiccante civetteria: «Le piace Brahms?».

Impossibile descriverne le azioni fondamentali: la nebbia è fittissima, la visibilità pressoché nulla e ci vogliono i diretti protagonisti per spiegare, a gara conclusa, quel che è accaduto. Taibi (il migliore dei suoi) dice che l'Udinese si è rivelata assai pericolosa colpendo un palo con Cappioli al 24' e sostiene di avere fatto gli straordinari. Per Zaccheroni, l'allenatore dell'Udinese, con il pareggio di Piacenza si allontana lo spettro di un esonero anticipato. Il tecnico friulano afferma di avere finalmente visto i suoi praticare un buon calcio, anche se aggiunge che occorre continuità. Per Bortolo Mutti le cose si complicano. Minimizza l'allenatore del Piacenza. Ma i biancorossi in 4 gare hanno rimediato solo 2 punti.

L'incidente è accaduto sulla statale 25 poco prima del cavalcavia ferroviario della linea di Susa. «All'improvviso mi ha attraversato la strada un cane ed ho perso il controllo dell'auto», ha poi raccontato ai carabinieri Mauro Cicchelli. Dopo un testa coda l'auto è scivolata sulla strada ghiacciata finendo contro una Ford Escort che proveniva in senso opposto, guidata da Massimo Russo, 23 anni, residente a Bruzolo in via Susa 17. Nel tremendo impatto la Renault 19 con i tre ragazzi a bordo è finita nella profonda scarpata a fianco della strada ribaltandosi. Un altro automobilsta ha dato l'allarme. I vigili del fuoco di Susa e due ambulanze della Croce Bianca hanno poi trasportato all'ospedale i quattro giovani. Carlotta Reverdito è giunta cadavere al pronto soccorso, mentre Mirko Schiari ha riportato numerose fratture e nella notte è stato trasferito al Cto: è in prognosi riservata. Massimo Russo e Mauro Cicchelli hanno invece riportato ferite giudicate guaribili in trenta giorni. L'altro incidente mortale, ieri alle 19,30, sulla provinciale 81 Caravino-Albiano, in regione Buzzo, appena fuori dal centro abitato di Caravino. Cristian Gianotto, 24 anni, residente a Cossano in via Palestra 15, è deceduto in seguito all'uscita di strada della sua Renautl «Clio» 16 valvole. Il giovane era alla guida dell'autovettura, diretto a Ivrea con due amici, Anderson Oliveira Santos e Daniele Putzu, 18 anni, di Albiano, (rimasti feriti in maniera non grave). All'uscita di una curva vicino alla chiesa della Madonna delle Grazie, l'auto di Gianotto ha urtato un'altra Renault «Clio», guidata da Christian Bordet, 19 anni, residente a Caravino in via Cavour 45, che stava facendo ritorno a casa. La «Clio» di Bordet è rimasta sul bordo della carreggiata e il conducente ha riportato ferite lievi. Gianotto, invece, ha avuto la peggio: la sua auto è uscita di strada e ha centrato in pieno un palo della luce, abbattendolo.

La Stampa

373686
AA. VV. 1 occorrenze

La Stampa

376497
AA. VV. 2 occorrenze

Così è accaduto anche per Roberto Cori».

È accaduto ieri poco dopo mezzogiorno. La giovane stava prendendo il sole con il fidanzato sulla scogliera quando è stata investita da un'onda che l'ha trascinata in acqua. A causa della risacca Silke Srolmell, nonostante sia abile nuotatrice, non è più riuscita a raggiungere la spiaggia. Il fidanzato ha dato l'allarme ai carabinieri, che si sono rivolti ai vigili del fuoco di La Spezia i quali, a loro volta, hanno chiesto l'Intervento dell'elicottero.

Corriere della Sera

377373
AA. VV. 2 occorrenze

Il sanguinoso episodio, che ancora una volta sottolinea l'assurda crudeltà di una nuova malavita dilettantesca ma disposta a tutto, è accaduto verso le 3 di ieri notte. Il «commando» dei banditi, composto probabilmente da quattro persone, dev'essere giunto a bordo di un'auto davanti allo stabile di viale Cirene 10. Quindi, forzato con un cacciavite il cancello di ingresso, è penetrato nell'edificio raggiungendo in ascensore il quinto piano. Da qui i malviventi sono scesi per mezza rampa di scale fino al balcone di servizio.

La crisi interna italiana, vasta, profonda, devastatrice è anch'essa un fatto che doveva, in Europa, essere un fatto internazionale; e rare volte è accaduto che a problemi così nuovi e difficili, problemi comuni, si rispondesse con una logica internazionale di «immobilismo organizzato» da monarchi assoluti dei tempi antichi, quando avevano da render conto solo a Dio, ma potevano conservare il trono. Un'altra Europa, solidale, avviata all'unità, non in preda alle tentazioni egemoniche dei più forti, potrebbe rispondere ancora alle esigenze che nascono dalle nostre crisi interne. Quest'Europa non c'è. Ha mancato appuntamenti importanti, ancora non si ritrova. Gli Stati Uniti che l'hanno osteggiata e gli europei che non l'hanno costruita mancano adesso, limitandosi a negare e minacciare, un'altra occasione.

Il Nuovo Corriere della Sera

378772
AA. VV. 2 occorrenze

È accaduto invece l'inverso: e se non fosse stato per l'eccellente comportamento di alcuni dei giocatori più giovani, i due interni Rizzo e De Sisti, nonché il sensazionale Meroni, la formazione italiana non sarebbe riuscita ad evitare un avverso risultato. Meroni, Rizzo, De Sisti: sono tre giocatori che sia pure con caratteristiche diverse - il torinese per il puntiglio e la concretezza con cui ha completato le sue fantasiose serpentine; il cagliaritano per la mole del lavoro e la rapidità del passaggio; il fiorentino per la limpida visione del gioco - hanno cominciato stasera una carriera internazionale che potrebbe anche aprire loro ampie prospettive.

Il Corriere della Sera

379768
AA. VV. 1 occorrenze

La Stampa

379896
AA. VV. 1 occorrenze

Ma cosa è accaduto dei due poliziotti che avevo trovato al mio arrivo a Texas City dall'aeroporto di Houston e che si erano offerti di accompagnarci nelle zone più colpite dalla catastrofe? Non siamo stati capaci di ritrovarli nel gruppo di persone ferite e sanguinanti che giacevano a terra intorno a noi dopo lo scoppio del «High Flyer». Questo è saltato in aria all'una e mezza circa della notte scorsa: meno di quaranta minuti dopo un'altra esplosione ha scosso nuovamente la zona industriale.

La Stampa

380663
AA. VV. 5 occorrenze

Il delitto è accaduto in via Amendola, una strada poco frequentata, alla periferia dell'abitato. Il cadavere del giovane è stato trovato poco dopo da un automobilista di passaggio, che ha subito dato l'allarme. In un primo tempo la mancanza di documenti di identificazione aveva fatto ritenere ai carabinieri che il giovane fosse stato ucciso durante un «regolamento di conti», in un altro paese, e quindi trasportato con una autovettura, ed abbandonato a San Marco in Lamis, per fare sviare le indagini.

E se è accaduto a lui, può accadere a tutti, anche a sua moglie Bice, che pure è donna onestissima. Qui è la radice della folle gelosia del Daddi, che è poi il bisogno di sapere, per placarsi, che Bice è colpevole. E lo è, in qualche modo. Ne ha lei stessa la folgorante rivelazione confessando di avere tradito in sogno il marito.

Ma quello che è accaduto dopo si può soltanto immaginare. Ora che è sola la ragazza non si sforza più di apparire felice. Gli avvenimenti degli ultimi dieci giorni le sono davanti. Sa della madre o ha soltanto il dubbio? Cerca il sonno, ma trova sconforto. , amarezza, vergogna. Alle 8.30 la signora Olivetti vede vuota la camera di Renata, sul tavolo c’è un biglietto scritto con mano ferma: «Odio vivere».

Un drammatico episodio accaduto la notte scorsa In una casa di Vigevano. Il rappresentante Ercole Nai di 30 anni, abitante con la moglie Sibilia Mattia e il figlioletto di circa un anno in via Riberia 38, rientrato a casa verso l'una e mezzo, in preda ad una crisi di follia ha afferrato il fucile da caccia appeso al muro della cucina e si è avvicinato al letto dove era la moglie col bimbo, minacciandoli. Stava per premere il grilletto quando è sopraggiunta sua madre, abitante in un alloggio vicino. La donna, svegliatasi alle grida del figlio, è giunta in tempo ad evitare il peggio. È infatti riuscita a calmare il Nai, mentre la moglie, stringendosi il bimbo al petto, fuggiva in strada.

Il Nuovo Corriere della Sera

381822
AA. VV. 1 occorrenze

Ma che cosa è accaduto a Lattuada, quando s'è trattato di metter mano alla seconda parte? Il racconto vi si fa incredibile, la sceneggiatura raffazzonata la recitazione balbettante. L'eroe del film, il bandito, agisce all'americana, da gangster un po' feroce e un po' filantropo: tutto l'odioso romanticismo attribuito da una letteratura deteriore al brigante-cuor d'oro si accolla a Nazzari, tramutato in zuccheroso protettore di bambine. Decisamente, del «Bandito» contano solo le sequenze d'inizio; alle altre né Nazzari né la Magnani né Campanini danno classe e attrattive. Appunto per questo sarebbe stato preferibile che il film non fosse scelto, come fu scelto, a rappresentare il nostro cinema al festival di Cannes.

Corriere della Sera

383104
AA. VV. 6 occorrenze

Così è accaduto che Larisa Sepitko, la prestigiosa regista ucraina morta nel 1979 in un incidente d'auto e ricordata soprattutto per il mirabile «L'ascesa» di due anni prima, realizzasse la sua opera prima «Calura» (1963) nel lontano Kirghizistan per un racconto d'ambientazione siberiana sullo scontro tra vecchie e nuove generazioni risolto in una esercitazione stilistica sul modello del compatriota Dovzenko.

È accaduto due volte: la prima durante un'azione che vedeva i francesi in superiorità numerica e che Platini ha volutamente rallentato (permettendo ai nostri difensori di riprendere posizione). La seconda quando ha chiesto al ct. Michel di essere sostituito e l'arbitro Esposito (ottimo) aveva appena fischiato una punizione dal limite.

La realtà è che quando non ci si ritrova, allora si comincia a girare a vuoto e questo è accaduto a noi contro la Francia. Insomma, in un mondiale bisogna considerare quattro aspetti: 1. la componente fisica; 2. la componente tattica; 3. la componente tecnica; 4. la componente psicologica. Escludo che, nel primo caso, i giocatori fossero impreparati. Questi soggetti non possono dare di più di quello che hanno dato dal punto di vista fisico».

È accaduto così anche ai magistrati di Bologna, che indagano sulla strage alla stazione a poche ore dalla loro partenza per gli Stati Uniti. Un telex, inviato dal ministero di Grazia e Giustizia, li ha avvertiti che la rogatoria internazionale per ascoltare Pazienza era stata sospesa dalle autorità americane. Al pubblico ministero Libero Mancuso e al giudice istruttore Vito Zincani non è rimasto che avvisare i difensori di Pazienza e quelli di parte civile della trasferta annullata.

Assieme a Mazzetto, quando l'incidente è accaduto, si trovava il suo compagno di squadra Vincenzo Salomon. Nella breve carriera, Mazzetto era già stato anche chiamato nel giro della squadra nazionale.

«Questa è senz'altro la mia rete più importante - sostiene il giustiziere degli africani -.Ve l'immaginate che cosa sarebbe accaduto se fossimo stati eliminati dai marocchini?». Meglio non pensarci, e guardare avanti, puntando sul Messico, avversario dei tedeschi sabato, qui nella fornace di Monterrey. «Certo, questo caldo impossibile ci ha messo in difficoltà - racconta Rummenigge -.Negli spogliatoi non avevamo una bilancia ma vi garantisco che di chili ne abbiamo persi parecchi. L'importante però è di essere venuti a capo di questa solidissima squadra marocchina. Adesso ben venga il Messico, tocca a lui il ruolo di favorito, gioca davanti al suo pubblico, qui c'è un entusiasmo sfrenato e per noi tutto questo si potrebbe rivelare un bel vantaggio. I messicani, caricati di enormi responsabilità dall'attesa di tutta una nazione, dovranno attaccarci.

La Stampa

384991
AA. VV. 1 occorrenze

Il fatto è accaduto la sera del 14 aprile scorso. Secondo l'accusa, Modestini ed i suoi complici, successivamente arrestati, entrarono in casa di Rosa Panicela, 20 anni (il marito della donna lavora fuori Roma) e dopo averla aggredita la violentarono a turno.

La Stampa

385538
AA. VV. 4 occorrenze

Il tragico fatto è accaduto alle ore 2,15 della notte sul lunedì, al chilometro quinto, poco prima del casello di Settimo. Da Milano verso Torino stava viaggiando una 1100; vi erano a bordo la signora Rosina Sardo di 53 anni e il figlio Pier Giuseppe di 26 anni, abitanti a Torino in via Canova 9. Al volante era il giovane. A un tratto la signora scorgeva, alla luce dei fari, un uomo riverso sulla strada, vicino al ciglio di sinistra. «Ferma, ferma — gridava al figlio: — c'è un ferito, bisogna soccorrerlo ».

Il turista riceve dall'ufficio-viaggi perfino degli opuscoli con istruzioni sulla maniera di vivere nei paesi stranieri, la descrizione delle differenti usanze, corredata da molte raccomandazioni per evitare che qualcuno possa poi dire, com'è accaduto in passato, che i tedeschi all'estero si comportano male.

Le macchine hanno raggiunto l'imbocco della vecchia galleria di direzione: un tronco ormai abbandonato, come è accaduto dal versante italiano, ma che i francesi hanno eretto a monumento nazionale. L'ing. Armand ha pronunciato il primo discorso della giornata. Tre insegnamenti, ha detto, ci vengono da quest'opera: l'importanza della ricerca tecnica; le necessità d'una stretta intasa tra uomini della politica e uomini della scienza; li vantaggio di lavorare Insieme. Il Fréjus non si sarebbe mai fatto se Sommeiller non avesse ideato la perforatrice ad aria compressa; se Cavour non gli avesse creduto prima ancora che desse le prova del suo valore; se intorno a lui non ci fossero stati amici e collaboratori, uomini di ferma fede e di grande ingegno: «un ammaestramento per il mondo di domani in cui le realizzazioni della nostra tecnica tanto più saranno perfette quanto più, avremo — noi, italiani e francesi — lavorato insieme, rompendo lo scetticismo che divide ancora tecnici e uomini politici». È stata murata una lapide in ricordo dei Caduti del Fréjus (48 in 13 anni), le trombe hanno squillato e tra la folla si è fatto silenzio.

L'incidente è accaduto verso le ore 15. Il muratore Antonio Jacobone di 26 anni, abitante in strada Settimo 35, si trovava su una impalcatura del sesto piano intento a scaricare dei mattoni dal montacarichi. Era la sua prima giornata di lavoro dopo alcuni giorni di malattia. L'operazione che stava effettuando non presentava rischi particolari. Ad un tratto invece avvenne l'imprevedibile. Le tavole di legno su cui si trovava oscillarono, forse per un moviménto brusco, e gli scivolarono di sotto i piedi. Il Jacobone stava in quel momento piegandosi di fianco per afferrare il montacarichi. Fu perciò colto di sorpresa dall'oscillazione e, impreparato, non riuscì a mantenersi in equilibrio. Dopo alcuni affannosi gesti con le braccia, nel vano tentativo di aggrapparsi a qualche sostegno egli precipitava nel vuoto dall'altezza di quasi venti metri lanciando un lungo grido di terrore. Lo sventurato deve la vita alla traiettoria che il suo corpo ha percorso prima di piombare al suolo. Dal sesto piano al quarto plano è rimbalzato sulle impalcature del balconi e questo naturalmente ha rallentato la caduta; dal quarto al secondo plano è finito su un grosso cavo di acciaio che ha nuovamente frenato la velocità.