La crisi allora, nel senso negativo abitualmente attribuitole, concerne le fonti, la loro pluralizzazione e detipicizzazione, ma non il diritto che, in perenne ascolto delle richieste del corpo sociale, respinge la sua dimensione ufficiale, quella legislativa, per recuperare invece su altri piani e in primis su quello della interpretazione/applicazione, che è oggi da cogliersi come ultimo momento del processo formativo della norma.
Inoltre, per la salvaguardia della purezza del diritto, ne esclude - riproducendo al livello del sapere giuridico il divieto legislativo giustinianeo - ogni valutazione, in contrasto con quanto è opportuno o necessario fare e si fa abitualmente.