Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

Risultati per: abitano

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Contro la tubercolosi. Saggio popolare

412428
Giulio Bizzozero 2 occorrenze
  • 1899
  • Fratelli Treves
  • Milano
  • scienze
  • UNIPIEMONTE
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Proibisce ai proprietari delle case dove abitano i tisici denunziati, di poter licenziare dalle medesime tali pigionali, e perché il male non si dilati e serpeggi, e per assicurare quei miserabili dal risico di non trovare altra casa ove ricoverarsi.V. Proibisce agli eredi di tali infermi il poter vendere ai rigattieri o rivenditori, ecc., durante un mese dopo la morte, in cui si ordina gli spurghi necessari, alcuna cosa di quelle che hanno servito ad uso dei predetti malati.Oltre ciò, l'editto prescriveva le diligenze da usarsi tanto durante la malattia, quanto dopo seguìta la morte. E però voleva fosse cura degli assistenti al tisico:I. Di lasciare di tempo in tempo l'ingresso libero all'aria nella di lui camera.II. Di procurare che l'ammalato non sputi altrove che in vasi di vetro o di terra invetriata; che questi spesso si mutino e si lavino; e che ogni giorno si allontanino dalla camera dell'infermo le altre separazioni.Seguivano poi le prescrizioni per la disinfezione della camera, dei mobili e delle robe del morto:III. Dopo la morte siano lavate con ranno bollente, almen due volte le biancherie che hanno servito a' tisici, i panni di lana lavabili ed i gusci delle materasse e dei guanciali, e che si lavi e batta la lana, esponendola all'aria; il che dovrà farsi anche alla piuma.IV. Si spieghino all'aria, in luogo ventilato le vesti ed ogni genere di tappezzeria non lavabile, e si scuotano e spazzolino, astergendoli superficialmente con panni lini puliti.V. I mobili di legno e di metallo, vasi e istrumenti, ecc., siano lavati e stropicciati almeno due volte, tenendoli pure esposti all'aria per qualche tempo.VI. Il pavimento della camera si lavi almeno per due volte, e si imbianchi la muraglia tutta, tenendo per qualche tempo le finestre e le porte aperte, acciò possa l'aria dissipare affatto ciò che restasse d'infezione nella camera medesima.Nè la prevenzione della tubercolosi si affidava soltanto all'opera dei governanti; a questa si cercava d'aggiungere la diligenza dei privati. Infatti il collegio medico fiorentino suggeriva di avvertire il popolo «delle più reali cagioni di questo male, che sono gli sfoghi del petto, o gli errori del vitto, e più d'ogni altro le infreddature e le tossi incautamente acquistate e stolidamente neglette, le quali non essendo ben curate nel loro principio quando nel capo o nelle fauci si manifestano, si estendono poi per la continuazione dei canali dell'aria dentro ai polmoni». Raccomandava altresì «la nettezza dei luoghi e delle persone, poichè è certissimo che una delle più frequenti cagioni della pronta propagazione delle malattie popolari perniciose è la immondizia; mentre è manifesto sempre più mantenersi costante la comune sanità, là dove maggiore è la pulitezza».Appare da queste citazioni, che dei tre fondamenti dell'attuale difesa contro la tubercolosi, consistenti nel diminuire la predisposizione dell'organismo a riceverla, e nell'evitare la trasmissione del contagio, abbia essa luogo per mezzo dello sputo dei malati o per mezzo del latte di mucca, gli italiani del secolo scorso conoscevano già i due primi e più importanti, cioè quelli che potevano essere fatti palesi dalla semplice accurata osservazione clinica. Non era possibile che essi avessero notizia del terzo, perché la tubercolosi nelle vacche ha un modo di manifestarsi ben diverso dalla umana, e la parentela fra le due forme non poteva essere dimostrata che per mezzo dell'esperimento sussidiato dall'esame microscopico; e a quei tempi la microscopia era ancora una terra incognita per la medicina..

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Di ciò tengan conto coloro che abitano in camere mobiliate; evitino di rientrarvi subito dopo che le persone di servizio le hanno pulite col solito metodo preadamitico dello straccio asciutto e della scopa, il quale rimette in movimento nell'aria e spinge nei polmoni del nuovo abitatore la polvere e i bacilli che vi possono aver lasciato i suoi predecessori.; 3.° che quando un tisico muore o cambia d'abitazione, il medico sia obbligato a farne tosto denuncia, affinchè la camera venga rigorosamente disinfettata per cura o sotto la sorveglianza dell'autorità. È una precauzione che spesso si trascura, e che tuttavia può preservare da gravissimi guai. In genere, chi cambia alloggio dovrebbe sempre far disinfettare quello in cui entra; gli gioverebbe così per la tubercolosi, come per la difterite, la scarlattina ed altre malattie contagiose non meno gravi.

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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso

450417
Carlo Darwin 23 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino
  • Scienze
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Le balene e i delfini (Cetacea), i dugunghi (Sirenia) e l’ippopotamo sono nudi; e ciò può essere loro utile per guizzare nell’acqua; nè potrebbero per questo soffrire per la perdita del calore, perchè le specie che abitano le regioni più fredde sono protette da un fitto strato di adipe, che serve allo stesso uso come il pelo delle foche e delle lontre. Gli elefanti ed i rinoceronti sono quasi senza pelo; e siccome certe specie estinte che vivevano anticamente in un clima artico erano coperte di lunga lana o pelo, sembrerebbe quasi che le specie dei due generi che esistono oggi abbiano perduto la loro pelle villosa per essere esposte al caldo. Questo sembra tanto più probabile dacchè gli elefanti dell’India che vivono nei paesi freschi ed elevati sono più pelosiOwen, Anatomy of Vertebrates, vol. III, p. 619. che non quelli che vivono nelle pianure. Dobbiamo noi dedurre da ciò che l’uomo siasi spogliato dei peli per avere dimorato in origine in qualche terra tropicale? Il fatto che il sesso mascolino ha conservato principalmente sul petto e sul volto il pelo, ed ambo i sessi lo hanno conservato nel punto di giunzione dei quattro membri col tronco, appoggia questa deduzione, aggiungendosi che l’uomo perdette il suo pelo prima che avesse acquistato una posizione eretta; perchè le parti che conservano ora la maggior copia di pelo erano allora molto protette contro il calore del sole. Tuttavia la parte superiore del corpo offre una curiosa eccezione, perchè in ogni tempo deve essere stata una delle parti più esposte, e ciononostante è fittamente ricoperta di capelli. Per questo rispetto l’uomo somiglia alla maggior parte dei quadrupedi, che in generale hanno la loro superficie superiore ed esposta molto più ricoperta che non la inferiore. Nondimeno, il fatto che altri membri dell’ordine dei Primati, a cui l’uomo appartiene, quantunque abitino varie regioni calde, sono bene rivestiti di peli, in generale più fitti alla superficie superioreIsidoro Geoffroy Saint-Hilaire osserva (Hist. Nat. Générale, tom. II, 1859, p. 215-217) intorno a ciò che l’uomo ha il capo coperto di lunghi peli; parimente le superficie superiori delle scimmie e di altri mammiferi essendo coperte più fittamente che non le superficie inferiori. Questo fatto è stato pure osservato da vari autori. Il prof. P. Gervais (Hist. Nat. des Mammifères, tom. I, 1854, p. 28) tuttavia asserisce che nel Gorilla il pelo è più scarso sul dorso, dove è in parte tolto via, che non nelle superficie inferiori., si oppone fortemente alla supposizione che l’uomo sia divenuto nudo merce l’azione del sole. Sono inclinato a credere, come vedremo nella scelta sessuale, che l’uomo, o meglio la donna primitiva, sia divenuta priva di pelo per motivo di ornamento; e secondo questa credenza non è sorprendente che l’uomo differisca tanto in fatto di pelosità da tutti i suoi più bassi congiunti, perchè spesso i caratteri acquistati mercè la scelta sessuale differiscono in un grado straordinario in forme intimamente congiunte.

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Gli indigeni della Terra del Fuoco furono probabilmente obbligati da altre orde conquistatrici a porre dimora nel loro inospite paese, ed essi in conseguenza possono essersi andati in certo modo degradando; ma sarebbe molto difficile dimostrare che essi sono decaduti più basso dei Botocudos che abitano le più belle parti del Brasile.

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Giova notare che le forme di mammiferi che abitano parecchie provincie zoologiche non differiscono fra loro nello stesso grado; cosicchè si può appena considerare come una anomalia il fatto che il Nero differisca più, e l’Americano molto meno, dalle altre razze umane, che non i mammiferi degli stessi Continenti da quelli delle altre provincie. Si può tuttavia soggiungere che l’uomo non sembra avere in origine abitato nessuna isola oceanica; e per questo riguardo rassomiglia agli altri membri dello sua classe.

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Ora in sette specie, che appartengono a distinte divisioni della famiglia ed abitano regioni differenti, e nelle quali i maschi soli portano corna, ho trovato che le corna del capriolo cominciano a mostrarsi in periodi varianti dai nove mesi dopo la nascita nel capriolo, e a dieci o dodici mesi o anche più nei cervi maschi delle altre sei maggiori specieSono molto riconoscente al signor Cupples per aver fatto ricerche per me intorno al Capriolo ed al Cervo di Scozia presso il signor Robertson, l’esperto capo forestale del marchese di Breadalbane. Rispetto al Daino vado debitore al signor Eyton e ad altri di queste informazioni. Pel Cervus alces dell’America settentrionale, vedi Land and Water, 1868, p. 221 e 254; e pel C. Virginianus e Strongyloceros dello stesso continente, vedi J. D. Caton, nella Ottawa Acad. of Nat. Sc., 1868, p. 13. Pel Cervus Eldi del Pegu, vedi il luogotenente Beavan, Proc Zoolog. Soc., 1867, p. 762.. Ma nella renna il caso è molto diverso, perchè ho inteso dal professore Nilsson, che ebbe la bontà di fare per me studi speciali in Lapponia, che le corna appaiono nei giovani animali dopo quattro o cinque settimane di età, e si sviluppano nello stesso tempo nei due sessi. Quindi, noi abbiamo qui una struttura sviluppata in un periodo di età insolitamente giovanile in una specie della famiglia, e comune ai due sessi in questa unica specie.

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., parlando delle specie, dice che in non meno di cento specie, che abitano l’Amazzone superiore, i maschi sono molto più numerosi che non le femmine, anche in proporzione di cento ad uno. Nell’America settentrionale, Edwards, persona in ciò molto esperta, stima che nel genere papilio i maschi stanno alle femmine come quattro ad uno; ed il sig. Walsh, che mi riferì questo fatto, dice che nel P. turnus la cosa è certamente in questo modo. Nell’Africa meridionale, il sig. R. Trimen trovò che i maschi in 19 specie erano in eccessoQuattro di questi casi sono riferiti dal sig. Trimem nella sua Rhopolacera Africæ Australis.; e in una di queste che vive nei luoghi aperti, egli calcola il numero dei maschi come cinquanta per ogni femmina. In un’altra specie, di cui i maschi erano numerosi in certe località, in sette anni non raccolse che cinque femmine. Nell’isola di Bourbon, il sig. Maillard asserisce che i maschi di una specie di papilio sono venti volte più numerosi che non le femmineCitato da Trimem, Transact. Ent. Soc., vol. v, parte iv, 1866, p. 330.. Il sig. Trimen mi ha detto che da tutto quello che ha potuto vedere, o che gli è stato riferito da altri, egli crede che di rado le femmine di qualunque farfalla diurna superino in numero i maschi; ma forse questo segue nelle tre specie dell’Africa meridionale. Il sig. Wallace affermaTransact. Linn. Soc., vol. xxv, p. 37. che le femmine dell’Ornithoptera craesus, nell’arcipelago Malese, sono molto più comuni e si prendono molto più facilmente dei maschi; ma questa è una farfalla rara. Posso qui aggiungere che nella Hyperythra, genere delle farfalle notturne, Guenée dice che per ogni quattro o cinque femmine che si vedono nelle collezioni spedite dall’Indie vi è un maschio.

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Il dottor Power cercò di distinguere i sessi della specie che abitano le isole Maurizie dal loro colore, ma sbagliò sempre, tranne in una specie di squilla, probabilmente la S. stilifera, il maschio della quale è descritto come colorito di «un bell’azzurro verdiccio», con alcune appendici rosso-ciliegia, mentre la femmina è ombreggiata di bruno e di grigio «colla tinta rossa che l’adorna molto meno vivace che non nel maschio»Il sig. C. Fraser, nei Proc. Zoolog. Soc., 1869, p. 3. Vado debitore al sig. Bate pel ragguaglio preso dal dottor Power.. In questo caso possiamo sospettare l’opera della scelta sessuale. Nella Saphirina (genere oceanico di Entomostracei, e quindi basso nella scala) i maschi sono forniti di minuti scudetti o corpi celliformi, che mostrano bellissimi colori cangianti; mentre questi mancano nelle femmine, e nel caso di una specie nei due sessiClaus, Die freilebenden Copepoden, 1863, s. 35.. Sarebbe tuttavia una ben grande temerità conchiudere che questi curiosi organi servano puramente come mezzo per attirare le femmine. Nella femmina della specie brasiliana di Gelasimus, tutto il corpo, siccome ho imparato da Federico Müller, è di un grigio-bruno quasi uniforme. Nel maschio la parte posteriore del cefalotorace è di un bianco puro, colla parte anteriore di un bel verde, che sfuma in bruno-scuro; ed è notevole che questi colori vanno soggetti a mutare nel corso di pochi minuti, il bianco diviene un grigio sucido o anche nero, il verde «perde molto del suo splendore». Apparentemente i maschi sono molto più numerosi che non le femmine. Merita singolare notizia il fatto che essi non acquistano i loro bei colori se non quando hanno raggiunto lo stato adulto. Differiscono pure dalle femmine nella mole più grande delle loro chele. In alcune specie del genere, forse in tutti, i sessi vivono in coppie o dimorano nello stesso buco. Sono pure, siccome abbiamo veduto, animali intelligentissimi. Da queste varie considerazioni sembra molto probabile che il maschio in queste specie abbia acquistato i suoi begli ornamenti allo scopo di attrarre o eccitare la femmina.

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I due sessi del Lethrus cephalotes (uno dei lamellicorni) abitano lo stesso buco; ed il maschio ha mandibole più grandi che non la femmina. Se durante la stagione degli amori un maschio straniero tenta di entrare nel buco egli è aggredito; la femmina non rimane passiva, ma chiude l’ingresso del buco ed anima il suo compagno spingendolo continuamente di dietro. L’azione non cessa finchè l’intruso non sia ucciso o fuggitoCitato da Fischer nel Dict. Class. d’Hist. Nat., tom. X, p. 324.. I due sessi di un altro coleottero lamellicorne, l’Atheuchus cicatricosus vivono appaiati e sembrano avere molto affetto l’uno per l’altro; il maschio eccita la femmina a far pallottole di letame nelle quali si depositano le uova; e se essa viene tolta via, egli diviene molto inquieto. Se si toglie il maschio, la femmina cessa ogni lavoro, ed il signor BrulerieAnn. Soc. Entomolog. France, 1866, come è citato nel Journal of Travel, da A. Murray, 1868, p. 135. crede che rimane sul luogo finchè muore.

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., vol. xxv, 1865, p. 10. abitano in molti casi in luoghi differenti, i primi comunemente stanno scaldandosi al sole, e le ultime vanno in giro nelle cupe foreste. È quindi possibile che le varie condizioni di vita possano avere esercitato un’azione diretta sopra i due sessi; ma questo non è probabileIntorno a tutto questo argomento vedi The Variation of Animals and Plants under Domestication, vol. II, 1868, cap. xxiii., perchè allo stato adulto sono esposti per un brevissimo tempo a condizioni differenti; e le larve dei due sessi vivono nelle medesime condizioni. Il sig. Wallace crede che i colori meno appariscenti della femmina siano stati specialmente acquistati in tutti o in quasi tutti i casi per servir di protezione. Invece a me pare più probabile che i maschi soli, nel più gran numero dei casi, abbiano acquistato i loro vivaci colori mercè la scelta sessuale, e le femmine siano rimaste senza grandi modificazioni. In conseguenza le femmine di specie distinte ma affini debbono rassomigliarsi molto più intimamente che non i maschi delle stesse specie; e questa è la regola generale. In tal modo le femmine ci fanno conoscere approssimativamente il primitivo coloramento delle specie originarie del gruppo cui appartengono. Tuttavia esse sono state quasi sempre modificate fino a un certo punto da qualche successivo stadio di variazione, e mercè l’accumulamento e la trasmissione di essa i maschi sono divenuti più belli. I maschi e le femmine di specie affini ma distinte saranno stati generalmente esposti durante il loro lungo stato di larva a condizioni differenti, e possono quindi aver sopportato qualche indiretta alterazione; sebbene nei maschi ogni più lieve mutamento di colore cagionato in tal modo sarà stato compiutamente velato dalle tinte brillanti ottenute per opera della scelta sessuale. Quando parleremo degli uccelli avrò da ragionare intorno a tutta la questione se le differenze nel colore fra i maschi e le femmine siano state in parte specialmente ottenute da queste ultime per servire a proteggerle; cosicchè qui non darò che alcuni inevitabili particolari.

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Ma talora è la femmina sola che è stata brillantemente colorita tanto da imitare altre specie protette che abitano lo stesso distretto. Quando i sessi si rassomigliano ed entrambi hanno colori oscuri, non v’ha dubbio che siano stati in moltissimi casi coloriti per scopo di protezione. Ciò segue in alcuni casi quando entrambi hanno colori appariscenti, per cui rassomigliano agli oggetti circostanti, come i fiori, o ad altre specie protette, o indirettamente indicando ai loro nemici che sono immangiabili. In molti altri casi in cui i sessi si rassomigliano ed hanno colori splendidi, specialmente quando i colori sono disposti per essere messi in mostra, noi possiamo conchiudere che sono stati acquistati dal sesso mascolino per attirare le femmine, e sono stati trasmessi ai due sessi. Noi trarremo più facilmente questa conclusione ogniqualvolta lo stesso tipo di coloramento prevale in tutto il gruppo, e troviamo che i maschi di alcune specie differiscono molto nel colore dalle femmine, mentre i due sessi delle altre specie sono al tutto simili, con graduazioni intermedie che rannodano questi stati estremi.

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I maschi di certi altri pesci che abitano l’America meridionale e Ceylan, e che appartengono a due ordini distinti, hanno lo straordinario costume di far schiudere le uova deposte dalle femmine nella loro bocca o nelle cavità branchiali Il prof. Wyman, nei Proc. Boston Soc. of Nat. Hist., 15 settembre 1857. Parimente W. Furnel, nel Journal of Anatomy and Phys., 1 novembre 1866, p. 78. Il dott. Günther ha pure descritto altri casi. . Nelle specie delle Amazzoni che hanno lo stesso abito, i maschi, siccome mi ha informato cortesemente il prof. Agassiz, «non solo sono in generale più vistosamente coloriti delle femmine, ma la differenza è maggiore durante la stagione degli amori che non in qualunque altro tempo». Le specie di Geophagus operano nello stesso modo; e in questo genere si sviluppa una vistosa protuberanza sulla fronte dei maschi nella stagione degli amori. Nelle varie specie di Cromidi, come mi ha pure informato il prof. Agassiz, si possono vedere differenze sessuali di colore «se depongono le uova nell’acqua fra le piante acquatiche, o le depongono nei buchi, lasciandole venire senza ulteriori cure, o fabbricano nidi a mo’ di quelli delle rondini nel fango del fiume, sopra i quali si allogano come fanno i nostri Promotis. Giova anche osservare che questi covatori sono fra le specie più brillanti delle loro rispettive famiglie; per esempio l’Hygrogonus è verde brillante, con grandi ocelli neri cerchiati di un rosso brillantissimo». Non si sa se in tutte le specie di Cromidi sia il maschio solo che si alloghi sulle uova. È tuttavia evidente che, siano state o no le uova protette, ciò non ha avuto azione sulle differenze di colori fra i sessi. È anche più chiaro in tutti i casi in cui i maschi prendono cura esclusiva dei nidi e dei piccoli, che la distruzione dei maschi più vistosamente coloriti avrà una azione molto più potente sul carattere della razza che non la distruzione delle femmine meglio colorite; perchè la morte del maschio durante il periodo dell’incubazione o dell’allevamento avrebbe prodotto la morte dei piccoli, per cui questi non avrebbero potuto ereditare le sue speciali facoltà; tuttavia in molti di questi medesimi casi i maschi sono più vistosamente coloriti che non le femmine.

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Le specie che appartengono a questi generi distinti abitano gli stessi distretti, e sono tanto somiglianti tra loro, che nessuno, «tranne un naturalista, potrebbe distinguere i velenosi dagli innocui». Quindi, siccome crede il signor Wallace, i generi innocui hanno probabilmente acquistato i loro colori come una protezione, secondo il principio dell’imitazione, perchè essi sarebbero stati creduti pericolosi dai loro nemici. Tuttavia la causa dei colori brillanti dell’Elaps velenoso rimane da spiegarsi, e questa può forse essere la scelta sessuale.

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Vi è anche ragione per supporre, per quanto ciò a prima vista sembri improbabile, che alcuni maschi e alcune femmine della stessa specie, che abitano la medesima regione, non sempre si piacciono a vicenda, ed in conseguenza non si accoppino. Sono state pubblicate molte relazioni intorno al fatto di un maschio o di una femmina stati uccisi, e che sono subito stati rimpiazzati da altri. Ciò si è osservato più spesso nella gazzera che non in nessun altro uccello, e ciò si deve forse all’aspetto vistoso del loro nido. L’illustre Jenner asserisce che in Wiltshire uno degli individui del paio veniva ucciso almeno sette volte successivamente «ma senza effetto, perchè la gazzera che rimaneva trovava subito un altro compagno»; e l’ultimo paio allevò i piccoli. Generalmente il giorno dopo si trova un nuovo compagno; ma il signor Thompson cita il caso di uno che fu sostituito la sera del medesimo giorno. Anche dopo che le uova sono schiuse, se uno degli uccelli vecchi viene ucciso, se ne trova in breve un altro; questo ebbe luogo dopo un intervallo di due giorni, in un caso recentemente osservato da uno dei guardacaccia di sir J. LubbockIntorno alle gazzere, Jenner, nelle Phil. Transact., 1824, p. 21. Macgillivray, Hist. of British Birds, vol. I, p. 570. Thompson, negli Annals and Mag. of Nat. Hist., vol. VIII, 1842, p. 494..

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Le specie e sotto-specie del Polyplectron abitano paesi adiacenti alla patria del pavone; e rassomigliano tanto a questo uccello, che sono stati detti talora fagiani pavoni. Il signor Bartlett mi ha pure detto che rassomigliano al pavone nella voce, ed in qualcheduno dei loro costumi. In primavera i maschi, siccome abbiamo detto prima, passeggiano vanitosamente innanzi alle femmine di colori comparativamente smorti, piegando e rialzando la coda e le penne delle ali che sono adorne di numerosi ocelli. Domando al lettore che voglia tornare indietro a guardare il disegno (fig. 51, p. 365) di un Polyplectron. Nel P. Napoleonis gli ocelli si limitano alla coda, e il dorso è di un bell’azzurro metallico, e per questo rispetto questa specie si accosta al pavone di Giava. Il P.Hardwickii possiede un ciuffo particolare, in certo modo simile a quello di questa stessa specie di pavone. Gli ocelli sulle ali e sulla coda di queste varie specie di Polyplectron sono o circolari od ovali, e consistono di un bel disco iridescente, di colore verdiccio turchino o verdiccio porpora, con un margine nero. Questo margine nel P. chinquis sfuma nel bruno che è marginato di color crema, siccome gli ocelli sono qui circondati da zone concentriche differentemente, sebbene non brillantemente, sfumate. L’insolita lunghezza delle copritrici della coda è un altro notevolissimo carattere del Polyplectron; perchè in alcune delle specie sono lunghe quanto la metà, e in altre due terzi della lunghezza delle vere penne della coda. Le copritrici della coda sono ocellate come nel pavone. Così le varie specie di Polyplectron si accostano evidentemente in modo graduato al pavone nella lunghezza delle loro copritrici della coda, nella zonatura degli ocelli, ed in alcuni altri caratteri.

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In questo caso la scelta sessuale, che dipende da un elemento eminentemente soggetto a mutare – cioè il gusto o l’ammirazione della femmina – avrà nuove sfumature di colore o altre differenze da fare operare ed accumulare; e siccome la scelta sessuale è sempre in attività, sarebbe (giudicando da quello che conosciamo dei risultamenti ottenuti dalla scelta inconsapevole dell’uomo sugli animali domestici), un fatto sorprendente se gli animali che abitano in regioni separate, e non si possono incrociare e così mescolare i nuovi caratteri nuovamente acquistati, non fossero, dopo uno spazio di tempo sufficiente, modificati in modi differenti. Queste operazioni si applicano parimente al piumaggio nuziale od estivo, tanto se venga limitato ai maschi o sia comune ai due sessi.

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Il signor Salvin afferma, come abbiamo veduto nel capitolo ottavo, che in certi uccelli mosca i maschi eccedono sommariamente in numero le femmine, mentre nelle altre specie che abitano la stessa regione le femmine superano di gran lunga i maschi. Se dunque possiamo riconoscere che durante un qualche primiero e lungo periodo i maschi della specie di Juan Fernandez abbiano ecceduto sommamente il numero delle femmine, e che durante un altro lungo periodo le femmine siano state in molto maggior numero dei maschi, noi potremo comprendere come i maschi in un dato tempo e le femmine in un altro possano essere divenuti belli mercè la scelta degli individui più vivacemente coloriti di ogni sesso; mentre i due sessi trasmettevano i loro caratteri ai giovani in un periodo di età piuttosto più precoce del solito. Io non pretendo dire che questa sia la vera spiegazione; ma il caso è troppo notevole per passare inosservato.

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Gli animali che abitano nei deserti offrono gli esempi più notevoli, perchè la superficie nuda non presenta nascondigli, e tutti i quadrupedi, i rettili e gli uccelli più piccoli van debitori della loro salvezza ai loro colori. Come ha osservato il sig. TristramIbis, 1859, vol. I, p. 429 e seg., rispetto agli abitanti del Sahara, tutti sono protetti pel loro colore «isabella o color di sabbia». Richiamando alla mia mente gli uccelli del deserto che aveva veduto nell’America meridionale, come pure la maggior parte degli uccelli terragnoli dell’Inghilterra, mi sembrava che i due sessi in quel caso fossero generalmente coloriti quasi ad un modo. In conseguenza mi rivolsi al sig. Tristram per ciò che riguarda gli uccelli del Sahara, ed egli mi diede cortesemente i seguenti ragguagli. Sonovi ventisei specie che appartengono a quindici generi, che evidentemente hanno avuto il loro piumaggio colorito per scopo di protezione; e questo coloramento è tanto più notevole, in quanto che nella maggior parte di questi uccelli è differente da quello dei loro congeneri. I due sessi di tredici di queste ventisei specie sono coloriti nello stesso modo, ma queste appartengono a generi in cui prevale comunemente questa regola, cosicchè esse non ci dicono nulla intorno ai colori protettori che sono gli stessi nei due sessi degli uccelli del deserto. Delle altre tredici specie, tre appartengono a generi in cui i sessi sogliono differire fra loro, tuttavia hanno i sessi simili. Nelle rimanenti dieci specie il maschio differisce dalla femmina; ma la differenza è limitata principalmente alla superficie inferiore del piumaggio, che è nascosta quando l’uccello si accovaccia sul terreno; il capo ed il dorso hanno nei due sessi la stessa tinta color di sabbia. Cosicchè in queste dieci specie le superfici superiori dei due sessi hanno sopportata un’azione e sono divenute simili, mercè la scelta naturale, per scopo di protezione; mentre le superficie inferiori dei maschi soli sono state mutate dalla scelta sessuale per scopo di ornamento. Qui, siccome i due sessi sono nello stesso modo bene protetti, noi vediamo con evidenza che le femmine non sono state impedite dalla scelta naturale di ereditare i colori dei loro genitori maschi; noi dobbiamo tener conto della legge di trasmissione sessualmente limitata, come abbiamo spiegato prima.

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Le specie che abitano le regioni nevose naturalmente appartengono a un ordine differente. Il piumaggio bianco di alcuni dei sopra menzionati uccelli appare nei due sessi solo quando sono adulti. Questo è pure il caso in certe sule, in uccelli dei tropici, ecc., e nell’oca delle nevi (Anser hyperboreus). Siccome quest’ultima cova sul «terreno nudo», quando non è coperto di neve, e siccome emigra verso il sud durante l’inverno, non vi è ragione per supporre che il suo piumaggio bianco niveo le serva di protezione. Nel caso dell’Anastomus oscitans, di cui abbiamo parlato precedentemente, abbiamo una prova anche migliore che il piumaggio bianco è un carattere nuziale, perchè si sviluppa solo durante l’estate; mentre i giovani in tale loro stato, e gli adulti nel loro abito invernale, sono grigi o neri. In molte specie di gabbiani (Larus ) il capo ed il collo divengono bianco puro in estate, essendo grigi o macchiettati durante l’inverno e nello stato giovanile. D’altra parte nei gabbiani più piccoli (Gavia), ed in alcune rondini di mare (Sterna), segue esattamente il contrario; perchè la testa degli uccelli giovani durante il primo anno, e quella degli adulti durante l’inverno, sono bianco puro, e sono più pallidamente colorite che non durante la stagione delle nozze. Questi ultimi casi offrono un altro esempio del modo capriccioso in cui la scelta sessuale sembra avere operatoIntorno al Larus, Gavia e Sterna, vedi Macgillivray, Hist. Brit. Birds, vol. V, p. 515, 584, 626. Intorno all’Anser hyperboreus, Audubon,Ornith. Biography, vol. IV, p. 562. Intorno all’Anastomus, il sig. Blyth, nell’Ibis, 1867, p. 173..

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., che abitano isole più settentrionali dell’arcipelago Giapponese, sono gli uomini più pelosi del mondo. Nei neri la barba è scarsa o mancante, e non hanno fedine; nei due sessi il corpo è in generale quasi mancante di caluggineIntorno alla barba dei neri, Vogt, Lectures, ecc., ibid., p. 127. Waitz, Introduct. to Anthropology, trad. ingl., 1863, vol. I, p. 96. È degno di nota che agli Stati Uniti (Investigations in Military and Anthropological Statistics of American Soldiers, 1869, p. 569) i neri puri e la loro prole incrociata sembrano avere il corpo quasi tanto peloso quanto quello degli Europei.. D’altra parte i Papuani dell’Arcipelago malese, che sono quasi tanto neri quanto i neri, posseggono barba bene sviluppataWallace, The Malay Arch., vol. II, 1869, p. 178.. Nell’Oceano Pacifico gli abitanti dell’arcipelago Fiji hanno grandi barbe ispide, mentre quelli degli arcipelaghi non molto distanti di Tonga e di Samoa sono senza barba; ma questi uomini appartengono a razze distinte. Nel gruppo delle Ellici tutti gli abitanti appartengono alla medesima razza; tuttavia in una sola isola, cioè a Nunemaga «gli uomini hanno bellissime barbe»; mentre nelle altre isole «hanno di regola una dozzina di rari peli per barba»Il dott. J. Barnard Davis, intorno alle Razze Oceaniche, nella Anthropolog. Review, aprile 1870, p. 185, 191..

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Anche quando questo ha luogo, le famiglie che abitano lo stesso distretto sono probabilmente fino a un certo punto sociali, per esempio il chimpanzè, s’incontra alle volte in grandi branchi. Parimente, altre specie sono poligame, ma vari maschi, ognuno colle proprie femmine, vivono associati in massa, come in parecchie specie di babbuiniBrehm (Vita degli animali, trad. ital.,vol. I, p, 112) dice che il Cynocephalus hamadryas vive in grandi branchi che contengono due volte tante femmine adulte quanti maschi adulti. Vedi Rennger intorno alle specie poligame Americane, ed Owen (Anat. of Vertebrates, volume III, p. 746) intorno alle specie monogame Americane. Si potrebbero riferire altre prove.. Noi possiamo infine conchiudere da tutto ciò che vediamo della gelosia di tutti i quadrupedi maschi, armati, come sono molti, con armi speciali per battere i loro rivali, che il commercio promiscuo in uno stato di natura è sommamente improbabile. L’unione non può durare per tutta la vita, ma solo per ogni nascita; tuttavia se i maschi che sono i più forti o i meglio acconci per difendere o altrimenti assistere le loro femmine e i loro piccoli, fossero per scegliere le femmine più attraenti, questo basterebbe per l’opera della scelta sessuale.

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., e possibilmente per gli Ainos che abitano le isole settentrionali dell’arcipelago del Giappone. Ma le leggi di eredità sono così complesse che raramente ne possiamo comprendere l’azione. Se la maggiore pelosità di certe razze fosse l’effetto del regresso, non arrestato da nessuna forma di scelta, la somma variabilità di questo carattere, anche nei limiti della medesima razza, cessa, di essere notevole.

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Non è ragionevole dire che l’uomo selvaggio non è un animale sociale, perchè le tribù che abitano località adiacenti son quasi sempre in guerra fra loro; perchè gl’istinti sociali non si estendono mai a tutti gl’individui di una medesima specie. Giudicando dall’analogia che ci presentano il maggior numero dei quadrumani, è molto probabile che gli antichissimi antenati dell’uomo somiglianti alle scimmie fossero pur essi sociali; ma ciò non ha per noi grande importanza. Quantunque l’uomo come è al presente, abbia pochi istinti speciali, avendo perduto quelli che potevano avere i suoi primi progenitori, non è una ragione perchè non abbia potuto conservare da un periodo sommamente remoto un certo grado di amore istintivo e di simpatia pel suo simile. Invero siamo tutti ben consci di possedere cosiffatti sensi di simpatiaHume osserva (An Enquiry concerning the Principles of Morals, ediz. del 1751, p. 132) «doversi confessare che la felicità e la sventura degli altri non sono spettacolo al tutto indifferente per noi, ma che la vista della prima.... ci dà una segreta gioia; l’aspetto dell’altra.... stende un velo di malinconia sulla nostra immaginazione».; ma non siamo consapevoli se siano istintivi, ed abbiano avuto origine molto tempo addietro nel modo stesso in cui si sono originati negli animali a noi inferiori, o se ognuno di noi li ha acquistati durante i nostri primi anni. Siccome l’uomo è un animale sociale, è anche probabile che egli abbia ereditato la tendenza ad essere fedele a’ suoi compagni, perchè questa qualità è comune alla maggior parte degli animali sociali. In tal modo egli potrebbe avere una qualche facoltà di padroneggiarsi, e forse di obbedienza al capo della comunità. Mercè una tendenza ereditaria, egli sarebbe sempre volonteroso a difendere, unitamente agli altri, i suoi confratelli, e li aiuterebbe in ogni modo che non compromettesse troppo il proprio buon essere o i suoi più forti desiderii.

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Vi sono pure differenze notevoli nell’aspetto fra gli affinissimi Indi che abitano il Gange Superiore ed il Bengala vedi la History of India, vol. I, p. 324, di Elphinstone.; oppure anche le differenze fra gli abitatori della terra del Fuoco, delle spiaggie orientali ed occidentali dello stesso paese, ove i mezzi di sussistenza sono molto differenti, non si può non riconoscere che il migliore nutrimento ed i maggiori comodi hanno azione sulla statura. Ma i fatti fermati sopra dimostrano quanto sia difficile giungere ad un preciso risultamento. Il dottor Beddoe ha ultimamente dimostrato che per gli abitanti dell’Inghilterra, la residenza nelle città e certe occupazioni hanno un’azione deteriorante sulla statura; e ne deduce che quest’effetto è fino a un certo punto ereditato, come è pure nel caso degli Stati Uniti. Il dottor Beddoe crede inoltre che ogni luogo ove una «razza raggiunge il massimo del suo sviluppo fisico, aumenta di molto in energia e vigore morale»Memoirs Anthropolog. Soc., vol. III, 1867-69, p. 561, 565, 567..

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Gli indiani Quechua abitano gli altipiani elevati del Perù, e Alcide d’Orbigny asserisceCitato da Prichard, Researches into the Phys. Sist. of Mankind, vol. v, p. 463. che per cagione della necessità di respirare un’atmosfera rarefattissima essi hanno acquistato petto e polmoni di straordinarie dimensioni. Anche le cellule dei polmoni sono più larghe e più numerose che non negli europei. Si sono messe in dubbio queste osservazioni; ma il dottor D. Forbes ha accuratamente misurato molti Aymari, razza affine, che vive all’altezza di dieci a quindici mila piedi (da 3000 a 4500 metri) sul livello del mare; ed egli mi ha dettoÈ stato testè pubblicato un importante scritto del signor Forbes nel Journal of the Ethnological Soc. of London, nuova serie, vol. II, 1870, 193. che essi differiscono grandemente nella circonferenza e nella lunghezza del loro corpo dagli uomini di tutte le razze da lui vedute. Nella sua tavola delle misure la statura di ogni uomo è presa a 1000 e le altre misure sono ridotte a questo termine. Da essa si vede che le braccia distese degli Aymari sono più corte di quelle degli europei, e molto più corte di quelle dei neri. Anche le gambe sono più corte e presentano qualche notevole particolarità che in ogni Aymara misurato il femore è attualmente più corto della tibia. A calcolo fatto la lunghezza del femore sta alla tibia come 211 a 252; mentre in due europei misurati nello stesso tempo i femori stavano alle tibie come 244 a 230; e in tre neri come 258 a 241. Anche l’omero è relativamente più corto dell’antibraccio. Questo scorciarsi della parte dell’estremità che è più vicina al corpo mi sembra essere, secondo ciò che mi fu suggerito dal signor Forbes, un caso di compenso in relazione alla lunghezza tanto accresciuta del tronco. Gli Aymari presentano alcune altre particolari singolarità di struttura, per es., la piccolissima sporgenza del calcagno.

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Sulla origine della specie per elezione naturale

538116
Carlo Darwin 23 occorrenze
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I fisiologi credono che il cervello debba essere bagnato di sangue caldo per spiegare tutta la sua attività, e ciò esige una respirazione aerea; cosicchè i mammiferi, essendo dotati di sangue caldo, quando abitano nell'acqua, soggiacciono a parecchi svantaggi in confronto ai pesci Nella classe dei pesci la famiglia degli squali non tenderà probabilmente a distruggere l'amphioxus, il quale, come mi disse Fritz Müller, sulla spiaggia sterile e sabbionosa del Brasile meridionale ha per unico compagno e competitore un anellide anomalo. I tre ultimi ordini dei mammiferi, cioè i marsupiali, gli sdentati e i roditori, esistono nell'America meridionale nella medesima regione con molte scimmie, e probabilmente hanno alcune relazioni fra loro. Perciò l'organizzazione, benchè sia progredita e progredisca tuttora sul globo nel suo insieme, nondimeno la scala presenterà sempre tutti i gradi di perfezione. Perchè il grande avanzamento di certe classi intere, o di certi individui di ogni classe, non conduce necessariamente all'estinzione di quei gruppi coi quali essi non sostengono una lotta ostinata. In certi casi, come vedremo, le forme organizzate inferiori sembra siano state preservate fino al presente, per avere abitato luoghi particolari od isolati, ove ebbero a soffrire una concorrenza meno severa, e si trovarono in piccolo numero, locchè fece ritardare la produzione probabile di variazioni favorevoli.

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Dopo aver dichiarato che i Negri ed i Mulatti vanno esenti da certe malattie tropicali, egli soggiunge, in primo luogo, che tutti gli animali tendono a variare in un certo grado, e secondariamente che gli agricoltori migliorano i loro animali domestici colla elezione artificiale, e dice ancora «ciò che in quest'ultimo caso avviene a mezzo dell'arte, sembra succedere, tuttochè con maggior lentezza, in natura, nella formazione delle razze umane, le quali sono adattate alle regioni che abitano. Fra le varietà accidentali dell'uomo, le quali appariscono fra i pochi e dispersi abitatori delle medie regioni dell'Africa, alcune potranno meglio di altre sopportare le malattie del paese. In conseguenza di che queste razze si aumenteranno, mentre le altre decresceranno, e non solo perchè queste sono incapaci di superare le malattie, ma anche perchè non potranno contendere coi loro vigorosi vicini. Dopo ciò che dissi, ammetto, come cosa stabilita, che il colore di questa razza forte sarà oscuro. Sussistendo però la tendenza a formare delle varietà, nel corso del tempo si produrranno razze vieppiù oscure; e siccome la più scura s'adatta meglio delle altre al clima, al fine nel paese in cui si produsse, se non sarà l'unica, sarà la dominante». Le stesse considerazioni egli estende poi ai bianchi abitatori di climi più freddi. Sono riconoscente al signor Rowley degli Stati Uniti di avermi fatto conoscere, a mezzo del signor Brace, il predetto passo della memoria di Wells.

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Gli uccelli più grandi, che prendono alimento sul terreno, non volano che per fuggire un pericolo, cosicchè io credo che lo stato quasi rudimentale delle ali di certi uccelli che abitano al presente, o abitarono altra volta, alcune isole oceaniche in cui non trovansi animali rapaci, provenne dal non-uso. Lo struzzo però abita i continenti ed è esposto a pericoli che non può evitare volando; ma può difendersi da' suoi nemici coi calci, non altrimenti di alcuni quadrupedi. Noi possiamo ritenere che il progenitore del genere struzzo avesse delle abitudini simili a quelle dell'ottarda e che, avendo l'elezione naturale accresciuto nelle successive generazioni la grandezza e il peso del suo corpo, egli adoperasse più spesso le sue gambe che le sue ali, al punto da divenire incapace al volo.

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Wollaston ha scoperto questo fatto rimarchevole che 200 specie di coleotteri sopra le 550 che abitano l'isola di Madera, hanno le ali tanto imperfette che non ponno volare; e che dei ventinove generi endemici, non meno di ventitre hanno tutte le loro specie in questa condizione! Parecchi fatti mi hanno indotto a credere che l'atrofia delle ali di tanti coleotteri di Madera debba derivare principalmente dall'azione dell'elezione naturale, combinata forse col non-uso. Infatti si è osservato che in molte parti del mondo i coleotteri sono spesso dal vento trasportati al mare, dove periscono; che i coleotteri di Madera, secondo Wollaston, rimangono nascosti fino a che il vento si arresta e il sole risplende; che la proporzione delle specie prive d'ali è maggiore sulle coste del deserto, esposte al vento del mare, che a Madera stessa; e specialmente il fatto straordinario, sul quale tanto insiste Wollaston, cioè che mancano quasi interamente certi grandi gruppi di coleotteri (altrove eccessivamente numerosi), i quali hanno abitudini di vita che richiedono quasi necessariamente un volo frequente. Per modo che, in una lunga serie di generazioni, ogni individuo di questa specie che volò meno, sia perchè le sue ali furono meno perfettamente sviluppate, sia per le abitudini indolenti, ebbe una maggiore probabilità di sopravvivere, non essendo trasportato dal vento sul mare; e d'altra parte quei coleotteri che più di sovente presero il volo, furono anche più frequentemente trasportati al mare e quindi rimasero distrutti.

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Ma quando parecchie specie strettamente affini abitano nello stesso territorio, può assicurarsi che oggidì noi troveremo molte forme transitorie. Prendiamo un caso semplice. Nel viaggiare dal nord al sud sopra un Continente, noi generalmente incontreremo ad intervalli successivi alcune specie molto affini o rappresentative, le quali evidentemente occupano un posto quasi identico nella naturale economia del Paese. Queste specie rappresentative spesso si mescolano e si confondono; di mano in mano che una diviene più scarsa, l'altra si accresce sempre più, cosicchè in fine la seconda rimpiazza la prima. Ma se si paragonino queste specie nei luoghi in cui sono frammiste, esse sono in generale assolutamente distinte fra loro, in tutti i dettagli della struttura, come gli individui presi nel centro della nativa contrada. Secondo la mia teoria, queste specie affini sono derivate da un parente comune; e, durante il processo di modificazione, ognuna di esse si uniformò alle condizioni di vita della propria regione, e succedette ai progenitori originali estinguendoli; come pure distrusse tutte le varietà transitorie fra il suo stato antico e il suo stato attuale. Quindi noi non avremo da aspettarci che possano presentemente trovarsi numerose varietà transitorie in ogni regione, benchè queste debbano esservi esistite e possano esservi sepolte nella condizione di fossili. Ma nella regione intermedia, nella quale si hanno anche condizioni di vita intermedie, perchè non troveremo oggi quelle varietà intermedie che collegano fra loro le altre forme? Questa difficoltà mi confuse per lungo tempo; ma credo che possa in gran parte appianarsi.

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Se è vero che le specie affini o rappresentative, quando abitano una superficie continua, sono generalmente distribuite in modo che ognuna di esse occupa una vasta estensione, frapponendosi un territorio neutrale comparativamente ristretto in cui essa diviene continuamente più scarsa; allora, siccome le varietà non differiscono essenzialmente dalle specie, la stessa regola si applicherà probabilmente ad ambedue. Se noi immaginiamo che una specie variabile si sia adattata ad una regione molto vasta, si dovrà concedere ancora che due varietà si siano uniformate a due paesi grandi ed una terza varietà si sia stabilita in una ristretta zona intermedia. Per conseguenza la varietà intermedia sarà più scarsa di numero, occupando un'area minore e più ristretta; praticamente poi questa regola, per quanto potei osservare, si estende alle varietà nello stato naturale. Io ho incontrato delle rigorose applicazioni di codesta regola nelle varietà intermedie fra altre varietà ben distinte del genere Balanus. Risulterebbe altresì dalle informazioni fornitemi dal Watson, dal dott. Asa Gray, e dal Wollaston, che generalmente, quando si trovano delle varietà intermedie fra altre due forme, esse sono più scarse in numero delle forme correlative. Ora, se noi possiamo accertare questi fatti e queste deduzioni e quindi concludere che le varietà, le quali collegano fra loro altre due varietà, sono esistite generalmente in minor numero che le forme collegate; allora io credo che noi possiamo comprendere per qual motivo le varietà intermedie non debbano durare per lunghi periodi; e come, in regola generale, abbiano a rimanere distrutte ed a scomparire più presto di quelle forme, alle quali dapprima servivano di legame intermedio.

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Essa può trovare nutrimento al di là dell'altezza, a cui giungono gli altri animali ad unghie o zoccoli che abitano la stessa regione, e ciò sarà per essa di grande vantaggio nei tempi di carestia. I buoi Niata dell'America meridionale ci provano come piccole differenze di struttura in tali periodi possano produrre una grande differenza nella preservazione della vita di un animale. Questi buoi possono pascersi di erba come gli altri, ma per la prominenza della mascella inferiore, durante i periodi spesso ricorrenti di siccità, non possono cogliere le foglie degli alberi e la canna, a nutrirsi de' quali sono spinti i buoi comuni ed i cavalli, per cui in queste epoche i buoi Niata periscono se non sono nutriti da' loro possessori. Prima di arrivare all'obbiezione del Mivart, sarà bene indicare nuovamente come l'elezione naturale agirà ne' casi ordinari. Senza tener conto necessariamente di speciali particolarità di struttura, l'uomo ha modificato gli animali conservando e impiegando per la riproduzione, ora gli animali più veloci, come, è avvenuto pei cavalli da corsa e pei veltri, oppure continuando a coltivare gli animali vittoriosi, com'è avvenuto pel gallo pugnace. Così allo stato naturale, quando si è formata la giraffa, saranno stati spesso preservati quegli individui che potevano cogliere le foglie più alte, ed in epoca di carestia arrivavano uno o due pollici più in alto degli altri, imperocchè essi avranno percorsa tutta la regione alla ricerca del nutrimento. Che gli individui di una medesima specie diversifichino spesso leggermente tra loro nella relativa lunghezza di tutte le loro parti, ce lo insegnano molte opere di storia naturale, in cui siano indicate esatte misure. Queste leggere differenze proporzionali, dovute alle leggi di accrescimento e di variazione, non tornano di alcuno o di insignificante vantaggio al maggior numero delle specie. Ma nella giraffa in via di formazione le cose saranno passate altrimenti in dipendenza dalle probabili di lei abitudini di vita, giacchè generalmente saranno rimasti in vita quegli individui che presentavano un allungamento oltre l'ordinario in una od in parecchie parti del corpo. Questi si saranno incrociati ed avranno lasciato dei discendenti che avranno ereditata la stessa particolarità corporea, ossia la tendenza di variare nello stesso modo, mentre gli individui meno favoriti per tale riguardo saranno stati maggiormente soggetti alla estinzione.

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Pure una simile conclusione, anche fondata, non sarebbe soddisfacente fin tanto che non ci fosse dato dimostrare come le specie innumerevoli, che abitano il globo, si siano modificate al punto di acquistare quella perfezione di struttura, quell'adattamento che eccita a buon diritto la nostra ammirazione. I naturalisti si riportano continuamente alle condizioni esterne; come il clima, il nutrimento, ecc., e da esse traggono la sola causa possibile di variazione. Come vedremo, i medesimi non hanno ragione che in un senso molto ristretto. Per esempio, è un errore l'attribuire alle sole condizioni esterne la struttura del picchio, la formazione dei suoi piedi, della coda, del becco e della sua lingua, organi conformati tanto meravigliosamente per cogliere gli insetti sotto la scorza degli alberi. Così dicasi del vischio che trae il suo alimento da certi alberi, il seme dei quali deve essere sparso da determinati uccelli, mentre i loro fiori dioici esigono l'intervento di certi insetti per recare il polline dall'uno all'altro. Evidentemente non potrebbe attribuirsi la natura di questa pianta parassita e i suoi rapporti tanto complicati con parecchi esseri organizzati distinti, all'influenza delle condizioni esterne, delle abitudini o della volontà della pianta stessa.

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Gli animali che abitano nelle piccole isole deserte non temono l'uomo, ed acquistano il timore del medesimo lentamente, come ho provato altrove; e possiamo vedere un esempio di ciò in Inghilterra, nella maggiore selvatichezza di tutti gli uccelli grandi in confronto dei piccoli; perchè gli uccelli grandi furono assai più perseguitati dall'uomo. Possiamo con sicurezza attribuire questa maggiore selvatichezza dei nostri uccelli grandi alla predetta causa, perchè nelle isole disabitate i grandi uccelli non sono più timorosi dei piccoli; e la gazza, così timida in Inghilterra, è domestica in Norvegia, come il corvo dal cappuccio in Egitto (Nota XXVII).

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In primo luogo deve osservarsi che le specie, le quali abitano due regioni diverse, sono spesso sterili, se vengano incrociate; ed al certo non può essere di vantaggio per le specie così separate di essere sterili reciprocamente, e quindi non può qui parlarsi di un effetto della elezione naturale. Si è invece pensato che se una specie fosse resa sterile con alcuno de' suoi compatrioti, la sterilità con altre specie ne sarebbe stata la necessaria conseguenza. In secondo luogo è in opposizione tanto colla mia teoria della elezione naturale, come con quella della separata creazione l'ammettere che negli incrociamenti reciproci l'elemento maschile di una forma sia affatto impotente sopra una forma seconda, mentre nello stesso tempo l'elemento maschile di questa seconda forma potesse regolarmente fecondare la prima; giacchè questo stato particolare del sistema riproduttivo non potrebbe essere vantaggioso nè per l'una nè per l'altra specie.

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., le varie specie di Chthamalinæ (sotto-famiglia di cirripedi sessili) ricoprono le rocce di tutto il mondo, in grandissimo numero; esse abitano esclusivamente il littorale, eccettuata una sola specie del Mediterraneo che vive nelle acque profonde e che fu trovata fossile in Sicilia; al contrario niun'altra specie è stata fin qui trovata nelle formazioni terziarie; pure sappiamo che il genere Chthamalus esisteva nel periodo cretaceo. Finalmente molti immensi depositi, che hanno richiesto un tempo lunghissimo alla loro formazione, sono affatto privi di avanzi organici, senza che ne possiamo indicare la causa. Un esempio dei più notevoli ci è offerto dal flysch che consta di schisto argilloso ed arenaria, e con una potenza di parecchie migliaia di piedi (ad es. di seimila piedi), si estende almeno per trecento miglia inglesi da Vienna fino alla Svizzera. E sebbene questa ingente massa sia stata esaminata diligentemente, nessun fossile vi fu rinvenuto, ad eccezione di pochi resti vegetali.

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Per esempio, una sola specie di Trigonia, grande genere di conchiglie delle formazioni secondarie, sopravvive nei mari dell'Australia; e pochi individui del gruppo vasto e quasi estinto dei pesci ganoidi abitano ancora le nostre acque dolci. Perciò la totale estinzione di un gruppo è generalmente, come abbiamo veduto, un processo più lento della sua produzione.

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Così, anche parecchi osservatori dei più competenti credono che le produzioni attuali degli Stati Uniti siano più strettamente analoghe a quelle che si trovarono in Europa in alcuni degli ultimi periodi terziari che non a quelle che presentemente vi abitano; se ciò sussiste, è evidente che gli strati fossiliferi depositati nell'epoca attuale sulle coste dell'America settentrionale sarebbero in seguito classificati con altri strati europei alquanto più antichi. Nondimeno, se guardiamo a un'epoca futura molto lontana, non potrà sorgere il minimo dubbio che tutte le formazioni marine più moderne, vale a dire il terreno pliocenico superiore, il pleistocenico e gli strati completamente moderni dell'Europa, dell'America settentrionale e meridionale e dell'Australia potranno ragionevolmente considerarsi come simultanei, nel senso geologico, perchè conterranno avanzi fossili affini sino ad un certo grado, e perchè non comprenderanno quelle forme che si trovano soltanto nei depositi inferiori più antichi.

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Le specie d'ogni sorta che stanno nelle isole oceaniche sono poche, in confronto di quelle che abitano sopra una uguale superficie continentale; Alfonso De Candolle ammette questo fatto rispetto alle piante, e Wollaston in quanto agli insetti. Se noi riflettiamo alla vasta superficie e alle svariate regioni della Nuova Zelanda, la quale si estende per 780 miglia di latitudine; e paragoniamo le sue piante fanerogame, che sono soltanto 750, con quelle esistenti sopra un'area uguale al Capo di Buona Speranza o in Australia, dobbiamo pur convenire che qualche causa ha prodotto una tale differenza nel numero, indipendentemente affatto da qualunque differenza nelle condizioni fisiche. Anche la contea uniforme di Cambridge ha 847 piante, e la piccola isola di Anglesea ne possiede 764; ma alcune felci ed altre piante introdotte sono comprese in questi numeri, e quindi il confronto, anche per qualche altro rapporto, non è interamente completo ed esatto. Si hanno delle prove che l'isola sterile dell'Ascensione possedeva una mezza dozzina di piante fanerogame; tuttavia molte altre piante si naturalizzarono in quella isola, come lo furono nella Nuova Zelanda e in ogni altra isola oceanica che possa nominarsi. Si crede che a Sant'Elena le piante e gli animali che vi furono introdotti distrussero interamente o quasi interamente molte produzioni indigene. Colui che adotta la teoria della creazione di ogni specie distinta, dovrà ammettere che non fu creato un numero sufficiente di piante e animali meglio adatti sopra le isole oceaniche; perchè l'uomo ha involontariamente popolato quelle isole da varie sorgenti assai più completamente e perfettamente che non fece la natura.

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Ho riveduto diligentemente i viaggi più antichi e non ho ancora compiute le mie ricerche, ma non ho finora trovato un solo esempio bene accertato di mammiferi terrestri (eccettuati gli animali domestici che si conservano dagli abitanti) che abitano un'isola situata a 300 miglia da un continente o da una grande isola continentale; e molte isole che sono ad una distanza molto minore ne sono prive. Le isole Falkland, che sono abitate da una volpe simile al lupo, formano quasi una eccezione; ma questo gruppo non può riguardarsi come oceanico, mentre poggia sopra un banco legato col continente e distante dal medesimo 280 miglia circa; inoltre i ghiacci galleggianti trasportarono anticamente dei massi di roccie sulle loro coste occidentali e quindi possono anche avervi depositato delle volpi, come accade spesso anche al presente nelle regioni artiche. Nondimeno non potrebbe asserirsi che le isole piccole non possono dar ricetto ai piccoli mammiferi, perchè questi si trovano in molte parti del mondo sopra piccolissime isolette, in prossimità dei continenti; nè può citarsi un'isola sola in cui i nostri minori mammiferi non siano stati naturalizzati e non si siano moltiplicati grandemente. Nè potrebbe dirsi, in base dell'opinione comunemente adottata delle creazioni, che in quei luoghi mancasse il tempo per la creazione dei mammiferi; molte isole vulcaniche infatti sono abbastanza antiche, come lo provano le meravigliose degradazioni che soffrirono e i loro strati terziari; vi fu inoltre del tempo sufficiente per la produzione di specie endemiche appartenenti ad altre classi; ed è cosa nota che sui continenti i mammiferi appariscono e si perdono più rapidamente degli altri animali inferiori. Sebbene non si incontrino mammiferi terrestri nelle isole oceaniche, pure in quasi tutte queste isole si osservano dei mammiferi volanti. La Nuova Zelanda possiede due pipistrelli che non si trovano in qualsiasi altra parte del mondo; l'isola Norfolk, l'Arcipelago Viti, le isole Bouin, gli arcipelaghi delle Caroline e delle Marianne e l'Isola Maurizio, posseggono tutte i loro pipistrelli speciali. Ora potrebbe domandarsi, come la supposta forza creatrice abbia formato su quelle isole remote soli pipistrelli e non altri mammiferi? Secondo il mio modo di vedere, a quest'interrogazione può rispondersi agevolmente; perchè niun mammifero terrestre può essere trasportato sopra grandi spazi di mare, ma i pipistrelli possono facilmente volare fino a quelle isole. Si sono veduti pipistrelli che erravano di giorno sull'Oceano Atlantico a molta distanza dalle terre, e due specie dell'America settentrionale sia regolarmente, sia accidentalmente visitano la Bermuda alla distanza di 600 miglia dal continente. Ho appreso dal Tomes, che ha studiato particolarmente questa famiglia, che molte di queste specie hanno una estensione enorme e si trovano sui continenti e sulle isole più lontane. Conseguentemente non ci resta che da supporre che queste specie erranti siano state modificate, mediante l'elezione naturale nelle loro nuove dimore, in relazione alla nuova loro posizione: e allora facilmente capiremo la presenza dei pipistrelli endemici sulle isole, colla mancanza di tutti gli altri mammiferi terrestri.

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Per esempio, due varietà di una medesima specie abitano l'America e l'Europa, e la specie ha perciò una immensa estensione; ma se la variazione fosse stata un po' più forte, le due varietà sarebbero state riguardate come specie distinte, e l'estensione comune sarebbe stata grandemente diminuita. Nè tanto meno si vuol significare che una specie, la quale evidentemente sia dotata della facoltà di attraversare le barriere e di estendersi in vaste proporzioni, come sarebbe il caso di certi uccelli, che hanno un volo portentoso, debba di necessità diffondersi ampiamente; perchè non bisogna mai dimenticare che una vasta estensione non suppone soltanto la facoltà di oltrepassare le barriere, ma l'altra facoltà più importante di ottenere la vittoria in lontane regioni nella lotta per l'esistenza coi nuovi competitori. Partendo dal principio che tutte le specie di un genere sono derivate da un solo progenitore, quantunque al presente esse siano distribuite nei luoghi più distanti del mondo, noi dobbiamo trovare, e credo che in regola generale troveremo, che almeno alcune di queste specie si estendono grandemente.

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La forma imitata e la imitante abitano sempre la medesima regione; non conosciamo alcuna forma imitante che abiti a distanza dalla imitata. Le forme imitanti sono quasi senza eccezione insetti rari; le imitate vivono quasi sempre a grandi stormi. Nello stesso distretto, in cui una Leptalis imita una Ithomia, trovansi talvolta altri lepidotteri che imitano la stessa Ithomia; così che nella stessa località si possono trovare specie di tre generi di farfalle, e perfino di una tignuola, le quali tutte somigliano in modo straordinario ad una specie di un quarto genere. Merita qui di essere particolarmente notato, che tanto molte delle forme imitanti di Leptalis, come molte delle forme imitate possono essere riconosciute col mezzo delle serie graduate come semplici varietà di una medesima specie, mentre altre sono senza dubbio specie distinte. Ma perchè, potrà domandarsi, certe forme sono considerate come imitate, ed altre come imitanti? Il Bates risponde a questa domanda in modo soddisfacente, dicendo che la forma imitata conserva l'abito generale del gruppo cui appartiene; mentre la imitante ha cambiato il suo abito e non somiglia più ai suoi prossimi parenti.

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Al contrario le forme imitanti, che abitano il medesimo distretto, sono relativamente rare, ed appartengono a gruppi rari. Esse devono quindi ordinariamente essere esposte ad una certa distruzione, perchè altrimenti, giudicando dal numero delle uova che depongono tutte le farfalle, dopo tre o quattro generazioni si troverebbero a stormi nell'intera regione. Se quindi un membro di un gruppo perseguitato e raro assumesse tale abito da somigliare ad una specie ben protetta, a segno da ingannare continuamente l'occhio esperto di un entomologo, esso ingannerebbe al certo spesso anche gli uccelli da preda e gli insetti, e sfuggirebbe quindi a completa distruzione. Si può quasi dire che il Bates ha veramente spiato il processo, col quale la forma imitante diventa nei caratteri esterni così simile alla imitata, poichè ha osservato che alcune tra le forme di Leptalis, le quali imitano parecchie altre farfalle, variano assai. In un distretto hannovi parecchie varietà, delle quali una sola somiglia in un certo grado alla comune Ithomia dello stesso distretto. In un altro distretto vivono due o tre varietà, di cui una è molto più frequente dell'altra e somiglia assai ad un'altra forma di Ithomia. Da questi fatti il Bates conclude che la Leptalis ha dapprima variato, e che una varietà, la quale accidentalmente somigliava fino ad un certo grado ad una farfalla dello stesso distretto, in seguito a tale somiglianza con una specie fiorente e poco perseguitata, aveva maggiore probabilità di sfuggire alla distruzione prodotta dagli uccelli da preda e dagli insetti, e fu quindi più spesso conservata; «i gradi meno perfetti di somiglianza saranno stati eliminati nel corso delle generazioni, e solo gli altri saranno stati preservati per la propagazione della specie». Noi abbiamo quindi nel fatto presente un bell'esempio di elezione naturale.

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Riguardo poi alle specie distinte che abitano in regioni molto distanti ed isolate, siccome il processo di modificazione fu necessariamente assai lento, tutti i mezzi di migrazione saranno stati possibili, durante un periodo di tempo molto lungo; per conseguenza la difficoltà della vasta diffusione delle specie di uno stesso genere viene alquanto diminuita.

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Nelle varietà come nelle specie, qualche risultato deve attribuirsi all'uso ed al non-uso; perchè quando si consideri, per esempio, il microttero di Eyton, le ali del quale sono inette al volo quasi nel medesimo stato di quelle dell'anitra domestica; e quando si pensi al tucotuco che vive sotterra ed è cieco occasionalmente, e a certe talpe che sono cieche abitualmente ed hanno i loro occhi rudimentali coperti dalla pelle, oppure si rifletta agli animali ciechi che abitano nelle caverne oscure dell'America e dell'Europa, è d'uopo riconoscere la efficacia di questo principio. Tanto nelle varietà quanto nelle specie, sembra che la correlazione di sviluppo abbia esercitato un'influenza più grande, in tal modo che quando una parte rimase modificata, le altre parti si modificarono necessariamente. Nelle varietà e nelle specie avvengono delle riversioni a caratteri perduti da lungo tempo. Secondo la teoria delle creazioni, quanto non è inesplicabile la comparsa delle righe sulle spalle e sulle gambe di diverse specie del genere cavallo e su quelle dei loro ibridi! Invece con quanta semplicità non spieghiamo noi questo fatto, quando ammettiamo che tutte queste specie sono derivate da un animale rigato, nella stessa maniera con cui le varie razze di colombi domestici provengono dal piccione torraiuolo ceruleo e rigato!

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La stessa cosa avviene necessariamente negli organismi molto affini che abitano continenti od isole diverse. Tutte le volte però che un animale o una pianta è ampiamente diffusa sopra un medesimo continente, od abita molte isole dello stesso arcipelago, e se presenta forme diverse nei diversi distretti; allora possiamo attenderci di rinvenire le forme intermediarie, le quali congiungono insieme le forme estreme; ed allora queste si fanno discendere al rango di varietà.

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Anche questo poteva prevedersi; imperocchè il solo fatto che molte specie del medesimo genere abitano una stessa contrada, dimostra che avvi qualche cosa nelle condizioni organiche od inorganiche di questa contrada ad esse particolarmente favorevole; e quindi era da ritenersi che nei generi più grandi, cioè in quelli che contengono più specie, si sarebbe trovato un numero relativamente più forte di specie dominanti. Tante cause però tendono a nascondere questo risultato, che mi stupisco nel vedere tuttavia nelle mie tavole una maggioranza debole dal lato dei generi più ricchi. Basterà che accenni a due di queste cause contrarie. Le piante di acqua dolce e quelle d'acqua salata hanno in generale una vasta estensione geografica e sono molto diffuse; ma ciò sembra derivi dalla natura dei paesi da esse abitati e non ha che ben poca o niuna relazione colla ricchezza dei generi a cui queste specie appartengono. Inoltre le piante collocate agli infimi gradi della scala dell'organizzazione sono generalmente assai più disseminate delle più perfette, ed anche in tal caso non esiste alcun rapporto necessario colla ricchezza dei generi. La causa della grande estensione delle piante di organizzazione inferiore sarà trattata nel capo della Distribuzione geografica.

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Ora noi vedremo nel sesto capitolo che generalmente le varietà intermediarie, le quali abitano distretti intermedi, sono nel corso del tempo soppiantate da una delle varietà confinanti. Gli effetti dell'incrociamento sarebbero più notevoli in quegli animali che si accoppiano per ogni fecondazione, che vagano assai e che non si propagano con molta rapidità. Quindi negli animali di tal natura, come negli uccelli, le varietà sono generalmente confinate in paesi separati, e questo è appunto il caso da me indicato. Negli organismi ermafroditi che si incrociano solo accidentalmente, e parimenti negli animali che si accoppiano per ogni riproduzione, ma che non sono vagabondi e non figliano rapidamente, una varietà nuova e perfezionata può formarsi improvvisamente in qualunque contrada; e può mantenersi riunita in un gruppo, così che, qualunque incrociamento avvenisse, dovrebbe principalmente farsi tra individui della stessa nuova varietà. E quando una varietà locale sia così formata, in seguito non potrà spandersi che lentamente negli altri distretti. Per questo principio i giardinieri preferiscono sempre raccogliere le sementi da un grande vivaio di piante della medesima varietà, intendendo così di diminuire la probabilità dell'incrociamento con altre varietà.

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