Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbigliamento

Numero di risultati: 188 in 4 pagine

  • Pagina 2 di 4

Il successo nella vita. Galateo moderno.

174018
Brelich dall'Asta, Mario 10 occorrenze
  • 1931
  • Palladis
  • Milano
  • Paraletteratura - Galatei
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Questi esercizi, come ogni sorta di ginnastica, vengano eseguiti in un abbigliamento quanto più leggero, possibilmente del tutto nudi. Difatti la parola ginnastica deriva dal greco « gymnas » (nudo), il che dimostra che quest'arte veniva originalmente esercitata col corpo nudo.

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Gite automobilistiche attraverso paesi, esigono un corrispondente abbigliamento. La pelle difende meglio contro la polvere ed il vento, sicchè per gite in automobile sono molto raccomandabili i cappotti di pelle, che d'inverno si possono foderare con pelliccia e così sono veramente ottimi, praticissimi. Per la testa la migliore copertura è un berretto da automobile. Chi ha occhi deboli o delicati, fa bene ad usare occhiali. Per riparare le mani, si vestano dei forti guanti di pelle. Si eviti di portare vestiti che svolazzano al vento. Il guidatore porta, in gite attraverso paesi, un berretto di sport; guidare l'automobile oltre i confini della città portando un cappello duro, di feltro o di paglia, non fa bella figura. Se abbiamo invitato qualcuno ad una gita in automobile da nolo, o anche nella nostra propria macchina, dobbiamo provvedere noi a tutte le spese che potrebbero sopravvenire; come p. e. tasse, dogana, spese di tragitto ecc. ecc. Dobbiamo naturalmente pensare al nutrimento dello « chauffeur » all'acquisto di benzina ed olio ecc. Se si è ospite in un'automobile private, a gita finita, si dà una mancia allo « chauffeur ». Se una signora va in qualche luogo di divertimento accompagnata da un signore commetterebbe una sgarbatezza correndo via ed entrando nel locale mentre il signore è ancora occupato collo « chauffeur ». Essa aspetterà, tenendosi un poco in disparte, finchè il suo accompagnatore abbia finito. Anche maggiore sgarbatezza è viceversa da parte di un signore, se dopo aver accompagnato a case una signora in automobile, resta seduto nell'interno della vettura, invece di scendere ed aspettare sinchè alla signora venga aperto il portone. Affinchè pagando il taxi non si debba cambiare, è raccomandabile di provvedersi già prima di spiccioli. Si evitino discussioni collo « chauffeur » intorno al prezzo specialmente se si è in compagnia di signore. Se sull'automobile da nolo non c'è « tassametro » o, come è uso in gite più lunghe, non lo lasciano funzionare - si combina collo « chaffeur » il prezzo già in avanti e, a gita finita, gli si dà una corrispondente mancia. Chi può concedersi di fare gite in automobile, non deve essere avaro e lesinare per pochi centesimi.

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Se si ha da aggiustare qualcosa nel nostro abbigliamento o vogliamo ravvivarci i capelli, andiamo nelle località destinate a tali scopi. Se in un locale una signora ed un signore prendono posto ad un tavolo, è naturale che il signore sieda alla sinistra della signora; se il tavolo è molto piccolo può sedersi anche di fronte alla signora. Per una signora sola il più adatto è un tavolo piccolo. E' sempre la signora che deve per prima porsi a sedere a tavola, e così ad essa spetta anche di alzarsi per prima; il signore deve alzarsi subito anche lui, ed aiutare la signora a vestirsi. Prendendo posto ad un tavolo dove sono già seduti degli estranei, li salutiamo inchinandoci; una signora fa soltanto un cenno col capo. In egual modo si agisce allontanandosi dal tavolo. Il signore dà prima la carta alla signora, quindi sceglie egli stesso ed ordina a bassa voce per tutti e due. Studiare mezz'ora la lista cibaria, calcolarne visibilmente i prezzi è poco distinto. Talvolta le carte dei nostri ristoranti contengono anche dei « misteri » in lingue straniere; se l'ospite riesce a comprendere

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L'ebreo credente deve eseguire i seguenti ordini al sabato: 1. riconoscere la santità del sabato coll'accendere alla vigilia delle candele, coll'uso di due pani intieri ad ogni pasto, colla preghiera mattutina Kiddusch, e la serale Hawdoloh, 2. elevare l'animo mediante molteplici preghiere, occuparsi più intensamente dell'insegnamento della religione, ed oltre a ciò mettere l'anima ed il corpo per mezzo di varie istituzioni (come p. e. cibo più lauto in tre pasti, abbigliamento coi più bei vestiti, addobbo della casa, ecc.) in uno stato degno alla festa. Tra le feste annuali tre sono dedicate alla gioia: Pessach, Sukkoth, Sevuos, due al serio raccoglimento e penitenza: Ros Hasono, (Capo d'Anno) e Jomkippur. Le feste cominciano dagli ebrei sempre alla vigilia del rispettivo giorno. Per tutte le feste ci sono nella Thora dei « richiami sacri », il che vuol dire: adunanze avvenute per gli uffizi divini. Il tempio è aperto soltanto durante i tempi della preghiera, ossia: per la preghiera del mattino, per quella della sera, e per quella della notte. Servizio solenne è alla mattina del sabato. Ognuno può entrare. Nei tempi ci sono delle gallerie, che servono, durante gli uffizi divini, per le donne. Gli uomini si radunano nell'atrio soltanto in certe occasioni. Le donne, possono entrare nell'atrio soltanto eccezionalmente, p. e. in occasione di nozze, ecc.; ma anche allora la divisione dei due sessi è eseguita severamente. Gli uomini vanno di solito in tempio vestiti di scuro. Contrariamente alle altre religioni, gli uomini non si tolgono in tempio il cappello. Gli uffizi divini consistono: di preghiere, prediche e lettura d'un capitolo della Thora. Una parte delle preghiere si dice seduti, una parte stando in piedi, e precisamente una parte in lingua ebraica, l'altra in lingua italiana. Genuflessioni o una speciale tenuta delle mani non sono usuali, si prende soltanto un atteggiameno raccolto e serio.

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Avrà sempre un cappotto da sera ed eviterà di mostrarsi a passeggio, in tale abbigliamento. Le coppie badino sempre ad apparire armoniche. Niente è più ridicolo di una signora in gran lusso accompagnata da un signore con vestito sciatto e scarpe logore. Poichè una coppia normale sottintende sempre una fusione di gusti e una posizione, press'a poco, pari, è logico che una coppia mal combinata faccia pensare ad un incontro occasionale.

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Per essere felici

179515
Maria Rina Pierazzi 3 occorrenze
  • 1922
  • Linicio Cappelli - Editore
  • Rocca San Casciano - Torino
  • paraletteratura-galateo
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Pagina 154

E giacchè parliamo di abiti, aggiungerò che una donnina intelligente ed amorosa darà molto più importanza al suo abbigliamento da casa che a quello di fuori, La casa è il suo regno, ove ella deve splendere e regnare per la gioia di colui che l'ha prescelta a compagna della propria vita. Non sarà mai abbastanza accurata ed elegante per l'uomo che l'ama. Ella avrà molto riguardo alla propria persona; non si farà mai vedere nè sciatta, nè spettinata, nè mal vestita da suo marito. I suoi abiti da casa, invece, saranno semplici, chiari, ben fatti; ella si mostrerà inappuntabile ed elegante in ogni ora del giorno. Avrà cura che la casa sia perfettamente in ordine, la tavola linda, i cibi ben preparati e gustosi, in una parola, avrà il dovere di rendere dolce la vita familiare all'uomo che deve starle al fianco fino all'ultimo dei suoi giorni. L'amore è composto di grandi, ma anche di piccole cose; e troppo spesso le famiglie si sfasciano per l'incuria della donna la quale non ha saputo compiere qualche sacrificio, mostrando al suo compagno di aver più a cuore l'esteriorità della sua posizione che l'intima gioia della propria casa. Essere bella e piacente verso il marito, non è civetteria: è dovere. Quale idea, altrimenti, egli si farebbe della sua moglie, vedendola elegantissima in società e sciatta e disordinata in famiglia? Ahimè! Le apparenze hanno purtroppo il loro diritto, e l'uomo per ammirare un bel quadro vuol vederlo in degna cornice.

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Le belle maniere

179883
Francesca Fiorentina 1 occorrenze
  • 1918
  • Libreria editrice internazionale
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
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Il buon gusto, soprattutto, voi dovete dimostrarlo nel perfetto accordo della vostra condizione col vostro abbigliamento. Su questo punto non insisterò mai abbastanza, figliole mie! Quanti fronzoli ch'io vedo indosso a giovinette appena agiate racconterebbero storie dolorose! Si può essere semplici e, aiutandoci con mille piccole arti note soltanto a noi donne, sembrare eleganti. Un'acconciatura modesta e graziosa, non deturpata da pettinini con coste auree o brillantate o da altri ninnoli inutili, un vestitino di mussola di poche lire sotto la vostra faccetta sorridente e rosea possono inspirare il pennello dello stesso pittore che arriccerebbe il naso davanti a un accozzo di tinte vivaci, a una rappezzatura di stoffe finissime, ma inadatte alla carnagione, alle fattezze, al sorriso. Una giovinetta dalle forme audaci si guarderà dall'indossare un abito celeste molto increspato, che invece donerà a una magra; la bruna sceglierà per una sua camicetta una sfumatura canarina o un bel porpora; mentre capelli biondi e carnagione bianca spiccheranno sopra un viola o un rosa pallido o sulle tinte scure. Le sfumature sono il gran segreto dell'eleganza; e vi ripeto che io per eleganza non intendo"lusso", ma "ciò che è scelto; "nè scambio il bello coll'appariscente. A chi sa questo segreto riuscirà l'accordare anche i colori che a prima vista ci sembrerebbero più cozzanti:il cielo ha talvolta certi effetti di lute che, a chi li osservi, possono servire di guida. Tutte, brune e bionde, si guarderanno dalle fatture complicate, pesanti di guarnizioni, esagerate nella ricerca della moda. L'esagerazione è nemica giurata del buon gusto; nè la moda è così tiranna da non lasciar sempre una scappatoia. Immaginatevi una faccia da luna piena, sul cui centro si posasse, come trasportato lì dal vento, un cappellino microscopico; sembrerebbe di vedere una ghianda madornale scappar fuori dal suo minuscolo calice. E nemmeno una piccola e tozza figurerà con sulla testa un areoplano di quelli che si usavano due o tre anni fa, chè parrebbe un fungo porcino. L'ordine e l'armonia sono fratelli del buon gusto, figliole mie:perchè voi siate vestite esteticamente bene, bisogna che formiate un tutto armonico dalla cima del cappello alla punta delle scarpe. M'è accaduto di giudicare sprecato un grazioso cappellino sopra un abito trasandato e viceversa, e, soprattutto, di condannare a morte l'eleganza d'una signora, perchè la calzatura lasciava molto a desiderare sotto il lusso della toeletta. Ma vorrei che vi persuadeste di questo:che il buon gusto nell'abbigliamento - come nel resto - consiste non in un qualunque accozzo di oggetti separatamente belli, ma nella sapiente unione di parti che formino quel dato complesso, direi, proporzionato e, specialmente, nel raggiungimento del fine col minimo dei mezzi. Così è bella una pittura che ci comunichi immediatamente una particolare commozione, senza che noi siamo costretti a cercarla in mezzo alla confusione di colori e di forme; è bello uno stile conciso, da cui il pensiero balzi nitido e non si perda in un labirinto di frasi e d'immagini; è bello un gesto della persona, che sia la rapida espressione del sentimento e ottenga l'effetto voluto. Conclusione? Se non possedete un buon gusto istintivo, acquistato da natura, per uno speciale temperamento o per eredità, formàtevelo procurandovi delle senzazioni estetiche per mezzo, specialmente, della vista e dell'udito, che dovete tener ben aperti alle bellezze naturali e artistiche che vi circondano. Per voi, generalmente, la vista non è che un mezzo meccanico d'accogliere l'immagine puramente esteriore delle cose; ma deve, invece, trasformarsi via via in un mezzo cosciente e pel quale gli oggetti acquistino ai vostri occhi un valore particolare, personale, e vi comunichino una sensazione non completamente estranea alla vostra sensibilità, alla personalità vostra. Non abituatevi, insomma, a dir bella una cosa perchè l'avete sentita dir tale o ad arricciare il naso davanti a un'altra perchè qualcuno, forse meno intenditore di voi, espresso il suo disgusto per essa. Sarebbe inutile che Dio v'avesse dato un bel paio d'occhi vostri, se poi doveste ricorrere a quelli degli altri per l'uso migliore! Più cose belle vedrete e udirete, più il vostro gusto acquisterà una certa virtù di selezione, e più s'affinerà in essa. Ve lo consiglio per bene di voi tutte, a cui la vita sarà piu dolce, piena e complessa; perchè con l'educare il gusto, non solo riuscirete a ornarvi esteriormente d'abiti e d'oggetti graziosi, ma, senz'avvedervene, eleverete il cuore e l'intelligenza, innamorandoli di quanto v'è di più eletto e gentile.

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Si fa non si fa. Le regole del galateo 2.0

180306
Barbara Ronchi della Rocca 9 occorrenze
  • 2013
  • Vallardi
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Quanto più l'occasione ha carattere formale, e l'invitato deve prevedere un abbigliamento elegante o l'acquisto di un regalo, tanto prima gli telefoneremo. Evitiamo i toni perentori («Se non venite mi offendo») e non insistiamo davanti a un rifiuto («Perché non puoi venire? Dove devi andare?»); insomma, lasciamogli la libertà di dirci di no senza farlo sentire sotto accusa. Di fronte a una serie di «no» diversamente motivati, sarà il caso di fare un esame di coscienza: forse non ha piacere di frequentarci, e se si tratta di un nostro superiore sul lavoro, per esempio, o di una persona molto importante, non toccava a noi prendere l'iniziativa. È gentile da parte nostra accennare a chi sono gli altri ospiti, per permettere «ritirate strategiche» a chi non vuole incontrare una persona che proprio non sopporta. Per esempio, nei confronti di (ex) componenti di una coppia «scoppiata», telefoniamo a ciascuno dei due, avvertendolo della probabile presenza dell'altro: così sarà libero di declinare l'invito, oppure, se lo accetta, sarà psicologicamente preparato ad affrontare il «nemico» con stile.

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È importante che non ci sia niente di non detto, di allusivo, di vago, perché un biglietto di invito deve contenere tutte le informazioni basilari: -nome di chi invita (se è una coppia, il nome di entrambi); -quante sono le persone invitate; -data; -luogo; -ora («alle...» per un pranzo o una cena placé; «dalle...» per un cocktail o un rinfresco); -tipo di ricevimento (cena, pranzo, aperitivo); -abbigliamento richiesto (abito scuro, cravatta nera, in maschera ecc.); -occasione (in onore di...; anniversario; compleanno ecc.); -la conferma della presenza ed eventuale data ultimativa (r.s.v.p. seguito dal numero di telefono o dall'indirizzo mail, entro il...). Se sul biglietto non si specifica che il signor Dante Alighieri è invitato insieme con la gentile consorte, basterà leggerne con attenzione la busta: se è indirizzata a Dante e Gemma Alighieri, o Dante Alighieri e gentile signora (Gemma), significa che l'invito è di coppia; in caso contrario, la signora non è gradita. Per lo stesso motivo, non si scrive: «Famiglia Bianchi» (nella quale potrebbero considerarsi compresi anche i cugini di secondo e terzo grado), ma «Mario e Maria Bianchi e figli» oppure «Mario, Maria, Mariella e Mariolino Bianchi». Sulla busta, sempre scritta a mano, si omettono titoli accademici e qualifiche professionali; si indicano invece i gradi militari e, volendo, i titoli nobiliari. Se stiamo organizzando un evento davvero speciale, e sappiamo che i nostri ospiti hanno un'intensa vita mondana, possiamo prendere in considerazione l'idea di anticipare l'invito spedendo, con largo anticipo, un save the date, cioè un preinvito in cui si chiede di non prendere impegni per una certa data. Sta a noi decidere se specificare già in questo «annuncio di festa» che cosa abbiamo in programma, o lasciare ancora nel vago, per incuriosire e creare una maggiore attesa. SAVE THE DATE! Cari amici, non prendete impegni per il 16 aprile perché stiamo organizzando una festa, e saremmo lieti di avervi con noi. Seguirà invito più dettagliato. Mario e Maria Rossi PRE-INVITO Il giorno 16 aprile festeggeremo le nostre Nozze d'argento con una cena sul lago e contiamo sulla vostra gradita presenza. Vi faremo sapere per tempo tutti i particolari! Mario e Maria Rossi

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Perché siamo liberi di rifiutare un invito a un rito sociale - qualunque esso sia -, ma se lo accettiamo dobbiamo seguirne le norme di abbigliamento e comportamento. Ci sono regole del guardaroba formale maschile che possiamo definire immutabili: tinte unite, tonalità scure (ma il tutto nero, per chi non fa di mestiere il body guard, segnala mancanza di personalità e di gusto), belle stoffe e linee pulite per i capi base e il cappotto. Indispensabili per essere impeccabili in qualunque occasione, dal mattino alla sera e in tutte le stagioni, un abito a un petto, grigio o blu molto scuro, e uno gessato, magari doppiopetto, ambedue di tasmania o zelander, tessuti ideali per chi come noi vive in un clima perennemente artificiale, tra riscaldamento centrale e aria condizionata. Lo stile si trasforma cambiando camicia (bianca con polsini doppi di sera o per una cerimonia, a righe sottili per un pomeriggio elegante, più colorata al mattino, o addirittura sostituita da una t-shirt bianca) e cravatta. Calze sempre scure e al ginocchio e scarpe allacciate, con suola di cuoio sottile. Sopra, un bel cappotto sportivo di tweed o di loden, e uno blu scurissimo per la sera. Anche d'estate, i colori in libertà vanno bene solo in situazioni extraprofessionali, e solo con capi casual e sportivi, che sono gli unici con cui è concesso il calzino bianco. Il casual invernale è perfetto con pantaloni di velluto a coste o di fustagno e maglioni - possibilmente in tinta unita o comunque senza renne e fiocchi di neve o fantasie peruviane assortite. Per il casual, lo sport e la campagna, mocassini (d'estate) e scarponcini o desert boots scamosciate. Sandali e\infradito solo in spiaggia e dintorni. Un altro jolly del guardaroba maschile è il blazer blu scurissimo (senza stemmi, bottoni fantasia e decorazioni varie), di medio peso, da portare con pantaloni grigi d'inverno e beige d'estate; nelle occasioni più informali, la cravatta si può sostituire con un bel fazzoletto da taschino. Per le serate, «cravatta nera» (black tie) significa smoking, camicia bianca con polsi doppi e cravattino a farfalla in seta o in satin, solo nero; il più chic è quello da annodare a mano. I papillon colorati, come le fasce fantasia, i colletti inamidati e le camicie con ruche e pizzi fanno tanto orchestrali di night e americani di provincia. Le calzature sportive sotto lo smoking sono un errore, non una sdrammatizzazione, quindi mettiamoci Oxford stringate di pelle nera liscia, a suola sottile. Calze nere, di seta o di filo leggerissimo. In materia di gioielli, l'uomo elegante si concede come unica vanità un bell'orologio di marca, che in realtà non va considerato un gioiello. Come non lo è la fede nuziale, o la chevalière, l'anello a sigillo d'oro o con pietra: chi è allo stesso tempo nobile e ammogliato deve scegliere quale dei due anelli indossare, mai comunque tutti e due sulla stessa mano. Carlo Windsor docet. I «gemelli» da polso, indispensabili per smoking e tight, possono dare un tocco un po' ricercato all'abito grigio indossato nelle occasioni importanti. Meglio sceglierli piccoli, doppi (cioè con due placchette eguali), non troppo evidenti e senza grosse pietre. Per accompagnarli al meglio, l'orologio sportivo o di plastica colorata va sostituito con uno più classico, con cinturino in pelle nera o bordeaux (il bracciale di metallo, anche d'oro, è solo da giorno).

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Se non siamo in cerca di avventure galanti, per dimostrare buon gusto rifiutiamo l'ostentazione di mise eleganti (o peggio, seducenti) in momenti per cui è più adatta la praticità; il nostro abbigliamento sarà sobrio e senza orpelli ma mai sciatto: no agli asciugamani non di bucato, alle magliette ingrigite dall'uso, e soprattutto alla brutta abitudine di lasciare gli indumenti usati nella sacca per giorni. In piscina lei indosserà un due pezzi di taglio sportivo, da nuotatrice, o addirittura un buon costume intero olimpionico. Quanto ai signori uomini, ricordo che gli slip sgambatissimi e i cache-sex - già volgari e orrendi in spiaggia - sono improponibili per il nuoto e l'acqua gym. Se l'aria condizionata ci disturba, spostiamoci in un punto più riparato, o infiliamoci un golfino o una felpa, ma non pretendiamo di spegnerla. Ma, soprattutto, mettiamo in pratica l'idea che le ore dedicate allo sport vanno vissute con leggerezza di pensiero, levità nei modi e negli atteggiamenti, voglia di sorridere e di recuperare almeno in parte quel garbo che non troviamo più nella vita quotidiana. Il che significa saper vincere una partita senza esagerare, né umiliare l'avversario, e saperla perdere senza offendersi o recriminare, essere bravi senza vantarsi, faticare senza ostentare sudori e vesciche, appassionarsi senza apparire monomaniaci...

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Per lo stesso motivo, siamo molto attenti a non mostrarci in abbigliamento che ai loro occhi potrebbe essere considerato «sconveniente». Se ci incuriosiscono certe abitudini tipiche del loro paese, chiediamo spiegazioni con semplicità, senza criticare né fare confronti per ribadire una (vera o supposta) superiorità: «Da noi, invece...»; tanto non serve. Per mantenere il più serena possibile I'atmosfera di questa convivenza senza vera intimità, non alterniamo confidenza e sussiego, momenti di familiarità e di distacco: se si è deciso che i pasti vanno consumati separatamente, sarà sempre così (ma il menu sarà rigorosamente uguale, e ugualmente abbondante); non facciamo (e tantomeno sollecitiamo) c onfidenze e pettegolezzi su conoscenze comuni o precedenti datori di lavoro. Paghiamo sempre puntualmente quanto loro dovuto per legge, evitando commenti velenosi. In compenso, se non vogliamo accondiscendere a richieste di aumento di stipendio o di riduzione d'orario, non abbiamo timidezze: è un nostro diritto dire di no, ma è un dovere farlo senza arroganza né rabbia, motivandolo con frasi pacate: «In questo momento proprio non posso, perché....» (ma attenzione: non pretendiamo di essere creduti se ci concediamo a ogni piè sospinto acquisti folli e week-end dispendiosi: chi lavora in casa nostra conosce benissimo le nostre abitudini e il nostro guardaroba). E soprattutto, se vogliamo che l'altro accetti le nostre esigenze, mostriamo di capire il suo punto di vista: a chi non farebbe comodo più denaro, o più tempo libero? Quindi evitiamo di sminuire il suo lavoro con frasi del tipo: «In fondo non ha poi quel gran da fare» o di fare leva sull'affettività («Allora non vuole bene ai bambini»); eventualmente, per addolcire il rifiuto, si può lasciare aperta una possibilità: «Riparliamone fra qualche mese, quando spero migliorerà la mia situazione di lavoro».

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Il Galateo

181417
Brunella Gasperini 1 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
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Abbigliamento. I vostri gusti in fatto di moda, checché ne pensi il galateo, sono affar vostro. Una donna moderna per la strada veste come le pare. Se oltre che moderna è sensata, evita gli eccessi: voglio dire, non si barda come una cavalla alla fiera e non va in giro come una barbona, non porta nude look e non si veste come una beghina in periodo di penitenza. Qualsiasi cosa indossi, comunque (questa è la cosa che importa), la indossa con naturalezza, senza mostrarsene soverchiamente preoccupata, senza vergognarsi e senza esibirsi. La regola vale anche per i signori, che comunque dovrebbero essere meno portati a questo tipo di eccessi. Per quanto, a pensarci bene... Sì, la regola vale anche per i signori. Andatura. Per la strada, secondo il galateo, non si dovrebbe correre. In effetti, una elegante signora che scapicolla sul marciapiede, membra in sussulto, gambe scomposte, mano arrampicata a tener ferma la pettinatura o il cappello, non è graziosa a vedersi. Ebbene, pazienza! In quanto agli uomini, corrono meglio, sussultano meno e non hanno bisogno (si spera) di essere graziosi. Ma, secondo Monsignor della Casa, «non deve l'uomo nobile correre per via né troppo affrettarsi, che ciò conviene a palafreniere, non a gentiluomo». Oggi anche il «gentiluomo» può aver fretta; se deve inseguire un tram, bloccare un taxi, se fa tardi in ufficio o all'appuntamento con la bella, corra quanto vuole: basta che corra come un essere umano, non come una meteora, un siluro, una valanga, travolgendo ogni ostacolo o persona; e che almeno in curva rallenti, onde non radere al suolo la vecchietta che avanza cauta dietro l'angolo. Come cammina una signora elegante? Cammina normalmente. Non fende l'aria con le braccia, non marcia come un maratoneta, non deposita cautamente i piedi come se il marciapiede fosse fatto d'uova fresche, non saltella, non si trascina, non si dondola, non ancheggia. Non cerca di imitare le indossatrici, e nemmeno i bersaglieri. Cammina naturalmente: cammina e basta. E i signori? Ho l'impressione che queste regole siano diventate tutte unisex. Per la strada, infine, non ci si volta. Un uomo, entro certi limiti, può anche essere perdonato, mettendo in conto l'abitudine e, se si vuole, la provocazione. Ma una donna, per la strada, dovrebbe ignorare le provocazioni: si tratti di un giovanotto fa-vo-lo-so o di una donna con un vestito folle o di una coppia in amore la signora sensata sa che non sono affari suoi, e continua dritta per la sua strada senza muovere neppure un muscolo del collo.

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Il tesoro

181807
Vanna Piccini 2 occorrenze
  • 1951
  • Cavallotti editori
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Pagina 543

Come devo comportarmi. Le buone usanze

185188
Lydia (Diana di Santafiora) 2 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
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Si può spendere migliaia di lire per il proprio abbigliamento e non riuscire a raggiungere quell'eleganza, che altri ottiene con poche centinaia. Tanto vale una scelta giudiziosa della stoffa, dei colori, degli ornamenti. Non possiamo dare qui norme precise sulle fogge di vestito più convenienti. La moda, specialmente quella femminile, muta tutti i giorni, e quel che oggi sarebbe ridicolo, domani diviene comune. Ci limiteremo dunque a dare dei consigli generali, conformi al buon vivere civile. Nel seguire la moda non bisogna essere esagerati: tanto è ridicolo colui che veste secondo le abitudini di trent'anni fa, quanto colui che non appena una moda cambia, corre dal sarto a ordinarsi un abito nuovo. Le signore specialmente, parlo soprattutto di quelle che appartengono a quel medio ceto borghese, per le quali è scritto in particolar modo questo libro, evitino ogni esagerazione, e anche nel seguire la moda sappiano regolarsi con tatto e con buon gusto. Se le gonnelle usano corte, non siano però troppo corte, se le maniche devono esser larghe, non siano troppo larghe. Certe mode che dilagano all'improvviso, e divengono comuni a tutti, sono da seguire con gran prudenza: una signora ben educata rinunzia subito a tutto ciò che diviene o sta per divenire volgare e troppo comune. Sappiate scegliere i vostri vestiti nelle varie circostanze della vita: lasciate i colori vivaci alla gioventù, contentatevi, se siete d'una certa età, di colori sobrii e severi. Una signora coi capelli bianchi è ridicola se veste da giovanetta. Se andate in visita, riflettete, prima di vestirvi, a chi fate visita. Sarebbe sconveniente, e dimostrerebbe cattivo cuore o poca testa, vestirsi in gran gala per recarsi in un ospedale, presso un malato, in una casa di persone povere o infelici, da una famiglia in lutto. Sarebbe un modo indiretto di offendere il dolore altrui, di provocare un giusto risentimento. L'infelicità, la miseria, il dolore hanno diritto, sempre, ad ogni riguardo. Se non si tratti di casi speciali, come battesimi, matrimoni o altre feste di simil genere, è un segno di cattivo gusto vestirsi la mattina in abiti da società, o con toelette sfarzose e troppo eleganti. Una persona distinta preferisce sempre, prima di mezzogiorno, abiti d'una elegante semplicità! È abitudine comune delle famiglie borghesi indossare la domenica gli abiti migliori e curare con maggiore attenzione la toelette della persona: abitudine riprovata da molti, specialmente in Francia, dove è stata anche coniata la parola endimanché, per indicare chi si presenta in pubblico, in circostanze speciali, con una particolare eleganza forzata e di cattivo gusto. Noi non crediamo che una tale usanza sia del tutto riprovevole. Al solito, guardiamoci dalle esagerazioni: ma è troppo naturale, è troppo umano che chi lavora tutta la settimana, ed è perciò costretto a vivere in mezzo agli affari, nei fondachi, nei magazzini, negli uffici, nelle fabbriche, in ferrovia, senta, alla domenica, insieme col bisogno di riposarsi e di darsi buon tempo, anche quello di presentarsi in pubblico in una veste più corretta e più elegante. Soltanto gli oziosi e i fannulloni, per i quali è sempre domenica, possono dedicare tutti i giorni qualche ora alla cura della propria persona. Ma l'abitudine dell'eleganza domenicale non sia scusa o pretesto per una colpevole trascuratezza negli altri sei giorni della settimana. Una persona ben educata veste decentemente e propriamente anche in casa: e lo fa non solo per rispetto verso i suoi familiari, ma anche per un certo riguardo verso sè stessa. I calzoni e le sottane piene di fango o di pieghe, le giacchette o le camicette sparse d'unto o di macchie devono esser buttate via o date a lavare e a smacchiare: non si devono portare per casa fino a rifinizione. Lo stesso si dica delle pantofole, delle ciabatte, delle papaline, delle berrettine: tutta roba che non dovrebbe neanche esistere, se non per gl'infermi e per i vecchi: e in questo caso siano sempre pulite e non manchino, se è possibile, d'una certa eleganza. In campagna, in montagna, si vive più liberamente che non in città; e perciò si deve e si può concedersi una maggior libertà anche nel vestiario. Un uomo può girar per casa o anche uscire nei campi in maniche di camicia, purchè la camicia sia pulita e d'una certa eleganza; una signora può usare più largamente della veste da camera, la quale, come dice la parola, a cose regolari si deve indossare in camera solamente. Lo stesso si può fare al mare, in quei luoghi dove l'eleganza e le regole d'etichetta non siano più esigenti che in città: il che accade purtroppo molto spesso. Vestirsi tutti i giorni con una certa cura per il pranzo della sera è un'abitudine che viene dall' Inghilterra; ed è una bella abitudine. Ma purtroppo, nelle famiglie dove si lavora molto, non è sempre attuabile. Si può tuttavia dare al pranzo serale una certa impronta di festività e d'allegria con qualche piccolo ritocco al proprio abbigliamento, con qualche segno esteriore di cura maggiore. È cosa a cui devono pensare soprattutto le signore: il marito, il padre che torna la sera affaticato dal lavoro giornaliero, prova un senso di benessere se si siede ad una tavola bene apparecchiata, in mezzo alla moglie e ai figli vestiti con proprietà e con una certa eleganza. La questione del vestiario è, come si vede dalle norme che abbiamo suaccennate, del massimo interesse e tutt'altro che facile a trattare. Forse, a trattarla a fondo, non basterebbe un libro intero. A noi basti aver fatto capire al benevolo lettore e alla gentile lettrice tutta la difficoltà dell'argomento, e averli indotti così a non trascurare questo aspetto particolare della vita civile, al quale di solito non si dà tutta l'importanza che merita.

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Il saper vivere

186699
Donna Letizia 1 occorrenze
  • 1960
  • Arnoldo Mondadori Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Di conseguenza in qualsiasi ufficio, o Ditta, il cliente è accolto da una atmosfera incoraggiante e gentile che da noi spesso è esclusiva dei negozi di abbigliamento o di articoli di lusso.

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Galateo per tutte le occasioni

187707
Sabrina Carollo 4 occorrenze
  • 2012
  • Giunti Editore
  • Firenze-Milano
  • paraletteratura-galateo
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11 Pulizia 12; Abbigliamento 14; Forma 19 • Le presentazioni e i saluti 20 • Le regole della conversazione 24 Quando parlate 25; Quando ascoltate 27; Argomenti 28; Linguaggio 30 • Dalla lettera al social network 31 Cartoline, lettere, biglietti 31; E-mail 33; SMS 34; Social network 35; Telefono 37; Telegramma 39; Visite 40 • Questione di atteggiamento 43 • L'etichetta degli inviti 47 Inviti a lungo decorso 49 • In caso di ospiti 52 Ospiti a lungo corso 53 • Vita di coppia 56 • Vita con gli altri 60 In spiaggia 60; In montagna 61; Nei locali 62; Al ristorante 64; Cinema e teatro 66; Musei e mostre 68; Nei luoghi di culto 70; In albergo 71 • Le buone maniere con la terra 72 Trasporti 73; Prodotti 74; Gite fuoriporta 74; Gite fuoriporta bis 75; Gite fuoriporta tris 75; Pelliccia 75; Riscaldamento 75; Aggeggi elettronici 76 • Regali, che fare? 77 • Ditelo con i fiori 82 • L'arte del buon consigliere 84 • Per non mandare tutto... in fumo 87 • Biglietti da visita 90 • La mancia... niente imbarazzi 92 • Litigare, sì, ma con stile 94 • Soldi e savoir-faire 97 • In caso di prestiti 99 Gli schemi • E ora... alla prova 101 Naturalezza e misura 101 • Le regole a tavola 103 Trappola cibo 107; Come si apparecchia 109; Come presentare 112 • Rituali per ogni occasione 114 Brunch 114; Pranzo 115; Pranzo in piedi 115; Tè 116; Aperitivo 117; Cocktail 117; Barbecue 119; Cena 119; Dopocena 120; Serata di gala 120 • S.O.S. fidanzamento 121 • S.O.S. matrimonio 123 Le partecipazioni 124; Il bouquet 126; L'automobile 126; Gli abiti 127; Il rito 128; Gli addobbi 129; Il ricevimento 129; Il fotografo 130; I testimoni 130; Confetti e bomboniere 131; I regali 131; Rinvio o annullamento 132; Secondo matrimonio 132 Anniversari 133 • Bebè in arrivo 134 • In caso di funerale 139 • Le feste comandate 142 Natale 143; Pasqua 144; San Silvestro 145 • Le relazioni pericolose: i parenti 146 I genitori 146; I nonni 148; Gli zii e i cugini 148; I nipoti 149; I suoceri 149; La nuora e il genero 151 • Come comportarsi con gli stranieri 153 • Cari bambini 157 Se i figli non sono vostri 160 • S.O.S. anziani 162 • Come comportarsi con le colf 166 • Baby sitter e badanti 169 • Adorabili bestiole 172 • Sui mezzi di trasporto 175 In aereo 175; In treno 176; Sui mezzi cittadini 178; In automobile 180; All'esterno 181; All'interno 186; Arredamento 187; In barca 188 • Le regole di un buon vicinato 191 Spazi comuni 192; Silenzio 192; Balconi 194; Allarmi 195; In ascensore 196; Appartamento in condivisione 197 • Tutti in vacanza 199 Viaggi organizzati 201; Tutto il mondo è paese? 203; In Europa 203; In Africa 206; In America 206; In Asia 207; In Oceania 208 • Le regole sul lavoro 211 Con i colleghi 212; Con i superiori 213; Se siete il capo 213; Rapporti con il pubblico 215; La tecnologia in ufficio: per un uso politically correct 216 • Salute e bellezza 217 Dal medico e in ospedale 220 • Savoir-faire nello sport 224 Sport di squadra 226; Tifosi 228 • Si aprano le danze! 229 • Il galateo del computer 231 Netiquette 232; Posta elettronica 236 • Saggio uso della televisione 237 • Uno stile impeccabile al supermercato 240 • Cosa mi metto quando..? 243 Lui 243; Lei 244; Come leggere un invito 245 • Districarsi con le abbreviazioni 246 • Dizionario delle cafonate 248 Ringraziamenti 254

Se non vi è chiaro il tono della serata e il conseguente abbigliamento, cercate di chiedere maggiori delucidazioni con la maggiore discrezione possibile. A ogni modo ricordate la massima "meglio meno che più" e cercate di studiare soluzioni-mediazione nei casi difficili. Comunque mai presentarsi troppo sportivi a un appuntamento dopo le 8 di sera, né arrivare direttamente dall'ufficio: un piccolo riguardo, quest'ultimo, dall'alto valore intrinseco, vista l'importanza che si concede al proprio lavoro, di questi tempi. Se siete invitati a una cena tra pochi intimi, non affannatevi a voler aiutare la padrona di casa a tutti i costi; basterà che facciate il possibile per tenere in ordine il vostro spazio. Presentatevi con un piccolo dono, una pianta, una bottiglia di ottimo vino, un dolce, dei fiori. Se scegliete questi ultimi, una deliziosa finezza sarà farli recapitare nel pomeriggio alla padrona di casa, per evitarle il traffico di sistemarli in vaso mentre accoglie voi e altri ospiti, segue la conversazione e controlla che tutto stia procedendo per il meglio in cucina. Cercate di essere concilianti nell'affrontare il menù, anche se non è esattamente di vostro gradimento; se siete vegetariani e vi viene servita della carne, se proprio non riuscite a scendere a patti con i vostri principi almeno evitate sgradevoli commenti e millantate uno scarso appetito. Bene un complimento, ma evitate gli elogi eccessivi, come se una tavola così ben imbandita fosse per i padroni di casa un'eccezione da rimarcare. Se partecipate a un cocktail, a una colazione in piedi o a una festa affollata, evitate di tampinare tutti gli intervenuti, muovendovi come topi impazziti, ma cercate di coltivarvi una conversazione che duri almeno dieci minuti. Tranne che in occasione di cocktail, non chiedete il permesso di condurre con voi un amico.

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. ✓ Non si visita un luogo di culto con un abbigliamento poco consono. È comprensibile che d'estate la mise del turista sia ridotta, ma è altrettanto evidente che non è rispettoso presentarsi in canottiera e pantaloncini. Una soluzione pratica è portare con sé un leggero scialle o un pareo. ✓ Se si sta per entrare in una moschea ci si levano le scarpe e ci si coprono le spalle. ✓ Non si disturba parlando ad alta voce. ✓ Se partecipate per "dovere" a una celebrazione, non gironzolate guardandovi attorno, chiacchierando in continuazione o ridendo. Se proprio non resistete uscite. ✓ Se siete incaricati di filmare o fotografare un rito solenne, non siate invadenti. Se non siete pratici del tipo di rito, chiedete prima al celebrante dove e come potete "appostarvi" per non disturbare. Evitate comunque di accecare i presenti con flash insistenti e di gironzolare attorno a tutti come api sul miele. ✓ Anche l'immediato esterno dovrebbe essere curato un po' di più. Non sdraiatevi sui gradini delle chiese a prendere il sole o ad allestire pic nic. In albergo Il cliente dell'albergo si chiama ospite non a caso. Anche se si paga, infatti, è dovuto il necessario rispetto al personale e ai vicini di stanza. ✓ Dunque la camera non si lascia nel caos totale, soprattutto con indumenti abbandonati ovunque, piena di sabbia o con i bagni in condizione impossibile. ✓ Se l'albergo non fornisce teli di spugna per la spiaggia, non usate quelli in dotazione per il bagno. Sicuramente esisterà un negozio nella zona dove poter acquistare ciò che si è dimenticato. ✓ Gli adolescenti in gita scolastica sono vagamente tollerabili, ma gli adulti che fanno confusione, corrono e parlano ad alta voce per i corridoi non sono scusabili. ✓ Se si devono svegliare presto gli amici della stanza accanto non si va a bussare vigorosamente loro sulla porta spaventando tutta l'ala, ma si usa il telefono. ✓ È importante inoltre rispettare gli orari dei pasti e di servizio, essere cordiali con il personale, lasciare mance abbondanti.

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IL nuovo bon ton a tavola e l'arte di conoscere gli altri

190965
Schira Roberta 1 occorrenze
  • 2013
  • Salani
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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La sera si usa cambiarsi sempre per la cena ed è gradito un abbigliamento elegante. Poi, cosa sia un capo elegante in Germania non è il caso di approfondire. Dice il mio concittadino Beppe Severgnini (e lui è un grande viaggiatore) che gli inglesi non hanno nulla da insegnarci in quanto a etichetta a tavola, ma lì c'è la netta separazione tra working class, middle class e upper class: ciascuna ha le sue regole. In La testa degli italiani Severgnini dice che in una famiglia borghese nel Regno Unito di norma si comunica con post-it incollati all'anta del frigorifero, e ciascuno mangia spesso da solo, magari in piedi tra un corso di yoga e una partita di squash. In Italia saremo un po' cafoni, ma se non altro mangiamo tutti insieme almeno una volta la settimana. In molte famiglie inglesi si fa il Saying Grace, usanza religiosa che prevede, prima di iniziare a mangiare, di pronunciare una breve preghiera di ringraziamento per il cibo. Nel parlare moderiamo la voce e negli approcci i «giochi di mano» (toni alti, rumori, abbracci e pacche sulle spalle) sono poco graditi. Tuttavia sono rimasta davvero stupita durante la mia ultima visita a Londra da quanto sono rumorosi i ristoranti anche stellati della città. Non affrontate i soliti discorsi tabù, e il fatto che gli inglesi amino parlare del tempo non è solo un luogo comune: serve per rompere il ghiaccio. Ricordate che gli inglesi sono British e non English, imparate a distinguere irlandesi e scozzesi dagli inglesi. Non è obbligatorio portare doni ai padroni di casa, ma sarà gradita una bottiglia di vino. L'invito per un dinner può essere alle 19 oppure alle 18.30 per un tea time a base di abbondanti piatti freddi. Lo slurping (trangugiare, bere rumorosamente) va assolutamente evitato anche da loro. Vietato anche «pucciare» in tutto il Regno Unito in qualunque liquido, dal tè all'uovo à la coque. Le mani vanno in grembo se non sono utilizzate, come vedremo. L'abbigliamento deve essere sobrio e i jeans non sono apprezzati, così come le cravatte regimental che indicano l'appartenenza a un club. Gli inglesi amano consumare formaggio a fine pasto e gli stuzzicadenti, al supermercato, non sono mai nel reparto casalinghi, ma in quello degli articoli da party (servono per infilarci le olive e non per pulirsi i denti). Il pane non viene servito a tavola, tranne che imburrato come accompagnamento al salmone. In molte famiglie vige ancora l'uso antico di dividere i due sessi alla fine della cena: le signore sono invitate a powder their noses (incipriarsi il naso) e bevono sherry, mentre gli uomini rimangono seduti a tavola a sorseggiare porto e fumare sigari. Se il porto viene servito in tavola viene passato in senso orario e non si versa mai al proprio vicino: ognuno si serve da solo. Nei paesi del Centro e Sud America le persone di un certo riguardo metteranno Don e Doña davanti al vostro nome. La cena inizia sicuramente dopo le 21 e il ritardo accettato può arrivare anche a un'ora. Ecco, in questa cultura è meglio mandare fiori il giorno dopo e non portare nulla di commestibile, facendo pensare che il menu debba essere rinforzato: è considerato offensivo. Fanno eccezione prodotti come souvenir di un paese straniero. Urge una parentesi. Anche qui, come negli Stati Uniti e nel Regno Unito, tra una portata e l'altra si tengono le mani in grembo. Il francese (come l'italiano) le appoggia sul tavolo fino al polso, mentre l'inglese beneducato le tiene in grembo. Il galateo a tavola, come noi lo conosciamo oggi, si sviluppa in Francia, in un'epoca di veleni e tradimenti, perciò si impose la regola: entrambe le mani ben visibili ai commensali, quindi sul tavolo. L'Inghilterra non poteva accettare un'imposizione francese, era ancora bruciante la perdita dei territori sul suolo continentale dopo la guerra dei Cent'anni (1337-1453). Ecco perché gli isolani decisero per la mano in grembo, anziché appoggiata al tavolo, ben visibile: spirito di contraddizione! Ricordo, a proposito, il motto di una severissima anziana anglofila baronessa fiorentina che diceva: «Jamais, parfois, toujours» e cioè «Mai, qualche volta, sempre», dove ogni avverbio si riferisce a una posizione, rispettivamente: gomiti sul tavolo, avambracci appoggiati e mani in grembo. Tornando al Sud America, l'abbigliamento di sera è piuttosto formale, quindi sono gradite giacche e cravatte e per le signore sconsigliati i pantaloni in alcune cerimonie ufficiali. Ricordate cosa abbiamo detto dello spazio personale e della prossemica: in questi paesi le distanze sono ravvicinate ed è normale che quando qualcuno vi rivolge la parola si avvicini molto; non ritraetevi. Ho potuto verificare di persona; più si va a sud più le distanze si accorciano, più si va a nord più aumentano. Lo stesso avviene tra abitanti di campagna e di città: i primi, insieme a chi vive in montagna, staranno più scostati e vi daranno la mano restando arretrati con il corpo, mentre chi vive in una grande città (abituato a tram e metropolitana affollati) accorcia le distanze. In Sud America evitate, se siete voi che invitate, di cucinare coniglio: è considerato un animale da compagnia. Nei paesi islamici si salutano con rituali lunghi e si baciano più volte; con gli occidentali usano la classica stretta di mano. Tra uomo e donna non deve avvenire alcun contatto fisico. Nella presentazione evitate di tenere lo sguardo fisso sul volto, molto meglio uno sguardo basso e reverenziale. Nella conversazione non ci si informa mai dello stato di salute delle mogli; è considerata un'invasione di campo, così come ogni battutina sulla condizione femminile. Il pranzo è intorno alle 14 e la cena alle 22: siate puntuali. Non intestarditevi a voler pagare il conto, è offensivo, paga chi fa l'invito, come da noi. Di norma non si porta nulla e ovviamente, se il dono è d'obbligo, sono vietatissimi gli alcolici e prodotti che contengano carne di maiale. Se siete voi a invitare, informatevi sul Ramadan che cade in mesi diversi ogni anno. In questo caso ogni convivio slitterà dopo il tramonto. Ricordate che canottiere e pantaloni corti sono un insulto al buon gusto anche se indossati dai maschi. Val la pena aprire una parentesi sull'abbigliamento. L'occidentale che, nell'immaginario di certi paesi, è ricco e stimabile, se arriva seminudo si comporta come un indegno, come uno di una casta inferiore che non può permettersi una camicia. «Questo provoca un vero e proprio cortocircuito mentale in chi lo accoglie nel suo paese» dice anche Barbara Ronchi della Rocca nel suo libro dedicato al galateo del viaggiatore. Lo stesso, come abbiamo visto, vale per i jeans, che da noi sono ormai sdoganati come abbigliamento per tutte le occasioni; in molti paesi non vengono compresi. In Australia, per esempio, sono considerati una divisa destinata ai lavori più umili della campagna, quindi guai a indossarli anche per una cena tra amici. Iran, Siria e molti paesi islamici considerano i jeans un abbigliamento maledetto, per via dell'origine americana. Un po' come camicie e pantaloni stile militare in Zimbabwe, Zambia e Botswana. Se cercano di convincervi che nei paesi islamici è accettato un rutto a fine pasto come segno di gradimento non credeteci, è un gesto al limite tollerato, ma non incoraggiato. In questi paesi, come nel sud dell'India e in Indonesia, la sinistra si usa per la pulizia del corpo, fate quindi attenzione a passare le portate al vostro vicino con la mano destra. In Giappone evitate il più possibile il contatto fisico, anche la stretta è inusuale; meglio l'inchino. Se siete invitati mostrate deferenza e ammirazione verso i piatti che vi vengono offerti. I giapponesi adorano che la propria tavola venga ammirata; infatti le presentazioni dei cibi sono attentissime alle proporzioni, ai colori e alla composizione: I commensali si presentano con il cognome e usano sun davanti al vostro, che significa onorevole. Il che non è un'offesa, come sta diventando nel nostro paese. Usate i biglietti da visita, lì sono indispensabili, e porgeteli con entrambe le mani: è un segno di deferenza. Starnutire, soprattutto a tavola, è uno dei gesti più maleducati che potreste fare, cercate di ricordarlo. Vige l'assoluta puntualità e, se entrate in casa d'altri, toglietevi le scarpe in segno di rispetto. Non portate fiori, tipico dono del corteggiamento; ben graditi i dolci, avvolti nella carta rossa, segno di gioia. Mai però nel numero di quattro e nove, considerati numeri nefasti. A tavola non si usano tovaglioli, ed è apprezzato l'uso delle bacchette per portare il cibo alla bocca; tuttavia, per evitare pasticci potrete chiedere una forchetta, in mancanza di meglio usate le dita. Nella conversazione siate sempre calmi e pacati e soprattutto sorridenti. Non versate nulla sul riso e cercate di non avanzare nulla, sarebbe maleducato. Non servite prodotti caseari fermentati se avete al tavolo giapponesi o cinesi; non li gradiscono e sembra che non siano digeribili per loro a causa dell'assenza di alcuni enzimi intestinali. Nell'abbigliamento, le donne evitino vestiti sgargianti e profumi intensi. Lo stesso vale nell'occidentalissimo Canada, dove il profumo infastidisce quanto una sigaretta. E, per finire, non lasciate la mancia, sarebbe un'offesa, dal momento che il lavoro per loro è una missione. Anche in Cina è molto apprezzata ogni forma di autocontrollo. Durante le presentazioni si osservano rigidamente le regole e le gerarchie, che vedono al primo posto sempre l'uomo più anziano e la persona di maggior prestigio. La cosa vale anche per la conversazione: vietato toccare argomenti delicati. Gli inviti sono rari e di norma sono intorno alle 18, perché dopo le 21 i trasporti pubblici sono scarsi. I regali sono graditi, ma devono essere estesi a ogni componente della famiglia. A tavola si aspetta sempre che sia chi invita a dare i tempi. Accanto al vino ci sarà una coppetta per il tè, mentre l'acqua non è prevista. In Israele usate i biglietti da visita, vi serviranno, ci tengono molto a ruoli e cariche. Gli anziani godono giustamente di grande rispetto e, quando entrano in una stanza, ci si alza in piedi. Nella conversazione tutto è permesso, tranne ovviamente riferimenti alla questione palestinese. Sono apprezzati i fiori e una bottiglia di vino come regali per i padroni di casa.

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Galateo morale

197426
Giacinto Gallenga 1 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
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Un ministro della religione in istrano e lurido abbigliamento, stupido o sboccato nei suoi discorsi , rozzo e indecente nei modi, invece che stima e confidenza non desterà che avversione e disprezzo. Cert lenden in sui spall, cert collarin Che paren faa de foeudra de salamm, Certi coll de camis, de gipponin Hin minga coss de portà, innanz ai damm: E con quii ong con l'orlo de velù Se quisteran del p.... e nient de più. PORTA, La nomina del cappellan. Fra le più belle e più sante missioni del prete è quella di comporre le differenze, le contese, di sopire col linguaggio della carità, della mansuetudine gli odii, le inimicizie. Or come potrassi ciò ottenere collo stile acerbo e virulento, con offese alla delicatezza, alla decenza, alla dignità, di coloro cui intendesi di rappacificare? La ruvidezza, il fare astioso di certi ministri della religione, quell'aria di diffidenza che procede dal sapersi non simpatici a coloro che, a ragione o a torto, li ritengono in conto di nemici dell'umano progresso e delle liberali istituzioni, quel malumore che si suppone derivare dal forzato abbandono di antichi privilegi, di agi, di ricchezze a cui si erano da lungo tempo avvezzi; quel disprezzo che taluni addimostrano per tutto ciò che si riferisce ai più teneri e soavi sentimenti del cuore, non si potrebbero in essi scusare col dire che trovandosi per lo più i loro materiali interessi in urto colle esigenze dell'attuale civlità, questa debba essere da loro reputata quale nemica, per cui sia lecito ad essi il recarle offesa colla loro inurbana condotta. Ciò sarebbe un far grave torto a quella riputazione di distacco dei loro cuori dai beni terrestri, di quella personale abnegazione che dev'essere prerogativa del loro ministero; come sarebbe un far grave torto alla loro sensibilità, a cui non è a credersi abbiano rinunciato vestendo le divise sacerdotali, il supporre che possano rimanere indifferenti ai dolori dei loro fratelli; come mostrerebbero di dimenticare, abbandonandosi alle antipatie e alle vendette contro gli antagonisti del secolo, cito i ministri di un Dio schernito e crocifisso debbono, quand'anche scherniti e crocifissi anch'essi ingiustamente da dispotiche leggi, saper, come Cristo, e soffrire e perdonare.

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Come si fa e come non si fa. Manuale moderno di galateo

200952
Simonetta Malaspina 5 occorrenze
  • 1970
  • Milano
  • Giovanni de Vecchio Editore
  • paraletteratura-galateo
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Disapproviamo le madri che portano il lutto tutta la vita per la perdita di un figlio: il loro abbigliamento serve soltanto a creare una perenne atmosfera di mestizia che non è giusto imporre ai familiari che invece vivono e vogliono vivere. I bambini non devono mai essere vestiti a lutto. Gli uomini abbandoneranno al più presto i simboli del dolore che la tradizione ha identificato in una cravatta, in una striscia o in un bottone neri. Se il defunto lascia scritto di dispensare i parenti dal lutto, sarà evidentemente rispettato il suo desiderio. I familiari indosseranno abiti neri o scuri solo in occasione del funerale. Questo non vuol dire che le persone colpite da un lutto debbano ostentare colori vivaci e un atteggiamento di voluta indifferenza. In un caso simile, aperto alla pietà umana e ai sentimenti personali, il galateo si limita a consigliare di seguire il proprio cuore, il mutamento dei tempi, il rispetto verso chi è morto e verso sé stessi. Un vedovo (o una vedova) può portare insieme con la propria vera quella della persona scomparsa, facendola eventualmente adattare al proprio dito. Chi ha avuto un lutto recente si asterrà dal partecipare a inviti mondani. Ma sarà cortese non dimenticarlo in altre occasioni, dandogli la convinzione di essere circondato da affetto sincero. Qualche parola sulla carta da lutto. Chi desidera non rinunciare alla tradizione,limiti la sua scelta a una carta listata sottilmente di nero. Anche i biglietti di visita dovrebbero avere una cornicetta nera (o almeno una sbarretta nera in un angolo). Nessuna critica per chi decidesse di fame a meno. Si può dire che questo tipo di biglietto sia indispensabile solo per rispondere alle condoglianze ricevute.

Gli inglesi lo portano per abitudine, un po' perché sono abituati a piogge quotidiane e improvvise, un po' anche perché fa parte del loro abbigliamento tipico. Ma gli italiani, abituati al sole e al bel tempo, non sono mai troppo disinvolti quando bisogna ricorrere all'ombrello. Non tenete l'ombrello appeso al braccio, lasciandolo dondolare come il pendolo di un orologio. E non usatelo come se fosse un bastone. Ancora peggio è brandirlo come se si trattasse di un'arma, col puntale rivolto verso il prossimo. In tram, non infilatelo tra le gambe della gente. L'ombrello va portato per il manico, molto semplicemente, e in modo che risulti parallelo alla propria persona. Quando non piove le donne faranno bene a tenerlo nell'apposito fodero: così chiuso sarà meno fastidioso a portarsi e anche meno appariscente. L'ombrello aperto va tenuto dritto sulla testa ma non come fosse un rigido baldacchino: se la pioggia vi viene in pieno viso, logicamente terrete l’ombrello inclinato sul davanti per proteggervi, ma badate a non sbattere contro il passante che venisse in senso contrario. L'ombrello da borsetta, che si trasforma in un corto tubo e si apre come un cannocchiale, è molto pratico durante un viaggio poiché entra in valigia senza occupare troppo posto, ma non è assolutamente elegante: fatene uso soltanto quando è strettamente necessario. L'ombrello maschile è nero, di seta, di cotone, o di nailon. L'ombrello delle signore, di identico tessuto, può essere colorato o fantasia. La donna di buon gusto però sceglierà sempre un ombrello che si adatti all'impermeabile e a tutti i vestiti invernali. Troppe righe, troppi colori, troppi fiori non sono molto eleganti, anche se indubbiamente possono portare una nota di allegria e di colore in una giornata grigia. I manici devono essere semplici e slanciati. I manici tozzi sono brutti oltre che scomodi: ancora più brutti quelli di metallo decorati. Quando entrate in un locale pubblico con l'ombrello bagnato, cercate immediatamente il portombrelli per non farlo sgocciolare su tutto il pavimento. Se per la strada incontrate una persona con l'ombrello aperto e non è possibile passare insieme, cedete il passo, soprattutto quando si tratta di una donna.

In questi casi si esige un maggior rispetto dell'etichetta, e i domestici devono avere un abbigliamento conforme al loro mestiere. Oltre allo stipendio e alla tredicesima, è giusto che diate di tanto in tanto qualche piccola mancia: chiudete il denaro in una busta e aggiungete a voce i ringraziamenti. A Natale è più gentile ricordarsi dei domestici con un piccolo regalo.

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Andare a teatro comporta una certa preparazione, un certo rispetto per determinate regole, un certo abbigliamento. Tanto per cominciare, si comprano i biglietti con un certo anticipo: e già questo particolare costringe a prendere un impegno a distanza di giorni, e all'osservanza della puntualità. In secondo luogo si crea qualche discriminazione: chi siede in poltrona ha doveri e diritti diversi da colui che ha un posto in balconata. Entrando in teatro, andate al guardaroba. A dire la verità la regola vorrebbe che la donna non lasciasse in guardaroba né cappotto né pelliccia. Ma la praticità, che supplisce al galateo in molti casi, consiglia di non formalizzarsi troppo. Quindi, sia l'uomo sia la donna lascino pure cappotto o pelliccia in guardaroba, piuttosto che tenere un informe fagotto sulle ginocchia o scoppiare dal caldo durante lo spettacolo. La puntualità e l'educazione impongono di arrivare a teatro per tempo, cioè prima che si alzi il sipario. Ciò è doveroso non solamente verso gli attori che lavorano, ma anche verso gli altri spettatori che già hanno occupato il posto. Il chiedere scusa non basta a giustificare i ritardatari. Le maschere farebbero bene a non ammettere più nessuno in platea quando le luci sono spente. Ammesso che arriviate a teatro puntualmente, non rimanete nel ridotto fino all'ultimo momento. E quando la maschera vi ha guidato al vostro posto, compensatela con una piccola mancia, che dovete tenere a portata di mano. Nella fila fate sempre entrare per prime le signore: in ogni caso queste non devono occupare le poltrone che danno sul corridoio. Se gli uomini sono due, la signora sarà seduta nel mezzo. Se invece due sono le donne l'uomo occuperà la poltrona che, rispetto al palcoscenico, è più scomoda. La regola della comodità vale anche per la disposizione dei posti nei palchi. Il posto più comodo, rispetto al palcoscenico, spetta sempre alla signora (e, nel caso di più donne, a quella di maggiore età). Se le donne sono due, l’uomo siederà al centro. I biglietti vanno tenuti sempre a disposizione, in caso di involontari errori o contestazioni. Non si occupa mai, comunque, il posto di un altro nella speranza che questi non venga: sedetevi al posto segnalato sul vostro biglietto. Se c'è una contestazione non abbandonatevi mai a discussioni che darebbero fastidio a tutti: rivolgetevi alla maschera che risolverà il problema. Dobbiamo proprio ricordarvi che a teatro non si succhiano caramelle (e tanto meno si sgranocchiano) e non si fuma durante la rappresentazione? Aspettate l'intervallo per accendere la sigaretta e gustare caramelle. Se siete raffreddati o soffrite semplicemente di tossette nervose e fastidiose, non andate a teatro. Oltre a infastidire la gente, creereste in chi sta bene l'improvviso bisogno di schiarirsi la voce: un bisogno irrefrenabile, che l'aria viziata e calda dell'ambiente contribuisce ad accentuare. Non cominciate a fare commenti ad alta voce e a parlare con il vostro vicino. Per quanto a bassa voce possiate parlare, le vostre chiacchiere disturberebbero sempre gli spettatori seduti accanto a voi o davanti o dietro. Se poi avete già visto lo spettacolo, non siate spietati: non raccontate come andrà a finire né quello che succederà nell'atto successivo. Potete chiedere garbatamente a un vicino il programma: ma perché non lo comprate? Anche se lo spettacolo è scadente, non date la croce addosso a regista e ad attori. Siate sempre discreti nel giudicare, sia in bene sia in male, ed esprimete il vostro giudizio con signorilità e semplicità. Quando lo spettacolo non è all'altezza della vostra aspettativa, applaudite ugualmente la fatica degli interpreti. In ogni caso non fischiate. Non dovete umiliare gli artisti che hanno fatto il possibile per accontentare il pubblico: siate almeno indulgenti e tenete conto della loro buona volontà. Durante l'intervallo, se volete, potete recarvi nel ridotto o aspettare al vostro posto che lo spettacolo ricominci. Si recheranno nel ridotto tutti coloro che vogliono fumare, bere qualcosa, fare un po' di conversazione, incontrate qualche amico. Chi resta in sala non farà niente di tutto questo; se è accompagnato parlerà con le persone che sono rimaste, ma a bassa voce, e senza gesticolare per salutare chi eventualmente dovesse vedere seduto nei palchi. Se incontrate nel ridotto un amico, vi fermerete per salutarlo: ma se questi è in compagnia di persone che voi non conoscete, limitate il saluto a poche parole cortesi, a meno che non sia l'altro a insistere per fare quattro chiacchiere con voi. L'uomo che è in compagnia di una signora presenterà sempre l'amico a quest'ultima, e non permetterà che lei rimanga in disparte ad aspettare. L'abito da sera è necessario solamente quando la serata a eccezionale: una gala o una prima all'opera. Per uno spettacolo di prosa, l'uomo indosserà semplicemente un abito scuro e la donna un abito elegante, ma non da sera. Anche quando si hanno posti lontani dal palcoscenico, bisogna ubbidire a quelle regole mondane ormai codificate e accettate ovunque. Perciò le signore, anche se non hanno avuto il tempo di cambiarsi andando a casa dall'ufficio, risolveranno il loro problema di abbigliamento con un vestito semplice, a tinta unita, che potranno indossare in ufficio con un particolare sportivo, per esempio un foulard intorno al collo e la sera con un particolare elegante, per esempio una spilla o una bella collana. Se lo spettacolo è di pomeriggio, si può dare al proprio vestiario un tono più semplice senza peccare di cattivo gusto: in questo caso è molto indicato un bel vestito da pomeriggio per le signore, e gli uomini potranno fare a meno dell'abito scuro, ma non per questo si presenteranno a teatro con maglione e camicia sportiva. Quando lo spettacolo è finito, non affrettatevi a raggiungere il guardaroba togliendo agli artisti la soddisfazione di un bell'applauso. Se poi non volete applaudire, allontanatevi in silenzio senza mostrare con fischi o commenti negativi la vostra disapprovazione. Una signora può andare a teatro da sola? Si, perché non dovrebbe? A maggior ragione potranno andare a teatro da sole due o più donne: per fortuna certi pregiudizi sono superati da un pezzo.

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Eva Regina

203032
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 9 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
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La comunicanda e la fidanzata, l'alba e il tramonto della verginità, nel simbolico abbigliamento delle ore solenni, che le fa apparire quasi immateriali come la parvenza d'un puro sogno, hanno entrambe il cuore commosso, si sentono entrambe alla soglia di un mistero. Ogni fanciulla intorno ai dodici anni attende con impazienza ansiosa il giorno della sua prima comunione, il giorno che segna per lei un passo nella vita, che le reca l'abito più lungo, che la separa dai fratellini e dalle sorelline ancora nell'infanzia e l'avvicina di più alla mamma o alle sorelle maggiori : che le schiude le porte dell' adolescenza con le sue timide grazie, i suoi primi sogni, fragili come fiori di biancospino. Ogni signorina intorno ai vent'anni, nel suo segreto, vagheggia il gran giorno che la vedrà sposa; il gran giorno in cui proverà più emozioni e più turbamenti che non ne abbia provati in tutto il suo ancor breve passato d'esistenza. Ed entrambi i giorni — il giorno mistico ed il giorno tumultuoso — restano fissi nella nostra memoria e inalterabili, come i due poli della nostra primavera, come la prima e l'ultima nota del preludio alla sinfonia, appassionata o dolce, drammatica o pastorale, della nostra vera vita muliebre. E la corona dei fiori d'arancio va a riposare accanto a quella dei gigli; e i veli bianchi, confusi nello stipo, si susurrano i loro segreti, e i due libri di preghiere, d'avorio semplice l' uno, di ricca madreperla l' altro, vengono custoditi con la cura stessa, con la medesima religiosità. Fede e amore — le due forze più possenti dell'anima, le fonti di tutta la vita morale della donna e della sua luce intellettuale — sono riassunte in queste allegoriche reliquie dei suoi giorni passati: e come amuleti ideali io vorrei che ogni madre potesse passarle alle figliuole con serenità invitta, con fronte altera.

Se è una signorina, abbia a fianco la mamma, o una parente o un'amica matura; se è una signora anche il marito dovrà far parte del comitato, e nel suo abbigliamento, nel suo contegno, non perda di mira quella elevatezza che deve esserle di guida in ogni atto, anche il più semplice, della sua vita. Si badi: quando parlo di serietà, di modestia, di riserbo, non intendo persuadere la donna alla rinunzia dei suoi fàscini fisici e spirituali. Una signora può essere elegantissima, vivace, arguta ; può tenere lo scettro della bellezza e della grazia senza uscire dai limiti che separano la donna rispettabile da quella che non si rispetta più. Molte signore invece confondono l' onestà con la rigidezza e la musoneria, e in società si fanno un dovere di mostrarsi dure, fredde, sgarbate : oppure scambiando la sguaiataggine per spirito e la licenza per disinvoltura, appariscono volgari e sboccate. La signora dei nostri tempi non dovra più cadere in questi errori. Nel suo senno, nella sua coscienza, ella deve tracciarsi una barriera, ben definita, infrangibile, oltre cui rinchiudere i suoi affetti, i suoi doveri : ma purchè questa barriera non venga assalita (ed ella saprà ben difenderla) sia senza preoccupazioni, lieta, semplice, sincera; sparga senza parsimonia il suo profumo d'anima e di giovinezza, doni la sua attività, il suo ingegno, il suo aiuto, alle imprese a cui s'interessa e che nella donna intelligente, buona ed operosa, hanno la loro più valida protettrice.

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Anche nel suo abbigliamento procurerà di non eccedere per non mortificare quelle signore che per la loro posizione non fossero in caso di competere in lusse con lei; vestirà di bianco o di nero, con eleganza più o meno ricercata secondo l'entità del ricevimento, ma senza sfarzo e senza capriccio. Farà servire i rinfreschi dal servo ma si occuperà a distribuirli, specialmente fra le persone di riguardo.

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Gli inviti vanno distribuiti almeno una decina di giorni prima per dar tempo alle invitate di preparare il loro abbigliamento. La signora che riceve indosserà un abito da sera elegante, ricco anche, ma sempre di minor sfarzo che se fosse invitata fuori. Porterà i guanti anche lei, lunghi o corti, secondo la toilette richiede. Riceverà gli ospiti insieme al marito, alle figliuole, se ne ha, o a qualche parente, nei salotti attigui alla gran sala da ballo. Quando gli invitati saranno in numero sufficiente aprirà lei la danza con un cavaliere di sua scelta, procurando di dare la preferenza a chi vanta qualche superiorità o di ingegno, o di posizione sociale. Farà un breve giro e incomincierà subito la sua missione faticosa e difficile di dire a ciascuno una parola gentile, di sorvegliare che non accada nessun spiacevole incidente, che tutti possano trascorrere quelle ore liete in piena serenità. Non ballerà più in giro che una o due volte, per compiacenza, ma sempre brevemente e senza preferire particolarmente nessuno. Ballerà invece la quadriglia con un cavaliere scelto dal principio ed avrà di fronte una coppia pure designata precedentemente e composta dalle persone che vuol onorare di più. Se è giovane apre lei il Cotillon; se ha delle figliuole grandi, cede alla maggiore di esse il privilegio. Il Cotillon deve essere ricco di doni. Si faccia in modo che tutti gli intervenuti possano avere almeno un regaluccio di qualche valore artistico o di qualche entità da conservare come ricordo. Cosi il buffet deve essere abbondante e fine. Se non offre un cena a metà del ballo, la signora disponga dei tavolinetti graziosamente apparecchiati dove gli invitati possano rifocillarsi a gruppi. Ma in questo lasci ad essi la maggior libertà: affetti anzi di non osservare nè se alcuni prendono di frequente o se taluni non approfittano di quasi nulla. Verso la fine della festa si collochi in un luogo fisso, bene in evidenza, per non costringere gli intervenuti a cercarla per prendere congedo. Lasci al marito o alle figliuole l' ufficio di accompagnare chi esce fino alla soglia; essa non si muova dal suo posto finchè l'ultimo ospite non sia uscito. È molto gentile per parte di una padrona di casa, di esaminare nella sala e nei salotti, a festa finita, se nessun oggetto o gioiello vi sia rimasto, e trovatolo per caso, occuparsi in persona, il giorno dopo, della restituzione.

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Ma ora coll' aiuto della macchina e il progresso delle industrie, le cucitrici creano quei vaporosi capolavori composti dalle sapienti combinazioni della batista, del merletto, dei ricami d' ogni genere, dei nastri, che fanno somigliare l'intimo abbigliamento di una donna elegante all' onda di candida spuma da cui uscì Venere dea. Pare che una giovanile testa muliebre china su un paziente lavoro, sia sommamente suggestiva, giacchè quasi tutti i poeti le hanno dedicato qualche rima. Fra i più moderni ed eminenti, rammento il Pascoli che ne La cucitrice ci dà l'immagine della pia sorella che lavora d'ago, nel tramonto

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Esse conoscono ogni possibile effetto dell' abbigliamento, nelle sue linee, nelle sue combinazioni, nei suoi colori : sanno la malia della voce, la grazia birichina dei sottintesi, il fascino dei malinconici abbandoni, l'arte d'una posa, d' un movimento, d'un sorriso. Ma come è innocua e attraente sulla scena, altrettanto la civetteria è dannosa nella vita. È un po' come lo spirito : riesce facile l'abusarne e allontana gli affetti veri e profondi. A proposito della civetteria francese, ecco quello che consiglia un bello spirito alla donna per ottenere un amore fedele: « Pigliare un pizzico di gelosia dalla Spagnuola, una sfumatura di civetteria dalla Francese, una corona di baci dall' Italiana, una nuvola di freddezza dalla Inglese, fondere tutto insieme ed ecco la ricetta per conservare l'amore ».

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Se si modifica, non ha più significato alcuno: resta un abbigliamento da sera, poco concordante colla santità del rito memorando. Se l'abito non può essere di ricca seta, sia di stoffa modesta, semplice, austero, con molto o poco strascico, ma sempre lungo. Bianche anche le scarpe, naturalmente, e di seta o di finissima pelle: le calze pure bianche, di seta,e i guanti di capretto. Il velo non deve scendere sul volto, ma incorniciarlo vaporosamente, trattenuto sui capelli con qualche gruppo di fiori a diadema. Nessun gioiello; l'abbigliamento deve essere assolutamente austero, verginale. Il libro da messa, di madreperla, d'avorio o di stoffa, sarà dono di qualche parente o della mamma, e recherà sulla prima pagina qualche parola di augurio e di benedizione. La sposa entra in chiesa a braccio del padre o del parente più prossimo di lei e più anziano. S'inginocchia a sinistra del fidanzato, sullo sgabello nuziale, e resta inginocchiata per tutto il tempo della cerimonia. Poco prima che il sacerdote si avvicini coll' anello benedetto ella si toglie il guanto dalla mano sinistra per non fare attendere, e quando il sacerdote ha consegnato allo sposo l'anello nuziale ella gli porge con garbo modesto la mano. Ricevuto l'anello, prega qualche momento, poi si rimette il guanto. Esce di chiesa a braccio dello sposo. Un'abitudine francese che prende voga anche fra noi è quella delle demoiselles d'honneur che possono essere scelte fra le parenti prossime delle due famiglie. Se gli sposi hanno sorelle nubili, saranno esse le damigelle d'onore: porteranno abiti da signorina, ma eleganti, col cappello, in colori gai : rosa, celeste, verdino, mauve, evitando il bianco riservato alla sposa in questa occasione. Per solito in casa della sposa, dopo la cerimonia ha luogo un rinfresco od una colazione. Ella serba il suo vestito bianco, togliendosi il velo. In alcuni paesi della Francia vige l'usanza poetica che sia lo sposo a togliere dal capo della sua compagna al ritorno della chiesa, il velo e i fiori d'arancio. È un uso che mi piacerebbe si propagasse fra noi : ad ogni modo lo sposo non metterà troppa gravità in quell'atto, ma lo compirà con garbo quasi scherzoso. La sposa distribuisce fra le sorelle, le amiche, le parenti giovinette i suoi fiori, che si dice portino fortuna. Ella può profittare dell'occasione per accompagnarli con alcuno dei suoi gioielli di fanciulla perchè resti di lei alle sue coetanee un ricordo più durevole. Distribuirà poi i dolci ed i confetti agli invitati, a tavola sederà nel posto d'onore, non accanto allo sposo, ma dirimpetto a lui. Alla sua destra starà lo suocero o il parente più di riguardo. Per questa riunione alla quale sarà meglio dare un carattere più famigliare che sia possibile, la sposa potrà mettere alcuno dei suoi gioielli: orecchini, collane, ecc. Accoglierà con grazia ogni augurio, ogni brindisi, ogni espressione di giubilo: non si mostrerà nè stanca nè annoiata, nè troppo gaia, nè triste ; eviterà con ogni sforzo, anche nel momento supremo della separazione le lagrime, per non conferire al suo compagno la parte imbarazzante e ingrata di rapitore di fanciulle. Il matrimonio al municipio si fa subito dopo, o nel pomeriggio se gli sposi non devono partire. Qualche volta lo si fa precedere d' un giorno il rito religioso: ma è una consuetudine che non approvo perchè quando la fidanzata ha firmato l'atto matrimoniale dinnanzi al sindaco, per la società è già maritata, ha già il nome dello .sposo: ed è assurdo quindi che si presenti in chiesa con l'abbigliamento verginale. La società sancisce, autorizza ciò che il sacerdote ha benedetto nel nome di Dio; non può confermare una cosa non avvenuta ancora. La cerimonia civile ha un carattere più mondano. Si possono diramare inviti più numerosi : la sposa ha una toilette elegante da visita col cappellino analogo e i gioielli. Non vesta mai di nero, come alcune provinciali fanno : il nero ai matrimoni non deve comparire che negli abiti virili. Anche le mamme se possono, ne facciano a meno, o almeno lo ravvivino, con qualche trasparente, qualche nastro di colore. La sposa va al municipio accompagnata dai genitori o, se li ha perduti, dai parenti più prossimi. Durante la lettura dell'articolo del codice sta in piedi alla destra dello sposo. Il suo contegno dovrà essere disinvolto e grazioso, ma serio, giacchè ogni manifestazione di allegria, ogni scherzo sarebbero fuor di posto in quell'ora in cui ella lega sè stessa per tutta la vita. Se le viene offerta la penna d'oro con cui ha firmato, o fiori, ringrazi con amabilità e con naturalezza : e per quanto il suo animo possa essere assorto nel rito così importante per essa, procuri di non lasciar trasparir troppo la sua emozione, di non dimenticare nessuno : pensi che ha addosso tutti gli sguardi e una goffaggine, una stonatura, una trascuratezza non le sarebbero più perdonate. Si occupi sopratutto dei parenti dello sposo, si mostri espansiva ed affettuosa con essi quanto riservata deve mostrarsi con colui a cui consacra l'esistenza. Non baci, non carezze furtive : il mondo farebbe dello spirito di cattivo genere, della malignità, profanerebbe ogni impulso più santo. Qualche tenero sorriso d'intesa, qualche paroletta a voce bassa e basta... per ora. A casa dal municipio la sposa ritorna in carrozza con lo sposo; anche sola con lui; oramai è una signora, porta il suo nome, è sua moglie innanzi a Dio e agli uomini. Ma non si reca ancora alla casa coniugale: rientra nella casa propria per mutarsi d'abito e radunare le sue robe, i piccoli oggetti che non si possono raccogliere che all'ultimo momento. Lo sposo, sebbene ne abbia diritto, non entra con lei nella sua pura stanza di fanciulla : egli dovrà rispettare certe delicatezze e certi pudori e in quegli ultimi momenti la lascierà sola con la mamma. La nuova sposa indossa un abito semplice da viaggio, avvolge il viso pallido di un velo, mette i suoi gioielli più semplici e sopratutto procura di non farsi aspettare per non incominciar la sua vita coniugale provocando delle impazienze. Gli uomini, lo sappiamo, sono nemici delle attese. Abbrevierà anche il più possibile gli addii. Sarà lei che farà coraggio alla mamma, al babbo : non piangerà, sorriderà serena anche fra il tumulto più aspro. Ella dovrà essere eroica per infondere la calma, la sicurezza, nei cuori che l' adorano e che vorrebbero ritenerla ancora e tremano dell' ignoto. Ella che possiede il talismano dell'amore deve giovarsene in quell'ora sempre crudele, in cui le porte della sua casa natale dove si svolse la sua dolce vita di fanciulla, la barriera del suo passato, si chiudono dietro di lei. In quella giornata si manderanno le partecipazioni. Se gli sposi sono giovani ed hanno i genitori o l' uno di essi, saranno questi a partecipare il matrimonio dei figliuoli : prima lo sposo poi la sposa; e, sotto, la città dove abitano rispettivamente o dove si recheranno ad abitare insieme. Se gli sposi non sono più molto giovani è meglio par- tecipino loro medesimi l'avvenuto matrimonio : questo anche nel caso in cui l'uno dei due fosse orfano di padre e di madre. Se la sposa toccai trent'anni la consiglierei a rinunziare all'abbigliamento nuziale che sarebbe in disaccordo coi primi segni rivelatori del tempo. Potrà indossare, per la chiesa, l'abito medesimo che mette per andare in Municipio, od altro più semplice col cappellino. Meglio poi usare per entrambe le cerimonie l' abito da viaggio : ma allora bisogna dare al matrimonio un carattere di cordiale intimità.

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Carmen Sylva, una delle donne più artiste, più intelligenti e più elevate del nostre tempo, si occupa con cura del proprio abbigliamento : e scrisse : «La toilette n'est pas une chose indifférente. Elle fait de vous un object d'art animé, à condition que vous soyez la parure de votre parure».

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Sia il grembiule nero di una sartina o di una collegiale, il grembiule celeste o roseo d' una cuginetta, il grembiule scarlatto d' una kellerina o il grembiule bianco d' una cameriera, il grembiule a nastri d' una signorina amica o d'una vicina di villa, anche questo accessorio, questo complemento dell' abbigliamento muliebre, ha un' eloquenza sentimentale, galante e profonda. Le fanciulle accrescono la loro grazia giovanile con questo indumento che adorna il loro abito da casa, e le variazioni sull' unico tema sono fantastiche ed infinite. Da quelli piccini di trina e nastro per servire il thè nel salotto della mamma o sulle terrazze dei villini, a quelli di mussolina « all' educanda » per fare i còmpiti o il tirocinio di piccole massaie, i modelli sono numerosi. Per la primavera, la stagione delle passeggiate in campagna o delle lunghe soste in giardino, sono graziosi e adatti i grembiuli di foulard o di satin a fiorellini, fatti di un sol pezzo di stoffa lungo circa due metri e largo uno: tutto diritto, increspato al collo intorno a cui si sostiene con un nastro, e rialzato un poco sotto la cintura in modo da formare una piega profonda chiusa ai lati e fissa nel mezzo, che fa le funzioni di tasca. Si stringe alla vita con un altro nastro, e nella tasca si può riporre il libriccino che si legge passeggiando, i guanti, i fiori che si colgono, il lavoruccio a crochet — così diventa una specie di bisaccia provvidenziale. Questi grembiuli si fanno anche con tre grandi fazzoletti a vivaci colori, uniti insieme. I grembiuli portati dalle signore, mi garbano meno. I grembiuli dànno un tale aspetto di semplicità ingenua che una signora, se non è molto giovane e molto snella, non li può adoperare senza stonatura: i soli grembiuli permessi alle signore, sono quelli messi unicamente per salvar l' abito, per far qualche faccenduola, per giocare coi bambini; i grembiuli ampi, di lana nera o grigia che l'infanzia adora come tutte le cose che sanno di bontà e di vecchiezza; i provvidi grembiuli che asciugano le lagrimette, che si riempiono di balocchi, che si chiazzano di polvere e di fango, che servono così bene a far lo strascico legati alla cintola delle bambine; i grembiuli che restano nei ricordi del-l' età ignorante e lieta insieme al viso grinzoso d' una governante, alla dolcezza dei baci materni.

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Dramm intimi

249951
Giovanni Verga 1 occorrenze
  • 1884
  • Casa Editrice A. Sommaruga e C.
  • Roma
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Un affetto profondo ed occulto, inquieto, geloso, che si mischiava a tutte le sue gioie mondane, e sembrava fatto di quelle, e le raffinava, le rendeva più sottili, più penetranti, come una delicata voluttà che animava ogni cosa, un abbigliamento, un monile, una festa, un trionfo di donna elegante. — Persino quell'altra nube sòrta a un tratto minacciosa in quel cielo azzurro, la malattia della figlia, come una ombra nera che dilatavisi da quei cortinaggi pesanti ed inerti, e ingigantiva, sino a scontrarsi con degli altri giorni neri — la morte di sua madre, l' agonia del marito, la faccia grave e preoccupata di quel medico che era venuto un'altra volta, il tic-tac di quella stessa pendola che riempiva tutta la stanza, tutta la casa, di una aspettativa lugubre. Le parole della madre e della figlia, che volevano sembrar gaio e spensierate, morivano nella semioscurità di quella vòlta altissima.*