Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Numero di risultati: 3249 in 65 pagine

  • Pagina 2 di 65

Trattato di economia sociale: introduzione all’economia sociale

390566
Toniolo, Giuseppe 12 occorrenze
  • 1906
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, voll. I-II 1949
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Ma, singolare a dirsi, anche la seconda scuola metodica del materialismo storico (collettivismo evoluzionistico), in più diretta connessione con Hegel, sebbene congiurasse per quasi un secolo alla distruzione di ogni metodo e scienza sociale, lasciò qualche traccia istruttiva; insegnò cioè nella sociologia e nella economia a distinguere induttivamente le leggi normali da quelle anomale, nella costituzione del progresso sociale; tutte le celebri leggi del materialismo storico-economico di Engels, Marx, fino a Loria e a Sombart, non essendo che formule esprimenti la patologia dell' incivilimento.

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I quali tuttavia, a gran distanza di tempo, sembrano superati dai persiani, in ispecie dal grande riordinatore (dopo la pace interna del 516 a. Cr.) Dario d'Istaspe. Per lui, amministrazione civile distinta dalla militare, trasformazione delle imposte in danaro, regime della irrigazione e della pesca, sistema stradale e servizi di posta da Susa a tutti i punti dell'impero, riforma monetaria, (forse attinta ai lidi), in pezzi coniati (le dariche),diffusi per tutto oriente: ordinamenti in parte copiati dai romani; ciò che attesta il genio degli arii orientali, già altamente civili, quando vennero a contatto coi confratelli europei.

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Tali nell'ordine cronologico: — quel codice di re Hammurabi babilonese e insieme il Libro de' morti fra gli egizi, i quali risalirebbero ad oltre 2000 anni a. Cr., — i Vedas (la Bibbia degli arii indiani) raccolta durata parecchi secoli, di cui il più antico libro il Rig-Veda appena occupato il Penjab (sec. XVIII a. Cr.) insieme al codice di Manu (sec. EX a. Cr.) ritraggono la cultura indiana prima e dopo la organizzazione braminica; — l' Avesta, libro sacro delle dottrine (monoteistiche) e leggi degli arii zendici o medi-persiani (da 3-2000 anni a. Cr.), riformate (mazdeismo) dal filosofo Zarathustra (Zoroastro) in senso dualistico nel secolo VII a. Cr., con svolgimenti fino al IV secolo d. Cr.; — ritenendo un posto a sé, la Bibbia del popolo ebreo, i cui singoli libri di vario tempo ed autore, raccolti da Esdra, nel sec. v (dopo il ritorno dalla cattività di Babilonia), riconosciuti come divinamente ispirati dalla Sinagoga e poi dalla Chiesa cattolica, rimasero l'antica fonte religiosa di tutta la civiltà cristiana fino ad oggi; — senza dire dei libri canonici (2300 a. Cr.) della Cina raccolti e svolti da Lao-Tze e da K'ung fu-tzu (Confucio) nel sec. VI a. Cr.; e di Sakyamuni o Buddha (sec. VI) in India, colla successiva collezione buddistica del sec. III a. Cr.

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le dottrine della filosofia scozzese (di Hutcheson e Reid) cui apparteneva A. Smith, la quale, intitolandosi scuola del buon senso o del senso comune (riguardato come fonte di verità), identificava la morale coi sentimenti psichici ossia con certe tendenze interiori quasi istintive e comuni a tutti gli individui, sottraendo così lo stesso sentimento dell'utile alla necessità della subordinazione a norme etiche superiori imperanti; — le dottrine del liberalismo politico e scettico di Davide Hume amico di A. Smith; — e lo

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. – Il sistema di Smith infatti coi suoi logici svolgimenti componeva una teoria, la quale si dimostrava più che mai adatta: — ad insinuare profondamente lo spirito di cupidigia materiale,specialmente nelle classi dominanti, abituando a considerare l'uomo come mezzo alla ricchezza e non viceversa, e ciò in danno specialmente delle classi lavoratrici; — a sollevare in una concorrenza sfrenata ed universale i potenti e a deprimere i deboli, incrementando così il capitalismo nelle classi borghesi e diffondendo il salariato nella classe operaia; — a favorire gli interessi cosmopolitici e di ricambio a sacrificare l'autonomia economica delle singole nazioni.

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tende a distruggere l'organismo stesso della società,atteggiandolo a sempre nuove forme, senza norma e limite. Tutte le istituzioni economiche, giusta questa scuola si modificano all'indefinito, seguendo l'evoluzione (storica, statistica, biologica) degli interessi generali. E così essa p. e. giunge a giustificare in certe condizioni storiche la schiavitù, e ad ammettere la libertà siccome un istituto confacente soltanto in certi momenti storici al progresso generale. Essa dimentica che le istituzioni e leggi sociali economiche sono sostanzialmente un prodotto della irreformabile natura umana e che devono servire a fini etici supremi, che sono immutabili: rinvenendo in ciò due limiti di variazione;

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Come le scienze sociali positive sono le ultime a costituirsi, perché richiedono vasti, coordinati, rigorosi metodi di osservazione, sicché sono recenti (e ancora infelici) i sistemi sociologici di A. Comte, di Spencer, di Schäffle, — così le scienze sociali speculative o filosofiche sono antiche, almeno nelle grandi linee, e oggi relativamente mature, come tutti i sistemi filosofici da Aristotele a s. Tommaso, agli scrittori di etica e diritto sociale moderni. E ciò perché i quesiti di finalità (p. e. a qual fine viviamo noi consociati?) urgono fin dall'origine e ad ogni istante l'umanità; e a darvi qualche risposta generale possono bastare le intuizioni di pochi pensatori o il buon senso dei più. Così anche accadde dell'economia, che è scienza positiva relativamente moderna.

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Donde l'ordine sociale, pur risultando dal concorso armonico delle classi superiori e inferiori, non solo converge al bene comune cioè alla tutela e soccorso di tutti, ma riesce a beneficio prevalente dei meno adatti, dei deboli, dei poveri, che sono i più numerosi. Così la legge etica rivolge le stesse varietà individuali umane, germe di scissura e contrasto, a comporre invece e a rinsaldare la unità sociale.

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Per ogni unità successiva di uno stesso bene, la utilità e quindi la soddisfazione diminuisce coll'attenuarsi della intensità del bisogno,fino a compiuto appagamento. Per chi ha fame un primo pane soddisfa a un bisogno urgente, un secondo, un terzo pane, ecc. soddisfano regressivamente a bisogni sempre più tenui, fino alla scomparsa della fame, mercé la sazietà.

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La Cina da 2200 anni a. Cr. fino a 600 d. Cr., sembra oscillasse fra 60-80 milioni di abitanti (Sakaroff). L'Egitto non superò mai i 7 milioni di abitanti e discese a 3 dopo la conquista di Alessandro. La Grecia, colle sue popolazioni anche biologicamente espansive, raggiunse forse 4 milioni nell'intera penisola e altrettante nelle colonie, fino al dominio macedone; poi dislocazione e spopolamento irreparabile. Lo Stato romano da mezzo milione ai tempi della guerra coi sabini, allargandosi in tutta Italia perveniva sotto Augusto a 51/2 milioni, sotto Claudio a 7; e tutto l'impero romano in tre continenti nel primo secolo cristiano abbracciò forse 54 milioni (Beloch).

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., la quale sale a 0,70 fra cacciatori tropicali (della Pampas), e ad 1,77 per kmq. fra nomadi pastori. Un passo risentito al paragone segna l'agricoltura vaga con allevamento di bestiame, e tocca il 5 e più per kmq. fra i celti e i germani primitivi fino a Cristo, tramutandosi in salto decisivo colla agricoltura fissa a maggese, intrecciata al prato e al bosco, insieme alle prime industrie civiche, già caratteristica d'Italia a cavaliere dell'era cristiana, e dell'Europa centrale soltanto dal 1200-1500; le quali oscillano fra 17 e 26 abitanti per kmq. Ma chi il crederebbe? Questo dato in Europa rimane di poco alterato fino a metà del secolo XIX, indizio della resistenza dell'empirismo e della stazionarietà economica. Ma infine i risultati delle trasformazioni tecniche ed economiche, ormai generali in Europa, si palesano con queste cifre meravigliosamente cresciute: per le regioni puramente agricole dell'Europa meridionale si giunse a 70 abitanti per kmq ; per le regioni europee dei grandi distretti industriali e centri mercantili, fino a 266; e per le regioni che a questi ultimi progressi aggiungono anche quello agrario, specie vinicolo, fino a 318 (Ratzel).

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. ‒ Così implicitamente è detto quale sia la natura delle leggi sociali,comprese quelle economiche; e quanto fu scritto in questa «Introduzione» conferisce a giustificarla, di mezzo a nozioni tuttora dibattute (vedi H. Pesch).

Pagina 2.212

Trattato di economia sociale: La produzione della ricchezza

396364
Toniolo, Giuseppe 9 occorrenze
  • 1909
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, vol. III 1951
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Un grande motore a vapore e un relativo stabilimento meccanico importano ingenti capitali per la fondazione, per il mantenimento e per l'esercizio; e moltiplicano a milioni i prodotti a disposizione dei consumatori. Dove pertanto difettano i capitali e scarso è lo spaccio entro ristrette barriere naturali o artificiali, l'industria si manterrà manuale e trapasserà a regime meccanico coll'aumentare di quelli e coll'ampliarsi di queste. Così nell'età moderna la produzione meccanica procedette simultanea all'accumunazione capitalistica e all'estendersi dei traffici internazionali.

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. — Ogni specie organica di esse tende a crescere in potenza produttiva con legge di graduale incremento (potenziamento). — Tutte queste varietà di specie e di grado tendono a completarsi a vicenda con legge di integrazione.

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Tale predominio umano è così decisivo in tali industrie naturali per eccellenza, che nel cammino della civiltà altre di esse sono destinate quasi a scomparire (la caccia); altre in buona parte a tramutarsi in rami accessori di industrie principali (come la pastorizia); altre a pareggiarsi nell'assetto ed esercizio alle industrie scientifiche e capitalistiche per eccellenza (come l'industria mineraria).

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Di questo grande fatto sociale abbiamo due saggi caratteristici nella storia; — la invasione degli Hyksos o re pastori in Egitto, dall'anno 2.000 a 1.700 circa a. C.; — e la conquista della Palestina e insediamento degli ebrei in quella «terra promessa» circa 1605 a. C., condotti da Mosè e Giosuè, un pastore ed un guerriero.

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., specialmente nei paesi tedeschi (Boemia, Sassonia, Misnia, Salisburgo, Tirolo), e del ceto rispettivo, che colà raggiunse allora oltre a 100.000 mineranti — la tecnica e l'usufruimento estensivo dei giacimenti non essendo profondamente mutata, questo ordinamento tradizionale si protrasse sostanzialmente fino a tempi prossimi a noi.

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Le scienze positive vennero a raffermare la distinzione giuridica della proprietà del suolo e del sottosuolo: — il terreno minerario; — vi ha una tecnologia mineraria, senza somiglianza alcuna con quella agronomica; — l'economia delle miniere presenta nella sua costituzione e leggi un ciclo a sé,assolutamente estraneo a quello dell'economia agraria.

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Orbene: a questa immensa e progressiva richiesta, incaricamento e trasporto del legname, corrispose quel disboscamento vandalico di speculatori improvvisati o di improvvidi proprietari in tutta Europa occidentale e in tutti i paesi circummediterranei, non del tutto quivi arrestato, anzi esteso furiosamente (in condizioni telluriche diverse) al Nord America e al Canadese, che bastò a distruggere in pochi decenni annose foreste, che la Provvidenza da sterminate età geologiche avea pazientemente preparato e che sapienti istituzioni e leggi serbarono pressoché intatte per secoli a duraturo beneficio sociale; lasciando dietro a sé sconvolgimenti tellurici e disastri sociali, che in gran parte l'opera umana non riuscirà a riparare mai più.

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. – A rassodare le classi rurali e per esse a favorire le trasformazioni fondiarie concorre la residenza di quelle sulla terra posseduta o coltivata.

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Negli ultimi decenni la tecnologia vi interpose le serie delle macchine utensili («machines outils») mosse a mano con piccoli motori (a gas, a vapore, o idroelettrici), così varie da divenire oggetto di speciali esposizioni, e da penetrare non solo colle macchine da cucire, da calzature, da nastri, nelle famiglie, ma ancora con seghe, torni, cilindri, forbici ed ogni presidio perfezionato d'arte, nelle antiche e modeste botteghe del falegname, tornitore, fabbroferraio, calzolaio, ecc. a rigenerarle; le quali perciò vengono a ricadere nel giro amplissimo dell'arti più o meno meccaniche.

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Per la solenne inaugurazione della cassa rurale di prestiti S. Giacomo

398304
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1897
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 30-45.
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Se io ho a mite interesse e a larga scadenza delle somme da poter impiegare nel mio campo, potrò al ricolto ridare il capitale e mettere a risparmio quel poco che avanza, che altrimenti andrebbe sciupato alla bettola o alla bisca.

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Giornalismo ed educazione nei seminari

398365
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1902
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 217-233.
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Ho detto che il destare nei chierici idee teoriche e pratiche, il nutrire dei sentimenti attuosi, l'iniziare a un certo grado di attività sacerdotale, il dirigere bene lo spirito, l'ordinare a elevati fini i mezzi ricreativi, sono il complesso dell'educazione del giovane chierico, e che tutto ciò deve convergere a formare il sacerdote tipo adatto ai bisogni moderni.

Pagina 222

Comizio elettorale

398649
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1908
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 322-328.
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a) Opere pubbliche in corso

Pagina 327

Rivoluzione e ricostruzione

398841
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1922
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 264-308.
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Sarà un nuovo indirizzo educativo delle masse, un nuovo orientamento politico, e più che altro l'esperienza pratica che farà considerare il popolo lavoratore in armonia con tutte le altre classi, al di fuori di privilegi e di oppressioni; che potrà servire a rifare uno spirito unitario nazionale, non a quelli come noi, mai venuti meno a questo sentimento che fu gelosamente coltivato e ispirato nella nostra concezione cristiana, ma a coloro che lo negavano ieri nell'infatuazione mitica dell'avvento proletario internazionale.

Pagina 302

Note sommarie per le organizzazioni professionali nell'interno della Sicilia

398919
Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1901
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 197-204.
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A) Artigianato

Pagina 197

Non potendosi riuscire a organizzare tutti i capi-bottega di una data arte, quelli che sarebbero disposti a unirsi insieme temono che, cessando dalla concorrenza, si alienino i clienti, che passeranno ai refrattarii.

Pagina 200

Note sommarie sui contratti agrari e le cooperative agricole di lavoro in Sicilia

399105
Sturzo, Luigi 4 occorrenze
  • 1901
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 205-216.
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Terreno a favata (semina di fave o altre leguminose). Questo affitto è per due anni, cioé chi coltiva il terreno a favata, ha il diritto di coltivarlo l'anno appresso a frumento con i patti riferiti al paragrafo maisi netti.Il patto per la favata può essere a metà, cioé il raccolto si divide a metà tra gabellotto e coltivatore; in questo caso il gabellotto ha diritto solo (oltre la metà del raccolto) a quattro tumoli per compenso. La semenza è gratis.Ciò si fa pei terreni favorevoli, dove la lupa non distrugge il raccolto. Nei terreni non favorevoli, il gabellotto concede tutto il raccolto al coltivatore, il quale è obbligato a ridare la semenza e gl'interessi al 35% o 30% in agosto. Se, come avviene, la terra non rende, tutto il prodotto è devoluto al gabellotto per compenso della semenza; e se, dopo ciò, il coltivatore resta in debito, pagherà il resto all'anno seguente, sulla raccolta del frumento.

Pagina 208

Pascolo.Il gabellotto affitta il terreno per pascolo a un prezzo stabilito (per lo più 5 o 6 onze la salma, cioé da L. 63 o 70 in circa e perfino a 100 e più) oltre i carnaggi (caci, pecore ecc.). Tutto a proprio conto. Il concime resta sul luogo e non si può asportare.

Pagina 208

Ilproprietario dà il solo fondo per la corrispettiva somma che varia da L. 70 a 300 la salma siciliana (Ettari 2,78). La ristoppia resta a vantaggio del proprietario.

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Dove si crede più conveniente invece del subaffitto si userà la mezzeria,che sia perfettamente a metà,e a parità di condizioni;

Pagina 215

Don Sturzo

399233
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 145-154.
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Avevano promesso di collaborare, e collaborarono infatti, A. Mauri, G. Micheli, A. Boggiano, P. Mattei-Gentili ed altri parecchi dei cattolici del P. P. che sono oggi in prima linea. D. Sturzo non era ancora all'orizzonte. Non lo si era visto a Fiesole, a Padova, a Milano, nei congressi cattolici di quegli ultimi anni. Lo conobbi ad anno 1898 inoltrato. Aveva fatto non so che studii in Roma: stava per ripartire per la Sicilia e chiese di vedermi. Non ricordo nulla di quel primo colloquio; ma da esso cominciò una collaborazione assidua e cordiale durata sino alle ultime disgrazie della Democrazia Cristiana Italiana.

Un altro mio ricordo personale è legato a Don Sturzo: una visita che io gli feci a Caltagirone e la rassegna delle forze che egli aveva messo insieme. Convocò anche, per quella occasione, i suoi contadini, a quali tenni un discorso. Egli mi osservò che di quella massa di organizzati — potevano essere un cinquecento — soli tre erano alfabeti ed elettori.

Pagina 150

Note sul clero meridionale

399520
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1906
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 295-298.
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comincino a (...) troppo le invadenze di altri tempi nell'organismo ecclesiastico Come il clero riduce troppo spesso l'azione dei laici a quella di coadiutori della vita strettamente religiosa e parrocchiale, sopprimendo e soffocando. , o per lo meno partecipano alle contenzioni dolorose dei partiti di curia O riduce i laici a semplici entità numeriche.; oppure il clero assorbisce ogni azione laica, assumendo enormi responsabilità.

Pagina 295

La regione

399598
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1921
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 194-231.
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Tangorra a nome del gruppo parlamentare popolare a proposito della riforma dei servizi pubblici;

Pagina 202

La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

399934
Murri, Romolo 3 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
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Molti veggono nelle dottrine e nei riti cattolici una specie di dande per i rachitici ed i malfermi della coscienza; l'anima moderna aspira a vivere la sua vita, a reggersi da sé e farsi padrona dei suoi destini. Il cristianesimo, che è fatto appunto per ottenere questo risultato nel miglior modo possibile, sembra invece a molti una catena legata al piede delle anime perché non riescano a levarsi in piedi e camminare da sé. Il timore, in tanti cattolici, dei moti civili, quando si trattava di rifarsi una patria, parve ed era viltà: il timore dei moti sociali, che ci caccia, come una mandra d'inconscii, contro i partiti giovani, sembra a molti ed è anche esso viltà; la cura paurosa del vecchio, il timore sciocco del nuovo sembrano a molti e sono anche essi viltà.

Pagina 200

Ma questa speculazione e questa credenza soggettiva ci si presentano, fuori d'una religione positiva, come soggetto a molteplici disputazioni ed errori: mentre nell'anima nostra permane il peso greve della nostra materialità, il principio dell'azione egoistica, in opposizione a questa tendenza a negare noi stessi per entrare, spogliati della nostra corteccia individualistica, in una più vasta circolazione di vita morale e religiosa.

Pagina 23

Il fanatismo, che fu già rimproverato sino alla nausea ad alcune manifestazioni passate di zelo ortodosso, minaccia oggi di risorgere, alimentato e diffuso contro la Chiesa, per opera di partiti che si dicono giovani e che in questo sono vecchissimi e illiberali: sia permesso a noi, che siamo irresponsabili di quelle antiche violenze, protestare contro le nuove; e nel nome della dignità e della sincerità della coscienza umana chiedere agli uomini di tutti i partiti e di tutte le opinioni il più largo rispetto dei convincimenti altrui, ed invitarli ad accordarsi a vicenda, nei limiti della legge, ampia libertà di propaganda per ciò che par giusto e umano ed ideale. Vincerà, noi sappiamo, la causa del bene e di Dio; e se, nella lotta, noi stessi che vogliamo esserne i difensori impareremo a conoscerla meglio, ed a meglio illustrarla, ed a meglio convergere verso di essa ogni aspirazione ideale dell'umanità, e a dar convegno in essa a tutte le anime che cercano onestamente e sinceramente il bene, sarà molto di guadagnato, per noi e per la Chiesa.

Pagina 251

Considerazioni sul potere temporale dei papi

401301
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1895
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974.
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Noi non siamo chiamati a definire la questione, né a ribellarci al governo, cose proibite per noi; solo a ubbidire al Papa. La questione la scioglierà Dio quando e come vorrà, e se noi sarem chiamati a parte dell'opera divina, vi accorreremo.

Pagina 15

Sedici mesi di amministrazione

401703
Sturzo, Luigi 3 occorrenze
  • 1907
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 306-314.
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E ora la nuova disposizione di regolare le nomine di guardie secondo regolamenti, preclude la via a tanti spostati che vogliono posti ed è nuova ragione a lamentele;

Pagina 309

A) Riordinamento degli ufficii.

Pagina 310

Non vuole compensi, non domanda voti, non ha l'ambizione di restare a un posto difficile, fortunata se altri siegue i criterii che ha avuti, di nessun altro premio paga che di quello di aver servito. E se dopo verrà il silenzio sulle opere nostre, e se il popolo cercherà altri, e se la pubblica estimazione non continuerà a sorreggere l'opere nostre, onesti e semplici torniamo come Cincinnato ai campi, pronti all'appello, senza che nessuno possa dirci: fanno un favore a prezzo della coscienza, senza che nessuno possa rimproverarci di aver venduto il favore a prezzo di un voto.

Pagina 314

La questione meridionale

401964
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1903
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 234-239.
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E mi piace tenere questa sera la mia improvvisata conversazione sopra un tema che mi sta a cuore, qua a Bologna, dove il processo Palizzolo, la cui eco è tuttora così viva in questi luoghi, ha contribuito a creare una quasi leggenda, attraverso le arringhe interessate e preconcette di avvocati, le articolesse di giornali, lo spettacolo quotidiano di una turma di poveraglia, chiamata qua a testimoniare non contro un uomo, che già è stato condannato, ma contro il proprio paese.

Pagina 235

La stampa quotidiana e la cultura generale

402110
Averri, Paolo 3 occorrenze
  • 1900
  • Averri, La stampa quotidiana e la cultura generale, Roma, Società Italiana Cattolica di Cultura, 1900, IV-70.
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Così il procedimento mentale del giornalista è un regresso vero dinanzi a quello dello studioso; regresso che negli scrittori o nei lettori i quali abusano del giornalismo produce sovente delle abitudini viziose di superficialità e di sconnessione logica, e che forse a lungo andare potrebbe dar luogo a dei difetti anche più gravi nella storia del sapere umano.

Pagina 16

La redazione obbedisce quindi a certe norme comuni: tutte le parti del giornale aspirano ad ottenere un effetto determinato. Come una corrente, le cui acque fra sponde di eguale conformazione obbediscono egualmente a certe mosse meccaniche determinate, le grandi correnti d'idee e di tendenze sociali si accomodano, a movimenti simili fra le sponde d'una redazione giornalistica.

Pagina 44

È adunque necessario che ogni nuova condizione di cose la quale trasformi profondamente e renda più intensa la vita intellettuale dell'uomo agisca con grandissima efficacia a modificare le sue operazioni collettive. Ora, nella storia si sono date spesso delle rivoluzioni intellettuali che hanno poi profondamente modificato la vita: alcune, per l'importanza del nuovo contenuto intellettuale e morale, superiori certamente all'introduzione della stampa periodica: ma nessuna ve n'è stata la quale contribuisse più largamente non già a creare delle forme nuove di pensiero ma a diffondere e rendere accessibili a tutti le già esistenti ed a moltiplicare così straordinariamente la circolazione del pensiero nella società umana e quindi anche le nuove orientazioni ed i nuovi sviluppi di questo. L'introduzione del giornale nel secolo xix non è paragonabile, da questo punto di vista, che a quella del libro stampato nel xv.

Pagina 6

Appendice

403076
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R. La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 246-263.
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Il Segretariato generale risiede ora a Bologna, presso il dott. Giuseppe Fuschini, Via Cavaliera 24; l'organo ufficiale, si pubblica invece a Torino, sotto la direzione del dottor Mario Tortonese, Via Garibaldi 33.

Pagina 248

Essa non può licenziarla su due piedi; e tocca ai cattolici laici d'azione organizzarla a partito, si dice. E sia; ma l'ufficio è delicato e difficile. Sfruttare questa clientela a piccoli scopi di dominio e interessi di casta conduce a perderla e perdersi; conviene invece educarla a prendere nelle lotte della vita pubblica il posto che le spetta, secondo lo spirito delle istituzioni democratiche, e le esigenze della vita nazionale. L'alleanza politica che oggi prevale è stretta a danno degli interessi di quelli che di questa clientela politica della Chiesa costituiscono il grandissimo numero, per la difesa di una posizione di privilegio contro ogni forza rinnovatrice.

Pagina 259

Il Partito Popolare Italiano

403433
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 92-127.
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Infine va considerato a parte l'ottavo paragrafo — il quale avrebbe logicamente dovuto essere il primo, e si intende bene perché sia stato cacciato in mezzo a una lunga lista di rivendicazioni politiche. Esso dice :

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Che cosa fu il modernismo?

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 6-36.
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Oggi lo studioso o l'insegnante suggerisce ed anticipa; pronto a correggersi egli stesso, a cercare ancora, a integrare la sua verità in una verità più comprensiva e più vasta, egli ha abolito in sé lo spirito dommatico; sa che ogni verità deve essere riconquistata e che ogni riconquista é una invenzione.

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