La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
Di Forestina l'ottava messe. Come le treccie di lei biondeggiàvano i campi; come gli occhi lampeggiàvano le falci dei mietitori. E i mietitori
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, cui il sole avèa dato il colore alle chiome, i gigli e le rose alle guancie, e alla pupilla il cielo. E Forestina, tendendo lo sguardo all'altìssimo
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innamorate si fùsero in un lunghìssimo bacio. - È amore, questo? - dimandò Forestina in uno sbàttito di voluttà, pinta la guancia di porpurea vergogna. - O
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, una smania rasentante lo spàsimo, di rigustare la riconoscenza, ch'èrasi pinta nella faccia di Gualdo, e i baci, che sulle labbra di Forestina èrano
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insulto, e gli si tolse dagli occhi. Per qualche tempo, nessuna nuova di lui. Ma una notte, in cui Forestina avventuràvasi sola per la campagna
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raggio, parve che il càndido volto di Forestina imperlasse ognor più, abbandonata, com'era, sulla spalla di Mario, le molli braccia fluenti. Mario ne
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gruppi, e, tra essi quello spiccava del Nebbioso e di Gualdo, ritti in pie', mano in mano, silenti, intanto che Forestina, in mezzo assisa su 'n cespo