Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: luisa

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 Luisa  scrive presso una tavola su cui arde una lampada: havvi
 Luisa  scrive presso una tavola su cui arde una lampada: havvi
Arcieri partono:  Luisa  cade in ginocchio mezzo svenuta: gli altri le accorrono
Duchessa si ritira, seguita da Walter; Wurm riconduce  Luisa  per l’uscio segreto.)
Arcieri partono:  Luisa  cade in ginocchio mezzo svenuta: gli altri le accorrono
Duchessa si ritira, seguita da Walter; Wurm riconduce  Luisa  per l’uscio segreto)
viene precipitoso dal suo appartamento; ha il foglio di  Luisa  tra le mani; un Contadino lo segue.
viene precipitoso dal suo appartamento; ha il foglio di  Luisa  tra le mani: un Contadino lo segue.
e  Luisa  Bretti saranno assai obbligati alla signora V. V. se vorrà
la  Luisa  aveva una bambola. Gliel'aveva regalata una signora che
dell'Emilia. - Soprattutto diceva adunque un giorno la  Luisa  alla bambola - devi imparare a star bene a tavola. Si
coi suoi occhioni di vetro spalancati, immobili e la  Luisa  continuava: - Ohibò, non si beve mentre si ha la bocca
 Luisa  non è educata. La signora maestra mise vicino all'Emilia la
che prenda buon esempio e che divenga buona anche lei. - La  Luisa  infatti dava spintoni a tutte le compagne. Quando si moveva
pensava a lavarsi. Forse nessuno ha mai insegnato alla  Luisa  ad essere educata. Per questo bisogna compatirla e
Lo credereste ? Non erano ancora passati tre mesi e la  Luisa  non pareva più la stessa. Si vergognava, anzi, delle
— spiega l'assessore all'Istruzione, professoressa Maria  Luisa  Grilli (psi) — i controlli vengono effettuati
le viole come se nulla fosse. La sera del venti febbraio  Luisa  ne portò un mazzolino in Camposanto. Ella vestiva ancora a
quelle donne rabbrividivano e anche stupivano perché adesso  Luisa  non andava in chiesa mai. Domandò a una ragazza se i
la quale non valesse questa proibizione era Luisa. Ma di  Luisa  il Gilardoni aveva un certo riguardo; ella era sempre per
teneva sempre un contegno riguardoso. Da due anni, circa,  Luisa  andava a casa Gilardoni quasi ogni sera e, se qualche cosa
né distogliere suo marito dall'accondiscendervi. Espresse a  Luisa  la sua disapprovazione, la pregò di volere almeno tener
ma soffriva del dispiacere di Ester. Era già notte quando  Luisa  suonò alla porticina di casa Gilardoni. Fu Ester che le
alla porticina di casa Gilardoni. Fu Ester che le aperse.  Luisa  non rispose al suo saluto che le parve imbarazzato, la
succedere tante cose ... Potrebbe ritornare anche Maria!  Luisa  diede un balzo, le afferrò le mani. "No!", diss'ella. "Non
che sua moglie aveva gli occhi bagnati di lagrime e che  Luisa  pareva sovreccitata. Salutò mogio mogio e sedette in
via, riprendere il discorso con Luisa, ma non osò farlo.  Luisa  fremeva contro quella immagine di futuro pericolo che di
sospirò e le disse sottovoce: "Va' pure, sai. Andate pure".  Luisa  ebbe un impeto di gratitudine, s'inginocchiò davanti
non rispose. Quasi ogni sera, da due anni, suo marito e  Luisa  evocavano la bambina morta. Il professore Gilardoni, strano
a Van Helmont che aveva in biblioteca le sue opere, ma  Luisa  lo scongiurò di chiedergli dove fosse Maria. Van Helmont
che non voleva continuare. Né le suppliche né le lagrime di  Luisa  valsero a persuaderla. Era peccato, era peccato! Ester non
ne aveva orrore e suo marito non osava contraddirla. Fu  Luisa  che a forza di scongiuri ottenne una transazione. Le sedute
di fronte a Luisa. Poiché, indirettamente, aveva capito che  Luisa  credeva di comunicare con lo spirito della bambina. Ella le
vago dell'acqua e dei cielo nelle ombre della notte.  Luisa  rimase immobile e subito egli si voltò bruscamente come
avrebbero mai voluto recarle volontariamente un'afflizione.  Luisa  non rispose ma il professore durò fatica a impedire che gli
sulla poltrona, come oppressa. "Ecco", fece il professore.  Luisa  si levò di tasca e gli tese una lettera. "Ho tanto bisogno
al lume e lesse ad alta voce: Torino, 18 febbraio 1859.  Luisa  mia, Sai che non mi hai scritto da quindici giorni? "Questo
voce del lettore oscillò, si ruppe, mancò in un singhiozzo.  Luisa  si nascose il viso fra le mani. Egli le posò la lettera
"Donna Luisa, può avere un dubbio?" "Sono cattiva", rispose  Luisa  sottovoce, "sono matta." "Ma non gli vuol bene?" "Alle
Non La commuove l'idea che potrebbe non vederlo mai più?"  Luisa  tacque; parve che piangesse. Balzò improvvisamente in piedi
"no, non devi andare perché ... perché ... perché ..."."  Luisa  s'interruppe e il professore, spaventato da bagliori di
sempre fissi ne' suoi vennero raddolcendosi, velandosi.  Luisa  gli prese le mani, gli disse piano, timidamente:
da un lato. Ricadde e batté un piccolo colpo. Il viso di  Luisa  s'illuminò. "Chi sei?", disse il professore. "Rispondi col
"Son qui. Maria." "Maria, Maria, Maria mia!", sussurrò  Luisa  con un'espressione, in viso, di beatitudine. "Conosci",
Il tavolino rispose: "Sì". "Cosa deve fare tua madre?"  Luisa  tremava da capo a piedi, aspettando. Il tavolino rimase
ci è successo altre volte di non intendere quel che dice."  Luisa  si alzò agitatissima, dicendo che piuttosto di costringere
che il tavolino si rimettesse in moto. Alla domanda di  Luisa  "debbo andare?" batté prima tredici colpi poi quattordici.
La risposta era "no". Il professore impallidì e  Luisa  lo interrogò con lo sguardo. Egli rimase lungamente muto,
uno spirito di menzogna". "E come si può sapere?", fece  Luisa  ansiosamente. "Impossibile. Non si può sapere." "Ma e le
professore prese la candela in silenzio. Ritornando a Oria  Luisa  salì al cancello del Camposanto. Vi appoggiò la fronte,
morte di Maria in poi, in un mutismo quasi completo che  Luisa  attribuiva a un principio di apatia senile. Ella non aveva
abitudine, per ossequio alle tradizioni di casa. Pareva a  Luisa  ch'egli fosse diventato alquanto ottuso e che se ai bisogni
che bastavano per tre meglio avrebbero bastato per due.  Luisa  credette veder l'acqua salire un palmo. E Franco? Franco si
il nemico. A un tratto si vide in mente l'immagine di  Luisa  vestita a lutto, pallida. Si mise a pensare a lei, a
il 25. Mi ha detto che chiuderà un occhio e che passerai."  Luisa  tacque, stette a guardar il fuoco meditabonda. Poi diede
suo bicchier di latte e lo porse silenziosamente a Luisa.  Luisa  prese il bicchiere e disse piano: "Non ho ancora deciso".
Ma quando" (così dicendo rialzò il capo e guardò  Luisa  in faccia) "si comincia a perderla, la bussola, l'è fatta.
fatta. E tu, cara, hai cominciato a perderla da un pezzo."  Luisa  trasalì. "Eh sì!", esclamò lo zio a gola piena. "Hai
ne parlano, persino la Cia! Oh povero me!" "No, zio", disse  Luisa  tristemente ma tranquillamente. "Non dir queste cose. Non
dell'uomo, fosse il nome di Maria pronunciato così,  Luisa  fu vinta. "Andrò", diss'ella. "Ma tu devi restar qui."
non mi arruoli in cavalleria, io?" "E così", disse la Cia a  Luisa  dopo che lo zio era andato a letto. "Vuol proprio partire
non aver avuto male, di aver sentito solo un po' di sonno.  Luisa  l'ascoltava in piedi, col lume in mano, con gli occhi
prime ore pomeridiane del 27 settembre  Luisa  ritornava da Porlezza con alcune carte da copiare per il
selvaggi, non avevano la sottile briglia che ora li doma.  Luisa  s'era fatta tragittare in barca per quel breve tratto e poi
Maironi che nemmanco si vede. "Se la incontrassi!", pensava  Luisa  con un ribollimento del sangue; ma non incontrò nessuno.
ogni tanto "Che roba! Che discors! S'ciao, s'ciao!"  Luisa  taceva sempre. Allora l'altra cedette a quel gran prurito e
ad accusarsi d'aver parlato, a dirle che si desse pace.  Luisa  l'assicurò ch'era tranquillissima, che di nulla si
vago sospetto di aver fatto, senza uova, una gran frittata.  Luisa  si alzò, si voltò a guardar verso Cressogno stringendo il
inattesa, rispose di sì e ne aspettava una spiegazione; ma  Luisa  partì senz'altro. Le premeva di esser a casa, non potendo
stalle e quindi ad una scorciatoia per Albogasio Superiore.  Luisa  andò nello stanzino e vide all'inferriata il viso rosso,
Pasotti era a Lugano. Oh Signore, sì, era a Lugano! Dato a  Luisa  quest'annuncio, la disgraziata creatura cominciò a
per il gran pranzo dell'indomani, per le provviste. Come,  Luisa  non sapeva di questo pranzo? Non sapeva chi ci sarebbe
venuto? Ma la marchesa, la signora marchesa Maironi!  Luisa  trasalì. La Pasotti fraintese l'espressione dei suoi occhi,
troppa rabbia. Era venuta apposta per dire alla sua cara  Luisa  quanto soffriva per questo pranzo. "Perdònem, Lüisa",
l'altra cercò, senza volgere il capo, quella di Luisa. Ma  Luisa  si alzò, andò alla scrivania e scrisse sopra un pezzo di
servito nel secolo scorso per un arcivescovo di Milano.  Luisa  ascoltò attentissimamente ogni cosa, in silenzio. Prima di
sinistro in tasca, ne cavò una barchetta di metallo, pregò  Luisa  di darla alla sua figliuola nel nome di un'altra vecchia
essere nominata. Poi scappò giù per le scale e scomparve.  Luisa  tornò alla lettera incominciata per Franco e dopo aver
forte nella strada verso la scalinata del Pomodoro e  Luisa  riconobbe quella di Pasotti che certo ritornava allora da
sua poltrona, in loggia, e si prese Maria sulle ginocchia.  Luisa  uscì sola in terrazza. In faccia al Bisgnago dorato dal
oliveti di Cressogno, fuori dell'ombra, nel lago ceruleo.  Luisa  guardava laggiù con una espressione di contentezza fiera.
Ma la bambina non si addormentò. Dopo un pezzetto parve a  Luisa  di udirla piangere. Si alzò, andò a vedere. Piangeva
Beniamino capitò a Oria un'ora prima di quella che  Luisa  gli aveva indicato. Dopo il sì di Ester l'uomo era
quasi del tutto, non gli si vedeva più che sul cranio dove  Luisa  si attendeva che tornassero a spuntare, un giorno o
che avrebbe cercato di non farlo più e lo fece ancora.  Luisa  era sempre il suo nume tutelare, l'oracolo che interrogava
bacio? Appena venutogli questo dubbio, l'aveva sottoposto a  Luisa  e Luisa, la sapienza incarnata, gli aveva risposto: "No,
ogni volta alla domanda fatale: "E sto basìn?".  Luisa  in parte ci si divertiva per la sua propensione a cogliere
Lei fa è tutto bene. Domani Le porterò le carte." "Bravo."  Luisa  discorreva con la sua calza fra le mani, sferruzzando
udito il tuono e che perciò era venuta prima. Il tuono?  Luisa  uscì subito sulla terrazza a guardar il cielo. Minacce
colla pesante gondola, doveva partire verso le due e mezzo;  Luisa  ritornò in sala dov'erano Ester, il professore e Maria.
sempre a sua madre, stava lì tutta occhi, tutta orecchi.  Luisa  pensò che al momento di partire l'avrebbe mandata via e
stavan da parte e discorrevano quasi sottovoce. Alle due  Luisa  uscì ancora sulla terrazza, guardò col cannocchiale se per
lago sopra Carona e voler essere della partita anche lui.  Luisa  cominciò a sentirsi inquieta, ad aver paura che la marchesa
che ti tasta il polso." Le cose erano avviate bene, pareva.  Luisa  portò via la piccina, le proibì di avvicinarsi mai più a
che andava di sopra a scrivere alcune lettere e avvertì  Luisa  di badare alle finestre della loggia, perché veniva un
ad aggrottar le ciglia. Il lago era immobile, plumbeo.  Luisa  aveva stabilito di partire quando la gondola fosse arrivata
gli altri nuvoloni del Boglia e della Zocca d'i Ment.  Luisa  corse sulla terrazza. La gondola era in faccia a S. Mamette
vedevano benissimo i barcaiuoli far forza di remi. Mentre  Luisa  posava il cannocchiale, il primo colpo di vento strepitò
vetri e imposte. Atterrita all'idea di indugiarsi troppo,  Luisa  chiuse in fretta e in furia, p assò correndo per la sala,
incontrò Ismaele. "Dove la va, sciora Lüisa, con sto temp?"  Luisa  rispose che andava ad Albogasio e passò oltre. Dopo cento
gelsi, a intervalli, precorrendo i turbini della caronasca.  Luisa  aperse l'ombrello e affrettò il passo. La furia della
piccola cala della Calcinera. La lista di sagrato dov'era  Luisa  corre appunto su quel ciglio dello scoglio. Ell'avrebbe
delle montagne cominciarono a disegnarsi nel fondo bianco.  Luisa  guardò giù allo sbarco. Non v'era gondola, non v'era
tarderebbe a comparire. Invece tardò dieci lunghi minuti.  Luisa  teneva fissi gli occhi sulla stradicciuola che svolta da
Finalmente un gruppo di persone comparve sulla svolta.  Luisa  distinse la portantina, dietro la portantina Pasotti e don
La portantina toccava allora il piede della scalinata.  Luisa  si mosse . Aveva l'occhio freddo, la persona eretta.
I due barcaiuoli pigliavano il posto di due portatori.  Luisa  discese fin dove si spandono sopra la scalinata i rami d'un
non sospettando che l'incontro fosse premeditato. Ma  Luisa  non si mosse. "Ella non credeva incontrarmi, signor
acute, disperate grida: "Sciora Lüisa! Sciora Lüisa!".  Luisa  non udì. Pasotti aveva irosamente gridato ai portatori
e venne con le grida un rumor di passi precipitosi. Ma  Luisa  non parve udir niente. "Sì, adesso!", rispose a Pasotti con
altre, malgrado la pioggia, che strillavano e piangevano.  Luisa  si sentì mancare, precipitò a terra sull'ultimo scalino. Le
"Esüsmaria, sciora Luisa!", e fece atto di trattenerla.  Luisa  lo urtò freneticamente via, passò oltre, seguita da lui che
lo smentisse piangendo. Giunta ansante sul sagrato di Oria,  Luisa  ebbe ancora la forza di gridare: "Maria! Maria mia!". La
gremite di gente, come pure il corridoio, al primo piano.  Luisa  passò, quasi portata di peso, fra voci affannose di
profondamente, si rialzò. "Ma è rosea, è rosea!", sussurrò  Luisa  ansando. Il dottore sospirò in silenzio, accese un cerino,
Il dottore spense il cerino. "Lana calda!", diss'egli.  Luisa  si precipitò fuori e il dottore riprese i movimenti delle
e il dottore riprese i movimenti delle braccia. Poi, quando  Luisa  ritornò con la lana riscaldata, egli da un lato, ella
di pigliarne il posto. "Ceda, ceda", diss'egli perché  Luisa  aveva fatto un gesto di protesta. "Sono stanco anch'io. Non
gesto di protesta. "Sono stanco anch'io. Non è possibile."  Luisa  scosse il capo senza parlare continuando l'opera sua con
vasi dietro la casa con la sua guardia di finanza prima che  Luisa  uscisse. Con Ester o con il professore neppure. Ester
ma vacillando. Fatti due passi nella camera si fermò.  Luisa  era seduta sul letto con la sua bambina morta in braccio,
me, non star più qui, vieni con me." "Zio zio zio", fece  Luisa  con una voce grossa di tenerezza, senza guardarlo,
d'aver dato quella barchetta a Maria. Voleva entrare da  Luisa  ma il dottore, udendo pianger forte, uscì, raccomandò
piangendo come un ragazzo. Volle assolutamente entrare da  Luisa  malgrado il medico e s'inginocchiò in mezzo alla camera,
il medico e s'inginocchiò in mezzo alla camera, supplicò  Luisa  di donar la sua bambina al Signore. "Che la guarda",
mammin de Lee, che ghe l'avarà inscì cara, sü in Paradis!"  Luisa  fu intenerita, non dalle parole, ma dal pianto e rispose
né un movimento qualsiasi. Era andato due volte a guardare.  Luisa  stava seduta sulla sponda del suo letto con i gomiti sulle
 Luisa  mi ha condotto in camera sua, mi ha baciato e con le
nessuno può badare a me... L'ho sempre detto, io, che  Luisa  è la migliore di tutte. Ho preso lo scudo e via, a mettere
lesto lesto, butto via ogni cosa, e me ne vo in camera di  Luisa  a guardare tutte quelle fotografie che tiene dentro la
casa; poi ho richiuso per benino la cassetta, in modo che  Luisa  non si accorgerà di nulla... Ma io non avevo voglia di
preso dall'armadio il vestito di batista color di rosa di  Luisa  a tramezzi di trina, e ho cominciato a vestirmi. La
rosse, eh, Giannino?" - mi ha detto in aria di canzonatura.  Luisa  mi ha fatto cenno che non parlassi; ma io, facendo finta di
perché quella pasta serve a colorire i fiori di seta che  Luisa  sa fare tanto bene per guarnire i cappelli. Stavo per
in camera alla svelta, allorché mi sono fermato davanti a  Luisa  e, guardandola fissa, le ho strappato una gala in fondo al
madre di Giuseppina,  Luisa  Lo Passo, assicura che non rincasava mai dopo mezzanotte:
con personaggi balordi, con un mondo non suo. Racconta  Luisa  Lo Passo, 50 anni, la madre: «Giuseppina era stata assunta
la Befana! Stamani  Luisa  mi ha portato in, camera una bella calza piena di dolci con
sospirò lo zio. Non s'era ancora finito di vestire che  Luisa  entrò e lo pregò, col pretesto del cattivo tempo, di
partir sola. La Cia era in grande angoscia, e avea pregato  Luisa  di insistere sapendo ch'egli era stato côlto, il giorno
disturbo lo allarmava; ma ora non gli pareva bene che  Luisa  partisse sola in quelle condizioni di spirito, e si
lei. Si vestì, ritornò alla finestra e chiamò trionfalmente  Luisa  che stava nel giardinetto. "Alza la testa!", diss'egli.
in alto ancora una trasparenza serena. "Bella giornata!"  Luisa  non rispose e il vecchio discese allegro in loggia, uscì
di Como sorsero gloriose nel sereno. Lo zio Piero chiamò  Luisa  perché vedesse lo spettacolo, l'ultima scena splendida del
dire: Gloria al Padre, al Figliuolo, allo Spirito Santo!"  Luisa  non rispose, si allontanò subito per non veder quel recinto
il tragitto sul Lago Maggiore, a bordo del San Bernardino  Luisa  stette quasi sempre nella sala di seconda classe. Ne salì
di Belgirate e con altri viaggiatori di seconda classe.  Luisa  dovette lasciarvelo e ridiscese, preferendo star sola con i
come a riprendere il suo. Alla stazione di Cannero,  Luisa  si udì sul capo un grande strepito di passi, un grande
lombarde, tragiche nell'aspetto benché illuminate dal sole.  Luisa  si sentì un lieve formicolio nel sangue, un palpito del suo
dell'Isola non c'è che Pallanza. Il battello rade la costa;  Luisa  guarda dal finestrino ovale passar le rive, le case, gli
si corre! Pallanza. Il battello resta fermo cinque minuti.  Luisa  sale sul ponte, domanda quando si arriverà all'Isola Bella.
silenzio: lo zio sta a guardar Pallanza che si allontana e  Luisa  ha fissi gli occhi sull'Isola che s'avanza, non vede altro.
indizio del battello di Arona. Un inserviente disse a  Luisa  che quel battello era sempre in ritardo per colpa del treno
entrandovi un momento dopo, "questa va bene per voialtri."  Luisa  domandò sottovoce all'albergatore se non si potessero avere
Ma se così va benone!", ripeteva lo zio. "Voi qui e io là."  Luisa  tacque e l'albergatore se n'andò. "Non vedi che hai
Non gli veniva in mente, all'uomo patriarcale, che per  Luisa  la sola vista di quell'alcova fosse un tormento. Ella gli
io." Anche quell'angolo dell'albergo ritornò nel silenzio.  Luisa  si pose alla finestra. Il battello di Arona doveva esser
poco dopo si udì un rumor lontano di ruote. Lo zio disse a  Luisa  che si sentiva stanco e rimaneva in camera. Ella discese
del San Gottardo le uscì davanti lentamente e si fermò.  Luisa  riconobbe suo marito fra un gruppo di persone che gli
del confine, prima; poi sullo zio. Quando nominò lo zio,  Luisa  alzò il viso e disse: "Guarda!". Lo zio era lassù alla
Non v'era canapè nella stanza degli sposi. Franco trasse  Luisa  a sedere sul letto, le sedette accanto, le cinse con un
che impetuose carezze, impetuosi baci, nomi di tenerezza.  Luisa  tremava a capo chino, non gli rispondeva in alcun modo ed
entrò lo zio Piero e annunciò che il pranzo era pronto.  Luisa  prese la mano di suo marito, gliela strinse in silenzio,
per significargli ch'era una commossa risposta. A pranzo né  Luisa  né Franco mangiarono. Invece lo zio mangiò con appetito e
brontolò lo zio. "Sarà! E tu, Luisa, non dici niente?"  Luisa  rispose ch'era persuasa di quanto aveva detto suo marito.
Volta! Adesso tocca a Loro." "Faremo il possibile."  Luisa  ebbe un lieve brivido. Gl'inglesi che pranzavano alla
ricordi poi?", mormorò Franco senza voltar il viso. Anche  Luisa  s'era appoggiata al parapetto. Tacque un poco, indi rispose
mi hai detto: "Caro signore, tocca a Lei di sostenere me"?"  Luisa  non rispose, gli strinse la mano. "Non sono stato buono a
gli batté forte, più forte ancora di quando aveva baciato  Luisa  la prima volta come amante. Rialzò il viso, non poteva
di morire io, quando posso morir bene, per il mio paese?"  Luisa  gli stringeva il braccio senza parlare. Incontrarono due
davanti a S. Vittore, udiron voci di ragazzi e di donne.  Luisa  si fermò un momento sul primo scalino e disse piano le tre
un gran baccano perché Franco aveva dimenticato di dire a  Luisa  che i suoi amici eran venuti con lui da Torino e s'erano
che, sentendosi molto sonno, era andato a letto. Infatti  Luisa  lo udì dormire rumorosamente. Posò il lume e attese Franco.
cinque e mezzo. L'uscio della camera era chiuso, tuttavia  Luisa  pregò suo marito di camminare in punta di piedi e di parlar
ch'era svegliato. Prese congedo da lui e propose quindi a  Luisa  che anche il loro congedo seguisse lì. Ell'aveva nel viso e
per mano, si appoggiarono al muro cui s'era appoggiata  Luisa  il giorno prima. Quando udirono il fragore delle ruote si
Per tre ore, sino a che lo zio Piero non la chiamò,  Luisa  restò assorta in questa Voce. Lo zio si alzò alle nove e
ma egli non volle saperne di restar in casa, come  Luisa  avrebbe desiderato, sino all'ora di partire per Magadino.
cinque minuti per l'albero della canfora, presso l'entrata.  Luisa  ci soffriva, temeva che lo zio si stancasse troppo e si
scalini a fare, l'aria era pesante ed egli esitava.  Luisa  approfittò di quell'esitazione per chiedere al giardiniere
d'Ispra. Il cielo, fosco a settentrione, era chiaro laggiù.  Luisa  e il giardiniere andarono fino al cancello stemmato che
guarda la verde Isola Madre, Pallanza e il lago superiore.  Luisa  si affacciò alla gran distesa delle acque plumbee,
rullavano sempre. Lo zio Piero chiamò il giardiniere e  Luisa  andò ad appoggiarsi al parapetto di fianco al cancello,
dal fulmine. Se vogliono veder il giardino privato ..."  Luisa  si alzò e andò a prender lo zio per dargli il braccio se ne
la fine di un mondo, l'avvento di un altro. Nel grembo di  Luisa  spuntava un germe vitale preparato alle future battaglie
signora  Luisa  Carmen De Osechas, di 19 anni, da Caracas, da sei mesi
che mette in conto dell'ubriachezza. Essa si chiama  Luisa  Brute, di 22 anni. Il medico di servizio all'ospedale, che
il tentativo di suicidio, ha dichiarato che lo stato di  Luisa  non è grave, ma ha aggiunto che i medici non potranno
altri dieci giorni senza novità alcuna, cosicché Franco e  Luisa  si persuasero che proprio fosse stato teso loro un tranello
a sedere sul letto. "Hai udito?", diss'egli. "Zitto!", fece  Luisa  afferrandogli un braccio e tendendo l'orecchio. Due altri
entrar in camera. "No!", esclamò Franco. "C'è un'ammalata!"  Luisa  impugnò la maniglia dell'uscio chiuso guardando colui in
"Eh, cosa vogliono che le facciamo?" "Scusi", disse  Luisa  scotendo nervosamente la maniglia quasi in atto di sfida.
"Meno di lei che si fa scortare da un esercito!", rispose  Luisa  aprendo l'uscio. Quegli la guardò, si strinse nelle spalle
fu visitato il lettuccio di Maria. L'aggiunto ordinò a  Luisa  di levar la bambina dal letto grande ch'egli intendeva pure
di visitare. "Mi metta il lettuccio in ordine", rispose  Luisa  fremente. Fino a quel momento il bestione Carlascia era
manacce enormi le materasse e le lenzuola del lettuccio.  Luisa  vi posò la bambina e anche il letto grande fu sfatto e
spalancati. "Adesso vengano con me", disse l'aggiunto.  Luisa  si tenne sicura d'esser condotta via con suo marito e
la sua domestica per affidarle la bambina. All'idea che  Luisa  pure fosse tratta in arresto, che si volesse togliere a
pareti, guardare e frugare dappertutto, venne in mente a  Luisa  che otto o dieci anni prima lo zio le aveva fatto vedere,
non ci si andava quasi mai; era come se non ci fosse.  Luisa  aveva dimenticato del tutto la vecchia sciabola
e proibito? E Franco, Franco che non sapeva niente!  Luisa  teneva le mani sulla spalliera d'una seggiola; la seggiola
per le pareti. Il silenzio del Ricevitore, di Franco e di  Luisa  pareva, in una sala da giuoco proibito, intorno alle voci
quantunque nulla si trovasse, non cambiavano mai. A  Luisa  egli pareva un uomo sicuro d'arrivare al suo scopo. E non
ripose il libro, chiese dove dormisse l'ingegnere in capo.  Luisa  era troppo soggiogata da un'angoscia sola per sentir altro,
era chiuso a chiave. "Debbo averla io, la chiave", disse  Luisa  con perfetta indifferenza. Discese accompagnata da un
c'era. "Mandi a S. Mamette, faccia venire il fabbro", disse  Luisa  tranquillamente. Il Ricevitore guardò l'aggiunto come per
riuscì né col primo né col secondo cassetto. In quel punto  Luisa  si risovvenne che aveva veduto la sciabola nel terzo,
Era gioia: la busta non conteneva che un fodero vuoto.  Luisa  si trasse nell'ombra precipitosamente, cadde a sedere sul
subito!", esclamò rabbiosamente il Commissario. Stavolta  Luisa  la trovò e gli altri due cassetti furono aperti; uno era
e non le diede un bacio per non svegliarla, baciò invece  Luisa  e, poiché stavano sotto gli occhi dei gendarmi posti alle
la finestra: "Manda a chiamar il medico, domattina! Addio!"  Luisa  non rispose. Quando i gendarmi arrivarono con l'arrestato
fretta. Non aveva ancora girato il canto della chiesa, che  Luisa  lo riconobbe al passo e chiamò: "Franco?". Egli saltò
l'aria stessa ne pareva grave. Non avevano sonno, né  Luisa  né Franco, ma conveniva pure andar a letto per la fantesca
di svegliarsi, avendo Franco sussurrato da capo "dormi?"  Luisa  rispose "sì" ed egli tacque definitivamente, come se ne
adagio per i denti." Gli ultimi bisbigli non furono umani.  Luisa  e Franco erano seduti sull'erba di Looch, presso al
la bontà tutta penetrata di fede nel soprannaturale e  Luisa  preferiva l'altra. Egli soffriva di questa contraddizione
calò per la gola di Muzài, agitò le frondi alte dei noci. A  Luisa  quello stormire parve legarsi con le ultime parole di
propi minga fann a men?". I poeti non conservatori Franco e  Luisa  avevano trasformata, col loro soffio, la faccia delle cose.
Franco era più ardita, fervida e appassionata, la poesia di  Luisa  era più prudente; così i sentimenti di Franco gli
sempre dagli occhi, dal viso, dalla parola e quelli di  Luisa  non davano quasi mai fiamme ma solo coloravano il fondo del
di pareti, di soffitti, di pavimenti, di arredi.  Luisa  incominciava con ammirar il suo genio, ma poiché i denari
perché alla paternità delle idee Franco ci teneva molto e  Luisa  era invece del tutto indifferente a questa maternità. Così
la poesia lirica della casa. Era piccina assai e parve a  Luisa  che vi si potesse concedere un po' di sfogo all'estro di
e per la contemplazione. Quanto al giardinetto pensile,  Luisa  avrebbe potuto sopportare anche il granturco per una
impetuoso spirito del poeta; un cipressino poco accetto a  Luisa  vi diceva in un altro angolo la sua religiosità; un piccolo
sempre al mezzogiorno, insensibile al fascino del nord.  Luisa  aveva lavorato e lavorava assai più del marito; ma se
compiaceva delle proprie fatiche e ne parlava volentieri,  Luisa  invece non ne parlava mai e non ne traeva veramente alcuna
strapparglielo dal cuore. Erano invece a disposizione di  Luisa  le dalie, le rose, i gladioli, gli astri dell'orto. Ma
fu verso di persuaderlo. "Et capì de portall via?" Quando  Luisa  sorridendo gli diede il vecchio materassino abortito, egli
come se versasse da bere a Ismaele nel deserto, e  Luisa  stava sgrovigliando pazientemente una pesca di suo marito,
futura?", mormorò il professore. "Direi di no", rispose  Luisa  e subito si sentì nel cuore un rimorso, sentì che non aveva
appena messo fuori il suo giudizio e uditolo suonare,  Luisa  lo sentì falso, vide più chiaro in se stessa, intese di
terra e la condusse lui al papà. "Però, professore", disse  Luisa  uscendo con la parola viva da un corso occulto d'idee, "si
gran bellezza, è una gran bellezza!" "Perché poi", riprese  Luisa  dopo un breve silenzio, "si potrebbe forse anche sostenere
prete. "Si discorre di filosofia, don Giuseppe", disse  Luisa  dopo i primi saluti. "Venga qui e metta fuori le Sue belle
tre anni soli ... forse verrà il giorno che si piegherà."  Luisa  alzò il viso dal collo di Maria. "Forse lei, sì",
di smettere, si ostinò. "Forse, se potesse veder Maria!"  Luisa  si strinse al petto la bambina e lo guardò con una fierezza
lagrime, scoppiò in singhiozzi. "No no, cara", le mormorò  Luisa  teneramente, "sta buona, sta buona, tu non la vedrai mai,
per veder se da qualche finestra della casa gli apparisse  Luisa  o qualcuno cui si potesse domandar di lei, andò finalmente
di boschi. Il professore era partito da un pezzo quando  Luisa  ritornò. Ell'aveva incontrato sulla scalinata del Pomodoro
tanto d'una cattiva minestra quanto d'una cattiva risposta.  Luisa  rappresentò a suo marito e a don Giuseppe l'ultimo atto del
ch'el voss marì el vaeur fav on basin." "Mi no." Allora  Luisa  aveva chiamato dentro l'uomo. "E vü andee a fagh on basin
calore di creazione veduto solamente da Dio, perché neppur  Luisa  mostrava far dell'intelligenza sua quella stima che a lui
desiderata in lei; neppur Luisa, il cuor del suo cuore!  Luisa  lodava misuratamente la sua musica e i suoi versi ma non
luna e il suo riverbero dal lago, don Giuseppe raccontò a  Luisa  che il signor Giacomo Puttini era in collera con lui per
prete, "se ho detto una parola sola! Niente! Tücc ball!"  Luisa  non voleva creder colpevole la povera Barborin, e don
malcontento, senza salutar Franco, per non interromperlo.  Luisa  venne al piano in punta di piedi, stette ad ascoltar suo
petto le due piccole mani. "No, no, suona suona", mormorò  Luisa  perché Franco gliele aveva afferrate; ma cercando lui col
pacata e fredda, dove i suoi slanci non arrivassero.  Luisa  gli teneva spesso le mani sul capo e andava di tratto in
di casa Ribera, dove faceva l'innamorato dell'ingegnere, di  Luisa  e anche di Franco. Franco e Luisa sospettavano di un doppio
dell'ingegnere, di Luisa e anche di Franco. Franco e  Luisa  sospettavano di un doppio giuoco ma Pasotti era un vecchio
disse Franco. "Povera donna Maria Maironi senza quattrini!"  Luisa  gli pose una mano sulla bocca. "Zitto!", diss'ella. "Felici
no. Mentr'egli remava in silenzio scostandosi dalla riva,  Luisa  andava pensando come mai suo marito commiserasse la bambina
lagata!", gridò lo zio dalla terrazza vedendo il battello e  Luisa  seduta sulla prora, nel chiaro di luna. In faccia al nero
del cielo. Franco tirò i remi in barca. "Canta", diss'egli.  Luisa  non aveva mai studiato il canto ma possedeva una dolce voce
alludenti a lui che si facessero il lago e la luna, mentre  Luisa  compieva la frase: Ai verdi platani Al cheto rio Che i
in palese e della politica in segreto; un segreto di cui  Luisa  sola era a parte. Anche dalla terrazza si gridava: "Bene,
signora Peppina Bianconi. Nessuno s'accorse di lei tranne  Luisa  che se la fece sedere accanto, sul piccolo canapè vicino al
bontà cordiale, chiacchierona e sciocca, urtava i nervi; a  Luisa  no. Luisa le voleva bene ma stava in guardia per il
chiacchierona e sciocca, urtava i nervi; a Luisa no.  Luisa  le voleva bene ma stava in guardia per il Carlascia. La
per la musica. "Aspetta me, birbone d'un Ricevitore", pensò  Luisa  e rimpinzò sua moglie delle più comiche frottole sulla
due mani, chiamò silenziosamente a sé Franco da una parte,  Luisa  dall'altra e disse piano, con la sua voce di violoncello,
grosse". "Ah!", fece Franco, spalancando gli occhi ardenti.  Luisa  diventò pallida e giunse le mani senza dir parola.
diss'egli. "Cosa volete che vi dica?" Pedraglio domandò a  Luisa  dove diavolo avesse cacciata la bottiglia. Luisa sorrise,
domandò a Luisa dove diavolo avesse cacciata la bottiglia.  Luisa  sorrise, uscì e ritornò subito col vino e i bicchieri. "Al
bicchiere ripetendo: "al conte di Cavour!" e bevvero; anche  Luisa  che non beveva mai. Pedraglio si versò dell'altro vino e
andarci tutti!", disse Pedraglio. "Tutti!", ripeté Franco.  Luisa  lo baciò con impeto, sulla spalla. Suo marito le afferrò il
anche una menoma parte delle forze austriache. Invece  Luisa  e Pedraglio erano del parere che tutti gli uomini validi
piemontesi. "Faremo la rivoluzione noi donne", disse  Luisa  con la sua serietà canzonatoria. "Io, per parte mia,
guardando l'orologio "Le dodici e mezzo! Andiamo a letto."  Luisa  uscì a prendere delle candele e le accese, stando in piedi;
Pedraglio disse: "Dunque?", e si alzò. "Andiamo?", fece  Luisa  avviandosi per la prima. "E il nome?", chiese l'avvocato.
discussione. Piemonte? Cisalpino? Alta Italia? Italia?  Luisa  posò presto la candela anche lei, e Pedraglio, perché gli
salire per andare a letto, e si diedero la felice notte.  Luisa  entrò nella vicina camera dell'alcova; Franco restò a veder
come per allontanar la idea di una possibilità terribile.  Luisa  si sciolse i capelli e andò a guardar Maria nel suo
Ma quando furono a letto ed ebbero spento il lume,  Luisa  mormorò sulla bocca di suo marito: "Se viene quel giorno,
caminetto. Nel minuscolo salottino assediato dall'inverno  Luisa  stava mettendo, ginocchioni, un fazzoletto al collo di
di castagne, di noci, che piovevano dalla gente del paese,  Luisa  non riusciva a tener la spesa dentro l'entrata. Si era
Sulla scalinata che sale alla chiesa Ester domandò a  Luisa  se il paradiso fosse proprio così piccolo. Il professore
le sue gran voci e uscirono i chierici e uscì il sacerdote,  Luisa  prese di soppiatto, come un'amante, la mano di suo marito.
una effervescenza di amore, di dolore, di speranza in Dio.  Luisa  gli aveva presa la mano indovinando ch'egli pregava, che
con la Cia. Il professore taceva in disparte. Franco e  Luisa  capirono che non c'era da insistere e le due donne
aveva preparato ogni cosa per il punch e chi lo fece fu  Luisa  perché il professore pareva aver perduto la testa, non
si era sdegnata. Franco aveva una gran voglia di ridere;  Luisa  disse scherzando: "Lasci fare a me, lasci fare a me che
negli occhi. "Che parto", diss'egli, sempre sottovoce.  Luisa  trasalì, rispose "sì, sì" tutta commossa perché non
vecchio zio." "Oh!", esclamò il professore, guardando ora  Luisa  ora Franco. "Vado via", disse questi con un sorriso che
Gilardoni giunse le mani silenziosamente, sbalordito.  Luisa  abbracciò Franco, lo baciò, gli tenne il capo sul petto, ad
di quella tenerezza nuova che veniva proprio adesso.  Luisa  pensava al grido di suo marito. Il Gilardoni s'accorse
Fra una settimana, forse; tutt'al più fra quindici giorni.  Luisa  taceva e il discorso cadde. Franco parlò allora di
questo discorso morì presto. Pareva che il Gilardoni e  Luisa  pensassero ad altro, che ascoltassero il batter delle onde
Maironi furono in barca, appena Maria vi riprese il sonno,  Luisa  domandò a suo marito se vi fosse una cosa ch'ella non
contro parole che ella non aveva dette: "Oh Luisa, Luisa!".  Luisa  si lasciò abbracciare ma non rispose all'abbraccio; onde
della nonna", diss'egli. La voce era commossa, rotta.  Luisa  mormorò "caro" e gli prese una mano, affettuosamente. "Non
avevano questo dubbio sapore, più la voce era tenera.  Luisa  sentiva avvicinarsi, non un alterco, ma un contrasto più
di riprenderli con dei processi?" "Ma no!", lo interruppe  Luisa  rialzando il capo. "I denari li darai a chi vorrai! È della
resto", soggiunse Franco, "quella carta non esiste più."  Luisa  trasalì. "Non esiste più?", diss'ella sottovoce, con ansia.
averla distrutta, per ordine mio." Seguì un lungo silenzio.  Luisa  ritirò il capo adagio adagio, lo posò sul guanciale
gli faceva dire cose non pensate, implorò una parola buona.  Luisa  gli rispose sospirando "sì, sì" ma egli non fu contento,
a fior d'anima e tutta la sua ragione al fondo, mentre  Luisa  aveva la fantasia al fondo e la ragione, molto
Ada,  Luisa  e Virginia hanno tormentato tutto il giorno la mamma,
Il mercoledì venne. Proprio la sera avanti, la signora  Luisa  aveva dovuto mandar via su due piedi la serva; così si
parlando:eran passati i venti minuti di rito. La signora  Luisa  la imitò, e l'accompagnò alla porta, con un respiro.
conservato nel Museo del Louvre, a Parigi, che rappresenta  Luisa  O’Murphy, amante di Luigi XV (figura 141). La fanciulla,