— De Giorgio — De Luca Paolo | Anania | — De Nobili — Donati. |
XXII Legislatura – Tornata del 1 marzo 1907 -
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s'avviavano da sole alle case dei loro padroni. Il piccolo | Anania | seguiva quasi sempre il suo amico e fratello Zuanne dalle |
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sudici calzoni di grossa tela, berretto di pelo di montone. | Anania | aveva sempre gli occhi malaticci, e in conseguenza cisposi; |
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frutto sbattuto dal vento. Zuanne era alto e svelto, | Anania | più forte e più ardito. Entrambi bugiardi di una forza |
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di seguirne l'esempio e di vendicarne la memoria, e | Anania | voleva diventar soldato. «Io t'arresterò», diceva |
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di fucili di canna. Avevano certo uno sfondo adatto, ed | Anania | non riusciva mai a scovare il bandito, sebbene Zuanne, |
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mentre invece potevano esser le dieci. Ciò nonostante | Anania | slanciava le sue coraggiose domande: Cuccu bellu 'e mare |
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'e sorre, Cantos annos bi cheret a mi morrer? Una volta | Anania | si avviò solo per la montagna, e salì e salì per la strada |
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in alto, sul cielo tutto rosso, una luce ardentissima. | Anania | ebbe paura di quel cielo ardente, dell'altezza ove era |
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della vedova, dapprima irritatissimo, si commosse e guardò | Anania | con rispetto; poi entrambi rientrarono in paese pensierosi |
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del crepuscolo. Quando non seguiva Zuanne, il piccolo | Anania | passava la giornata nel grande cortile della chiesa dei |
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semplicissima stava dipinta una croce. Su questa scalinata | Anania | ed i figli del fabbricante di ceri passavano ore ed ore, al |
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qualche volta il carabiniere si rivolgeva direttamente ad | Anania | chiedendogli notizie di sua madre: «E cosa fa tua madre?». |
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in rovina, piene d'odor di cera, sotto l'enorme noce che ad | Anania | sembrava più alto del Gennargentu, e nell'interno della |
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il desiderio di giocare nel cortile, e s'annoiava quando | Anania | non lo seguiva, era geloso dei figli del ceraiuolo e faceva |
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orecchie, diavolo!», concludeva, fingendo meraviglia. | Anania | andava in cerca delle lepri e naturalmente non le trovava. |
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prima c'erano, che dovevano essere scappate, e peggio per | Anania | che non era andato prima. «Tu vai con quelli», diceva con |
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livida dal freddo, affamata. Da lungo tempo il padre di | Anania | non era più tornato a Fonni, anzi il bambino non si |
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il focolare e andava a coricarsi nel suo giaciglio. | Anania | dormiva con lei, ai piedi del letto: spesso trovava sua |
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tutte le persone che incontrava, e percuoteva i bambini. | Anania | la sentì piangere tutta la notte, e sebbene il giorno prima |
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Giuramelo.» «Ve lo giuro, sulla mia coscienza!», rispose | Anania | gravemente. «È forte la catenella?» «È forte.» Olì prese il |
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un enorme blocco di bronzo tra il velo mobile della nebbia. | Anania | e la madre attraversarono le viuzze deserte, passarono |
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si sprofondava giù giù, in una lontananza piena di mistero. | Anania | si sentì battere il cuoricino: quella strada grigia, |
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diss'ella una volta, e poi: «in campagna: lo vedrai». | Anania | scendeva, correva, inciampava, rotolava: ogni tanto si |
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nel silenzio dell'ora e del luogo. «Più avanti», disse Olì. | Anania | riprese le sue corse sfrenate: mai s'era spinto tanto |
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il pensiero del fanciullo. «Ti piacerebbe stare con lui?» | Anania | ci pensò; poi disse con vivacità, corrugando le |
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verde che appariva e scompariva fra le pietre del muro. | Anania | ricordò sempre questi particolari. La giornata s'era fatta |
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ruscelli. Olì sedette per terra, aprì il fagotto e chiamò | Anania | che si era arrampicato sul muro per guardare la donna ed il |
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se ella diceva le bugie doveva aver le sue buone ragioni; e | Anania | non indagò oltre, tanto più che aveva sonno. Chinò la |
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vettura si fermò un momento, poi riprese la sua corsa, ed | Anania | finì di addormentarsi. A Nuoro egli provò una forte |
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tornò presto; attese che la novena fosse terminata, prese | Anania | per la mano e lo fece uscire per una porta diversa da |
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finché non vi furono più case: era già sera, faceva freddo, | Anania | aveva fame e sete, si sentiva triste e pensava al focolare |
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di Olì Derios". Hai capito? Andiamo.» Ritornarono indietro; | Anania | sentiva sua madre tremare e battere i denti. Giunti davanti |
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spalle del bimbo, e lo baciò. «Va, va», disse, spingendolo. | Anania | entrò nel portone; vide l'altra porta, illuminata, ed |
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e chiese: «Ma che cosa vuoi?». Quello era suo padre? | Anania | lo guardò timidamente, pronunziando con vocina sottile le |
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era tranquilla, quasi lieta; appena entrò nel molino prese | Anania | per gli omeri, si chinò, lo esaminò attentamente. «Non |
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si immischiava forse un po' troppo nella faccenda e fissava | Anania | con due piccoli occhi turchini cattivi e un sorriso |
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mangiare pane bianco e formaggio, un uovo ed una pera. Mai | Anania | aveva mangiato tanto bene: e la pera, dopo le carezze |
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dunque lascerai i tuoi beni, se non tieni il bambino?". Zio | Anania | lo rincorse con la pala; tutti ridevano come pazzi.» La |
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ad un tratto raccomandò a Bustianeddu di non lasciar solo | Anania | ed uscì per tornare al molino. Rimasti soli, Bustianeddu |
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nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Amen.» | Anania | si trovò in un gran letto dai guanciali rossi; zia Tatàna |
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preparava da mangiare, lavava la biancheria. Spesso | Anania | lo aiutava di gran cuore; in cambio Bustianeddu gli dava |
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delle giornate e delle lunghe sere fredde nel molino, ove | Anania | grande, - come lo chiamavano per distinguerlo dal figlio, - |
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per spaventare i passeri. Dal finestrino del molino | Anania | e Bustianeddu guardavano anch'essi con intenso desiderio |
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ed anzi fece portare da casa sua un bottiglione di vino. | Anania | e Bustianeddu, seduti in un angolo, sulle sanse calde, si |
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per la vana ricerca dell'altro verso che non ricordava. | Anania | e Bustianeddu ridevano sgangheratamente, accoccolati sulle |
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in corpo il vino ed altre cose ancora ... Dammi l'olio, | Anania | Atonzu; oggi nella valle ho visto una cosa; sembrava una |
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moneta di rame fatta nera-verde dal tempo. Bustianeddu ed | Anania | corsero anch'essi a vedere. Intanto Efes, seduto sul sacco, |
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d'insegnarle l'ave-maria ... » Tutti ridevano, ed anche | Anania | rideva, sebbene non capisse perché zio Pera volesse |
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seminato le spille sul posto ove Efes soleva coricarsi, | Anania | se ne accorse e non si oppose, ma appena fu a casa, |
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che spetta soltanto a Dio giudicare ... Hai capito?» E | Anania | pensò a sua madre, a sua madre che era stata così cattiva |
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Un giorno, verso la metà di marzo, Bustianeddu invitò | Anania | a pranzo. Il negoziante di pelli era dovuto partire |
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e farò il pasticciere; se vuoi venire, vieni anche tu.» | Anania | arrossì d'emozione, e sentì il suo cuore battere forte |
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finché passa il freddo, poi partiamo. Vieni.» Condusse | Anania | in una camera sucida e disordinata, ingombra di pelli |
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poi aspetteremo.» Ancor prima che avesse potuto opporsi, | Anania | si trovò col biglietto nel seno, sotto l'amuleto di |
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sapore ancor più piccante. Bustianeddu saltò nell'orto, ed | Anania | rimase alla finestra, un po' avvilito dalla paura che lo |
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della quercia, due ombre passarono sotto la finestruola; | Anania | sussultò, emise un fischio sottile sottile, e si nascose |
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poi cessarono. Silenzio. Che mistero, che orrore! | Anania | sentiva il cuore spezzarglisi in seno. Che accadeva |
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una voce sommessa e tremula. «Anania? Dove diavolo sei?» | Anania | balzò su, porse la mano al compagno salvo. «Diavolo», disse |
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sembrava uno stecco". Poi andarono via.» «Oh!», esclamò | Anania | a bocca aperta. «Ora lo fanno arrostire, capisci, e cenano. |
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«Nascosti. Andiamo, mammalucco; non sei buono a niente.» | Anania | non si offese: chiuse la finestra e rientrò nel molino, |
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gli occhi spaventosamente aperti e i lineamenti contratti. | Anania | si gettò in un angolo, gridando e piangendo per lo |
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delirando, chiamando sua madre ed una sorellina morta. | Anania | lo guardava con terrore e pietà: avrebbe voluto fare |
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lo accompagnò. La casa del padrone non era lontana, ed | Anania | vi si recava spesso per farsi dare la prebenda del cavallo, |
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ragazzetti dovettero picchiar forte per farsi aprire; ed | Anania | porse la scodella, esponendo il caso di Efes Cau alla |
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serva, rincorrendolo per la strada. Ma egli fuggì, mentre | Anania | penetrava nel cortile illuminato dalla luna. «Chi è: cosa |
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in cucina per prendere il brodo, Margherita domandò ad | Anania | qualche particolare sulla malattia di Efes Cau. «Egli oggi |
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muoia.» La serva tornò, con la scodella colma di brodo. | Anania | non poté più aprir bocca: prese la scodella e andò via |
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», disse l'altro, allungando il collo verso la scodella. Ma | Anania | si irritò. «Non toccare!», gridò. «Tu sei cattivo; tu |
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ironia. «Va a cercarla!» Intanto camminavano lentamente, ed | Anania | guardava sempre la scodella. «Siamo ladri!», disse a bassa |
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una pietra, ti faccio cacciar le viscere per gli occhi.» | Anania | abbassò le spalle, pauroso di rovesciar il brodo e di |
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ti guardo più in faccia.» S'allontanò di corsa, lasciando | Anania | colpito da un dolore profondo. Ladro, bastardo, |
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uccelli, anche i pulcini dentro l'uovo commettono il male!» | Anania | non seppe mai come zia Tatàna avesse persuaso Bustianeddu a |
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le vacanze pasquali. Un giorno, mentre | Anania | studiava la grammatica greca, passeggiando in un piccolo |
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«Che è?» gridò il mugnaio, udendo picchiare al cancello. | Anania | ed Efes sollevarono il viso, l'uno dal libro, l'altro |
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d'attesa angosciosa. Che fosse il signor Carboni? Sì, | Anania | e l'ubriacone provavano quasi la stessa soggezione |
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di rimprovero, lo salutava e si intratteneva con lui; | Anania | ricordava sua madre e sentiva vergogna di se stesso che |
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andiamo e conduciamo il cavallo a casa nostra», disse | Anania | cacciandosi il libro in tasca. Uscirono assieme; Anania |
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Anania cacciandosi il libro in tasca. Uscirono assieme; | Anania | puerilmente felice di rivedere l'umile pastorello in rozzo |
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sul colletto lucido. «Mamma, dateci il caffè», gridò | Anania | dalla strada; poi introdusse l'ospite nella sua cameretta e |
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stava aperto un volume dei Miserabili. Quante, quante cose | Anania | avrebbe potuto e voluto far vedere al giovinetto straniero, |
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illuminato dal riflesso di una fiammante camicetta rossa. | Anania | si tolse rapidamente il cappello, mentre pareva che il |
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Fonni, e domandava se vi si potevano trovare ancora tesori, | Anania | guardava dalla sua finestruola il lento sorgere della luna |
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palpitanti la solitudine della valle. Ah, così tristemente | Anania | sentiva gridare e palpitare il suo cuore, in una solitudine |
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sulle falde più alte della montagna, come il desiderio di | Anania | invocava. Egli allora cingeva con un braccio la vita della |
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e ancora, a intervalli, vibrava il lamento di Rebecca. | Anania | frequentava tutte le case del vicinato, e specialmente la |
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«E poi dove andrai? In continente?» «Sì!», rispose | Anania | con impeto. «Andrò a Roma.» «Ci sono tanti conventi a Roma, |
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come hai passato la notte?» Ella si alzò e si rivolse ad | Anania | con triviale famigliarità. «Che vuoi, bello?» «Che vuoi?», |
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agnellino mio?» Guardò sfacciatamente Anania, ed anche | Anania | la guardò. Dopo tutto egli non era un santo; ma si avvide |
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«Io? Macché donna d'Egitto! Non farò niente, io!», rispose | Anania | con molto sussiego. «Come si fa, allora? Sei l'unico tipo |
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Zuanne. «Sei bello ... », disse timidamente il giovinetto. | Anania | si inchinò, levandosi il cappello. «Grazie, altrettanto!» |
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tu sei più ricco di noi!» «Che cosa vuoi dire?», chiese | Anania | minaccioso, rabbuiandosi al pensiero che il compagno |
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il capo, dando un bieco sguardo allo studente. Ma | Anania | si sentiva tanto felice, aveva una pazza voglia di ridere e |
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di botto e disse con disprezzo: «La finisca, dunque!». | Anania | sussultò, si ritrasse, gli parve d'essere umile e pauroso |
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palcoscenico, ma sentì che gli occhi lunghi e socchiusi di | Anania | non cessavano di guardarla e di sorriderle. Una sottile |
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Una sottile ebbrezza li avvolse entrambi. Verso mezzanotte | Anania | accompagnò i Carboni fino alla loro casa: l'assessore |
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medico chiacchierone, camminava a fianco del sindaco: | Anania | e Margherita andavano avanti, ridendo e inciampando sui |
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poterla afferrare e non lasciarla mai più. Due o tre volte | Anania | sentì la mano di Margherita sfiorare la sua; ma il solo |
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la voce alta e nasale dell'assessore tacque; Margherita ed | Anania | si fermarono, salutarono, ripresero la via, ma lo studente |
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è piaciuta la commedia?» «È una stupidaggine», sentenziò | Anania | con tono sicuro. «Braaavo!», ripeté meravigliato il |
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Tanto l'anno venturo me ne vado.» «Ah, te ne vai? E dove?» | Anania | arrossì, ricordandosi che non poteva andar via senza |
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uccello, poi batté la mano sulle spalle del figlioccio. Ed | Anania | sospirò, e si sentì leggero, lieto e commosso come se |
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olive era quell'anno straordinaria. Qualche volta però, | Anania | il mugnaio chiudeva il frantoio, andava nei campi a zappare |
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curvo sulla distesa verde-chiara del frumento tenero, | Anania | si perdeva attraverso i campi nudi e melanconici, cantando |
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come l'uccellino nei campi: ebbene, peggio per lei; | Anania | il mugnaio credeva di compiere abbastanza il proprio dovere |
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anche il padrone ... sì, anche il signor Carboni ... Basta, | Anania | grande si consolava pensando a ciò; tuttavia gli rimaneva |
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sonori, interrogava il figliuolo sulle sue vicende passate. | Anania | aveva soggezione del padre, e non osava mai guardarlo negli |
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Dopo tutto sono stato io il primo ad ingannarla». Ma | Anania | non trovava niente. Verso sera padre e figlio tornavano |
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storielle meravigliose di zia Tatàna! Eppure qualche volta | Anania | si annoiava, o almeno non provava l'emozione fremente che i |
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e gli turò la bocca, ma troppo tardi. Ella aveva udito, ed | Anania | provò un dolore indicibile, non raddolcito neppure dal |
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risaltare l'azzurro degli occhi lucenti. Quella notte | Anania | la sognò così, bella e colorita come l'arcobaleno, ed anche |
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centinaia di fanciulletti. Per le porte spalancate, che ad | Anania | parevano grandissime, la primavera con la sua viva luce e |
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paesane, dalle signore e dai bimbi che gremivano la chiesa, | Anania | si sentiva altero e felice di tanto padrino; è vero che il |
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rispettivi parenti, accompagnarono a casa il padrino, ed | Anania | poté ammirare la sala di Margherita, di cui aveva sentito |
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consegnando a ciascuno di loro un involtino. Lungamente | Anania | ricordò questi particolari. Ricordò che invano aveva |
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Sembra calvo ... ». «Lasciate, comare», aveva risposto | Anania | grande, secondando il benevolo scherzo della signora, «la |
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«Ebbene, perché li abbassi? Ridi? Ah, diavoletto ... » | Anania | rideva di gioia nel vedersi osservato dal padrino, e |
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gridava, s'insultava, diceva male parole. Il piccolo | Anania | passava le sue giornate fra questa gente meschina e |
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tra i fiori del sambuco, conciliando il sonno al piccolo | Anania | coricato supino sul limitare della porta, vibrava nel |
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in viaggio alla ricerca di sua madre. Il frate parlava, ma | Anania | non riusciva a sentirlo, perché dal gabbano usciva un |
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voce dello spirito del bandito morto. Ed oltre alla paura, | Anania | provava un gran fastidio al naso ed agli occhi. Erano le |
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De Bellis — De Gennaro-Ferrigni — Del Balzo — De Luca Paolo | Anania | — De Marinis — De Michetti — De Nobili — De Novellis — De |
XXII Legislatura – Tornata del 24 gennaio 1905 -
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l'autunno. Erano gli ultimi giorni che | Anania | passava in famiglia, ed egli si sentiva sempre più lieto, |
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svanivano e ricomparivano continuamente sul cielo glauco, | Anania | sentiva negli orti il crepitìo e l'odore delle erbe secche |
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votati al dolore, gente tutta infelice o spregevole che | Anania | non ama ma sente attaccata alla sua esistenza come il musco |
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mugnaio e sua moglie tenevano lunghi colloqui segreti, ed | Anania | ne indovinava il motivo; una sera poi li vide uscire |
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«Santa Caterina mia, che cosa ti passa in mente, adesso?» | Anania | sbuffò, sospirò, curvò il viso su un libro senza vederne |
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il galante con le signorine che serviva! «Addio», disse | Anania | entrando nella bottega, «posdomani parto per Cagliari: |
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baleno d'odio nelle pupille melanconiche. Rientrato a casa | Anania | riferì ogni cosa a zia Tatàna, mentre la donna, seduta |
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piccoli cestini gialli colmi di provviste per lo studente. | Anania | sedette presso la donna, prese il gatto sulle ginocchia e |
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Margherita! Tu dunque parti? Va, studia, diventa dottore.» | Anania | si curvò, raccolse i confetti; poi rise e disse tutto |
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ciò che gridavano e tutti contro la luce che non arrivava. | Anania | guardava il cielo e sbadigliava: ad un tratto un brivido di |
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sul lastrico del Corso: poi più nessuno, più nulla. | Anania | rasentava i muri, pauroso d'esser riconosciuto nonostante |
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valli umide, le ultime stelle svanivano. Non sapeva perché, | Anania | ripeteva i versi: Care stelle dell'Orsa, io non credea ... |
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cerulo di monte Albo diventava in color di ciclamino; | Anania | si fermò su una roccia, guardò l'immensa chiostra azzurra |
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nella sua nota tremolò tutta la poesia del luogo solitario; | Anania | ricordò allora il canto di un altro uccellino entro l'umido |
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grida la vecchia, palpitando di gioia; ma sul più bello | Anania | scappa, correndo e imitando lo sbuffare del treno. Chiusa |
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lucidissimi, e sorrise con infantile compiacenza quando | Anania | gli disse che sembrava un generale. «Ho anche il kepì!», |
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«Ti pare impossibile?», disse, risentito, accorgendosi che | Anania | sorrideva. «Tu non conosci Maestro Pane! Io non ho mai |
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spighe, ed a Vittorio Emanuele zappare l'orto ... » Ma | Anania | la sapeva più lunga di Maestro Pane, e chiese anche lui con |
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udita da tua madre, e quella del Re da Pera Sa Gattu ... » | Anania | andò via inorridito, ricordando una storiella raccontata |
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Ebbene, perché tu non mi dai un paio di scarpe vecchie, | Anania | Atonzu?» «Vi starebbero strette», disse lo studente, |
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si fu allontanato. «Bada alle coreggie gialle! E scrivimi.» | Anania | si congedò dagli altri vicini, ed anche dalla donna |
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fin sulla strada. «Buon viaggio; e fa onore al vicinato.» | Anania | entrò da Rebecca: ella pareva ancora una bambina, sebbene |
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con gli occhi pieni di lagrime. «Anch'io vorrei partire!» | Anania | uscì e vedendo sulla porta della bettola la bella Agata si |
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alla porta. «Allontanati, che puzzi orribilmente.» | Anania | fece un gesto di raccapriccio, pensando istintivamente a |
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«Sas manos siccas, lepre pelata!», gridò Agata; poi attirò | Anania | entro la bettola e gli chiese che cosa desiderava bere. |
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fanciulle d'oro che ti raccatteranno come un confetto.» | Anania | non protestò, ma quel terribile urto con la realtà lo |
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sotto il sambuco. L'aria era tiepida; attraverso i rami | Anania | vedeva grandi nuvole bianche passare sul cielo turchino; |
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del mare; il cielo è profondamente e tristemente azzurro. | Anania | ricorda due versi ... «I suoi occhi sono azzurri, vuoti e |
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prende la lettera rosea a fili verdi, e comincia a volare. | Anania | vorrebbe seguirla, ma non può: non può muoversi, non può |
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finestre di Margherita senza poter scorgere la fanciulla, | Anania | entrò e chiese del padrino. «Non c'è nessuno in casa. Se |
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mentire con lei sarebbe stato come mentire con un angelo! | Anania | avrebbe voluto spegnere il lume e restare al chiaro di |
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esclamò correndo verso l'uscio; e uscì rapidamente, mentre | Anania | ricadeva nel massimo turbamento. Egli sentì la mano calda e |
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ad altro che a studiare!», concluse il padrino, vedendo che | Anania | sospirava. «Allegro dunque! Sii uomo e fatti onore!» |
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incipriata. I suoi occhi scintillavano; era bellissima, ed | Anania | la seguiva con uno sguardo delirante, ripensando al bacio |
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leggera, con un fruscìo d'ali, pronta a volare: ed | Anania | credeva ancora di sognare, di vederla sollevarsi davvero e |
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allo studente. Era pallidissima. «Addio ... Ti scriverò ... | Anania | ... » «Addio», egli disse, tremando di gioia; ma invece di |
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nuovo, quello di fustagno duro come la pelle del diavolo. | Anania | grande, che divorava già la sua colazione, - un arrosto di |
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a far le casse da morto ... ». Bustianeddu venne a prendere | Anania | e lo accompagnò con una certa aria di sprezzante |
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coperti di pampini, preceduti dai cani allegri e frementi. | Anania | si sentiva felice, benché il compagno parlasse male della |
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nomi che parevano geroglifici, decoravano i banchi. | Anania | provò una vera delusione nel veder comparire, invece del |
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anche zia Tatàna. Quaranta bambini animavano la classe. | Anania | era il più grande di tutti, e forse per ciò la piccola |
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si precipitarono verso la porta spingendosi, gridando, ed | Anania | rimase ultimo accanto alla maestra che lo accarezzò sulla |
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piccola mano scarna. «Bravo», gli disse: «sei il figlio di | Anania | Atonzu?». «Sissignora.» «Bravo. Tanti saluti a tua madre.» |
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disse Bustianeddu. «Se i maestri li vedono! ... » | Anania | non rispose, convinto che gli scolari e le scolare di |
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noi, quando saremo in quarta, faremo all'amore!» disse | Anania | con semplicità. «Che cosa fai tu, mammalucco! Impara prima |
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il molino, ricominciarono le scene dell'anno avanti. | Anania | era il primo della classe e fin d'allora tutti dissero che |
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velato, qualche volta appariva nel misero vicinato ove | Anania | viveva, la florida figura del signor Carboni. Le donne |
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osservò il mugnaio, con evidente compiacenza, guardando | Anania | che stava affacciato alla finestra. «Non più d'uno! Il |
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mugnaio raschiò e tossì a sua volta, e avrebbe voluto che | Anania | non udisse le parole sacrileghe dell'ortolano, ma anche lui |
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bene!», mormorò zio Pera, ripreso da un attacco di tosse. | Anania | stette ancora alla finestra, sputando sul mucchio di sanse, |
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Fu il ritorno della madre di Bustianeddu. In quel tempo | Anania | frequentava il ginnasio ed era segretamente innamorato di |
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il mugnaio nella coltivazione delle fave e dei cardi. | Anania | aveva quindi libero ingresso nell'orto, e amava studiare |
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l'accettavano incondizionatamente. Anzi, dopo un momento, | Anania | osservò: «Ed allora tuo padre dovrebbe far la pace». «No!», |
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Il marito non perdonò, ed ella continuò la sua vita. | Anania | la vide un giorno, e poi sempre, mentre si recava al |
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un fazzolettino di seta grigia intorno al lungo collo. | Anania | arrossiva ogni volta che la vedeva; provava una morbosa |
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Cagliari | Anania | frequentò il Liceo e per due anni l'Università: studiava |
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su un'alta roccia, simile ad un nido d'uccelli giganteschi, | Anania | desiderò di trovarsi lassù con Margherita, soli tra le |
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di chi si allontana dal paese natìo. Addio, addio. | Anania | si sentì triste, ma per scuotersi pensò intensamente al |
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bianco, con caratteri rotondi, quasi maschili. Veramente | Anania | si aspettava una letterina azzurra, con un fiore dentro; e |
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venendo a sapere del loro amore, vi si sarebbe opposta. | Anania | rispose subito tutto vibrante d'amore e di felicità, |
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e nuvole rosse e violette lo solcavano. Pareva un sogno. | Anania | si fermò davanti al Santuario, e guardò il mare: le onde |
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veliere, allineate sullo sfondo luminoso, parevano ad | Anania | immense farfalle scese a riposarsi sull'acqua. Mai egli si |
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tutto era dolcezza, ma arrivato davanti alla sua casa, | Anania | udì grida, urli, strilli di donne, e voci d'uomini che |
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lo guardò con disprezzo. «Son donne perdute, dunque!» | Anania | rientrò a casa pallido e ansante, e la padrona si accorse |
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quasi l'avessero ferita a morte ... Dio, che orrore! | Anania | tremava, e attratto da una forza irresistibile corse ad |
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quelle grida di rabbia, quelle parole abbominevoli ... Ed | Anania | stette a guardare angosciosamente, con l'anima oppressa da |
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altri amori fra studenti poveri e signorine ricche: ma ad | Anania | pareva che nessuna coppia al mondo potesse amarsi come si |
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davano l'idea d'una carovana e ricordavano l'Africa vicina. | Anania | si sentiva così felice che sventolò il fazzoletto e si mise |
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A che pensava la solitaria stella? Aveva un amante lontano? | Anania | osò rassomigliarsi all'astro radioso, così solo nel cielo |
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aspettava da più di un'ora; appena vide il bel volto di | Anania | aprì le braccia e cominciò a piangere. «Figliuolino mio! |
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scarpette da damerino! quanto le hai pagate?» Finalmente | Anania | è libero. Avanti, avanti! Il suo cuore batte, batte sempre |
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al limitare di una porta, guardando curiosamente; ma | Anania | passa, fugge, e da lontano sente esclamare: «È lui, sì, |
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alla nota, alla cara strada. Finalmente: non è un sogno? | Anania | sente dei passi e si stizzisce; è un bambino che attraversa |
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ed a quelli che stanno per salpare verso ignoti lidi. | Anania | è fra questi. Il treno lo trasporta verso il mare; cade una |
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appare, grigio e nero su uno sfondo di cielo rossastro. | Anania | guarda gli strani profili dei monti, il cielo colorato, le |
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quando gli uomini le rivolgevano lo sguardo o la parola; e | Anania | l'amava anche per questo, e non vedeva che lei, non |
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o per paura o per pudore tremava, vigile e melanconica, | Anania | sorrideva completamente dimentico del tempo, dello spazio, |
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mare è calmo. Dio sia lodato!», disse uno dei viaggiatori. | Anania | si scosse dai suoi ricordi e guardò la distesa verde- |
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disse con voce beffarda l'altro studente, dando ad | Anania | il nomignolo che i compagni gli avevano affibbiato, «fai la |
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abbandonata. Addio, addio, terra d'esilio e di sogni! | Anania | rimase immobile, appoggiato al parapetto del piroscafo, |
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finestra guardava su un cortile interno. La prima volta che | Anania | guardò da quella finestra provò un senso disperato di |
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passava davanti alla finestra degli studenti. Mentre | Anania | guardava con disperata tristezza i muri perdentisi sul |
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dal passaggio violento e dal rauco urlo delle automobili. | Anania | si sentiva triste, tra la folla; gli pareva d'essere solo |
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accolto da applausi assordanti, metteva fine alla scena. | Anania | si sentiva solo, triste fra tanta gioia, e gli sembrava di |
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la sera in cui Rosa e la compagna lo avevano fermato, | Anania | sussultò, preso da un senso d'orrore, e trascinò via il |
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disse: «Non potresti farmi il piacere di comprartene uno?» | Anania | sedette sul letto, rivolto al paravento, e mormorò: «Devo |
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in un luogo di pena più triste della galera stessa. | Anania | guardava: ricordava la catapecchia della vedova di Fonni, |
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si fermò a guardare i giornali davanti al Garroni, mentre | Anania | proseguiva distratto, andando incontro ad una fila |
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rispose il Daga con indifferenza. «Ebbene, no!», riprese | Anania | animandosi. «Noi spieghiamo o vogliamo spiegare molti |
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questa persona? Chi ti ha incaricato? È del tuo paese?» Ma | Anania | non si spiegava. Arrivati davanti a Santa Maria Maggiore il |
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chiesa. «Il dado è gettato?» chiese con enfasi, quando | Anania | ricomparve. Ma nonostante le sue domande e i suoi scherzi |
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compagno era andato a fare in questura. Appoggiato al muro | Anania | guardava l'orizzonte e ricordava la sera in cui, bambino, |
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apparenza - affittando camere mobiliate e facendo pensione. | Anania | non si commosse troppo nel ricevere queste informazioni. I |
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fragranze di rose e di viole. Affacciato alla finestra, | Anania | si abbandonava ai suoi sogni nostalgici. L'odore delle |
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il miele amaro; amaro e dolce come l'anima sarda. | Anania | amava e viveva in questa primavera lontana; seduto accanto |
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neppure un paio d'occhiali.» Talvolta infatti pareva ad | Anania | di aver un velo davanti agli occhi; egli viveva di |
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cavi gli occhi! Il tuo amore è feroce!» Fremente di collera | Anania | si mise a impacchettare i suoi libri e le sue carte. «Ah», |
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c'ero io rimanevi vilmente schiacciato da una carrozza.» | Anania | uscì, col cuore gonfio di fiele: si diresse automaticamente |
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negozi: l'aria odorava di vernici, di droghe e di vivande. | Anania | sentiva i suoi nervi fremere come corde metalliche. In Via |
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si scorgeva un giardinetto melanconico. Sul tavolino | Anania | vide, fra gli altri, un volumetto che egli amava con |
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guardandola in viso. «Sì, sono nato a Fonni; mi chiamo | Anania | Atonzu Derios.» Ella non batté palpebra. «No, non è lei!», |
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pregavano tra fiamme insanguinate da un lapis rosso. | Anania | prese possesso della camera, e ben presto fu riassalito dai |
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La donna guardava. Improvvisamente cessò di sorridere, ed | Anania | sentì il suo cuore battere forte. «Lei non crede a queste |
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Sono cose sacrosante.» Steso sul lettino odorante di spigo, | Anania | pensava continuamente al suo segreto. ... E se Maria Obinu |
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ritirandosi anch'essi, stanchi, verso un luogo di riposo. | Anania | sentì rientrare i tardivi inquilini, poi tutto fu silenzio, |
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di avermi fatto del bene. Suo sempre riconoscentissimo | Anania | Atonzu Verso le tre del pomeriggio Anania era già in |
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riconoscentissimo Anania Atonzu Verso le tre del pomeriggio | Anania | era già in viaggio verso Fonni, su un vecchio cavallo cieco |
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avrebbe richiesto. Ma, ahimè, perché nasconderlo? | Anania | non aveva fretta, sebbene il carrozziere, per mezzo del |
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subito; forse troverà la donna già morta». Per un pezzo | Anania | pensò solamente alla lettera ch'egli stesso, passando a |
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roseo, ove la luna mostrava già la sua unghia di perla. | Anania | cominciò a sentirsi meno cattivo; anche l'anima sua |
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cremisi senza raggi. In quel momento, non seppe perché, | Anania | si sentì buono buono e triste. Arrivò a desiderare |
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dal pascolo, il passo dei cavalli, i latrati dei cani; ed | Anania | pensò a Zuanne e ricordò l'infanzia lontana come non |
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gli occhietti rossi affondati in un gran cerchio livido. | Anania | la guardò inquieto. «Come sta?», chiese, sforzandosi a |
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terrestre!», rispose la vecchia con tragica solennità. | Anania | capì che sua madre era morta: non se ne rattristò troppo, |
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con un po' di impazienza. «Perché non avvertirmi?», ripeté | Anania | con voce lamentosa, curvandosi automaticamente per |
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volesse volar via, fuggirsene per la notte fragrante. | Anania | s'avvicinò subito al letto, e cautamente, quasi temendo di |
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palpebre socchiuse si scorgeva la linea vitrea degli occhi. | Anania | capì subito che Olì s'era recisa la carotide. Colpito |
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La vedova tornò presso il letto, ricoprì i capelli, e preso | Anania | per la mano lo trascinò fuori. Egli si voltò per guardare |
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e cominciò a narrare una lunga storia, della quale | Anania | serbò sempre nella memoria questi tristi frammenti: «Ella |
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morta. Ah, perché siamo nati?» ella concluse, piangendo. | Anania | provò un indicibile turbamento nel veder piangere quella |
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ella pareva la figura della Morte in attesa vigilante. | Anania | si avvicinò in punta di piedi al tavolinetto, sul quale |
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gialla, e cenere, cenere annerita dal tempo. Cenere! | Anania | palpò a lungo, con tutte e due le mani, quella cenere nera |
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e bianca come una colomba. «Finalmente siamo soli», disse | Anania | grande, che mangiava l'insalata prendendola e stringendola |
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simile al vento ... » «Oh, c'è ancora re Salomone!», disse | Anania | con voce acerba. La vecchia tacque, addolorata: il marito |
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vecchia tacque, addolorata: il marito la guardò, poi guardò | Anania | e volle castigarlo: «Re Salomone diceva sempre la verità». |
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a Nuoro che tu fai all'amore con Margherita Carboni». | Anania | arrossì: riprese la forchetta, ricominciò a mangiare e |
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ridendo piano piano, mentre sotto la palma della mano che | Anania | si premeva sul petto sentiva il cuore di lui palpitare |
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stelle rossastre per occhi, e pareva spiasse gl'innamorati. | Anania | sedette sulla panchina e attirò la fanciulla sulle sue |
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e rispose con freddezza: «Non lo so», e dall'accento di lei | Anania | intuì qualche cosa di triste, d'insolito; e la sua mente |
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lampi brillarono fra le nuvole, e al loro chiarore violetto | Anania | poté finalmente veder Margherita, pallida come la luna. |
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alla finestra. Come la luna non può aspettare il sole?» | Anania | si alzò e depose la chicchera sul davanzale della finestra; |
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del lei ... » «Ma quando è che io avevo la coda?», gridò | Anania | minaccioso. La donna scappò, tentennando, ridendo, |
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più lontani immersi in nuvole d'oro. In un angolo dell'orto | Anania | trovò Efes Cau ubriaco, invecchiato, ridotto ad un mucchio |
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Ma raccontami: hai veduto il papa?» Uscito dall'orto | Anania | girovagò per il vicinato: sì, quel cantuccio di mondo era |
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i presenti che amici e parenti gli avrebbero inviato; ed | Anania | grande, nei giorni di riposo, ricamava una cintura di |
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di agosto, dopo vari convegni, Margherita permise che | Anania | rivelasse il loro amore al signor Carboni. «Dunque posso |
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umide di rugiada. Tutto era sogno e tutto era realtà. | Anania | credeva di vedere i folletti suonatori e nello stesso tempo |
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all'oggetto meno visibile ... In quel momento pareva ad | Anania | che, come toccava l'anellino di Margherita, avrebbe potuto, |
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della chiesa del Rosario, fece la sua ambasciata. | Anania | rimase a casa, aspettando con ansia il ritorno della |
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benda, e infine si decide e batte al portone ... » Parve ad | Anania | che quel colpo si ripercotesse sul suo petto. Balzò in |
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dialetto: Inoche mi fachet die Cantende a parma dorata ... | Anania | pensò alla sua infanzia, alla vedova, a Zuanne. Che faceva |
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sopra il forno. Sempre agitato da una inquietudine nervosa, | Anania | si mise a camminare su e giù per la cucina; di tanto in |
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peccatrice.» «Ah!» Foglia di gelso, Chi la fa la pensa ... | Anania | ascoltava, e ad un tratto, nonostante l'inquietudine che lo |
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stasera ... è andata a chiedere ... parlo o no? Ah! ... » | Anania | si ritrasse, chiedendosi come mai la indiavolata Agata |
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che il papa ha settantasette donne ai suoi comandi? ... ». | Anania | non rispose, forse non intese neppure: vedeva una figura |
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cintura, gli anelli, scintillarono al riflesso del fuoco. | Anania | le corse incontro e la guardò ansioso, e siccome ella |
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rumore perché la sua coda freme: infatti, dopo un momento, | Anania | sente uno stridio, un piccolo grido di morte. Ma adesso la |
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rispose il padrino, battendo le mani. Io sorrisi.» Anche | Anania | sorrise. «Abbiamo dunque concluso ... Va via, gatto!», |
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impazziva per lei, si mostrò appassionata e ardente, quale | Anania | non osava sognarla: ed egli uscì dal convegno barcollando, |
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l'abitazione della fame, della malattia e del sudiciume. | Anania | si sentì stringere il cuore: egli conosceva perfettamente |
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ecco la piantagione di patate dove l'altra volta Olì ed | Anania | si erano fermati. Egli ricordò la donna che zappava, con le |
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sempre più vicine, sempre più maestose. Ah, sì: ora davvero | Anania | respirava l'aria natìa, e sentiva tutti gli istinti |
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una sonnolenza ardente pervadevano l'immenso paesaggio. Ad | Anania | pareva in realtà di dissolversi, di diventare una stessa |
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pareva una stazione preistorica da secoli abbandonata. | Anania | guardò curiosamente intorno. Nulla era cambiato: miseria, |
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dalle emozioni della lontana giovinezza. Nel vederla | Anania | si turbò: un fiotto di ricordanze gli salì dalle profondità |
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dunque?», zia Grathia diede un grido ed aprì le braccia: | Anania | l'abbracciò, la baciò, la investì di domande. E Zuanne? |
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senza aver veduto Roma! ... » Dopo il modestissimo pasto, | Anania | cercò la guida, con la quale combinò per l'indomani |
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come una tomba, da per tutto silenzio e desolazione. | Anania | depose il cero di zia Varvara sopra un altare polveroso, |
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e selvatici, che un tempo animavano i gradini della chiesa? | Anania | non desiderava di rivederli; ma con quanta dolcezza |
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scalza, con un'anfora sul capo, passò in fondo al cortile. | Anania | trasalì, sembrandogli di riconoscere sua madre. Dove era |
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le infuocate pianure del cielo. Col cuore balzante di gioia | Anania | rimase assorto nella contemplazione del magnifico |
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mio marito incontrò una donna che piangeva perché ... » | Anania | s'interessava mediocremente ai ricordi di zia Grathia: |
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qui, davanti a questa sedia, ed accetta il buon cuore». | Anania | sedette davanti al canestro che la vedova aveva deposto |
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era venuta a porsi davanti alla sedia, ed a misura che | Anania | parlava ella spalancava gli occhietti foschi, e si curvava |
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adesso: parleremo poi, figlio. Non ti piace quel vino?» Ma | Anania | la guardò con rabbia e balzò in piedi. «Parlate!», le |
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lungamente malata nella cantoniera e ci sta ancora ... » | Anania | si fermò, sollevò il viso e aprì le braccia con atto |
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disse, «piangi, piangi. Ti farà bene. Come sei freddo!». | Anania | strappò la mano dal morso duro delle mani della vedova. «Ma |
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neppure di che si trattasse ... » «Voi mentite!», disse | Anania | con voce cupa. «Perché non dite tutta la verità? Essa è |
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la disgraziata, e tu stesso non la vedrai mai più ... ». | Anania | la guardò, a sua volta pietoso ma anche sprezzante. «Voi |
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Allora cominciarono a discutere e quasi a litigare. | Anania | voleva partire subito, o al più tardi la mattina dopo; la |
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come una figura dipinta a guazzo sopra una tela grigia. | Anania | seguiva: tutto era nebbia intorno a lui, dentro di lui, ma |
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misteriose parvenze, disturbate dal passaggio dell'uomo. | Anania | credeva di camminare fra le nuvole, sentiva qualche volta |
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sul dorso immenso di Monte Spada, la nebbia diradò: | Anania | diede un grido di ammirazione, quasi strappatogli |
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del luogo misterioso il mormorio degli ontani diede ad | Anania | una bizzarra impressione; gli parve che la sua speranza |
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qua e là sfumati nella linea vaporosa del mare. Ogni tanto | Anania | si distraeva, ammirava, seguiva con interesse le |
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arrivarono alla vetta Bruncu Spina. Appena smontato, | Anania | s'arrampicò fino al mucchio di lastre schistose del punto |
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furiosamente nel vuoto, e le sue raffiche investivano | Anania | con rabbia pazza: pareva l'ira violenta d'una belva |
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altro essere dall'antro aereo dove voleva dominare sola. | Anania | resisté a lungo: la guida gli si trascinò accanto, |
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mandare un saluto a Nuoro, tanto oggi sembra vicina!» | Anania | ripensò alla promessa fatta a Margherita: « ... Dalla più |
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fessure scorgevasi il chiarore rosso del fuoco. Silenzio. | Anania | entrò e vide soltanto la vecchia, che filava seduta sul |
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importantissime che la riguardano. Non le dirai che qui c'è | Anania | Atonzu; va, figlio, che Dio ti ricompensi perché fai |
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da mare in tempesta, e la sua voce rombante , ricordava ad | Anania | l'infanzia melanconica, i terrori lontani, le notti |
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quella notte, mentre la voce del vento destava nel cuore di | Anania | impeti di terrore e di pietà, egli l'avrebbe accolta con |
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s'avviò per andare incontro ad Olì. Prima di uscire pregò | Anania | di tenersi calmo. «Bada che ella ha paura di te ... » |
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le dirò soltanto poche parole.» Passò più di un'ora. | Anania | ricordava con amarezza la dolce ora passata nell'attendere |
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spingendola, attirandola, quasi trastullandosi con essa. | Anania | attese, pallido, incosciente. Ogni volta che la porta si |
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e sparivano per ricomparire subito. Per uno o due minuti | Anania | seguì incoscientemente il gioco del sole e del vento, ma ad |
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e li divideva inesorabilmente, come due mortali nemici. | Anania | tenne ferma la porta, appoggiandovisi, tutto inondato di |
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ebbe una magnifica idea: lasciò soli i suoi ospiti! Ma | Anania | sbatté la porta e corse irritatissimo dietro zia Grathia. |
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la scaletta. Olì dovette sentire la minaccia, perché quando | Anania | e la vedova rientrarono in cucina ella piangeva presso la |
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porta, pronta ad andarsene. Cieco di vergogna e di dolore, | Anania | le si slanciò sopra, l'afferrò per un braccio e la spinse |
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patisce. Hai fame? No?». «No», rispose Olì con voce rauca. | Anania | si turbò nell'udire quella voce: era ancora la voce d'un |
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una carta gialliccia, macchiata d'olio e di sudore, mentre | Anania | ripensava amaramente alle ricerche e alle indagini fatte |
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la vedova, e aggiunse borbottando: «quell'immondezza vile». | Anania | tacque, e continuò a camminare su e giù per la cucina: il |
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disegnavano fantastiche monete d'oro sul pavimento nero. | Anania | camminava divertendosi automaticamente a mettere i piedi su |
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egli neppure mi ascolta!», disse poi, rivolta alla vedova. | Anania | camminava nuovamente su e giù per la cucina, e pareva non |
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badare a quel sogno. Una sete di sacrifizio la divorava, ed | Anania | lo capiva, e sentiva finalmente che ella voleva a modo suo |
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si gettò per terra, ricominciò a piangere, supplicò, gridò. | Anania | rispose sempre no. «Che farò dunque io?», ella singhiozzò. |
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Grathia, coricatale a fianco, non si alzava e non andava da | Anania | per chiedergliela. Un dubbio le attraversava la mente in |
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Un dubbio le attraversava la mente in delirio: che | Anania | non fosse suo figlio. No, egli era troppo crudele e |
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raccontò a zia Grathia che aveva attaccato al collo di | Anania | quel sacchettino per riconoscerlo quando sarebbe stato |
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rezetta ... la rezetta ... » All'alba zia Grathia entrò da | Anania | e gli raccontò ogni cosa. «Ah», diss'egli con un sorriso |
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insisté inoltre per sapere l'esito del colloquio che | Anania | avrebbe avuto con la fidanzata. «Se ella veramente ti vuol |
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... ». Che piacere angoscioso aveva destato quella fiaba in | Anania | bambino, specialmente nei primi giorni dopo il suo |
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nella viuzza mentre zia Tatàna era dal signor Carboni ... | Anania | corre, corre; i chiodi non lo pungono, eppure egli vorrebbe |
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con tutte le sue feroci astuzie. Ma il maggior tormento di | Anania | era il pensare che ella indovinava i suoi più segreti |
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gli armenti, i Sardi nascondevano le monete nei nuraghes.» | Anania | pensava a suo padre, che anche ultimamente gli aveva |
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il gigante e Santu Jorgj: sì, li vidi con questi occhi.» | Anania | ascoltava con piacere i suggestivi racconti di zia Varvara. |
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ma il fuoco passi per la Sardegna prima che io ci ritorni». | Anania | interrogava spesso zia Varvara sul passato di Maria, e sul |
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parenti di lei. Maria manda spesso denari, in Sardegna.» Ma | Anania | non abbandonava l'idea che Maria e Olì potessero formare la |
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spiriti invisibili. Ad un tratto un urlo salì dal mare, | Anania | sussultò d'orrore, aprì gli occhi e gli parve di averli |
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si avanzò, silenziosa, si curvò sul lettuccio. Allora | Anania | cominciò a delirare. «Ti ricordi, mamma, tu mi insegnavi la |
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gli disse, e gli occhi le fiammeggiavano di rabbia. | Anania | finiva di seminare il grano sul prato smosso: due merli |
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ad amoreggiare col servo. La seminagione era terminata, ma | Anania | andava spesso in campagna per osservare se il grano |
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di recarsi a Nuoro, e domandate notizie della moglie di | Anania | seppe che costei era una donna anziana, ma niente affatto |
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credeva. Credeva perché aveva bisogno di credere e perché | Anania | l'aveva abituata a ritener vere le cose più inverosimili, |
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giorno Olì visse nella casa in rovina intorno alla quale | Anania | aveva seminato il grano; i fratellini le portavano qualche |
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Fosse caso od avvertenza, a metà strada incontrò | Anania | che la confortò, la coprì col suo gabbano e la condusse a |
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ed una notte; poi si guardò attorno con occhi foschi. | Anania | era partito; la vedova fonnese, pallida e scarna, con un |
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e pareva di assistere ad una di quelle paurose fiabe che | Anania | aveva narrato ai suoi fratellini: ed ella, ella stessa, con |
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non era fonnese natìo. I suoi avi erano di Orgosolo. Però | Anania | non rassomiglia punto al beato», rispose la donna scuotendo |
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e della speranza di arrivare al suo scopo. Molte volte | Anania | si era chiesto se, libero dall'amore per Margherita, egli |
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vista e lo Spirito Santo per l' imposizione delle mani di | Anania | che gliel mandò a questo fine? Sì, il Signore usa le più |
Epistolario ascetico Vol.I -
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