condiviso dalle due multinazionali, quello sul software appartiene alla Philips attraverso Polygram.
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elettrodomestici, riconoscendo 1100 marchi di elettronica di consumo. Lo schermo è sensibile al tatto, il software si aggiorna via Internet. L’ultima frontiera è
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intervengono software di campionamento della voce (per tradurla in linguaggio binario), software di compressione per limitare il più possibile la
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, marchio legato al software di posta elettronica Eudora e al CDMA (Code Division Multiple Access, accesso multiplo a divisione di codice), base dell
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T9, un software che indovina la parola che si vuole scrivere fin dalle prime lettere scegliendo il primo vocabolo inserito nel suo dizionario secondo
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. Dall’altra parte c’è il software: qualcosa di immateriale, senza peso, puro spirito e intelligenza, che può assumere un numero illimitato di funzioni e
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Mezzo secolo fa l’hardware occupava intere stanze e il software era ancora un po’ materiale: schede perforate, bobine di nastro magnetico. Dall
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vengono spostate corrispondono al software. Più tardi l’abaco prese le forme del pallottoliere, e così è sopravvissuto fino a pochi anni fa. Ancora alla
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elaborato per risolvere il problema della standardizzazione dei software.
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una accettabile compatibilità tra i due sistemi. Intanto cresce e si diffonde il movimento per il software libero fondato sul sistema operativo Linux
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funzionano questi software, renderceli più trasparenti, procurarci una meta-conoscenza che ci aiuti a interpretare le conoscenze attinte al web.
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transistori dalle dimensioni di poche migliaia di atomi. Ancora più invisibile, perché del tutto immateriale, è il software che fa funzionare quei tre
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