Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

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  • Pagina 3 di 3

Carlo Darwin

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Michele Lessona 3 occorrenze

Poi le specie le quali sono state simultaneamente modificate, si ritrovano in contatto colla varietà primiera, per tal modo modificata; ma a un tal punto esse sono abbastanza differenti e non possono più mescolarsi insieme. La cosa va in ben altro modo nelle isole. Ivi, ordinariamente confinati entro a valli anguste e entro a zone ristrette, gli individui si possono raggiungere e possono in tal modo distruggere ogni varietà in via di costituirsi. Si è senza dubbio in questo modo che certe particolarità, o certi vizii di linguaggio, dapprima particolari al capo di una famiglia, si estendono con questa famiglia a diventare comuni a un intero distretto. Se questo distretto è separato, isolato, se non hanno vi continui rapporti coi distretti vicini che riconducano costantemente il linguaggio alla sua purezza primiera, da questa deviazione linguistica nascerà un dialetto. Quando segue che certi ostacoli naturali, le foreste, la configurazione del suolo, anche il governo, vengano a collegare anche più strettamente fra loro gli abitanti nel distretto di cui parliamo, questi si separeranno anche più schiettamente dai loro vicini; il loro dialetto si fisserà e diventerà una lingua perfettamente distinta."

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Un po' in là c'è la casa, una di quelle solide costruzioni del secolo passato, tanto caratteristiche per la campagna inglese, non molto bella, né grande, ma spaziosa e comoda; poi il giardino con delle stufe per la coltivazione di piante esotiche, abbastanza vasto per un privato; e poi entrate nel parco, nella silenziosa campagna; estesi prati di quella freschezza, di quella verzura smagliante, che il mezzodì non conosce, alberi così sani e cosi alti, qua e là piccoli gruppi di bei cavalli e di vacche che quando passate alzano lentamente la testa a guardare il forestiero coi loro occhi limpidi e scuri, e poi tornano tranquilli a pascere; e nell’aria quella leggiera vaporosità, che ammorbidisce ogni contorno del paesaggio, come un velo sul volto di una donna. Nella casa quel comfort che a noi pare lusso, mentre in Inghilterra non significa se non che un uomo colto si trova in regolate condizioni finanziarie; un'amabilissima famiglia; libri, strumenti, ecco l’insieme pacifico dal fondo di cui staccasi l’alta e serena figura di Darwin. Soltanto chi ha avuto la fortuna di conoscerlo personalmente può intendere il fascino che esalava là sua anima pura e semplice. C'era qualche cosa della gentilezza e dell'ingenuità di un fanciullo in quell'uomo forte, che gli dava una grazia inesprimibile. Intorno a lui era un'atmosfera piena di rispetto e di simpatia.

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Quando l'erba è abbastanza alta, il bestiame niata mangia colla lingua e col palato come le bovine comuni; ma durante le grandi siccità, quando muoiono tanti animali, quelli della razza niata soffrono maggiormente, e sarebbero distrutti se non fossero accuditi; perché il bestiame comune, come i cavalli, può mantenersi in vita, brucano colle labbra sui rami degli alberi e nei canneti; i niata non possono far questo tanto bene perché le loro labbra non si congiungono, e quindi si è osservato che muoiono prima del bestiame comune. Questo fatto mi ha colpito come una buona prova della difficoltà che abbiamo a giudicare, dai costumi ordinarli della vita, in quali circostanze, che si presentano solo a lunghi intervalli, si possa determinare lo scarseggiare o lo estinguersi di una specie."

Pagina 96

Contro la tubercolosi. Saggio popolare

412464
Giulio Bizzozero 2 occorrenze
  • 1899
  • Fratelli Treves
  • Milano
  • scienze
  • UNIPIEMONTE
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Devono essere della profondità di sei centimetri almeno, avere il fondo un po' più largo della bocca, perché non si rovescino facilmente, ed essere abbastanza grandi per evitare che, non imberciando chi ne usa, lo sputo vada a cadere fuori della sputacchiera. A meglio togliere questo inconveniente molti usano tenere la sputacchiera a una certa altezza dal pavimento, affidandola ad un sostegno infisso nel muro.Sul fondo della sputacchiera non si metta mai della sabbia; che cosa se ne fa quando è impregnata di sputi? Meglio mettere della segatura di legno o della torba, che poi si brucia, e meglio ancora uno straterello d'acqua (non troppo alto, perché non rimbalzino fuori delle goccie quando ci cade lo sputo), che impedisce allo sputo d'appiccicarsi alla sputacchiera, e rende a questo modo più facile la lavatura di questa.Da alcuni si raccomanda di tener nella sputacchiera, anzichè dell'acqua, una soluzione disinfettante, per esempio d'acido fenico al tre per cento, di lisolo al 10 per cento, di sublimato con cloruro sodico, ecc. Non è male seguire il consiglio, ma non si può dire indispensabile. Queste soluzioni sono più o meno costose, le due prime hanno odore sgradevole, la disinfezione si ottiene in modo incompleto, massime colla soluzione di sublimato, e infine la disinfezione degli sputi non è necessaria, perché il contenuto delle sputacchiere vien versato nella latrina, ove i bacilli tubercolari vengono ben presto sopraffatti dalle numerose specie di altri batteri con cui s'incontrano.A me pare utile di colorare l'acqua aggiungendole una piccola quantità di un colore di anilina, p. es. di metil-violetto. Con una spesa affatto trascurabile si ottiene un doppio vantaggio, poichè la colorazione dell'acqua toglie per buona parte agli sputi l'aspetto ripugnante, e fa conoscere immancabilmente se chi svuota la sputacchiera negligentemente ha lasciato cadere qua e là qualche goccia del suo pericoloso contenuto.Dopo che le sputacchiere sono state svuotate devono essere lavate e risciacquate con acqua caldissima, possibilmente con acqua bollente.Negli ospedali, ove le sputacchiere sono numerose e grande è la quantità degli sputi, è bene che quelle e questi vengano disinfettati. A ciò, meglio che ogni disinfettante chimico, serve il calore umido, il quale può essere applicato p. es. coll'apparecchio comodo e di poco costo che venne descritto dal prof. Di Vestea nell'annata 1898, pag. 474 della Rivista d'Igiene e Sanità pubblica.Nel sanatorio d'Alland presso Vienna s'è trovato un modo assai spiccio per disinfettare gli sputi e liberarsene; le sputacchiere sono di carta impregnata di paraffina, e contengono un po' di polvere di torba; alla sera contenente e contenuto vengon buttati sul fuoco, ove, grazie alla paraffina e alla torba, rapidamente bruciano..

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Tuttavia questa è una frazione abbastanza grande perché si debba cercar modo d'evitare, o almeno di diminuire la possibilità della frode. A ciò intese p. es. il Consiglio Federale Svizzero, allorchè col suo decreto del 21 luglio 1896, oltre all'autorizzare il Dipartimento Federale dell'Agricoltura a distribuire gratuitamente la tubercolina ai Cantoni che ne avrebbero fatta domanda, prescrisse: 1.° che questa sostanza non possa essere consegnata se non ai veterinari patentati, i quali soli hanno il diritto di fare l'inoculazione, 2.° che i veterinari abbiano a presentare il 14 e l'ultimo di ogni mese un rapporto sulle inoculazioni fatte, 3.° che tutti gli animali che hanno presentato la reazione siano segnati all'orecchio destro, esportando un pezzo triangolare della sua punta.

Pagina 66

L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso

448196
Carlo Darwin 9 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino
  • Scienze
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Si può naturalmente ricercare anche, se l’uomo, alla maniera di tanti altri animali, abbia dato origine a varietà e sotto-razze, appena leggermente diversificanti l’una dall’altra, oppure a razze abbastanza diverse per poter essere considerate siccome specie dubbiose: in qual modo queste razze siano distribuite sulla terra; ed in qual modo, quando si sono incrociate, abbiano desse agito l’una sull’altra, tanto nelle prime come nelle susseguenti generazioni. E così per molti altri argomenti.

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La cagione di questa differenza nel tempo dell’arrivo e della maturità fra i maschi e le femmine è abbastanza ovvia. Quei maschi che ogni anno emigrano pei primi in un dato paese od in primavera erano i primi ad esser pronti per la riproduzione, od erano i più premurosi, hanno dovuto lasciar maggior numero di prole; e questa ha dovuto tendere ad ereditare istinti e costituzione somigliante. In complesso non vi può esser dubbio che in quasi tutti gli animali in cui i sessi sono separati vi è una lotta costantemente rinnovata fra i maschi pel possesso delle femmine.

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Il signor Brace mi ha informato essere divenuta comune negli Stati Uniti la pratica di svellere ai bambini alcuni denti molari, perchè la mascella non cresce abbastanza pel compiuto sviluppo del numero normale dei denti.

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Così col tempo la coda diviene tutta storta, e dà una regola abbastanza giusta intorno al tempo in cui l’uccello è stato covando». I due sessi di un martin pescatore di Australia (Tanysiptera sylvia) hanno le penne di mezzo della coda grandemente allungate; e siccome la femmina fa il suo nido in un buco, queste penne divengono, come m’informa il signor R. B. Sharpe, molto rattratte durante la nidificazione.

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D’altra parte il merlo acquaiolo (Cinclus aquaticus), abbastanza loro affine, fabbrica un nido a cupola, e i sessi differiscono quasi tanto quanto nel caso del merlo dal petto bianco. Il fagiano di monte (Tetrao tetrix) ed il T. Scoticus fabbricano nidi scoperti, in luoghi parimente bene nascosti; ma in una delle specie i sessi differiscono grandemente, e nell’altra pochissimo.

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Blyth m’informa che le femmine dell’Oriolus melanoncephalus ed alcune altre specie affini, quando sono abbastanza adulte per riprodursi, differiscono notevolmente nel piumaggio dai maschi adulti; ma dopo la seconda o la terza muta differiscono solo in ciò che hanno il becco con una lieve tinta verdiccia. Nelle Ardette (Ardetta), secondo la medesima autorità, «il maschio acquista la sua ultima livrea alla prima muta, e la femmina non prima della terza o quarta muta; intanto essa presenta un abito intermedio, che si cambia poi alla fine colla stessa livrea come quella del maschio». Così pure la femmina del Falco peregrinus acquista il suo piumaggio turchino più lentamente che non il maschio. Il signor Swinhoe asserisce che in un Drongo (Dicrurus macrocercus) il maschio quando sta covando muta il suo morbido piumaggio bruno e diviene di una uniforme tinta lucida verde-nera; ma la femmina conserva per un tempo lungo le strie bianche e le macchie sulle piume ascellari; e non assume compiutamente il colore nero uniforme del maschio pei primi tre anni. Lo stesso eccellente osservatore nota che nella primavera del secondo anno la femmina della Spatola (Platalea) della Cina rassomiglia al maschio del primo anno, e che da quanto pare non è se non nella terza primavera che acquista lo stesso piumaggio adulto come quello posseduto dal maschio in un’età più fresca. La femmina della Bombycilla carolinensis differisce pochissimo dal maschio, ma le appendici che come tante perle di ceralacca adornano le penne delle ali non si sviluppano in essa tanto presto quanto nel maschio. La mandibola superiore nel maschio di un parrocchetto Indiano (Palaeornis Javanicus) è rosso-corallo fino dalla prima età, ma nella femmina, come ha osservato il signor Blyth in uccelli in gabbia e liberi, è dapprima nera, e non diviene rossa finchè l’uccello non abbia almeno un anno d’età, tempo in cui i sessi si rassomigliano fra loro per tutti i rispetti. I due sessi del tacchino selvatico sono infine muniti di un ciuffo di piume setolose sul petto, ma in uccelli di due anni di età il ciuffo è lungo quasi dieci centimetri nel maschio, e nella femmina è appena apparente; quando però quest’ultima ha raggiunto il quarto anno di età il suo ciuffo è lungo da 10 a 13 centimetriIntorno all’Ardetta, traduzione di Cuvier, Règne Animal, del sig. Blyth, nota, p. l59. Intorno al Falcone, il sig. Blyth, nel Mag. of Nat. Hist. di Charlesworth, vol. I, 1837, p. 304. Intorno al Dicrurus, Ibis, 1863, p. 44. Intorno alla Platalea, Ibis, vol. VI, 1864, p. 366. Intorno alla Bombycilla, Audubon, Ornitholog. Biography, vol. I, p. 229. Intorno al Palaeornis, vedi pure Jerdon, Birds of India, vol. I, p. 263. Intorno al tacchino selvatico, Audubon, ibid., vol. I, p. 15: ho udito da Judge Caton che nell’Illinois la femmina acquista di rado il ciuffo..

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Ma non si può guari supporre che il muggito del cervo, anche se gli sia di qualche utilità per questo riguardo, possa essere stato abbastanza importante da produrre il periodico allargamento della sua gola. Alcuni scrittori asseriscono che il muggito gli serve come un richiamo per la femmina; ma gli esperti osservatori sopra menzionati mi hanno detto che la cerva non cerca il maschio, sebbene i maschi cerchino attivamente le femmine, come invero si può aspettare da ciò che sappiamo dei costumi degli altri quadrupedi maschi. D’altra parte, la voce della femmina fa accorrere in fretta uno o più cerviVedi, per esempio, il maggiore W. Ross King (The Sportsman in Canada, 1866, p. 53, 131) intorno ai costumi dell’alce e della renna selvatica., come sanno benissimo i cacciatori i quali nei paesi selvatici imitano il grido di essa. Se noi potessimo credere che il maschio avesse il potere di eccitare od allettare la femmina colla sua voce, l’allargamento periodico dei suoi organi vocali si comprenderebbe col principio della scelta sessuale, unitamente all’eredità limitata allo stesso sesso ed alla stessa stagione dell’anno; ma non abbiamo nessuna prova in favore di questo modo di vedere. Come sta ora il caso, la voce forte del cervo durante la stagione delle nozze non sembra essere di nessun servizio speciale per esso, nè durante il corteggiamento o le battaglie, nè per altro verso. Ma non possiamo noi credere che l’uso della voce, sotto il forte eccitamento dell’amore, della gelosia e della collera, continuato durante molte generazioni, possa alla fine aver prodotto un effetto ereditato negli organi vocali del cervo, come pure su quelli di altri animali maschi? A me sembra che questo, al punto in cui sono le nostre cognizioni possa essere il modo di vedere più probabile.

Pagina 490

Ma se questo fu il caso, ciò deve essere seguìto in un tempo ben remoto, prima che i progenitori dell’uomo fossero divenuti abbastanza umani per trattare e stimare le donne come semplici schiave. L’oratore appassionato, il bardo, o il musicante, quando colle loro note e le loro svariate cadenze eccitano le più forti emozioni nei loro uditori, non sospettano invero che adoperano gli stessi mezzi coi quali, in periodo sommamente remoto, i loro antenati semi-umani svegliavano reciprocamente le loro ardenti passioni, durante il loro mutuo corteggiamento e la loro rivalità.

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Molti uccelli in età non abbastanza matura per sopportare un lungo volo sono del pari abbandonati e lasciati indietro. Vedi Blackwall, Researches in Zoology, 1834, p. 108, 118. Per altri esempi, quantunque non necessari, vedi Leroy, Lettres Phil., 1802, p. 217..

Pagina 66

L'uomo delinquente

465636
Cesare Lombroso 3 occorrenze
  • 1897
  • Fratelli Bocca Editori, Librai di S. M. Il Re D'Italia
  • Torino
  • scienze
  • UNIPIEMONTE
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dirò col Mangano e col Vanzina: Credete non essere abbastanza garantiti, nelle trattazioni degli affari civili al disopra di 1500 lire, dai pretori, i quali sono sottoposti a tante altre giurisdizioni, che hanno fatto studi speciali, che devono dare un resoconto, una giustificazione della loro sentenza, che sono in somma specialisti e responsabili, e poi vi fidate del primo droghiere che in grazia del suo censo diventa giurato malgrado che voi ne ridereste se pretendesse ad essere vice-pretore! - Noi ci affaticammo tanto, appena fatti liberi, perchè i magistrati dovessero giustificare le loro sentenze ed in disteso e non darle come oracoli, o ciò malgrado che fino ad un certo punto ne li potesse giustificare il loro passato, i loro studi speciali, la loro competenza, l'appellabilità delle loro sentenze, e poi noi stessi crediamo di aver scoperto una nuova fonte di libertà e di giustizia permettendo che alcuni cittadini non esperti nè responsabili possano sentenziare con un semplice sì o no, a a guisa dei bimbi e dei despoti, senza rendere la più lieve ragione del loro operato, ordinando, per peggiore danno nostro, che questa inconsulta affermazione diventi irrevocabile e sacra quando si tratti del benessere de' rei, e solo appuntabile quando si tratti della loro pena. Ogni magistrato deve dar ragione dell'assolutoria o condanna per ingiuria, furto, ferita. La magistratura popolare dichiara senz'altra garanzia, senz'altra ragione che il suo sì o no, se un tale commise grassazione, omicidio, ecc. (Eco giudiziario, 1875): anzi, aggiungerò, può dichiararlo ancor più impunemente, col tacere, colla scheda bianca, che è, sia pure, davanti alla legge scritta, un'affermazione, ma, davanti alla coscienza del giurato ignorante e incline alle restrizioni mentali, è un mezzo termine tra la verità e l'ingiustizia. E fossero almeno osservate le precauzioni formulate dalla legge per impedire gl'inconvenienti della giurìa! Noi sappiamo, p. es., che una delle più importanti è quella che i giurati «non comunichino con chicchessia relativamente alle accuse fatte ad un individuo fino dopo la propria dichiarazione». Quest'obbligo essi anzi lo giurano; ma il fatto è (e tutti lo sanno) che non lo pratican mai e che essi comunicano perfino e pubblicamente col difensore del reo. E perchè lasciare il diritto di esclusione, non motivato, alla difesa, cosicchè sempre escludonsi i giurati migliori, quelli che per censo, per onoratezza e per ingegno più possono resistere alle seduzioni ed alla rettorica? Come credere che uno zotico qualunque possa tener dietro a quei processi, come accadde ad Ancona, in cui s'interrogarono 747 testimoni e si richiesero ai giurati 5000 quesiti? Come credere che meglio possano resistere alla minaccia della vita essi che non hanno nulla da perdere in una assoluzione, quando fino i giudici veri e responsabili si lasciano intimorire? Come credere che se dei veri giudici, che se un'assemblea di periti a stento s'illuminarono sulla realtà di alcuni malefici la cui cognizione esige studi speciali di tossicologia, di chirurgia o di psichiatria, lo possano individui non solo non specialisti, ma estranei ad ogni scienza e privi d'ogni coltura, e ciò in un'epoca in cui per bisogni assai men gravi si esige la suddivisione del lavoro?

Pagina 486

., già carcerato per ricettazione, era sempre in sul lagnarsi dell'ingiustizia dei tribunali e dei trattamenti nostri, non mai abbastanza riverenti; protestava con lettere grottesche al re, al prefetto; un giorno si mostrò tutto cangiato, era divenuto umile e buono; egli avea preso a complottare con tre altri malati per fare una strage degli infermieri; poco tempo dopo, infatti, mentre essi erano occupati alla distribuzione della zuppa, disselciò co' suoi compagni una parte del cortile, accatastò una piramide di sassi, che si diede a scaraventare a dritta e sinistra. - Alcuni anni dopo un epilettico omicida, Mar..., rinnovò la triste impresa e per poco non pose in fuga tutto il corpo degli infermieri. - Un omicida, allucinato, così intelligente da poter scrivere, egli povero ciabattino ineducato, la propria biografia con istile degno d'un Cellini, si comportò per due anni bene; ma un giorno gli si rinvenne nascosta nel letto una barra di ferro, preparata per colpire gli infermieri: un altro giorno fattosi con dei pezzi di legno un passe-partout, dischiuse due usci, si calò da una finestra ed evase.

Pagina 548

Benchè questo sia veramente il III volume dell'opera che ora esce in una nuova edizione, ho voluto farne preceder l'uscita, perchè ne contiene le applicazioni più pratiche, e perchè risponde coi fatti, com'è mio costume, alle accuse di coloro che non avevano fra le mani le due prime edizioni complete dell'Uomo delinquente, nè l'Incremento al delitto od i 17 volumi dell'Archivio di Psichiatria ed Antropologia criminale - alle accuse, cioè, di non indagare abbastanza le cause economiche e sociali del delitto e di non saper suggerirvi alcun rimedio, ribadendo, quasi vittima consacrata, il criminale per sempre al suo destino e l'umanità alle sue ribalderie; quasi che coloro, che blateravano tanto contro noi in proposito, avessero saputo cavare dai loro sdrusciti sistemi qualche migliore provvedimento che non fossero le torture del carcere, della ammonizione, della sorveglianza e della deportazione o istituti, che applicati in massa senza discriminazione, si ritorcevano contro la piaga e ne allargavano i margini. Ora per i miopi e anche per coloro che, come ben voi dite, fanno i miopi per non vedere, un volume di 700 pagine che di questo solo si occupa sarà sufficiente risposta; e benchè il lavoro compìto in 30 anni avesse sempre avuto di mira questo scopo supremo, attingendo anzi alle stesse forme fatali del delitto i mezzi per neutralizzarlo, vo lieto che i nuovi suggerimenti, prendendo un aspetto speciale in uno speciale volume, fissino il carattere pratico di questa intrapresa, e, finendo colla visione sia pur lontana ed audace della simbiosi, mostrino come nemmeno più la troppo disumana per quanto necessaria severità si può rimproverare alla nuova scuola.

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Le macchine invisibili: scienza e tecnica in tre camere e cucina

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Piero Bianucci 1 occorrenze

A tutti gli effetti era un computer, perché era programmabile, ed era una macchina abbastanza piccola e semplice da adattarsi all’uso di una singola persona. Il lancio mondiale avvenne a New York nell’ottobre del 1965. Il Wall Street Journal”, il New York Times e il New York Herald Tribune definirono la “Programma 101” "first desk-top computer on the world", primo computer da scrivania del mondo. L’espressione “personal computer” venne adottata per la prima volta dalla Hewlett Packard nel 1968 per la sua macchina HP9100, ma l’azienda americana fu costretta a pagare 900 mila dollari di diritti alla Olivetti in quanto aveva violato il brevetto registrato da Perotto tre anni prima.

Pagina 237

Scritti

529614
Guglielmo Marconi 4 occorrenze
  • 1941
  • Reale Accademia d'Italia
  • Roma
  • scienze
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Tale condensatore può essere molto più grande (in conseguenza della minor induttanza del circuito) di quelli usati per lo stesso periodo di oscillazioni in un circuito a coesore, con il risultato che i circuiti riceventi possono essere accordati molto più accuratamente ad un particolare radiatore di onde elettriche abbastanza persistenti. Come chiamata può essere usato un coesore inserito nel circuito con un relé azionante un campanello, e, se sarà possibile far funzionare su di un apparecchio per mezzo di un rivelatore magnetico (in quanto a questa possibilità i risultati di recenti prove mi hanno lasciato pochi dubbi) deve anche essere possibile la ricezione di messaggi radiotelegrafici ad una velocità di diverse centinaia di parole al minuto. Attualmente, con l'impiego di questo rivelatore è possibile registrare circa trenta parole al minuto.

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Ma uno di questi conduttori terminava, anziché Fig.2. con una sfera, con una lastra metallica abbastanza ampia, collocata in alto, di guisa che il complesso conduttore-lastra formava un'antenna; l'altro conduttore andava a terra, cioè la sfera A della fig. 1 veniva sostituita dalla terra. È questa l'innovazione radicale, la grande trovata geniale che distacca il sistema marconiano dai complessi hertziani. A formar parte del circuito «conduttore + dielettrico» interviene la capacità, relativamente considerevole, fra la lastra e la terra A. Inoltre la. terra agisce come guida per le radiazioni: si può dire che pur essendo soppresso il filo di linea, il suolo continua a essere utilizzato come conduttore di ritorno; e non vi è ragione di non fare così, quando si vogliono trasmettere segnali tra stazioni collocate su terra, perchè il suolo è presente in entrambe e le collega, e conviene valersene. Nella stazione ricevente, GUGLIELMO MARCONI utilizzava similmente un complesso antenna-terra; sul percorso del conduttore che collegava questi due organi (fig. 3) veniva intercalato il dispositivo ricettore, composto dal tubo a limatura C, di cui più oltre diremo, e gli estremi MN di questo tubo mettevano capo a un circuito derivato con pila e soneria; così di regola il tubo C non era conduttore e il circuito della soneria si trovava interrotto; Fig.3. quando una radiazione elettromagnetica colpiva la lastra, una corrente ad alta frequenza percorreva il tubo a limatura, lo rendeva conduttore, e il campanello sonava; ma cessata la radiazione, i colpi di un martelletto, agendo sul tubo a limatura, mettevano tutto in pristino.

Pagina XIII

Verso il 1910-1912 le prime di queste applicazioni erano già abbastanza sicure; e in quel torno di tempo GUGLIELMO MARCONI aveva cominciato ad adoperare i trìodi nelle stazioni riceventi. Nel 1912 sorgeva, sotto gli auspici del DE FOREST, una Compagnia americana per lo sfruttamento di questa invenzione. Come è naturale, questa Compagnia venne in urto con la Marconi Wireless. La controversia in America si estese con l'intervento delle principali società interessate alla radiotelegrafia; e fu composta con la formazione della Radio Corporation a cui parteciparono la Compagnia MARCONI Americana, la General Electric Company, e le derivazioni americane della Telefunken e delle Compagnie francesi. GUGLIELMO MARCONI restò come consulente di tutto il gruppo. Solamente la National Electric Signalling Company insisteva nel continuare a esercitare la radio, senza intervenire all'accordo: fu citata nei primi mesi del 1913 dal gruppo MARCONI per infrazione di brevetti: il Tribunale distrettuale americano, con una sentenza elaboratissima del giudice VEEDER, emessa il 17 marzo, mise in piena evidenza il merito di GUGLIELMO MARCONI come inventore della radiotelegrafia, e dichiarò la validità di tutti i brevetti che egli aveva preso negli Stati Uniti. Così anche i sistemi basati sugli elaborati di DE FOREST rientrarono nell'orbita della Radio Corporation.

Pagina XLVI

GUGLIELMO MARCONI verisimilmente sapeva di non poter fare molto assegnamento su quella potenza ben piccola che riesce a traversare la collina; Egli aveva constatato che le onde elettromagnetiche traversano bensì abbastanza bene un uscio, un tavolato, un muro, ma si estinguono rapidamente attraverso il terreno umido; aveva però molta fiducia nel fenomeno, già citato, della diffrazione, in virtù di cui una parte delle radiazioni emesse può, per effetto del suolo semiconduttore della collina, essere deviata dal percorso rettilineo e raggiungere, al di là della collina stessa, punti che non sarebbero otticamente visibili. Con gran trepidazione e con aspettativa immensa, Egli provò e riprovò, tacendo a tutti per non essere preso come un visionario. Nella sua esperienza decisiva, fece collocare il suo fratello maggiore ALFONSO al di là della collina che si trovava a qualche distanza dalla sua villa: questo fedele esecutore stava là in ascolto con un sistema ricevente, e aveva l'incarico di sparare un fucile per avvertire quando il segnale si percepiva. Si può imaginare quale ricompensa fu pel Grande il momento in cui, dopo lunghe settimane di insuccessi ripetuti, che avrebbero scoraggiato altri, ma che invece avevano indotto Lui a sempre nuovi adattamenti, il colpo del fucile si fece sentire alla villa; e successivamente incominciarono ad essere ricevuti segnali regolari. La distanza della trasmissione, con la collina interposta, arrivò in successive prove, fino a 2400 metri.

Pagina XVII

Sulla origine della specie per elezione naturale

538944
Carlo Darwin 22 occorrenze
  • 1875
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino
  • Scienze
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Al contrario se abbiamo l'idea che le specie non sono altro che varietà più distinte e rese stabili, noi dobbiamo certamente aspettarci di trovare che quelle parti della loro struttura che variarono in un periodo abbastanza recente e che perciò diversificarono, continueranno spesso a variare. Ma esporrò il fatto in un altro modo; - i punti nei quali tutte le specie di un genere rassomigliano fra loro e pei quali esse differiscono dalle specie di qualche altro genere, diconsi caratteri generici; io attribuisco questi caratteri comuni all'eredità di un comune progenitore; perchè raramente può essere avvenuto che la elezione naturale abbia modificato in un modo identico alcune specie adatte ad abitudini più o meno differenti. E siccome questi così detti caratteri generici furono ereditati in un periodo assai lontano, cioè fino da quell'epoca in cui le specie si separarono per la prima volta dal loro comune progenitore, e conseguentemente quando esse non avevano ancora variato e non differivano menomamente o solo in un grado insensibile, non è probabile che esse comincino a variare oggidì. D'altra parte i punti, nei quali le specie differiscono da altre specie del medesimo genere, diconsi caratteri specifici; ed avendo questi caratteri variato fino a divenire differenti nel periodo di partenza delle specie dallo stipite comune, è probabile che essi siano spesso alquanto variabili; almeno più variabili di quelle parti dell'organismo che rimasero costanti per un periodo molto lungo.

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Il becco non è forte come quello dei picchi tipici: è però abbastanza duro per forare il legno. Quindi il Colaptes della Prata è a considerarsi come un picchio, in tutte le parti essenziali della sua organizzazione. Persino alcuni caratteri di minore importanza, come il colore, il suono aspro della voce e il volo ondulatorio, tutto mi persuade della sua affinità coi nostri comuni picchi. Ma questo picchio, come posso assicurare dietro le mie proprie osservazioni e quelle dell'esatto Azara, in certi distretti non si arrampica mai sugli alberi, e costruisce il nido nelle cavità delle rive. In certi altri distretti lo stesso picchio, come Hudson assicura, visita gli alberi, e pratica dei fori nei tronchi per porvi il suo nido. Voglio addurre ancora un esempio di variate abitudini di vita, tolto dallo stesso gruppo. Il De Saussure ha descritto un Colaptes messicano, del quale ci racconta che pratica dei fori nel duro legno per deporvi i suoi depositi di ghiande.

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Quest'ultima alternativa non fu studiata abbastanza; ma io ritengo, dietro le osservazioni che mi furono comunicate dal signor Hewitt (il quale fece molte esperienze sull'ibridismo dei gallinacei), che la morte precoce dell'embrione è una causa molto frequente della sterilità dei primi incrociamenti. Il Salter ha recentemente pubblicato i risultati a cui giunse colle sue osservazioni sopra 500 uova, le quali erano ottenute da tre specie di Gallus e de' loro ibridi. La maggior parte delle uova era fecondata, e nel maggior numero delle uova gli embrioni, o erano solamente in parte sviluppate ed allora abortite, oppure erano quasi mature, ma i pulcini incapaci di rompere il guscio. Dei pulcini nati, oltre i quattro quinti erano morti nel primi giorni o tutt'al più nelle prime settimane, «senza una causa evidente, a quanto pare, per semplice mancanza di vitalità», così che delle 500 uova 12 soli pulcini vennero allevati. La morte precoce degli embrioni ibridi avviene nello stesso modo probabilmente anche nelle piante. Almeno consta che gli ibridi di specie molto diverse sono spesso deboli e nani, e muoiono presto. Di questo fatto Max Wichura ha dato recentemente alcuni esempi osservati sugli ibridi del salice. Forse merita qui di esser detto che gli embrioni nati in seguito a partenogenesi dalle uova non fecondate dal bombice del gelso, o dall'incrociamento di due specie distinte, percorsero i primi stadii embrionali e poi perirono (Nota XXXI). Prima di conoscere questi fatti, io esitavo a credere alla morte precoce degli embrioni ibridi, giacchè gli ibridi, quando sono nati, sono generalmente sani e vivono per lungo tempo, come vediamo nel caso del mulo comune. Gli ibridi però si trovano in circostanze molto diverse, prima della loro nascita e dopo di essa; quando gli ibridi nascono e vivono in un paese in cui i loro due genitori possono prosperare, si trovano generalmente in condizioni di vita opportune. Ma un ibrido non partecipa che per una sola metà alla natura e costituzione della di lui madre, e quindi prima del parto, fintanto che egli continua ad essere nutrito nell'utero materno, oppure nell'uovo o nel seme prodotto dalla madre, può essere esposto a condizioni di vita in qualche modo disadatte, e per conseguenza può essere soggetto a perire fino dal primo periodo; tanto più che tutti gli esseri molto giovani sembrano eminentemente sensibili alle condizioni di vita insolite o nocive. Dopo tutto ciò la causa deve cercarsi piuttosto in una certa imperfezione all'atto originale di impregnazione, che determina un imperfetto sviluppo dell'embrione, anzichè nelle condizioni cui più tardi è esposto.

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I primi incrociamenti fra le forme conosciute per varietà, o abbastanza distinte per essere considerate varietà, e la loro prole meticcia sono generalmente fecondi, ma non lo sono universalmente, come per errore si è spesso stabilito. Nè codesta quasi generale e perfetta fecondità può sorprendere, quando rammentiamo come ci troviamo esposti ad argomentare con un circolo vizioso rispetto alle varietà nello stato di natura; e quando ricordiamo che le varietà in massima parte vennero prodotte allo stato di domesticità, per mezzo della elezione delle semplici differenze esterne, e non furono lungamente esposte ad uniformi condizioni di vita. E giova specialmente ricordarsi che la domesticità lungamente continuata tende evidentemente ad eliminare la sterilità e quindi non può produrre questa medesima qualità. Indipendentemente dalla questione di fecondità, esiste per ogni altro riguardo la più stretta generale somiglianza fra gli ibridi ed i meticci, sia nella variabilità, sia nel potere di assorbirsi a vicenda dopo ripetuti incrociamenti, sia nell'eredità dei caratteri di ambedue le forme-madri. Infine, sebbene ci sia affatto ignota la vera causa della sterilità dei primi incrociamenti e degli ibridi, e del fenomeno che le piante e gli animali diventano sterili, quando siano rimossi dalle loro condizioni naturali, nondimeno mi sembra che i fatti annoverati in questo capitolo non siano in contraddizione coll'idea che le specie fossero originariamente semplici varietà.

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Io credo che noi ci formiamo un concetto erroneo, quando tacitamente ammettiamo che il sedimento venga depositato sopra quasi tutto l'intero letto del mare ed abbastanza sollecitamente da coprire e preservare gli avanzi fossili. Dappertutto sopra una estensione proporzionatamente enorme dell'oceano, la brillante tinta azzurra dell'acqua ne dimostra la purezza. I molti casi conosciuti di formazioni coperte, dopo un enorme intervallo di tempo, da un'altra e più recente formazione, senza che il letto sottoposto abbia sofferto nell'intervallo alcuna denudazione, o alcun laceramento, non sembrano potersi spiegare che nell'ipotesi che il fondo del mare rimanga spesso per lungo tempo in una condizione inalterata. Se gli avanzi fossili rimangono immersi nella sabbia o coperti di ghiaia, quando questi strati emergono, generalmente verranno decomposti dalla filtrazione delle acque di pioggia che sono pregne di acido carbonico. Alcune delle molte sorta di animali, che vivono sulle coste fra le acque alte e le basse, sembra che debbano conservarsi di rado. Per es., le varie specie di Chthamalinæ (sotto-famiglia di cirripedi sessili) ricoprono le rocce di tutto il mondo, in grandissimo numero; esse abitano esclusivamente il littorale, eccettuata una sola specie del Mediterraneo che vive nelle acque profonde e che fu trovata fossile in Sicilia; al contrario niun'altra specie è stata fin qui trovata nelle formazioni terziarie; pure sappiamo che il genere Chthamalus esisteva nel periodo cretaceo. Finalmente molti immensi depositi, che hanno richiesto un tempo lunghissimo alla loro formazione, sono affatto privi di avanzi organici, senza che ne possiamo indicare la causa. Un esempio dei più notevoli ci è offerto dal flysch che consta di schisto argilloso ed arenaria, e con una potenza di parecchie migliaia di piedi (ad es. di seimila piedi), si estende almeno per trecento miglia inglesi da Vienna fino alla Svizzera. E sebbene questa ingente massa sia stata esaminata diligentemente, nessun fossile vi fu rinvenuto, ad eccezione di pochi resti vegetali.

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E qui incontriamo una obbiezione molto seria; imperocchè sia cosa dubbia, che la terra abbia esistito un tempo abbastanza lungo in tale stato da essere abitabile pegli organismi. W. Thompson ha conchiuso che la solidificazione della crosta terrestre difficilmente è avvenuta avanti meno che 20 o più che 400 milioni di anni, ma probabilmente avanti non meno che 90 o non più che 200 milioni di anni. Questi limiti assai vasti dimostrano quanto siano incerte le indicazioni del tempo; e probabilmente saranno da introdursi nel problema altri elementi. Croll calcola il tempo trascorso dopo il periodo cambriano a circa 60 milioni di anni; ma a giudicare dalla piccola somma di cambiamenti avvenuta nel mondo organico dopo il principio dell'epoca glaciale, questo tempo sembra troppo breve per aver prodotto tutti quei molti ed importanti cambiamenti degli organismi, che di certo sono successi dal periodo cambriano in poi; nè possono credersi sufficienti i 140 milioni d'anni preceduti, per lo sviluppo delle svariate forme di vita che già esistevano durante lo stesso periodo cambriano. Sembra però probabile, come ha fatto osservar W. Thompson, che la terra nei primi tempi sia stata soggetta a cambiamenti delle fisiche condizioni più rapide e più violente che non al presente; al certo tali cambiamenti avrebbero prodotto dei cambiamenti corrispondentemente rapidi negli esseri organici che allora abitavano il nostro globo.

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Perciò possiamo spiegare il motivo per cui tutte le specie di una medesima regione si modificano, dopo un periodo di tempo abbastanza vasto, mentre quelle che non si trasformano debbono estinguersi.

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Una specie infatti dà origine dapprima a due o tre varietà; queste sono lentamente convertite in specie, le quali alla lor volta producono, per gradi ugualmente lenti, altre specie, e così di seguito: come le ramificazioni di un grande albero da un solo tronco, fino a che il gruppo sia divenuto ricco abbastanza.

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Le memorie geologiche, imperfette in ogni tempo, non si estendono abbastanza nel passato, a mio avviso, per dimostrare con evidenza incontrovertibile che, nei limiti della storia conosciuta del mondo, l'organizzazione ha progredito immensamente. Anche al presente, considerando i membri di una medesima classe, i naturalisti non sono unanimi nello stabilire quali sian le forme più elevate: così alcuni riguardano i selaci come i pesci più perfetti, perchè si avvicinano ai rettili in alcuni punti importanti della loro struttura; altri invece riguardano come più elevati i teleostei. I ganoidi sono intermedi fra i selaci e i teleostei; questi ultimi sono al presente largamente preponderanti in numero; ma anticamente esistevano soltanto i selaci e i ganoidi; e in tal caso secondo il tipo di perfezione prescelto, potrà dirsi che i pesci hanno progredito o regredito nell'organizzazione. Sembra inutile lo studiarsi di paragonare nella scala progressiva degli esseri i membri dei tipi distinti; chi vorrà decidere se la seppia sia più elevata dell'ape - di quell'insetto che il grande Von Baer credeva essere, «in fatto di una organizzazione più perfetta del pesce, benchè sopra un altro tipo?». È credibile che nella complessa lotta per la vita i crostacei, per esempio, anche fra quelli che non sono i più elevati nella propria classe, possano battere i cefalopodi che sono i più perfetti fra i molluschi; e questi crostacei, benchè non abbiano uno sviluppo molto elevato, potrebbero occupare un posto molto alto nella scala degli animali invertebrati, se si giudicasse dietro il più decisivo di tutti gli altri indizi, cioè la legge della lotta. Prescindendo dalla difficoltà che incontriamo nel decidere quali forme siano le più avanzate nella organizzazione, noi dovremo paragonare fra loro, non solo i membri più elevati di una classe in due diversi periodi - benchè questo sia certamente uno dei più importanti elementi e forse il principale nel confronto, - ma anche tutti gli individui, superiori ed inferiori di questi due periodi. In un'epoca antica i molluschi più elevati e gli inferiori, vale a dire, i cefalopodi e i brachiopodi, formicolavano in gran numero; mentre al presente questi ordini furono ridotti immensamente; quando all'opposto altri ordini, intermedi nel grado dell'organizzazione, si accrebbero in vaste proporzioni. Conseguentemente alcuni naturalisti hanno sostenuto che i molluschi erano una volta assai più sviluppati e perfetti che oggi non siano; ma d'altronde potrebbe addursi un caso contrario e più fondato, quando si consideri la grande diminuzione avvenuta nei molluschi inferiori, e tanto più che i cefalopodi esistenti, benchè sì ristretti in numero, hanno una organizzazione più elevata dei loro antichi rappresentanti. Inoltre fa d'uopo considerare i numeri proporzionali rispettivi delle classi superiori ed inferiori nella popolazione del mondo corrispondenti ai due periodi; se, per esempio, oggi abbiamo cinquantamila specie di animali vertebrati e se sappiamo che a un'epoca anteriore non ne esistevano che diecimila, noi dobbiamo ritenere che codesto aumento nel numero delle classi più elevate implica un grande spostamento delle forme inferiori; e ciò forma un deciso progresso nell'organizzazione sul globo. Noi possiamo quindi desumere quanto insormontabile sia la difficoltà che si opporrà sempre nel confrontare con perfetta esattezza, sotto queste relazioni estremamente complesse, il grado dell'organizzazione delle faune imperfettamente conosciute dei successivi periodi della storia terrestre.

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Mi sono studiato di provare che le memorie e gli avanzi geologici sono sommamente imperfetti; che solo una piccola porzione del globo fu esplorata geologicamente a dovere; che certe classi soltanto di esseri organizzati furono largamente conservate in uno stato fossile; che il numero degli avanzi fossili e delle specie che si custodiscono nei nostri musei è assolutamente un nulla, in confronto del numero incalcolabile di generazioni che debbono essere passate, anche durante una sola formazione; che enormi intervalli di tempo separano quasi tutte le nostre formazioni consecutive, per essere l'abbassamento del suolo quasi necessario perchè si accumulino depositi ricchi di fossili e abbastanza elevati da resistere alle degradazioni future; che probabilmente l'estinzione doveva essere maggiore nei periodi di abbassamento, e la variazione più forte nei periodi di sollevamento, nei quali i resti fossili si saranno conservati meno perfettamente; che ogni singola formazione non si è accumulata per mezzo di una deposizione continua; che la durata di ogni formazione forse è corta in confronto della durata media delle forme specifiche; che la migrazione ha esercitato una influenza importante sulla prima apparizione di forme nuove in ogni regione e in ogni formazione; che le specie ampiamente diffuse sono quelle che variarono maggiormente e che più spesso diedero origine a nuove specie; e che le varietà furono dapprima semplicemente locali. E finalmente, sebbene ogni specie abbia dovuto passare per molti stadii transitorii, è probabile che i periodi, nei quali ciascuna abbia subìto delle modificazioni, siano stati numerosi e lunghi misurandoli cogli anni, ma invece brevi se si confrontino coi periodi, nei quali rimase inalterata. Tutte queste cause insieme possono spiegare in massima parte perchè tra le specie di un gruppo noi troviamo bensì molte forme intermedie, ma non si rinvengono infinite serie di varietà che a gradi insensibili collegano insieme le forme estinte e le attuali. Non si deve poi dimenticare che se fossero trovate delle varietà intermedie tra due o più forme, esse sarebbero considerate come altrettante specie nuove e distinte, ove non si potesse stabilire l'intera catena; giacchè non possiamo sostenere di conoscere un esatto criterio per distinguere le specie dalle varietà.

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I prodotti del primo incrociamento fra due razze pure sono abbastanza e qualche volta straordinariamente uniformi, come notai nei colombi. Ma quando tali prodotti sono incrociati gli uni cogli altri per molte generazioni, di rado rinvengonsi due soggetti che siano simili; ed è allora che si palesa l'estrema difficoltà o meglio la perfetta inattendibilità dell'impresa.

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L'epoca glaciale, misurata con un numero di anni, deve aver durato lungamente; e se pensiamo che alcune piante ed animali naturalizzati in pochi secoli si sono estesi sopra vaste superfici, quel tempo apparirà lungo abbastanza per qualsiasi grado di migrazione. Man mano che il freddo aumentava, le forme artiche invadevano le regioni temperate; e pei fatti su citati non può sussistere alcun dubbio che alcune delle forme dominanti temperate più vigorose e più diffuse abbiano invaso le bassure equatoriali. Allo stesso tempo gli abitanti di queste bassure calde saranno migrati verso le regioni tropiche e subtropiche del Sud, giacchè in quel periodo l'emisfero australe era più caldo. Non appena col declinare dell'epoca glaciale i due emisferi riacquistarono la primitiva temperatura, le forme nordiche temperate, le quali abitavano nelle bassure sotto all'equatore, saranno state cacciate nell'antica loro patria, o saranno state distrutte, e sostituite dalle forme equatoriali reduci dal Sud. Frattanto alcune delle forme nordiche temperate avranno quasi certamente, ascendendo, raggiunto il più vicino altipiano, e se questo era sufficientemente elevato, vi si saranno lungamente conservate, a guisa delle forme artiche sulle montagne dell'Europa. E saranno sopravvissute anche colà, dove il clima non era loro interamente favorevole; imperocchè il mutamento di temperatura sarà avvenuto assai lentamente, e senza dubbio le piante posseggono una certa capacità di acclimazione, come risulta dal fatto ch'esse trasmettono ai loro discendenti un diverso potere costituzionale di resistere al caldo ed al freddo.

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Nè potrebbe dirsi, in base dell'opinione comunemente adottata delle creazioni, che in quei luoghi mancasse il tempo per la creazione dei mammiferi; molte isole vulcaniche infatti sono abbastanza antiche, come lo provano le meravigliose degradazioni che soffrirono e i loro strati terziari; vi fu inoltre del tempo sufficiente per la produzione di specie endemiche appartenenti ad altre classi; ed è cosa nota che sui continenti i mammiferi appariscono e si perdono più rapidamente degli altri animali inferiori. Sebbene non si incontrino mammiferi terrestri nelle isole oceaniche, pure in quasi tutte queste isole si osservano dei mammiferi volanti. La Nuova Zelanda possiede due pipistrelli che non si trovano in qualsiasi altra parte del mondo; l'isola Norfolk, l'Arcipelago Viti, le isole Bouin, gli arcipelaghi delle Caroline e delle Marianne e l'Isola Maurizio, posseggono tutte i loro pipistrelli speciali. Ora potrebbe domandarsi, come la supposta forza creatrice abbia formato su quelle isole remote soli pipistrelli e non altri mammiferi? Secondo il mio modo di vedere, a quest'interrogazione può rispondersi agevolmente; perchè niun mammifero terrestre può essere trasportato sopra grandi spazi di mare, ma i pipistrelli possono facilmente volare fino a quelle isole. Si sono veduti pipistrelli che erravano di giorno sull'Oceano Atlantico a molta distanza dalle terre, e due specie dell'America settentrionale sia regolarmente, sia accidentalmente visitano la Bermuda alla distanza di 600 miglia dal continente. Ho appreso dal Tomes, che ha studiato particolarmente questa famiglia, che molte di queste specie hanno una estensione enorme e si trovano sui continenti e sulle isole più lontane. Conseguentemente non ci resta che da supporre che queste specie erranti siano state modificate, mediante l'elezione naturale nelle loro nuove dimore, in relazione alla nuova loro posizione: e allora facilmente capiremo la presenza dei pipistrelli endemici sulle isole, colla mancanza di tutti gli altri mammiferi terrestri.

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Ma questo fatto non è abbastanza fondato; al contrario abbiamo delle prove maggiori nel senso opposto: mentre sappiamo che gli allevatori dei bovini, dei cavalli e di parecchi animali di lusso, non possono stabilire positivamente, se non qualche tempo dopo la nascita, quali saranno i pregi o la forma definitiva di un animale. Noi lo vediamo manifestamente nei nostri stessi fanciulli; infatti non possiamo mai conoscere se diverranno grandi o piccoli, nè quali saranno le loro fattezze precise. La questione non consiste nel sapere a quale periodo della vita ogni variazione sia stata prodotta, ma bensì quando si sia spiegata interamente. La causa può aver agito, e credo che in generale abbia agito anche prima che l'embrione fosse formato; e la variazione può attribuirsi all'azione delle condizioni, alle quali l'uno o l'altro parente, od anche i loro antenati furono esposti, sugli elementi sessuali del maschio e della femmina. Deve essere affatto indifferente pel benessere di un animale giovane che egli acquisti la maggior parte de' suoi caratteri un poco prima od un poco più tardi nella sua vita, finchè egli rimane nell'utero della madre o nell'uovo, e finchè viene nutrito e protetto da' suoi genitori. Non sarebbe, per esempio, di alcuna importanza per un uccello, che prende più facilmente il proprio alimento quanto più lungo ne sia il becco, il possedere o no un becco di questa lunghezza particolare, finchè continuano a nutrirlo i suoi genitori.

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Non devesi però dimenticare che la supposta legge di rassomiglianza delle antiche forme di vita alle fasi embrionali delle forme recenti può essere vera, e nullameno restare per lungo tempo od anche per sempre senza alcuna dimostrazione, per non essere le nostre memorie geologiche abbastanza estese nelle epoche trascorse. In alcuni casi la legge non si troverà confermata, quando cioè in una forma antica nel suo stato di larva si è adattata ad una speciale condizione di vita, ed ha trasmesso il medesimo stato larvale ad un intero gruppo di discendenti, imperocchè questi allo stadio di larva non somiglieranno allo stato adulto di una forma ancor più antica.

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Passando alla distribuzione geografica, le difficoltà che si incontrano nella teoria della discendenza modificata sono abbastanza serie. Tutti gli individui della stessa specie e, tutte le specie del medesimo genere e perfino i gruppi più elevati debbono derivare da parenti comuni; e perciò per quanto distanti ed isolate siano le parti del mondo in cui si trovano attualmente, essi debbono essere passati, nel corso delle generazioni successive, da un qualche luogo a tutti gli altri. Spesso siamo affatto incapaci di congetturare come questo passaggio possa essere avvenuto. Tuttavia abbiamo dei motivi di credere che qualche specie conservasse la medesima forma specifica per lunghi periodi, per epoche enormemente lunghe, se misurate cogli anni, e quindi non dobbiamo dare troppa importanza alla vasta diffusione occasionale di una medesima specie; perchè nei periodi molto lunghi vi sarà sempre stata una maggiore probabilità per le grandi migrazioni, con mezzi d'ogni sorta. Una estensione discontinua ed interrotta può spiegarsi frequentemente coll'estinzione delle specie nelle regioni intermedie. Non si potrà negare che noi siamo tuttora molto ignoranti quanto alla portata dei diversi cambiamenti climatologici e geografici che si fecero sulla terra nei periodi moderni; questi cambiamenti avranno facilmente agevolato le migrazioni. Ho voluto darne un esempio, procurando di dimostrare quanto sia stata efficace la influenza del periodo glaciale sulla distribuzione delle medesime specie e delle specie rappresentative in tutto il mondo. Ma ci sono ancora affatto ignoti i molti mezzi occasionali di trasporto. Riguardo poi alle specie distinte che abitano in regioni molto distanti ed isolate, siccome il processo di modificazione fu necessariamente assai lento, tutti i mezzi di migrazione saranno stati possibili, durante un periodo di tempo molto lungo; per conseguenza la difficoltà della vasta diffusione delle specie di uno stesso genere viene alquanto diminuita.

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Inoltre i soli esseri organizzati di certe classi possono essere conservati nello stato di fossili, almeno in una quantità abbastanza grande. Molte specie, una volta formate, non subiscono mai ulteriori cambiamenti, ma si estinguono senza lasciare dei discendenti modificati; e i tempi, durante i quali le specie soggiacquero a certe modificazioni, furono lunghi sì, se calcolati con un numero di anni, ma probabilmente corti al confronto di quelli, durante i quali le specie rimasero inalterate. Le specie molto sparse variano più delle altre, e di sovente le varietà sono dapprima locali, - e queste due cause rendono meno facile la scoperta delle forme intermedie. Le varietà locali non si diffondono in altre regioni lontane, finchè non siano state modificate e perfezionate notevolmente; e quando passano in nuove contrade, e che vi siano poi scoperte in una formazione geologica, si crederà che vi fossero create improvvisamente e saranno classificate semplicemente quali specie nuove. Le formazioni furono in generale intermittenti nella loro accumulazione; ed io sarei per vedere che la loro durata fosse più breve della durata media delle forme specifiche. Le formazioni successive sono separate generalmente l'una dall'altra da periodi enormi in cui non avveniva alcuna deposizione; perchè le formazioni fossilifere abbastanza profonde da resistere alle future corrosioni possono generalmente accumularsi soltanto là dove si depone molto sedimento, sul letto del mare che si abbassa. Negli alterni periodi di elevazione e di livello stazionario, le memorie geologiche generalmente mancano. In questi ultimi periodi si avrà probabilmente maggiore variabilità nelle forme viventi; mentre in quelli di abbassamento sarà maggiore l'estinzione.

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Ma oltre queste differenze, tutti i naturalisti hanno riconosciuto esistere anche delle varietà che furono considerate abbastanza distinte da meritare una speciale menzione nelle loro opere sistematiche. Nessuno può tracciare una chiara distinzione fra le differenze individuali e le piccole varietà poco distinte, oppure fra le diverse varietà bene distinte, le sottospecie e le specie. Nei diversi continenti, o nelle diverse parti di un medesimo continente separate tra loro da barriere di qualsiasi genere, e sulle isole prossime ad un continente, quante forme non esistono che alcuni esperti naturalisti considerano come semplici varietà, altri come razze geografiche o sottospecie, altri ancora come specie distinte sebbene affini!

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Lo stesso graduato processo di perfezionamento ha luogo nelle piante, conservando occasionalmente i migliori individui, sia che essi diversifichino abbastanza per essere alla prima apparenza riguardati come distinte varietà, sia che essi derivino da due o più razze o specie, con o senza incrociamento. Il progresso manifestasi con evidenza nell'aumento delle dimensioni e nella bellezza che oggi si osserva nella viola del pensiero, nella rosa, nel pelargonio, nella dalia e in altri fiori, quando si confrontino colle più antiche varietà delle medesime specie. Niuno potrebbe mai aspettarsi di ottenere subito una viola del pensiero o una dalia dal seme di una pianta selvatica, o di produrre improvvisamente una pera succosa col seme d'una pera selvatica; benchè si potesse riuscirvi col mezzo di una semente cresciuta allo stato selvatico ma proveniente da un frutto coltivato. La pera coltivata negli antichi tempi, al dire di Plinio, pare sia stata un frutto di qualità molto inferiore. Certe opere d'orticoltura si diffondono sulla meravigliosa abilità de' giardinieri che ottennero sì magnifici risultati con materiali tanto scarsi; pure nessuno ebbe la coscienza delle lente trasformazioni che egli contribuiva ad operare. Tutta la loro arte consistette semplicemente nel seminare sempre le migliori varietà note, e non appena sorgeva casualmente una varietà alquanto superiore, la sceglievano per riprodurla. I giardinieri dell'epoca classica che coltivarono le migliori pere che poterono procurarsi, non hanno mai pensato agli stupendi frutti che noi un giorno avremmo mangiato; quantunque noi li dobbiamo, in qualche parte, allo studio da essi impiegato per scegliere e perpetuare le migliori varietà raccolte.

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Per riunire un gran numero di individui d'una specie in un paese, è necessario che essi sieno posti in condizioni di vita abbastanza favorevoli a riprodurvisi liberamente. Quando gli individui sono pochi, tutti riescono a riprodursi, qualunque siano le loro qualità, il che impedisce la manifestazione dell'azione elettiva. È probabile che la condizione più importante sia quella che l'animale o la pianta sieno per l'uomo talmente utili ed apprezzabili, che egli ponga la più seria attenzione anche alle leggiere variazioni dei caratteri e della struttura di ogni individuo. Senza queste condizioni nulla può farsi. Io ho inteso dire seriamente essere stato un caso felicissimo che la fragola abbia cominciato a variare quando i giardinieri cominciarono ad osservarla attentamente. Senza dubbio la fragola ha sempre variato dacchè la si coltiva, ma queste leggere variazioni furono trascurate. Appena i giardinieri si presero la premura di scegliere gli individui i quali producevano frutta più grosse, più precoci e più profumate degli altri, e quando allevarono le piante giovani, onde presceglierne ancora le piante migliori e propagarle: allora, coll'aiuto di incrociamenti con altre specie, apparvero quelle ammirabili varietà che si sono ottenute negli ultimi cinquant'anni.

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Ma le mie tavole provano altresì che in ogni paese limitato le specie più comuni, vale a dire di maggior numero di individui, e le specie più disseminate nella loro regione nativa (circostanza che non devesi confondere con una grande estensione e neppure fino ad un certo punto coll'essere comuni) sono quelle che danno più spesso origine a varietà abbastanza spiccate per essere enumerate nelle opere di botanica. Dunque le specie più fiorenti o, come potrebbero chiamarsi, le specie dominanti, cioè aventi una grande estensione geografica, sono le più sparse nel paese da esse abitato e posseggono anche un numero maggiore di individui; e producono più spesso delle altre quelle varietà tanto distinte che io considero come altrettante specie nascenti. Ciò poteva prevedersi, dacchè le varietà debbono lottare necessariamente contro gli altri abitanti della medesima regione per acquistare un certo grado di permanenza. Ora le specie dominanti hanno anche una probabilità maggiore di lasciare una discendenza, la quale, benchè leggermente modificata, gode pure dei vantaggi che assicurano alla specie-madre la prevalenza sulle altre specie indigene. Queste osservazioni sul predominio delle specie non si applicano, s'intende, che alle forme organiche, le quali entrano in lotta fra loro, ed in ispecie ai membri dello stesso genere o della stessa classe che hanno analoghe abitudini di vita. Rispetto all'essere comuni, o al numero d'individui d'una specie, il confronto deve istituirsi soltanto fra i membri di uno stesso gruppo. Una pianta può riguardarsi come dominante, se si distingue per la quantità maggiore di individui e sia più diffusa di tutte le altre della medesima regione, le quali non esigono condizioni di vita troppo diverse. Tale pianta non è meno dominante, nel senso da noi attribuito a questa espressione, anche in confronto di qualche conferva acquatica o di qualche fungo parassita infinitamente più sparso e numeroso; ma se una specie di conferva o di fungo parassita supera tutte le affini, nelle predette condizioni essa diverrà la specie dominante della propria classe.

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Egli comincia spesso la sua elezione da qualche forma semi-mostruosa, o almeno da qualche modificazione abbastanza palese per attirare la sua attenzione, ovvero tale da promettergli degli evidenti vantaggi. Allo stato di natura, la più significante differenza di struttura o di costituzione basta a distruggere l'esatto equilibrio esistente tra le forme lottanti, e può così effettuare la loro conservazione. Quanto leggiere e mutabili sono le viste e gli sforzi dell'uomo! quanto breve è il suo tempo! e conseguentemente quanto imperfetti non saranno i suoi prodotti confrontati con quelli accumulati dalla natura negl'interi periodi geologici! Possiamo noi meravigliarci adunque che le produzioni della natura siano nei loro caratteri meglio distinte che non le produzioni dell'uomo; che quelle siano assai più adattate alle più complicate condizioni di esistenza e portino l'impronta d'un'opera molto più perfetta?

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