". "Chi?". "Mirate". "Ah, non ci pensavo più. Sarebbe stata una scena comica, se non fosse successa in chiesa e se non fosse andata a scapito della mu
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la sventura d'un padre e di sei fi- gliuoli. A proposito, ieri pensavo a te". "Grazie di cuore. Vuoi dire che pensavi all'affar d'oro, che hai fatto
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si scrive mai. Ma, lo creda, pensavo sempre all'amico del Liceo e del Ginnasio, e chiedevo a me stesso: Gigi sarà vivo, sarà sano? Egli ignora forse
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tratto solo in questo mondo, e sentivo un vuoto nuovo nella mia vita, un nuovo e lacerante distacco dagli affetti mortali. Pensavo ad altre prime notti
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ramicciolo acquistavano nonsoché di vivo in moto, rampante, stacchi di elitre, aperture d'ali. Pensavo io stessa al tremito delle mani, a un arruffamento
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non c’era posto. Perciò, abbandonai la partita, immaginando che sarebbe scesa a una qualunque delle stazioni che toccavamo. A Firenze non pensavo più
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un po' scuro in viso e mi ha risposto con apparente noncuranza: - Paese che vai, usanza che trovi! - Brutta usanza! - pensavo. Ora, dopo quel che è
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l'effetto della mia declamazione fu straordinario. E leggendo, pensavo: - La signora capirà benissimo che le apostrofi all'onorevole, agli italiani, al
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metafisicherie si abbarbicavano sempre a un fatto, a parecchi fatti che gli esperimenti rendevano indiscutibili. Pensavo - È un gran poeta costui! - e
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l'essere immortalati da un grande artista come lui. Pensavo ch'egli avrebbe impiegato meglio il suo ingegno e il suo tempo terminando quel suo
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.» «Eh sì, col vino che danno i Crisanti! Aceto battezzato. Credetemi, per strada pensavo a mia madre che avevo lasciato malata, poveretta. C'era un fil
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. «Sono la tua mamma Grazia!» «Non trovo certe antiche scritture; pensavo appunto dove cercarle», rispose il marchese. «Giù, nel mezzanino ce n'è una
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il viaggio io pensavo a questo. Mi pareva impossibile. Ma allora capivo che lo impossibile è quel che s'avvera piú facilmente. Una sera, te ne ricordi
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potesse notare la mia confusione. - La donna - pensavo - è cosí acuta! Ne indovinerà subito il motivo. Qual donna non ha avuto la certezza di essere amata
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tentazione di lasciare le lettere per la medicina". "Avresti fatto bene. È una professione piú rimuneratrice". "Pensavo appunto a questo. Mi ha trattenuto
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. - Quando la vanità se ne mescola, noi ci riduciamo impazienti come i bambini. E quel giorno tornando a casa, pensavo: "Perché, infine, non dovrei
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affissa all'uscio del laboratorio. In verità, pensavo che "morire" era piú facile di "trovare", specialmente quando si cerca l'impossibile. Ma io sono
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non apparire turbato; e osservandola, pensavo quanto le donne siano superiori a noi nel dissimulare e nel padroneggiarsi. In quel breve tratto di strada
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rivolta al mio amico. - E gli spiriti non si mostrano volentieri a chi non crede". "Voglio credere - dissi. - Sono qui per questo". Costei - pensavo
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metafisicherie si abbarbicavano sempre a un fatto, a parecchi fatti che gli esperimenti rendevano indiscutibili. Pensavo: «È un gran poeta costui!» e
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, pensavo freddamente: - Come siamo già estranei! - La risoluzione di dividerci per sempre era stata presa, di accordo, il giorno avanti, dopo cinque anni di
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l'essere immortalati da un grande artista come lui. Pensavo ch'egli avrebbe impiegato meglio il suo ingegno e il suo tempo terminando quel suo
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, e amato da tutte le donne. Ma per conto mio pensavo alla meraviglia di mio zio e della mia cuginetta, quando mi avessero conosciuto; pensavo che
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giorni, contavo le ore. Esse scorrevano con lentezza mortale: come affrettarne la caduta? Pensavo: "Se potessi chiudere gli occhi e riaprirli di qui
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buono in fondo al suo cuore; stimavo sempre che ne avesse. Mi accorgevo che l’amore boccheggiava in lui, che era già morto; ma pensavo almeno che fosse
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fagiuoli: Tantae molis erat romanam condere gentem - tu regere imperio populos, Romane, memento - Imperiumque pater Romanus habebit ... Pensavo che io
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"perché questa commedia?", Saltai a lei, le afferrai una mano ch'ella né mi abbandonò, né mi tolse, le raccontai con affannosa fretta quello ch'io pensavo
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, perché è una cosa oscura anche a me che sono vecchio e non mi conosco ancora. Ci pensavo adesso. Pensavo che quando si soffre di una ferita la causa del
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e poi rivelare tutto alla badessa". E così vanno le cose, pensavo fra me stesso in questi laboratori d’ipocrisia e di menzogna! "Era incaricata di
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così. - Commetto in quest'ora la cosa più temeraria che una donna possa fare nella sua vita ... (Io pensavo: - Ecco: è l'ora. - Ecco mi dice: vi amo, mi
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lusingava la mia vanità di futuro letterato. Ma allora non pensavo alla letteratura; sognavo di farmi missionario, ero in pieno misticismo, praticavo la
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trovarla due volte per settimana. Noi si ascoltava, poco persuasi. E io pensavo, intanto, ben altre cose. Io non sono mai stato innocente. Io - che fui e
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cima! Un dì (lontano come i dì felici) per una landa erravo ove tu avresti una tela eternata; e pensavo a mia madre ed agli amici, e alla patria lasciata
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. Si fece silenzio. Tramontava il sole, e pensavo a mia madre; due tra le infinite cose da cui germina la umana tristezza. Essa veniva lentamente
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giravano per il capo come le aste di un arcolaio; pensavo a Rosilde, al dottor De Emma; costui mi stizziva; mi pentivo di avergli accordata la mia
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. Tutto era silenzio nel resto. Io guardava il tizzone ardente da cui spiccavansi le faville come anime liberate dalla materia, e pensavo a quella della
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niente, ha solo fatto uno o due grugniti: io guardavo il tergicristallo, sentivo che il motorino ronzava e sforzava sempre di più, e pensavo fra me che
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testa, e nella testa mi sentivo girare un mucchio di idee confuse. Per un verso, pensavo ai miei controlli fatti a Torino, che erano andati così bene
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rugiada. Pensavo molte cose insensate, e non pensavo alcune cose tristemente sensate. Pensavo di aver aperto una porta con una chiave, e di possedere
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fare l' amore con la Loredana", decise Giulia: io pensavo invece che quel laboratorio, ossessivamente ordinato, doveva servire per qualche altro
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mia cella c' era una sola lampadina fioca, che rimaneva accesa anche di notte; bastava appena per leggere, ma ugualmente leggevo molto, perché pensavo
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attendibili opuscoli illustrati della Meccano-Ltd; e pensavo fra me che Lidia non si sarebbe ingannata, avrebbe capito che Carlo, quel suo Carlo, non era che l
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tranquillo, non c' era motivo di preoccuparsi. C' era ancora da aspettare due ore prima di cominciare coi controlli, e ti confesso che io pensavo a
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altri simboli, per me indecifrabili, ad eccezione del fazzoletto, che ha rimesso in tasca. Io pensavo che, per quanto dipendeva da lui, i cinesi
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, signore." "Sarà necessario però cercare un'altra via per ritornare al Marocco." "Ci pensavo anch'io," rispose l'ebreo. "È una ricchezza troppo vistosa per
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imboccatura della strada. Accanto alla Chiesa, un convento, quasi di faccia, un angolo: di là dal muro, Siena con tutta la sua torre. Allora pensavo alla mia
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della bocca spalancata... - Ora quando si sveglia - pensavo - chi sa come rimarrà sorpreso! Disgraziatamente gli venne a un tratto da starnutire; e nello
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messo a pescare, e non pensavo che ad acchiappare i pesciolini, quando ad un tratto, ho sentito dare uno strappone alla canna che reggevo in mano; forse
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affacciati... È stato allora che m'è venuta un'idea terribile. - Se avessi uno schizzetto! - ho pensato. Mentre pensavo a questo, lo sguardo si è fermato
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gratitudine all'amore, dall'amore al ritorno di quel passato onde l'anima mia era ancor tutta pregna, il trapasso doveva essere rapido e fatale. Io pensavo
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