Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: tu

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 Tu  intanto mettere saccoccia questa mohr (6).
incredula): Sei  tu  il Reuccio mio fratello?
per sempre in matrimonio. E da questo momento in poi,  tu  sarai Re e tu sarai Regina! (Tutti gli astanti gridano.)
in matrimonio. E da questo momento in poi, tu sarai Re e  tu  sarai Regina! (Tutti gli astanti gridano.)
incredulo): Sei  tu  la Reginotta mia sorella? (Si abbracciano.)
osservato e finito nella mia superstite vecchiaia.  Tu  che sei, come la rondine, sorvolato alla belletta mondana,
lido; fu caso: fra i suoi libri presi un Catullo in mano,  tu  sai quant'io l’adoro quel peccator romano! Lo tengo sempre
legato a ghirigori ? - É adesso il mio pastrano... -  Tu  hai tutta quanta l'aurea latinità sul dosso!... Ma, dimmi,è
finestra mestamente lanciollo. - Povero mio, m'accorgo che  tu  sei sempre quello!.. - Ti mutasti tu forse? -
mio, m'accorgo che tu sei sempre quello!.. - Ti mutasti  tu  forse? -
e purìssimo, il più prezioso dei doni, la libertà. E  tu  ... tu me l'hai tolto. Tu mi adescasti, o maliarda, a
e purìssimo, il più prezioso dei doni, la libertà. E tu ...  tu  me l'hai tolto. Tu mi adescasti, o maliarda, a sospirar la
prezioso dei doni, la libertà. E tu ... tu me l'hai tolto.  Tu  mi adescasti, o maliarda, a sospirar la catena, me
gli entusiasmi, gli abbattimenti da tè. E, più che altro,  tu  sei giunta, tu sola, a quanto gli uòmini con la loro
gli abbattimenti da tè. E, più che altro, tu sei giunta,  tu  sola, a quanto gli uòmini con la loro artefatta giustizia
sangue ... di rosa. Tutta, tutta, io ti voglio annientata,  tu  che nascesti sì bella per viemeglio ingannare; tutta, o
con lentezza, colùi: - Teco, l'èsser pietoso, è delitto.  Tu  dovrài prima penare un ben altro morire. Nostra verissima
- E, quella morte, egli la patirà goccia a goccia, e  tu  insieme. Tu lo vedrài perirti dinanzi, senza ch'egli ti
quella morte, egli la patirà goccia a goccia, e tu insieme.  Tu  lo vedrài perirti dinanzi, senza ch'egli ti vegga; tu lo
Tu lo vedrài perirti dinanzi, senza ch'egli ti vegga;  tu  lo udrài invocare il tuo nome, senza che tu gli possa
ti vegga; tu lo udrài invocare il tuo nome, senza che  tu  gli possa rispòndere. Nè un ferro solo rosseggerà di tè e
il sepolcro medèsimo vi accoglierà in un ùnico amplesso. E  tu  allora ... oh allora soltanto! sarài tutta mia, eternamente
imbianca ... Fuggiamo! Vien l'aurora, Son stanca! Sei  tu  stanca?. Fo!leggeremo ancora ... Ma, ecco, l'alba sbianca!
- Eppure io avevo ordita bene la cosa e se perdeva,  tu  avresti potuto sbarazzarti per sempre di quella spia. -
venuta da non so dove, la quale lo aiutava ... -  Tu  vuoi spaventarmi, Teotokris? - interruppe il rajah che era
affrettare il compimento della nostra felicità ... Purché  tu  mi assecondi, purché non insorgano ostacoli d'altra parte,
portò un leggiero turbamento nell'anima del giovane. -  Tu  sai bene, sorella mia - affrettossi a dire l'Albani - che
un gemito. L'Albani sentì crescere le ansietà. - Che? ...  tu  dunque non dividi il mio desiderio? - Poss'io desiderare
desiderio? - Poss'io desiderare altra cosa fuor quello che  tu  desideri? ... Pure ... non aveva pensato ... non credeva
altri vincoli che quelli della propria coscienza! E  tu  forse, mia buona Fidelia, tu vagheggiavi questa prova di
della propria coscienza! E tu forse, mia buona Fidelia,  tu  vagheggiavi questa prova di sentimento, che ha pure le sue
prova di sentimento, che ha pure le sue dolcezze sublimi! -  Tu  non riesci a comprendere perché io voglia sì presto
voluttà che deriva dall'amore di una vergine. - Se  tu  non mi avessi generosamente dispensato dal confessarti le
eventualità dolorosa ... che ormai debbo tacerti, poiché  tu  bramasti di ignorarla. Quei cinque anni per me furono
la pioggia artificiale mi verrà pagata oltre dieci milioni.  Tu  vedi bene, o Fidelia, che io non ho quindi più nulla a
non ho quindi più nulla a desiderare ... fuori di te - che  tu  sola puoi riempiere l'immenso vuoto della mia esistenza
essere, amico mio! - interruppe Fidelia atterrita. - Poiché  tu  vuoi ... poiché io sono pronta a secondarti ... poiché
dirai almeno il suo nome!" interruppi ridendo. "Non ridere!  Tu  non sai quanto bestia io sono in questo momento e quanto
quanto stupido sei tu. Perché lei ti vorrà bene, capisci, e  tu  ne vorrai a lei, e io che se ci penso ti strozzerei come
non scrivi musica e ti piace la mia; ma se mi amasse,  tu  non saresti qui. Non ridere e non domandare il suo nome. La
suo nome. La vedrai stasera. Se non ti piace è inutile che  tu  ne sappia il nome. Le ho già detto che ho qui un canotto e
fatto venire a mie spese il canotto? Vuoi fare all'amore  tu  e che io paghi? Come sei 'ragionàt'!". Non capivo bene,
racchiuso in quell'anima innamorata. - Che hai Elisa?...  Tu  sei malinconica - le disse Enrico mettendosi con lei al
ieri sera mi parlò di te. - Che cosa la ti disse? - Che  tu  credi che io non ti ami più. - È vero. - domandò Elisa. -
- No, te lo giuro - interruppe Enrico - non c'è nulla.  Tu  mi credi, n'è vero Elisa? Tu lo senti che io sono sincero,
Enrico - non c'è nulla. Tu mi credi, n'è vero Elisa?  Tu  lo senti che io sono sincero, e che non ti voglio bene
la fanciulla con infinita grazia - perchè guai a te se poi  tu  m'ingannassi. Sarebbe come ingannare un bambino. Io non so
voi pensiate, nè che proviate per certe donne... ma so che  tu  mi fai soffrire. Queste parole furono dette dalla vergine,
creatura di questo mondo. Fin da quando avevo dieci anni e  tu  non ne avevi che cinque, il primo pensiero d'amore che
non le dirò mai più nulla che ti possa dar ombra. - Ah no,  tu  non devi vederla mai più. - Ma, mia cara, farei una figura
miei amici.... Si direbbe ch'ella mi ha messo alla porta.  Tu  non vuoi, Elisa, ch'io diventi ridicolo. - No, ma io vorrei
vuoi, Elisa, ch'io diventi ridicolo. - No, ma io vorrei che  tu  mi promettessi almeno di non vederla più da solo a sola. -
tante volte - ripigliò - che sulla terrazza non amo che  tu  ci stia di sera, se non con tua madre; speravo che tu
che tu ci stia di sera, se non con tua madre; speravo che  tu  m'avessi a obbedire. Rientrarono tutti e tre in sala, dove
notturne si rinnovassero troppo spesso ... So che  tu  mi vuoi bene ... Spero che la voce dell'affetto figliale in
della meravigliosa macchina io l'ebbi dall'inventore ... -  Tu  hai parlato con quell'uomo! - esclamò il padre di Fidelia,
- esclamò il padre di Fidelia, balzando dal pieritto. -  Tu  dici d'aver parlato coll'inventore della macchina ... ! -
- Rispondi sinceramente al tuo vecchio padre: conosci  tu  il nome del giovine artista, col quale ti sei intrattenuta
Olona, devi affermare coll'esempio, io ti ammonisco che  tu  mancheresti al più sacro dovere di fraternità, accusando ed
mio ottimo amico Professore Angelo Vecchio.  Tu  lo volesti, ed io ho compiuto l'brakadabra. Lo dedico a te,
cotesta, e quest'altra ripara! - Dalla man di un vegliardo  tu  a darle meglio impara!- E non son più due spade, son due
chi colpire l'invisibile Fato fosse in mezzo, indeciso. -  Tu  fai sangue... - Tu menti! - Già la morte hai sul viso! -
Fato fosse in mezzo, indeciso. - Tu fai sangue... -  Tu  menti! - Già la morte hai sul viso! - Vecchio, son gioia e
quasi indifferente? Era lo stesso per lei. - Mi pare che  tu  non stia bene - le disse una sera la signora Villa. - No -
Era già sicura ch'egli mentiva; pure replicò! - Se  tu  menti, commetti un'infamia! Se tu menti, commetti
pure replicò! - Se tu menti, commetti un'infamia! Se  tu  menti, commetti un'infamia! - Ah! ... Commetto un'infamia?
m'insultano, non mi lasciano in pace un momento! ... E  tu  mi rimproveri? E tu levi la voce? Non ti accorgi dunque
mi lasciano in pace un momento! ... E tu mi rimproveri? E  tu  levi la voce? Non ti accorgi dunque ch'io soffro piú di te?
quel verde mister che mi invaghiva, questo motto gentil: "  Tu  ci hai compresi! ".
voglia far torto. Aspetta soltanto che la divisione ... - E  tu  aspetti? - interruppe Gualdo insultante; e, di colpo,
esclamò: noi non siam roba! - Rispose con acrèdine Aronne:  tu  sarài, o sfrontata, quanto vorremo noi ... o piuttosto ...
... io. - Tu? ... perchè tu? - Perchè sono uomo io, e  tu  donna; perchè io comando e tu devi obedire. - Comandi? -
tu? - Perchè sono uomo io, e tu donna; perchè io comando e  tu  devi obedire. - Comandi? - entrò a chièdere Gualdo
all'inferno voi ... lui ... tutti! - eruppe il Beccajo -  Tu  il capo? tu? ... Soppiattone! - Io sono il più forte ... -
- fece il Beccajo, sputando a terra con sprezzo. - E  tu  un mascalzone! - ribattè l'altro. - E, se vuòi, te lo
io non ho mai fatto la birba per meno. Non come tè, stolto.  Tu  che scannavi un cristiano per guadagnarti un grappino ...
- Ma almanco scannavo. Il sangue lava lo schifo dal furto.  Tu  non avesti mai tanto cuore ... - Cuore? ... Gran che per
ringraziato, baciato da quelli stessi ch'egli tingèa,  tu  fuggivi chi ti fuggìa, arso di rabbia e di fame ... - Ma
- Vera ricetta, la tua, per raddoppiarsi la pena! - Che  tu  temevi, e non io! - ripicchiò inviperito il Beccajo. - Al
poi rispose: - Posso accontentarti, signore, purché  tu  finga di essere un servo ed eseguisca qualche piccolo
e le depose sul tavolo che gli stava dinanzi, dicendo: -  Tu  sei pagato per due settimane. Se mi potrai occupare prima
mi potrai occupare prima non ti chiederò la restituzione. -  Tu  sei generoso come un principe - rispose il maggiordomo. -
gli posò una mano sulla spalla, dicendogli gravemente: -  Tu  m'hai promesso di essere muto come un pesce, quindi non
se vorrai guadagnare altri pezzi d'argento. - Parla sahib;  tu  sei più generoso del mio padrone. - Dove si trova la
disse: - Mi ricordo, quantunque avessi molto bevuto, che  tu  m'hai detto essere il fratello di quella signora. - È vero.
occhi fissandoli su Sandokan e chiedendosi se sognava. -  Tu  mi prendi al tuo servizio, sahib! - esclamò finalmente, - e
si trova la giovane indiana. - È più vicina di quello che  tu  credi. - Dimmelo. - Il sudra aprì una porta che era
- È quella che mi occorre. - Fra mezz'ora l'avrai, sahib. -  Tu  m'hai detto che oggi sei libero. - È vero. - Sicché puoi
strappò una pagina e con una matita scrisse alcune righe. -  Tu  consegnerai questa carta all'uomo che mi teneva compagnia,
la chiave? - L'ho presa senza che nessuno se ne accorga. -  Tu  sei un bravo ragazzo. Ora dimmi se mia sorella è sola o in
rincaccia, è la sua balda gioia che ti offusca la faccia.  Tu  spronalo, dimentica, chiudi gli occhi, ti abbranca alla
d'Eva l'imbiancata ara tua... E doman, dietro quella,  tu  scoprirai la sua!
stupendo posto per comporre, e ho detto: Chieco mio, se  tu  non fai il primo atto della Tempesta qui, 'leverito!' come
della Tempesta qui, 'leverito!' come dicono a Fiumelatte,  tu  creperai senza farlo. E ci sono e scrivo. Tu sai, caro
a Fiumelatte, tu creperai senza farlo. E ci sono e scrivo.  Tu  sai, caro Cesare, che gli amici musicanti di Milano, mi
'se òngen' tutti questi 'ragionàt' quanti sono. Solo che  tu  mi devi aiutare perché il poeta veneziano ha il secondo
per il collo, e se non ti dà l'atto, strozzalo. Quindi  tu  vieni qua e stai tre giorni con il povero Chieco. Il primo
patire nella stanza del Direttore la grande umiliazione che  tu  sai e che ha annientato nell'anima mia ogni slancio di
sua superiorità su me, ha soggiunto: - No, caro amico mio.  Tu  non puoi né devi scappare di qui perché tu sei in
caro amico mio. Tu non puoi né devi scappare di qui perché  tu  sei in condizioni molto diverse dalle mie. Tu stai qui con
di qui perché tu sei in condizioni molto diverse dalle mie.  Tu  stai qui con tutti i tuoi diritti e puoi insorgere ogni
te li contesti con l'inganno o con la violenza. E poi  tu  hai una mamma e un babbo che soffrirebbero molto della tua
la Direttrice e il cuoco saranno sopraffatti dagli spiriti,  tu  andrai nella stanzina dei lumi a petrolio che tu conosci,
spiriti, tu andrai nella stanzina dei lumi a petrolio che  tu  conosci, l'aprirai con questa chiave e, attaccata alla
bollivagli nel petto. - Mi riconosci? - Se non m'inganno,  tu  sei l'uomo che dovevo strozzare, - disse.- Che stupido che
- Tanto bello che sono ancora vivo. - È una disgrazia che  tu  sia vivo. - È vero, - disse Tremal-Naik, con ironia. - Se
Un sogghigno contorse le labbra dello strangolatore. -  Tu  non conosci Suyodhana, - diss'egli. - Lo conoscerò,
è forte. - Lo dirai più tardi. Ascoltami e rispondi e  tu  Kammamuri riattizza il fuoco che forse ne avremo bisogno.
- proseguì Tremal-Naik, - chi è questa divinità che  tu  chiami Kâlì e che esige tante vittime? - Non parlerò. -
tutti a Suyodhana, nostro capo. - Manciadi, conosci  tu  la vergine della pagoda sacra? - E chi non la conosce? -
- Forse agonizzante! - esclamò, mordendosi le mani. -  Tu  sai qualche cosa. Oh! parlerai, sì parlerai, dovessi
Il torturato non rispose. - Vedi quel fuoco? Se  tu  non sciogli la lingua, ricomincio le torture - Parlare? -
pietà alcuna. - Ti odio ... ma la tua Ada ... la donna che  tu  ami ... morrà! ... Quale gioia, al pensare ... che proverà
Tremal-Naik si gettò, come un forsennato, sull'indiano. -  Tu  menti, - urlò. - Non è possibile! non è possibile! - È vero
non proseguire ... Confesso tutto ... - Lo sapeva io che  tu  avresti parlato. Spicciati, se non vuoi che ricominci
la sorte che ... mi è toccata ... sapranno che  tu  ... sei ancor vivo ... Ebbene, uno dei due ... bisogna che
esserci ancora utile. - E vuoi partire senza di me? -  Tu  lo vedi, non puoi seguirmi. Se lasciamo solo quell'uomo,
Sai che a Raimangal ci attende la morte? - Lo so, padrone.  Tu  vai a sfidarla per salvare la donna che tu ami ed io ti
Lo so, padrone. Tu vai a sfidarla per salvare la donna che  tu  ami ed io ti seguo. Meglio morire al tuo fianco che solo
- proseguì Marliani sottovoce. - Così non la può andare. O  tu  mi dici che il conte non è nulla per te ed io ti credo,
e ti domando perdono delle insolenze che ti dissi ieri; o  tu  persisti a trattarmi così, e allora io ti ripeto che sei la
pensò che bisognava tener buono il Marliani e riprese: -  Tu  sei troppo gentiluomo per fare una simile vigliaccheria. -
vigliaccheria. - Bada Nanà a non scherzare col fuoco.  Tu  non sai quello che mi fai soffrire. Non farti insultare
vuoi che ti risponda, vediamo, maleducato che sei! - Se  tu  ami il conte O'Stiary. - Io non amo nessuno. - Ma egli è
novità! Chi è dei presenti, che non è innamorato di me? -  Tu  vuoi sposarlo. - Chi lo dice? - Me lo ha detto il Sappia. -
soffire così? - Com'è che ti tratto? - domandò Nanà. -  Tu  vorresti dunque che io fossi continuamente nelle tue
dunque che io fossi continuamente nelle tue braccia?  Tu  non vuoi assolutamente ammettere che ho fissato di mutare
te? E se io non sono innamorata con quale diritto pretendi  tu  che io resti eternamente la tua amante? - Qui non c'entra
I diritti non esistono che nel matrimonio. Ebbene! vuoi  tu  sposarmi Nanà? Io sono pronto. - Ma dunque siamo proprio
pianoforte, andò vicino a Nanà e le disse sottovoce: - O  tu  questa notte mi ricevi o io vado a provocarlo, ti avviso. -
sono più calmo e ti parlo. - Uccidermi? Perchè? - Perchè  tu  sei la più infame prostituta, la più spudorata sgualdrina,
balbettò. - Che cosa ti ho fatto? - Che cosa mi hai fatto?  Tu  hai tanta fronte di domandarmelo? Chi è che è uscito anche
insomma che Aldo Rubieri sta con te tutte le notti, mentre  tu  mi fai soffrire per comparire onesta e per riuscir a
e di calunnie? - disse Nanà - che nome meriteresti tu? - Se  tu  sei capace di provarmi che io mi sono ingannato mi
qui gli amici? E poi io te l'ho già detto, non voglio che  tu  la conosca la Monrichard. È un puntiglio!... Pensa pure
in silenzio. - Enrico - disse Nanà ad un tratto - vuoi  tu  avere la prova la più certa che io non penso che a te solo,
io non ci ho interesse ma che ti amo non voglio neppure che  tu  mi dia la tua parola d'onore, che prima di esigere che io
che io sia tua, mi sposerai... Ma almeno saprò che anche  tu  sei lontano dalla tua Elisa. Nanà non gli aveva mai parlato
donna, aggrottando le sopracciglia, ma beato in cuor suo. -  Tu  sarai sorpreso - disse Nanà - di vedermi qui da te, n'è
sera con Cantis. - È pazzo quel fanciullo o l'hai aizzato  tu  stessa contro di me? - Perchè vorresti ch'io lo avessi
giovarti assai se mi vorrai obbedire... Vedi che in caso  tu  non mi daresti che la senseria. - In fondo sei una gran
cuore in pace e sono venuta come vedi, a congedarmi. Vuoi  tu  che ci lasciamo in pace? - Come si fa a negarti una cosa
meneghino, che s'inteneriva sempre più. - Eppure io so che  tu  stavi preparando una vendetta. - Sì..., ti confesserò che
a venire da te. Io non so quando partirò, ma nel frattempo  tu  puoi figurarti quanto io ci tenga che i miei amici non
affari, - fosse così buona e così provvida per lui?" -  Tu  mi colmi - disse egli prendendo una mano della bella e
voglio soltanto essere tua amica e star certa che  tu  non mi vuoi far del male. Nanà si era levata in piedi e
- Che cosa c'è di nuovo? - Io credevo - disse Nanà - che  tu  fossi un gentiluomo e temo di dovermi disingannare. - Mi
di non dire al tuo amico O'Stiary in qual luogo a Parigi  tu  mi avessi incontrata. - Ebbene? - Non è che a me importi
madama Tricon? - No, ma se lo sa non puoi essere stato che  tu  a dirglielo. - Se lo sa non può essere stato che Marliani.
mio caro, che io sono obbligata di partire da Milano. -  Tu  parti? - sclamò il Sappia leggermente commosso da questa
sclamò il Sappia leggermente commosso da questa notizia. -  Tu  non sai ancora un segreto della mia vita, che ho sempre
mio passato. - Dov'è ora questo tuo marito? - A Parigi. - E  tu  fai conto di tornar a Parigi? - Sì - rispose Nanà
- No. - Tuo marito è ricco o povero? - È povero. - E  tu  vuoi tornargli insieme? - Si. Egli riconosce e addotta il
sia andato a monte. - Perchè? - Perchè Enrico è rovinato. E  tu  certo non puoi vantarti di non esserci entrata in buona
di non avere rimorsi. Egli era già quasi rovinato prima che  tu  venissi a Milano. "Assolutamente - pensò Nanà fra sè - se
sempre grossolano con me, caro Aldo! - disse Nanà. - Ah,  tu  sai bene che io non faccio complimenti neppur alle donne
questo interesse? - Non c'è nulla che mi vieti di dirtelo.  Tu  sai che Enrico era promesso sposo della signorina Elisa
come io penso alla regina di Golconda. - Lo so. - Ma se  tu  riesci a condurlo via con te, gli è come dire che andrebbe
è proprio l'ideale del saper vivere. - A me basterebbe che  tu  me lo tenessi lontano un mese. Per questo mese io penserei
allo scrigno, quando un dubbio lo fece arrestare: -  Tu  non ti fidavi di me. Dovrò io fidarmi di te? - Se non ti
- Non potresti dirmi qualche cosa che mi affidasse che  tu  saprai davvero trascinarti dietro il giovinetto? A Nanà
qui; egli mi risponderà che è pronto a fuggire con me, e  tu  lo leggerai pel primo. - Se tu sei così brava ti snocciolo
è pronto a fuggire con me, e tu lo leggerai pel primo. - Se  tu  sei così brava ti snocciolo subito uno sull'altro i tre
Nanà scrisse: "Mio adorato Enrico, "M'è nato il dubbio che  tu  abbia mutato di parere. Assicurami subito che tu sarai
dubbio che tu abbia mutato di parere. Assicurami subito che  tu  sarai pronto questa sera, per l'ultima corsa di Arona, a
che mi spinge ora a farti questa confessione. Mi ami  tu  abbastanza malgrado ciò? Me lo dirai domani sera lungi da
augurio, un po' per chiasso, soleva dirgli: - Bimbo mio,  tu  sarai barone! Bimbo mio, tu sarai duca! Bimbo mio, tu sarai
soleva dirgli: - Bimbo mio, tu sarai barone! Bimbo mio,  tu  sarai duca! Bimbo mio, tu sarai Principe! Bimbo mio, tu
mio, tu sarai barone! Bimbo mio, tu sarai duca! Bimbo mio,  tu  sarai Principe! Bimbo mio, tu sarai Re! E ogni volta che
tu sarai duca! Bimbo mio, tu sarai Principe! Bimbo mio,  tu  sarai Re! E ogni volta che lei gli diceva: tu sarai Re, il
Bimbo mio, tu sarai Re! E ogni volta che lei gli diceva:  tu  sarai Re, il bimbo accennava di sì colla testina, come se
si trovò a passare proprio il Re, e sentito: Bimbo mio,  tu  sarai Re, la prese in mala parte, perché non aveva avuto
a piangere e strillare. Lei gli ripeteva: - Bimbo mio,  tu  sarai barone!... Tu sarai duca!... Tu sarai Principe! ...
Lei gli ripeteva: - Bimbo mio, tu sarai barone!...  Tu  sarai duca!... Tu sarai Principe! ... Ma il bimbo non si
- Bimbo mio, tu sarai barone!... Tu sarai duca!...  Tu  sarai Principe! ... Ma il bimbo non si chetava. Talché una
volta, per prova, tornò a dirgli sottovoce: - Bimbo mio,  tu  sarai Re! Il bimbo accennò di sì colla testina, come se
Maestà!... Mi han rapito il bambino! - Bimbo mio,  tu  sarai Re! - le rispose il Re facendole il verso, per
il bambino per proteggerlo) rispose soltanto: - Bimbo mio,  tu  sarai Re! Visto che il destino era quello, e non volendo
sua mamma e non sapeva staccarsela dal petto: - Bimbo mio,  tu  sarai Re! Ed era già Reuccio, poiché il Re lo adottava! Qui
lo conciarono per le feste, tanto che morì. - Bimbo mio,  tu  sarai Re! E si era avverato. Stretta è la foglia, larga è
correva il lei fra di noi. - No, no, parlo seriamente -.  Tu  diventasti pallida a un tratto e abbassasti la testa. -
scoppiettava allegro, ma non eravamo soli. Che rabbia!  Tu  mi leggevi negli occhi la grande impazienza e mi guardavi
e ti dissi all'orecchio: - Non mi crede ancora?  Tu  ti baloccavi con le molle, ravviavi i tizzi accesi; mi par
il mio disinganno. Non ero tra le rose in quel punto. Se  tu  non fossi rimasta seria, chi lo sa?, forse non sarebbe
forse non sarebbe avvenuto quel che dopo è avvenuto. Ma  tu  rimanesti seria seria. - Amici come prima? - Piú di prima -
secondo te, non avremmo dovuto venirci; avevamo fatto male.  Tu  avevi rimorso. Eri nervosa, inquieta, malcontenta di te
sulla strada di Cassano sballottando il legno su cui  tu  sedevi accanto a me, ora mia, proprio mia! Tu forse pensavi
legno su cui tu sedevi accanto a me, ora mia, proprio mia!  Tu  forse pensavi le stesse cose. Era difficile non pensarci.
si empí del fumo delle nostre sigarette, cioè delle mie;  tu  ne fumasti appena una. Guardavamo fuori, in piazza, le
anche i nostri nomi su quell'album di legno verniciato. E  tu  scrivesti: Fasma (nome di adozione) col tuo bel
rammenti che io vi scrissi alcuni versi in lingua russa che  tu  volesti tradotti? Ho visto passare l'Amore Con un gran
li copierà per cercare di farseli tradurre anche lui! E  tu  ripetevi cantarellando: Ho visto passare l'Amore Con un
lontano lontano, una fiaba, una leggenda. Mentre scrivo,  tu  dormi tranquillamente nella camera accanto; mi par di
respiro ... Sono venuto una volta per assicurarmi se eri  tu  che muovevi la culla accosto al letto. No, era Lillí che
bottone del vestito e toccò il tasto di Olimpia. "Spero che  tu  non vorrai infierire contro questa incipriata creatura:
il suo mestiere, canta come può. Il mio parere sarebbe che  tu  l'avessi a pigliare colle molle d'argento, come si fa collo
"Dunque," soggiunse "dicevo poco fa a tuo padre che  tu  sei pentito e dolentissimo di ciò che è accaduto ieri sera;
non è pronto a giurare quest'imbecille mangiapane?" "Adesso  tu  stammi zitto e lascia parlare a me. Siamo uomini o donne?"
passato non si deve parlar più in vitam aeternam, amen Sei  tu  disposto, Lorenzo, a far veramente giudizio? Se sì, questo
come un maglio pesante sul ginocchio. Voleva gridare: "Tu?  tu  metti alla porta tuo padre?" ma non gli venne fuori che un
sotto il viso del ragazzo. "Tu fai lega co' suoi nemici;  tu  lo tratti come un ladro; tu gli avveleni la vita, la
"Tu fai lega co' suoi nemici; tu lo tratti come un ladro;  tu  gli avveleni la vita, la vecchiezza; tu porti la vergogna e
come un ladro; tu gli avveleni la vita, la vecchiezza;  tu  porti la vergogna e lo scandalo nella sua casa; tu gli
tu porti la vergogna e lo scandalo nella sua casa;  tu  gli rinfacci tutto ciò che ha fatto per il tuo bene, tu gli
tu gli rinfacci tutto ciò che ha fatto per il tuo bene,  tu  gli butti sul viso un insulto infame... non figlio, ma
cominciano a sfilare dinanzi al padiglione. - Sai  tu  - chiede a Foscolo l'Alfieri - a quanti ascendano i nuovi
qui? E voi volete morire! Ugo mio, io non credevo che  tu  avessi a dirmi così! - Ma sei proprio tu? - Ugo si storceva
la tua. Ti discaccio la morte! - Io ti strappai al fuoco:  tu  al fuoco mi rigetti! - E poi, come se Ugo acquistasse
per te! - Che ti dissi? Non dobbiamo vederci più! Se muoio,  tu  non devi saperlo: se vivo, ho un giuramento a compiere! Ti
la sposa a vedere il padre per l'ultima volta: - Fuggimi!  Tu  non sai che cosa ho pensato di te! Ella trepidò. Ed egli: -
Ed egli: - Affrettati! - Non m'ami? - .... T'amo, sì! Ma  tu  qui vedresti un grande tormento! Oldrado e Guidinga
chi io sono? - Nessuno! E nessuno lo può dire perchè  tu  sei Ugo! - Io devo dirlo. Sono vinto e vituperato. - T'amo!
tutto, gli domandò: - Ugo, sei pronto? - A tutto, purchè  tu  mi baci! - rispose Ugo. - Ancora e sempre. - Ora mi trovo
E qual'è? quella degli agi, dell'ambizione, del potere?  Tu  non sai com'è l'anima mia! come amore, memorie, gelosia,
ghermito da un pensiero. - E di che temi dopo? Dio sa che  tu  sei mio, ch'io sono tua. Se così volle per tormentarci,
con quei rozzi panni: Imilda si strinse a lui, dicendo: -  Tu  hai pane nella bisaccia? Quando sarà finito, lo domanderemo
gli occhi e le labbra, tra curiosa e diffidente. -  Tu  non sei piú una bambina - prese a dire la signora Marulli.
e lasciava cadere le parole lentamente - che da ora in poi  tu  devi pensare al posto da farti nella società ... - Va bene;
giovani ti sono già attorno - riprese la Marulli, severa. -  Tu  intanto ... - Li lascerò fare. A questa brusca interruzione
ad ogni contrazione delle labbra fatta per contenersi. -  Tu  sei ancora malata - disse, dopo alcuni istanti di silenzio.
meglio a rimanertene a letto. - No, mamma, sto bene ... Ma  tu  hai ragione di dire cosí; è meglio spiegarsi. Sappi dunque
- replicò la signora Teresa. - Ma, bada, ve'! È bene che  tu  lo sappia: a me i romanzetti non garbano punto. So come
garbano punto. So come troncarli: tientelo per detto. - Se  tu  credi che io abbia dei romanzetti pel capo! - Che significa
dunque quel: lasciami libera? - Te lo spiegherei se  tu  fossi piú calma. - Sono calma, calmissima; ci vuol altro
"Allora il più ricco di tutti sono io ... " "O  tu  quanto hai?" "A me", rispose Pipì, "mi mancano solamente
di tornarmene a casa mia ... " "T'inganni, povero Pipì!  Tu  non tornerai a casa." "Pazienza! Resterò qui." "Nemmeno: tu
Tu non tornerai a casa." "Pazienza! Resterò qui." "Nemmeno:  tu  verrai con me ... " "Con lei? ... Neanche se mi fa legare
direzione dell'albergo. - Noi ci fermeremo alcuni giorni e  tu  metterai a nostra disposizione tutte le tue camere. - Tu
e tu metterai a nostra disposizione tutte le tue camere. -  Tu  sahib sarai servito come un rajah od un marajah - rispose
vuotato un paio di bicchieri di toddy. - In questa faccenda  tu  devi avere una parte importantissima. - Mio padre era un
ed io farò tutto quello che vorrai. - A me occorre che  tu  porti qui a bere qualche servo della casa del favorito. -
di toddy, specialmente quando sa di non pagarlo. -  Tu  dunque andrai a ronzare sulla piazza di Bogra e prenderai
- Mi basta di uno - disse Sandokan. - Portamelo qui. -  Tu  sarai obbedito, sahib. - Va' dunque. - Poi volgendosi ai
Bindar. - Egli è pronto a bere anche un vaso di toddy, se  tu  glielo offri. - Sandokan squadrò attentamente il nuovo
di fuoco. - Siedi e bevi a tuo piacimento - gli disse. -  Tu  non perderai inutilmente il tuo tempo perché sono uso a
è avido assai di rupie e anche di sterline. - Potresti  tu  parlargliene? - Io no, ma il maggiordomo sì. - È ancora a
non può vivere senza di lui. - Bevi ancora, giovanotto e  tu  Tremal-Naik fa' portare delle bottiglie di gin o di brandy
- Io sono il fratello di quella giovane. - Tu, sahib? -  Tu  però non devi dirlo se vuoi guadagnare una ventina di
- Talvolta anche i pesci emettono dei suoni. Mi basta che  tu  sia muto come quelle teste d'elefante che adornano le
le pagode. - Ho capito, - rispose l'indiano. - E se  tu  mi servirai bene avrai fatto la tua fortuna - continuò
e gliele porse dicendo: - Per oggi queste, a patto però che  tu  mi presenti al maggiordomo, desiderando io di avere un
alla corte, poco importa che sia alto o basso. - Purché  tu  sia con lui generoso, l'impiego può fartelo avere. Ha un
- Andiamo subito adunque. - Ed io? - chiese Tremal-Naik. -  Tu  mi aspetterai qui, - rispose Sandokan, strizzandogli
inchino, a chiamarlo signore e pregarlo di sedersi. -  Tu  saprai già, chitmudgar, lo scopo della mia visita, - gli
molto stancato. - Ho ricevuto il corno del rinoceronte che  tu  mylord hai ucciso. Il suo proprietario doveva essere un
po' difficile a scovarlo. Altra cosa invece è la colpa che  tu  hai commesso e che è gravissima. Stamane è venuto da me il
Stamane è venuto da me il capo del villaggio, dove  tu  hai cacciato, e che per tua disgrazia è uno dei più
disgrazia è uno dei più influenti del regno, a dirmi che  tu  ed i tuoi uomini avete ucciso la vacca sacra, che godeva la
niente in confronto a quelli che ci colpiranno ora. -  Tu  sei un imbecille. - No, io sono un indiano che adora
ho nominato grande cacciatore della mia corte, sostiene che  tu  hai torto. - Io ho dei testimoni. - E cosa dicono? - Che il
pur avendo riconosciuto che non era un jungli-kudgia. -  Tu  sei una canaglia! - gridò Yanez. - Taci, mylord, - disse il
Yanez ironicamente. - Non sarà più quella. - Che cosa vuoi  tu  dunque? - La tua punizione. - Io non l'ho uccisa per recare
per recare uno sfregio alle tue credenze religiose. - Sì. -  Tu  menti come un sudra. - Mi appello a questi uomini. - È
disse l'ufficiale che lo aveva accompagnato alla caccia. -  Tu  hai ordinato il fuoco ai tuoi, per fare un dispetto a
a quest'uomo ed uno sfregio a tutti gli abitanti. - Anche  tu  m'accusi? - Ed anche i seikki. - Yanez si trattenne a
bassa. - Che cosa devo fare adunque? - Confessare che  tu  hai ucciso la vacca sacra per dispetto e lasciarti punire.
delitto è grave. - Sicché dovrei subire qualche pena. - Se  tu  fossi un mio suddito, mylord, io dovrei farti schiacciare
mio elefante carnefice, come vogliono le nostre leggi; ma  tu  sei straniero e per di più inglese e siccome io non
il capo. - Vieni con me a tentare la prova dell'acqua! Se  tu  rimarrai più sotto di me, la ragione sarà tua. - Che cosa
se non ti spiace. - Sta bene ed io dimostrerò al rajah che  tu  hai torto. - E allora gli farò dare cinquanta legnate, -
prima fuori la testa, se non vorrai crepare asfissiato.  Tu  non sai che quantunque io sia un europeo, sono ormai mezzo
il recinto, fermandosi dinanzi all'indiano. - Forse  tu  speravi che io non venissi. - No, - rispose asciuttamente
in questa stagione, anzi servirà ad aguzzarmi l'appetito. -  Tu  dovrai resistere più che potrai. - Oh stancherò facilmente
silenzio glaciale. Solo il giudice più vecchio gli disse: -  Tu  hai vinto, mylord, quindi tu avevi ragione e quel
più vecchio gli disse: - Tu hai vinto, mylord, quindi  tu  avevi ragione e quel miserabile avrà la punizione che si
quel miserabile avrà la punizione che si merita, a menoché  tu  non chieda la sua grazia. - Ai furfanti di quella specie io
nella sala del trono dove il rajah lo attendeva. - So che  tu  hai vinto la prova, - gli disse il principe con un benevolo
- Io ascoltarti, Altezza, - disse Yanez avvicinandosi. -  Tu  mi hai detto di esseri recato nella foresta a cacciare la
più di duecento persone. - Molto appetito quella bestia! -  Tu  sei grande cacciatore, mi hai detto. - Moltissimo. - Vuoi
vorrai. Pensaci. - Io avere pensato. - Che cosa vorrai? -  Tu  avere commedianti a corte, Altezza. - Sì. - Io voler vedere
commedie indiane e suggerire io soggetto ad artisti. - Ma  tu  non domandi nulla! - esclamò il rajah, che cadeva di
Io dare a mangiare a quella brutta bestia molto piombo.  Tu  Altezza preparare domani elefanti e scikari, prima spuntare
subito scomparso. - Ah! Birbante! - mormorò Yanez. - Eri  tu  che suggerivi al principe! Deve essere quel greco
focosi destrieri. - Bindar, - disse, - hai udito a parlare  tu  della tigre nera che ha mangiato i figli del rajah? - Sì,
E come è bello quando increspato dalla brezza, dolcemente  tu  gonfi l’eburnee tue ali quasi danzando, scherzando e
della pagoda sacra, - disse dopo qualche tempo l'indiano, -  tu  corri un gran pericolo. Ada fremette. L'accento
e minaccioso. - Dove sei stata questa notte? Mi dissero che  tu  sei entrata nella pagoda. - È vero. Tu mi inviasti dei
Mi dissero che tu sei entrata nella pagoda. - È vero.  Tu  mi inviasti dei profumi e li versai ai piedi della tua
veduto nella pagoda? - Nulla. - Vergine della pagoda,  tu  corri un gran pericolo, - ripeté l'indiano con voce ancor
mai su questa terra, ha palpitato d'amore per un uomo che  tu  vedesti nella jungla nera. Quest'uomo è sbarcato la notte
ma io lo ritrovai. Quest'uomo è entrato nella pagoda. -  Tu  menti! tu menti! - esclamò la sventurata giovanetta. -
lo ritrovai. Quest'uomo è entrato nella pagoda. - Tu menti!  tu  menti! - esclamò la sventurata giovanetta. - Vergine della
te che quell'uomo non ardì alzare le sue mani su di te. -  Tu  menti! tu menti! - ripeté la giovanetta, smarrita. - Ma
non ardì alzare le sue mani su di te. - Tu menti!  tu  menti! - ripeté la giovanetta, smarrita. - Ma quell'uomo
giovanetta con un tono di voce da non lasciare dubbio. - Se  tu  tocchi un sol capello a quell'uomo, ti giuro che la tua dea
- disse egli, ostentando calma. - Quell'uomo sarà salvo, ma  tu  devi solennemente giurare che non l'amerai mai! Ada mandò
uno straziante gemito e si torse disperatamente le mani. -  Tu  mi uccidi! - esclamò ella, singhiozzando. - Sei l'eletta
che è ormai gigante. - Giuralo e quell'uomo è salvo. - Sei  tu  dunque inesorabile? Non v'è più adunque alcuna speranza? Ma
- Siamo inesorabili, - incalzò l'indiano - Ma non hai  tu  adunque mai amato? - chiese ella, piangendo di rabbia. -
sulle stuoie. L'indiano ruppe in uno scroscio di risa. -  Tu  hai giurato che non l'amerai, - diss'egli con satanica
del Gange. - Quella vergine tenterà forse di suicidarsi, ma  tu  glielo impedirai, giacché la nostra divinità non ha per ora
nostra divinità non ha per ora che costei. Se muore, morrai  tu  pure. - Lo impedirò. - Radunerai poscia una cinquantina dei
compagni ed allora ti rapirò, ti salverò. Essi son forti,  tu  hai detto, essi sono terribili, ma io sarò più forte e più
tenerezza. - Qual destino mai pesa su di te? Perché  tu  non puoi amarmi? La morte troncherà la tua vita, hai detto,
La morte troncherà la tua vita, hai detto, il giorno che  tu  dovessi diventar mia sposa; ma io l'arresterò questa morte,
al suo fianco, mettendosi dinanzi un paio di pistole. -  Tu  adunque hai detto di conoscermi, - disse il capitano
sguardo acuto come la punta d'uno spillo. - Ti dissi che  tu  sei il capitano Harry Corishant, - rispose lo
giorno in cui il laccio di seta ti stringerà la gola. - E  tu  me lo dirai il giorno in cui il ferro rovente calcinerà le
dei thugs. Solo a questo patto puoi salvare la vita. - Ah!  tu  vuoi farmi parlare? E su cosa? - Sono il padre di Ada
- L'indiano ancora tacque. - Io ti darò quanto oro  tu  vorrai, e ti condurrò in Europa onde sottrarti alla
Non hai giurato fedeltà a quella bandiera? - Sì. - Saresti  tu  capace di tradirla? - Oh mai! - Ebbene, io ho giurato
alla mia dea, che è la mia bandiera. Né la libertà che  tu  mi prometti, né il tuo oro, né gli onori scrolleranno la
conosci tu? Li conosci  tu  questi giorni fangosi e sporchi, quando la Noia immortale
cui parte ed a cui ritorna ogni minuto la mia vita! L'hai  tu  mai vista la barchetta-fantasma? L'hai tu vista, amor mio?
mia vita! L'hai tu mai vista la barchetta-fantasma? L'hai  tu  vista, amor mio? ..... Odimi. Io non so quando avvenne la
l'altro, dovendo inevitabilmente incontrarsi. - Che fai  tu  alla finestra, Tecla? È un'ora che guardi nel buio, quasi
ad amare. - La brezza della sera ti fa male, Tecla.  Tu  sei pallida come un cadavere. - Lasciami qui, te ne prego.
pallida come un cadavere. - Lasciami qui, te ne prego. -  Tu  sei triste, Tecla. A che pensi? - Io non penso, Bruno. -
Tecla, la tua mano è gelata e le tue labbra sono, ardenti;  tu  soffri, tu tremi, tu vacilli ... - Muoio ... Ma in una
tua mano è gelata e le tue labbra sono, ardenti; tu soffri,  tu  tremi, tu vacilli ... - Muoio ... Ma in una notte cupa e
gelata e le tue labbra sono, ardenti; tu soffri, tu tremi,  tu  vacilli ... - Muoio ... Ma in una notte cupa e profonda,
che illumini due cadaveri ed una tomba, amore. - Che temi  tu  dalla morte? - Dividermi da te. - Giammai. Dio deve
a quell'aspetto. È la pruova infallibile e singolare. L'hai  tu  vista? L'hai tu vista, la barchetta-fantasma? O sciagurata
È la pruova infallibile e singolare. L'hai tu vista? L'hai  tu  vista, la barchetta-fantasma? O sciagurata me, se fui sola
me come con un'estranea che si trovi in casa tua senza che  tu  sappia per- ché. Non mi ami più? Confessamelo, metterò
Senti qui. Non c'è più ombra di profumo, niente! Hai  tu  forse altri pretesti? Ho rispettato il tuo dolore, ti ho
la nominar più!" ripetè Patrizio con voce cupa. "Non m'hai  tu  detto: Era gelosa di te?" "Gelosia da madre!" "Orrore che
mari e monti. Ricordi? Quella sera che dalla finestra  tu  mi dicesti: "V'amo, signorina!" io ti risposi: "In che
travedi stranamente. Poco fa, quando ti rimproveravo: "Se  tu  comprendessi, non lo diresti!" erano appunto i nervi che ti
E mi facevi pena, perché mi accorgevo che non sei, come  tu  credi, perfettamente guarita." "Che cosa dicevo di strano
a quell'intimazione. "Ne convengo, sono stato eccessivo. Ma  tu  non puoi farti un'idea del dolore che provo, tu che ignori
Ma tu non puoi farti un'idea del dolore che provo,  tu  che ignori la mia triste fanciullezza, la mia giovi- nezza
parola, il suo coraggio, la sua rassegnazione di santa! Oh,  tu  l'hai conosciuta in mal punto! Aveva avuto me, me soltanto
avuto me, me soltanto per tant'anni, per ciò le pareva che  tu  le avessi rubato il cuore dal figlio. Acceca- mento di
Acceca- mento di madre, nient'altro. E poiché io sapevo che  tu  non l'amavi, come avrei potuto dirti: Piangiamo insieme?
parola, una parola di perdono, mi par d'impazzire! Neppure  tu  sai compa- tirmi, neppure tu sai perdonare! ... Mi conosci
mi par d'impazzire! Neppure tu sai compa- tirmi, neppure  tu  sai perdonare! ... Mi conosci male. Io non sono come gli
mia. Nel mio cuore non c'è lie- vito di altri amori ...  Tu  sei stata l'unica donna, dopo mia madre, che n'abbia preso
contenta, feli- ce! E mi sento fanciullo accanto a te!  Tu  comprendi la vita a modo tuo, come molti altri forse. Che
E non ho mai potuto, paventando la tua risposta. E forse  tu  saresti venuta; sei così buona! ... Saresti venuta?" "Oh,
di lui l'andava avvincendo, ella si ripeteva da sè: "Se  tu  lo comprendessi, non lo diresti!". Il suo male le aveva
parole che contenevano sconvenienze a quel che pareva? "Se  tu  lo comprendessi, non lo diresti!"" Poi, la commozione
singhiozzante e incapace di continuare a parlare. "Ah!  Tu  piangi?" egli disse, sforzandosi di mostrarsi allegro.
attore d'Italia - disse Osnaghi, il poeta: - peccato che  tu  non possa andare a sentirlo. - Che importa l'attore in
solamente le parole, presuppone tutto il lesto nell'attore.  Tu  sopprimeresti altrimenti il teatro. - Si seppellirebbe un
del Rabbi di Nazaret, conclude rivolta al centurione: "se  tu  a Roma non mi troverai fra le compagne di Tiberio cercami
il proprio giudizio: "Innanzi a te Egli è già un mito, e  tu  innanzi a Lui sei già la posterità incredula che simula
idea e linguaggio... - Perchè perdi in questo momento  tu  stesso la misura? - Perché il dramma c'era. - T'inganni.
e bada che nè Lopez, nè Calderon sono grandi poeti. -  Tu  opponi un fatto ad un'idea: è troppo poco. - Forse!-
Forse!- intervenne Osnaghi - ma io ti opporrò idea a idea.  Tu  credi al dramma di Cristo, io no: tu vedi d' ambiente e la
opporrò idea a idea. Tu credi al dramma di Cristo, io no:  tu  vedi d' ambiente e la scena, Gerusalemme divisa fra partiti
e in questo dissidio l'anima del pubblico si frange. Se  tu  lo mostri Dio, tutto il suo valore umano non è più che un
il Crocifisso. - La poesia è fede - esclamò l'abate: -  tu  sei vicino ad accoglierla. - No - interruppe Tarlatti, - la
è nel dubbio: ecco perchè ho amato la figura di Cristo.  Tu  no, abate, non puoi rileggerle perchè hai la seconda vista
fanno ancora dei versi, non sentono più Cristo che dipinto.  Tu  socialista, se davvero il socialismo sarà Un'epoca nello
spirito umano, devi intendere quella, dalla quale esce. Ami  tu  Cristo?. - Io lo odio. - Tanto meglio! Il tuo odio potrebbe
cristianesimo non ha potuto comprendere il suo tradimento,  tu  dicevi. Ebbene, io ti rispondo: perchè tradimento non vi
una stazione. - Nell'infinito. Arrestati, se puoi,  tu  che parli di stazioni: il tuo giorno è un baleno fra due
sarà bello perchè potrà guastarsi, non sarà giusto perchè  tu  condanni il presente, e non puoi mutare il passato. Se tu
tu condanni il presente, e non puoi mutare il passato. Se  tu  vuoi la felicità degli uomini vivi, perchè non la pretendi
infelice. - Ancora l'uomo contro l'uomo! Perché? questo se  tu  li credi eguali? E se invece sono dispari nella natura,
appelli. Sono gli eletti di Dio. - E la chiesa, della quale  tu  vesti l'abito? - intervenne con fine sorriso Tarlatti. -
sempre più fredda: "Per pietà, non morire, non voglio che  tu  muoia, non mi lasciare, ho paura!…", voi non riuscirete ad
che aveva nervosamente arricciati i suoi baffi, replicò: –  Tu  dunque credi che la più angosciosa morte dell’amore sia
le sue labbra s’atteggiavano a un sorriso sarcastico. –  Tu  accusi la morte! Non sai tu dunque di che cosa è capace la
a un sorriso sarcastico. – Tu accusi la morte! Non sai  tu  dunque di che cosa è capace la vita?… Ti duole che una
fatale distrugga il sogno d’una gioia senza fine! Ma  tu  non pensi che, in ragione di questa stessa fatalità, il tuo
felice, ella ti ripeteva, malinconicamente: "Sarai  tu  quello che mi lascerai!". Tu allora protestavi, giuravi,
malinconicamente: "Sarai tu quello che mi lascerai!".  Tu  allora protestavi, giuravi, non sapevi né potevi darle una
impeto di sdegno, la colmi di rimproveri, la minacci? No!…  Tu  ti getti ai suoi piedi, le ricordi le sue parole, le dici:
questo? È impossibile, non è vero? È una prova alla quale  tu  vuoi mettermi, è una paura che vuoi farmi… Tu sei mia, tu
alla quale tu vuoi mettermi, è una paura che vuoi farmi…  Tu  sei mia, tu m’hai detto che non potevi vivere senza di me…
tu vuoi mettermi, è una paura che vuoi farmi… Tu sei mia,  tu  m’hai detto che non potevi vivere senza di me… Che cosa
Che cosa t’ho fatto? quali colpe ho commesse?…". Ella tace.  Tu  ti batti la fronte e riprendi: "Sì, ho una colpa… Non t’ho
colpe insignificanti di cui ella stessa non è immune.  Tu  non le rimproveri le sue; le prendi una mano, la scuoti, la
il cuore, ti brucia gli occhi, ti toglie il respiro…  Tu  pensi: "Non la vedrò dunque mai più?… Non sentirò il suo
la sua fronte?…". Passano giorni vuoti, monotoni, eterni.  Tu  ritrovi le sue lettere, i suoi ritratti; ed hai paura di
che si pente, che mi chiama…". Nulla! Tutto è finito!  Tu  non la vedrai più, mai più, mai più! Allora, a queste
vedrai più, mai più, mai più! Allora, a queste parole che  tu  ripeti incessantemente, disperatamente, la tua ragione
e di terre li posson dividere? Quali catene impedire che  tu  ti slanci verso di lei? E vuoi rivederla; a costo di tutto,
di lei? E vuoi rivederla; a costo di tutto, bisogna che  tu  la riveda. Davanti a lei, la tua passione scoppia
morta; ma ella non è morta per gli altri; è morta per te.  Tu  la scorgi, talvolta; e provi il bisogno pazzo di andare
la ricoprisse, un pacificamento avverrebbe nel tuo spirito;  tu  non avresti quelle tentazioni, la tua piaga non si
la tua piaga non si riaprirebbe tutti gl’istanti.  Tu  non penseresti di tentare ancora una volta la resurrezione
La morte ha questo di buono: uccide la speranza. Invece,  tu  speri ancora, tu dici: "È forse impossibile che questo
di buono: uccide la speranza. Invece, tu speri ancora,  tu  dici: "È forse impossibile che questo passato risorga? No:
nuovamente ai suoi piedi, fare appello alla sua pietà.  Tu  pensi: "Se ella dice di sì, che tripudio scoppierà
"No!…". Accusa la morte, adesso!… Per la creatura morta,  tu  provi una infinita pietosa dolcezza, una soave malinconia
e nelle digressioni del protagonista Emilio. Queste cose  tu  le sai, ma, se permetti, le ripeto qui, in fronte,
trovo giusto far conoscere ai lettori il serio aiuto che  tu  mi hai dato. Tuo ROBERTO SACCHETTI
in questo momento!... Dille che aspetti... E intanto  tu  va' dal farmacista, e fatti spedir questa ricetta
e vedendo che stavo serio, mi ha detto: - Ah! forse anche  tu  hai la mia malattia? - E io, parlando col naso più che mai:
- - Forse - ha seguitato la marchesa - fai anche  tu  la cura del professor Collalto? - E io daccapo: -
che gli tremava dalla rabbia: - Bada bene, Giannino: se  tu  ardisci un'altra volta di entrare nella sala d'aspetto e di
non abuserà della scoperta fatta con la sua anilina.  Tu  sai che egli ignorava di esser tenuto qui a patti speciali;
cielo e si mise a declamare: - Ah numi! Ah eterni dèi!... E  tu  fai il direttore di un collegio? Tu così cretino da credere
Ah eterni dèi!... E tu fai il direttore di un collegio?  Tu  così cretino da credere a quel che ti dice un ragazzaccio
pretendi di stare alla testa di questo istituto? Ma  tu  sei da rinchiudere in un manicomio!... Tu sei un idiota
istituto? Ma tu sei da rinchiudere in un manicomio!...  Tu  sei un idiota come non ve ne sono mai stati nel mondo! - Il
una buca di calabroni.... O Guidinga, o madonna perduta se  tu  fischi verso qualche casetta di montanari, è indizio di
- Lodato Pio e i santi! O Silverio! - Sono qui, o Maria! -  Tu  non venivi mai! Egli, pigliando a ciocche i capegli della
No: è lo scherzo d'ogni sera, ma non l'abbiamo detto....  Tu  non l'hai detto celiando, come sempre.... - Infine
- Che cos'hai, Ugo? Ugo con voce addolorata: - Baciala  tu  per me! - Ugo? - Imilda, prega il tuo angiolo che nel sonno
E Imilda meravigliata e trepidante: - Ugo, che c'è?  Tu  guardi la cuna e non sorridi? Tu sei pensieroso? Tu m'hai
- Ugo, che c'è? Tu guardi la cuna e non sorridi?  Tu  sei pensieroso? Tu m'hai stretto a te, celandomi un dolore
c'è? Tu guardi la cuna e non sorridi? Tu sei pensieroso?  Tu  m'hai stretto a te, celandomi un dolore - E con stringicore
lei: - T'ho detto.... il mio rimorso! Ma Imilda: - No, no!  Tu  mi celi qualcosa! È un altro il segreto. E lo so: stamane
- Di altri non seppi. So che il mio tormento è grande, e  tu  piangi. E so che Oberto.... - Ugo ripete astiosamente,
Non ha sposa. O Imilda, s'io non ero il tuo dimonio,  tu  ora saresti madonna di grande stato, moglie di Oberto, in
Ad esse fu dato il cuore per amare, non per odiare! - Ugo,  tu  bestemmii! Senti: castigo d'Iddio! il vento vuol sfasciare
La morte invocata non VIENE. Tutto è martirio! - Ugo! Ugo,  tu  piangi? - Se Bonello venisse quassù? - Tu hai la scure: io
- Ugo! Ugo, tu piangi? - Se Bonello venisse quassù? -  Tu  hai la scure: io so pregare Iddio. - Tu non temi l'ira del
venisse quassù? - Tu hai la scure: io so pregare Iddio. -  Tu  non temi l'ira del cielo, perché tu sai che in cielo Dio è
io so pregare Iddio. - Tu non temi l'ira del cielo, perché  tu  sai che in cielo Dio è l'amore: io temo quella degli
Ch'io non ti abbia poi conosciuto mai in tanti mesi? Che  tu  non sii forte come me? - Imilda! - Come sarà il tuo amore?
il capo. - Ecco, dunque! Sposerai lui! - Né te, né lui. - E  tu  m'ami? - Con tutta l'anima! ... Ma è un'altra cosa, Dio
- Mi tormenti per capriccio! Non può essere altrimenti.  Tu  sai che io non mento - ella aggiunse; - ti ho detto che
... Verrebbe un giorno, arriverebbe un momento che anche  tu  saresti cosí vile ... E tacque coprendosi la faccia con le
le correva per tutto il corpo. - No, è impossibile! ...  Tu  sai ... Esitava. Evidentemente il parlare le costava un
grande sforzo. Andrea le fece cenno di no. - Non mentire,  tu  lo sai! - replicò con dignitosa alterigia. - In questo
scene; te ne supplico! Non far comprendere alla gente che  tu  sii per me qualcosa piú degli altri ... E se ti pesa
è colpa mia ... Sí, son fatta male! Me ne accorgo ... Ah se  tu  sapessi quello che ho sofferto! ... Ma non sono cattiva.
babbo - rispose Giacinta frenando a stento le lagrime -  Tu  lo sai bene ... la mamma! E si sforzava di sorridere.
più di un'aurora! ... " "Mi avvedo, caro scimmiottino, che  tu  hai molto spirito e molto ingegno: e per questo ti voglio
donna?" "Essa è adirata." "E la ragione?" "Perché dice che  tu  avevi promesso di accompagnare il suo figlio Alfredo in un
di mille chilometri." "Io non ci voglio venire." "Padrone  tu  di non volerci venire" rispose Golasecca, facendosi serio
a Moccolino: "Io farò un sonnellino su questa panca: e  tu  bada bene all'alba di venirmi a svegliare." "Dormite
quale gli disse: "Ho sentito, mio caro gatto soriano, che  tu  desideri di mangiare un po' di carne di galletto: ed è per
tasca si richiuse subito sopra di lui. "Ci sei dentro? e  tu  stacci!", disse Pipì, stropicciandosi tutt'allegro le zampe
- Vuoi perdere la giornata? - disse quella donnaccia -  Tu  resta a lavorare; vado io. Vedi com'è cattiva! Se la trovo,
Lupa, lupetta, lasciaci scappare! - Che mi dà!? - Quel che  tu  vuoi. - Quell'anellino. - Questo no. - Allora restate tutti
notte la bambina si mise a chiamare: - Vecchina mia, dove  tu  sei? - Eccomi. - La lupa vuole quest'anellino per lasciarci
Lupa, lupetta, lasciaci scappare! - Che mi dà!? - Quel che  tu  vuoi. - Quell'anellino. Gli altri bambini s'erano già presi
una cometa. Oh, Nostra Signora mia del Buon Consiglio,  tu  mi rovini ... bada che ti farà male tutto questo caffè!»
assassinata ... » «Ma se è ancora viva, zia Varvara!» «Ah,  tu  non sai! È meglio assassinare una donna che tradirla ... »
Allora Anania cominciò a delirare. «Ti ricordi, mamma,  tu  mi insegnavi la piccola poesia: Luna luna Porzedda luna
sei la mia mamma, tu? Dimmelo dunque; tanto io lo so, che  tu  sei la mia mamma, ma devi dirmelo anche tu. Ricordi
ma devi dirmelo anche tu. Ricordi l'amuleto? Possibile che  tu  non ricordi quella mattina, quando scendevamo ... e il
parla; non farmi soffrire oltre: sono stanco ormai. Se  tu  sapessi che pena! Tu sei Olì, non è vero? E inutile che tu
soffrire oltre: sono stanco ormai. Se tu sapessi che pena!  Tu  sei Olì, non è vero? E inutile che tu dica il contrario; tu
tu sapessi che pena! Tu sei Olì, non è vero? E inutile che  tu  dica il contrario; tu sei Olì. Che cosa hai fatto sinora?
Tu sei Olì, non è vero? E inutile che tu dica il contrario;  tu  sei Olì. Che cosa hai fatto sinora? Dove sono le tue carte?
passato; tutto è finito. Ora non ci lasceremo più ... ma  tu  vai via? No, no, Dio, aspetta ... non andartene ... » E si
- È là che dorme; andiamola a svegliar colle buone; tien  tu  il lume. - E accostatisi, la man del cavaliere piano piano
vesta mi convien perquisirle... - Ma chi è dessa? - Cotesta  tu  già un'allegra e vaga cortigiana spagnuola esperta all'Ars
- Un mite odor di viola si diffuse. - Leggiamo. - " Se  tu  o vedi gli dirai che l'amo, che l'amo ancora come ai primi