Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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anni, nell'ombra della morte, sono ancora pieno di te. Non  ti  dolere! Non ti pentire! Solo mi ristora, nel tormento
della morte, sono ancora pieno di te. Non ti dolere! Non  ti  pentire! Solo mi ristora, nel tormento eterno, il tuo
 ti  sia concessa.
al giovane): Chi sei? Come  ti  chiami?
di saperlo con sicurezza e di sapere il suo indirizzo.  Ti  do la mia parola che non è per andarlo a trovare!
la mia parola che non è per andarlo a trovare! Sguinzaglia,  ti  prego, i tuoi cortigiani. Alla tipografia V... con un po'
V... è chiusa da un mese. Direi di voltare pagina. Però  ti  prometto che, se ne saprò qualche cosa, ti scriverò tosto.
pagina. Però ti prometto che, se ne saprò qualche cosa,  ti  scriverò tosto. Giulia'
chetata ora che le ho detto: Non  ti  faremo male.
 Ti  amo perdutamente quando simile allo indomato corsiero del
... L'ho presa io. (Alla rana:) Non aver paura! Non  ti  faremo alcun male! ...
Piumadoro la lasciò andare. - Grazie, bella bambina; come  ti  chiami? - Piumadoro. - Io mi chiamo Pieride del
a disporre i miei bruchi in terra lontana. Un giorno forse  ti  ricompenserò. E la farfalla volò via. Un altro giorno
Piumadoro lo lasciò andare. - Grazie, bella bambina. Come  ti  chiami? - Piumadoro. - Grazie, Piumadoro. Io mi chiamo
a deporre i miei semi in terra lontana. Un giorno forse  ti  ricompenserò. E il soffione volò via. Un altro giorno
Piumadoro lo lasciò andare. - Grazie, bella bambina. Come  ti  chiami? - Piumadoro. - Grazie, Piumadoro. Io mi chiamo
Dorata. Cerco le rose di terra lontana. Un giorno forse  ti  ricompenserò. E la cetonia volò via.
più! Olà! Venga il carnefice con la scure e il ceppo!  Ti  chiamerai ... Senzatesta! (Riprende a mangiare.)
fiamme dell'ampio focolare. Sei vecchio, e chiedi amore, e  ti  ostini ad amare? Sei vecchio, e dentro il pugno pur stringi
il pugno pur stringi il frutto sacro? Vuoi che il prete  ti  trovi, all'ultimo lavacro, dell'odor della donna tutto
giovane che te al buio rincaccia, è la sua balda gioia che  ti  offusca la faccia. Tu spronalo, dimentica, chiudi gli
la faccia. Tu spronalo, dimentica, chiudi gli occhi,  ti  abbranca alla maga illusione!... vestal sommessa e stanca,
fatto suo, lo aveva mandato a chiamare: - C'è qualcuno che  ti  vuol male. So che la notte scorsa ti han mezzo distrutto il
- C'è qualcuno che ti vuol male. So che la notte scorsa  ti  han mezzo distrutto il seminato. Vendi a me quei quattro
E appena l'ebbe alla sua presenza: - C'è qualcuno che  ti  vuol male. So che la notte scorsa ti hanno, a dirittura,
- C'è qualcuno che ti vuol male. So che la notte scorsa  ti  hanno, a dirittura, distrutto ogni cosa. Vendi a me quei
quella sonata; e dopo le dice: Bella figliuola, se il Re  ti  vuole, Dee star sette anni alla pioggia e al sole. E se
alla pioggia e al sole non sta, Bella figliuola, il Re non  ti  avrà. - E poi? - E poi smette di sonare e quella reggia, di
con tanto di barba bianca: era il gran Mago Sabino. - Non  ti  scoraggiare! - gli disse questi. E lo prese per mano, e lo
altro paese, ammazzalo! la bella s'anco diggià non t'ama,  ti  adorerà pel colpo della tua nota lama. Le son fatte così;
e, se sei bello e sano, gli è più che basta, tutte  ti  apriran cuore e alcova! Credi a me... - Il tuo consiglio al
più non saprei svelarle la mia fiamma ignorata. -  Ti  conoscea poeta, non ti credevo un pazzo... - Io la donna
svelarle la mia fiamma ignorata. - Ti conoscea poeta, non  ti  credevo un pazzo... - Io la donna sognai non creta e non
ed abbondanza; ci rifarem la cara gioventù di Bologna... Tu  ti  sei rovinato, non averne vergogna, sì, rovinato fino
- Volgiamo a manca. - Dove mi conduci? - A un negozio cui  ti  potrai rivolgere ne' tuoi momenti d'ozio-
 Ti  ho portato un po' di pane e un po' di acqua ... Ma non
gli eleganti tuoi fianchi sull’onda Mediterranea. Io  ti  rivedo commossa con tutto l’affetto dell’anima mia! E
Te, a cui devo tante emozioni, tanti piaceri sublimi! Io  ti  amo! Quando l’Oceano fatto specchio riflette ogni oggetto
versi, saluta i tuoi penati, e qui mi attendi; un fischio  ti  avviserà; d'un salto nella gondola sei, e domattina in alto
mandola, in faccia al dì nascente, alla più vaga donna  ti  inchinerai del mondo! Solo il vederne gli occhi ti rifarà
donna ti inchinerai del mondo! Solo il vederne gli occhi  ti  rifarà giocondo; e poi, giunti al paese là delle eterne
giocondo; e poi, giunti al paese là delle eterne rose,  ti  sceglierai fra quelle giovanette amorose, per viaggiar nei
il Reuccio delle Isole Fortunate, ed è quegli che  ti  chiama da tanto tempo con la sua canzone. É vittima d'una
di grano. - Prima di giungere alle Isole Fortunate il vento  ti  farà passare sopra tre castelli. In ogni castello ti
vento ti farà passare sopra tre castelli. In ogni castello  ti  apparirà una fata maligna che cercherà di attirarti con la
in mano, gli disse: "Scusa, sai, Masino, se l'altro giorno  ti  messi in penitenza. Fu uno sbaglio, perdonami: tutti si può
che lo scolaro è un ragazzino pulito e che studia bene.  Ti  darò sette meriti per gli scarabocchi. I ragazzi di buona
veramente studioso, è quella di sciupare i libri di scuola.  Ti  darò cinque meriti per i libri sciupati. Se domani poi,
poi, venendo a scuola, ne perderai qualcuno per la strada,  ti  aggiungerò altri cinque meriti , perché la cosa possa
lo zucchero in fondo alla chicchera." "È una macchia che  ti  torna benissimo a viso. Io ho avuto sempre a noia gli
come te, tutti coperti di macchie e di frittelle.  Ti  darò sei meriti per quella bella macchia di caffè e latte.
son contenti di me, e il babbo ieri mi ha detto: - Forse  ti  si presenta l'occasione di riguadagnare la bicicletta che
la mano al giovine, e gli disse: - Sei qui, Enrico? Oh, non  ti  aspettavo più. Enrico vide negli occhi della fanciulla
- le disse Enrico mettendosi con lei al davanzale. -  Ti  pare? - sclamò sorridendo la fanciulla con molta dignità. -
dignità. - La balia ieri sera mi parlò di te. - Che cosa la  ti  disse? - Che tu credi che io non ti ami più. - È vero. -
di te. - Che cosa la ti disse? - Che tu credi che io non  ti  ami più. - È vero. - domandò Elisa. - Ebbene, ti giuro di
che io non ti ami più. - È vero. - domandò Elisa. - Ebbene,  ti  giuro di no - riprese con accento sincero il conte. -
riprese con accento sincero il conte. - Credilo, Elisa, io  ti  giuro che sento di non voler bene davvero che a te sola.
siccome non sono capace di fingere con te, mia buona Elisa,  ti  dirò tutto. Forse sì, sono andato a rischio di cadere nei
ma per puro capriccio, vedi, non per cuore. Ma quando  ti  vedo, quando sento la tua voce, quando guardo nei tuoi
n'è vero Elisa? Tu lo senti che io sono sincero, e che non  ti  voglio bene proprio di cuore che a te sola.... - Ebbene sì,
voglio bene proprio di cuore che a te sola.... - Ebbene sì,  ti  credo - rispose la fanciulla con infinita grazia - perchè
te lo giuro - rispose Enrico sincero. Ma poi soggiunse: -  Ti  giuro che ci andrò ben di rado e che non le dirò mai più
ci andrò ben di rado e che non le dirò mai più nulla che  ti  possa dar ombra. - Ah no, tu non devi vederla mai più. -
forestieri in una casina attigua alla villa. - Spero che  ti  fermerai un po' di giorni - aveva domandato il notaio al
professor Muscolo, la mamma mi ha accompagnato a scuola. -  Ti  ci accompagno io, - ha detto - perché se ti ci
a scuola. - Ti ci accompagno io, - ha detto - perché se  ti  ci accompagnasse il babbo ha giurato che ti farebbe trovar
- perché se ti ci accompagnasse il babbo ha giurato che  ti  farebbe trovar davanti all'uscio di scuola senza neppure
dire? - ho risposto. - Tutti mi chiamano Gian Burrasca -  Ti  chiamano così perché sei peggio della grandine! - ha
e infiniti libri letti. Le parole del Padre, dunque, che  ti  risvegliano dall' infanzia e ti dichiarano adulto sub
del Padre, dunque, che ti risvegliano dall' infanzia e  ti  dichiarano adulto sub conditione.
uno sguardo acuto come la punta d'uno spillo. -  Ti  dissi che tu sei il capitano Harry Corishant, - rispose lo
della vergine della pagoda sacra. - Come mi conosci? -  Ti  vidi parecchie volte a Calcutta. Una notte anzi ti seguii,
- Ti vidi parecchie volte a Calcutta. Una notte anzi  ti  seguii, sperando di strangolarti, ma il colpo non mi
per sì poco, - disse lo strangolatore, sorridendo. -  Ti  ricordi tu, la notte che mia figlia fu rapita? - Come fosse
di quell'infelice? - Negapatnan giammai tremò. - Ma io  ti  infrangerò come una canna. - E i thugs infrangeranno te
paura. - Me lo dirai il giorno in cui il laccio di seta  ti  stringerà la gola. - E tu me lo dirai il giorno in cui il
rimase impassibile come una statua di bronzo. - Io  ti  donerò la vita, Negapatnan. - L'indiano ancora tacque. - Io
donerò la vita, Negapatnan. - L'indiano ancora tacque. - Io  ti  darò quanto oro tu vorrai, e ti condurrò in Europa onde
ancora tacque. - Io ti darò quanto oro tu vorrai, e  ti  condurrò in Europa onde sottrarti alla vendetta dei
in Europa onde sottrarti alla vendetta dei compagni.  Ti  farò dare un grado nell'esercito inglese, ti aprirò la
dei compagni. Ti farò dare un grado nell'esercito inglese,  ti  aprirò la strada per salire in alto, ma dimmi dov'è la mia
più nulla aveva d'umano.- Uccidimi, perché se non lo fai  ti  strapperò le carni dalle ossa brano a brano. - Sì, mostro,
strapperò le carni dalle ossa brano a brano. - Sì, mostro,  ti  ucciderò, non aver timore, ma lentamente, goccia a goccia.
fai niente, brutto straccione" mi disse Chieco "ma stasera  ti  cambio nome vestito e mestiere, ti sollevo a mio primo
disse Chieco "ma stasera ti cambio nome vestito e mestiere,  ti  sollevo a mio primo lustrascarpe e barcaiuolo. Ho fatto
sono in questo momento e quanto stupido sei tu. Perché lei  ti  vorrà bene, capisci, e tu ne vorrai a lei, e io che se ci
bene, capisci, e tu ne vorrai a lei, e io che se ci penso  ti  strozzerei come l'ultimo dei piccioni, te la do, te la do e
ci conosciamo da tanti anni, perché non scrivi musica e  ti  piace la mia; ma se mi amasse, tu non saresti qui. Non
e non domandare il suo nome. La vedrai stasera. Se non  ti  piace è inutile che tu ne sappia il nome. Le ho già detto
deserto, ad ogni passo, sono le vestigie di una potenza che  ti  sgomenta il pensiero. Spesso nel medesimo luogo e sul
pensiero. Spesso nel medesimo luogo e sul medesimo sasso,  ti  è dato di leggere i ricordi, gli affetti, i dolori di età
e nuove, memorie di prepotenza e prepotenze viventi. Se  ti  fa fremere il grido lontano dei miseri che la fiera
precipitava dalle gemonie, fremito più profondo  ti  desta il grido vivente che esce dalle prigioni piene delle
che si furono, Alfredo disse allo scimmiottino: "Come  ti  chiami di nome?" "Pipì." "E il tuo casato?" Lo scimmiottino
perduta per la strada! Sono così scapato! ... " "Eh via!  ti  par possibile che uno scimmiottino possa perdere la coda
Non domando nulla di più." "Sei discreto davvero! Ma chi  ti  darà da mangiare?" "Io confido in lei." "Perché no? Io son
il mio compagno di avventure?" "Si figuri!" "A colazione  ti  darò ogni mattina cinque pere, cinque albicocche e un bel
pere, cinque albicocche e un bel cantuccio di pan fresco:  ti  piace il pan fresco?" "Si figuri!" "A desinare mangerai
"Si figuri!" "A desinare mangerai alla mia tavola, e  ti  farò portare un piatto di pesche, di susine e di
portare un piatto di pesche, di susine e di albicocche:  ti  piacciono le albicocche?" "Si figuri!" "A cena mangerai
"A cena mangerai otto noci e quattro fichi dottati:  ti  piacciono i fichi dottati?" "Si figuri!" "Tutte le volte
o qualche cattiveria, allora con questo frustino  ti  affibbierò una carezza sulle gambe: ti piacciono le carezze
con questo frustino ti affibbierò una carezza sulle gambe:  ti  piacciono le carezze fatte col frustino?" "Mi piacciono di
"Fatti coraggio", disse Alfredo, "con un po' di pazienza  ti  avvezzerai anche alle scarpe. In questo mondo ci si avvezza
d'oro non c'eran più! Figuriamoci la sua collera! - Come?  Ti  sei addormentato anche tu? - Maestà, non ci ho colpa. É
gli occhi. Gli dissi: cardellino traditore, col Reuccio non  ti  giova! Ed esso a canzonarmi: il Reuccio dorme! il Reuccio
il Reuccio dorme! Cardellino traditore, col Reuccio non  ti  giova! Ed esso a canzonarmi: il Reuccio fa la nanna! il
voglia di dormire! - Cardellino traditore, questa volta non  ti  giova! - Ma durava fatica a tener aperti gli occhi. Il
che sarà! E andò via. Il Re disse al cardellino: - Ora che  ti  ho tra le mani, ti vo' martoriare. Il cardellino strillava,
Il Re disse al cardellino: - Ora che ti ho tra le mani,  ti  vo' martoriare. Il cardellino strillava, sentendosi
- Se non mi farete più nulla, Maestà, ve lo dirò. - Non  ti  farò più nulla. - Le arance d'oro sono riposte dentro la
Reginotta a quello zoticone? - Domanda qualunque grazia e  ti  verrà concessa. Ma per la Reginotta nettati la bocca. -
- Se non mi farete più nulla, Maestà, ve lo dirò. - Non  ti  farò più nulla. - Son lì dove le avete viste; ma per
zoticone? - Quello è il tesoro reale: prendi quello che  ti  piace. Quanto alla Reginotta, nettati la bocca. - Non se ne
mia camera. - Figliuola mia, prendilo pure; ma bada che non  ti  scappi. Il cardellino nella camera della Reginotta non
le mani e i piedi e la calò in un pozzo: - Di' di sì, o  ti  faccio affogare! E la Reginotta zitta. Il Re la calò fino a
Reginotta zitta. Il Re la calò fino a metà. - Di' di sì, o  ti  faccio affogare! E la Reginotta zitta. Il Re la calava più
l'acqua; le restava fuori soltanto la testa: - Di' di sì, o  ti  faccio affogare! E la Reginotta zitta. - Dovea affogarla
sia pure un bugigattolo: potresti offrirmela? Io non  ti  darò alcun fastidio e ti pagherò una rupia al giorno vitto
potresti offrirmela? Io non ti darò alcun fastidio e  ti  pagherò una rupia al giorno vitto compreso. - Il
pagato per due settimane. Se mi potrai occupare prima non  ti  chiederò la restituzione. - Tu sei generoso come un
dove non si trovavano che un letto e due sedie. -  Ti  va sahib? - chiese il sudra. - Benissimo, - rispose
e anche bastonato. - Né l'uno né l'altro, perché io  ti  prenderò ai miei servigi con doppia paga e cento rupie di
questa carta all'uomo che mi teneva compagnia, quando  ti  offersi da bere. Lo riconosceresti ancora? - Oh sì, sahib.
dorato. - Ecco, sahib - gli disse. - È il maggiordomo che  ti  manda questo. - E la chiave? - L'ho presa senza che nessuno
- Che cosa devo fare ora? - Portare la carta che  ti  ho dato al mio amico e procurarmi per questa sera una
fare sahib? - chiese il sudra spaventato. - T'ho detto che  ti  prendo al mio servizio con doppia paga: non ti basta? - È
detto che ti prendo al mio servizio con doppia paga: non  ti  basta? - È vero, sahib. - Vattene. - Attese che il rumore
del refe a una piantina e disse: - Chi semina raccolga, Chi  ti  attacca, quei ti sciolga. Ed entrarono. Scendi, scendi,
e disse: - Chi semina raccolga, Chi ti attacca, quei  ti  sciolga. Ed entrarono. Scendi, scendi, scendi, la Regina
capo ad una pianticina, e disse: - Chi semina raccolga, Chi  ti  attacca, quei ti sciolga. Cominciarono ad inoltrarsi. Ad
e disse: - Chi semina raccolga, Chi ti attacca, quei  ti  sciolga. Cominciarono ad inoltrarsi. Ad ogni passo la
e la vecchiarella diceva: - Grano, grano di Dio, Com'io  ti  semino, vo' mieterti io. Il grano nasceva e cresceva
vecchiarella disse: - Coltellino, coltellino di Dio, Com'io  ti  pianto, vo' strapparti io. Lasciamo costoro e torniamo alla
- Mi vuoi per marito? Mi vuoi? La Reginotta rideva: -  Ti  voglio, ti voglio. E un altro salto per aria, prendendolo
vuoi per marito? Mi vuoi? La Reginotta rideva: - Ti voglio,  ti  voglio. E un altro salto per aria, prendendolo fra le mani.
E un altro salto per aria, prendendolo fra le mani. - Come  ti  chiami? - Gomitetto. - Che fai qui? - Sono il padrone. -
- Mi vuoi per marito? Mi vuoi? La Reginotta rideva: -  Ti  voglio! Ti voglio! Ma per ora bada a crescere. E qui un
vuoi per marito? Mi vuoi? La Reginotta rideva: - Ti voglio!  Ti  voglio! Ma per ora bada a crescere. E qui un capitombolo
la Regina sotto voce. - Quel Gomitetto è il Lupo Mannaro.  Ti  s'è mostrato a quel modo per non farti paura. Ma ora che
col suo vero aspetto. Figliuola mia, non atterrirti. E se  ti  domanda: Mi vuoi per marito? rispondi di sì; altrimenti
La Reginotta si sentì mancare. - Mi vuoi per marito?  Ti  feci fare apposta per me. Lei tremava come una foglia. - Mi
Lupo Mannaro stette un momentino incerto, e poi rispose: -  Ti  sia concesso! Sarai mangiata domani. La notte, all'ora
- Vien qua, strappami di terra questo coltellino: non  ti  mangerò più. La Reginotta gli credette, e strappò il
Lupo Mannaro stette un momentino incerto, e poi rispose: -  Ti  sia concesso. La notte, la Reginotta s'affacciò alla
alla Reginotta: - Vieni qua: mietimi questo frumento; non  ti  mangerò più. La Reginotta gli credette, e si mise
Quegli stette un momentino incerto, e poi rispose: -  Ti  sia concesso, per l'ultima volta. La notte, la Reginotta
mani: - Vien qua; scioglimi questo refe dai due capi: non  ti  mangerò più. La Reginotta era stata indettata dalla
bocca ardente, fuoco tu sei e mi divora la molle fiamma.  Ti  scongiuro, ti scongiuro, non obliarmi poi quando ci
fuoco tu sei e mi divora la molle fiamma. Ti scongiuro,  ti  scongiuro, non obliarmi poi quando ci desteremo nel freddo
la morte! Non sai tu dunque di che cosa è capace la vita?…  Ti  duole che una potenza fatale distrugga il sogno d’una gioia
Ella stessa!… Ella t’ha detto che t’ama, e un bel giorno  ti  dice: "Non t’amo più!". Bada ancora: al tempo dell’amore
t’amo più!". Bada ancora: al tempo dell’amore felice, ella  ti  ripeteva, malinconicamente: "Sarai tu quello che mi
potevi darle una prova del suo inganno. Adesso, quando ella  ti  ha detto che non t’ama più, quando t’ha fatto comprendere
di sdegno, la colmi di rimproveri, la minacci? No!… Tu  ti  getti ai suoi piedi, le ricordi le sue parole, le dici:
cosa t’ho fatto? quali colpe ho commesse?…". Ella tace. Tu  ti  batti la fronte e riprendi: "Sì, ho una colpa… Non t’ho
che non t’ho mai amata tanto…". Ella scuote il capo,  ti  oppone fredde ragioni, ti addebita colpe insignificanti di
tanto…". Ella scuote il capo, ti oppone fredde ragioni,  ti  addebita colpe insignificanti di cui ella stessa non è
occhi, la chiami col dolce nome antico. Ella s’irrigidisce,  ti  respinge, evita il tuo sguardo; allora una luce si fa nel
luce si fa nel tuo spirito: ella ama un altro. E la terra  ti  manca sotto i piedi. Quella creatura, quell’anima, quel
non ha conti da renderti. Il tuo orgoglio d’uomo è ferito;  ti  senti un grande sdegno ribollire nel cuore; non dici nulla.
senti un grande sdegno ribollire nel cuore; non dici nulla.  Ti  alzi, le stringi una mano, fai per andar via. Ma sei legato
a quella persona, che senti il tuo cuore lacerarsi. Che  ti  dice ella? Ti dice: "Addio!". All’uscir da quella casa, con
che senti il tuo cuore lacerarsi. Che ti dice ella?  Ti  dice: "Addio!". All’uscir da quella casa, con la fronte in
martello alle tempie, la gola stretta, le labbra inaridite,  ti  metti quasi a correre, incapace di coordinare le tue idee,
che ormai la percorri per l’ultima volta. E una parola  ti  risuona all’orecchio: quell’addio terribile, la parola che
il tuo sdegno, che seda i tuoi istinti di ribellione, e che  ti  stringe il cuore, ti brucia gli occhi, ti toglie il
i tuoi istinti di ribellione, e che ti stringe il cuore,  ti  brucia gli occhi, ti toglie il respiro… Tu pensi: "Non la
ribellione, e che ti stringe il cuore, ti brucia gli occhi,  ti  toglie il respiro… Tu pensi: "Non la vedrò dunque mai più?…
e di terre li posson dividere? Quali catene impedire che tu  ti  slanci verso di lei? E vuoi rivederla; a costo di tutto,
parole d’amore che non t’ho mai dette!…". Ella si scuote,  ti  blandisce, ti prega di non farle male, ti scongiura di
che non t’ho mai dette!…". Ella si scuote, ti blandisce,  ti  prega di non farle male, ti scongiura di rassegnarti, di
Ella si scuote, ti blandisce, ti prega di non farle male,  ti  scongiura di rassegnarti, di farti una ragione, di
una volta la resurrezione di quel passato il cui ricordo  ti  brucia come un carbone ardente – perché, rammentalo, l’idea
suoi momenti buoni, a tutte le prove di tenerezza che ella  ti  diede; vorresti rammentargliele, vorresti gettarti
essere stato sul punto d’impazzir di dolore!…". Ed ella  ti  risponde: "No!…". Accusa la morte, adesso!… Per la creatura
si mescola alla tua passione e la intorbida e la corrode e  ti  strugge… – Tacque anch’egli, ansando un poco. Franz non
In qual momento te lo dico! M'hai ascoltata? Sei viva? Chi  ti  strappò a me? Io ti allentai le mie braccia? Non so quello
lo dico! M'hai ascoltata? Sei viva? Chi ti strappò a me? Io  ti  allentai le mie braccia? Non so quello che accadde! Ma tu
padre, in un tratto, che rampognava orrendamente: - Perchè  ti  diedi speroni d'oro? Perche tu fossi vinto? Già troppo
che per secoli non si spegna! Imilda, dimmi che sei viva!  Ti  supplico! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
quelle parole rise amaramente. - So che vuoi dirmi, Oberto.  Ti  paiono pochi gli sproni? Sii contento: non a tutti è data
- si accese Ildebrandino. - Contro di voi - ardì Oberto. -  Ti  sono amare queste parole? - Zio! - rispose Oberto ad un
così: - Va, araldo del malanno, tromba di vergogna. Io  ti  lascio e ti comando questo: torna al tuo signore e digli
Va, araldo del malanno, tromba di vergogna. Io ti lascio e  ti  comando questo: torna al tuo signore e digli che con
i vili e i traditori non sono più sotto il suo tetto. Io  ti  lascio e ti ho comandato. E Ildebrandino e Oberto
i traditori non sono più sotto il suo tetto. Io ti lascio e  ti  ho comandato. E Ildebrandino e Oberto s'apparecchiarono a
ed io voglio invece la sua eterna salvazione! Non è Ugo,  ti  giuro, ti scongiuro! È il cuore straziato! E la vergine una
invece la sua eterna salvazione! Non è Ugo, ti giuro,  ti  scongiuro! È il cuore straziato! E la vergine una sera si
imprecarti! E la viva sorride!... Il padre già dalla culla  ti  condannava alla vergogna e al furore, e tu che avresti
Ecco la vilissima preghiera! Preghiera di donna!... Sì,  ti  sogno ancora nella cappella avvampante: giungo a te, ti
Sì, ti sogno ancora nella cappella avvampante: giungo a te,  ti  stringo: e tu chini il capo sulla mia spalla, ed io ti
te, ti stringo: e tu chini il capo sulla mia spalla, ed io  ti  dico: «Ti odio!» Ecco l'anima mia, ecco il mio dovere!...
ed ogni vita è in queste parole: «Ti odio! Femmina,  ti  odio!» O viva, o morta, sii detestata!
che le stava davanti, sorridendo tranquillamente. -  Ti  si rivede, finalmente, core mio! Non potevo più stare senza
core mio! Non potevo più stare senza te, nina mia:  ti  giuro che mi pareva mill'anni di rivederti. Quel Frascati!
giuro che mi pareva mill'anni di rivederti. Quel Frascati!  Ti  ci sei divertita, almeno? - Sì - rispose Checchina, senza
felice di mandar via Teresa che è ladra, insolente e… non  ti  dico altro, se ne va per ore intiere dalla casa. Ma, come
- Che ne sai tu? Sei una scema, te l'ho sempre detto.  Ti  sei innamorata, forse, a Frascati? - Isolina! - Non ti
Ti sei innamorata, forse, a Frascati? - Isolina! - Non  ti  offendere: tutto può accadere. Oh! io sono innamorata più
quindici lire, e per andare da lui ci vuole la carrozza… -  Ti  posso dare sei lire: le ho risparmiate sulla spesa * disse
Sei lire…e che faccio con sei lire? - Parla piano, che non  ti  senta Susanna. - Sei lire… basta, dammele, farò alla
con l'intestazione sua. - Poveretta, poveretta, come  ti  compatisco! L'amore è una gran bella cosa, Checchina mia. E
ed il soffione. - Il vento ci porta con te, Piumadoro.  Ti  seguiremo e ti aiuteremo nel tuo destino. Piumadoro si
- Il vento ci porta con te, Piumadoro. Ti seguiremo e  ti  aiuteremo nel tuo destino. Piumadoro si sentì rinascere. -
si volse a Fidelia: - Adulta Fidelia Berretta: la legge  ti  interroga, la famiglia ti ascolta e Dio ti vede nel cuore.
Adulta Fidelia Berretta: la legge ti interroga, la famiglia  ti  ascolta e Dio ti vede nel cuore. Puoi tu asserire che nella
la legge ti interroga, la famiglia ti ascolta e Dio  ti  vede nel cuore. Puoi tu asserire che nella notte dal
tuo cuore e i tuoi visceri, e dimmi qual fu la sincope che  ti  ha colpita. Le labbra di Fidelia si agitarono e proffersero
mamma,  ti  prego di perdonarmi se non ti ho più scritto dopo la tua
mamma, ti prego di perdonarmi se non  ti  ho più scritto dopo la tua lettera che hai spedito in marzo
parli come parlerebbe un messaggero. Lo scrivano che  ti  scrive oggi queste mie parole è arrivato da poco. È un uomo
aiutare lui più di quanto lui non aiuti me. Non è latino,  ti  dicevo: viene dal Canzio, cioè dal meridione, ma ha sempre
essere contenta, perché Isidora è una buona moglie. Non  ti  deve ingannare il nome dal suono greco, è una di qui e non
greci sono tenuti per eleganti; del resto, lo scrivano che  ti  scrive per me mi sta spiegando in questo momento che
viene fuori questa faccenda ridicola, che lo scrivano che  ti  scrive mi deve correggere come se il barbaro fossi io
quando baciare le ragazze in strada non fa peccato. Ma non  ti  voglio rattristare, cara mamma, e invece ti voglio
peccato. Ma non ti voglio rattristare, cara mamma, e invece  ti  voglio rallegrare raccontandoti come ho conosciuto Isidora.
tende all' ipocondria, e allora beve molta birra. Come  ti  ho detto, il latino non lo ha imparato, e neanche lo vuole
nomi latini, ma con i nomi che gli dànno qui. Non ridere se  ti  parlo di scarpe: in un paese di pioggia e di fango come
lana di qui non è morbida e pulita come quella che fili tu.  Ti  ringrazio con affetto filiale: ogni volta che infilerò
da un discorso all'altro, rimasti soli un momento, io  ti  dissi sotto voce qualcosa che ti fece diventar rossa rossa?
soli un momento, io ti dissi sotto voce qualcosa che  ti  fece diventar rossa rossa? - Lei scherza! - In quel tempo
seggiola, fingendo di parlarti d'una cosa indifferente, e  ti  dissi all'orecchio: - Non mi crede ancora? Tu ti baloccavi
e ti dissi all'orecchio: - Non mi crede ancora? Tu  ti  baloccavi con le molle, ravviavi i tizzi accesi; mi par di
evidentemente la risposta non era bella per me e  ti  pesava dovermela dare. Finalmente parlasti. Io, allora non
rimanesti seria seria. - Amici come prima? - Piú di prima -  ti  risposi. E sorridevo. Che viso dovevo avere! E poi, di
Eri nervosa, inquieta, malcontenta di te stessa. Io  ti  guardavo come colui che non spera niente, rassegnato,
Le ore passavano inavvertite. Ah, la campagna! Ah, il sole!  Ti  avevo strappato il tuo segreto; ero felice nella mia
strappato il tuo segreto; ero felice nella mia desolazione;  ti  avevo visto piangere! Che potevo pretendere di piú? Ma ogni
mettemmo la data, data indimenticabile! Ora voglio dirtelo.  Ti  rammenti che io vi scrissi alcuni versi in lingua russa che
lí per lí, di nessuna lingua, senza alcun senso, che io  ti  tradussi sfacciatamente a quel modo. Quando penso che
Quel sorriso di sole venuto cosí a proposito c'intenerí. Io  ti  vidi gli occhi pieni di lagrime. Poi, per dieci minuti,
collega... - Dammi un bacio, fratello! - Ma chi  ti  disse... - Il tetto dove attaccasti il nido? Me l'ha
- Povero mio, m'accorgo che tu sei sempre quello!.. -  Ti  mutasti tu forse? -
Berretta - tuonò la voce dell'Inquirente - la legge  ti  interroga, la famiglia ti ascolta e Dio ti vede nel
voce dell'Inquirente - la legge ti interroga, la famiglia  ti  ascolta e Dio ti vede nel cuore(20).
- la legge ti interroga, la famiglia ti ascolta e Dio  ti  vede nel cuore(20).
col mio programma: più il tuo antagonista è abile, più  ti  fa attendere la sua mossa. Ora, cinque minuti di attesa
I suoi cinque minuti sono lunghissimi. Come ho detto,  ti  puoi scegliere una controparte che giochi bene,
hai partita vinta, ma anche il gusto del gioco è svaporato.  Ti  viene offerto un entusiasmante menù di servizi per così
da farsi, puoi chiedere un consiglio alla macchina, e lei  ti  risponderà, nel più leale e cavalleresco dei modi. Se, come
o di posizione. Beninteso, se questo commentatore muto  ti  dà fastidio o imbarazzo te lo puoi togliere di torno. Puoi
pesa pochi grammi) è dunque un grande seduttore: è lì che  ti  aspetta, sempre pronto e sempre nuovo, gentile e spietato.
aspetta, sempre pronto e sempre nuovo, gentile e spietato.  Ti  chiama, ti distrae dal lavoro e anche dalla lettura, ma
pronto e sempre nuovo, gentile e spietato. Ti chiama,  ti  distrae dal lavoro e anche dalla lettura, ma umano non è.
anche se lo hai conosciuto da poche ore. Lo vedi in viso,  ti  misuri con lui, lo sai capace come te di invenzioni allegre
mano da una terribile unghiata. "Brigante d'uno scimmiotto!  Ti  diverti anche a graffiarmi? Guai a te se ti provi a
scimmiotto! Ti diverti anche a graffiarmi? Guai a te se  ti  provi a ripetere lo scherzo! Faccio giuro di strapparti le
", gridò di dentro una voce, con miagolìo lamentevole. "Ah!  ti  prendi gioco di me? Ti diverti a farmi il verso del gatto?
voce, con miagolìo lamentevole. "Ah! ti prendi gioco di me?  Ti  diverti a farmi il verso del gatto? ... To'! Allora prendi
arrotate, borbottò minacciosamente fra i denti: "Ora, ora  ti  guarisco io dalla malattia delle unghie. Da oggi in là,
alla jungla? - Ve ne sono, Saranguy, e più d'uno. - Non  ti  credo. - Hai udito parlare dei thugs'? - Gli uomini che
affettando terrore. - Sì, e se cadi nelle loro mani  ti  strangoleranno. - Ma perché sono qui? - Sai chi è il
rifiutarsi. Verrai con noi quando batteremo la jungla, anzi  ti  metterò a guardia di uno strangolatore che è caduto in
il benvenuto. Sarai anche tu dei nostri. - Lo spero. -  Ti  avverto che si arrischia la pelle. - Se la giuoco contro le
- disse lo strangolatore. - Non dirlo così presto, però.  Ti  dissi che posseggo dei mezzi terribili. - Non abbastanza
- Mezzi che non valgono i nostri. - Lo vedremo quando  ti  contorcerai fra gli spasimi più tremendi. - Puoi cominciare
chiese Tremal-Naik. - Tu, fino a questa sera. Poi un sipai  ti  darà il cambio. - Va bene. - Se il nostro uomo chiude gli
bene. - Se il nostro uomo chiude gli occhi, pungi forte. -  Ti  obbedirò, - rispose Tremal-Naik con calma glaciale. Il
tu, come lo è Kougli, come lo è Suyodhana. - Tu menti. -  Ti  do una prova che dico il vero. La nostra sede non è nella
- Che sia vero che tu sei dei nostri? - chiese egli. - Non  ti  ho dato le prove? - È vero. Ma perché sei venuto qui? - Per
- Perché non si sospetti che io sono uno dei tuoi. -  Ti  capisco. Sei più astuto di me. Tremal-Naik si gettò in
di Fonte Alta, 4 luglio ... Perdonami se  ti  scrivo colla matita. Ho riletto la tua lettera qui, a
Non rinasce. Dunque scrivi a lungo. Sono certa ch'egli  ti  vuole convertire, che avete insieme delle conversazioni
Quando pensi di ritornare nel Belgio? I tuoi interessi non  ti  richiamano lassù? Mi hai parlato una volta di un tuo agente
e ho tradito per amor tuo. Dubiterai ancora di me? Cosa  ti  potrei dire della sua malattia più che non ti abbia già
di me? Cosa ti potrei dire della sua malattia più che non  ti  abbia già detto? Per due settimane, circa, gli è stata
letture sue non parlò che una volta e per breve tempo, come  ti  dirò. Ti ho scritto che forse passerà l'estate con noi,
non parlò che una volta e per breve tempo, come ti dirò.  Ti  ho scritto che forse passerà l'estate con noi, perché so
accende. Per essere interamente, scrupolosamente sincera,  ti  dirò che se non credo ch'egli desideri di convertirmi, però
più sacri. Mia cara Jeanne, vi ha un'altra cosa che  ti  voglio schiettamente dire. Sospetto che tu sia gelosa. Ho
che faresti a lui prima e poi anche a me. Adesso io  ti  apro il mio cuore. Avrei rimorso di non farlo, amica mia;
Non potrei essere più sincera di così, cara Jeanne. Dunque  ti  prego, ti supplico di non immaginare altra cosa. Per ora
essere più sincera di così, cara Jeanne. Dunque ti prego,  ti  supplico di non immaginare altra cosa. Per ora non penso al
quest'inverno verrete a Roma faremo musica insieme. Addio,  ti  abbraccio. Benedetto a don Clemente. (Non spedita ) Padre
Padre mio, mi fa bene di scriverti più che di parlarti, non  ti  potrei parlare colla foga che ora mi viene alla penna e non
labbra. Scrivendo, io parlo, io grido a te immortale, io  ti  spoglio dalle mortalità che sono anche nell'anima tua e che
di conoscenze incomplete delle cose, di prudenze che  ti  consiglierebbero veli al tuo pensiero. No, non te la
sì, tu l'avrai, non è possibile che il mio tacito grido non  ti  raggiunga, forse adesso nelle tenebre della notte, mentre
e allora e allora? Signore, ascolta il mio gemito che  Ti  domanda giustizia. Ho detto tante volte che certamente
mi ha spalancata la finestra. Oh Aniene Aniene, come non  ti  stanchi di ruggirmi il tuo comando! Che io parta sul
Vieni, spirito del mio Maestro, vieni, vieni, parla, io  ti  ascolto. Che mi dici? Che mi dici? Ah tu sorridi delle mie
oh sorgenti redivive dell'anima mia, oh mare morto che  ti  gonfii in una calda ondata! Sì, sì, sì, con lagrime.
Ed ella: - Perchè sospiri così? - Mia Imilda! - Ugo,  ti  aspettavo tanto! Ecco adunque, come racconta il vecchio di
amore. Ugo è triste e combatte per infingersi. - Oh come io  ti  aspettavo, e come t'aspettava anche lei! Non voleva
ci giunge benedetto! Ed Ugo risoluto e tremante: - Ebbene  ti  dirò. Sì, stamane sono partito prestissimo, sì con un
perchè? - freme Imilda con rimprovero grave: - Perchè? Non  ti  bastava il mio amore? - O mia donna! passai il Chiusone,
avrei oggi ascoltato questo!... Ugo!... Mio padre! - Questo  ti  grava? - minaccia tristamente Ugo: poi sogghignando: - E
della vita non si ritoglie mai a tempo. Gioisci? Muori.  Ti  strazii? La morte invocata non VIENE. Tutto è martirio! -
io temo quella degli uomini, perché in terra Dio è l'oro! -  Ti  dissi io: «Ugo, fuggiamo! I boscaiuoli già sono tutti al
tutti al piano: qui temo la bufera, la valanga, la morte»  ti  dissi? - Ed io devo supplicarti: fuggiamo! Oggi lo seppi,
adorava il passato, il presente, l'avvenire. - No, Ugo! Io  ti  seguii! Non ti seguii: ma ti volli, ti trascinai, ti
il presente, l'avvenire. - No, Ugo! Io ti seguii! Non  ti  seguii: ma ti volli, ti trascinai, ti inebbriai! Oh com'era
l'avvenire. - No, Ugo! Io ti seguii! Non ti seguii: ma  ti  volli, ti trascinai, ti inebbriai! Oh com'era il tuo amore?
- No, Ugo! Io ti seguii! Non ti seguii: ma ti volli,  ti  trascinai, ti inebbriai! Oh com'era il tuo amore? Ch'io non
Io ti seguii! Non ti seguii: ma ti volli, ti trascinai,  ti  inebbriai! Oh com'era il tuo amore? Ch'io non ti abbia poi
trascinai, ti inebbriai! Oh com'era il tuo amore? Ch'io non  ti  abbia poi conosciuto mai in tanti mesi? Che tu non sii
si storceva come sotto un incubo. - Sono io! Non mi senti?  Ti  bacio, ti mordo, ti voglio! - Imilda, la tua faccia è
come sotto un incubo. - Sono io! Non mi senti? Ti bacio,  ti  mordo, ti voglio! - Imilda, la tua faccia è fiamma! - E
un incubo. - Sono io! Non mi senti? Ti bacio, ti mordo,  ti  voglio! - Imilda, la tua faccia è fiamma! - E voglio che
la tua faccia è fiamma! - E voglio che bruci la tua.  Ti  discaccio la morte! - Io ti strappai al fuoco: tu al fuoco
- E voglio che bruci la tua. Ti discaccio la morte! - Io  ti  strappai al fuoco: tu al fuoco mi rigetti! - E poi, come se
- Io fuggivo alla valle - sorrise Imilda: - per te! - Che  ti  dissi? Non dobbiamo vederci più! Se muoio, tu non devi
tu non devi saperlo: se vivo, ho un giuramento a compiere!  Ti  supplico: fuggimi! - Ed Ugo, rizzatosi, spingeva Imilda su
Nessuno può rompere questo nodo fatale! - Nessuno? E chi  ti  dicesse chi io sono? - Nessuno! E nessuno lo può dire
- disse.- Che stupido che fui, a lasciarmi prendere. - Non  ti  sembra che l'agguato sia riuscito bene? - Non lo nego.
vuoi. - Bada però, Manciadi, che se non dici la verità,  ti  faccio soffrire mille torture. - Manciadi è forte. - Lo
- Manciadi! - disse Tremal-Naik, furente. - Bada che  ti  farò soffrire mille torture se ti ostini a tacere. Dove
furente. - Bada che ti farò soffrire mille torture se  ti  ostini a tacere. Dove trovasi Ada Corishant? - Chissà!
- Odimi, Manciadi! - gridò Tremal-Naik fuori di sé. - Io  ti  libererò, io ti darò fino all'ultima rupia che posseggo, ti
- gridò Tremal-Naik fuori di sé. - Io ti libererò, io  ti  darò fino all'ultima rupia che posseggo, ti darò tutte le
ti libererò, io ti darò fino all'ultima rupia che posseggo,  ti  darò tutte le mie armi, diventerò se vuoi tuo schiavo, ma
non farmi soffrire di più, non uccidermi. Parla, o  ti  faccio a brani coi miei denti! Manciadi rimase muto,
gli torse i polsi. - Miserabile! - gli urlò agli orecchi. -  Ti  uccido. - Uccidimi, ma non parlerò. - Kammamuri, a me!
- Manciadi non irritarmi, perché non avrò pietà alcuna. -  Ti  odio ... ma la tua Ada ... la donna che tu ami ... morrà!
- rispose il maharatto. - Ora mi vedrai adoperarlo e  ti  giuro che nessun uomo, per quanto sia forte e caparbio, può
seguirmi. Se lasciamo solo quell'uomo, domani sarà morto.  Ti  attendo al canotto. Tremal-Naik s'armò della carabina,
Tu vai a sfidarla per salvare la donna che tu ami ed io  ti  seguo. Meglio morire al tuo fianco che solo nella jungla. -
ed una mesta voluttà ineffabile assalta i nostri cuori; e  ti  senti immortal, pensando al celere riapparire del sole; e,
riapparire del sole; e, se pur fosti coll'amica, inutili  ti  sarian le parole; quando dall'Universo assorto è l'atomo,
per mano attraverso il laberinto d'anime oscure..... - Se  ti  salvo, - le dissi stringendomela al petto con veemenza
dall'abbraccio. - Continua, dunque, - riprese. - Non  ti  interromperò, lo prometto. Ho bisogno di sapere. Sarò buona
andare. O tu mi dici che il conte non è nulla per te ed io  ti  credo, guarda, sulla parola e ti domando perdono delle
non è nulla per te ed io ti credo, guarda, sulla parola e  ti  domando perdono delle insolenze che ti dissi ieri; o tu
sulla parola e ti domando perdono delle insolenze che  ti  dissi ieri; o tu persisti a trattarmi così, e allora io ti
ti dissi ieri; o tu persisti a trattarmi così, e allora io  ti  ripeto che sei la più infame delle sgualdrine che io abbia
la più infame delle sgualdrine che io abbia conosciuto, e  ti  giuro che la prima volta che lo trovo, lo provoco e mi
- Io voglio una risposta - insisteva Marliani. - Io  ti  ho avvisata; la colpa di ciò che accadrà sarà tutta tua
sarà tutta tua Nanà se non mi rispondi. - Che cosa vuoi che  ti  risponda, vediamo, maleducato che sei! - Se tu ami il conte
hai lusingato di nuovo per farmi soffire così? - Com'è che  ti  tratto? - domandò Nanà. - Tu vorresti dunque che io fossi
- O tu questa notte mi ricevi o io vado a provocarlo,  ti  avviso. - No, non posso. - Qualunque cosa avvenga Nanà,
avrei avuto voglia di ucciderti. Ora sono più calmo e  ti  parlo. - Uccidermi? Perchè? - Perchè tu sei la più infame
- Perchè mi dici queste ingiurie? - balbettò. - Che cosa  ti  ho fatto? - Che cosa mi hai fatto? Tu hai tanta fronte di
E per farti vedere che io non ci ho interesse ma che  ti  amo non voglio neppure che tu mi dia la tua parola d'onore,
- disse Nanà - di vedermi qui da te, n'è vero? - Non  ti  dissimulo.... - Vengo, prima di tutto, a vedere cosa è
fra poco. - Io non voglio che vi battiate. - Vedremo. Non  ti  posso dir nulla. - Io sono venuta a salutarti perchè parto.
io col Kuvasoff. - Via Nanà, non farmi l'innocentina. - Io  ti  dico che non parto col principe. - Con chi dunque? - Parto
- Lo compiangi? - È tanto innamorato. Ma però fai benone. -  Ti  pare? - Benone ti dico. Non avresti potuto continuare un
È tanto innamorato. Ma però fai benone. - Ti pare? - Benone  ti  dico. Non avresti potuto continuare un mese con lui. -
Eppure io so che tu stavi preparando una vendetta. - Sì...,  ti  confesserò che io avevo stabilito di scrivere a O'Stiary
- Ebbene, ascolta un mio progetto su di te. Dal giorno che  ti  seppi in cattiva posizione, io ho pensato di far qualche
della bella e baciucchiandogliela con passione. Stasera  ti  porterò i due mila franchi. Ah, se la Bibò fosse entrata in
Milano con lui, perchè egli non vuol essere conosciuto. Ma  ti  fidi di me? - Come non fidarmi? - Vieni a trovarmi dopo
pranzo, ma non dopo le otto. Saremo soli e discorreremo.  Ti  dirò tutto quello che avrò ottenuto per te dal mio nuovo...
di dovermi disingannare. - Mi farai piacere a spiegarti. -  Ti  avevo pregato di non dire al tuo amico O'Stiary in qual
di amarmi e che non ha saputo mantener il segreto. - Enrico  ti  ha forse detto di aver saputo di madama Tricon? - No, ma se
del Sappia Nanà fu pienamente rassicurata. - Ebbene  ti  credo. L'avrà saputo da Marliani. Oh del resto ormai poco
tempo che sei maritata? - Due anni. - Dunque quando io  ti  vidi a Parigi non lo eri ancora? - No. - Tuo marito è ricco
non si possono rifiutare. - Oh del resto - notò il Sappia -  ti  permetto di non avere rimorsi. Egli era già quasi rovinato
pensare ad altro." - Senti un pò - disse Sappia. - Se io  ti  accompagnassi a Parigi? Che ne pensi? - Impossibile. -
a lei - io ho bisogno di sapere da te se il conte O'Stiary  ti  accompagnerà a Napoli. Nanà guardò sorpresa in faccia a
e definitivamente. - Ah, ho capito; e allora tu, n'è vero,  ti  faresti sotto? - Perchè no? È una delle più belle fanciulle
Per questo mese io penserei a te. - Io non mi fido. - E se  ti  sborsassi il danaro prima di partire? - Allora sì. - Ti
se ti sborsassi il danaro prima di partire? - Allora sì. -  Ti  bastano duemila franchi? - Peuh! Facciamo tre. Aldo si
allo scrigno, quando un dubbio lo fece arrestare: - Tu non  ti  fidavi di me. Dovrò io fidarmi di te? - Se non ti fidi
- Tu non ti fidavi di me. Dovrò io fidarmi di te? - Se non  ti  fidi tralascia - disse Nanà. - Non potresti dirmi qualche
con me, e tu lo leggerai pel primo. - Se tu sei così brava  ti  snocciolo subito uno sull'altro i tre biglietti da mille. -
prima di quell'ora per non dare sospetti. Alle dieci io  ti  aspetto in casa. Sarò pronta. A rivederci. Rispondimi
ho già salutato Milano forse per sempre. Ciò che però non  ti  ho ancora detto a voce te lo dico in questo estremo
sol due parole, sol due lagrime, e tutto che di smanie  ti  pesa sull'anima e di lutto si svelò nel fatidico animo
tutte gentile, è ben dessa, o poeta... Ma quel vecchio  ti  disse come occulta ai convegni di uno stranier venisse; è
testamento olografo, ed è un testamento anche questo. Non  ti  inganni la sua concisione: ogni parola che leggerai è
dell' abisso, e placasse le onde del mare in tempesta,  ti  sarà stato insegnato dai tuoi maestri. La musica è
le grida del paziente non si sentono più, il pubblico  ti  ammira con reverenza, ed i clienti che aspettano la loro
vulnerabile come un corpo umano ignudo. Ora ascolta quanto  ti  annuncio nella mia preveggenza di morente: verrà un giorno
dal palco, e con i cavalli attaccati. Del dolore. Dio  ti  guardi dal diventare insensibile al dolore. Solo i pessimi
abbia mai ad esserne l' oggetto passivo; ma se mai questo  ti  dovesse accadere, come a me è accaduto, il dolore della tua
accadere, come a me è accaduto, il dolore della tua carne  ti  fornirà la brutale certezza di essere vivo, senza che tu
istima quest' arte: essa farà di te un ministro del dolore,  ti  farà arbitro di porre termine ad un lungo dolore passato
concepito. Ricorda che i tuoi ascoltatori, quanto meno  ti  capiranno, tanto maggior fiducia avranno nella tua sapienza
dirai, ma protuberanze mandibolari, o qual altra stranezza  ti  venga in capo; non dolore, ma parossismo od eretismo. Non