Se io ho a mite interesse e a larga scadenza delle somme da poter impiegare nel mio campo, potrò al ricolto ridare il capitale e mettere a risparmio quel poco che avanza, che altrimenti andrebbe sciupato alla bettola o alla bisca.
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Ho detto che il destare nei chierici idee teoriche e pratiche, il nutrire dei sentimenti attuosi, l'iniziare a un certo grado di attività sacerdotale, il dirigere bene lo spirito, l'ordinare a elevati fini i mezzi ricreativi, sono il complesso dell'educazione del giovane chierico, e che tutto ciò deve convergere a formare il sacerdote tipo adatto ai bisogni moderni.
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Avvezzo a trattar cavallerescamente gli avversari non voglio fare l'analisi per dedurre le ragioni della loro esistenza Alcuni uomini vecchi che stanno dietro a quelli che si presentano, tutti giovani nuovi.. Tutti hanno il diritto di muoversi nella vita vile. Oggi pare che si tratti di un partito che sorge solo in opposizione al nostro e con fini limitati; le parole liberale e popolare si possono mettere a qualsiasi partito perché nulla contengono di specifico nella vita pubblica di un comune. In Italia oramai esistono poche gradazioni di partito che abbiano una rispondenza nella vita della nazione: i liberali hanno due gradazioni: i moderati, uniti con i cattolici a Roma, a Milano, a Bologna, a Venezia, a Torino, a Firenze ecc.; gli anticlericali che amoreggiano con i radicali e questi con i socialisti di qualsiasi tinta. Il resto sono coalizioni personali, che oggi si uniscono e domani si sfasciano.
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Se la proporzionale, come io credo, è servita a disintegrare i vecchi partiti personalistici; a dare il clima adatto allo svolgersi dei nuovi partiti; a creare una coscienza politica in classi e categorie fino a ieri assenti dall'arringo della vita pubblica; a contenere entro i limiti della propria potenzialità i grandi partiti, senza il prepotere artificioso di maggioranze schiaccianti; a portare nel parlamento e nel governo, a contatto, le forze fatte di idee; a dare infine la legittima voce alle minoranze; ha avuto una vera e salutare influenza nello svolgersi della nostra vita politica, e ha giovato a formare l'inizio organico alla più larga partecipazione del popolo agli organismi dello stato.
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Sarà un nuovo indirizzo educativo delle masse, un nuovo orientamento politico, e più che altro l'esperienza pratica che farà considerare il popolo lavoratore in armonia con tutte le altre classi, al di fuori di privilegi e di oppressioni; che potrà servire a rifare uno spirito unitario nazionale, non a quelli come noi, mai venuti meno a questo sentimento che fu gelosamente coltivato e ispirato nella nostra concezione cristiana, ma a coloro che lo negavano ieri nell'infatuazione mitica dell'avvento proletario internazionale.
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A tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente evoluti, a quanti nell'amore alla patria sanno congiungere il giusto senso dei diritti e degli interessi nazionali con un sano internazionalismo, a quanti apprezzano e rispettano le virtù morali del nostro popolo, a nome del partito popolare italiano facciamo appello e domandiamo l'adesione al nostro programma.
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A) Artigianato
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Il capo-bottega o il capo-mastro che dispone di qualche piccolo capitale, assolda a giornata o a cottimo tre, quattro o più lavoranti (in certi mestieri si fa aiutare dalla moglie o dai figli). Egli si forma una clientela più o meno numerosa e lavora o a ordinazione o ad appalto,o per fornire un piccolo magazzino di manufatturati,che vende a richiesta o per le borgate vicine, nei giorni di fiera o mercato, nelle feste ecc.; o impiantano nei comuni vicini delle botteghe succursali. Per lo più il lavoro è a mano; poche sono le macchine in uso e queste molto primitive.
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Queste condizioni premono fortemente sui salariati a giornata o a cottimo (giovani di bottega)presso i capi-bottega (principale).
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In questa lotta quotidiana si sostengono a stento i pochi, che hanno la casuccia propria, qualche piccolo fondicello, non ancora rapito dal fisco, o qualche sommetta raggranellata ai bei tempi, o una tradizionale e fida clientela, che a poco a poco va sparendo.
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Diversi, secondo i luoghi e le tradizioni, sono i contratti; i principali sono: A) Subaffitto;B) Mezzeria;C) Inquilinaggio;D) A conto proprio:
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Il subaffittuario inoltre è obbligato a concimare il terreno, a pagare le spese di assicurazione, di guardia sull'aia, del Santo (cioé una contribuzione obbligatoria per la festa del Patrono del Comune a cui appartiene la terra) e anche la ricchezza mobile.I contratti per lo più si fanno in forma privata.
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Le forme però dei contratti secondo le diverse rotazioni sono le seguenti a) Maisi netti (maggese); b) Ristucci pri lavuri (stoppie rovesciate, sulle quali si semina frumento)oppure tirreni a pruvenni (semina di orzo, avena, ecc., cioè provvigioni - pruvenni); c) A pascolo;d) Tirreni a favata (semina di leguminose).
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., e ha il diritto a 1/4 del raccolto, detratte dalla massa le semenze e gli interessi e i diritti surriferiti, e a un carico di paglia (a scelta del gabellotto), che per lo più è la peggiore.
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Terreno a favata (semina di fave o altre leguminose). Questo affitto è per due anni, cioé chi coltiva il terreno a favata, ha il diritto di coltivarlo l'anno appresso a frumento con i patti riferiti al paragrafo maisi netti.Il patto per la favata può essere a metà, cioé il raccolto si divide a metà tra gabellotto e coltivatore; in questo caso il gabellotto ha diritto solo (oltre la metà del raccolto) a quattro tumoli per compenso. La semenza è gratis.Ciò si fa pei terreni favorevoli, dove la lupa non distrugge il raccolto. Nei terreni non favorevoli, il gabellotto concede tutto il raccolto al coltivatore, il quale è obbligato a ridare la semenza e gl'interessi al 35% o 30% in agosto. Se, come avviene, la terra non rende, tutto il prodotto è devoluto al gabellotto per compenso della semenza; e se, dopo ciò, il coltivatore resta in debito, pagherà il resto all'anno seguente, sulla raccolta del frumento.
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Pascolo.Il gabellotto affitta il terreno per pascolo a un prezzo stabilito (per lo più 5 o 6 onze la salma, cioé da L. 63 o 70 in circa e perfino a 100 e più) oltre i carnaggi (caci, pecore ecc.). Tutto a proprio conto. Il concime resta sul luogo e non si può asportare.
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Terragiuolo.È lo stesso contratto; però il proprietario fa a sue spese l'aratura e la semina, e in compenso ha diritto a un terraggio di più a salma, sul numero dei terraggi convenuti.
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A ogni modo i prezzi di fitto che i proprietari impongono, considerati relativamente ai prezzi di subaffitto o alle condizioni della mezzeria e dell'inquilinaggio,arrivano a stare come uno a due o come due a tre.Vi è sempre margine, sia pei miglioramenti dell'agricoltore, sia per la concorrenza. Infine sta nella prudenza degli amministratori assumere imprese vantaggiose.
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Dove si crede più conveniente invece del subaffitto si userà la mezzeria,che sia perfettamente a metà,e a parità di condizioni;
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Avevano promesso di collaborare, e collaborarono infatti, A. Mauri, G. Micheli, A. Boggiano, P. Mattei-Gentili ed altri parecchi dei cattolici del P. P. che sono oggi in prima linea. D. Sturzo non era ancora all'orizzonte. Non lo si era visto a Fiesole, a Padova, a Milano, nei congressi cattolici di quegli ultimi anni. Lo conobbi ad anno 1898 inoltrato. Aveva fatto non so che studii in Roma: stava per ripartire per la Sicilia e chiese di vedermi. Non ricordo nulla di quel primo colloquio; ma da esso cominciò una collaborazione assidua e cordiale durata sino alle ultime disgrazie della Democrazia Cristiana Italiana.
Un altro mio ricordo personale è legato a Don Sturzo: una visita che io gli feci a Caltagirone e la rassegna delle forze che egli aveva messo insieme. Convocò anche, per quella occasione, i suoi contadini, a quali tenni un discorso. Egli mi osservò che di quella massa di organizzati — potevano essere un cinquecento — soli tre erano alfabeti ed elettori.
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La vittoria italiana, conquistata a prezzo di tanti dolori e di sforzi immani, poteva essere in parte l'elemento di unificazione del pensiero degli italiani nel dopo guerra, come quella che dava il diritto a realizzare le ragioni stesse della guerra, a creare un ambiente di pacificazione, a determinare meglio i rapporti morali ed economici con l'estero, a rifare la propria economia, e ad assumere una posizione di iniziativa di equilibrio tra i popoli, tra vincitori imperializzanti e vinti umiliati.
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Un po' di storia dal '94 sino a oggi, un decennio. Dalla Sicilia a Napoli.
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comincino a (...) troppo le invadenze di altri tempi nell'organismo ecclesiastico Come il clero riduce troppo spesso l'azione dei laici a quella di coadiutori della vita strettamente religiosa e parrocchiale, sopprimendo e soffocando. , o per lo meno partecipano alle contenzioni dolorose dei partiti di curia O riduce i laici a semplici entità numeriche.; oppure il clero assorbisce ogni azione laica, assumendo enormi responsabilità.
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Tale stato di fatto, reso più grave dalla poca istruzione, costringono [sic] il clero a partecipare, intensivamente, ai partiti personali locali municipali e politici, che non sono a base di idee ma di persone; e così si ha lo strano fatto che sacerdoti e parroci sono elettori e partigiani scoperti e influenti di Defelice, Noè, Colaianni, Cascino, Pasqualino Vassallo, Pantano e Nasi e altri radicali, massoni, socialisti, e dei relativi Consigli Municipali e Provinciali; o peggio preti contro preti, mescolando partiti religiosi a partiti politici e creando quella coscienza atrofizzata in popoli, materialmente religiosi, i quali non hanno scrupolo a sostenere nella vita pubblica uomini contrari a ogni sentimento religioso e a ogni principio di onestà.
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Tangorra a nome del gruppo parlamentare popolare a proposito della riforma dei servizi pubblici;
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8) istituzione di speciali contributi a favore dei comuni e delle provincie a carico di coloro che più intensamente fruiscono di determinati servizi pubblici;
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L'educazione deve rivelare alle anime questo bisogno d'una nonna morale, abituarle a discernerla nell'interno fulgorio dello spirito, a seguirla, a raccogliere su di essa l'attenzione, a piegare le rappresentazioni confuse, gli impulsi, i processi della vita interiore a questa norma. L'educazione cristiana deve, creato prima questo senso morale, abituar la coscienza a cercare ed a trovare nella parola viva del Vangelo e negli insegnamenti della Chiesa questa luce interna che, seguita, diviene anche forza e calore.
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Ma questa speculazione e questa credenza soggettiva ci si presentano, fuori d'una religione positiva, come soggetto a molteplici disputazioni ed errori: mentre nell'anima nostra permane il peso greve della nostra materialità, il principio dell'azione egoistica, in opposizione a questa tendenza a negare noi stessi per entrare, spogliati della nostra corteccia individualistica, in una più vasta circolazione di vita morale e religiosa.
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Il fanatismo, che fu già rimproverato sino alla nausea ad alcune manifestazioni passate di zelo ortodosso, minaccia oggi di risorgere, alimentato e diffuso contro la Chiesa, per opera di partiti che si dicono giovani e che in questo sono vecchissimi e illiberali: sia permesso a noi, che siamo irresponsabili di quelle antiche violenze, protestare contro le nuove; e nel nome della dignità e della sincerità della coscienza umana chiedere agli uomini di tutti i partiti e di tutte le opinioni il più largo rispetto dei convincimenti altrui, ed invitarli ad accordarsi a vicenda, nei limiti della legge, ampia libertà di propaganda per ciò che par giusto e umano ed ideale. Vincerà, noi sappiamo, la causa del bene e di Dio; e se, nella lotta, noi stessi che vogliamo esserne i difensori impareremo a conoscerla meglio, ed a meglio illustrarla, ed a meglio convergere verso di essa ogni aspirazione ideale dell'umanità, e a dar convegno in essa a tutte le anime che cercano onestamente e sinceramente il bene, sarà molto di guadagnato, per noi e per la Chiesa.
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Essi si fermarono sino a Cartesio, Kant, a Gioberti, a Rosmini, a P. Ventura, che principalmente presero di mira.
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Per questo noi neghiamo il diritto a ministri e a uomini politici di venire a scoprire le nostre regioni, a compatire le nostre miserie; domandiamo ai partiti e al governo di conoscere fin dove la politica nazionale trova la sua convergenza nello sviluppo degli interessi locali.
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firmatari del celebre Ordine del Giorno; portata che non è stata analizzata dai borbonici o pseudo-borbonici del campo cattolico, che hanno strillato a più non posso contro l'abate Sturzo, a cominciare dal Conte Pasini Frassoni, che pubblicò una protesta a nome del Collegio araldico e della Nobiltà Cattolica Italiana,a terminare alla Discussione,ad Elia Rotondo, a Galati-Scuderi con i loro articoli, lettere aperte, dialoghi italo-siculi e giù di lì.
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A ogni modo a me non preme che abbiano equivocato o voluto equivocare; anzi mi giova molto; e quell'equivoco legittimista,che tanti offende, potrà chiarirsi, dando a ciascuno le proprie responsabilità.
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E ora la nuova disposizione di regolare le nomine di guardie secondo regolamenti, preclude la via a tanti spostati che vogliono posti ed è nuova ragione a lamentele;
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i) una scuola a S. Pietro e un'altra a S. Maria di Gesù e una a Mazzarrone;
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E mi piace tenere questa sera la mia improvvisata conversazione sopra un tema che mi sta a cuore, qua a Bologna, dove il processo Palizzolo, la cui eco è tuttora così viva in questi luoghi, ha contribuito a creare una quasi leggenda, attraverso le arringhe interessate e preconcette di avvocati, le articolesse di giornali, lo spettacolo quotidiano di una turma di poveraglia, chiamata qua a testimoniare non contro un uomo, che già è stato condannato, ma contro il proprio paese.
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Così il procedimento mentale del giornalista è un regresso vero dinanzi a quello dello studioso; regresso che negli scrittori o nei lettori i quali abusano del giornalismo produce sovente delle abitudini viziose di superficialità e di sconnessione logica, e che forse a lungo andare potrebbe dar luogo a dei difetti anche più gravi nella storia del sapere umano.
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E a questo deve tendere il giornalista che conosce l'altezza e la nobiltà della sua missione: a mettere abilmente a profitto d'una nobile causa di progresso morale tutti i mezzi di cui egli può disporre per guadagnarsi i lettori, ed a spargere sulla vita descritta e rappresentala nel giornale la luce di un grande ideale di bene e di pace.
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La redazione obbedisce quindi a certe norme comuni: tutte le parti del giornale aspirano ad ottenere un effetto determinato. Come una corrente, le cui acque fra sponde di eguale conformazione obbediscono egualmente a certe mosse meccaniche determinate, le grandi correnti d'idee e di tendenze sociali si accomodano, a movimenti simili fra le sponde d'una redazione giornalistica.
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È adunque necessario che ogni nuova condizione di cose la quale trasformi profondamente e renda più intensa la vita intellettuale dell'uomo agisca con grandissima efficacia a modificare le sue operazioni collettive. Ora, nella storia si sono date spesso delle rivoluzioni intellettuali che hanno poi profondamente modificato la vita: alcune, per l'importanza del nuovo contenuto intellettuale e morale, superiori certamente all'introduzione della stampa periodica: ma nessuna ve n'è stata la quale contribuisse più largamente non già a creare delle forme nuove di pensiero ma a diffondere e rendere accessibili a tutti le già esistenti ed a moltiplicare così straordinariamente la circolazione del pensiero nella società umana e quindi anche le nuove orientazioni ed i nuovi sviluppi di questo. L'introduzione del giornale nel secolo xix non è paragonabile, da questo punto di vista, che a quella del libro stampato nel xv.
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. - Ogni socio s'impegna a concorrere nei modi sopra indicati, ed in altri che siano a sua disposizione, all'incremento della Lega.
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La Chiesa ha ancora in Italia, come altrove, una clientela politica. Essa non può licenziarla su due piedi; e tocca ai cattolici laici d'azione organizzarla a partito, si dice. E sia; ma l'ufficio è delicato e difficile. Sfruttare questa clientela a piccoli scopi di dominio e interessi di casta conduce a perderla e perdersi; conviene invece educarla a prendere nelle lotte della vita pubblica il posto che le spetta, secondo lo spirito delle istituzioni democratiche, e le esigenze della vita nazionale. L'alleanza politica che oggi prevale è stretta a danno degli interessi di quelli che di questa clientela politica della Chiesa costituiscono il grandissimo numero, per la difesa di una posizione di privilegio contro ogni forza rinnovatrice.
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render meno frequente il ricorso periodico dei congressi nazionali, ed invece aumentare la frequenza dei congressi di regione o di speciali grandi congressi interregionali, a Napoli, a Roma, a Milano, ecc.
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Ma c'era già intanto un gruppo di giovani — e il lettore li conosce — il cui programma era di spingere la Chiesa a rientrare nella vita pubblica italiana, non a servizio della reazione, ma a servizio del popolo e della democrazia.
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E come la filosofia razionalista, pur nel variare di metodi edi sistemi, cerca di ridurre il fenomeno religioso a proporzioni individuali, subiettive e subintellettuali; così la politica razionalista tende a fermare la ragione sociale della religione a un fatto di tolleranza e di subordinazione allo stato, e quindi ad elevare lo stato al di sopra delle proprie funzioni giuridiche, politiche ed economiche, a funzioni, anzi a struttura etica autonoma, della quale la religione può essere un mezzo utile e di educazione e di dominio.
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Del mezzogiorno non vale la pena di occuparsi; i clericali furono palizzoliani a Palermo, sono nasiani a Trapani, e dappertutto, da Napoli a Siracusa, né migliori né peggiori degli altri. C'era un principio di risveglio; dove esso ha avuto tempo di svolgersi e dare i suoi frutti prima della reazione recente vive ancora, benché costretto ad accomodamenti e piccole viltà, come a Caltagirone e a Girgenti; dove era ancora agli inizii è stato od è soffocato con ogni sforzo. Il mezzogiorno deve rimanere nell'immoralità e nel paganesimo: divieto è fatto dagli uomini a Dio di suscitarvi energie nuove e rinnovatrici.
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L'eresia, nel significato classico della parola, deve essere ed è sullo stesso terreno dell'ortodossia: domma opposto a domma, bibbia opposta a bibbia, Dio a Dio, Cristo a Cristo. L'ortodosso e l'eretico sono parimenti i custodi della «vera» rivelazione; e ogni ortodosso è eretico, per qualcuno, e viceversa.
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Oggi lo studioso o l'insegnante suggerisce ed anticipa; pronto a correggersi egli stesso, a cercare ancora, a integrare la sua verità in una verità più comprensiva e più vasta, egli ha abolito in sé lo spirito dommatico; sa che ogni verità deve essere riconquistata e che ogni riconquista é una invenzione.
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E questo è il mutamento radicale che si va oggi manifestando nelle esteriori contingenze della nuova politica ecclesiastica, e tende a dare a questa, pel ritorno a una religiosità più personale e più spirituale, un carattere più intimamente democratico.
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