Gioconda: O delle primavere Spente, per i tuoi mitici pallori O Regina o Regina adolescente: Ma per il tuo ignoto poema Di voluttà e di dolore Musica
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volta, ritorni su' tuoi pianti ostinati di povero fanciullo incontentato, e nessuno ti ascolta.
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costa apparivano sparse le architetture di marzapane degli arricchiti. Ultima sosta del viaggio: alcuni dei tuoi compagni occasionali (operai
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Marzo ventoso mese adolescente marzo luminoso marzo impenitente. Marzo che fai tuoi giochi con le nuvole in alto e con l'ombra e le luci dài mutevol
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sicuro non potrà affogare», né sbattuta dall'onda musicale quando senza velami dai tuoi occhi l'anima fiammeggiava e la tua vita nelle dita sicure era
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luminosa l'armonia del tuo gioco senza cure? Ahi, chi il tuo ritmo volle preoccupare rientrar non può nei tuoi eterni giri ad ozïare nel lavoro
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dolorosa purché io sugga dai tuoi occhi il fascino purché io senta le tue mani fremere purché io colga alla tua bocca fervida la voluttà infinita del tuo
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I mattini passano chiari e deserti. Così i tuoi occhi s'aprivano un tempo. Il mattino trascorreva lento, era un gorgo d'immobile luce. Taceva. Tu
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Verrà la morte e avrà i tuoi occhi - questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo
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Se tu fossi seduta al fianco mio quando pesa su me l'irrevocabile odio d'Iddio ; se vedessi i tuoi cari occhi profondi quando, al vuoto del cor, mi
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sognava madonne in campo d'or. E nel devoto secolo vivere ancor credevi; qui, venerata effigie, antiche aure bevevi; qui de' tuoi vecchi monaci
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il giovinetto amor; pensate il gaudio, pensate l'incanto!. . . La sua canizie a questi ricci accanto, questi tuoi ricci d'or, o bambinello mio vispo e
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poeta, e son gelosa! Son gelosa de' tuoi vaghi dolori delle tue belle vendemmie di fiori, sono gelosa della fantasia che ti dilunga dalla soglia mia
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stranieri; e ci sentimmo intemerati e liberi ne' tuoi pensieri! Noi gli diremo: abbiam sognato tanto, cittadini del mondo, e al dubbio infitti
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bosco de' tuoi dilemmi? E le tue muse ?...attendono forse, per ricantare, che poggi il mobiliare una cima immortal? Tuo forse è il Dio cui volano il
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, brancolando, i tuoi parenti, ad uno ad uno. - Chi sei tu ? - Non ricordo...- E il domicilio ?... - Sulla terra! - Ma dove ? - É il mio segreto! E di
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! - Vieni, o lettor dei codici, sù, la sentenza grida; inchioda a' tuoi paragrafi la mano infanticida! Tu accusi chi un cadavere fuor dal recinto pose, che
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tenebrore. La tua vergine allora, in abbandono, ti stringe il core che di gioia piange, e, innebriato, ti risvegli al suono della pioggia che a' tuoi vetri
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Ma ritornato dalla lunga gita alla casa paterna, a' tuoi diletti, d'alme memorie l'anima arricchita, e la valigia piena di abbozzetti: come lieto
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i tuoi canti, o giovine, vivi nel lieto oblio; non valgon templi olimpici un tugurio natio. A te divine musiche cantano i tuoi vent'anni, rose educar
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tuoi veli! Te fra le viti e i gelsi del mio suolo natio, fanciullo io vidi e ad astro mio ti scelsi; fosse felice o in lagrime, da quel giorno, o mia
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te bada: a cento ti passano davanti i codardi, e impavidi affrontano l'orror de' tuoi sguardi! E un dì quel brando in fuga forse ponea le armate
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! un altro volume mi dice, vivi e alterna i tuoi canti felice! Il tuo spirto dal corpo spiccato, poi che i liberi cieli ha adorato, un volante augeletto
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. Fanciullo mio giulivo, cerco l'oro dei tuoi ricci all'intorno, e mi par notte il giorno perché nol vedo, o viaggiator estivo, fanciullo mio giulivo! E mi
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Fosti eretto da uomini orgogliosi in un'età di ferro! Nelle viscere tue stan marmo e cerro, bel campanile! I tuoi merli son gloria e apoteosi
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idoleggiasti l'hanno i tribuni e i liberti; e i liberi davver mutoli stanno d'infingardia coperti. Così nell'Arte!... Oh! eran belli i tuoi tempi, Goethe
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passeggiate, l'altar, le prediche assaporate cogli occhi timidi fisi sui Santi che mi guardavano da tutti i canti, mentre dal piccolo libro di prece i tuoi
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andata al riposo. Vuoi che ti avvivi il foco? * * O fanciul, pensieroso, più che non chieggan gli anni, no, lascia spento il foco e i tuoi sonni innocenti
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l'oblio), voli il mio verso, Arrigo, ai versi tuoi! S'amin tra loro almen, se più non m'ami; se m'ami ancor, parlino insiem di noi come tu meglio
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siete un'altra volta oggi partite col poeta ch'è morto! Tu l'avevi abbracciato, Arte divina, col più fecondo de' tuoi casti amplessi; tutti i tesori
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tu verresti a fermar spesso alle grate il più tranquillo dei morelli tuoi, e, per le vaghe arcate, mediteremmo insiem messale ed arpa, cilizio e
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spuntar. Ma deposto il mio caro bagaglio io verrò ne' tuoi crocchi festivi, non più in traccia di baci furtivi, ma coi maschi da senno a parlar. E
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