che attende controvoglia nell'atrio e ha gli occhi chissà dove. L'ora ferma è un conforto, il primo pomeriggio, illeso niente che si muta in prosa
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dei posteri e del sol. Tu che inceppasti il fulmine, prosa lanciando in cielo, sicché alle stelle vergini hai lacerato il velo; tu che, buffon, le
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avessi la voglia di farti arrossire, fanciulla, dicendoti la prosa del vero: - Ho d'oro penuria, son grullo se spero. -
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fuggendo le caste Muse che la Prosa ha vinto, risuscitò morendo. Monti, verzure del suo dolce lago, limpidezze, bisbigli, alta quïete che un desio di
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