Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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un nome? Nulla. Un suono  che  chiama un corpo, un campanello che ti aggioga. Ricevere un
un nome? Nulla. Un suono che chiama un corpo, un campanello  che  ti aggioga. Ricevere un nome è la prima prova che siamo in
che ti aggioga. Ricevere un nome è la prima prova  che  siamo in balia degli altn. Non avere nome significa
fuggire: pochi hanno il coraggio di andarsene dal nome  che  hanno fino al nome che sono.
il coraggio di andarsene dal nome che hanno fino al nome  che  sono.
Le vele le vele le vele  Che  schioccano e frustano al vento Che gonfia di vane sequele
Le vele le vele le vele Che schioccano e frustano al vento  Che  gonfia di vane sequele Le vele le vele le vele! Che tesson
vento Che gonfia di vane sequele Le vele le vele le vele!  Che  tesson e tesson: lamento Volubil che l'onda che ammorza Ne
vele le vele le vele! Che tesson e tesson: lamento Volubil  che  l'onda che ammorza Ne l'onda volubile smorza... Ne l'ultimo
le vele! Che tesson e tesson: lamento Volubil che l'onda  che  ammorza Ne l'onda volubile smorza... Ne l'ultimo schianto
 che  è separata dal marito e che continua ad abitare con lui.
che è separata dal marito e  che  continua ad abitare con lui. Dice che aspetta un figlio,
separata dal marito e che continua ad abitare con lui. Dice  che  aspetta un figlio, ancora nessuno lo sa.
e pria  che  tolta per la vita mi sii, del tutto prenderti? - che giova?
e pria che tolta per la vita mi sii, del tutto prenderti? -  che  giova? che giova, se del tutto io t'ho perduta quando mia
tolta per la vita mi sii, del tutto prenderti? - che giova?  che  giova, se del tutto io t'ho perduta quando mia tu non fosti
io t'ho perduta quando mia tu non fosti il giorno stesso  che  c'incontrammo? Che se pur t'avessi ora, vincendo, mia per
quando mia tu non fosti il giorno stesso che c'incontrammo?  Che  se pur t'avessi ora, vincendo, mia per il futuro, mia per
mia per diritto, mia per tuo volere, mia non saresti più  che  non sei ora, mia non saresti più che s'altra mano ti
mia non saresti più che non sei ora, mia non saresti più  che  s'altra mano ti possedesse. Che pur del mio corpo sarei
ora, mia non saresti più che s'altra mano ti possedesse.  Che  pur del mio corpo sarei geloso come or son d'altrui. Non
non l'ami, se tua vita crear non so della mia vita stessa,  che  più giova sperar, che più volere, che mi giova la vita e il
crear non so della mia vita stessa, che più giova sperar,  che  più volere, che mi giova la vita e il mio dolore e questo
mia vita stessa, che più giova sperar, che più volere,  che  mi giova la vita e il mio dolore e questo amor lontano e
amor lontano e disperato? Fatto sono da me stesso diverso  che  centra il fato mi dicevo forte, poiché ho esperta e ancor
i giorni né chieder altro più dal dio nemico, se non  che  faccia mia morte finita.
per molti anni, nella luce gialla della grande città. Io so  che  non potrò cambiare niente di tutto questo e so che tutto
Io so che non potrò cambiare niente di tutto questo e so  che  tutto questo ha già cambiato me. Invece non so niente di
questo ha già cambiato me. Invece non so niente di ciò  che  avverrà di me e di tutto questo insieme; forse il nostro
insieme; forse il nostro cambiamento assomiglia a ciò  che  entra dal portone, a ciò che se ne va, a ciò che toma prima
cambiamento assomiglia a ciò che entra dal portone, a ciò  che  se ne va, a ciò che toma prima di una resurrezione.
a ciò che entra dal portone, a ciò che se ne va, a ciò  che  toma prima di una resurrezione.
Qual fu stanotte, quando tu vegliavi, la dea  che  del tuo canto incoronavi? Ah dimmi, dimmi che nel ciel
la dea che del tuo canto incoronavi? Ah dimmi, dimmi  che  nel ciel dimora, e che tu te 'n dimentichi all'aurora! -
canto incoronavi? Ah dimmi, dimmi che nel ciel dimora, e  che  tu te 'n dimentichi all'aurora! -
paura, quando minaccia e quando si scolora. Ma rammentate  che  l'april, se infiora tutto nei campi, lascia fredda e scura
se infiora tutto nei campi, lascia fredda e scura l'alma  che  gli alti suoi misteri ignora e del bello alla fiamma non si
sorelle! Somigliategli in tutto, disprezzate chi non adora  che  la vostra pelle, e soltanto le fide anime amate che, sotto
amate che, sotto il velo delle forme belle, sanno i tesori  che  nel cor celate!
 che  l'ho chiamato, invece, questo fissandomi latra e salta come
il sentiero e in quel momento preciso dici di aver freddo,  che  vuoi tornare indietro. Ma è proprio lì che guardo meglio e
di aver freddo, che vuoi tornare indietro. Ma è proprio lì  che  guardo meglio e pochissimo più avanti sento che l 'aria
proprio lì che guardo meglio e pochissimo più avanti sento  che  l 'aria esplode in un buco di buio: vero, metafisico,
metafisico, assoluto. E da quel buco viene gente, molta  che  non vedo ma che avverto e neanche per sbaglio ci salto, io
assoluto. E da quel buco viene gente, molta che non vedo ma  che  avverto e neanche per sbaglio ci salto, io stasera lì
cielo grigio, una mesta campagna  che  uniforme svanisce all'orizzonte, un placido canal che
che uniforme svanisce all'orizzonte, un placido canal  che  l'accompagna, e qualche donna che scende alla fonte; lungi,
un placido canal che l'accompagna, e qualche donna  che  scende alla fonte; lungi, nei prati che la nebbia bagna, la
e qualche donna che scende alla fonte; lungi, nei prati  che  la nebbia bagna, la città sulla gotica sua fronte alza
viaggiatore?… - Ove fuggisti, o mio lepido umore, in  che  borgo ho smarrite le parole? Sì, al focolar del prima
le parole? Sì, al focolar del prima albergatore, sento  che  canterai, povero core, l'amor d'Italia, e dell'Italia il
vecchio castello  che  ride sereno sull'alto La valle canora dove si snoda
sull'alto La valle canora dove si snoda l'azzurro fiume  Che  rotto e muggente a tratti canta epopea E sereno riposa in
E sereno riposa in larghi specchi d'azzurro: Vita e sogno  che  in fondo alla mistica valle Agitate l'anima dei secoli
Nell'aria ininterrottamente Sopra l'ombra del bosco  che  la annega Sale in lontano appello Insaziabilmente Batte al
Sale in lontano appello Insaziabilmente Batte al mio cuor  che  trema di vertigine
un'altra cosa non vorrei:  che  questa dei sassi fosse conside- rata una “trovata"; perché
sarebbe vero solo in parte: io sono veramente preoccupato  che  noi veramente non parliamo la stessa lingua, ed è così che
che noi veramente non parliamo la stessa lingua, ed è così  che  ho scritto una poesia dimostrativa. Ma io sono preoccupato
contento, nella sicurezza di aver parlato con qualcuno, e  che  qualcosa sia successo. Non mi interessa se ciò che sto
e che qualcosa sia successo. Non mi interessa se ciò  che  sto facendo sia vecchio o nuovo, bello o brutto, ma mi
come falso, e sto rischiando. Di solito scrivo delle cose  che  mi sono abituato a chiamare poesie, ma se questa cosa di
dovesse funzionare, non dovesse essere compresa, tutto ciò  che  ho scritto e che scriverò non avrebbe scopo.
non dovesse essere compresa, tutto ciò che ho scritto e  che  scriverò non avrebbe scopo.
confondersi,  che  dovrebbe insegnarci quanto puerilmente siamo attaccati ai
ha ricordato di colpo il grande vetro - quasi un quadro -  che  conserva le ossa degli 800 martiri in una cappella della
cappella della cattedrale di Otranto. Con un'ostinazione  che  non doveva conoscere noia, il comandante turco (che ora dà
un ristorante alla moda) fece uccidere le ottocento persone  che  avevano rifiutato di convertirsi all'Islam. Stipate dietro
rifiutato di convertirsi all'Islam. Stipate dietro un vetro  che  ha molte parti già offuscate, le tibie sono molto più
al tempo stesso  che  questa fosse più simile a una poesia che a un monologo.
al tempo stesso che questa fosse più simile a una poesia  che  a un monologo.
luna  che  si nascondeva dietro la massa nera della nuvolaglia non si
sul punto di sciogliersi nel cielo più segreto, e meno male  che  adesso grazie al vento è ritornata netta e rotondissirna
sopra tutte le case del lido, una striscia di terra  che  sembra badare a se stessa soltanto quando c'è la luna. È
quando c'è la luna. È soltanto in questa notti limpidissime  che  ci viene da chiedere che cos'è questo rumore, del vento o
in questa notti limpidissime che ci viene da chiedere  che  cos'è questo rumore, del vento o del mare, e ascoltando ci
la luna le stelle e le nubi impariamo una distanza  che  di giomo non c'è, o non vogliamo che sia nostra.
impariamo una distanza che di giomo non c'è, o non vogliamo  che  sia nostra.
al finestrino con le spalle alla testa del treno, così  che  invece di incontrate il paesaggio che arriva la vista si
testa del treno, così che invece di incontrate il paesaggio  che  arriva la vista si perda sul paesaggio che scompare, il
il paesaggio che arriva la vista si perda sul paesaggio  che  scompare, il nuovo arrivando di sorpresa, così violento e
 che  anche lei ha un cancro, nella pancia, perciò è disperata.
lei ha un cancro, nella pancia, perciò è disperata. Dice  che  non e cancro, ma gravidanza.
per questo  che  ho scritto una poesia che ha bisogno di un gesto e di un
per questo che ho scritto una poesia  che  ha bisogno di un gesto e di un pensiero.
blande aiuole, nel silenzio infinito, nella pace profonda  che  il buio orbe circonda. Le perle di rugiada in grembo ai
di luce sulla montagna truce; il primo alito lieve  che  vien dalla vallea, bacio, sospir di Dea. Amo laggiù fra le
sospir di Dea. Amo laggiù fra le tremule foglie la nebbia  che  si scioglie, candida illusïone; amo il bruco che primo fa
la nebbia che si scioglie, candida illusïone; amo il bruco  che  primo fa capolin dal limo. Amo i rabeschi delle lumachelle
primo fa capolin dal limo. Amo i rabeschi delle lumachelle  che  van sotto le stelle geografi notturni... Spesso in quei
trovo le rime ai versi; trovo le rime e le idee peregrine  che  peli bianchi al crine accrescon di taluni... mercede unica
bianchi al crine accrescon di taluni... mercede unica e pia  che  la musa mi dia! Adro, settembre 1874.
di sabbia minuta, ove tragge la barca sparuta il nocchiero  che  all'alba tornò; o fanciulla, vien meco, è salubre questa
tornò; o fanciulla, vien meco, è salubre questa brezza  che  l'onda c'invia, che arrivando per libera via le miserie
vien meco, è salubre questa brezza che l'onda c'invia,  che  arrivando per libera via le miserie dell'uom non sfiorò!
belli, son semplici ancora, ché del mondo non vider finora  che  quest'acque, e le stelle del ciel! E se fermo a un timon
nocchiero, ti dirà se di pioggia è foriero quel vapore  che  al sole fa vel. Vieni meco: io ti voglio alla riva per
alla riva per mostrarti l'immenso oceàno, e poi dirti  che  al lido lontano volerei per poterti fuggir. Vieni meco: io
svanir. Per mostrarti in la sabbia minuta l'orme nostre,  che  in giri ritorti, come fosse di piccoli morti, già dall'aura
sorgerà, come sorge su d'esse, a distrugger le traccie  che  impresse m'ha un tuo sguardo, un tuo detto nel cor!
stranie mura, penso alla incerta e fosca età ventura. Quei  che  gavazzano giù, fra i bicchieri, quelle son anime senza
son anime senza pensieri : esse non sognano nell'avvenire  che  egual vicenda di volgar gioire. Sempre essi fiano servi,
fabbri, arrotini : arti tranquille, in cui perito è l'uom  che  mai non si è tagliato un dito. Ed io? nel fervido volo
e disinganni, dopo il divino premio, promesso quel dì  che  all'Arte ho dato il primo amplesso! Oh come parvemi piana
gloria poco restia, e fida ancella del mio pensiero la man  che  tenta riprodurre il vero! Ma dall'immagine che in me si
la man che tenta riprodurre il vero! Ma dall'immagine  che  in me si cela, all'artificio che la rivela, perché un
il vero! Ma dall'immagine che in me si cela, all'artificio  che  la rivela, perché un abisso frapponsi, o Dio, e enigma è
? ... Senti i propositi dell'uom volgare, senti l'ingiurie,  che  rimbalzando già cedono al baston l'aspro comando! Addio
si pensi a tergere le contusioni: povere spose, voi  che  aspettate, per questa sera, via, v'addormentate! Normandia,
 che  ha un amante, che il marito ha un cancro allo sto- maco e
che ha un amante,  che  il marito ha un cancro allo sto- maco e lei ne è contenta.
pensa sempre a sé come invariabili, ma non avrei  che  sarei durato, come carne che cammina, come pensieri
come invariabili, ma non avrei che sarei durato, come carne  che  cammina, come pensieri sentlrnentr e vite altrui che ti si
carne che cammina, come pensieri sentlrnentr e vite altrui  che  ti si avvinghiano e con amore, che non finisce mar e trova
e vite altrui che ti si avvinghiano e con amore,  che  non finisce mar e trova sempre nuove contatti, rapimenti e
dei ricordi da gestire al meglio, buttando via ciò  che  non serve e il resto liberandolo equamente lasciando posto
domanda a cui rispondo in fretta: sono in un vento  che  annuncia un temporale, ascoltando una radio notturna che
che annuncia un temporale, ascoltando una radio notturna  che  parla di futuro.
strada, le strisce d'ombra sui marciapiedi e le biciclette  che  svoltano col freno stridente e un aquilone di carta oleata
un aquilone di carta oleata blu sopra le logge e il pallone  che  rimbalza sulla saracinesca, da quale aprile viene questo
viene questo istante a visitarmi nella notte di una citta  che  ha torri e altane e ha piazze la cui luce è bella e lontana
e lontana come quella di un paese straniero e gli uccelli  che  rigano il cielo sopra le mura sono un disegno di china, e i
sopra le mura sono un disegno di china, e i miei passi  che  battono le lastre in pendio sono una marcia tra presenze
del Cristo risorto, ecco anche il suono della trenula  che  ruota nell'aria sospinta dalle mani di un ragazzo, e la
sospinta dalle mani di un ragazzo, e la donna nerovelata  che  cammina nel sole zoppicando, tornano le voci che mi gridano
nerovelata che cammina nel sole zoppicando, tornano le voci  che  mi gridano di prendere il pallone finito nella bottega del
mentre qui nella notte s'avvicina il rombo di moto  che  taglia il silenzio poi si perde fuori porta...
a te adorata. A te mi spinge con crescente furia una forza  che  pria non m'era nota, senza di te la vita mi par vuota
in me si sveglia all'appello possente dell'amore, vorrei  che  tu vedessi entro al mio cuore la fiamma ardente. Vorrei
vorrei comunicar la ribellione all'universo. Vorrei  che  la natura palpitasse del palpito che l'animo mi scuote ...
all'universo. Vorrei che la natura palpitasse del palpito  che  l'animo mi scuote ... vorrei che nelle tue pupille immote
palpitasse del palpito che l'animo mi scuote ... vorrei  che  nelle tue pupille immote splendesse amore. - Ma dimmi,
sguardo fanciulla? O tu non lo comprendi ancora il fuoco  che  possente mi divora? ... e tu l'accendi ... Non trovo pace
possente mi divora? ... e tu l'accendi ... Non trovo pace  che  se a te vicino: io ti vorrei seguir per ogni dove e bever
te vicino: io ti vorrei seguir per ogni dove e bever l'aria  che  da te si muove né mai lasciarti. - 31 marzo 1905 * * *
l'animo offeso. Ahi ti vidi e a te il pensier rivolsi a te  che  pura sei siccome un giglio ... ... Le lacrime mi sgorgano
Ed un dolore nuovo, più intenso mi attanaglia il cuore  che  tu feristi. Se m'ami Elsa a che mi fai soffrire? Tu della
mi attanaglia il cuore che tu feristi. Se m'ami Elsa a  che  mi fai soffrire? Tu della vita mia unico raggio tu che sola
a che mi fai soffrire? Tu della vita mia unico raggio tu  che  sola m'infondi quel coraggio che mi fa vivo! Lo sguardo mio
vita mia unico raggio tu che sola m'infondi quel coraggio  che  mi fa vivo! Lo sguardo mio non t'ha saputo dire non t'han
t'ha saputo dire non t'han saputo dir le mie parole quello  che  dice all'universo il sole, amore! amore!? 3 aprile 1905
i sogni  che  all'anima son belli, ti aleggiano d'intorno al primo
La tua vergine allora, in abbandono, ti stringe il core  che  di gioia piange, e, innebriato, ti risvegli al suono della
piange, e, innebriato, ti risvegli al suono della pioggia  che  a' tuoi vetri si frange.
perché ma sento il bisogno di parlarti, a te proprio a te  che  da anni non dici piu nulla, che nemmeno mi guardi.
parlarti, a te proprio a te che da anni non dici piu nulla,  che  nemmeno mi guardi.
partìa dalla bella laguna verso il golfo  che  pari non ha, e dell'arte l'intatta fortuna ricercava alle
e il sorriso del ciel! Sol cambiava divisa lo sgherro  che  spiava il suo sacro cammin, e scorgeva barriere di ferro
pagina al mondo starà; e si ingemmi coll'arte fraterna  che  gigante qual fu, tornerà! E or salpando alla bella contrada
bella contrada vi sian facili i venti del mar; noi sappiam  che  a far breve la strada vi fia dolce di noi ricordar! E se
fia dolce di noi ricordar! E se Napoli, giunti, vi chiede  che  novella Milano le dà, voi cui mesce l'italica fede alla
l'italica fede alla gioia un'immensa pietà: dite a lei,  che  la suora diletta le rimanda un amplesso d'amor ... ma che
che la suora diletta le rimanda un amplesso d'amor ... ma  che  Roma confida ed aspetta, e Venezia è una martire ancor!
apro solo oggi internet. Ed ecco  che  ti sento dar di cozzo, come quei cerbiatti che nei riti di
Ed ecco che ti sento dar di cozzo, come quei cerbiatti  che  nei riti di Venere, cioè in Lucrezio, si scontrano
dall'aItra parte del fiume. Come te, di là dal Po.  Che  sfreghi la tua (la vostra) pietra focaia. Un bacio anche a
sinistra da una raffica di vento. Il cielo grigio. Il gatto  che  adesso sarà trasformato ancora più profondamente dalla
ancora più profondamente dalla pioggia. La terra  che  si scurisce. Il muso che si scompone. L`allarme di una
dalla pioggia. La terra che si scurisce. Il muso  che  si scompone. L`allarme di una sirena. L'allarme nel mio
signora  che  mi spia dietro la sua tenda bianca drappeggiata e che io
che mi spia dietro la sua tenda bianca drappeggiata e  che  io spio dalla finestra del salotto, perché non viene allo
al saluto e tanto meno di partire io per primo, visto  che  poi staremo qui a cercarci camminare da una stanza
e non ha niente di particolare: è una signora e basta,  che  sta nella sua casa e si nasconde. A volte succede che
che sta nella sua casa e si nasconde. A volte succede  che  qualcuno per sbaglio si scopre ed è un gioco bellissimo:
del trionfo e si vorrebbe urlare ai pioppi e si vorrebbe  che  tutti dal giardino e dalle case intomo ci capissero
ci capissero qualcosa e applaudissero magari, al vincitore,  che  stasera sono io. Ma non c'è mai nessuno di visibile. Questa
addirittura le persiane. Di sicuro succede non di rado  che  io sia quello che ha la meglio e che poi di qua
persiane. Di sicuro succede non di rado che io sia quello  che  ha la meglio e che poi di qua smarrimento, di là ci sia
succede non di rado che io sia quello che ha la meglio e  che  poi di qua smarrimento, di là ci sia vergogna o vera o finta
ci sia vergogna o vera o finta indifferenza. La mia forza è  che  io ci ragione sopra: la signora non regge, non si fa tutti
la signora non regge, non si fa tutti questi pensieri e men  che  meno ne scriverebbe. Ma stasera forse la signora è partita
 Che  più d'un giorno è la vita mortale? Nubil'e brev'e freddo e
Il brivido invernale e il dubbio cielo e i nembi oscuri  che  al novello amore han fatto schermo della terra antica
terra antica dispersi a un tratto, al sol ride la terra  che  d'erbe e fiori ancor s'è ricoperta - se pur il ciel di nubi
il lor vario scintillare traggan le lunghe dita pel sereno  che  al piano oscuro ed ai profili neri degli alberi dei monti
viso, ma nel tuo corpo, ma per la tua bocca canta ciò  che  non sai: la primavera. Così mi tragge a me stesso diverso e
me natura si nasconde insidiosa e ignaro me sospinge. Ahi,  che  mi vale, se pur fugge l'ora e mi toglie da me sì ch'io non
o mia sola compagna. Mentre di tra le dita delle nubi a  che  occhieggian le stelle nel sereno? Già trapassa la notte e
pallido e incurante farà fiorire il fango per le strade. A  che  occhieggian le stelle nel sereno? Qui bulica la terra e qui
o nuovo amore e antico! O vita, chi ti vive e chi ti gode  che  per te nasce e vive ed ama e muore? Ma ogni cosa sospingi
e vive ed ama e muore? Ma ogni cosa sospingi senza posa  che  la tua fame tiene, e che nel vario desiderar continua si
Ma ogni cosa sospingi senza posa che la tua fame tiene, e  che  nel vario desiderar continua si trasmuta. Di sé ignara e
sé ignara e del mondo desiosa si volge a questo e a quello  che  nemico le amica il vicendevole disio, nemica a quelli pur
voler nemica. Così nel giorno grigio si continua ogni cosa  che  nasce moritura, che in vari aspetti pur la vita tiene - ed
nel giorno grigio si continua ogni cosa che nasce moritura,  che  in vari aspetti pur la vita tiene - ed il tempo travolge -
o tristo, ferma ed immutata, morte benevolo porto sicuro.  Che  ai vivi morti quando pur sia vano quanto la vita il pallido
quanto la vita il pallido tuo aspetto e se morir non sia  che  continuar la nebbia maledetta e l'affanno agli schiavi
schiavi della vita - - purché alla mia pupilla questa luce  che  pur guarda la tenebra si spenga e più non sappia questo
senza via né speme, tu mi sei cara mille volte, o morte,  che  il sonno verserai senza risveglio su quest'occhio che sa di
che il sonno verserai senza risveglio su quest'occhio  che  sa di non vedere, sì che l'oscurità per me sia spenta.
senza risveglio su quest'occhio che sa di non vedere, sì  che  l'oscurità per me sia spenta. Notte 16-17 aprile 1910
triste di vecchie arie sperdute, vanità di un'offerta  che  nessuno raccoglie! Primavera di foglie in una via diserta!
Primavera di foglie in una via diserta! Poveri ritornelli  che  passano e ripassano e sono come uccelli di un cielo
sono come uccelli di un cielo musicale! Ariette d'ospedale  che  ci sembra domandino un'eco in elemosina! II. Vedi: nessuno
tristezza monotona davanti alla piccola casa provinciale  che  dorme; singhiozzi quel tuo brindisi folle di agonizzanti
Joan. IX. 3. Là nel Museo, fra i poveri avanzi imbalsamati  che  all'ospedal dal medico a lungo corteggiati, e agli abbietti
e dalle vecchie ampolle frangea scintille il sol. Il sol  che  le miriadi dei vermi e degli insetti, già, nell'orto
giovin granchio al passo aiuta, e il nibbio al vol. Il sol  che  vide al placido balcone una fanciulla che, curva fra i
latina, chiusero una vetrina... il resto Iddio lo sa! Egli  che  accozza i mistici metri degli universi, egli che fa degli
sa! Egli che accozza i mistici metri degli universi, egli  che  fa degli uomini i suoi superbi versi, egli vi mesce sillabe
viscido, tappato in sempiterno, tu miagoli lo scherno  che  il Caso all'uom creò! - Vieni, o lettor dei codici, sù, la
Tu accusi chi un cadavere fuor dal recinto pose,  che  tuoni a chi l'ascose di una fanciulla in sen? Areopagista
oltrepassiamo i tetti, chiediamone al seren! Ei ti dirà  che  brillano gli astri, che l'aura è pura, che raggi il sol
chiediamone al seren! Ei ti dirà che brillano gli astri,  che  l'aura è pura, che raggi il sol diluvia, che immensa è la
Ei ti dirà che brillano gli astri, che l'aura è pura,  che  raggi il sol diluvia, che immensa è la natura; che è
gli astri, che l'aura è pura, che raggi il sol diluvia,  che  immensa è la natura; che è scintille la polvere scossa dal
è pura, che raggi il sol diluvia, che immensa è la natura;  che  è scintille la polvere scossa dal nostro piede, e che talor
che è scintille la polvere scossa dal nostro piede, e  che  talor si vede qualche fiammella errar; ei ti dirà che
e che talor si vede qualche fiammella errar; ei ti dirà  che  l'ebete mondo gli appar giulivo, che ha sulla faccia
errar; ei ti dirà che l'ebete mondo gli appar giulivo,  che  ha sulla faccia immobile un punto ammirativo: che i nostri
giulivo, che ha sulla faccia immobile un punto ammirativo:  che  i nostri mar son lucidi, le nostre case bianche, e che
che i nostri mar son lucidi, le nostre case bianche, e  che  dell'ali stanche eterno è il sibilar! E allora udrai la
beata luce barcolleremo insiem! E chiederem l'Ippocrate  che  insanguinò le mani, palpando nelle viscere i patimenti
natura, tutto un sistema eressero, tutta una legge oscura;  che  multiformi eserciti di mostri in lunghe serie espongono
di mostri in lunghe serie espongono miserie al prossimo  che  vien. E ha già segnato il numero il povero bambino, e un
bel nome scientifico, e il cippo cristallino, prima ancor  che  sul lugubre letto la madre frema, e che nell'ansia estrema
prima ancor che sul lugubre letto la madre frema, e  che  nell'ansia estrema se ne insudici il sen. Ed ecco un
estrema se ne insudici il sen. Ed ecco un incolpevole bimbo  che  il capo ha tronco, e inonorati Scevola dall'esil braccio
di femmina, stipato di mammelle, perde la lunga pelle  che  l'acido succhiò. Guarda: son due putredini ed eran due
strinse, e colla morte avvinse gli sventurati amor... Madri  che  avete un pargolo gaio, ricciuto e bello, gli anatemi
a discorrere sullo zen, è lì  che  intravede la salute, certa dell'illuminazione finale. E
la salute, certa dell'illuminazione finale. E ripete  che  la verità è nell'andare, nell'accettare i contrari,
d'alba silenziosi quando Toscana è l'orma del viaggio  che  finisce, Greve che si fa Orcia e Siena e torri, fumo dei
quando Toscana è l'orma del viaggio che finisce, Greve  che  si fa Orcia e Siena e torri, fumo dei boschi, vigna, ferita
Siena e torri, fumo dei boschi, vigna, ferita d'ogni ulivo  che  s'infiamma nell'ora arsa di cicale e polvere. Chissà dov'è
Volterra, fosse l'ansia di una via alberata, Val di Chiana  che  fugge come gli anni, all'insaputa. Sono per te che resti
Chiana che fugge come gli anni, all'insaputa. Sono per te  che  resti mentre vado questi fogli di sosta, messaggeri al
 che  il freddo é diventato gelo e avvinghia la città nel più
gelo e avvinghia la città nel più crudo silenzio, adesso  che  la colpa di quanto sta accadendo ricade interamente su me
Te nuda assomiglio, mia carne ideale, al legno d'un feretro  che  avesse le ale. Oh!... I mistici effluvii che hai tu nella
d'un feretro che avesse le ale. Oh!... I mistici effluvii  che  hai tu nella gonna!... Talvolta fantastico che il Nume è la
effluvii che hai tu nella gonna!... Talvolta fantastico  che  il Nume è la donna. Che l'Arte è la femmina, che il cielo è
nella gonna!... Talvolta fantastico che il Nume è la donna.  Che  l'Arte è la femmina, che il cielo è l'amore, che il lezzo è
fantastico che il Nume è la donna. Che l'Arte è la femmina,  che  il cielo è l'amore, che il lezzo è profluvio, che il fango
la donna. Che l'Arte è la femmina, che il cielo è l'amore,  che  il lezzo è profluvio, che il fango è splendore! Oh!...
femmina, che il cielo è l'amore, che il lezzo è profluvio,  che  il fango è splendore! Oh!... Candida, candida la nostra
 che  la luce se ne vada, arriva il vento, prima da te, entrando
sorridenti, e non ci sono domande, solo il gioco della luce  che  declina e del vento che ci muove i vestiti.
domande, solo il gioco della luce che declina e del vento  che  ci muove i vestiti.
di filosofia, ve ne scongiuro, per la madre mia! Chi è là  che  stappa ?... Dio lo salvi dal Limbo e dalla Trappa! Giù come
ad una, le pescheremo per cercar fortuna. Pietà per l'uom  che  pescherà la mia!... É una scarna che chiamano poesia; la è
Pietà per l'uom che pescherà la mia!... É una scarna  che  chiamano poesia; la è bella, e buona, ma la vi schianta
tutto nebbia e gelo! Pure è italiano... dunque gridiam  che  è di un azzurro strano! Affediddio!...battiamoci a
entriamo a teste chine, o diam di fiato a qualche tromba  che  assordi il creato! Andatemi a cercare un coadiutore; lo
nominar mio confessore per due minuti: ho due peccati  che  non san star muti. Uno è il desìo di avvinazzare un prete,
è il desìo di avvinazzare un prete, tanto, da fargli dir  che  le comete son ostie accese, e che il mangiare a messa è un
tanto, da fargli dir che le comete son ostie accese, e  che  il mangiare a messa è un crimenlese! L'altro la sete
qui, fra i bicchieri, se ne stan felici! Miserere di me  che  me ne pento, miserere nel fulgido momento che non so nulla,
di me che me ne pento, miserere nel fulgido momento  che  non so nulla, che ho intero il genio di un bambino in
me ne pento, miserere nel fulgido momento che non so nulla,  che  ho intero il genio di un bambino in culla. Giù, giù, giù
* No, ma guardava il pendolo; e dicea le orazioni. Vuoi  che  sul focolare ti ravvivi i tizzoni ?... Il tuo libro ti
non potei... * * Perché ? * Stava sull'uscio un mostro  che  appuntava la mano verso la via chiassosa, e guardava la
la via chiassosa, e guardava la madre, e parea dir... * *  Che  cosa ? * Che tu a noi non pensavi e che verresti tardi. * *
e guardava la madre, e parea dir... * * Che cosa ? *  Che  tu a noi non pensavi e che verresti tardi. * * Per lo ciel!
e parea dir... * * Che cosa ? * Che tu a noi non pensavi e  che  verresti tardi. * * Per lo ciel! mio fanciullo, perché così
* No, e la madre già, triste, era andata al riposo. Vuoi  che  ti avvivi il foco? * * O fanciul, pensieroso, più che non
Vuoi che ti avvivi il foco? * * O fanciul, pensieroso, più  che  non chieggan gli anni, no, lascia spento il foco e i tuoi
innocenti indugia ancor per poco. Ascoltami: quel mostro  che  ti apparve stasera, tienti bene a memoria, un fantasma non
e la minaccia? * Era un mostro ti dissi... * * E' per lui  che  ritorno talvolta a mezzanotte, spesso sul far del
talvolta a mezzanotte, spesso sul far del giorno!... Tu  che  a piè della madre dormi nel letticiuolo, quando dormirai
solo! * La madre ha sospirato? * * Ti attende; e le dirai  che  pria di coricarmi suò viso ti baciai; e che verrei,
e le dirai che pria di coricarmi suò viso ti baciai; e  che  verrei, tremando, ad abbracciarla pure se le labbra,
E' stato come accorgersi  che  il Nemico ha un avamposto in casa; di piú, che la sua
accorgersi che il Nemico ha un avamposto in casa; di piú,  che  la sua azione si colloca a livello neurologico, Nella
dell'individuo anatra-lepre si è insediata nel libro senza  che  il firmatario potesse farci nulla, se non provare a
donna di latte e di rosa, donna sdegnosa, m'han raccontato  che  nessun ti agguaglia nella battaglia ; che hai di ferro le
m'han raccontato che nessun ti agguaglia nella battaglia ;  che  hai di ferro le braccia, e che il tuo petto è un corsaletto
agguaglia nella battaglia ; che hai di ferro le braccia, e  che  il tuo petto è un corsaletto dei vecchi dì colla malìa
nascosa; o bella donna di latte e di rosa. O bella donna  che  sembri uno stelo mietuto in cielo, m'han raccontato che di
che sembri uno stelo mietuto in cielo, m'han raccontato  che  di molti amanti, nei camposanti, tu puoi legger la lapide
amanti, nei camposanti, tu puoi legger la lapide forbita,  che  uscir di vita sotto le spire del tuo corpo anelo; o bella
di vita sotto le spire del tuo corpo anelo; o bella donna  che  sembri uno stelo. O donna piena di gioie e di luci, se tu
proietti, passando, un occhio d'angelo e di sfinge, occhio  che  pinge e monti e mari d'inudite ebbrezze! O donna piena di
peccatrice! O donna fortunata ed infelice, se v'ha nume  che  ascolta, e se tu preghi, egli non nieghi questa dolcezza
dal tuo mistico labbro il vol dispieghi, se v'ha nume  che  ascolta, e se tu preghi!
 che  si accumuli la polvere, non la scuoto dai tavoli, dal bordo
obbedienza al ritmo di una morte passata, al suo trambusto  che  cercava nitore scrostando gli angoli, buttando calce sui
angoli, buttando calce sui muri. Adesso c'è silenzio. So  che  non torna più nessuno ma che esiste una tregua: questa,
muri. Adesso c'è silenzio. So che non torna più nessuno ma  che  esiste una tregua: questa, ora, tra mezzogiorno e l'una.
a poco la perdi la voce lirica  che  ti lascia come chi s'alza nel buio di un cinema e va via.
va via. Rimane intatto il mese, un marciapiede, la ragazza  che  attende controvoglia nell'atrio e ha gli occhi chissà dove.
ferma è un conforto, il primo pomeriggio, illeso niente  che  si muta in prosa, oltre la piazza vuota e il gelo di
dei giornali, chiusi i portoni mentre passa il vento  che  scende alla rinfusa verso il porto, agita carte e polvere,
e polvere, le luci d'una siccità decembrina di asfalto più  che  grigio fra le vetrine spente. Dal bar di fronte ascolto il
sul bordo della foto in bianco e nero, a sinistra, la prua  che  spunta d'un battello che ha per nome Aprile.
bianco e nero, a sinistra, la prua che spunta d'un battello  che  ha per nome Aprile.
sono sempre battuto in condizioni così sfavorevoli  che  desidererei farlo alla pari. Sono molto modesto e non vi
Sono molto modesto e non vi domando, amici, altro segno  che  il gesto. Il resto non vi riguarda.
nel bianco riverberi di bianco,  che  spumeggiando rotolavano su una distesa bianca, il cielo,
il cielo, sopra, era bianco, un cielo perso nella luce  che  lo abbagliava di bianco, è assenza, mi dicevo, è vuoto
è assenza, mi dicevo, è vuoto d'assenza, ma era un bianco  che  innevava i pensieri, un abisso di bianco che cancellava
era un bianco che innevava i pensieri, un abisso di bianco  che  cancellava ogni cosa, a guardare bene anche il fondo del
il bianco del nulla, ma era soltanto un sogno di bianco  che  generava bianco, così quando lui sveglio guardai a lungo,
lui sveglio guardai a lungo, di là dalla finestra, la luna,  che  quella notte era bellissima e bianca.
guardo in alto, a volte c'è una mosca a volte un moscerino  che  volando descrive traiettorie stranamente geometriche, di
continuo svoltando con un angolo di solito acuto, e quello  che  è più strano è che tuttosi compie sullo stesso piano
con un angolo di solito acuto, e quello che è più strano è  che  tuttosi compie sullo stesso piano ideale: quello parallelo
suo sguardo non va, per quanto s'interni, al di là di quel  che  gli si manifesta. Chino sul proprio corpo ne ha percepito
ha smesso di pretendere risposte, ancora azzarda domande.  Che  ne è delle parole dette, dei pensieri pensati? che dei
domande. Che ne è delle parole dette, dei pensieri pensati?  che  dei verdi e dei gialli della stagione trascorsa,
tu  che  nasci in maschera, e mascherato muori, osi insultar, se
muori, osi insultar, se incognito è anch'esso il Dio,  che  adori? Vorresti tu conoscerlo ed affisarlo ignudo, come una
Ardisci mostrar l'indole del cuore e del cervello? Dio  che  a ragione, o tanghero, di te più furbo è assai, t'acqueta,
sua maschera non lascerà giammai. E tu in ginocchio pregalo  che  ci lasci la nostra, perché sarebbe orribile l'anima messa