Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

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Sulla fina anatomia degli organi centrali del sistema nervoso

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Camillo Golgi 24 occorrenze

È entro questo intreccio, che, ramificandosi, vanno a perdersi da una parte i prolungamenti nervosi, dall'altra le fibre derivanti dal fascio. Quest'ultimo, uscito dal semicanale formato dalla fascia dentata, attraverso la zona della lamina grigia circonvoluta, occupata dai corpi delle cellule appartenenti a tale lamina, e va ad unirsi alle fibre dell'Alveus e della Fimbria.

a - a Strato di fibre nervose limitante la superficie ventricolare del grande piede di Hippocampo (Alveus). – La superficie interna o ventricolare di tale strato, presenta un regolare rivestimento di cellule (epitelio ventricolare), il di cui corpo, che apparisce piatto verso la superficie libera, penetra più o meno profondamente nel tessuto, per suddividersi in una serie di processi, i quali, continuamente ramificandosi, si perdono a maggiore o minor distanza, in modo che non può essere con precisione determinato. – Nel modo di comportarsi e nell'aspetto di questa singolare forma di epitelio, notasi una spiccata analogia coll'aspetto e contegno delle cellule della nevroglia.

Il corpo cellulare ci presenta caratteri alquanto diversi, a seconda che lo si studia a fresco, oppure dopo che abbia subito l'influenza dei reattivi induranti comunemente impiegati. A fresco ha un aspetto perfettamente chiaro e trasparente e in esso anche coi massimi ingrandimenti non si possono riscontrare che dei finissimi granuli. Trattando le cellule nervose con reattivi diversi (siero iodico, soluzione attenuata di acido cromico o di acido osmico) si rileva che il loro corpo offre una finissima striatura disposta parallelamente alla superficie e concentricamente al nucleo, le singole strie veggonsi poi separate da un tenuissimo strato di sostanza finamente granulosa.

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Quelli appartenenti alla parte delle cellule che dirigesi verso l'esterno, invece attraversano, mantenendosi sempre robusti, (sebbene continuino a somministrare rami laterali), tutto lo spessore della lamina grigia circonvoluta (formando il così detto Stratum radiatum di Kupffer e Meynert) e arrivati in prossimità del confine esterno dello strato, le loro suddivisioni diventano più numerose e così presto riduconsi a ramuscoli abbastanza minuti (non mai finissimi), i quali finiscono mettendosi in rapporto colle numerose cellule connettive, che si riscontrano nella zona marginale di questo strato, come si riscontrano nella zona superficiale di tutte le circonvoluzioni (V.Tav. XVI. a e XXI. a).

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A qualche affatto secondaria modificazione nella disposizione degli elementi cellulari e corrispondente modificazione dell'aspetto.

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Circa l'andamento e grado di sviluppo, si osserva che ora si avvicinano fino a toccarsi, e quasi parrebbe a fondersi, ora s'allontanano, presentando notevoli tortuosità; in questo andamento, talora si assottigliano fin quasi a scomparire, talora invece per qualche tratto offrono uno sviluppo, che, rispetto alle parti posteriori, è eccezionale.

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È superfluo il dire che accingendoci a risolvere questi problemi, ci troviamo in un campo di indagini che può dirsi del tutto nuovo, giacché i molti che parlarono dell'origine centrale dei nervi olfattori, si limitarono a notare, che le radici di tal nervo (le classiche così dette tre radici, esterna, media ed interna) si perdono nella sostanza grigia di questa o quest'altra provincia cerebrale, ma nessuno si provò a verificare se ed in qual modo le fibre nervose delle medesime radici, veramente derivino dalle cellule gangliari di quegli strati grigi. Al più, a queste parti potrebbesi supporre applicata la nota esposizione di Gerlach, esposizione che ancora una volta io devo qualificare come una pura e semplice ipotesi, punto corrispondente al vero.

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Oltre le cellule a numerosi prolungamenti, se ne scorgono altre di forma tondeggiante ed allungata che ne sono prive; queste, però, rispetto a quelle, sono in quantità minima e si può argomentare esistano in numero minore di quello che appare, perché, mentre nei preparati per dilacerazione a fresco o fatti durante i primi giorni d'immersione nella soluzione macerante, esse trovansi in grande numero, man mano che i pezzi aumentano di consistenza vanno sempre più acquistando prevalenza le cellule ricche di prolungamenti. Evidentemente trattasi di corpi cellulari mutilati.

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La membrana limitante egli la dichiara non immediatamente applicata al cervelletto, ma separata dallo strato finamente granulare da uno spazio della larghezza di 6 fino a 10 μ, il quale si dimostra come uno spazio linfatico, per ciò che comunica cogli spazi linfatici perivascolari; tale spazio, ora sarebbe interamente vuoto, ora più o meno interamente riempito da corpuscoli linfatici. La stessa membrana limitante, poi, starebbe in connessione col cervelletto mediante prolungamenti conformati a punta, i quali, a guisa delle fibre radiate della retina, partendo con larga base a regolari e brevi distanze della limitante medesima, in direzione perpendicolare alla superficie e parallela fra esse, penetrano nello strato corticale.

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Durante il periodo dello sviluppo embrionale, ha certamente luogo un'attiva moltiplicazione anche degli elementi destinati a trasformarsi in cellule nervose, e la scissione cellulare, come si sa, ha luogo, prima nel nucleo, e quindi procede al corpo cellulare, nel quale, innanzi tutto, accade un allungamento, poi un assottigliamento nella parte mediana, avvenendo così, che due porzioni di cellule, a ciascuna delle quali corrisponde un nucleo, ad un certo periodo si presentano unite solo mediante un ponte. Ora potrebbe appunto verificarsi che la scissione s'arrestasse a questo periodo, così mantenendosi anche nella vita adulta.

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Rispetto al modo di svilupparsi della colorazione nera od alla successione della reazione nelle varie categorie di elementi, certamente esiste una regola e sarebbe interessante di riescire a precisarla, affine di potere ottenere a volontà l'uno o l'altro risultato; ma il riescire a ciò è estremamente difficile, se non impossibile. Tale difficoltà facilmente si comprende, qualora si consideri che a far variare i risultati influiscono, oltre le circostanze prima accennate, anche quelle che si riferiscono alle diverse condizioni, in cui, per la non uniforme azione indurante del bicromato, per necessità devono trovarsi i pezzi nei varii loro strati. Gli stessi pezzi, infatti, sogliono avere un grado di indurimento progressivamente minore dal centro verso la periferia; accade pertanto che parecchie delle combinazioni e gradazioni dianzi accennate possono verificarsi nello stesso pezzo.

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Il successivo modo di trattare le sezioni microscopiche, sebbene essenzialmente corrisponda a quello che suole essere applicato pei preparati da conservarsi a secco, pure merita un breve cenno speciale, affinché si tenga conto di talune particolarità di procedimento, richieste affine di superare altra fra le difficoltà del metodo, quella della lunga conservazione dei preparati microscopici.

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b) Indurimento col bicromato in ambiente a temperatura costante. — La circostanza più volte accennata, che deriva specialmente dalla temperatura dell'ambiente una gran parte delle incertezze relative al tempo in cui dal bicromato i pezzi devono essere passati nel nitrato d'argento, fa subito sorgere l'idea che il mezzo più adatto per evitare questo inconveniente possa essere quello di mantenere i pezzi immersi nel bicromato (injettati o no) entro un ambiente a temperatura costante, e subito si presentano a ciò indicate le stufe ora diffusamente adoperate per la coltura dei microrganismi.

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Ma si badi che anche nei corni anteriori noi non potremo mai avere la certezza di aver a che fare con una cellula di moto, finchè non saremo riusciti a dimostrare che ad essa va direttamente a metter capo una fibra spettante alle radici anteriori. Questo è precisamente il punto sul quale ho in modo particolare diretta la mia attenzione in quest'ultima fase delle mie ricerche.

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Altri tipi di cellule gangliari appartenenti a diverse provincie degli organi nervosi centrali.

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1.° Se v'ha processo che avrebbe potuto permettere di vedere il passaggio dei prolungamenti protoplasmatici nella rete fondamentale, esso sarebbe quello della colorazione nera, il quale, per finezza dei risultati, lascia a grandissima distanza tutti i metodi adoperati da Gerlach e dagli altri, che asserirono aver veduto il passaggio dei prolungamenti in questione nella rete diffusa; ora un tal metodo appunto ci permette di seguire i prolungamenti protoplasmatici fino a grandissima distanza dalla loro origine e di vederli ramificati dicotomicamente fino a considerevole finezza; ma giammai fa rilevare qualche cosa che pur faccia sospettare essi passino a formare il supposto reticolo. Anzi, lungi dall'assumere aspetto che li faccia assomigliare alle fibrille nervose primitive, od alle diramazioni del prolungamento nervoso, essi costantemente conservano il loro aspetto granuloso ed il loro particolare modo di decorrere e di ramificarsi, affatto diverso da quello delle fibre nervose.

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La divisione in strati di Meynert-Huguenin, essendo comunemente giudicata la più esatta, anzi, posta a base delle disquisizioni fisiologiche relative alla corteccia, su di essa credo di dover fissare la scelta, per farne qui un riassunto da metter a riscontro coi dati risultanti dalle mie ricerche. È la seguente:

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Quanto a numero, di gran lunga prevalgono su tutte le altre e ve ne sono di grandissime (diametro in larghezza 30-40 μ e lunghezza che può corrispondere alla larghezza dello strato corticale e quindi perfino di 1 ½ mill. e più) e di piccolissime (diametro in larghezza 10-15); lunghezza 3-4-500 μ ). Dagli angoli del lato basale, spesso anche dalla loro superficie laterale, emanano numerosi prolungamenti (che possono essere 6-8-10 e più), che, mentre continuano a ramificarsi dicotomicamente, possono essere seguiti fino a grandissima distanza dalla loro origine.

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1.° Strato che corrisponde completamente a quello descritto come primo strato del tipo generale.

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5.° Uno strato di nuclei simile a quello che Meynert ammette nelle circonvoluzioni frontali.

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Una di queste la si vede appunto disegnata nella tavola 4.a giù nella zona più profonda, ove i fasci nervosi (che per evitare confusione vennero omessi nella tavola stessa) appena incominciano a farsi divergenti; s'osservi come la continuazione dell'apice della piramide possa esser accompagnata fino al suo arrivo nello strato connettivo superficiale; la lunghezza di queste cellule corrisponderebbe quindi alla larghezza dell'intero strato corticale (la precisa larghezza dalla sua base all'estremità dei prolungamenti dell'apice, a me risultò di un millimetro e mezzo, mentre la larghezza era di 30 μ).

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Che a questa sola differenza si possa attribuire un grande peso nella spiegazione dei fatti fisiologici, non soltanto a me sembra difficile il crederlo; ma tenendo conto dei fatti esposti io ritengo che sarebbe di gran lunga più giustificata la contraria sentenza, vale a dire che le differenze funzionali inerenti alle varie circonvoluzioni cerebrali trovano la loro ragione non già nelle particolarità isto-morfologiche delle circonvoluzioni medesime, sibbene nell'andamento e nei rapporti periferici dei fasci nervosi, che dalle circonvoluzioni hanno origine. La specificità della funzione delle varie zone cerebrali (circonvoluzioni, ecc.) sarebbe in rapporto non già colle particolarità di anatomica organizzazione delle zone medesime, bensì colla specificità degli organi ai quali perifericamente vanno a metter capo le fibre, che dalle stesse zone hanno origine.

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Deve questo suo nome all'aspetto finamente granuloso, che il tessuto da cui è formato presenta allorché lo si esamina coi comuni metodi, aspetto che corrisponde a quello di tutti gli strati di sostanza grigia in generale e più specialmente a quello della corteccia delle circonvoluzioni cerebrali.

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Vedremo infine se questo doppio modo di comportarsi delle fibre nervose, sia in relazione con altri fatti già da me notati nella descrizione generale delle cellule gangliari e se l'insieme delle particolarità descritte, possa dar fondamento a qualche congettura diretta a spiegare il diverso modo di manifestarsi dell'attività funzionale dei centri nervosi.

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Manuale di Microscopia Clinica

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Giulio Bizzozero 23 occorrenze

La patina dei denti (Tav. 2a, fig. 27), consta, oltre che di corpuscoli mucosi e di cellule epiteliche. di vari parassiti, cioè: 1o di batterî e vibrioni, sotto forma di bastoncini di varia lunghezza, talora riuniti a due, o più, in catena. Fra essi si distinguono quelli diritti, e quelli, invece, curvi, ovvero piegati leggermente ad s, ovvero a forma di spira (spirilli fig. 27 c). Molti di essi sono dotati soltanto di movimento danzante; altri, invece, presentano un movimento proprio, vivacissimo, che in generale, è rettilineo; negli spirilli è a spira; 2.o di leptothrix buccalis (fig. 27 a). Questo fungo è sotto forma di filamenti sottili, rettilinei o leggermente flessuosi, di grossezza varia di 1-2 µ pallidi, incolori, a contorni regolari e paralleli, poco distintamente articolati, non ramificati. Essi si spiccano da ammassi di apparenza finamente granulare, e che, infatti, constano della riunione di finissimi granuli rotondeggianti, tenuti assieme da una sostanza amorfa. - Quando il leptothrix è in rigogliosa vegetazione i suoi filamenti, bene sviluppati, si dispongono paralleli a costituire grossi fasci. - Nella patina dei denti si depongono generalmente dei sali calcarei, dando origine al così detto tartaro dentale.

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Non meno preziosi ne fornisce non di rado l'esame microscopico, che pur troppo è ben spesso trascurato, anche da chi avrebbe la possibilità di farlo, a cagione della ripugnanza ch’ esso ispira. Oltre che per la diagnosi delle malattie, lo studio microscopico delle feci può giovare al medico per controllare la dieta del paziente; è tutt’altro che raro che pazienti, che devono vivere esclusivamente ad una data dieta (p. es. diabetici a dieta carnea, nefritici ecc. a dieta lattea), trasgrediscano le ordinazioni, e non vogliano confessare il loro peccato. Nell’un caso e nell’altro pochi avanzi microscopici vegetali nelle feci basteranno a svelare la verità.

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Anatomie, pag. 815) narra di un dermoide dell’ovario destro svuotatosi nel colon trasverso, in conseguenza di una colotomia praticatasi a cagione della esistente stenosi intestinale. Uscì un contenuto poltaceo, di aspetto feculento, con peli. Questi peli, secondo l’osservazione allora fattane da ZIEGLER, a differenza dei peli comuni, non contenevano aria nella sostanza midollare; l’aria, però, vi entrava rapidamente appena venisse a contatto del pelo, sia all’estremità di questo, sia anche alla sua superficie, quando, nell’allestire il preparato microscopico, per caso veniva ad aderirgli in forma di bolla. - Questa mancanza d’aria nel cavo midollare potrà forse in qualche caso servire a stabilire, che i peli hanno avuto origine e provengono dall'interno dell’organismo.

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La vulva è situata fra il terzo medio e il terzo posteriore del corpo; l’utero-ovidotto contiene 4 a 9 uova mature o prossime a maturazione, Fig.XXXIII. non segmentate, o segmentate soltanto in 2-4-6-8 cellule, somiglianti a quelle dell’anchilostoma ma più lunghe, più ovali, a poli più acuminati (PERRONCITO). L’ano, a forma di apertura trasversale, è situato verso la base della coda. I visceri son d’un Fig. XXV. giallo-verdastro, assai opachi, finamente granulosi.

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. - A seconda della quantità loro, e di quella degli altri elementi cui sono commisti, danno allo sputo colori varianti dal rosso pretto al rossigno od al verde. Essi si riconoscono agevolmente perchè di solito conservano i loro caratteri tipici, e si scorgono ben colorati, isolati o riuniti in ammassi. Talvolta però cedono più o meno la loro materia colorante al liquido che li circonda, e l’appajono, così, piu scolorati, ridotti a semplici anelli (fig. 7 b); oppure, avendo soggiornato a lungo nel polmone, hanno già subito una disaggregazione in granuli di pigmento, o dato origine a cristalli di ematoidina (V. sotto). - Quando i globuli sono distrutti, la loro materia colorante può essere dimostrata chimicamente coi metodi già esposti altrove (§§ 28-30).

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Nella bronchite fibrinosa, insieme a muco od a muco-pus, ora scarso, ora abbondante, ora misto a sangue, vengono espettorati degli stampi bronchiali, cioè dei coaguli fibrinosi, che colle loro ramificazioni sempre più sottili riproducono la forma dei lumi ramificati bronchiali in cui si sono prodotti. Il più sono aggomitolati; scuotendoli nell’acqua, ed esaminandoli su fondo nero, si può meglio determinare la loro forma, e talora la lunghezza (che può giungere a varî centimetri). Sono di colore bianchiccio, giallo-rossiccio, o grigio-perla; abbastanza resistenti alla trazione, ma fragili; di solito concentricamente stratificati, e solidi o cavi, col lume riempito di aria o di muco. Al microscopio appaiono constare della solita massa splendente, fibrinosa, che racchiude vario numero di leucociti, di gocciole di grasso, e rari globuli rossi: talvolta anche epitelî bronchiali.

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Sulla cornea e sulla congiuntiva circonvicina si notano talvolta, in casi di infiammazione, dei lembi di membranelle bianchiccie, che a prima giunta possono essere presi per pseudomembrane crupali. Il microscopio li dimostra, invece, costituiti da strati di cellule epitaliali pavimentose, simili a quelle degli strati superficiali della cornea; non risultano, quindi, che da una iperplasia dell’epitelio corneale, dipendente dall’infiammazione degli strati sottoposti, con successivo distacco in massa degli elementi più superficiali e più vecchi. È processo affatto analogo a quello di altre mucose, per esempio, di quella del collo uterino (§ 104).

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L’orina da esaminare viene diluita con acqua nel rapporto di 1 d’orina a 9 d’acqua, o 1 della prima e 99 della seconda, a norma che un esame di saggio ha dimostrato che c’è poco o molto zucchero. Di questa diluzione si deve tener conto quando si fa il calcolo della quantità dello zucchero.

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I cilindri jalini (Tav. 7a, fig. 72) sono corpi di forma cilindrica, retti, curvi o variamente ripiegati, a margini regolari, diametro uniforme in tutta la loro lunghezza, ovvero scemante leggermente dall’un capo verso l’altro. Le due loro estremità sono ora leggermente arrotondate, ora irregolarmente mozze; talvolta una di esse si assottiglia e si continua in un filamento, simile ad un cilindroide. Hanno lunghezza e larghezza varia. Alcuni cortissimi, altri così lunghi da attraversare tutto il campo del microscopio. Il diametro in alcuni scende fino a 12 µ, in altri si eleva fino a 40-50 µ.

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Parimenti nell’orina acida, alcun tempo dopo l’emissione, appaiono delle cellule più grosse delle precedenti (fig. 69 c), di forma ovale, però colle estremità alquanto assottigliate, a contorni marcati, e presentanti generalmente nel loro interno uno spazio sferico chiaro (vacuolo). Questa forma di torula si moltiplica per gemmazione; infatti, a lato o, generalmente, ad una estremità di spore complete si osservano dei granuli sferici, che offrono lo stesso aspetto di esse, e che vanno continuamente ingrossando, diventano ovali, presentano a poco a poco il vacuolo, e così si trasformano in complete cellule di torula. - Maggiore sviluppo acquista la torula nell’orina diabetica (fig. 69 d), ove essa trova un mezzo favorevolissimo alla sua vita. Qui essa assume lo stesso aspetto che ha nello stomaco (§ 66), ed appare nell’orina appena emessa; secondo alcuni, anzi, essa potrebbe essere constatata anche nella vescica.

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Si continua a svitare finchè lo strato liquido abbia lo spessore di qualche millimetro. A questo punto l’istrumento è pronto per l’osservazione.

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A questo scopo si comincia a versare in una provetta la soluzione sodica, nell’altra l’acqua; poi si versa nell’una e nell’altra la richiesta dose di sangue; infine si passa all’esame coll’istrumento, avendo cura:

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5.o Quando sembra che il colore del vetro campione e quello dello strato sanguigno siano d’uguale intensità, non si ha che a leggere sulla scala lo spessore che si è dovuto dare a quest’ultimo per ottenere quest’effetto, e riscontrare sulla tabella la quantità di emoglobina che corrisponde al grado ottenuto.

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Quale sarà il grado cromometrico che corrisponde a 100 d'emoglobina, val quanto dire quel grado fondamentale di cui abbisogniamo per costruire speditamente la nostra tabella? -. Noi l’otterremo con una semplice proporzione: Se 130 del citometro corrispondono a 190 del cromometro, 110 del primo (cioè il grado corrispondente a 100 di emoglobina) a quanti corrispondono del secondo? 130 : 190 = 110 : X = 190 X 110/130 = 20900/130 = 160.7 Un sangue contenente 100 di emoglobina segnerà 160 al cromometro. E questa cifra di 160 ci servirà di base per costruire la tabella secondo la formola.

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Per ottenere risultati esatti è necessario por mente ad alcune cause d’errore che sono proprie del citometro, ovvero che sono comuni a tutti gl’istrumenti consimili. Innanzi tutto è necessario la massima precisione nel misurare le quantità di sangue e di soluzioni che devono essere mescolate fra loro: e a questo scopo non solo si avrà la maggior cura all’atto del misurare, ma altresì si baderà a che la goccia di sangue, onde si usa, evaporando non si condensi, o che la pipetta misuratrice del sangue non sia abbastanza asciutta e così via. Ove si badi a tutto ciò, gli errori prodotti dalla misurazione son così piccoli da poter essere posti in non cale.

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Oltre a questi globuli sformati si notano d’ordinario numerosi microciti (v. più sotto).

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Spesso i cristalli stanno incrociati a due o a più. La loro grossezza varia assai; nelle preparazioni ben riescite raggiungono non di rado e superano la lunghezza di 15-20 µ, mentre altre volte sono così piccoli che la loro forma non può venire accertata che coi più forti ingrandimenti.

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Fatta questa osservazione, si fa evaporare col calore la soluzione, ed il residuo bruno che ne risulta si scioglie in acqua distillata a cui vennero aggiunte poche goccie di una soluzione di potassa caustica. Se ne ottiene una soluzione alcalina verde oliva d’ematina, la quale presenta una stria spettrale poco spiccata fra C e D. Uno spettro spiccatissimo, invece, si ottiene aggiungendo a questa soluzione alcalina qualche goccia di soluzione di solfuro d’ammonio (Fig. VI. 5); appaiono tosto le strie di assorbimento dell’ematina ridotta, l’una intensissima fra D ed E, l’altra molto meno intensa posta a cavallo delle linee E e b.Queste due strie assomigliano molto a quelle dell’ossiemoglobina, ma se ne distinguono facilmente comparando fra loro ad un tempo i due spettri: le strie dell’ematina ridotta stanno più vicino alla regione violetta dello spettro. -

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I leucociti sono in diverso stato di regressione, sicchè, mentre alcuni sono ancora ben conservati, altri sono pallidi, a nuclei palesi, con granuli adiposi, ovvero rigonfiati, o ridotti a nuclei liberi con pochi granuli attorno. Fra essi qualche grossa cellula endotelica spesso piena di gocciole di grasso, quantità varia di globuli rossi, e, non di rado, dei batteri isolati o riuniti a catenule.

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Il modello di microscopio forse più in uso è il N.o VIII di HARTNACK e PRAZMOWSKI che è assai comodo, e che, munito degli oculari 2, 3 e 4 (di cui il 2 con micrometro) e degli obbiettivi 4, 5 ed 8, dà nove ingrandimenti, che vanno da 50 a 650 diametri. Costa 285 lire in oro a Parigi.

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Talvolta il pus si svuota insieme ai corpi stranieri intorno a cui si è formato (pezzi di osso necrosato, projettili, calcoli, ecc). Anche in taluni di questi casi il microscopio può rischiarare od accertare la diagnosi. Così, ad es., al dott. VISCONTI nel 1875 vennero dati da esaminare due corpicciuoli esciti da una fistola in corrispondenza della cistifellea. Uno era del volume di un seme di canape, l'altro del doppio, di colore verde rossastro, a superfìcie liscia, leggermente faccettati, a spigoli arrotondati. Ambedue al microscopio si dimostrarono calcoli biliari, constando d’un ammasso di cristalli di colesterina.

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A chi desidera un modello facilmente trasportabile è da raccomandare il microscopio da viaggio di C. VERICK. È chiuso in un astuccio lungo 20, largo 10, grosso 5 centimetri. Senza lenti costa 80 lire in oro a Parigi. Gli si possono applicare tanto gli obbiettivi di VERICK quanto quelli di HARTNACK.

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XII g.) sono a gomitolo. Constano, cioè, di un tubo che, dopo aver formato colle sue numerose circonvoluzioni una specie di gomitolo giacente, Il più delle volte, nel connettivo sottocutaneo, attraversa leggermente onduloso tutto lo spessore del derma, passa fra due papille, e, attraversata generalmente a spirale l’epidermide, va a sboccare alla superficie di questa. Sono limitate da una membrana connettiva; questa nel corpo ghiandolare è generalmente rinforzata da fibre muscolari liscie, ed all’interno porta un semplice strato di cellule ghiandolari cilindriche, contenenti granuli di grasso e di pigmento bruno; mentre nel tratto di dotto escretore che decorre nel derma essa manca di fibre muscolari, e porta internamente un epitelio a più strati; e nel tratto epidermoidale scompare, sicchè qui il dotto escretore è limitato direttamente dalle cellule epidermoidali.

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Tecnica delle autopsie per riscontro diagnostico

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Giacomo Mottura 1 occorrenze

Necessità del tutto particolari hanno determinato la promulgazione della legge su Disciplina dei prelievi di parti di cadavere a scopo di trapianto terapeutico e norme sul prelievo dell'ipofisi da cadavere a scopo di produzione di estratti per uso terapeutico (Legge 2 dicembre 1975,n.644; seguita da Regolamento D.P.R. 16 giugno 1977,n.409).

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Lavori dell'Istituto d'Igiene

528168
Giuseppe Brotzu 1 occorrenze
  • 1948
  • tipografia C.E.L.
  • Cagliari
  • medicina
  • UNIPIEMONTE
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In soluzione di fosfato di Na il titolo battericida a temperatura di 4°-5° C va lentamente ma progressivamente diminuendo. A temperatura di 37° C la scomparsa del potere antibiotico è assai più rapida.

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Rivista degli ospedali

528279
Giacomo Mottura 1 occorrenze
  • 1980
  • Il Pensiero Scientifico
  • Roma
  • medicina
  • UNIPIEMONTE
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Lo ritengo da raccomandare anzitutto ai giovani che cercano un orientamento, come supplemento a quanto apprendono e rimedio a quanto non apprendono nella scuola media; e vorrei poterlo considerare come testo di correzione contro tante chiacchiere di vani intellettuali, che anche penetrasse per contagio nelle torri eburnee di quegli scienziati, che hanno orrore di contaminarsi in implicazioni politico-sociali, mentre ne sono succubi senza saperlo. Questa e analoghe letture possono aiutare il pubblico a distinguere le giuste prospettive, a difendersi da ciurmerie pseudoscientifiche e ad esigere la vera tutela della scienza e della salute.

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