Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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come una semplice ricerca di ordine storico-genealogico.  E  questa assume un aspetto sperimentale, in quanto essa
stessa della parola il segreto della sua vicenda storica  e  condanna come arbitrario il metodo empirico che fondava
fondava l'etimologia su apriorismi storici o filosofici.  E  se l'indagine che fa capo più direttamente alle lingue
impensatamente con la maggior conoscenza dell'indiano  e  del persiano, questo, e qualsiasi altro allargamento di
la maggior conoscenza dell'indiano e del persiano, questo,  e  qualsiasi altro allargamento di possibilità comparativa,
le lingue indoeuropee sull'identità della loro morfologia,  e  mettendo in secondo piano le identificazioni lessicali,
a comparazioni fra voci identiche o similissime per suono  e  per significato (ted. Mutter, lat. mater, ind. matár);
razionalmente, sull'esempio dei grammatici indiani,  e  l'esatta conoscenza dei mutamenti di suono subiti da
dando un valore di realtà storica a quei sezionamenti  e  mutamenti sino allora ammessi a capriccio, permettesse di
di comparare tra loro le parole nella loro fase più antica  e  fornisse una base sicura alle identificazioni etimologiche,
vicende seriori avessero turbato l'evidenza della unitaria  e  primitiva identità.
naturale ò ch' uom favella; Ma così  e  così, natura lascia Poi fare a voi, secondo che v'abbella.
ne andrebbe a spasso. È un bene? è un male? C'è il suo bene  e  il suo male di sicuro; se più dell'uno o dell'altro,
Le cause sono, come sempre, assai complesse; fisiologiche  e  storiche le principali. Il linguaggio latino, propagato
s'incontrava con una moltiplicità di favelle indigene,  e  per conseguenza di abitudini e di attitudini glottiche.
di favelle indigene, e per conseguenza di abitudini  e  di attitudini glottiche. Delle prime trionfò completamente;
sopra labbra, piemontesi, venete, lombarde, napoletane,  e  così via. Queste sono cause fisiologiche: le storiche sono
lingua, una sola letteratura diventarono presto la lingua  e  la letteratura italiana. Ma gli spiriti eletti sono sempre
italiana. Ma gli spiriti eletti sono sempre pochi,  e  gli usi letterari sono ben lontani dall'essere i principali
per ogni parola che si scrive, se ne pronunziano,  e  più se pronunziavano nei tempi andati, migliaia e milioni.
e più se pronunziavano nei tempi andati, migliaia  e  milioni. Così i dialetti esistettero virtualmente fino
dominato per un lungo periodo da popolazioni celtiche,  e  propriamente galliche. Ora non par dubbio che il substrato
tutta la vita preistorica, il milanese ne ha una storica  e  riccamente documentata di più che cinque secoli; chè tanti
tanti ne abbraccia la sua letteratura, da Pietro de Bescapè  e  fra Bonvisin da la Riva ai nostri giorni. Nella vita
il dialetto ha una certa qual pretensione di esser lingua,  e  avanti di comparire in pubblico, sia pure tra gente
cerca di farsi bello. Così è che il milanese di Pietro  e  di Bonvicino è un milanese difforme di sicuro in molte cose
parlare usuale: spesso rimette a posto o raddrizza vocali  e  consonanti, cadute o degenerate; non cerca in nessun modo
di Bernabò Visconti sarà narrata, non nei ritmi locali  e  in dialetto levigato, ma in ottave, e in un gergo, che
non nei ritmi locali e in dialetto levigato, ma in ottave,  e  in un gergo, che vorrebbe pur essere la lingua di Dante, o
usato anche da lei abitualmente; se la condusse in casa,  e  la diede per ancella alla letteratura eletta. E ancella
in casa, e la diede per ancella alla letteratura eletta.  E  ancella rimase, nonostante qualche velleità passeggiera di
il capello fatale. Suo ufficio principale fu di ridere  e  far ridere; era come il buffone di casa, allegro pressochè
pubblicato dal Cantù. Si tratta di un sentimento popolare,  e  lo si è espresso nel linguaggio del popolo. Colle parodie
seconda metà la poesia milanese trova la sua vera strada,  e  si mette a camminare per quella, con Bernardo Rainoldi,
poetare milanese ebbe gran voga; sono tutti settecentisti  e  contemporanei il Birago, il Larghi, il Tanzi, il Simonetta,
il Simonetta, il Balestrieri, per nominar solo i maggiori.  E  i settecentisti son come il piedestallo su cui posa la
effetto dell'unità italiana, prima voluta, poi conseguita,  e  delle sue molteplici conseguenze. Unico genere che abbia
chiesto prima, cosa s'intenda per dialetto milanese.  E  vero che la domanda pare affatto oziosa; ma in realtà poi
oziosa; ma in realtà poi non è: al contrario di tante  e  tante altre. C'è dunque il milanese di Milano e quello non
di tante e tante altre. C'è dunque il milanese di Milano  e  quello non di Milano. E forse che Milano stessa parla tutta
C'è dunque il milanese di Milano e quello non di Milano.  E  forse che Milano stessa parla tutta ad un modo? C'è, per
per cominciare di qui, il linguaggio delle Marchese Travasa  e  delle donne Fabie Fabron de- Fabrian; linguaggio che doveva
se non proprio un cinese, certo tanto o quanto forestiero.  E  già, dugent'anni addietro il Meneghino del Maggi, che
addietro il Meneghino del Maggi, che sapeva l'una  e  l'altra lingua e qualche altra per soprappiù, si sentiva
il Meneghino del Maggi, che sapeva l'una e l'altra lingua  e  qualche altra per soprappiù, si sentiva gran poliglotta: So
come fu spiegato recentemente!) Quel de Porta Comasna,  E  quel anch più lontan De messer (2. Massaro, contadino.) de
rischio di perdere - che la distinzione datava da secoli  e  secoli, sicchè, mutati i nomi, Dante avrebbe potuto dir di
tanto maggiore delle persone ne ha cancellate parecchie,  e  le altre ha ridotto a sfumature, non avvertibili più che da
Usciamo dai bastioni, diamo le spalle ai Corpi Santi,  e  qualunque direzione ci piaccia di prendere, cammineremo un
dialettale milanese, non è cosa facile, almeno per adesso.  E  poi anche qui, come in ogni classificazione, ci sarà sempre
« I monti della Valsassina colle rive lariense  e  leccense che s'hanno a'piedi, e l'Adda fin presso Lodi per
colle rive lariense e leccense che s'hanno a'piedi,  e  l'Adda fin presso Lodi per una linea quasi perpendicolare
mezzodì; la Valle Assina fin presso Como, il Lago Maggiore  e  il Ticino fin presso Pavia per una curva declinante da
Pavia per una curva declinante da tramontana a ponente  e  da ponente a mezzodì, sono da considerarsi al grosso come
dialetti lombardi in due gruppi, orientale ed occidentale,  e  posto il milanese come principale rappresentante
di Milano, occupa una parte della pavese fino a Landriano  e  Bereguardo, e varcando quivi il Ticino, si estende in tutta
una parte della pavese fino a Landriano e Bereguardo,  e  varcando quivi il Ticino, si estende in tutta la Lomellina
varcando quivi il Ticino, si estende in tutta la Lomellina  e  nel territorio novarese compreso tra il Po, la Sesia ed il
in senso stretto. Naturalmente sarà il milanese di Milano,  e  non uno qualsiasi tra quelli del contado, ancorchè il primo
il nostro linguaggio dove lo si ha più costantemente in uso  e  dove sono minori le occasioni delle mescolanze eterogenee,
delle mescolanze eterogenee, vale a dire tra il popolo.  E  appunto perchè regioni più abitate da popolani, il
di Montagna Pistoiese o di Firenze, le Porte Ticinese  e  Comasina, il Verzee e la più parte dei Terraggi La fama
o di Firenze, le Porte Ticinese e Comasina, il Verzee  e  la più parte dei Terraggi La fama della Porta Ticinese è
Milanes L'era propi on poetta original, Sgiss, sbottasciaa,  e  de Porta Zines. Il Maggi invece glorifica il Borgh di Occh
era la fama di due località centralissime: Poslaghetto  e  Bottonuto. Così, per esempio, nel Maggi stesso, Meneghino,
genere, merita d'esser detto, lui, un venezian del Bottonuu  e  il suo parlare un venezian del Poslaghett E il Tanzi
del Bottonuu e il suo parlare un venezian del Poslaghett  E  il Tanzi medesimo, poetando Sora i Zerimoni esclama,
esclama, infiammato d'entusiasmo: Viva el nost Poslaghett  e  el Bottonuu! Paro che la gloria della lingua sia emigrata
della lingua sia emigrata adesso dal centro alla periferia;  e  c'è il suo bravo perchè. Al centro tuttavia cerca di
da un certo tempo s'è fatto altresì missionario,  e  porta il vangelo alle genti. Ma qui mi trovo addosso un
del Corso Vittorio Emanuele, bensì alla Corte d'assisie  e  alla Pretüra da certuni di loro che il volgo di corta
nei meeting nelle adunanze degli azionisti d'ogni genere  e  specie, luoghi tutti dove non c'è caso di certo che un
per chi si propone di rilevare le peculiarità del dialetto,  e  particolarmente della pronunzia. Sul fondo italiano quelle
pronunzia. Sul fondo italiano quelle peculiarità spiccano  e  si rendono evidenti, presso a poco come appaiono in una
s'abbia paura ch'io voglia metter qui lo schema fonetico  e  grammaticale del dialetto milanese; appena incominciassi a
dialetto milanese; appena incominciassi a parlare di sorde  e  di sonore, troverei sordo tutto il mio uditorio, dato che
del linguaggio comune, le caratteristiche più persistenti  e  appariscenti. E badiamo : fin dove posso, le
comune, le caratteristiche più persistenti e appariscenti.  E  badiamo : fin dove posso, le caratteristiche che
la sua numerosa parentela. Noto avanti tutto la doppia z,  e  in parecchi casi anche la scempia, ridotte a rasentare il
bellezza, mazza, spazza, el maester Pastizza, zia,  e  così via. Conscii di questa loro tendenza, i milanesi
loro tendenza, i milanesi cercano a volte di correggerla;  e  c'è chi va tant'oltre nel santo zelo del bene, da
tant'oltre nel santo zelo del bene, da pronunziare Pruzzia  e  da meravigliarsi che non tutti sappiano evitare quel
dialetto, è il suono della n scempia in certe posizioni.  e  specialmente della n in fine di parola e preceduta da
certe posizioni. e specialmente della n in fine di parola  e  preceduta da vocale accentata. L' n si fonde allora colle
accentata. L' n si fonde allora colle vocali antecedenti,  e  costituisce con esse delle vocali nasalizzate, come in
questi casi è vibrata come la doppia toscana, ma più breve  e  compatta; chè, invece di ripartire le sue articolazioni tra
di ripartire le sue articolazioni tra la vocale antecedente  e  la seguente, le appoggia per intero alla seguente, quasi
per intero alla seguente, quasi fosse scritto bo-nna  E  nella stessa posizione suonano analogamente per ragioni
presenterebbero fatti molteplici, ma alquanto sbrigliati  e  d'importanza minuta, e mi contento di chiamare al redde
molteplici, ma alquanto sbrigliati e d'importanza minuta,  e  mi contento di chiamare al redde rationem le toniche ;
agli orecchi, è il molto affetto ai suoni larghi; gli o  e  gli e aperti abbondano nel milanese. Sono aperti
orecchi, è il molto affetto ai suoni larghi; gli o e gli  e  aperti abbondano nel milanese. Sono aperti ordinariamente
primo, che è una storpiatura locale di Melchiorre - dove,  e  il toscano, e anche il più dei dialetti affini al milanese,
una storpiatura locale di Melchiorre - dove, e il toscano,  e  anche il più dei dialetti affini al milanese,
u. Stretto si mantiene nondimeno l'o di insomma, bott botte  e  non so che altro. In altre condizioni i progenitori
altre ancora. È largo in generale, ancorchè provenga da un  e  lungo o da un i, quand' è seguito da consonante più o meno
i, quand' è seguito da consonante più o meno doppia, da gn,  e  da gruppi di consonanti di cui la prima sia s : scenna,
istessa, bellezza, fregg, oreggia, todesch, cresta. L'  e  è largo del pari nelle terminazioni degl'infiniti della
ha dopo di sè una n scempia, non solo se questa è isolata  e  sale tutta per il naso, ma anche se la obbligano a prendere
vend, scendera ecc. Intrecciamo allo stesso modo un m,  e  l'e suonerà chiuso anche allora: temp, november, e così
un m, e l'e suonerà chiuso anche allora: temp, november,  e  così via. Perchè l'ö non abbia a dolersi d' una
di più altri dialetti lombardi. Oltre alla larghezza  e  strettezza del suono, è da considerar bene nelle vocali
strillan tanto contro la maledizione latina delle brevi  e  delle lunghe, non pensano che nel milanese s' avrebbero a
s' avrebbero a rigore, almeno tre categorie : brevi, lunghe  e  medie. In fondo, è questa la particolarità che il Cherubini
coll'accento grave, di mettere ad altre il circonflesso,  e  di scriverne molte duplicate. Dei tre gradi possono dar
ravvicinando a ciò il fatto, che realmente cotali a suonano  e  in certi dialetti rustici, se ne argomenta con apparenza di
al secolo XVII, all'età classica di Beltramm de Gagian  e  della sua degna consorte Beltraminna Ma una volta che
fu universalmente quello della città; del Bottonuto  e  del Poslaghetto in particolare, come s' è visto. E del
e del Poslaghetto in particolare, come s' è visto.  E  del resto l'affettazione contadinesca non era per nulla
la letteratura milanese, altro quella, tutta artifiziale  e  punto popolare, dell'Accademia di Val di Bregno e della
e punto popolare, dell'Accademia di Val di Bregno  e  della Badia dei Facchini del Lago Maggiore. Fatto sta che
trattatista del nostro dialetto, vuol propriamente seguire  e  insegnare l'uso cittadino. E siamo al l606. Quanto
vuol propriamente seguire e insegnare l'uso cittadino.  E  siamo al l606. Quanto all'ipotesi che supporrebbe avvenuto
credo da rifiutare assolutamente per ragioni linguistiche  e  storiche. Ravvolgo le prime nella maestà del silenzio; e mi
e storiche. Ravvolgo le prime nella maestà del silenzio;  e  mi contento di notare rispetto alle altre, che cotesto ae è
rappresentato da un semplice a nella scrittura del seicento  e  del cinquecento. Gli è ben vero che il Prissian distingue
Prissian distingue per l'a due pronunzie diverse : la larga  e  la stretta. Ma la larga è per lui quella di sarà, sarà e
e la stretta. Ma la larga è per lui quella di sarà, sarà  e  serrare, di sara, sala e chiudi, ossia la breve. La stretta
è per lui quella di sarà, sarà e serrare, di sara, sala  e  chiudi, ossia la breve. La stretta è quella « che i Latin
che un semplice segno grafico, poco felicemente scelto,  e  forse non abbastanza felicemente surrogato dai due a,
Si perde la vocale che c'era in origine all'uscita,  e  le consonanti restano allo scoperto : finezza, scoeura,
i plurali in itt, la più parte per nomi maschili,  e  unicamente per questi in origine. Parecchi si trovano avere
essi plurali di un singolare in ett, perdutosi per istrada,  e  non perduto da tutti. Così omitt conserva il suo bravo
perduto da tutti. Così omitt conserva il suo bravo omett  e  cereghitt può sempre vantare, accanto a cereghin, il
vantare, accanto a cereghin, il cereghett pizzamochett  e  il Cereghett, « Covoe Dominus. » Questa rispondenza, ett
non altrimenti da ciò che accade a quelle dei codici;  e  anche coloro che le si conservarono docili fino a tempi
ben pochi direbbero adesso col Porta cavij, basij, scinivij  e  pochi anche usij, registrato come vivo dal Cherubini. Si
paricc, plurale di un singolare che il dialetto non ha;  e  sembra voler passare alle età future come singolarissimo
del condizionale: ev, isset, av; issem, esser, issen  E  alla sintassi manderò di lontano un semplice saluto,
po no! ... Sulle differenze tra questo no che si pospone,  e  il minga che si prepone, potrei dir molte cose,
Ecco un punto, su cui tutti hanno idee proprie. Le hanno  e  le hanno avute. Un' idea l'aveva anche Dante, che si
erba cattiva, insieme col bergamasco, anche il milanese,  e  ricorda con una tal quale compiacenza una poesia, che già
Intel' ora del vesper, Ziò fu del mes d' ociover ....  E  allo stesso modo non si vergognò di pensare Luigi Pulci,
a pag. 86- 87 delle edizioni dei sonetti del Pulci  e  del Franco. Io li ho trascritti direttamente
dall'autografo, che è alla Nazionale di Firenze,  e  posso così darne la lezione genuina.), di cui non si
sono gli abitanti che più specialmente si prendon di mira;  e  solo una terzina deride il parlare: E' dicon le carote i
crezzo; ch' io lo so ben mi! Ma egli è ben ver così, Ch'  e  milanesi spendon pochi soldi, Et mangian cardinali et
stranieri offende .... » (Parte I, nov. 9). Misericordia!  E  nessuno si leverà a difesa ? — Milano tutta, come un sol
savè cche el nost lenguag al è el più pur, el più bel,  e  il miò che se possa trovà. » E anche poco prima aveva
al è el più pur, el più bel, e il miò che se possa trovà. »  E  anche poco prima aveva detto: « Parlo dela parnonzia del
del parlà Milanes, ch' alè el più bel che sia al mond ;  e  si avess temp, e' vel farev vedè ; salv la lengua
di quel traditore di padre Branda, che un secolo  e  mezzo più tardi ritornava di Toscana così innamorato o
fatti - riempirono l'aria; l'inchiostro scorse a ruscelli;  e  ben cinquanta opuscoli a stampa, vomitati dalle bocche da
della gran lotta. Chi li vuol vedere, vada all'Ambrosiana,  e  chieda della Brandana Troverà cose abbastanza divertevoli.
divertevoli. Tacque finalmente la guerra; ma le cause  e  i sentimenti che l'avevano suscitata non vennero meno negli
che l'avevano suscitata non vennero meno negli animi,  e  si perpetuarono anche nei posteri. E così più di mezzo
meno negli animi, e si perpetuarono anche nei posteri.  E  così più di mezzo secolo dopo si riaccendeva, se non la
italiana faceva montare al Porta la mosca al naso,  e  lo spingeva a mitragliare l'oltraggiatore dei dialetti
sonetti famosi all'abaa Giavan Ma lasciando gli scherzi  e  le simpatie: o chi aveva ragione in coceste lotte? - La
o chi aveva ragione in coceste lotte? - La ragione  e  il torto non si dividono mai in maniera così netta, che
da una parte, tutta la ragione dall'altra, dice il Manzoni.  E  il Manzoni appunto, milanese e affezionatissimo al
dall'altra, dice il Manzoni. E il Manzoni appunto, milanese  e  affezionatissimo al milanese, così dotto nel suo dialetto
lo dimostrano; giacchè egli fu per suo conto un sostenitore  e  propugnatore ardentissimo ed efficacissimo di idee molto
guscio, diciam pure aperto che nel giudizio sulla bellezza  e  bruttezza dei dialetti in generale e di un dialetto in
sulla bellezza e bruttezza dei dialetti in generale  e  di un dialetto in ispecie, l'abitudine, ossia il
paiono brutti, compreso il loro proprio; alla generalità,  e  particolarmente al volgo, paiono brutti tutti, a eccezione
conchiudono, che dunque tutti i dialetti sono brutti  e  belli ad un modo. Non assento : per quanto il mi piace e
e belli ad un modo. Non assento : per quanto il mi piace  e  non mi piace renda malagevole il giudizio, c'è bene anche
malagevole il giudizio, c'è bene anche un grado assoluto  e  variabilissimo di bellezza e bruttezza. Il difficile sta a
bene anche un grado assoluto e variabilissimo di bellezza  e  bruttezza. Il difficile sta a poterlo determinare. Non
elementi prevalgono un po' troppo, con danno della varietà;  e  non di quella soltanto. Ricorrono troppo abbondanti le
troppo abbondanti le vocali a lungo strascico, nasalizzate  e  non nasalizzate, che danno al parlare un carattere lento.
per così dire rettoriche, più che da una vera necessità  e  dal logorio delle forme; chè, quanto a forme, il milanese è
è copioso, tanto per i sostantivi che per gli aggettivi.  E  quanto al dizionario, non s' ha proprio motivo di portare
alla benevolenza verso ognuno, amante della buona tavola  e  in generale di tutti i piaceri del senso, lieto, proclive
parla ci si riflette dentro tutto quanto, colle sue virtù  e  colle sue debolezze: di gran lunga più numerose le prime -
come s' è accennato in più casi, il dialetto si trasforma,  e  sempre s'è venuto trasformando in tutto quanto il corso
rappresentato da pochi superstiti al principio del nostro,  e  quindi sceso nella tomba fino all'ultimo suo rampollo.
esempio la z, che aveva preso molte volte il posto del c  e  del g dinanzi ad e e ad i, è ricacciata di nuovo dal
aveva preso molte volte il posto del c e del g dinanzi ad  e  e ad i, è ricacciata di nuovo dal ritorno vittorioso dei
aveva preso molte volte il posto del c e del g dinanzi ad e  e  ad i, è ricacciata di nuovo dal ritorno vittorioso dei
Porta Zines pochi zerusegh, suzzed, suzzess Qui, tanto  e  tanto, s' ha il trionfo d'un vecchio diritto lungamente
facc non si sentono più; non frequentemente lecc, succ  e  c'è chi spinge lo zelo fino a dire per tecc una parola che
invece destano l'allarme, se si considerano uniti insieme  e  si riferiscono alla loro causa unica ed universale, che è
infinita, là dove s'incontrano, al dire dei matematici,  e  si danno con un bacio il « ben arrivato, » anche due
con un bacio il « ben arrivato, » anche due parallele.  E  la lingua letteraria non si contenta di pervertire la
una voce indigena, le somministra un lento veleno,  e  non ha pace finchè non la vede morta e non ne raccoglie
un lento veleno, e non ha pace finchè non la vede morta  e  non ne raccoglie l'eredità. E dire che i tribunali non
pace finchè non la vede morta e non ne raccoglie l'eredità.  E  dire che i tribunali non hanno pene per cotesti misfatti! O
vietato di corrompere il toscano col mescolarvi voci, forme  e  pronunzie dialettali, abbia poi ad esser lecito di
irrisione? Si parli italiano o milanese secondo che pare  e  piace: ma l'italiano italianamente, e anche il milanese
secondo che pare e piace: ma l'italiano italianamente,  e  anche il milanese milanesemente! È inutile: se s'ha a cuore
non è ancor troppo tardi, pensare a un provvedimento.  E  il provvedimento lo propongo io medesimo, dando prova con
finanze municipali; qui da noi invece, dove, grazie a Dio  e  ai nostri amministratori le finanze sono in complesso
Che, siccome in generale gli abbienti parlano scorretto,  e  relativamente corretto i non abbienti, si riuscirebbe ad un
delle ricchezze; i ricchi diventerebbero poveri,  e  i poveri ricchi ; che è l'unica soluzione del gran problema
nota, avente con la prima qualche analogia di significato  e  di suono; ed è giusta quando risponde a una connessione
risponde a una connessione reale per un determinato luogo  e  una determinata età; p. es. la connessione varroniana di
determinata età; p. es. la connessione varroniana di caelum  e  di cavus ha valore linguistico in forza dell'esempio
ignoto cartografo del secolo scorso tradusse, cioè spiegò  e  collegò, con Gran Paradiso, è etimologia giusta in quanto
sia in quanto abbia fornito dettami alla retorica classica  e  medievale, suggerendo accorgimenti stilistici che vanno
le interpretazioni dantesche di nomi proprî e, caso di vera  e  propria costruzione concettuale, le etimologie dei
der griech. Etymologie di G. Curtius (Lipsia 1858)  e  dal Vergl. Wörterbuch der indog. Sprachen di A. Fick (1ª
vista di una sola lingua, consentiva al Curtius progressi  e  approfondimenti analoghi a quelli che di colpo aveva
ricche di esempî da quelle invece che ne contano pochi,  e  quindi etimologie facili da etimologie difficili. Per lui
ma questa a sua volta è l'arma dell'etimologo,  e  il metodo gli pare tanto sicuro da augurarsi il momento in
psicologico, in cui inquadrare i mutamenti di significato  e  ottenere così un nuovo freno all'ipotesi etimologica. Ma
di dimostrabilità all'ultima scomposizione delle radici  e  alle loro estreme identificazioni: nonostante sopravvivenze
identificare con un'altra nella pienezza della sua forma  e  nella concretezza del suo significato. A questa rinunzia
un germe che racchiudeva in potenza tutte le forme  e  i significati della parola; per il Curtius e l'età sua la
tutte le forme e i significati della parola; per il Curtius  e  l'età sua la radice invece era poco più che una formula, il
significato fondamentale come rappresentante la generalità  e  l'astrattezza di un concetto, e trovasse assurdo attribuire
la generalità e l'astrattezza di un concetto,  e  trovasse assurdo attribuire alla lingua primitiva facoltà
astrazione in pieno contrasto con la ricchezza di immagini  e  di atteggiamenti psicologici che si venivano scoprendo nel
corrispondenze fra le lingue attestate, l'aspetto fonetico  e  morfologico dell'unità primitiva; la ricostruzione
dei singoli elementi delle parole si dimostrò poi caduco  e  i suoi risultati si ridussero a poco più di una formula, in
ebbe il merito di dare occasione a distinzioni cronologiche  e  geografiche per separare ciò che poteva essere attribuito
o da quello del Trautmann che lo rinnova per il Balto-Slavo  e  del Muller Izn per l'unità italica (Altitalisches
l'unità italica (Altitalisches Wörterbuch, Gottinga 1925),  e  il trascurare queste distinzioni (come nel Vergl.
che il Curtius faceva per il greco,  e  p. es. il Corssen e l'Ascoli per l'italico, preludeva
che il Curtius faceva per il greco, e p. es. il Corssen  e  l'Ascoli per l'italico, preludeva all'aspetto che la
univa alla lessicografia. L'indagine si fa sempre più cauta  e  frammentaria, l'aspetto dei dizionarî etimologici muta in
storici, come nel Dictionnaire étym. latin del Bréal  e  Bally (Parigi 1886, più volte rist.), o nell'Etym.
a quest'epoca, di inseguire l'individualità della parola  e  della sua storia, almeno nei casi in cui questa non era
così il bisogno di distinguere tra voce ereditaria  e  voce presa a prestito seriormente da altre lingue portò a
a larghi studî sugl'influssi culturali da lingua a lingua,  e  analogamente sui continui scambî fra lingua colta e
lingua, e analogamente sui continui scambî fra lingua colta  e  dialetto, o su quelli interdialettali e fra strati sociali
fra lingua colta e dialetto, o su quelli interdialettali  e  fra strati sociali diversi; i mutamenti di significato
diversi; i mutamenti di significato furono esaminati  e  cronologicamente determinati con sempre maggior conoscenza
conoscenza delle varietà dialettali per le lingue vive,  e  con approfondita conoscenza filologica per i periodi più
in categorie a imitazione delle leggi fonetiche,  e  li si considerarono, sia pure semplicisticamente, come la
come la conseguenza di un mutato rapporto tra la parola  e  la cosa designata, donde l'interesse rinnovato per la
la storia delle parole in quanto rifletta quella delle cose  e  delle idee, interesse che tanto più fruttuosamente corregge
indoeuropeo soprattutto alla rivista Wörter und Sachen  e  vengono a confondersi con le rinnovate indagini sulla
che muovono direttamente dalla tradizione del Grimm  e  del Pictet. Infine il semplice intento di rendersi conto di
quali una voce esteriormente muta per influsso di un'altra  e  si trova così ad avere come due etimi (fragellum da
due etimi (fragellum da flagellum incrociato con frangere),  e  si venne pertanto a valutare storicamente l'etimologia
popolare (che dell'incrocio è un caso particolare)  e  con essa a tenere in maggior conto l'etimologia empirica;
lunghe discussioni che fornirono la ragione teorica di essi  e  la ragione pure di quell'incertezza dimostrativa di cui la
non rappresenta che una mera possibilità etimologica,  e  per giunta inadeguata; che la storia di una parola è
di eliminare le somiglianze casuali o meramente possibili,  e  studiare tutta la rete infinita di relazioni dimostrabili
o di incroci fonetici che legano le une alle altre.  E  qualche anno più tardi, J. Gilliéron giungeva per conto
fermer è legato a fere non al lat. firmare; tisane a the  e  non a ptisana) a risultati analoghi, ancor più nettamente
La semasiologia in lui, da descrittiva, diviene storica,  e  insieme alla semantica, s'identifica definitivamente con
non più distinta da un inesistente mantenimento puro  e  semplice del lessico ereditario, diviene il fulcro
storica al problema delle origini delle lingue classiche  e  romanze ed è tanto più concreta, quanto più ristretto e
e romanze ed è tanto più concreta, quanto più ristretto  e  noto era il campo storico al quale si applicava, come
spirito critico, come reazione alla tradizione biblica  e  classica, per la conoscenza di più remoti gruppi
di conferma, giunge a farsi anche guida all'etnografia;  e  sulla somiglianza, più o meno evidente, di vocaboli, si
evidente, di vocaboli, si postulano parentele di lingue  e  di popoli. Questo indirizzo, già evidente in alcuni scritti
del sec. XVIII sino al Mithridates, ideato  e  iniziato (1806) da J. C. Adelung. Né la speculazione sulla
(1806) da J. C. Adelung. Né la speculazione sulla natura  e  sull'origine del linguaggio mancò in questi secoli di
1765), che elaborava nuovamente la teoria dell'onomatopeia,  e  il riposto valore originario delle parole cercato
da G. J. Voss (Etymologicon linguae latinae, 1664)  e  dalla scuola olandese del sec. XVIII (J. D. van Lennep,
di etimologia: quella "filosofica", quella "grammaticale"  e  infine quella "storica".
ragguagli fonetici l'identificazione, p. es., di thugàter  e  del sanscr. duhitár "figlia", ma si discute se la base di
si procede a identificarle in base a somiglianze di suono  e  di senso assolutamente come nell'etimologia empirica; ma
come nell'etimologia empirica; ma nuovi sono il vigore  e  la finezza con cui, attraverso una rigorosa identificazione
a ricostruire per mezzo del loro lessico, la cultura  e  la preistoria indoeuropea, inferendo anzi da particolari
scetticismo sull'identificazione a oltranza delle parole  e  delle radici, mentre il raggruppamento stesso per materia
semantico dei sinonimi, così necessario all'etimologo,  e  costituisce anzi un vero e proprio trattato di
così necessario all'etimologo, e costituisce anzi un vero  e  proprio trattato di semasiologia. Infine, a cominciare dal
trattato di semasiologia. Infine, a cominciare dal Pott  e  dal Grimm, si ripigliavano i campi più rischiosi
più rischiosi dell'indagine, quelli dei nomi di persona,  e  in particolare dei nomi mitici, e quelli dei nomi di luogo.
dei nomi di persona, e in particolare dei nomi mitici,  e  quelli dei nomi di luogo. Già il Grimm ammoniva che il
non doveva far sì che si dimenticasse l'individualità  e  la storia particolare di ciascun sottodialetto, donde il
il canone, ripetutamente bandito in Italia dall'Ascoli  e  dal Flechia contro gli empiristi, che le etimologie vanno
preferenza nei dialetti vicini piuttosto che nei lontani,  e  il fatto che tutte le risorse del nuovo metodo risultarono
dialettali minori, o dovuto a scambî interdialettali,  e  se, per reazione alle fantasticherie precedenti, si cerca a
Pott, più esatte le distinzioni cronologiche, più complesse  e  delicate le osservazioni morfologiche. Infine il Diez,
di vista essenzialmente filologico, l'esame dei grecismi  e  a introdurre l'interpretazione degli ebraismi, penetrati
di Siviglia. Essa, insieme con la teoria della derivazione  e  delle forme, tratta da Prisciano, è la principale fonte
particolarmente dalle grandi raccolte del sec. XII  e  XIII: cioè dal Glossarium di Papia, dalla Magnae
Osberno da Glocester, dal Graecismus di Everardo da Bethune  e  infine dal Catholicon di Giovanni da Genova (terminato nel
significa inoltre la scienza che ricerca quest'origine,  e  significò pure quella parte della grammatica che studia le
grammatica che studia le parole nella loro derivazione  e  nelle loro forme.
la sua riflessione la concepisce come materia esterna  e  tramandata, curiosità che spinge ciascuno a domandarsi di
che si esercita, p. es., nel Pentateuco sui nomi di luogo  e  di persona, che produsse i miti etimologici, le etimologie
etimologico" per il quale nessuna parola è viva in noi  e  acquista il suo pieno significato per sé, ma in quanto è
o meno vicine o per suono, o per forma, o per significato;  e  questo bisogno è particolarmente sensibile per le parole
possono giungere sino alle somiglianze più tenui di suono  e  di significato (come in alcune allitterazioni felix
fr. chou-croute dal ted. Sauer-Kraut con immistione di chou  e  di croûte; it. battisuocera "fiordaliso", da battisegola,
conclusione l'etimologia nei suoi fini  e  nei suoi metodi non è se non un aspetto particolare della
dell'origine del linguaggio in quello della natura sua.  E  le osservazioni che l'etimologia poté empiricamente
come certi particolari aspetti psicologici della semantica  e  della onomatopea (teoria, dal Pott allo Schuchardt, non mai
in parte conciliati, anche per un suo eclettico  e  pratico spirito contaminatorio, si ritrovano nella parte
accentua senza dubbio il carattere antiquario della ricerca  e  i suoi contatti con la lessicografia e la glossografia, e
della ricerca e i suoi contatti con la lessicografia  e  la glossografia, e così doveva essere del De significatione
e i suoi contatti con la lessicografia e la glossografia,  e  così doveva essere del De significatione verborum di Verrio
di Festo. Dalla leggenda dell'origine eolica dei Latini,  e  più dal sentimento di un influsso del greco sul latino,
l'individualità di una parola che storicamente non esiste  e  invece di un etimo si trova dinnanzi ad infiniti etimi. Ma
mots qui désignent l'abeille di J. Gilliéron, Parigi 1914,  e  il repertorio etimologico che di essa più risente è l'Etym.
per il fatto che ciascun anello di essa, in un dato momento  e  in un dato luogo, si è sostituito per una sorta di
analisi della parola  e  ragguagli fonetici non significano altro che tutta quanta
anche il significato generico di linguistica storica,  e  che il primo grande trattato etimologico della nuova
in quanto soprattutto stabiliscono quali decomposizioni  e  quali ragguagli fonetici siano sicuri, cioè comprovati da
parole di lingue diverse può essere completamente casuale  e  diventare una pessima guida alla identificazione
comune, l'etimologia storica viene a prescindere da esso  e  anzi ad esso si oppone.
lingue moderne dalla tradizione della grammatica classica,  e  indicò dapprima ogni particolare ricerca sulla giustezza
dei vocaboli, cioè sul rapporto che corre fra la parola  e  la cosa designata, in cui e filosofi e grammatici cercarono
che corre fra la parola e la cosa designata, in cui  e  filosofi e grammatici cercarono conferma o esemplificazione
corre fra la parola e la cosa designata, in cui e filosofi  e  grammatici cercarono conferma o esemplificazione alle loro
o esemplificazione alle loro speculazioni sull'origine  e  sulla natura del linguaggio. L'esempio più antico della
egli potesse attribuire alla esemplificazione etimologica  e  alle opposte teorie che la ispiravano, certamente le
tradizione metodica già formatasi entro scuole precedenti  e  ci forniscono i tratti essenziali di tutta l'etimologia
prodotta fùsei, cioè secondo la natura della cosa nominata  e  i rapporti fra le parole non siano formali, ma sostanziali,
di una rassegna etimologica di tutto il mondo sensibile  e  conoscibile, tratto che rimarrà tradizionale. Quanto di
le parole prendano il loro significato dalla convenzione  e  dall'uso (thèsei), fornisce alla ricerca elementi di
essa cioè veniva a confondersi con la lessicografia  e  praticamente, più che concettualmente, metteva in rilievo
V], Metodio, ecc.), insieme con materiali di grammatici  e  di glossatori, costituì il fondamento delle grandi
(principio del sec. XII), che è il più noto di tutti,  e  l'Etymologicum Symonis(sec. XII).

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