Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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può arrivare fino al disprezzo della vita.  Mi  ricordo una volta di aver pregato con insistenza le guide,
una volta di aver pregato con insistenza le guide, perchè  mi  lasciassero sulla neve. Le proteste e le minacce dei
sulla neve. Le proteste e le minacce dei colleghi che  mi  alzarono a viva forza mi parevano cosa crudele. Promisi di
e le minacce dei colleghi che mi alzarono a viva forza  mi  parevano cosa crudele. Promisi di partire, purchè mi
forza mi parevano cosa crudele. Promisi di partire, purchè  mi  lasciassero ancora disteso alcuni minuti sulla neve. In
alcuni minuti sulla neve. In quel momento la morte non  mi  spaventava, mi pareva anzi un sollievo e non ho più
sulla neve. In quel momento la morte non mi spaventava,  mi  pareva anzi un sollievo e non ho più dimenticato quel
fatto delle ascensioni digiuno; in altre ho mangiato e non  mi  accorsi di una differenza nella stanchezza. Quando salii
stanchezza. Quando salii d'inverno sulla piramide Vincent,  mi  riempii una tasca con prugne secche e non mangiai altro in
mangiai altro in tutta la giornata. Quel sapore dolce-agro  mi  piaceva e il nocciolo mi levava la sete procurandomi una
giornata. Quel sapore dolce-agro mi piaceva e il nocciolo  mi  levava la sete procurandomi una secrezione della saliva col
una settimana che  mi  trovo in esercizio vado a piedi al Colle dell'Olen, mi
che mi trovo in esercizio vado a piedi al Colle dell'Olen,  mi  fermo a colazione e ritorno la sera. Avendo fatto una
e ritorno la sera. Avendo fatto una fatica doppia, perchè  mi  alzai fino a 2865 metri, il giorno dopo non sento alcun
copio o trascrivo semplicemente non  mi  accorgo se le pause sono lunghe o brevi, e riprendo il
o brevi, e riprendo il lavoro con eguale facilità. Ma se  mi  trovo impigliato in qualche capitolo che richieda
capitolo che richieda un'attenzione più intensa, quando  mi  riposo più di mezz'ora, questa pausa troppo lunga nuoce
pausa troppo lunga nuoce alla continuazione del lavoro.  Mi  accorgo nel prendere in mano la penna, che c'è un distacco
 Mi  ricorderò sempre Giuseppe Maquignaz che mi raccontava come
ricorderò sempre Giuseppe Maquignaz che  mi  raccontava come fu costruita la prima capanna sul Cervino.
volta il momento nel quale comincio a russare. Questo  mi  capita d'estate, quando nel pomeriggio sono preso dal
la coscienza; nel momento che sento il suono del russare,  mi  sveglio e mi accorgo che erano venute nella mente nuove
nel momento che sento il suono del russare, mi sveglio e  mi  accorgo che erano venute nella mente nuove imagini, le
fra l'uno e l'altro. Queste osservazioni nella pianura non  mi  riesce sempre di farle. Invece nelle capanne sulle Alpi,
sempre di farle. Invece nelle capanne sulle Alpi, quando  mi  corico sul dorso per dormire, subito mi prende questa
sulle Alpi, quando mi corico sul dorso per dormire, subito  mi  prende questa molestia della respirazione russante. La
per avere maggiori informazioni sul suo stato ed egli  mi  rispose: "Fui all'Abetone nel mese di settembre, quando
lavoro, tanto più che quasi tutti godevano ottima salute.  Mi  trattenni solo una diecina di giorni perchè le sofferenze
combattere in nessun modo. Appena partii dall'Abetone e  mi  recai a Bologna, riposai subito tranquillamente,
come per incanto. Negli ultimi giorni all'Abetone  mi  tormentò assai la perdita dell'appetito che era giunta a
quel giorno che fummo insieme se non l'interrogavo non  mi  avrebbe neppur detto che la stessa ascensione fatta con me,
autorità nel mondo delle Alpi. Solo una volta scherzando  mi  disse che il Cervino era come l'Università dell'alpinismo.
Ed io sorridendo risposi che egli nella sua Università  mi  superava di molto come insegnante.
grande fatica. Presi alle 10 una tazza di caffè e latte e  mi  alzai a mezzogiorno per far colazione completamente
a mezzogiorno per far colazione completamente guarito. Però  mi  mancava ancora l'appetito.
torno a ripetere questa osservazione. Da quattro giorni non  mi  ero mosso dalla Capanna Gnifetti e mi trovavo quindi in
Da quattro giorni non mi ero mosso dalla Capanna Gnifetti e  mi  trovavo quindi in stato di completo riposo. La figura 18
di una tale salute che  mi  sentivo disposto a intraprendere con successo qualunque
con successo qualunque cosa io volessi o dovessi fare; solo  mi  era rimasta una certa irritabilità nervosa che disturbava
da solo fino sopra la più alta torre della cattedrale e  mi  fermai sotto la corona dell'ultima cupola e là stetti circa
aggrappandomi potevo contemplare il paese sterminato che  mi  si stendeva dinanzi. Pareva di trovarsi in un pallone
fino a che divenne per me affatto indifferente. Questo  mi  giovò poscia e molto nei viaggi sulle montagne, negli studi
per prendere fiato, ma senza poter trovare aria quanto  mi  bastasse. Cercavo di camminare e mi prendeva un affanno che
trovare aria quanto mi bastasse. Cercavo di camminare e  mi  prendeva un affanno che dovevo fermarmi: il cuore batteva
era interrotto e corto, ed era come un grande peso che  mi  opprimesse il petto. Le labbra si screpolavano, i piccoli
vasi sanguigni delle palpebre si rompevano ed il sangue  mi  colava a goccie dagli occhi. I miei sensi divennero inerti,
sera  mi  sedevo stanco davanti alla tenda a guardare la luce gialla
velo grigio della notte, e potevo a stento persuadermi che  mi  trovavo su quel monte che la sera troneggia infuocato sopra
troneggia infuocato sopra la linea azzurra del cielo, che  mi  trovavo su quella massa immensa di ghiacci, donde il sole
stessi. Me ne accorsi dall'abbondanza di osservazioni che  mi  fornirono spontaneamente alcuni alpinisti. Forse è la
Fra gli esempi di osservazioni fisiologiche importanti che  mi  vennero favorite da alpinisti che incontrai sul Monte Rosa,
di Milano, appena giunti alla Capanna Regina Margherita,  mi  diedero queste notizie sul loro polso:
portato con me dei libri per tema che  mi  prendesse la noia, ma le ore fuggivano inavvertite. I
della mia vita pieno di emozioni ineffabili, nel quale  mi  sentii dominato dalla influenza poetica dell'ambiente,
e Cento sapevano cucinare abbastanza bene, tanto che io  mi  abituai a mangiare la carne di montone alla quale non ero
ero assuefatto, e la digerivo, malgrado che l'odore suo non  mi  piacesse.
raccontato che il signor Rothe era tanto allegro e faceto,  mi  aveva condotto nella stanza che aveva occupato egli per
per ultimo. Rimboccò le lenzuola di quell'umile letto, e  mi  augurò la buona notte. Sul comodino c' era un libro che
dieci giorni che  mi  fermai sul Monte Rosa, a 4560 metri, non mi sono accorto
giorni che mi fermai sul Monte Rosa, a 4560 metri, non  mi  sono accorto che vi fosse una differenza nella attività del
l'abilità dei miei colleghi in queste indagini alpine e  mi  rincresce che la brevità dello spazio non mi permetta di
alpine e mi rincresce che la brevità dello spazio non  mi  permetta di riferire la tecnica ingegnosa delle loro
(2560 metri) è la stazione più bassa, nella quale  mi  sia accorto di un mutamento nel mio respiro.
della barca e l'instabilità di tutti gli oggetti visibili ,  mi  producevano forte propensione al vomito; e questa
delle corde e delle vele; ritornando tutte le volte che io  mi  distoglieva dalla mia attenzione"Darwin, Zoonomia. Tomo II,
che di curiosità, è un sentimento di emozione che  mi  fa evocare questi ricordi che segnano i primi albori nella
alcuni dati intorno alla fine del dott. Jacottet come  mi  vennero favoriti dal dott. Guglielminetti e dal dott.
Antonio Garrel  mi  raccontò di un inglese cui condusse dal Riffel al
organizzata una spedizione per correre al salvamento.  Mi  offrii come medico di andare sul luogo del disastro. In
circostanza feci la conoscenza del dott. Jacottet il quale  mi  lasciò andare al suo posto, perchè egli in quel giorno si
entra ed esce dal naso, respirando a traverso il contatore  mi  servii di una maschera di guttaperca modellata sulla
del naso. Dopo venti anni questa maschera di guttaperca  mi  sembra ancora il mezzo migliore per studiare il respiro. Ho
questa la prima volta che  mi  capitò di osservare la respirazione periodica in un cane
1885 in seguito ad una forte emozione  mi  trovai col cuore intermittente ed irregolare. Però dopo un
in imbarazzo pel gran dormire. Interessandomi il caso,  mi  presentai a quel signore e vidi che era più seccato che
seccato che scoraggiato. Aveva una boccettina che fiutava e  mi  disse che nei primi giorni soffriva sempre di sonnolenza,
metri, ma che l'ammoniaca bastava a tenerlo desto. Le guide  mi  raccontarono che vicino ai crepacci e dove c'erano dei
nell'albergo della vecchia cuoca Maria. Dopo, il sig. Payot  mi  invitò ad un ricevimento in casa sua, nella capanna che
che doveva costruirsi sul Monte Bianco. La prima cosa che  mi  colpì fu una grande catasta di cilindri di ferro
le coltri sonnecchiando. Vado a chiamarlo per il pranzo e  mi  fermo a contare il respiro prima di svegliarlo. Conto 8
quanto trovasi notato nei trattati per l'età sua. Svegliato  mi  disse che non dormiva. Mangiò con appetito e stava bene.
il ghiacciaio del Görner. Ritornato all'albergo  mi  coricai verso le 2.30 per riposarmi. Indugiando
riposarmi. Indugiando nell'addormentarmi parecchie volte  mi  accorsi che svegliandomi avevo la respirazione più forte
veduto portar su di questi cilindri, solo  mi  meravigliai che fossero tanti. Continuando a bere feci
montagna. Cosa strana e per me affatto inattesa, neppur uno  mi  disse che avesse provato qualche beneficio dalle inalazioni
dei portatori col quale  mi  accompagnai su pel Monte Bianco, al quale chiesi se quei
quei cilindri che egli portava erano utili a qualche cosa,  mi  rispose sorridendo: "Sono utili a noi che li portiamo."
spesso gli alpinisti sul male di montagna,  mi  imbattei in uno il quale attribuiva questo malessere alla
malessere alla luce troppo intensa dei ghiacciai. Egli  mi  disse che abitualmente non soffriva il male di montagna, ma
volte invece  mi  capitò di osservare delle persone estremamente stanche che,
loro di interessarsi a ciò che avevano intorno; ma uno  mi  confessò, entrando nella capanna, che proprio non vedeva
entrando nella capanna, che proprio non vedeva bene, e  mi  pregò di esaminargli gli occhi perchè credeva che il gelo
adatte ai nostri accampamenti. Toccai appena i 2600 metri e  mi  sono preso una forte scottatura al collo e al dorso delle
forte scottatura al collo e al dorso delle mani, come non  mi  ero mai preso d'estate nel mio soggiorno a Gressoney,
volli prendere un bagno e questo non essendo pronto  mi  sdraiai sul mio letto tranquillissimo aspettando. Quando
il pigiare anche dolcemente un muscolo, era dolorosissimo.  Mi  feci aiutare da due persone per svestirmi, impiegando molto
partire avevo fatto le provviste di combustibili. Un amico  mi  aveva raccomandato di prendere del carbone di litantrace
di più, ed è meno comoda a portarsi; ma arrivato lassù  mi  persuasi subito che la legna è il combustibile più adatto.
di ritrovare nella fisiologia dell'uomo. Come ricordo  mi  piace di presentare al lettore la fotografia del caporale
e molle in modo che vi si affonda fino al ginocchio,  mi  dissero i custodi della Capanna Regina Margherita che i
Lochmatter fece questa salita di 100 metri in 3',45". Egli  mi  disse che era il massimo che si potesse durare e che il
fatti sui miei soldati prima di condurli sul Monte Rosa,  mi  permettono di affermare che per una eguale fatica sono più
sulle montagne dove è tutto macigno. Zurbriggen  mi  disse che egli soffre più sulla montagna scoperta, che
il respiro ed il cuore. Per non moltiplicare gli esempi,  mi  limiterò a darne uno solo.
primo giorno che sono venuto fin qui avevo le traveggole e  mi  sentivo mancar sotto le gambe unicamente per l'aria
l'aria rarefatta; del resto stavo benone e in pochi giorni  mi  abituai a salire più in alto.
dott. Gourten di Zermatt  mi  raccontò che una signora ebbe i fenomeni del male di
contemporaneo del respiro e della pressione sanguigna  mi  giovò anche per altri riguardi. Alcuni modi di respirare
scrisse: "È possibile che la fatica grande dell'ascensione  mi  abbia fatto vedere le cose in modo diverso di quel che sono
1881 ebbi una pleurite con versamento nel lato sinistro.  Mi  vennero praticate due toracentesi alla distanza di dieci

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