Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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che è oggetto dell' intendimento senz' altro dicesi idea  o  essere ideale, che è tutt' altro che nulla. Quest' essere
si conosce per via di sensazione, e d' affermazione,  o  di percezione.
«7») Il pensare dunque  o  concepire assolutamente in modo assoluto è essenziale alla
pagine, lo so. Benedite Iddio che creava quell'Angiolo,  o  voi che avete le gioie e le consolazioni della Famiglia.
vi sembri di poter trovare altrove gioie più ferventi  o  consolazioni più rapide ai vostri dolori. La famiglia ha in
e a disagio! potete ancora procacciarvi brevi gioie  o  conforti; non il conforto supremo, la calma, la calma
di riproduzione, accenna all'eternità. Abbiate dunque,  o  miei fratelli, sì come santa la Famiglia. Abbiatela come
mosso da uomini imbevuti di false e brutali filosofie  o  da incauti che irritati in vederla sovente nido d'egoismo e
quella che divide in due classi l'umana famiglia e impone  o  accetta che l'una soggiaccia all'altra. Davanti a Dio Uno e
l'essere umano, l'essere nel quale, sotto l'aspetto d'uomo  o  di donna, s'incontrano tutti i caratteri che distinguono l'
speciali. Son due note d' un accordo musicale, disuguali  o  di natura diversa! La donna e l'uomo sono due note senza le
diversi due popoli chiamati dalle loro tendenze speciali  o  dalle condizioni in cui vivono, l'uno a diffondere il
l'altro a predicarlo colla produzione di capolavori d'arte  o  di letteratura universalmente ammirati! Ambi quei Popoli
ammirati! Ambi quei Popoli sono apostoli, consapevoli  o  no, dello stesso concetto divino, eguali e fratelli in
umano possa conoscere: voi dovete iniziarle, non alle gioie  o  alle cupidigie della vita, ma alla vita stessa, ai suoi
innestato trenta anni addietro nell'animo da madri deboli  o  da padri incauti, i quali lasciarono che i loro figli
com'esempio. "I vostri figli sono simili a voi, corrotti  o  virtuosi, secondo che sarete voi stessi virtuosi o
corrotti o virtuosi, secondo che sarete voi stessi virtuosi  o  corrotti. Come mai sarebbero essi onesti, pietosi, umani,
d'oltraggiare davanti ad essi il pudore con atti indecenti  o  con oscene parole? Voi siete il vivente modello sul quale
natura. Dipende da voi che i vostri figli riescano uomini  o  bruti(9)"
degli uomini che appartengono alla classe operaia, agricola  o  industriale, la vita è una lotta d'ogni giorno per
compenso tale che lo renda capace di sviluppare, più  o  meno, la propria vita sotto tutti gli aspetti che la
nella moralità dell'operaio. Fondando casse di risparmio  o  altre simili istituzioni, hanno detto agli operai: recate
economizzate: astenetevi da ogni eccesso nella bevanda  o  in altro: emancipatevi dalla miseria colle privazioni .E
nella costituzione del lavoro riuscirebbe superfluo  o  dannoso; e che la formola ciascuno per sé, libertà per
la piaga della miseria sarebbe insanabile; e Dio tolga,  o  fratelli miei, che io possa mai gittare, convinto, come
regime esclusivo di libertà ch'essi predicano e che ha più  o  meno regolato il mondo economico nei tempi a noi più
produzione degli oggetti di prima necessità per la vita  o  si avventura in pericolose e spesso immorali speculazioni.
la Società - capitalisti, cioè detentori dei mezzi  o  strumenti del lavoro, terre, fattorie, numerario, materie
capilavoro, commercianti, che rappresentano  o  dovrebbero rappresentare l'intelletto - e operai che
ma segnatamente dalle circostanze, dallo sviluppo maggiore  o  minore della concorrenza e dal rifluire o ritirarsi, in
sviluppo maggiore o minore della concorrenza e dal rifluire  o  ritirarsi, in conseguenza d'eventi non calcolabili, dei
al lavoro e senza riguardi agli utili maggiori  o  minori che esciranno dall'impresa; e i limiti fra i quali
il riparto ineguale del popolo dei lavoranti su certi punti  o  su certi rami d'attività, e dieci altre cause interrompendo
governo, d'ogni nazionalità. È procedere di fanciulli  o  di barbari. Perché in nome delle malattie generate da
lavori sono di natura diversa, non calcolabile sulla durata  o  sulla somma di lavoro compita in un'ora, ma sulla
lavoro compita in un'ora, ma sulla difficoltà, sulla minore  o  maggiore spiacevolezza del lavoro, sul dispendio di
l'eguaglianza di un'ora di lavoro passata in una miniera,  o  nel purificare l'acqua corrotta di una palude, con un'ora
L'eguaglianza nel riparto dei prodotti? È impossibile.  O  l'eguaglianza sarebbe assoluta e costituirebbe una immensa
e la capacità ricevute, senza merito alcuno, dalla natura.  O  l'eguaglianza sarebbe relativa e calcolata sui bisogni
Il carattere che distingue il relativo è di essere duplice  o  in generale moltiplice. Infatti ciò che è uno, scevro da
la compongono è tuttavia inadatta, per barbarie, servitù  o  mancanza assoluta d'educazione, allo studio di quella
esige costanza. L'impazienza, l'orgoglio umano, han perduto  o  sviato dal retto sentiero molte più anime che non la
divino, in virtù d'un privilegio derivato dalla nascita,  o  in virtù di ricchezza. La libertà dev'essere per tutti e
e sottomesso a revoca ogni qualvolta ei lo fraintenda  o  deliberatamente lo combatta. Non può esistere dunque,
lo combatta. Non può esistere dunque, ripeto, casta  o  famiglia che ottenga il Potere per diritto proprio, senza
Nessuna maggioranza può decretar la tirannide e spegnere  o  alienare la propria libertà. Contro il popolo suicida che
su tutte le cose: libertà d'esprimere colla stampa  o  in ogni altro modo pacifico il vostro pensiero: libertà di
d'imprigionarvi e di sottomettervi a restrizioni personali  o  invigilamento, senza dirvi il perché, senza dirvelo col
vi ha dato il Pensiero: nessuno ha diritto di vincolarlo  o  sopprimerne l'espressione, ch'è la comunione dell'anima
un giorno raggiungere: nessun potere ha diritto d'impedirla  o  di limitarla. Ciascun di voi ha dover d'usar della vita che
lavoro è sacro: nessun ha diritto di vietarlo, d'incepparlo  o  di renderlo con regolamenti arbitrari impossibile: nessuno
ed applicandola: sono tristi ogni qualvolta la contradicono  o  se ne discostano: ed è non solamente vostro diritto, ma
difesa contro le leggi ingiuste che l'arbitrio d'un uomo  o  di più uomini può tentare d'imporvi. Voi non potete, senza
d'imporvi. Voi non potete, senza conoscerla, prender nomi  o  diritti d'uomini. Tutti i diritti hanno la loro origine in
ogni qualvolta non potete invocarla, potete essere tiranni  o  schiavi, non altro: tiranni se siete forti, schiavi
queste risposte. Quei che affermano trovarsi in un libro  o  sulla bocca d'un solo uomo tutta quanta la legge morale,
è santo: e chiunque rinunzia a interrogare questo  o  quella, si priva d'un mezzo essenziale per conoscere la
mentale nell'individuo, poco importa se civile  o  selvaggio. Or quando nei libri d'astronomia vediamo
li mirava confusi in un'unica luce. Sia la pupilla armata  o  non sia, l'atto proprio dell'intelletto è in quell'istante
E a primo tratto, anche la tranquilla vista d'una selva  o  d'un ciel sereno arreca la percezione quasi d'un unico
il tutto d'ogni cosa; e non a disunire, né a dissolvere  o  «risolvere», come la voce d'analisi ndusse molti pensatori
disse Pierre Leroux. Ma il numerare le dita della mano  o  le parti distintive d'un fiore, non è disunirle; bensì
cioè ad un dato essere fenomeno complesso i esseri  o  fenomeni e a tutte le loro parti, qualità relazioni, ntro
le parti osservate restano confuse colle neglette  o  inaccesse. A supplir questa interviene allora coi mille
della sintesi, e rimandò i lettori al metodo. Ma sintesi  o  analisi che si voglia, l'osservanza delle quattro regole
di molte analisi eziandio per atti di composizione  o  di ricomposizione, scevri affatto d'ogni scomposizione. Un
- Ma in qualunque siffatto procedimento di scomposizione  o  composizione o ricomposizione o trasposizione o
siffatto procedimento di scomposizione o composizione  o  ricomposizione o trasposizione o sostituzione o apposizione
di scomposizione o composizione o ricomposizione  o  trasposizione o sostituzione o apposizione o disposizione o
o composizione o ricomposizione o trasposizione  o  sostituzione o apposizione o disposizione o esposizione,
o ricomposizione o trasposizione o sostituzione  o  apposizione o disposizione o esposizione, rimane sempre
ricomposizione o trasposizione o sostituzione o apposizione  o  disposizione o esposizione, rimane sempre intatto l'officio
o trasposizione o sostituzione o apposizione o disposizione  o  esposizione, rimane sempre intatto l'officio supremo
a prossima nostra memoria, alcune genti si estinsero  o  si confusero con altre e si sommersero in esse, prima
di condizioni, secondo la disparità delle cose utili  o  nocive e dei luoghi e dei climi. Le singole genti nelle
di certi frutti ovviamente alimentari e di certi animali  o  più mansueti o più feroci, il complesso d'una terra e d'un
ovviamente alimentari e di certi animali o più mansueti  o  più feroci, il complesso d'una terra e d'un clima, d'una
- Potevano intorno a sé avvertire altre cose utili  o  dannose, dapprima inosservate. - Potevano, sia per
di legno, così come poteva fare eziandio l'orangotango  o  il gorrilla, potesse, per forza propria dell'intelletto
quel limite istintivo, intravedere in una selce tagliente  o  in una resta di pesce di che farne un coltello, una scure,
considerarono veramente tutte codeste idee madri d'un'arte  o  d'una scienza come doni fatti all'umanità dalli dei o
o d'una scienza come doni fatti all'umanità dalli dei  o  semidei. Ma in queste nuove analisi ebbe parte grande il
cloruro d'argento. Quando interviene l'azione individuale  o  quella del caso fortuito, facilmente si spiega come le
per migliaia d'anni concepì la più rozza forma di casa  o  di nave; eppure vi fu chi divisò d'ostruire con pietre e
di communicazione vicinale con altri selvaggi amici  o  nemici che avessero potuto rinvenirle altrove o averle da
amici o nemici che avessero potuto rinvenirle altrove  o  averle da altri. Perloché queste umili pietruzze sarebbero
primi anni, se ben mi ricordo nella collezione del Laharpe  o  nei viaggi di Cook, che in qualche isola del grande Oceano,
parendo vincitur, - disse Bacone. E riescono più facili  o  difficili, secondo che corrispondono alle tradizioni e
e oppresso di cibo, per rodere dimani i fetidi avanzi -  o  cader di fame, - o tenersi in vita divorando il cadavere
per rodere dimani i fetidi avanzi - o cader di fame, -  o  tenersi in vita divorando il cadavere del suo simile. È
modo incontrarsi fra loro e confluire. Le tribù vicine,  o  perché amiche o tanto più perché nemiche, dovevano
fra loro e confluire. Le tribù vicine, o perché amiche  o  tanto più perché nemiche, dovevano ammaestrarsi
a quei tempi ciò ch'è in questi giorni il fucile prussiano.  O  perire o imitare; o perire o accettare un'idea! Siffatte
ciò ch'è in questi giorni il fucile prussiano. O perire  o  imitare; o perire o accettare un'idea! Siffatte
in questi giorni il fucile prussiano. O perire o imitare;  o  perire o accettare un'idea! Siffatte communicazioni
giorni il fucile prussiano. O perire o imitare; o perire  o  accettare un'idea! Siffatte communicazioni primitive
Una tribù poteva tanto trovare nella sua patria la palma  o  il frumento o il riso, se la natura gliene aveva fatto il
tanto trovare nella sua patria la palma o il frumento  o  il riso, se la natura gliene aveva fatto il dono, come
gliene aveva fatto il dono, come poteva trovarvi la pecora  o  il bove. Una sola di codeste utili specie animali o
pecora o il bove. Una sola di codeste utili specie animali  o  vegetabili bastava per inaugurarvi la vita pastorale o
o vegetabili bastava per inaugurarvi la vita pastorale  o  l'agricola o entrambe. L'uomo che avesse incontrato in
bastava per inaugurarvi la vita pastorale o l'agricola  o  entrambe. L'uomo che avesse incontrato in qualche romita
di continuare a raccogliere come prima i frutti selvaggi  o  alcun grano o legume. E ad iniziare con alcuno di questi la
a raccogliere come prima i frutti selvaggi o alcun grano  o  legume. E ad iniziare con alcuno di questi la vita
e nelle sue colonie, in rapporto sempre alle tradizioni più  o  meno libere e audaci ch'esse avevano recato seco dalla
umano, la festa del libero pensiero: Libertà e Verità.  o  conchiudeva allora dicendo: «che ad ogni ramo speciale di
non ci sia nel mezzo di tutti questi uomini una mente sola,  o  individua o collettiva, che produca quest' ordine, questa
mezzo di tutti questi uomini una mente sola, o individua  o  collettiva, che produca quest' ordine, questa tutela e
regolamento, perciò si dà autorità di ciò fare ad una  o  più persone, e così si istituisce quella podestà che si
con buon ordine, e non solo senza reciproco danno  o  molestia, ma con il maggiore vantaggio possibile. La forma
commettere questa incumbenza ad una commissione permanente  o  ad una persona o famiglia particolare; ne sarebbe uscita
incumbenza ad una commissione permanente o ad una persona  o  famiglia particolare; ne sarebbe uscita una forma
Se invece di ciò fossero state elette alcune famiglie  o  persone, e queste solo incaricate di un tale ufficio, a cui
un solo. Ma qualunque sia la forma del governo dello Stato,  o  democratica, o aristocratica, o monarchica, o mista, l'
sia la forma del governo dello Stato, o democratica,  o  aristocratica, o monarchica, o mista, l' origine prossima
del governo dello Stato, o democratica, o aristocratica,  o  monarchica, o mista, l' origine prossima dello Stato rimane
dello Stato, o democratica, o aristocratica, o monarchica,  o  mista, l' origine prossima dello Stato rimane sempre la
che il potere sia tutto concentrato nelle mani di uno solo,  o  che sia diviso in più parti e affidato a più mani, per
potrà mai pretendere di possedere un' autorità, che ecceda  o  per eccellenza di natura, o per ampiezza d' oggetti ad essa
un' autorità, che ecceda o per eccellenza di natura,  o  per ampiezza d' oggetti ad essa subordinati, quell'
che era posseduta da quell' intera massa di famiglie  o  d' individui, che costituisce, come dicevamo, lo Stato; e
di queste famiglie e di questi individui dipendesse  o  dovesse dipendere dall' autorità della Chiesa, anche lo
sono gli Acattolici? E se questi, sono gli eretici  o  gli infedeli? Egli è evidente, che un cattolico, che
pure molti milioni; niente aggiungendo il nome di nazione ,  o  di Stato , o di società civile , o di governo , o altro
niente aggiungendo il nome di nazione , o di Stato ,  o  di società civile , o di governo , o altro qualunque che
il nome di nazione , o di Stato , o di società civile ,  o  di governo , o altro qualunque che essi assumano. Come se
nazione , o di Stato , o di società civile , o di governo ,  o  altro qualunque che essi assumano. Come se voi fate un
e di coscienza dalla Chiesa; anche lo Stato, sia piccolo  o  grande, potente o debole, questo è indifferente, è
dalla Chiesa; anche lo Stato, sia piccolo o grande, potente  o  debole, questo è indifferente, è necessariamente in egual
tutti i sofismi: essa non è già una dottrina opinabile  o  controversa; ma è necessariamente professata da ogni
che non ci sono che due vie per le quali mettersi,  o  quella di rinunziare alla Religione Cattolica, senza
alla Religione Cattolica, senza ambagi, né cavilli;  o  quella di riconoscere che il governo civile, in quel che
viene a dire, che se nasce dubbio che una qualche legge  o  disposizione governativa possa essere illecita od ingiusta
disposizione governativa possa essere illecita od ingiusta  o  contraria alla legge di Dio, il supremo giudice, a cui
di sottomettersi né più né meno che ogni individuo  o  famiglia, che sono gli elementi dello Stato. Qualora
di giudicare in modo opposto al giudizio della Chiesa,  o  senza alcun riguardo a questo giudizio, essi mancano alle
La dottrina adunque dell' indipendenza dello Stato  o  della società civile dalla Chiesa, è l' abolizione del
è impossibile di giudicare se chi la proclama abbia ragione  o  torto, e per lo meno ha torto nel non ispiegarsi a
e disposizioni della Chiesa, come se non esistessero  o  fossero a lui del tutto ignote, e ciò pel motivo che lo
spirituale ». Merita un tale sistema di essere approvato  o  piuttosto conviene disapprovarlo? Egli è chiaro, che se a
divina, ricevuta da Gesù Cristo, come sarebbe un infedele,  o  un cristiano che ha del tutto perduto la sua fede, non
ed ogni altro individuo particolare. Infatti quando l' uomo  o  una società qualunque ha da operare qualche cosa, si
distinte: E` lecita od illecita questa cosa? E` utile  o  dannosa? Il giudice supremo della prima di queste due
cattolica. Il giudice supremo della seconda è lo Stato,  o  il padre di famiglia e l' uomo particolare, secondo che è
di famiglia e l' uomo particolare, secondo che è l' uno  o  l' altro di questi subbietti che deve operare, e che
che un dato progetto s' oppone a quello che è insegnato  o  comandato dalla Chiesa, il governo civile non può indurlo
può indurlo in legge, pel solo motivo che gli sembri utile  o  conducente al comun bene; e tutti coloro che occupassero
l' ordine morale, a tutti i doveri dell' uomo, del padre  o  figlio di famiglia, del cittadino, dell' uomo di Stato,
stesse si sono collocate in un luogo inferiore, e di rado  o  debolmente, e per una impotente imitazione della Chiesa,
governative senza aver nessun riguardo a ciò che dice  o  giudica la Chiesa intorno al giusto ed all' onesto, al
e negar fede a quelle parole di Cristo: [...OMISSIS...]  o  a quell' altro: [...OMISSIS...] . Ma se anche si guarda la
nessun riguardo alle leggi e prescrizioni ecclesiastiche  o  religiose, chiamando questo « separazione dello Stato dalla
che fossero essi stessi una violazione di tali diritti,  o  conducessero alla violazione dei medesimi. Se dunque il
volgare (3). Non c' è dubbio alcuno, che ogni Stato, grande  o  piccolo, ha la sua Autonomia. Perché dunque ci proponiamo
non esservi altra divinità fuori di quella dell' uomo  o  dell' umanità, e così venne al mondo la moderna
che si distruggano con il negarle, come gli Hegeliani,  o  con l' astrarre pienamente da esse), abbandonano i popoli
solo di violare qualche legge particolare della morale  o  della religione, ma si nega la stessa autorità della legge
discordia negli animi e il gioco de' partiti? E poi, chi fa  o  chi manifesta l' opinione pubblica? Sempre quelli che più
ha in mano il potere, vede riuscirgli utile ad accrescere  o  a conservare lungamente questo stesso potere, questo
degli espedienti, che con abuso d' ingegno, si cercano  o  nell' equilibrio delle forze, o nei calcoli dell' utilità,
d' ingegno, si cercano o nell' equilibrio delle forze,  o  nei calcoli dell' utilità, o nella potenza dell' opinione,
nell' equilibrio delle forze, o nei calcoli dell' utilità,  o  nella potenza dell' opinione, o nella numerosità di quelli
nei calcoli dell' utilità, o nella potenza dell' opinione,  o  nella numerosità di quelli che influiscono nelle
meno elevati. Certo un uomo che professasse il paganesimo,  o  un filosofo che professasse l' ateismo, vi dichiarerà cosa
più di tutto interessa, si è di sapere che cosa sia onesto  o  inonesto, giusto od ingiusto, lecito od illecito, morale o
o inonesto, giusto od ingiusto, lecito od illecito, morale  o  immorale, per un cristiano cattolico. Questo si desume, sia
cattolico. Questo si desume, sia dall' insegnamento scritto  o  tradizionale, sia dalla viva voce di quella autorità che ha
convincervi che la Religione Cristiana Cattolica sia vera  o  falsa, perfetta o imperfetta: si tratta di sapere che cosa
la Religione Cristiana Cattolica sia vera o falsa, perfetta  o  imperfetta: si tratta di sapere che cosa consegua
atta ad insegnarle e dichiararle con ogni sicurezza,  o  non fosse da lui riconosciuta. Senza una tale autorità
forza bruta, accumulata in alcune mani, sieno queste poche  o  molte, non si sarebbe mai potuto rimediare all' incomodo
come niuna parte del sistema planetario sia disgiunta  o  indipendente dall' altre, e come i pianeti non
Circa questa questione sono stati inventati, e più  o  meno praticati, tre sistemi, che noi chiameremo, il sistema
sempre le materie delle due giurisdizioni, con più  o  meno di cura e di studio, distinguere e separare. E la
vantaggio, come la materia di un trattato espresso  o  tacito d' alleanza, invece di lasciare che esso nasca da sé
dai partiti e considerata anch' essa un partito politico,  o  come un istrumento politico. Allora essa non si presenta
delle magnifiche ragioni, che hanno per base consuetudini  o  concessioni, o finalmente massime cavillose; e con un tale
ragioni, che hanno per base consuetudini o concessioni,  o  finalmente massime cavillose; e con un tale diritto fatto
recare alla Chiesa, mediante l' accennato trattato tacito  o  espresso di alleanza. Deriva bensì dalla natura del potere
religiose, in tutto ciò che riguarda il giudizio sul lecito  o  sull' illecito, ma non deriva nulla più di questo. Qualora
dalla loro natura e non son sopraggiunte dall' artificio  o  dall' arbitrio, due cose che sogliono così facilmente
imperfezione della causa, dovette dividersi in più governi  o  Stati limitati. E non di meno la Chiesa di Gesù Cristo
al proprio bene, parte all' ignoranza che non lo intende  o  non lo abbraccia nella sua pienezza. Tale è indubbiamente
dovendo necessariamente e per natura della cosa aver l' una  o  l' altra di queste due qualità. Quest' origine del sistema
classe d' uomini che presero Iddio e le cose divine più  o  meno in odio, e con un' ira segreta o palese, che ha
e le cose divine più o meno in odio, e con un' ira segreta  o  palese, che ha qualche cosa di portentoso e di
e necessariamente, in qualunque modo ella si faccia, riesce  o  amica o nemica alle medesime ». La verità di questa
in qualunque modo ella si faccia, riesce o amica  o  nemica alle medesime ». La verità di questa proposizione
riguardante la religione, s' astenga dallo stabilire premii  o  castighi all' osservanza o all' inosservanza di religiosi
astenga dallo stabilire premii o castighi all' osservanza  o  all' inosservanza di religiosi doveri: che si restringa ad
sarà indifferente, ma riuscirà anch' essa necessariamente  o  amica od ostile alle medesime. Restringiamo il nostro
potuto prendere per loro norma due princìpii diversi, cioè  o  il princìpio « di prescindere dalla Religione Cattolica,
Religione Cattolica, come se non esistesse al mondo »;  o  il princìpio « di restringersi bensì agli oggetti non
che dà la legge intorno ad oggetti non religiosi vengano  o  non vengano a collidersi con la religione medesima. Se tali
e ciò perché questa non è già una religione da burla  o  di mera cerimonia, come vorrebbero farla credere i suoi
Ma è ella possibile una tale supposizione? Si trovò mai  o  si trova al mondo una legge civile che abbia potuto essere
delle disposizioni intorno ai medesimi. Solamente che ella  o  può fare tali disposizioni in armonia con la Religione, o
o può fare tali disposizioni in armonia con la Religione,  o  in disarmonia con essa: ecco il bivio dove conviene
che il civile governo non ha per suo oggetto la Religione  o  le cose religiose, essi non intendono già di dire che il
che deva fare il governo né quel che sia utile a se stesso  o  alla nazione, non calcola e non cerca altro, che di
di praticare quella che ciascuno scieglie liberamente,  o  nessuna ». Udendo queste parole accompagnate da tali
pietà, senza che per questo motivo venga a patire molestia  o  vessazione alcuna; 3) Che nessuno possa violare i diritti
il governo civile nasce da una specie di mandato che una  o  più persone ricevono dal popolo, cioè dai padri di
atea? Il che viene a dire: E` egli presumibile,  o  piuttosto è possibile, che quei padri di famiglia,
far leggi contrarie alla medesima; di distruggerla tutta,  o  quella parte che voi crederete; di vessarci o di molestarci
tutta, o quella parte che voi crederete; di vessarci  o  di molestarci in conseguenza della legge atea che ci farete
ogniqualvolta noi soddisferemo ai nostri doveri religiosi  o  alla inclinazione della nostra pietà in opposizione alla
che soli gli rimangono, come abbiamo dimostrato, cioè  o  di usare la cautela, dettando queste sue leggi intorno al
indifferente, conviene per necessità della cosa che sia  o  pia od empia. Vero è che alcuni signori, di quelli che si
sapere, come si possa conoscere, se un argomento sia sacro  o  sia profano. Per arrivare a saperlo, interrogheremo noi
di costoro di fare e disfare gli oggetti religiosi una  o  più volte al giorno. Lasciando dunque da parte anche queste
sarà un oggetto sacro. Si vede dunque che l' essere sacro  o  profano un oggetto, è una qualità relativa alle diverse
a quella religione, sarà sacro, e niuno lo potrà rendere  o  dichiarare profano. Non è dunque posto nell' arbitrio né
degli uomini di Stato lo stabilire se un oggetto sia sacro  o  profano; ma questo giudizio appartiene essenzialmente alla
Or qui, per evitare questa troppo aperta contraddizione,  o  piuttosto per velarla, mettono mano alle distinzioni. Noi
poco prima stabilito per conoscere se un oggetto sia sacro  o  profano. Noi abbiamo detto, che non c' è altra via per
cioè se non produce l' obbligazione, sarà egli un consenso  o  un contratto? Se dunque è assurdo immaginare due consensi
stabilire una proposizione indipendente dalla verità  o  dall' erroneità di tutte le opinioni accennate e d' altre
è questa: « Se la legge civile deve essere amica,  o  deva essere nemica alla religione dei cittadini; se deva
cittadini; se deva essere in accordo con questa religione,  o  deva mettersi in disaccordo ed in collisione con la
le conviene di necessità scegliere tra questi due partiti,  o  di esserle amica o di esserle inimica. Se dunque una
scegliere tra questi due partiti, o di esserle amica  o  di esserle inimica. Se dunque una legislazione riconosce
necessariamente questa: La questione, se ci possa essere  o  no un matrimonio civile, è superiore e indipendente da
provenisse non già soltanto da freddi principii di diritto,  o  da un ateismo del legislatore puramente speculativo, ma da
logica. E non intendiamo punto parlare di que' legislatori  o  governi civili, che invocando la libertà di coscienza nelle
civili. Suppone dunque che la legge civile possa impedire  o  proibire un atto qualunque che emani dalla fede religiosa
appunto nella ricerca: « Se la legge civile possa proibire  o  impedire un atto che emani dalla fede religiosa de'
la religione sia anteriore e superiore alla legge civile,  o  se la legge civile sia anteriore e superiore alla religione
leggi di Dio si debbano conformare alle leggi degli uomini,  o  viceversa se gli uomini debbano conformare le loro leggi a
e ubbidite a preferenza delle leggi degli uomini,  o  se le leggi civili degli uomini debbano essere rispettate e
di coscienza, perché niuno di essi poteva essere costretto  o  impedito a fare un atto qualunque di quegli altri non
d' adesso: « Noi non abbiamo facoltà di ricercare  o  l' incredulità o lo scetticismo di nessuno ». Egli è dunque
« Noi non abbiamo facoltà di ricercare o l' incredulità  o  lo scetticismo di nessuno ». Egli è dunque evidente, se non
essere subordinate al principio della libertà di coscienza,  o  se la libertà di coscienza debba essere subordinata alle
abbia più sincerità che nel primo. - In uno Stato ci sono  o  ci possono essere anche di quelli che non hanno alcuna
anche di quelli che non hanno alcuna credenza religiosa,  o  che non vogliono almeno professarne nessuna. Da questo i
classe di cittadini che non professa credenza alcuna,  o  che è indifferente a tutte; e allo stesso tempo che offende
non è mai possibile conciliare i due princìpii, ma l' uno  o  l' altro deve essere abbandonato. E così fecero i legisti
religione, che sono cose che non hanno per essi realtà,  o  se ci danno qualche peso, le considerano sempre come
compone di quegli uomini che non hanno religiose credenze,  o  non ne hanno abbastanza per raffrenare le loro passioni, l'
farsi bene. La libertà di coscienza dunque degli utilitari,  o  è una promessa che non viene mantenuta, come quella de' due
viene mantenuta, come quella de' due sistemi precedenti,  o  è una libertà effimera e accidentale, perché è quella, né
finirà il giuoco de' mariuoli, sieno questi governanti  o  demagoghi, e la società entrerà nella strada d' un vero e
quanto per quelli che né lavorano, né posseggono terreni?  O  che le leggi che regolano l' esercizio della medicina
per tutti i cittadini, qualunque religione professino  o  non professino. Su questa argomentazione si fondò da'
alla sua generalità, noi domandiamo loro: si devono  o  non si devono osservare dal legislatore nella formazione
a quelle che non hanno altro oggetto se non l' uomo  o  il cittadino, senz' altra considerazione. Ma tutte l' altre
però riguardano esclusivamente certi gruppi di essi, gruppi  o  classi formate da certe loro differenze, a ciascuna delle
considera la differenza dell' avere i cittadini impiego  o  no dallo Stato, e tra gli impiegati distingue i civili dai
la differenza delle fortune, quella della nobiltà di stirpe  o  personale, e innumerevoli altre differenze, che sarebbe
non fossero necessariamente fatte per classi distinte,  o  quasiché fosse un privilegio il dare a tutti il suo, e non
per gli interessi temporali, e dirà: Io non la vedo? Perché  o  affetterà d' ignorare o pretenderà d' essere obbligato a
e dirà: Io non la vedo? Perché o affetterà d' ignorare  o  pretenderà d' essere obbligato a lasciar da parte una
che due sole vie d' esser coerente a sé medesimo,  o  di proibire e condannare la Cattolica Religione (e lo
Religione sia qualcosa di serio. Essendo essi indifferenti,  o  credenti freddi e trascurati, si persuadono che anche tutti
potrebbero essere uomini serii), applauditi dagli increduli  o  settari di professione, a cui s' accordano tutti quelli che
poi, incontrano fermo ostacolo nelle coscienze, onde  o  sono rovesciati da' loro gradi, o, essendo scaltri e
un atomo. Infatti la Religione, per la sua propria essenza,  o  è tutto o è nulla: i cattolici lo sentono, e il volere che
Infatti la Religione, per la sua propria essenza, o è tutto  o  è nulla: i cattolici lo sentono, e il volere che essi vi
che non si adattano alle loro voglie discrete. Ma tant' è:  o  conviene abolire il Cattolicismo con la legge civile, o
è: o conviene abolire il Cattolicismo con la legge civile,  o  conviene che questa legge s' inchini a lui riverente, lo
Ha il governo civile il diritto di reprimere la licenza?  o  una qualche parte almeno di ciò che costituisce la licenza?
reprimere la licenza, ogni licenza, senza mettere a rischio  o  la tranquillità o la sicurezza dello Stato? - Ecco una
ogni licenza, senza mettere a rischio o la tranquillità  o  la sicurezza dello Stato? - Ecco una terza questione di
dello Stato? - Ecco una terza questione di politica,  o  di prudenza governativa, la cui soluzione varia
all' una il nome dell' altra, non conviene credere,  o  mostrare di credere, di far progredire la libertà quando si
quali effetti? Non certamente da effetti moralmente buoni,  o  moralmente cattivi, ché la questione si volgerebbe in
si volgerebbe in circolo, ma dagli effetti piacevoli  o  dolorosi, da vantaggi o svantaggi temporali, i quali si
circolo, ma dagli effetti piacevoli o dolorosi, da vantaggi  o  svantaggi temporali, i quali si possono avere nella vita
disposizioni immorali, quando ci trovino il tornaconto,  o  credano secondo il loro calcolo di trovarcelo: né si può
è lecito e buono, questi, qualunque sia la loro forma,  o  monarchia, o aristocratica, o democratica, o mista, sono a
e buono, questi, qualunque sia la loro forma, o monarchia,  o  aristocratica, o democratica, o mista, sono a tutta ragione
qualunque sia la loro forma, o monarchia, o aristocratica,  o  democratica, o mista, sono a tutta ragione governi
la loro forma, o monarchia, o aristocratica, o democratica,  o  mista, sono a tutta ragione governi liberali, e quanto più
fatto: che abbiano la libertà naturale d' eleggere il bene  o  il male non è che un fatto; non è e non può essere per modo
morale; con ciò stesso si riconosce che non può essere.  O  dunque non ammettono l' esistenza della legge morale, e in
più diritto alcuno, come dicevamo, ma dei puri fatti;  o  ammettono l' esistenza d' una tale legge, e in tal caso il
civile, non possa prendere a sua direzione altra norma  o  regola, che la sola utilità. L' utilità checché si dica, è
il calcolo dell' utilità. Quando la sia così, alla legge  o  ai giudici sarà facoltativo di sottoporre a pene anche
tale dottrina, sono subordinate a' calcoli utilitari, più  o  meno approssimativi degli uomini che governano. Ora da una
immoralità che guastò profondamente ne' tempi recenti, più  o  meno, tutte le università e i governi d' Europa. Sembra già
nella scelta. Dove una sola di queste condizioni è tradita  o  negletta, non esiste uomo, né cittadino o esiste imperfetto
è tradita o negletta, non esiste uomo, né cittadino  o  esiste imperfetto o inceppato nel suo sviluppo. Voi dunque
negletta, non esiste uomo, né cittadino o esiste imperfetto  o  inceppato nel suo sviluppo. Voi dunque dovete combattere
dirigerci sulle vie del bene, ma senza monopolio di potenza  o  supremazia di classe; e che il diritto di comunione è
membri: e che quindi ogni associazione parziale tra voi è  o  avversa allo Stato o superflua. Ma lo Stato, la Nazione non
ogni associazione parziale tra voi è o avversa allo Stato  o  superflua. Ma lo Stato, la Nazione non rappresentano se non
di nuove comunicazioni aperte fra popoli e popoli  o  d'altra cagione, si manifesti, per un certo numero d'uomini
associazione che dichiarasse doversi sciogliere la Nazione  o  predicasse lo stabilimento del Dispotismo sarebbe illegale.
come le corporazioni del medio evo, la libertà del lavoro  o  tendesse direttamente a restringere la libertà di coscienza
poi, esaurite le vie pacifiche, rovesciarlo. E son queste,  o  miei fratelli, le basi principali sulle quali poggiano i
riferiscono, per non ridire le stesse cose, od ometteremo  o  toccheremo leggermente quanto fu già detto innanzi, per la
la concentrazione della sua attenzione, quegli oggetti  o  termini della cognizione che per sè stessi non sono
prisma sensorio invitato a dividere i corpi in più aspetti  o  nature; e questo è una prima occasione dell' analisi
parziali della mente , che non abbraccia tutto l' ente  o  l' essenza, ma che si limita a qualche elemento o a qualche
l' ente o l' essenza, ma che si limita a qualche elemento  o  a qualche relazione di esso; e che pone a sè stessa questo
relazione di esso; e che pone a sè stessa questo elemento  o  questa relazione come fosse un ente, e quasi fosse tale, di
e dalla facoltà che abbiamo chiamata della finzione  o  della creazione intellettuale . Quindi la mente cangia in
antichi se le cose generabili, così essi chiamavano le cose  o  le forme che incominciano ad essere (noi diremo gli atti
(noi diremo gli atti transeunti), provenivano dall' ente  o  dal non7ente . Si dividevano in quattro sistemi principali.
haplos on», ed in ente secondo la virtù, «to kata dynamin»;  o  ancora in ente in atto, «to energeia» e in ente in potenza
il non7ente in un vero ente, che possa essere principio  o  causa efficiente delle cose; come fecero quei filosofi. I
limitazione infinita, e così ne fece il suo ente in potenza  o  materia prima. Secondo la verità non era che il non7ente di
le sue negazioni in enti positivi, a cagione dei vocaboli  o  segni a cui ella affigge i suoi concetti, i quali sono atti
nell' algebra, dove si pone qualunque segno si voglia,  o  negativo o positivo, a qualunque quantità, o positiva o
algebra, dove si pone qualunque segno si voglia, o negativo  o  positivo, a qualunque quantità, o positiva o negativa; e
si voglia, o negativo o positivo, a qualunque quantità,  o  positiva o negativa; e però si nega la negazione, e ancora
o negativo o positivo, a qualunque quantità, o positiva  o  negativa; e però si nega la negazione, e ancora si nega la
i segni che voglio, senza che cessi mai di essere positiva  o  negativa, com' ella era al principio. Lo stesso accade nel
stessa, osservare se la forma sua primitiva è una negazione  o  un' affermazione. Perocchè così il ragionamento è
si predica di una cosa sia un accidente della cosa stessa  o  una mera relazione colla mente. Quando, a ragion d'
esterna che concepisce la mente, è una negazione del tempo  o  della cessazione; onde non pone nulla nell' ente oggettivo
quali la mente vestì e rivestì, e soprarivestì un concetto  o  una sentenza, rimettendola nello stato suo primitivo e
sia piena , sia astratta . La specie piena è la specie  o  concetto dell' ente vestito di tutti i suoi accidenti; la
razionale, perocchè i sensorii non dànno che quella forza  o  agente, vestito ora di certi suoi effetti, ora di certi
nel resto simili, essi si conoscono per la stessa idea  o  specie. Quindi avviene che la loro moltiplicità sia
medesimi, quando in questo sentimento si sente un principio  o  cagione unica di certo numero di effetti sensibili, e si
di effetti sensibili, e si sente che a quel principio  o  cagione non si possono in nessuna maniera attribuire altri
altri effetti sensibili, spettanti ad altro principio  o  cagione unica, che pur si sente. Noi chiameremo fondamento
chiameremo fondamento sensibile dell' ente questo principio  o  cagione di un dato gruppo di effetti, e diremo che gli enti
vestito di tutti i suoi effetti sensibili, contemporanei  o  compossibili; ed è perciò che le specie piene si
e di concentrare la sua attenzione. Ma una delle creazioni  o  finzioni della mente umana più degne di riscuotere l'
se questo concetto di materia sia una specie piena  o  una specie astratta, o che sia. Ed è evidente che non può
di materia sia una specie piena o una specie astratta,  o  che sia. Ed è evidente che non può essere una specie piena,
specie di enti si compongono, ed ella ha due aspetti: 1  o  si considera la materia, di cui gli enti corporei sono
alla forma, e in tale aspetto ella è cosa al tutto passiva  o  ricettiva della forma, e pel sintesismo non è senza questa;
della forma, e pel sintesismo non è senza questa; 2  o  la si considera in relazione al concetto nostro, in quell'
specie. Ma qui nasce la questione se nella specie astratta  o  nella specie piena sia compreso l' individuo. Noi abbiamo
(individuo specifico). Diciamo adunque che nella specie,  o  piena od astratta, non si contiene la moltiplicità degli
non figurata, presentata dal sentimento fondamentale  o  dai sensorii speciali, sia individuata; tale estensione
tale estensione somministra solo il concetto della natura  o  dello spazio indefinito . Ma le parti figurate dal termine
2 estensione figurata, 3 sensazioni di diverso tocco  o  dello stesso tocco, ma di diversa qualità. Noi possiamo
la nostra attenzione alle sensazioni di tocco diverso  o  ad un genere di esse, e abbiamo il concetto dell' accidente
ad un genere di esse, e abbiamo il concetto dell' accidente  o  di un genere di accidenti. Possiamo restringere la nostra
una goccia, non è nell' altra. Onde avviene della materia,  o  del tutto uniforme o formata solo genericamente, il
altra. Onde avviene della materia, o del tutto uniforme  o  formata solo genericamente, il contrario di quello che
è ella perfetta? V' è in un corpo un assoluto individuo?  O  pensiamo noi l' individuo nel corpo con una cognizione
corpi poi, uniti allo spirito, si può parlare in due modi:  o  secondo quello che noi li conosciamo per l' esperienza dei
tutti i vocaboli inventati ad esprimere le cose corporee;  o  secondo alcuni ragionamenti, che per lo meno hanno valore
che attribuiamo ai corpi, è di due maniere, perocchè: 1  o  si considerano gli elementi corporei, che noi supponiamo
del principio senziente . Quanto poi ai corpi composti,  o  sono inorganici od organati. Gli inorganici sono ancor meno
abbia un' unica forza, che lo determina in una direzione  o  posizione. Ma poichè la sola forza o causa di moto non
in una direzione o posizione. Ma poichè la sola forza  o  causa di moto non costituisce l' ente ed è un' astrazione,
dei corpi nella loro organizzazione? Rispondiamo che,  o  questa organizzazione si considera come effetto di forze
che faccia conoscere il fondamento sensibile dell' ente,  o  qualche cosa che faccia l' ufficio di quello, l' ufficio di
di quel gruppo di qualità che lo determinano; le quali  o  vestono l' ente, e se ne ha l' idea specifica piena, o si
o vestono l' ente, e se ne ha l' idea specifica piena,  o  si astraggono ritenendo la sola relazione che ha il
sensazioni recano all' animo il sentimento della gioia  o  della tristezza, ecc., i quali sentimenti divengono quasi
calcolo delle funzioni analitiche, dove una funzione di una  o  più lettere rappresenta sotto l' aspetto di una cosa sola
lettera e quelle lettere possono essere legate seco stesse  o  con altre quantità; e le lettere medesime sono già una
Che cosa può tener luogo di questo fondamento? Dei vocaboli  o  altri segni, che non hanno alcuna virtù rappresentativa
umana, perchè alieni e lontani dagli umani sensorii  o  dall' umano sentimento naturale, quali sono gli spiriti
questi hanno di comune coi suoni, e con altri sentimenti  o  enti sensibili dal cieco percepiti. Ma questo elemento
il piccolo, il semplice, il molteplice, e la maggiore  o  minore moltiplicità o numerosità, ecc., costituiscono delle
il molteplice, e la maggiore o minore moltiplicità  o  numerosità, ecc., costituiscono delle proprietà che
in quanto sono percepiti e sentiti, ma in quanto sono enti  o  di un dato genere di enti, per esempio, del genere dei
esempio, del genere dei contingenti; e questi caratteri,  o  note generiche ed ontologiche, non stabiliscono una
dai quali argomentiamo la sussistenza, e alcune doti  o  potenze. Ora poi tali effetti si sogliono riferire a
virtuale ed eminente. In tal caso il concetto di tali cause  o  potenze non potrebbe essere, per noi, se non analogo alle
non potrebbe essere, per noi, se non analogo alle cause  o  potenze conosciute positivamente. Ma per ciò che riguarda
in separato; ma vi deve essere un terzo modo di visione  o  apprensione intellettiva, della quale non ci è dato esempio
Italia scrive; [...OMISSIS...] , e riconosce che la virtù  o  potenza intellettiva non sarebbe, se non avesse in sè una
non vi è nè alcuna essenza generica, nè essenza specifica  o  astratta o piena; egli è un essere sussistente,
nè alcuna essenza generica, nè essenza specifica o astratta  o  piena; egli è un essere sussistente, semplicissimo, senza
di sè, e che alla formazione di lei si esige uno stimolo  o  termine reale (1). Questa è la prima condizione, ma non è
non si deve credere che la vita riflessa si estenda sempre,  o  a tutti i beni (dei mali dicasi lo stesso, in senso
che l' uomo, dopo essere stato lungamente in veglia  o  stancatosi con fatiche, sente il bisogno del sonno e prova
uomo che consiste attualmente nel principio riflesso,  o  quell' uomo che consiste attualmente nel principio diretto?
di atti. Ora gli atti in cui si esaurisce, sieno molti  o  pochi, quando quella virtù è esaurita, già più non gliene
a servirvi dell' opera sua, vi dà dell' eccellenza  o  del monsignore, benchè non vi abbia mai conosciuto! Eppure
vi abbia mai conosciuto! Eppure quel titolo di eccellenza  o  di monsignore uscitogli così pronto sulle labbra, nella
che è quello che mi bisogna. Il titolo di eccellenza  o  di monsignore, che lusinga l' amor proprio, è un mezzo di
loro mente così disteso che mantenga tutte le proposizioni  o  gli anelli mediati distinti fra loro; anzi la mente trova
un' operazione inventa regole compendiose, che con un solo  o  con pochi passi lo conducono a trovare ciò che vuole, dove
con un' occhiata all' albero, tosto vi dicono quanti sacchi  o  pesi esso ne porti; e non errano, o di una differenza
vi dicono quanti sacchi o pesi esso ne porti; e non errano,  o  di una differenza minima. Come ciò? come rilevare così
ben impresso il volume, che risponde ad una unità di peso  o  di sacco di foglia. Non prendono dunque l' unità a regola,
rispondente a dieci, a venti, a cinquanta, a cento pesi  o  sacchi, ecc.; onde essi applicano prontamente all' albero
misure fantastiche che gli conviene, e trovano, coll' una  o  coll' altra, l' equazione che loro abbisogna, così
fatto, nè dire come fanno a venirne a capo, di quali regole  o  misure si giovano, perchè tutte quelle diverse misure che
per altrui autorità, debbono cavarsi dall' esperienza  o  da altri raziocini precedenti. Ed è appunto la maggiore o
o da altri raziocini precedenti. Ed è appunto la maggiore  o  minore attitudine a formarsi molte di queste regole medie,
queste cause gl' incontra di riuscire ad un risultamento,  o  imperfetto o insufficiente al bisogno, peccante di difetto
gl' incontra di riuscire ad un risultamento, o imperfetto  o  insufficiente al bisogno, peccante di difetto o di
imperfetto o insufficiente al bisogno, peccante di difetto  o  di superfluo, benchè sappia rendere uno splendido conto di
raziocinio analitico, da essi trascurato siccome meno utile  o  necessario, e compendiato mano mano in regole sintetiche,
principŒ, senza badare ad essi, nè sapere ond' è mosso  o  diretto; il che non gli cale, calendogli solo di ottenere
quale suprema norma del bene e del male, disapprova,  o  permette, od approva, o comanda in tali operazioni. Indi il
del bene e del male, disapprova, o permette, od approva,  o  comanda in tali operazioni. Indi il bivio. Il principio
razionale si attiene allora a quanto l' essere prescrive,  o  s' abbandona all' istinto ciecamente o coll' istinto
l' essere prescrive, o s' abbandona all' istinto ciecamente  o  coll' istinto congiura; indi i vizi. Non basta. Il
gli fa conoscere immediatamente una classe intera di beni  o  di mali. Egli sceglie fra i generi di bene e i generi di
abitualmente e con suo consenso una classe intera di beni,  o  da lui riputati tali; colle seconde rifiuta abitualmente e
abitualmente e con suo consenso una classe intera di mali,  o  da lui riputati tali. Così l' animo suo si trova
uomo non li fa oggetto di sue ricerche, e da anelli primi  o  di mezzo dell' operazione razionale li fa diventare anelli
della vita riflessa; qual meraviglia che egli s' inganni  o  che operi perversamente, se quelle notizie che potrebbero
dell' esito della meditazione? Ed ecco passato uno  o  più giorni, senza avere più dato a quella materia
non era atta a servire la reminiscenza per stanchezza  o  turbamento. Del resto suole essere buona regola insegnata
vede molte convenienze fra cose conosciute, senza badarci  o  badandoci leggerissimamente. Questo lavoro adunque è un
istintivi di operazione, però quei sentimenti identici  o  simili dispongono l' uomo egualmente verso quella maniera
ugual tono, sia che le tocchi e pizzichi una penna di corvo  o  una zeppa di acciaio, od altro checchè possa essere. Dietro
guida dunque di tali affetti eccitati da diversi concetti  o  pensieri, l' attenzione della mente e l' attività pensante
da tempi lontani; onde l' uomo verrà oggi ad un pensiero  o  ad una determinazione, che ha stretta affinità con un
una determinazione, che ha stretta affinità con un pensiero  o  con una deliberazione di un anno fa, di cui non conservava
che spiega molti altri fatti dell' umanità. Perchè un poeta  o  uno scrittore leva grido straordinario in un tempo, in una
non ha luogo, il popolo si disperde prima di adunarsi,  o  dopo essersi adunato per curiosità. Quanto poi alle
Chi dirà ch' ella sia innamorata di quel pezzo di carta  o  di tela inanimata, di quel freddo marmo o di quel bronzo,
pezzo di carta o di tela inanimata, di quel freddo marmo  o  di quel bronzo, che ricorda le care sembianze? Se fosse
al seno, di un regaluccio, di un segno qualsiasi di lui,  o  tale che le rappresenti il solo oggetto degli ardenti suoi
dimostra che sarebbe una pazzia il credere che nel ritratto  o  nel segno finisse e riposasse il pensiero dell' amorosa
e cosa simigliante avviene, quando si percepisce un uomo  o  altro ente per via d' immagine. E però non può farci più
bene questa teoria, se le nazioni anteriori a Cristo  o  non illuminate da Cristo, in cui la forza dell' intelletto
col loro pensiero qualche cosa di divino alle statue  o  ad altri enti materiali, non li avrebbero mai adorati. L'
consisteva non già nell' adorare unicamente il segno  o  l' immagine (il che è impossibile all' uomo per la ragione
e così adorando quelle nella persuasione che fossero questo  o  la parte visibile di questo. E a facilitare e compire
idoli. Oltre di che è da distinguersi fra quell' immagine  o  quel segno, che è destinato a chiamare la nostra attenzione
che ella tiene innanzi agli occhi; e quell' immagine  o  segno, che è destinato a chiamare la nostra attenzione in
l' intendimento operava spontaneo, ed il pensiero libero  o  non era per ancora sviluppato o assai poco, chiara
ed il pensiero libero o non era per ancora sviluppato  o  assai poco, chiara apparisce la ragione perchè Iddio
continua per trovare in fine un migliore stato di quiete,  o  certo una condizione di attività uniforme od immanente.
che consiste nella maggior facilità che l' agente sensitivo  o  razionale trova in ripetere le operazioni altre volte
non assume la fatica di aprirsene un' altra tutta di nuovo  o  cercarla quasi a tentone. Che anzi l' operazione intera che
operare secondo le leggi della propria spontaneità in tutte  o  in molte ad un tempo, e produrvi più movimenti
satollò il ventre, si può raccogliere: Che l' immaginazione  o  la ritentiva dello stato soddisfacente, che manca all'
e goduta. Che questi due stati sono divisi da una serie più  o  meno lunga di altri stati, pei quali l' animale deve
e certo deve appunto così accadere in chi sogna di correre  o  di volare. Ritengasi dunque la distinzione di queste tre
affine di compire la soddisfazione iniziata nella fantasia  o  in generale nel sensorio interno, possono essere più e
più e meno, secondo che lo stato da cui parte è più lontano  o  più vicino allo stato a cui tende di pervenire. Poniamo il
ne fosse nessuno. Allora lo stato di soddisfazione compiuta  o  accresciuta susseguirebbe prossimo allo stato di
animale, quando egli tende ad accrescere una soddisfazione  o  piacere sensibile, col solo attuare maggiormente i
non è inverosimile che possa avere una qualche, più  o  meno mediata, influenza sul feto, avendola certamente su
a rendere non solo quelle immagini intere, ma le loro parti  o  anche dei colori che nulla rappresentano. Quale è dunque il
apparisce tutta formata ed intera, senza che una foglia  o  un' ala rimanga indietro in quel lavoro meno dipinta della
rimanga indietro in quel lavoro meno dipinta della foglia  o  dell' ala sua pari. Per spiegare questo fatto dell' ordine
3 ma posciachè le immagini che si hanno nel sogno,  o  anche in veglia, non sono la riproduzione esatta delle
umori del corpo umano, i quali col muoversi regolarmente  o  irregolarmente eccitano ai suoi atti il sensorio interno
e spontaneo il porre un ordine fra tutte le minime immagini  o  parti d' immagini, che vengono provocate dagli stimoli nel
gli riuscirebbe molestissimo lasciarle sbandate a caso,  o  sopprimerle col resistere agli stimoli che le eccitano; e
una serie di numeri disposti in proporzione aritmetica  o  in proporzione geometrica; colui che sa il primo numero di
di questa serie e sa la differenza del primo al secondo,  o  il quoto del primo diviso pel secondo, non ha bisogno d'
il suo termine, non gode di altre disposizioni simmetriche  o  proporzioni, che non gli recano l' effetto piacevole a cui
passi una appresso nella stessa direzione, con celerità due  o  tre volte maggiore della nostra; che cosa vedrà l' occhio
quei due gioghi, l' uno incontro all' altro avvicinandosi  o  l' uno in direzione opposta all' altro allontanandosi? A
del moto per via d' impulso, si deve dire egualmente  o  in modo simile del moto per via di affinità o di
egualmente o in modo simile del moto per via di affinità  o  di attrazione, per via di onde o di vibrazioni, del moto
moto per via di affinità o di attrazione, per via di onde  o  di vibrazioni, del moto semplice e composto, risultante da
del moto semplice e composto, risultante da una sola forza  o  da più forze, ecc.. Ora, ammessa la legge che « al
risponde una sensazione semplicissima, poniamo del bianco  o  del rosso, dell' alamire o del fefautte? Non è questo prova
poniamo del bianco o del rosso, dell' alamire  o  del fefautte? Non è questo prova evidente che nel
questa proporzione in certe circostanze è la sensazione più  o  meno vivace, appunto perchè il sensorio a compire i suoi
e improporzionati possono produrre un sentimento minore,  o  anche nullo, verso movimenti più leggeri e convenientemente
perchè egli solo è quello che ritrova e contempla più  o  meno distintamente la regola unica e semplice, che
ma il piacevole sensibile . La molteplicità è contemporanea  o  successiva . Quindi l' armonia, che in essa si può
ripugnerebbe a quelle forze che volessero interrompergliele  o  alterargliene l' isocronismo, che è l' operare a lei più
piacevoli, altrimenti sono molesti, fastidiosi, e anche più  o  men dolorosi. Fra le altre circostanze, le quali entrano a
non opera sempre con pieno vigore per suo proprio difetto,  o  per debolezza e vizio dell' uomo; ed allora nascono delle
l' effetto del mero arbitrio e del capriccio dei vani,  o  del calcolo degli speculatori? - Così si crede volgarmente;
attentamente questo fatto singolare, che si manifesta più  o  meno nelle nazioni pervenute a certo grado di politezza, si
il qual senso dorme profondamente nella società rozza,  o  troppo giovane ancora e severa. Dato dunque che questo
una legge così ammirabile diriga segretamente la durata più  o  meno lunga delle usanze e la qualità di esse, e contenga la
fatti a questa medesima legge soggiacciono. Perchè a questo  o  quel tempo si manifestano di repente certi gusti universali
possibile estensione continua. - Funzione diffonditrice  o  aggregatrice , la quale si manifesta colla nutrizione,
termine dagli stimoli esteriori, acciocchè, perpetuandosi  o  aumentandosi il moto, si perpetui o si aumenti l'
perpetuandosi o aumentandosi il moto, si perpetui  o  si aumenti l' eccitazione a sè conveniente. La prima
sottraendolo all' azione di tutte le altre forze sensifere,  o  rendendo nulla una tale azione. E qui avverta il lettore
il dominio del principio vitale sul proprio termine,  o  la potenza che ha di ampliare il proprio termine; cioè non
sè direttamente dipenda il suo svolgersi e dispiegarsi più  o  meno, e così il manifestare un maggiore o minore imperio
e dispiegarsi più o meno, e così il manifestare un maggiore  o  minore imperio sul termine. Della quale questione abbiamo
diminuisce. II - Se la funzione eccitatrice è debole  o  i diversi eccitamenti stabili non armonizzano più fra loro,
più utilmente sull' altro, allora la funzione diffonditrice  o  non è abbastanza subordinata alla funzione eccitatrice, o
o non è abbastanza subordinata alla funzione eccitatrice,  o  non è da questa armonicamente diretta. Quindi vi è
perciò a quella funzione, che tende a conservare  o  riprodurre l' eccitamento stabile, si lascia il nome d'
insieme le particelle a cui aderisce, e che si vogliono  o  dividere da lui o sconcertare. V Funzione . - Quella della
a cui aderisce, e che si vogliono o dividere da lui  o  sconcertare. V Funzione . - Quella della
senza che da niuna causa le potessero essere sottratte,  o  se fosse almeno così protetto che di fatto niuna forza
per eccitabilità una proprietà unica, di cui gode più  o  meno ogni parte del corpo vivente, conviene restringerne il
non è per questo che esso sia qualche cosa di simile  o  di analogo alla controdistensione. Esso non è neppure a
- Sentimento fondamentale (soggettivo), avente la tensione  o  il conato che abbiamo altra volta descritto. II - Movimento
sentimento, che può essere ad ogni istante accresciuta  o  diminuita. II - Che la comunicazione meccanica è limitata a
da una molecola all' altra di un corpo che viene impulso  o  attirato, con diversità di tempo, e quindi con oscillamento
quando per esempio la coesione è poca, come nei fluidi,  o  viene tolta dalla violenza che strazia il corpo, ecc.;
come all' anima piace, ed egualmente se trattasi di fluido  o  di solido (forme extra7soggettive del termine), e di più
insufficiente a spiegare in che modo l' anima, per istinto  o  per volontà, possa muovere le membra del proprio corpo. Si
proprio corpo. Si considerino i pesi che porta un facchino,  o  gli sforzi che fa un atleta; come i muscoli vengono
fa un atleta; come i muscoli vengono potentemente contratti  o  distesi da rendere obbedienti le ossa, e coll' aiuto di
le parti di lui in che ella agisce, e questa azione più  o  meno efficace senza determinata misura; e la modificazione
non ha bisogno che sia tutta nella stessa direzione,  o  in linea retta, ecc.; ma può avere quella forma, e per così
elettricità, al magnetismo, ecc.. Ma i movimenti istintivi  o  volontari delle varie membra del corpo non obbediscono
animale e quelle dell' attività materiale è ella vera  o  solo apparente? esiste realmente una lotta? trattasi di una
lotta? trattasi di una lotta tra forze di diverso genere  o  dello stesso? - Non possiamo trapassare queste questioni
particelle di cui l' astro si compone, sieno nel fatto più  o  meno attratte secondo la loro collocazione, riuscendo
all' analisi e però pronunciarono sentenze assolute,  o  negando la possibilità della conciliazione o affermandola.
assolute, o negando la possibilità della conciliazione  o  affermandola. Noi crediamo che anche qui la verità stia nel
di effetti dovessero corrispondere altrettante cause  o  forze di distinta natura, che ne spiegassero l' esistenza,
il cuore e il cervello. I movimenti di ciascuno sono  o  producono altrettanti stimoli ed eccitamenti agli altri
non si forma a parte a parte, ma che ne è dato in natura,  o  certo che se ne forma lo stampo con un' unica azione di un
sentimento si assetta da sè stesso nel meno disaggradevole  o  più gradevol modo che egli possa », spiega tutti i moti
che s' introducono negli altrui corpi, e li ammalano  o  anche uccidono ma altresì nel fatto palese della guerra,
vitali avrebbero un dominio meno esteso, e con nullo  o  minore eccitamento. E l' esperienza che dimostra così
che quindi lo stato forzato è soltanto lo stato morboso  o  disagiato di essa vita, nel quale essa non giunge a
funzione per la quale l' istinto vitale tende a mantenere  o  produrre un incessante movimento intestino, necessaria
degli innumerevoli vasi, che percorrono il corpo animale,  o  piuttosto lo tessono e formano. E` ancora manifesto come le
di sentimenti privi di organismo, ed annessi ad atomi  o  molecole non formanti fra loro unità. Il sentimento e l'
azione dell' istinto? Non altro che l' organizzazione più  o  meno mobile, più o meno atta a riprodurre stimoli novelli e
Non altro che l' organizzazione più o meno mobile, più  o  meno atta a riprodurre stimoli novelli e sensazioni
non più a continuare e crescere il piacere, ma a scemare  o  a togliere il dolore. E questa attività segue le stesse
moto continuo supporrebbe un peso più grave di sè stesso,  o  una forza elastica più elastica di sè stessa » », il che è
locali, senza che ella sia congiunta ad un sentimento,  o  ad un sentimento si riferisca. Non si esaminò punto se
chiamato in senso vero e rigoroso se non soggetto sensitivo  o  risultativo . Perocchè, quantunque noi possiamo considerare
parte del corpo umano, in conseguenza di un' irritazione  o  affezione di un altro organo, qualora fra i due organi vi
quando niuna comunicazione materiale, niuna continuità  o  contiguità di parti, niun movimento di fibre, niuna
da quello delle dette forze materiali; ed un tale principio  o  è l' attività stessa del sentimento, come noi crediamo,
anzi sovente tutt' altro; siccome accade nei suicidi,  o  in quelli che mortificano il corpo per averlo ubbidiente
seguenti. Talora il sentimento, dal quale parte l' azione  o  la passione animale, è una sensazione esterna. - Se si
passione animale, è una sensazione esterna. - Se si punge  o  batte una bestia, essa fugge. L' attività, che spiega nel
avversiva . E` da notarsi che ogniqualvolta l' azione  o  funzione animale non viene determinata da una sola
Talora il sentimento, dal quale incomincia l' azione  o  la passione animale, è una sensazione delle pareti interne
fatta dal Creatore, cioè l' espulsione del corpo estraneo  o  dello stimolo che cagiona quella molestia. Perocchè, si
un muoversi in conseguenza del sentimento, di una molestia  o  di un incipiente piacere, che vuol essere perfezionato, sia
potere motore operante in conseguenza di sentimenti poco  o  nulla figurati, come sono le sensazioni provocate nelle
provocate nelle superfici delle pareti interne del corpo,  o  in conseguenza d' immaginazioni associate ai sentimenti
sensioni d' interna molestia, che si diffonde a gran parte  o  a tutto il corpo animale; alle quali sensioni diffuse l'
coll' applicarvi il nome di funzione . Una parola di più  o  di meno non fa la scienza. Se dunque noi consideriamo senza
che ne conseguono, alle quali dovremmo assegnare quattro  o  più intenti, cioè: 1 conservare viva la sensione; 2
funzione ha per suo intento un sentimento da conservare  o  da migliorare, e che quindi la sua causa non può essere che
membrane mucose, e succede l' infiammazione della pleura,  o  del polmone, o dello stomaco, o degli intestini, o della
e succede l' infiammazione della pleura, o del polmone,  o  dello stomaco, o degli intestini, o della vescica? Quelle
infiammazione della pleura, o del polmone, o dello stomaco,  o  degli intestini, o della vescica? Quelle prime sensazioni
pleura, o del polmone, o dello stomaco, o degli intestini,  o  della vescica? Quelle prime sensazioni cutanee sono
che l' ammalato soffra dei sentimenti molesti, ne abbia  o  non ne abbia coscienza. Se un ammalato avesse tutti i
più nervi, e però più sensitivi. Che qualora l' irritazione  o  l' infiammazione si rende dolorosa, le simpatie spiegano
No certamente. Ora, da che dipende che ciò avvenga più  o  meno spesso? Dall' anima stessa in grandissima parte, la
uomo a recitare un discorso, ed una sola parola sbagliata  o  intramessa è bastevole a fargliene perdere il filo. La
il sentimento fondamentale, ogniqualvolta vi saranno due  o  più organi sensibili di costruzione perfettamente eguale,
fondamentale rispondente ai medesimi non sarà doppio  o  molteplice, ma unico, come se non esistesse che un organo
istinto, ossia attività fondamentale unica. Che se in due  o  più organi di struttura eguale si eccita un' affezione
affezioni disuguali risponderanno altrettante sensioni  o  modificazioni del sentimento fondamentale; ma se all'
il tessuto, abbracci questo un solo luogo del corpo umano  o  si ripeta in molti. Ed ecco spiegata quella legge
qualora il sentimento fondamentale, comune ai due organi  o  ai tessuti eguali, viene modificato in quelle parti appunto
esercitare una funzione, a cui concorrono, simultaneamente  o  successivamente, molti organi e molti movimenti diversi? Un
anche l' attività dell' anima si manifesta eguale in due  o  più luoghi ». E` da considerarsi accuratissimamente che
giammai da esse, che quelli che noi chiamiamo difetti  o  errori della natura non sono tali in sè, ma secondo certe
vita non avesse avuto che un solo dei due fenomeni, cioè  o  il solo dolore o la sola percezione extrasoggettiva della
avuto che un solo dei due fenomeni, cioè o il solo dolore  o  la sola percezione extrasoggettiva della gamba. Avendo
ai soggettivi, riescano all' animale pregiudicevoli più  o  meno, ed anche mortali. L' istinto sensuale adunque non
corrispondenti a quella sua azione, sieno essi utili  o  sieno dannosi; poichè tali effetti non entrano nella sua
il sentimento viene eccitato da qualche stimolo piacevole  o  doloroso, l' istinto sensuale che tosto si muove (benchè si
un tale disordine al concetto della natura umana perfetta?  O  conviene dire che il corpo non è proporzionato alle
Quindi la tosse nasce anche senza la presenza del corpo,  o  dopo che il corpo è rimosso o quando non si può rimuovere.
senza la presenza del corpo, o dopo che il corpo è rimosso  o  quando non si può rimuovere. Di vero, data qualsiasi
alla trachea, dato un umore corrodente che si porti su lei  o  sul polmone, o dato che s' infiammi quella membrana, la
dato un umore corrodente che si porti su lei o sul polmone,  o  dato che s' infiammi quella membrana, la tosse ha luogo
natura. Se qualche umore irrita il polmone, i bronchi,  o  la trachea, da nascerne la tosse, l' errore non istà nel
poichè in qualsivoglia irritazione, infiammazione  o  sensazione molesta vi è sempre veramente un corpo
essere da lui misurati, nè egli può presentirne l' utilità  o  il danno, che possono arrecare all' organizzazione. Che se
secondo noi, è sempre accompagnata da sentimenti più  o  meno vivi, più o meno distinti, quantunque non sia
è sempre accompagnata da sentimenti più o meno vivi, più  o  meno distinti, quantunque non sia egualmente facile
egualmente facile acquistare la coscienza di tutti, perchè  o  tenui o indistinti, o sì eccessivi che tolgono l'
facile acquistare la coscienza di tutti, perchè o tenui  o  indistinti, o sì eccessivi che tolgono l' attenzione della
la coscienza di tutti, perchè o tenui o indistinti,  o  sì eccessivi che tolgono l' attenzione della mente. Tali
sia un vero errore, a cui soggiace l' istinto sensuale,  o  se l' azione sua, benchè diretta al luogo del dolore
movimenti dei nervi secondochè i loro fascicoli saranno più  o  meno voluminosi, le fibre più o meno sottili, forniti o
loro fascicoli saranno più o meno voluminosi, le fibre più  o  meno sottili, forniti o privi di gangli, annodati in plessi
più o meno voluminosi, le fibre più o meno sottili, forniti  o  privi di gangli, annodati in plessi o disgiunti; e
meno sottili, forniti o privi di gangli, annodati in plessi  o  disgiunti; e parimenti secondochè comunicheranno ad un
e parimenti secondochè comunicheranno ad un numero minore  o  maggiore di muscoli a muscoli di grandi dimensioni ovvero a
mirabile elasticità in prima dipende la direzione più  o  meno accelerata degli umori; chè, giusta le leggi
ferita, e dall' effetto delle passioni, che accelerano  o  ritardano il corso del sangue, lo restringono verso il
pure delle secrezioni, sia il corpo in istato di sanità  o  in quello di malattia. L' importanza di questa riflessione
è che molte di queste parti, ridotte a stato di liquido più  o  meno sottile, si separino da essa, lascino di vivere della
ricevuto di quelle irritazioni, che sono atte a debilitarlo  o  a vincerlo, l' istinto sensuale, autore dell' eccitamento
Ma il sentimento prodotto dall' istinto vitale è perfetto  o  imperfetto. E` perfetto, quando l' istinto vitale non ha a
a sè altri movimenti della materia animata, di nuovo utili  o  dannosi alla costituzione dell' animale, conformi o
utili o dannosi alla costituzione dell' animale, conformi  o  difformi al suo fondamentale eccitamento. In questi
oltrepassa il grado limitato dalla quantità della sensione  o  del dolore, che l' accagiona. La sensione e il dolore può
l' accagiona. La sensione e il dolore può essere: 1) più  o  meno molteplice; cioè possono essere varie sensioni
varie azioni contemporanee dell' istinto sensuale; 2) più  o  meno esteso; quindi l' istinto sensuale può cominciare ad
ad agire e produrre movimenti in una estensione maggiore  o  minore del corpo umano; 3) più o meno intenso; quindi l'
in una estensione maggiore o minore del corpo umano; 3) più  o  meno intenso; quindi l' azione radicale dell' istinto
l' azione radicale dell' istinto sensuale può essere più  o  meno violenta e precipitosa. La quantità della
sensuale, dopo ricevuto l' impulso dalla sensione piacevole  o  dal dolore, non opera se non a condizione e in quel tanto
e in quel tanto che egli trovi piacevole il suo operare,  o  meno dispiacevole del non operare. Quindi, allorquando l'
quando si trova in certe condizioni morbose. Il vantaggio  o  il danno dell' animalità, che succede all' azione dell'
movimenti cagionati dall' istinto sensuale nell' organismo  o  misto vivente, possono: 1) essere di quelli che aiutano l'
alle molecole un contrario impulso, e quindi che producono  o  accrescono la lotta fra l' istinto vitale e la materia
lotta fra l' istinto vitale e la materia bruta, e generano  o  accrescono il dolore; 3) possono essere di quelli che
sensuale, i detti movimenti, suscitando sensioni piacevoli  o  dolorose, generano nuovi stimoli ed impulsi all' attività
sue azioni e le riproduce. Data adunque una prima sensione  o  un primo dolore, deve succedersi nel corpo umano una serie
primo dolore, deve succedersi nel corpo umano una serie più  o  meno lunga di movimenti, i quali si alternano coi
coi sentimenti piacevoli e dolorosi. E questa serie  o  vicenda di sentimenti soggettivi e di movimenti
soggettivi e di movimenti extrasoggettivi può essere  o  giovevole o pregiudiziale allo stato dell' animale. Esempio
e di movimenti extrasoggettivi può essere o giovevole  o  pregiudiziale allo stato dell' animale. Esempio di una
nuovi movimenti, e così ha luogo il circolo perpetuo, più  o  meno lungo, delle sensioni e dei movimenti, che si dice
azione in sè stessa morbosa, e nel suo esito conducente  o  alla salute, liberandosi dall' irritazione, od alla morte.
contrariato, produce un sentimento anormale doloroso  o  molesto. Il secondo effetto cade nell' istinto sensuale, il
le parti e molecole stesse del corpo vivente, spostate  o  mosse con certo impeto, diventano nuovo stimolo, stimolo
che faceva dipendere tutte le malattie da stimolo eccedente  o  scarso, non seppe forse cavare tutto il profitto che
senza alcun pregiudizio di sua salute. Può mangiare più  o  meno, può esercitare le sue forze fisiche, intellettuali e
esercitare le sue forze fisiche, intellettuali e morali più  o  meno, e la salute non ne riceve detrimento. Il corso delle
e dei movimenti intestini può dunque essere resa più  o  meno celere, più o meno vigorosa senza alcuna morbosa
intestini può dunque essere resa più o meno celere, più  o  meno vigorosa senza alcuna morbosa affezione. Ed era
di atmosfera, ogni varietà di cibo, ogni accrescimento  o  diminuzione d' esercizio avrebbe dato principio ad un corso
sfera degli stimoli opportuni si estende indubbiamente più  o  meno, secondo la sanità e la robustezza del corpo, e quella
Conviene dunque trovare il carattere dell' irritazione  o  alterazione morbosa nella condizione stessa del corpo
dagli stimoli stessi; ancora perchè, data un' irritazione,  o  succeda il corso morboso delle sensioni e dei movimenti sì
che tosto finisce poco dopo la sottrazione degli stimoli;  o  sì lungo che anche sottratti gli stimoli si continua per
di fenomeni, e termina colla restituzione della sanità  o  colla morte. Poichè, si noti bene, il detto corso quando è
determinare a qual grado e misura ne incominci l' eccedenza  o  il difetto; e se si provino a farlo, si abbattino di
il corso di quel morbo finisce in breve, rigettato che sia  o  digerito il vino; quando la più leggiera flogosi si
vero soggiungendo: Non dunque all' eccesso dello stimolo,  o  al suo difetto, conviene ricorrere per spiegare il corso
quando, [...OMISSIS...] . Se un mesenterio, un omento,  o  un vaso per lenta flogosi vegetando, giungono a tale
espressione involge il concetto che il corso fisiologico  o  patologico dipenda dal soggiacere l' animale ad una
interne, il quale viene perturbato dallo stimolo, piccolo  o  grande che sia, e però dall' inopportunità di lui
col piacere, dipendendo poi dalla prevalenza di questo  o  del suo contrario, l' essere un' operazione piacevole o
o del suo contrario, l' essere un' operazione piacevole  o  dolorosa; e perchè non si deve fare il confronto tra l'
sensazione che arreca una lima che scorre sopra una sega,  o  altri suoni laceranti gli orecchi, non è certo un
il vizio di quel signore a me ben noto, che ad ogni due  o  tre parole ripete colle labbra il movimento del pippare, e,
se se n' astiene per alcun poco con violenza, dà poscia due  o  tre pippate in fretta, quasi per rifarsi del perduto? Niuna
piuttosto in un modo che nell' altro, la deve rendere più  o  meno impressionabile, le deve dare una passività maggiore o
o meno impressionabile, le deve dare una passività maggiore  o  minore; ma niente le varrebbe esser divenuta così mobile,
pure a cangiamento nella sua relazione attiva, crescono  o  diminuiscono in esso i gradi di attività, si facilitano o
o diminuiscono in esso i gradi di attività, si facilitano  o  si difficultano i suoi atti, ecc.. Il fenomeno dunque della
il corso zoetico piuttosto in un modo che in un altro,  o  che, incamminato, lo fanno divergere dalla prima direzione,
impulsi, che lo dirigono per una via anzichè per un' altra,  o  che lo fanno divergere dalla prima, da due cagioni: da un
Conviene nondimeno osservare che, come la materia determina  o  fa divergere il corso zoetico, operando nell' istinto
è passivo verso la materia; così l' intelligenza determina  o  fa divergere il corso zoetico, operando sull' istinto
Enumeriamo i sentimenti primitivi (1) secondo i loro tipi,  o  specie7piene (2), e vediamo da quali speciali cagioni
di una dissoluzione concentrata di gomma, di gelatina  o  di terebinto, in modo che la pelle non poteva più assorbire
parmi esiga continuità e nulla più. La continuità maggiore  o  minore dipende dalla forma e dalla grandezza delle
circostanze fanno sì che rimangano fra esse interstizi più  o  meno numerosi, e maggiori o minori. Ora, quanto il misto è
fra esse interstizi più o meno numerosi, e maggiori  o  minori. Ora, quanto il misto è più compatto e le particelle
fondamentale di continuità anche secondo la maggiore  o  minore continuità delle molecole, di cui l' animale
materia suo termine; secondo la quantità di questa è più  o  meno esteso. Che se un corpo vivente perde un certo numero
del sentimento fondamentale di continuità; 2 modificare più  o  meno il sentimento fondamentale di eccitazione. Il primo
e la facoltà di esse si può chiamare sensitività speciale  o  di eccitamento speciale . Tale è la sensitività dei due
di continuità varia secondo che la materia è più  o  meno predisposta a ricevere l' azione dell' istinto vitale,
essere avvivata della stessa vita, deve avere certe qualità  o  forme, onde le si attribuiscono certi nomi, come di azoto,
vivente al quale si accosta; elaborazione che riesce più  o  meno perfetta, secondo che è più o meno perfetta la
che riesce più o meno perfetta, secondo che è più  o  meno perfetta la macchina vivente che la elabora, e il
vi sono dei gradi, vi sono dei limiti di maggiore  o  minore predisposizione, entro i quali ha luogo la vita. Il
nella stessa perfezione della vita vi siano dei gradi,  o  delle forme diverse ed equivalenti, questo è assai più
che l' istinto vitale invada pienamente la materia,  o  che la invada con maggiore o minore forza. Il fatto dell'
invada pienamente la materia, o che la invada con maggiore  o  minore forza. Il fatto dell' influenza del principio
quanto si oppone alle forze che lo vorrebbero distruggere  o  diminuire, si può attribuire anche all' istinto vitale; chè
che la consideriamo siccome causa di una classe di effetti  o  di un' altra. Queste classi si distinguono così, che gli
secondo che l' efficacia dell' istinto vitale è maggiore  o  minore; 2 di estensione, secondo la quantità della materia;
della materia; 3 di consistenza, secondo la continuità  o  spessezza della stessa materia; 4 d' indole e di qualità,
e di qualità, secondo che la materia è organata in un modo  o  nell' altro, e secondo che le sue qualità preparatorie alla
che le sue qualità preparatorie alla vita hanno maggiore  o  minore perfezione. Finalmente, se si suppone che alcune
lotta coll' istinto vitale, e producano lo stato del dolore  o  della molestia (il quale pure varia secondo la natura e il
pressione reciproca, forza del principio vitale più  o  meno accentrato (1), ecc., sono altrettanti elementi
vivente, quando gli vengono applicate forze materiali  o  qualsiasi altra forza straniera, in modo da produrre nell'
in senso negativo, atte cioè ad impedire l' applicazione  o  l' azione degli stimoli, ovvero a distruggere quel moto che
quelli che lavorano e segregano i fluidi, l' azione normale  o  anormale dei solidi altera in bene o in male la natura dei
l' azione normale o anormale dei solidi altera in bene  o  in male la natura dei fluidi. Se per lo spasmo dei solidi,
Quelli che impediscono la continuazione dell' eccitamento,  o  alterando l' organizzazione, o turbando l' applicazione e
dell' eccitamento, o alterando l' organizzazione,  o  turbando l' applicazione e l' azione degli stimoli
l' applicazione e l' azione degli stimoli opportuni,  o  provocando dei movimenti opposti a quelli che provocano gli
l' aspetto di agente, che stimola lo stesso corpo vivo,  o  ridotta a stato di fluido, o smossa dal suo luogo, così si
stimola lo stesso corpo vivo, o ridotta a stato di fluido,  o  smossa dal suo luogo, così si può considerare sotto l'
estranea al corpo umano in virtù delle sue forze chimiche,  o  pel suo movimento meccanico, o per la condizione speciale
delle sue forze chimiche, o pel suo movimento meccanico,  o  per la condizione speciale della parte del corpo a cui
speciale della parte del corpo a cui viene applicata,  o  per altra circostanza, può rendersi stimolo opportuno,
perpetuo e l' individualità. La materia esterna è solida  o  fluida. La materia solida, se non passa a stato di fluido,
movimenti nelle parti del medesimo. Ma la materia fluida,  o  che si rende tale applicata al contatto del corpo umano,
compone: 1 delle prime sensioni; 2 dei movimenti continuati  o  prodotti dall' istinto sensuale in conseguenza di esse (1).
di sensioni, movimenti e stimoli, senza lotta  o  dolore; e queste specie di organizzazione, e questi corsi
eccitatori è variabile, secondo la qualità dei tessuti più  o  meno fitti, più o meno sviluppati, più o meno individuati,
secondo la qualità dei tessuti più o meno fitti, più  o  meno sviluppati, più o meno individuati, ecc., soprattutto
dei tessuti più o meno fitti, più o meno sviluppati, più  o  meno individuati, ecc., soprattutto nell' uomo, secondo la
ecc., soprattutto nell' uomo, secondo la forza maggiore  o  minore dell' istinto vitale; e queste varietà accidentali
alla macchina animata vi cagionano qualche effetto,  o  salutare o pernicioso, come pure il principio intellettivo.
macchina animata vi cagionano qualche effetto, o salutare  o  pernicioso, come pure il principio intellettivo. A
recherebbe l' animale per una successione di stati migliori  o  peggiori, la cui varietà in meglio od in peggio
- Che l' applicazione dei medesimi stimoli si facesse  o  continua, o periodica; che variasse, in una parola, il
l' applicazione dei medesimi stimoli si facesse o continua,  o  periodica; che variasse, in una parola, il tempo in cui si
cangiassero nella quantità e nel tempo in cui si rinnovano,  o  continuano, o si tolgono. Sesta supposizione. - Che
quantità e nel tempo in cui si rinnovano, o continuano,  o  si tolgono. Sesta supposizione. - Che cangiassero di
uscendo dal quale l' animale entra nello stato morboso,  o  anche solamente in quello di decadimento, quando piaccia
dell' eccitamento. Di più i movimenti possono essere utili  o  dannosi a ciascuno di questi elementi (1), onde si avranno
sensioni di osservare, in generale, esservi sensioni utili  o  dannose al sentimento di continuità, al sentimento
produce dei movimenti, che aiutano ad accrescere il piacere  o  a diminuire il dolore. L' istinto sensuale nell' uno e
nemica che glielo impedisce. La quantità della tendenza  o  dell' attività, colla quale insorge l' istinto sensuale, è
del sentimento eccitato. Il sentimento eccitato riesce più  o  meno vivo, secondo che è più o meno forte l' istinto
eccitato riesce più o meno vivo, secondo che è più  o  meno forte l' istinto vitale. Ma la maggiore o minore
che è più o meno forte l' istinto vitale. Ma la maggiore  o  minore fortezza di questo dipende dalle cause accennate, e
dunque di nuovo influisce immensamente a ingagliardire  o  debilitare l' istinto vitale, sicchè i due istinti
sieno le cause che rendono l' istinto vitale più forte  o  più debole, certo è che in ragione della sua gagliardia
che egli produce sotto gli stessi stimoli, sono più  o  meno forti, e quindi più o meno attive a sollevare l'
gli stessi stimoli, sono più o meno forti, e quindi più  o  meno attive a sollevare l' istinto sensuale alla sua
secrezioni e le escrezioni, le quali sarebbero necessarie  o  a dominare la potenza nemica, o ad espellerla: tale è la
quali sarebbero necessarie o a dominare la potenza nemica,  o  ad espellerla: tale è la condizione del cronicismo. L'
più piacevole. Quindi se l' operare gli costa tanta fatica  o  molestia, che il non operare gli riesca uno stato meno
e l' operare costituisce per lui uno stato più piacevole  o  meno faticoso, meno molesto che lo starsi inerte,
dipende in gran parte dall' organizzazione, la quale  o  vi mette ostacolo ed elide le sue forze, o si presta alla
la quale o vi mette ostacolo ed elide le sue forze,  o  si presta alla propagazione del moto, attesa la
si rifiuta a produrre i movimenti, questi si aumentano  o  diminuiscono secondo che sono maggiori o minori le
si aumentano o diminuiscono secondo che sono maggiori  o  minori le sensioni, e si aumentano o diminuiscono in tutta
che sono maggiori o minori le sensioni, e si aumentano  o  diminuiscono in tutta la macchina, o assai più in certe
e si aumentano o diminuiscono in tutta la macchina,  o  assai più in certe località secondo che le sensioni sono
sono locali, e l' istinto sensuale trova che l' una  o  l' altra cosa più si confà a quello che egli cerca, lo
Il sentimento fondamentale di continuità può modificarsi,  o  perchè s' accostino nuove molecole all' esteso sentito, o
o perchè s' accostino nuove molecole all' esteso sentito,  o  perchè se ne distacchino. Nell' accostarsi di nuove
individuo in un altro, della ristorazione del naso perduto,  o  del ricoprimento che si fa nelle amputazioni del moncone
si deve prescindere dal considerare le sensioni dolorose  o  piacevoli concomitanti, prodotte dai movimenti eccitatori,
aggiunta delle molecole egualmente organizzate sarà utile  o  dannosa al corso zoetico, secondo che quelle molecole sono
quelle molecole sono soverchie al bisogno della macchina,  o  riparatrici di molecole mancanti. Il soverchio, poniamo la
non riguardano la continuità, ma l' eccitamento impedito  o  promosso con eccesso, e l' unità animale. Che le molecole
sono naturali e piacevoli. Ma se vi è difetto negli organi,  o  nella qualità o nella quantità della materia, se vi sono
piacevoli. Ma se vi è difetto negli organi, o nella qualità  o  nella quantità della materia, se vi sono degli stimoli
vivente alcune molecole. La quale aggiunta è di nuovo utile  o  dannosa al corso zoetico, secondochè le molecole aggiunte o
o dannosa al corso zoetico, secondochè le molecole aggiunte  o  sono riparatrici di quelle che contribuivano alla
che contribuivano alla perfezione naturale della macchina,  o  riescono soprabbondanti rispettivamente alla loro
d' esempio, se un genere di fluido ecceda in quantità,  o  un solido si sviluppi soverchiamente in proporzione degli
azioni concitate dell' istinto sensuale escreta dal corpo,  o  negli esantemi, o in altra guisa, sia perchè ella venga
dell' istinto sensuale escreta dal corpo, o negli esantemi,  o  in altra guisa, sia perchè ella venga dalle stesse azioni
produce l' affetto razionale, che abbia per oggetto un bene  o  un male fisico; poi quell' affetto, che abbia per oggetto
fisico; poi quell' affetto, che abbia per oggetto un bene  o  un male intellettuale (scienza); e finalmente quello, che
Di più si dovrebbero classificare gli oggetti buoni  o  malvagi contenuti in ciascuna categoria, riconoscere e
quel medico, che l' interpreta con soverchia confidenza,  o  isolatamente, o giusta le povere regole del sistema della
che l' interpreta con soverchia confidenza, o isolatamente,  o  giusta le povere regole del sistema della quantità. Quante
segno di soverchio stimolo, che impedisce l' azione vitale,  o  la restringe al centro! Il quale effetto della stupidità
stimoli accresciuti e diminuiti vi sia aumento complessivo  o  diminuzione, cioè se gli stimoli interni possano essere
accelera il polso, aumenta le secrezioni, cagiona vertigini  o  gravezza di capo, non si potrebbe dubitare che, trovando
movimenti scemati scemano alla lor volta la riproduzione  o  l' azione degli stimoli interni; e però rimarrà sempre
che quel rimedio sia di natura piuttosto controstimolante  o  deprimente, che stimolante, come pur facilmente si
sentimento, normale ovvero anormale, può essere maggiore  o  minore, secondochè l' eccitazione è maggiore o minore. Che
maggiore o minore, secondochè l' eccitazione è maggiore  o  minore. Che non è la maggiore o minore eccitazione quella
l' eccitazione è maggiore o minore. Che non è la maggiore  o  minore eccitazione quella che pone l' animale nello stato
quella che pone l' animale nello stato di salute  o  di malattia; ma questi due stati sono costituiti dalla
ma questi due stati sono costituiti dalla normalità  o  anormalità dell' eccitamento. Che anzi quanto è maggiore l'
del principio razionale ; dall' organizzazione normale  o  anormale, più sviluppata o meno, più robusta o meno
; dall' organizzazione normale o anormale, più sviluppata  o  meno, più robusta o meno robusta; e dalla quantità maggiore
normale o anormale, più sviluppata o meno, più robusta  o  meno robusta; e dalla quantità maggiore o minore degli
meno, più robusta o meno robusta; e dalla quantità maggiore  o  minore degli stimoli esterni e degli stimoli interni . Che
del morbo, la quale sì bene consiste nell' anormalità  o  disordine degli alterni movimenti, che diviene più rovinoso
ad osservarle, a formarsene coscienza. Neppure l' aumento  o  la diminuzione della forza dell' istinto vitale è sensione,
modo dell' essere. Rimane a vedere quali sieno le occasioni  o  le condizioni, date le quali, la sensione si esplica. Il
spiacevole suo proprio sta nell' oscuramento della vista,  o  nell' essere offesa da soverchia luce. Non è dunque a
se nel piede vi fosse un nervo organato siccome l' ottico,  o  udire colla mano, se nella mano vi fosse il nervo acustico,
che in molti, non per alcuna diversità della sensitività  o  facoltà del principio senziente, ma per la diversità dell'
più vivace, più potente. Quanto poi all' azione maggiore  o  minore del principio sensitivo, questo opera con più o meno
o minore del principio sensitivo, questo opera con più  o  meno di forza, per le diverse cagioni che abbiamo
tutti gli incomodi dei letterati. Ma a rendere maggiore  o  minore la sensitività contribuisce massimamente l' istinto
« la privazione genera l' appetito ». Ciò che è proibito  o  è difficile a conseguirsi, od è lungamente desiderato,
l' istinto sensuale accumula quantità maggiore di stimoli,  o  prende una propensione ad accumularli, cresce la
smaltire, debbono venire così sfiancati fino a stravasarne  o  rompersi (1); i sottilissimi nervicciuoli debbono essere da
facilmente ad ogni aumento di pressione da uno dei lati,  o  come si muove una bilancia, tostochè un peso anche minimo
all' operare, quando si sente scosso da tutte le parti,  o  in bene o in male; allora le fibre conservano quel continuo
quando si sente scosso da tutte le parti, o in bene  o  in male; allora le fibre conservano quel continuo
del gusto dalle affezioni uterine, sono pure ammirabili,  o  che si considerino i capricciosi gusti delle fanciulle che
delle fanciulle che si avvicinano all' epoca della pubertà,  o  di quelle il cui scolo periodico è difficile, o che
pubertà, o di quelle il cui scolo periodico è difficile,  o  che soffrono altri incomodi, o che si considerino quelli
scolo periodico è difficile, o che soffrono altri incomodi,  o  che si considerino quelli delle donne incinte. La ragione
grado di sensitività dipende assaissimo dal prestarsi più  o  meno, o non prestarsi al tutto l' istinto animale colla sua
di sensitività dipende assaissimo dal prestarsi più o meno,  o  non prestarsi al tutto l' istinto animale colla sua
istinto animale colla sua attività a produrre la sensione,  o  quegli spontanei movimenti, che alla produzione della
corso d' una malattia, senza che s' eccitasse il vomito,  o  poco e di rado, nè si accrescesse o poco il secesso, senza
s' eccitasse il vomito, o poco e di rado, nè si accrescesse  o  poco il secesso, senza che comparissero sudori maggiori che
comparissero sudori maggiori che non comportasse l' indole  o  l' epoca della malattia. Simili arditi esperimenti egli
indicata legge: « non prestarsi l' istinto animale (vitale  o  sensuale) ad operare in conseguenza degli stimoli, se non
se non in quel tanto che il prestarsegli è più piacevole,  o  meno spiacevole del non prestarsi »; di che si trae essere
3 la quantità d' azione dell' istinto animale, sia vitale  o  sia sensuale. Ora ciò che noi dicevamo si è che la quantità
d' azione dell' istinto, in quanto produce la sensione  o  il moto animale, tenga esatta ragione colla quantità dell'
che l' animalità trovi piacevole di lasciarsi eccitare,  o  men penoso almeno dello sforzo di sottrarsi allo stimolo; e
passare all' azione dell' istinto, che produce la sensione  o  il moto, trovi più piacevole o meno molesto il resistere, e
che produce la sensione o il moto, trovi più piacevole  o  meno molesto il resistere, e il non prestarsi a produrlo. «
esatta della quantità d' azione dell' istinto vitale,  o  che è il medesimo, in ragione della quantità di sensione o
o che è il medesimo, in ragione della quantità di sensione  o  sensioni da lui prodotte, sia la quantità d' azione dell'
prodotte, sia la quantità d' azione dell' istinto sensuale,  o  che è il medesimo, la quantità del moto da lui prodotto ».
dunque al principio generale, ripetiamo che « il maggiore  o  minore grado di sensitività dipende principalmente dalle
moto, ivi vi è più di forza resistente a cangiare direzione  o  metro. Perchè le forze dell' istinto vitale resistono alle
morbosi, e il classificarli secondo la loro maggiore  o  minore similitudine? richiede poca sagacità il distinguere
non valgono nulla; ma si dirà: questi casi non sono simili,  o  non hanno una similitudine caratteristica, essenziale,
che « il pretendere di conoscere per diretta esperienza  o  per induzione tutti i fatti interni, da cui risulta lo
complesse, volte a conoscere l' efficacia salutare  o  nocevole dei rimedi applicati ad uno stato del corpo, che
gli indizi , che ne dimostrano il progresso verso il meglio  o  verso il peggio, senza darsi poi gran cura di sapere
gli anelli precedenti all' anello di cui si trattava,  o  almeno lo stato dell' istinto vitale e dell' istinto
ecc.; b ) dalla condizione dell' organizzazione, già più  o  meno sconcertata; c ) dalle altre innumerevoli cagioni, che
che pongono l' istinto animale in un grado di maggiore  o  minore eccitamento, e in una maggiore o minore attitudine
grado di maggiore o minore eccitamento, e in una maggiore  o  minore attitudine di operare, secondo la legge preaccennata
della preferenza che l' istinto dà all' operare  o  al non operare, e all' operare più o meno. 3) Ancora si
dà all' operare o al non operare, e all' operare più  o  meno. 3) Ancora si dovrebbero conoscere gli anelli
sicurezza, per gli stimoli accidentali che sopravvengono  o  si sottraggono; o almeno si dovrebbero conoscere le leggi
gli stimoli accidentali che sopravvengono o si sottraggono;  o  almeno si dovrebbero conoscere le leggi che determinano la
sulle cause interne dei morbi direttamente conosciute,  o  indirettamente argomentate dai dati di fatto, che
sanitario del corpo umano dipenda unicamente da un eccesso  o  da un difetto, o da un equilibrio di stimolo, confessano
umano dipenda unicamente da un eccesso o da un difetto,  o  da un equilibrio di stimolo, confessano essere i sintomi al
quando si voglia da essi indurre la condizione stenica  o  astenica del corpo (1). Che anzi le medesime malattie, con
dalla proporzione fra l' aumento dello stimolo esterno,  o  dirò così terapeutico, e la diminuzione dello stimolo
poi l' effetto totale dall' eccedere l' accrescimento  o  la diminuzione. Allorquando qualche rallentamento del
e la respirazione più profonda per difetto di stimolo.  O  sia diminuita la quantità dell' aria atta alla
diminuita la quantità dell' aria atta alla respirazione,  o  sia diminuito il sangue, o un soverchio calore e celerità
aria atta alla respirazione, o sia diminuito il sangue,  o  un soverchio calore e celerità nel corso consumi più di
calore e celerità nel corso consumi più di sangue rosso,  o  l' uomo senta, come nei momenti prossimi alla morte,
tutti questi casi alla diminuzione dello stimolo s' associa  o  sussegue prossimamente un aumento di stimolo, provocato da
quale talora inganna i medici, giudicandole infiammatorie  o  steniche. Basta solamente leggere le due serie di storie,
indiretto, se si vuole così chiamarlo, di aumento parziale  o  totale di stimolo e d' eccitamento; ovvero possono essere
possono essere accompagnati da sintomi dimostranti parziale  o  totale debolezza, e diminuzione di stimolo. Nelle
dei vasellini ingorgati si trovi in istato di debolezza  o  in istato di soverchia energia. Il Rasori confessa esservi
vogliono ridurre tutta la medicina alla quantità soverchia  o  mancante degli stimoli; giacchè essi stessi confessano che
un elemento di debolezza ed un elemento di forza,  o  per dir meglio, una causa debilitante ed una eccitante. Non
d' aria atmosferica sa muovere i polmoni, accelerando  o  ritardando la respirazione, secondo che sente che gli vien
a cui son venute le vene, abbiamo attribuito la cagione  o  l' occasione dell' accresciuto stimolo; quanto più ci
a riflettere. Il determinare se un rimedio sia stimolante  o  controstimolante, o si vuol desumere dall' effetto che egli
se un rimedio sia stimolante o controstimolante,  o  si vuol desumere dall' effetto che egli fa sul corpo sano,
dal corpo sano all' ammalato va soggetta a gravi eccezioni;  o  si vuol desumere dall' effetto che fa sul corpo ammalato, e
suppone che si conosca avanti se lo stato morboso è stenico  o  astenico, come essi lo chiamano; e però facilmente si entra
entra in un circolo vizioso, volendosi definire la stenia  o  astenia morbosa dalla proprietà stimolante o
la stenia o astenia morbosa dalla proprietà stimolante  o  controstimolante dei rimedi, e in pari tempo desumere
desumere questa proprietà dei rimedi dallo stato stenico  o  astenico, alla cui guarigione conferiscono. Indi è da
per quella che si contenta di rilevare l' efficacia utile  o  dannosa dei vari rimedi sulle malattie, determinate
le cause interne delle malattie, e le modificazioni in più  o  in meno dell' azione vitale in tante sue diverse,
fondatori di quella che fu denominata, non so se a ragione  o  a torto, nuova dottrina medica italiana , la quale ad ogni
a far cessare l' infiammazione locale, dove sia palese  o  si sospetti esistere, trascurando affatto la condizione
per sè conduce alla suppurazione, e però se egli è esteso  o  affetta, direttamente o indirettamente, qualche organo
e però se egli è esteso o affetta, direttamente  o  indirettamente, qualche organo necessario alla vita,
d' impedire l' esito fatale d' una infiammazione, estesa  o  grave, fuor di quella di sottrarre le forze al processo
troncare, come si dice, con alcun mezzo antiflogistico  o  d' altra maniera. L' illazione che, dunque, non vi può
in eccesso di stimolo e di robustezza. Ma questo,  o  non aggiunge nulla alla conclusione precedente della
nel suo corso »; ovvero è un' illazione illogica e falsa.  O  non aggiunge nulla, dicevo, se pel carattere di eccessiva
s' intende che tale malattia si guarisce coi debilitanti.  O  è illazione illogica e falsa, se pel carattere di eccessiva
che se ne dà. Come dunque si definisce cotesta robustezza  o  debolezza patologica , che pare dover essere qualche cosa
di debolezza? Il Rasori ce la descrive come una robustezza  o  debolezza [...OMISSIS...] . Ottimamente; ma in tal caso la
non si dice già che vi sia veramente stato di debolezza  o  di robustezza nel corpo, il che sarebbe l' illazione
rilassati. Si replicherà: « l' espressione di debolezza  o  robustezza patologica è nondimeno propria, perchè indica
dei debilitanti; in tal caso l' espressione di debolezza  o  robustezza patologica acquisterebbe certo la dote della
proprietà , perchè non indicherebbe ciò che suona debolezza  o  robustezza. Ma è forse vero che le vedute del medico si
egli deve al tutto trascurare quella che chiamano debolezza  o  robustezza fisiologica ? Che anzi, se la parola patologica
? Che anzi, se la parola patologica equivale a morbosa,  o  almeno relativa alla malattia, come non meriterà il nome di
questa non ammette un nemico solo nel corpo ammalato, cioè  o  solo debolezza, o solo robustezza (benchè sembra talora che
un nemico solo nel corpo ammalato, cioè o solo debolezza,  o  solo robustezza (benchè sembra talora che l' insegni
ma vuole che si vinca dei due nemici il più forte  o  minaccioso; e questo è l' infiammazione il più delle volte;
universale divenisse minaccioso anch' esso egualmente  o  più, a questo pure si deve riguardare. Finalmente che le
medicina analitica , e se ne può abusare facilissimamente,  o  usarle senza alcun vero profitto dell' arte; le parole all'
non ambiscono di descrivere le cause interne del morbo,  o  di ridurre il morbo ad una sola e semplice causa; ma si
sono queste e queste. Il tal metodo curativo diminuisce  o  distrugge queste cause. Dunque il tal metodo è opportuno
se con esso un infermo si approssima allo stato di sanità  o  più se ne allontana, ma se l' azione interna di esso metodo
le cause supposte della sanità, e tolga le morbose,  o  faccia il contrario. Qui giace una difficoltà smisurata,
contrario, nonchè diverso da quel che si presagisce,  o  da quel che indicherebbe il solo agente per sè considerato.
piuttosto delle forze meccaniche che delle chimiche, ecc.,  o  viceversa. Producono un effetto diverso, secondo che la
un effetto diverso, secondo che la loro spontaneità è più  o  meno suscitata, più o meno disposta ad operare. Forze
secondo che la loro spontaneità è più o meno suscitata, più  o  meno disposta ad operare. Forze chimiche. - Ogni sostanza
in un' altra sostanza, colla quale ha una data affinità  o  ripugnanza. Agisce in modo diverso, secondo la proporzione
Agisce in modo diverso, secondo la proporzione delle due  o  più sostanze che si mescolano insieme; secondo il modo col
Agisce in modo diverso, secondo che è sostanza elementare,  o  sostanza composta di più elementi, la sostanziale unione
zoetico, giacchè ogni associazione di sensioni figurate  o  non figurate, d' immagini, di sentimenti attivi o passivi
figurate o non figurate, d' immagini, di sentimenti attivi  o  passivi (1), suscitati o risuscitati, intellettivi o
d' immagini, di sentimenti attivi o passivi (1), suscitati  o  risuscitati, intellettivi o corporei, producono nell'
attivi o passivi (1), suscitati o risuscitati, intellettivi  o  corporei, producono nell' animalità un nuovo stato, nuove
sensazione. Talora è irrequieto e attivo, per cercarla  o  cercarne l' occasione. L' ira è attiva; l' istinto sensuale
a ragion d' esempio, che gli abitatori delle montagne,  o  dei luoghi ove l' aria è asciutta ed ossigenata, paghino il
è asciutta ed ossigenata, paghino il tributo all' aria più  o  meno stimolante di altre regioni, ove sono paludi, risaie o
o meno stimolante di altre regioni, ove sono paludi, risaie  o  altre cause di miasmi, o anche semplicemente all' aria
regioni, ove sono paludi, risaie o altre cause di miasmi,  o  anche semplicemente all' aria umida e più grossa, e che in
sottrae ad essi od aumenta la propria cooperazione, e più  o  meno cospira con essi alla produzione dei movimenti e delle
e l' attività della fibra nervosa cogli stimoli maggiori  o  minori dell' atmosfera, nel modo il più vantaggioso. Ma
Ma se gli stimoli esteriori vengono subitamente accresciuti  o  diminuiti, il cangiamento non può succedere ad un tempo in
se e quando, mutandosi le condizioni dell' atmosfera,  o  accadendo altri accidenti, una classe di stimoli esterni
quale egli viene indebolito dall' opposizione della materia  o  forza straniera; 2 produce le sensioni, quelle che
ma deve sempre appartenere a qualche località determinata,  o  che questa abbracci un luogo solo o più, sia più o meno
località determinata, o che questa abbracci un luogo solo  o  più, sia più o meno estesa. La ragione di che si è che il
o che questa abbracci un luogo solo o più, sia più  o  meno estesa. La ragione di che si è che il principio
che, oltrepassando un certo grado, non muti di condizione,  o  almeno non si può dire debolezza diatesica , giacchè non
con esso in lotta, incominciando tosto lo stato morboso  o  diatesico, che in questa lotta consiste. Ma se dal corpo
ma solo eccitamento e processo conseguente, che finisce  o  col rammarginamento, o in altro modo. Il dolore, cagionato
e processo conseguente, che finisce o col rammarginamento,  o  in altro modo. Il dolore, cagionato dalla ferita, procede
gli vien fatto di configurare l' organismo al suo bisogno,  o  di disciogliersi e abbandonare quell' organismo, se non gli
due intenti, è la causa del processo morboso, che finisce  o  colla sanità o colla morte. Una lotta si manifesta altresì,
è la causa del processo morboso, che finisce o colla sanità  o  colla morte. Una lotta si manifesta altresì, ogni qual
i nostri concetti. Chiameremo, dunque, robustezza  o  debolezza fisiologica quella del principio della vita nell'
essenza piacevole. Chiameremo patologica quella robustezza  o  debolezza che manifesta il principio vitale, quando non
sè solo, benchè si possa dire, in qualche modo, patologico  o  morboso, non si può dire ancora diatesico, perchè non
che diciamo diatesica? Noi la ravvisiamo in una robustezza  o  debolezza bellicosa, che dimostra nei suoi atti il
veemente e azione allentata piuttosto di dire robustezza  o  debolezza , poichè queste ultime parole meglio si applicano
la morte quasi spontanea, «abiastos». Ma questa esaltazione  o  questa depressione di forza, con cui agisce il principio
ad una teoria chiara dei morbi. La semplice diminuzione  o  il semplice aumento di forza nell' azione del principio
e lo è di fatto, ogni qualvolta quell' azione diminuita  o  quell' azione accresciuta rechi qualche alterazione nell'
accresciuta rechi qualche alterazione nell' organismo,  o  nella materia organata e vivente; per la quale alterazione
può produrre nella materia organata modificazioni salutari  o  perniciose; e benchè il sentimento nel suo operare sia
sentimento nel suo operare sia cieco rispetto all' utilità  o  al danno di questi effetti extrasoggettivi, influenti poi
animale. A ragion d' esempio, la parte infiammata, dolente,  o  estremamente sensibile ricusa qualunque stimolo; ora l'
per ricacciare ogni materia toccante la parte ammalata,  o  altra con quella legata. Nell' encefalite, nell'
cerca che a sottrarsi dall' ingrata e dolorosa sensazione,  o  dalla fatica molesta ai nervi, che dolenti vogliono riposo;
con azione disuguale e sproporzionata, cioè in certi luoghi  o  parti del corpo soverchia, e in altri luoghi,
debolezza e inattività è cagionata da una irritazione  o  condizione morbosa precedente, in questo caso la condizione
funzioni della vita cagioni qualche sconcerto, pienezza  o  congestione di umori, ecc. (1), e allorquando ebbero luogo
è la malattia; ma se la veemenza dell' azione bellicosa,  o  anche la forte azione della vitalità universale eccitata,
qualche sconcerto nella materia, come rottura di vasi,  o  altro, in tal caso la malattia incomincia con questi
l' azione bellicosa, nascendo da una primitiva irritazione,  o  non genera ella stessa altre modificazioni irritatrici
cessare l' irritazione primitiva (malattie d' irritazione);  o  genera nuove modificazioni irritatrici, e per restituire la
della materia, perchè i movimenti suscitati nelle parti  o  particelle sono tali, che non possono essere dominati e
non è dimostrato che l' unica via sia quella di diminuire  o  di accrescere la robustezza del principio vitale. Resta
unicamente coll' accrescere la vitalità universale,  o  coll' eccitare localmente un' altra irritazione e sollevare
le cause che debilitano il detto istinto, e gli tolgono  o  diminuiscono il dominio su quell' esteso materiale, in cui
ha perduta la sua individualità (1). Ma se l' eccitazione  o  l' organizzazione non è tolta repentinamente da qualche
del principio intelligente, col quale pure può lottare,  o  certo riceverne forza maggiore o debolezza. Indi è che i
quale pure può lottare, o certo riceverne forza maggiore  o  debolezza. Indi è che i tipi primitivi di tutti i mali, a
istinto è più forte, e giunge a dominare la forza nemica,  o  ad espellerla, onde la sanità. L' istinto, benchè più
forze. Così, se l' intelligenza apprende un male imminente  o  già accaduto, si manifestano le passioni della paura, della
opposto, qualora l' intelligenza apprende un bene imminente  o  già accaduto, si manifestano le passioni della speranza,
vivente, come avviene nella ossificazione dei vasi,  o  che impacci la loro libera comunicazione, o ne scemi la
dei vasi, o che impacci la loro libera comunicazione,  o  ne scemi la celerità, come nelle ostruzioni, per esempio,
come nelle ostruzioni, per esempio, se la mucosità spalma  o  ingombra le cellule aeree del polmone, come in sulla fine
al cuore, quasi come ne è venuto, venoso e inattivo,  o  se si lega un nervo, ecc.. L' azione dell' istinto animale
si concentri e quasi esaurisca in qualche parte del corpo,  o  in qualche sua speciale funzione od operazione, manifestasi
concorso di fluidi. Che se questo concorso è eccessivo,  o  se accade che i fluidi vadano a perdersi, può venirne gran
in quel luogo, vi produce medesimamente concorso di fluidi  o  stimoli interni, sicchè avviene che talora nello stesso
dell' irritazione che sente al polmone, nei bronchi,  o  alla trachea, egli stesso accumula in queste parti tanto di
accumula in queste parti tanto di sangue che vi determina,  o  aumenta l' infiammazione, o anche produce rottura di vasi,
di sangue che vi determina, o aumenta l' infiammazione,  o  anche produce rottura di vasi, onde la malattia termina
si può concentrare in una località, e mostrarvisi più  o  meno attiva per più ragioni; distinguiamole: I Causa,
in quella direzione. Venendo ferito qualche ramo facciale  o  frontale del quinto paio, se n' ha la cecità, che dura più
frontale del quinto paio, se n' ha la cecità, che dura più  o  meno a lungo (1), senza alcuna lesione del nervo ottico.
all' essere i movimenti cerebrali, cagionati dalla ferita  o  percossa, quelli che perturbano i movimenti sensorii; e
della pleura, del polmone, degli intestini, dello stomaco,  o  della vescica. Diminuita l' attività vitale ai vasi
si abboccano (2). Il sudore si promuove coi bagni  o  bibite calde, si sopprime coi bagni o bibite fredde per una
si promuove coi bagni o bibite calde, si sopprime coi bagni  o  bibite fredde per una simile ragione, cioè perchè in tal
per la quale un po' d' aceto applicato sulla congiuntiva  o  sulla pituitaria adduce le lacrime. La ferita d' un
della salute. Un sudore abbondante, provocato con bibite  o  bagni vaporosi generali o parziali, dissipa cefaliti
abbondante, provocato con bibite o bagni vaporosi generali  o  parziali, dissipa cefaliti ostinate; vescicatoi, caustici,
in una parte del corpo umano a cagione d' una irritazione  o  d' altro, quell' attività può comunicarsi ad altre parti,
La tisi andata innanzi, indebolendo le parti circostanti  o  simpatiche col polmone, rende comparativamente più attive
nell' albero venoso consistere in uno stato di tensione  o  azione maggiore dei vasi; là dove la reazione del cuore e
animale. Ma un fatto consimile è quello dell' irritazione  o  dell' infiammazione morbosa; se non che questa,
del principio animale s' affatica, se i nervi sensorii  o  motori sono scossi soverchiamente, e quindi lascia altre
gli stimolati. I nervi stimolati, colla loro azione più  o  meno prolungata, ed anche simpaticamente diffusa, dànno
si applicano egualmente al corpo sano e al corpo ammalato,  o  che si consideri il corpo abbandonato a sè stesso, e
del corso zoetico, non alterato da stimoli artificiali,  o  che si vogliano determinare gli effetti di questi stimoli,
la sola continuità del sentimento, senza eccitazione  o  stimoli esterni, avremo un sentimento fondamentale di
di continuità uniforme, senza distinzione di luoghi  o  di parti, e perciò senza figura. In questo sentimento lo
vuole ottenere l' effetto d' accrescere il sentimento,  o  di ributtare da sè ciò che vi si oppone, allora ella mette
accade, se questo non l' ha imparato a fare e il primo sì,  o  se questo sappia farlo meno facilmente del primo. Come il
del sentimento, e tutte le varietà appartengono all' uno  o  all' altro di essi, così anche le attività del sentimento
delle sensioni. Io provo in una mano una sensione piacevole  o  dolorosa; il movimento, a cui aderisce questa sensione
il dolore della puntura nella mano, e non nel cervello  o  lungo il braccio, dove si continua il movimento delle
in tal caso si ha una sensazione superficiale grande, più  o  meno distinta, come accade alle pareti esterne ed interne
possiamo percepire la località della sua causa straniera  o  stimolante, cioè la parte del corpo a cui ella viene
elementi. Queste molecole costituiscono un continuo, fluido  o  consistente non cerco (1). Gli elementi di esse sono
essi acquistano una località rispettiva , cioè uno di essi,  o  una parte di essi, è di qua, o di là, ecc., d' un altro
, cioè uno di essi, o una parte di essi, è di qua,  o  di là, ecc., d' un altro continuato con esso, o con una sua
è di qua, o di là, ecc., d' un altro continuato con esso,  o  con una sua parte. Quando s' aggiunge il movimento attivo
percepiamo extrasoggettivamente la causa della sensione,  o  il luogo, dove ella si applica (nè coll' immaginazione
causa la detta sensione, come accade nelle sensioni visive,  o  nelle interne, le immagini. Percepire la causa della
con un movimento disordinato, oscillatorio, e più  o  meno frequente. Nei dolori vivi si sentono pulsazioni
dolore accelererà il corso del sangue e produrrà la febbre,  o  anche infiammerà il sangue, alterandone la composizione.
atto ad ammettere lo spostamento sensorio degli elementi,  o  acquista lo stimolo opportuno, che non aveva prima. Fin qui
località. Ora tutti i fenomeni morbosi sono accompagnati  o  costituiti da movimenti. Egli sembra che le febbri d' ogni
genere si possano riportare ad una di queste due cause,  o  ad un' affezione del sistema nervoso, o ad un' affezione
queste due cause, o ad un' affezione del sistema nervoso,  o  ad un' affezione del sistema vascolare (1), l' uno dei
(1), l' uno dei quali non manca però mai di sconcertare più  o  meno l' altro. La località è determinata dallo stimolo
parti del corpo, e dei loro effetti in certe altre,  o  rispetto alla condizione universale; ma la loro spiegazione
cause accennate di sopra, che alle simpatie danno questa  o  quella direzione speciale e locale, principalmente poi
addentra in alcune fisiologiche dottrine, nè il fisiologo  o  il medico, che ragiona dell' anima, quasi movessero i passi
e dei medici moderni, non mi pentirei d' avere indicato,  o  almeno d' aver voluto indicare, ove la medicina moderna
da farle perdere il fine di guarire le infermità,  o  almeno di alleggerirle ai mortali. Perocchè non la sola
grandissima semplicità, si fa una sola questione: se ecceda  o  difetti lo stimolo; qui finisce per non pochi la medica
ella identica in tutti i diversi suoi atti, quasi vertice  o  centro di più angoli; e quindi trovammo la via d' accordare
e pressochè interminabile potrebbero pigliare sgomento  o  fastidio. Al che riflettendo, neanche la presente
e del glorioso fastigio della Psicologia. Essendomi io,  o  Giuseppe dolcissimo, fino dai primi miei anni, come è
procurai di raccogliere le loro sentenze, quando  o  ce le tramandarono se passati, o ce le esposero se
le loro sentenze, quando o ce le tramandarono se passati,  o  ce le esposero se presenti, sopra quegli argomenti che più
concetto di lei si confondesse nelle loro menti coll' una  o  coll' altra di quelle quattro cose, che non sono lei, ma
il bisogno; perciò ivi, possedendosi il vero, non nacque,  o  almeno non nacque con istrepito e baldanza, la filosofia,
(a. 460 av. G. C.) (5), riposero pure, in un modo  o  nell' altro, la natura dell' anima nell' aria, cioè ancora
spiritualizzavano gli elementi, e specialmente il fuoco,  o  in luogo dell' anima pura (di cui non avevano ancora l'
il che era tuttavia un travedere come l' anima sensitiva,  o  principio senziente, non poteva sussistere senza il
dei moderni materialisti, che la confondono col cervello  o  col sistema nervoso; ed anche in più la dividono, secondo
non si poteva spiegare il senso coi soli elementi materiali  o  colle loro qualità, e ricorse ad un altro principio, che
in varie guise; ed era pur necessario che nell' uno  o  nell' altro modo la determinassero, acciocchè ne riuscisse
il rimanente, e poscia su questi corpi ipotetici,  o  per dir meglio, su questi corpi7postulati ragiona ed
ragiona ed edifica la sua teoria; così Pitagora,  o  chiunque parlò prima dei numeri al modo dei Pitagorici,
se ne possano immaginare, cioè « se le cose tutte sieno uno  o  più ». La questione agitata fra i patrocinatori dell' unità
come due parti dell' ontologia, si confusero insieme,  o  piuttosto si perdette di vista la teoria pura. La teoria
queste: 1) Nell' anima vi è l' unità? 2) vi è la dualità?  o  la trinità, o la quaternità ecc.? cioè, vi è cosa che sia
anima vi è l' unità? 2) vi è la dualità? o la trinità,  o  la quaternità ecc.? cioè, vi è cosa che sia rigorosamente
quaternità ecc.? cioè, vi è cosa che sia rigorosamente una?  o  cosa che sia due, tre, quattro, ecc.? Delle quali questioni
ma ben anche tutti affatto gli ideali determinati,  o  sieno specifici, o sieno generici. Ed a me pare che questa
tutti affatto gli ideali determinati, o sieno specifici,  o  sieno generici. Ed a me pare che questa idea doveva essere
adesso notiamo, si è d' aver confuso la mente coll' idea,  o  certo d' aver parlato sovente in modo che veniva con essa a
unità della mente, non avessero pronunciato espressamente,  o  almeno con costanza, che la ragione di quella unità si
il determinare; ma probabilmente qualunque proposizione  o  giudizio spettante alle idee astratte, e perciò necessario;
le idee degli elementi, e non gli elementi materiali;  o  almeno è certo che così alcuni suoi discepoli lo intesero
intellettiva composta di materiali elementi, ignorando  o  cancellando tutto quanto era stato detto prima di lui di
[...OMISSIS...] , onde si ravvisano più generazioni di Dei  o  di demoni, ammessi da Empedocle, fra i quali poneva le
ridurre a punti matematici il corpo; perocchè in tal caso,  o  questi punti non agirebbero che in sè stessi, e quindi
Poichè niuno dirà che un tale universo esista nel passato  o  nel futuro, esso non può esistere che nel presente. Ma in
fuoco, ora aere, ora acqua, ora terra; ma questa sostanza,  o  materia prima, o soggetto di tutte le qualità, è qualche
ora acqua, ora terra; ma questa sostanza, o materia prima,  o  soggetto di tutte le qualità, è qualche cosa d' invisibile,
. Dove il grand' uomo viene a insegnare che la sostanza  o  materia che forma il soggetto delle modificazioni
; la quale specie così egregiamente descritta è l' idea,  o  per dir meglio l' essenza della cosa intuita dalla mente,
intese gli elementi di Empedocle per le loro nozioni  o  idee; il che gli pareva evidente scrivendo: [...OMISSIS...]
[...OMISSIS...] . Ma passiamo alla dottrina dell' amicizia  o  concordia empedoclea, dalla quale riceverà nuovo rincalzo
sotto il concetto di movente (cioè congregante, unificante)  o  sotto il concetto di materia (2); perocchè come si
a due, e infine ad uno solo, chiamato la necessità,  o  la monade della necessità, non ripugna, poichè l' essere in
ciò sappiamo che i Pitagorici chiamavano il loro uno fuoco,  o  che prendessero il fuoco quale simbolo, o che lo
loro uno fuoco, o che prendessero il fuoco quale simbolo,  o  che lo considerassero come principio della vita e sostanza
anche il senso di elementi (1), ma ciò egli faceva,  o  perchè niuno degli antichi distinse accuratamente il senso
nelle leggi indiane di Manu (3), sotto il nome di Mahat  o  di Bouddhi. Dalle scuole ebraiche ai piedi di Gamaliele, e
di applicazione, non dissento che sdrucciolassero nell' una  o  nell' altra fossa, tra cui movevano i piedi, del
« Se fosse ben detto che tutte le cose siano uno,  o  se si dovesse piuttosto dire che le cose sono più ».
questa prima questione « se questo uno fosse poi spirituale  o  materiale, se fosse reale o ideale », tali furono le
questo uno fosse poi spirituale o materiale, se fosse reale  o  ideale », tali furono le questioni posteriori e di
verificare nelle cose, astraendosi da ogni altra qualità  o  proprietà, che aver potesse la unità. Della quale questione
e però atta a ricevere ogni forma; ma ben presto,  o  gli stessi od altri, cominciarono a intendere che questa
difficile altresì era ad afferrare che la stessa materia  o  sostanza opera comecchessia in noi, per quella forza con
che non la sola sostanza materiale, ma egualmente  o  viemeglio le varie forme dei corpi avevano un
di questi soli non si può intendere del caos materiale,  o  della materia prima reale. Di più la parola archetipo
precisamente se l' oggetto del loro discorso fosse l' idea  o  l' ente reale; parlavano dell' ente, come si presentava
a rigore ciò che egli dice con istile allegorico,  o  in altro modo figurato. Che Platone non abbia sempre
fosse parte dell' anima, era un confonderla colle idee  o  cose divine, e così divinizzarla; come il volere che una
l' uno nell' altro, e però niuno di essi è per essenza  o  fuoco, o aria, o acqua, o terra; perchè se fossero tali per
nell' altro, e però niuno di essi è per essenza o fuoco,  o  aria, o acqua, o terra; perchè se fossero tali per essenza,
altro, e però niuno di essi è per essenza o fuoco, o aria,  o  acqua, o terra; perchè se fossero tali per essenza, non si
però niuno di essi è per essenza o fuoco, o aria, o acqua,  o  terra; perchè se fossero tali per essenza, non si
III) La differenza, che Platone assegna tra l' opinione  o  la fede e la scienza necessaria, non istà in questo, come
a quella che noi facciamo fra la cognizione relativa  o  soggettiva e la cognizione assoluta ; delle quali la prima
tenesse la medesima necessità e immutabilità del razionale  o  ideale; e questo è il seme, già da noi additato, di tutti
dicendo si loda; quando poi, a cagione della rea educazione  o  di qualche consuetudine, ciò che è migliore, essendo da
chi conosce una data natura deve esperimentarla, riceverla  o  averla in qualche modo in sè stesso, nel proprio
anima sia il principio supremo di quest' ultima scienza,  o  parte di scienza (1). Platone adunque diede il movimento
Quindi l' estensione si può considerare sotto due rispetti,  o  in sè stessa, o nel suo rapporto col principio senziente,
si può considerare sotto due rispetti, o in sè stessa,  o  nel suo rapporto col principio senziente, appartenente all'
ragion d' esempio, in due pollici di corpo senso di dolore  o  di piacere è diverso dall' avere la sensazione in un
dei corpi supporre un principio incorporeo, sensitivo  o  intellettivo ». Infatti le forze brute dei moderni, ammesse
intelligenza, l' ente intelligibile, coll' intelligenza  o  mente che lo intuisce. Questo è il soggettivismo, cioè quel
l' idea, la verità, ad essere un elemento accidentale  o  sostanziale dell' anima, non deducono tutti egualmente le
atterriti dalle conseguenze, si fermano a mezzo la via,  o  mediante cavillazioni inconseguenti si sforzano di
colla mente, in tal caso si accorda che gli oggetti intuiti  o  percepiti dalla mente sieno, al loro modo, uniti colla
perocchè il termine del senso non può essere sentito  o  percepito, se non è unito col principio senziente; che anzi
unito al principio senziente, che il senziente, sentendo  o  percependo, non fa un atto pel quale lo distingua da sè,
non fa un atto pel quale lo distingua da sè, non sentendo  o  percependo altro che il proprio termine, e sè stesso nel
è unito alla mente, in modo che la mente non può intuirlo  o  percepirlo se non come oggetto, non solo distinto da sè, ma
Che se si tratta di esseri puramente ideali e possibili,  o  spirituali, questi, come dicevamo, non sono in alcun luogo,
nè vicini. VI) Che se il trovarsi l' oggetto unito,  o  per dir meglio presente alla mente, non involge nessuna
per verificare se ha luogo questa identificazione sì  o  no? Nient' altro se non vedere coll' accurata osservazione
pensa una montagna, una pianta, un bruto, ecc., reale  o  possibile, creda ella di pensare sè stessa, e
quella montagna, quella pianta, quel bruto, ecc., reale  o  possibile, che pensa ». Non vi è nessuno fuori degli ospizi
per averne essi un' altra diversa dall' umana), dicono  o  vengono a dire così: « Non possiamo negare che la mente
mente quando pensa la montagna, la pianta, il bruto reale  o  possibile, creda di pensare cose diverse da sè, e di tutt'
pensare cose al tutto diverse da sè, sia poi che s' inganni  o  no in questa scienza o coscienza che ha del suo pensiero. -
da sè, sia poi che s' inganni o no in questa scienza  o  coscienza che ha del suo pensiero. - Certo. - Ora, si può
di pensare il diavolo, è possibile che voi crediate  o  sappiate, o abbiate coscienza di pensare propriamente il
il diavolo, è possibile che voi crediate o sappiate,  o  abbiate coscienza di pensare propriamente il diavolo, senza
per persuadere a voi stesso che voi siete il diavolo,  o  secondo un' altra delle vostre scuole, che « il diavolo è
delle vostre scuole, che « il diavolo è una modificazione  o  una funzione dell' anima vostra ». E` dunque più chiaro del
di questo obbrobrio, di cui va svergognata la scienza,  o  piuttosto l' ignoranza orgogliosa e luciferina; e dei gradi
pienamente che gli uomini quando pensano i corpi,  o  le idee ed i principŒ del ragionare, non credono di pensare
principŒ del ragionare, non credono di pensare a sè stessi  o  alle proprie modificazioni, nè per vero ci pensano. Ma non
immediatamente all' intelligenza, sieno essi ideali  o  reali (sentiti), perocchè l' ente è il proprio ed immediato
classificare e descrivere accuratamente tutti gli istinti,  o  leggi soggettive, o forme, come egli le chiama, dello
accuratamente tutti gli istinti, o leggi soggettive,  o  forme, come egli le chiama, dello spirito; colle quali lo
La cognizione suppone dinanzi a sè l' esistenza (possibile  o  reale) della cosa conosciuta. Eppure questa evidentissima
e se è vero del pari che il Non7Io non si può conoscere  o  pronunciare esistente, se allo stesso modo prima non
e però posteriormente a quest' atto (nell' ordine logico).  O  conviene negare il principio di contraddizione e d'
e d' identità, su cui si fonda lo stesso sistema di Fichte,  o  confessare che al conoscere dell' uomo precede logicamente
stabilire, il quale si propone di ridurre ogni cosa ad idee  o  concetti. Mediante tale confusione adunque di significati
meno; e quindi l' Io dei primi pone non Non7Io diverso (più  o  meno abbondante) che non fa l' Io dei secondi. Qual ragione
sè stesso e pone tutti gli altri, compresi nel Non7Io. Ora,  o  colle parole « porre l' Io e porre il Non7Io »si vuole
perchè suppone avanti del conoscere stesso l' oggetto;  o  si vuol dire fare esistere , e in tal caso gli Io si
in tal caso si domanda se l' Io stesso è apparenza  o  sostanza. L' Io è la coscienza, ed è pure la coscienza
Io, e rispetto all' apparenza si divide dall' Io. Dunque  o  sono due sostanze, o due apparenze. E nell' uno e nell'
apparenza si divide dall' Io. Dunque o sono due sostanze,  o  due apparenze. E nell' uno e nell' altro caso il Non7Io è
Ma quale ragione sufficiente adduce di questo perdersi  o  di questo limitarsi della coscienza dell' Io? Niuna
qualche cosa fuori di sè stesso, venendo ad argomentare  o  piuttosto a paralogizzare così: « L' Io non può intendere
non hanno alcuna ragione, come dicevamo. In secondo luogo,  o  il principio unico può perdere la coscienza, e in tal caso,
egli non è infinito, mancandogli il maggiore dei pregi;  o  il principio unico non può perdere la coscienza di sè, ma
lui, perocchè ciò che è uno con un altro, è già annodato  o  piuttosto immedesimato con esso. Che cosa vuol dire adunque
da credere sulla sua parola. Non trattasi della nozione  o  tipo dell' opera, ma della nozione dell' individuo
fondamentale; 2) da un' intuizione dell' oggetto; 3) da una  o  più riflessioni, che quel sentimento intelligente fa sopra
filosofi tedeschi fondarono il loro sistema sopra l' uno  o  l' altro di quei tre elementi, senza abbracciarli tutti, e
e il suo Io primitivo non fu sentimento, non fu riflessione  o  coscienza, ma fu ciò che sta in mezzo a questi due estremi,
si può concepire che la Natura bruta ritorni all' Idea?  O  come ritornando all' Idea può divenire Spirito? Questi sono
miei brandelli di dottrine le più contrarie, un tessuto,  o  piuttosto un cucito, di tutti i sistemi filosofici che
la mera potenza potrebbe pigliarsi per una capacità,  o  ricettività, o potenza passiva; ma la parola greca
potenza potrebbe pigliarsi per una capacità, o ricettività,  o  potenza passiva; ma la parola greca «dynamei» significa di
perfezione del corpo, che si chiama anima? In una forma  o  specie. E come definisce la forma o specie? Per
anima? In una forma o specie. E come definisce la forma  o  specie? Per contrapposizione alla materia, in questo modo:
se l' intelletto è separabile, perchè non è atto di corpo  o  di organo corporeo, dunque l' anima intellettiva non deve
non deve essere forma di corpo, perchè la forma  o  specie del corpo viene definita « l' atto e la perfezione
innata se non in potenza; dove si vede che la parola mente  o  intelletto si confonde colle specie che si acquistano dal
. La specie dell' uomo, e la specie del cavallo  o  di ogni altro animale, è trattata ad uno stesso modo; il
perchè ha fatto già venire tutte e tre le sue anime,  o  le parti e funzioni dell' anima, dallo stesso corpo che le
del corpo. Nè ella può esser altro che una speciale facoltà  o  qualità, che l' anima intellettiva trae dal di fuori, cioè
ragione, senza che ella stessa abbia qualche principio,  o  qualche idea, di cui possa far uso ed essere diretta nel
è ciò in cui Aristotele vede il nascimento della mente  o  della ragione, che ha per sua dote l' unità, il contemplare
costituito e stabilito nell' anima dalle molte memorie,  o  reminiscenze precedenti » », di maniera che non sia l'
principio esistente nell' anima, pel quale l' esperimento  o  l' effetto delle memorie, rimasto nell' anima, venga esteso
intelligenza, senza dare spiegazione di tal passaggio,  o  piuttosto senza accorgersi del gran salto. Dopo di ciò, il
all' intelletto, il quale con una sola e medesima idea  o  specie li conosce. Onde l' uno secundum considerationem
coll' atto del conoscerli, il quale elemento è l' idea  o  la specie, con cui li conosce. Illuso adunque Aristotele
che tutto questo discorso suppone che nel reale sensibile,  o  nella sensazione reale, sia già il comune, ossia l'
. Nasce tosto la questione, se il comune sia nelle cose  o  nell' intelletto. Si noti prima che l' uno, o il comune, o
nelle cose o nell' intelletto. Si noti prima che l' uno,  o  il comune, o l' universale, è pressochè il medesimo;
o nell' intelletto. Si noti prima che l' uno, o il comune,  o  l' universale, è pressochè il medesimo; perocchè comune
ciò che è uno in tutti gli enti possibili di una classe,  o  in tutti affatto gli enti. Ciò posto, Aristotele trovava l'
comune, astratto e separato dalle cose, l' idea specifica  o  generica della cosa, la cui sede è certamente l'
dall' averli percepiti colla mente, che li scorge simili  o  dissimili; infatti il simile è l' idea stessa intuìta in
il simile è l' idea stessa intuìta in più cose reali,  o  per dir meglio più cose reali vedute nella stessa idea.
può salire sicuramente alle regioni dei cieli. Tali sono,  o  mio Giuseppe le sentenze principali degli antichi intorno
esportele fedelmente, traendole dalle loro stesse parole,  o  dagli scritti più autorevoli che ce le tramandarono; il che
per avventura, chi fra di essi abbia prodotto una sentenza,  o  nuova, o almeno migliore delle accennate. Se non che l' età
chi fra di essi abbia prodotto una sentenza, o nuova,  o  almeno migliore delle accennate. Se non che l' età dei
agitata di contrasti e pericoli, che può un giorno  o  l'altro finire in una prigione, sul patibolo, o nello
un giorno o l'altro finire in una prigione, sul patibolo,  o  nello esilio? È storia pur troppo dei più fra gli Italiani
a' loro fratelli senza farli dipendenti dall'idea d'un solo  o  dalla forza di tutti. E questo principio è il DOVERE.
- che lo scopo della loro vita non è quello d'essere più  o  meno felici, ma di rendere sé stessi e gli altri migliori -
in un continuo duello colla miseria! Voi lavorate dieci  o  dodici ore della giornata: come potete trovar tempo per
efficace e tale che possa un giorno giovare ai vostri figli  o  agli anni della vostra vecchiaia: come potreste educarvi ad
voi non combatteste che in nome degli interessi materiali,  o  d'una certa organizzazione. Poco importa che mutiate le
le organizzazioni sono come certe piante che danno veleno  o  rimedio a seconda delle operazioni di chi le ministra. Gli
convinte dei loro doveri le classi ch'oggi, volontariamente  o  involontariamente, v'opprimono; né potete riescirvi se non
quei mali come una triste necessità dell'ordine sociale  o  a lasciare la cura dei rimedi alle generazioni che
che condurvi a tentativi che, se rimarranno isolati  o  unicamente appoggiati sulle vostre forze, non riesciranno:
forse abusato ad imitazione dei ricchi: non parlò d'utile  o  d'interessi a una gente, che gl'interessi e l'utile avevano
Cerchiamo che Dio regni sulla terra siccome nel Cielo,  o  meglio che la terra sia una preparazione al Cielo, e la
ricadere tutto intiero sopra il precettore del Peripato,  o  una gran parte ne sia dovuta all' imperfezione de'
da cui noi siamo obbligati d' attingere la sua dottrina,  o  quella che per sua ci è presentata, questo è impossibile a
libri precedenti. Il fondamento d' una teoria ontologica  o  metafisica, è il principio della ragione sufficiente.
si può assegnare alcuna ragione, sarà una storia naturale  o  una fisica, ma in nessun modo una teoria metafisica. Ma
intesa la suprema necessità, che c' è in ontologia di dare  o  di cercare almeno quella ragione che basti alla spiegazione
però la sua dottrina non è veramente una teoria ontologica  o  cosmologica. Dobbiamo ora dire come parzialmente e da un
una serie infinita. Poichè dice: Si farà questa cosa  o  no? - Si farà, se si avvererà questa condizione. - Ma
ad uno dei tre generi di cause, la materiale, la finale,  o  la motrice; senza tener più conto di ciò che aveva detto
». In realtà Aristotele riconosce una grande analogia  o  somiglianza tra la prima, causa dell' accidentale, e la
e la mente che compone e divide, producendo così il vero  o  il falso. Dell' accidente dice, che la causa è
diverso dagli enti propriamente detti. Si tratta appunto  o  della quiddità, o della qualità, o della quantità o se
propriamente detti. Si tratta appunto o della quiddità,  o  della qualità, o della quantità o se altro c' è che compone
detti. Si tratta appunto o della quiddità, o della qualità,  o  della quantità o se altro c' è che compone o divide il
appunto o della quiddità, o della qualità, o della quantità  o  se altro c' è che compone o divide il pensiero »(3) »; onde
della qualità, o della quantità o se altro c' è che compone  o  divide il pensiero »(3) »; onde anche il vero e il falso
sè a sè stessa questo movimento, ma conviene che lo riceva  o  dalla specie pura, che è nella mente dell' artefice, o
o dalla specie pura, che è nella mente dell' artefice,  o  dalla specie che è congiunta alla materia e che vi produce
dice d' ogni intellezione come avente la stessa natura  o  piuttosto essendo la medesima, ma qui congiunta a una
mondiali che, separate dalla mente, sono intelligibili?  O  che cosa riceve il mondo da quell' intellezione eterna, se
gli enti medŒ si distribuissero in una scala di maggiore  o  minor pregio, secondo che avessero più di atto, e meno di
secondo che avessero più di atto, e meno di potenza,  o  viceversa. Ora questo puro atto lo trovò nell' intellezione
non vede qui la confusione del reale e dell' ideale? Poichè  o  parla d' una sostanza reale , e in tal caso non si predica
tra la natura del reale , e la natura dell' ideale  o  dell' oggettivo accadde ad Aristotele, per aver egli
quindi allora, quando si predica qualche forma accidentale  o  parziale d' un subietto reale, c' è sempre nascosta una
tanto il subietto quanto il predicato sono entità mentali  o  ideali, l' altra in cui il subietto è reale e il predicato
Se dunque le sostanze singolari hanno la loro ragione  o  quiddità, come pure il nome, dalle sostanze universali e
di minore e maggior perfezione, secondo che è più  o  meno lontana d' aver raggiunta l' ultima sua forma. La
2 della privazione , ossia mancanza di quella forma ultima  o  perfezione a cui tende (1). Tende dunque a cacciare da sè
non è già esso quello che mova fisicamente la natura  o  a questa imprima un impulso meccanico o reale, o che le
la natura o a questa imprima un impulso meccanico  o  reale, o che le somministri le forze. Tutte le forze di
la natura o a questa imprima un impulso meccanico o reale,  o  che le somministri le forze. Tutte le forze di muoversi
il bello apparente e il bello vero , cioè tra il sensibile  o  concupiscibile e l' intelligibile o volibile, appartiene al
, cioè tra il sensibile o concupiscibile e l' intelligibile  o  volibile, appartiene al sistema di Platone da cui è tolta,
numericamente, appunto perchè non deve avere alcuna materia  o  potenzialità: « « Tutte quelle cose, dice, che sono molte
se non in lui; conviene di più che nessuna sua parte  o  qualità sia tale; se la qualità d' intellezione può essere
cieli, argomenta Aristotele che ci devono essere più Iddii,  o  prime sostanze, immobili e motrici, che chiama anche primi
chiama anche primi enti, e che fa ragione dover essere 55  o  47, altrettante quante le sfere che si credevano percorse
moto che producono. Ma che i movimenti sieno grandi  o  piccoli, che sieno grandi o piccole le sfere, la differenza
Ma che i movimenti sieno grandi o piccoli, che sieno grandi  o  piccole le sfere, la differenza rimane accidentale. Quindi
dire, come pretende Aristotele, che non abbiano la specie  o  almeno il genere comune: e se comunicano nel genere, già
onde, come fa spesso, parla d' un individuo specifico  o  vago, e non d' un vero individuo reale. Dà la teoria del
che Aristotele fece una mostruosa mescolanza di due  o  tre ordini d' idee disparatissime, che si trovarono nella
è l' atto : principio solido e luminoso. Aristotele disse,  o  volle dire: « Avanti a tutte l' altre cose è l' atto :
materia . Il filosofo si fece a classificare questi atti  o  specie. La prima classificazione nasce dalle diverse
, il quale e il quanto ; 2 le relazioni di più enti  o  entità, e a questa considerazione appartiene la quarta
di qualunque ente sieno specie, che esse sono sempre  o  sostanza, o accidente, o relazione. Ma poichè gli enti
ente sieno specie, che esse sono sempre o sostanza,  o  accidente, o relazione. Ma poichè gli enti differiscono tra
sieno specie, che esse sono sempre o sostanza, o accidente,  o  relazione. Ma poichè gli enti differiscono tra loro per la
gli enti differiscono tra loro per la materia diversa,  o  per una potenzialità ad atti, ossia a specie diverse,
furono divisi in sensibili e intelligibili . Così le specie  o  forme si classificarono in tre modi. 1 In un modo analogico
delle specie, cioè l' ultimo loro atto di perfezione,  o  è per sè tale, o è per accidente . L' ente che ha la forma
cioè l' ultimo loro atto di perfezione, o è per sè tale,  o  è per accidente . L' ente che ha la forma ultimata per sè,
eccellente di quello nel quale la forma può essere ultimata  o  no, e perciò, se è ultimata, è ultimata per accidente. Tra
corpo, e tuttavia è perfettibile rispetto alle sue specie  o  forme accidentali; 2 può essere ultimata totalmente, di
catena di enti differenti solo secondo la quantità maggiore  o  minore di potenzialità e di materia e secondo la quantità
di potenzialità e di materia e secondo la quantità maggiore  o  minore di atto o di forma, che sono gli elementi dai quali
di materia e secondo la quantità maggiore o minore di atto  o  di forma, che sono gli elementi dai quali constano; egli
così classificati sopra una stessa base secondo il maggiore  o  minore grado di atto (2): e tutti hanno una tendenza ad
a ciascuno, e si chiama natura (1): risulta dalla forma  o  atto che già hanno nella materia: è potenza e atto insieme
ad un atto maggiore (2). La causa finale è dunque l' atto  o  specie che l' ente vuol conseguire e che ha già in potenza;
ente vuol conseguire e che ha già in potenza; come l' atto  o  specie che ha attualmente, è la causa efficiente interna.
interna. L' ente dunque che chiameremo materia7forma  o  potenza7atto è costituito tra due atti, quello che ha, e
a cui tende l' ente che si fa, può appartenere all' uno  o  all' altro de' quattro generi categorici che abbiamo
Il secondo ed il terzo di questi movimenti non migliorano  o  deteriorano l' ente materiato se non accidentalmente; il
la forma sostanziale degli enti, li tramuta per intero,  o  facendogli passare a una classe più nobile di enti, o ad
o facendogli passare a una classe più nobile di enti,  o  ad una inferiore. Su questo dunque conviene che ci
adunque che ha in potenza la sensitività, tende alla specie  o  anima sensitiva come a suo fine, e a suo bene: chè in
conosce? Unicamente le specie sensibili . Queste specie  o  forme sensibili, che nelle cose corporee sono unite
può certamente concedere, se per anima s' intende soltanto  o  la vita, o ciò che prossimamente dà ad un subietto
concedere, se per anima s' intende soltanto o la vita,  o  ciò che prossimamente dà ad un subietto personale la vita.
e l' ottimo, se come qualche cosa di separato e esso da sè,  o  come un ordine, o nell' uno o nell' altro modo » ». (La
qualche cosa di separato e esso da sè, o come un ordine,  o  nell' uno o nell' altro modo » ». (La qual domanda già
di separato e esso da sè, o come un ordine, o nell' uno  o  nell' altro modo » ». (La qual domanda già mostra che
l' ottimo di tutta intera la natura. Le materie dunque  o  potenzialità prime che sono le corporee, sono diverse. Ogni
dunque naturali e organati c' è in potenza quella forma  o  specie che dicesi anima nutritiva o vegetale , in altri di
in potenza quella forma o specie che dicesi anima nutritiva  o  vegetale , in altri di più quella che dicesi anima
l' arte che tende a produrre. E che anche in quell' atto  o  specie naturale che si chiama anima intellettiva, ci sia la
all' atto coll' acquisto della scienza, che può essere più  o  meno copiosa, ancora distingue Aristotele in quest' atto
della contemplazione, che chiama costantemente divino,  o  divinissimo (1). Conviene dunque distinguere, secondo
due dirò così innati e due acquisiti. 1 L' atto  o  specie della mente in potenza , che dicesi atto rispetto
all' anima sensitiva che lo emette; 2 L' atto ulteriore,  o  specie della mente in atto (intuizione primitiva) che ha
la mente in potenza esca al suo atto; 3 L' atto ulteriore  o  specie della scienza , che è l' atto, a cui è già uscita la
essere stesso si può considerare sotto due aspetti: 1  o  come il subietto delle determinazioni, colle quali egli
generi e specie, e così tiene l' ufficio di materia ; 2  o  come lume dal quale è illuminato lo spirito per misurare l'
questo aspetto egli tutto fa, egli produce tutte le specie  o  forme delle cose. Così lo stesso essere in universale da
le forme. E tant' è lungi che questa sia la sensitività  o  l' imaginazione e l' altre facoltà sensitive, che da queste
teologica »(4) »; dove manifestamente chiama scienza di Dio  o  teologia quella che tratta delle pure forme . Ma nasce il
che le notizie delle cose vili sieno vili, basta egli,  o  può valer tanto, quand' anco sia sfuggito veramente alla
come appariscono al senso, apparendo esse a vari individui  o  anche allo stesso individuo in diversi tempi diverse, la
senza formarsi mai la questione, se l' apparenza sia vera  o  falsa: questa appartiene alla ragione: l' apparenza
senso, e rimane apparenza senza alcuna relazione col vero  o  col falso, che è sempre nella mente e non nel senso, come
insostenibile che la specie incorruttibile sia  o  possa essere, o in atto o in potenza, in ciò che ha natura
che la specie incorruttibile sia o possa essere,  o  in atto o in potenza, in ciò che ha natura corruttibile,
che la specie incorruttibile sia o possa essere, o in atto  o  in potenza, in ciò che ha natura corruttibile, momentanea
avea detto Platone? E quando Platone diceva che le specie  o  idee non sono le cose, ma contengono l' essenze delle cose,
1 Le specie che sono innumerevoli si riducono ad unità,  o  il divino è diviso e molteplice? 2 Le specie non sono
di concepire d' Aristotele, per la quale la stessa idea  o  specie diventa nelle sue mani più cose, secondo la diversa
talora poi in sè stessa, ed allora come una cosa eterna,  o  certo riducibile in un' ultima idea eterna, ingenerabile,
eterna, ingenerabile, che non si produce, che solo si vede  o  non si vede: e che è sostanza singolare ed ultimata. E
e in questa ragione non c' entra la materia, l' oro  o  il bronzo, come non appartenenti all' essenza,
e, per quel ch' io intendo, la riduce a certe specie ultime  o  all' ultimissima, l' essere o la mente in senso obbiettivo,
riduce a certe specie ultime o all' ultimissima, l' essere  o  la mente in senso obbiettivo, di cui riconosce l' eterna
predicabile, esista veramente separata? » ». « « C' è egli  o  non c' è qualche altra cosa oltre lo stesso tutt'
sotto cui dicevamo che Aristotele considera l' idea  o  specie, cioè in sè stessa come sostanza sussistente, e come
risulta, che ogni scienza ha per suo oggetto un' essenza,  o  quiddità [...OMISSIS...] ; ma che Aristotele distingue l'
e quindi l' essenza è considerata sotto un' altra ragione  o  aspetto dalle tre accennate diverse scienze. L' essere
di Dio, perchè questa risulta da diverse partecipazioni  o  relazioni con quella. Quello dunque, che Platone disse di
quella. Quello dunque, che Platone disse di tutte le specie  o  essenze, Aristotele restrinse al solo essere , e non si può
subietti , [...OMISSIS...] , come potrebb' essere una scie  o  genere comune? E` dunque indubitato che la prima scienza,
considerano que' diversi significati di ente, come passioni  o  altre attinenze dell' ente come ente (2). Or se l' ente si
singolari, oltre l' altre sue significazioni equivoche  o  relative, sarà egli l' ente un predicato , quando
essere? Forse del nulla? No certamente. Di qualche materia  o  potenza, di qualche specie od atto? In tal caso si
consiste nell' applicare l' essere intelligibile  o  ideale al reale sensibile o a un altro intelligibile che è
l' essere intelligibile o ideale al reale sensibile  o  a un altro intelligibile che è precedentemente nella mente.
essere inteso, e che è in potere della mente, col sentito  o  coll' inteso precedentemente, ma questa identificazione non
nella distinzione tra l' essere reale e l' essere ideale  o  intelligibile, che gli antichi non avevano colta, o certo
ideale o intelligibile, che gli antichi non avevano colta,  o  certo non aveano mantenuta costantemente. Se dunque si
perciò l' essere della cosa di cui esso si predica è reale  o  ideale, sostanza o accidente, assoluto o relativo; perchè
cosa di cui esso si predica è reale o ideale, sostanza  o  accidente, assoluto o relativo; perchè l' essere universale
si predica è reale o ideale, sostanza o accidente, assoluto  o  relativo; perchè l' essere universale che si predica è
tempo: 1 Dio, essere attualissimo; 2 l' essere in potenza  o  comunissimo; 3 le partecipazioni di quest' essere,
e sono come un ente solo che va passando a diversi stati  o  gradi d' eccellenza; non mancando mai questi gradi, che
Di poi quest' espressione « « ciò che è in potenza » »  o  è una frase insignificante e che non dice nulla di reale, o
o è una frase insignificante e che non dice nulla di reale,  o  significa un germe, un principio, da cui si sviluppi quello
qualche cosa di ciò che si svolge da esso di poi (1).  O  conviene dunque ammettere nell' anima vegetale qualche cosa
anima vegetale qualche cosa di sentito, per minimo che sia,  o  riconoscere che non c' è in essa punto nè poco l' anima
che non c' è? e non dovrà piuttosto crearsi dal nulla?  O  dunque « trovarsi in potenza »è un suono vano, o se vuol
dal nulla? O dunque « trovarsi in potenza »è un suono vano,  o  se vuol dire trovarsene qualche parte, per quanto involuta,
negando che preesista al corpo, come pare facesse Platone  o  alcuno della sua scuola, sebbene conceda che sopravviva al
della privazione , che si riduce alla specie , essendo  o  il mancamento della specie, o la specie opposta (3). Di
riduce alla specie , essendo o il mancamento della specie,  o  la specie opposta (3). Di poi, i generi e tutti gli
in queste (6). Le specie sostanziali ancora si considerano  o  come termini dell' atto intellettivo e contemplativo, o
o come termini dell' atto intellettivo e contemplativo,  o  come atti intellettivi esse stesse per la solita o almen
o come atti intellettivi esse stesse per la solita  o  almen frequente confusione che fa Aristotele tra la specie
dunque, ossia quell' intellezione che ha per oggetto  o  atto ultimato la quiddità [...OMISSIS...] (3), è la più
non qualunque intellezione, che abbia un oggetto speciale  o  singolare, è mente, ma dee averli tutti in potenza.
e questi atti sono primi principŒ . Ma tutti cotesti atti  o  principŒ si riducono ad uno, cioè a quello di
(2). Altrove dice che « « ogni pensiero [...OMISSIS...]  o  è pratico, o fattivo, o speculativo » » (3). Il pensiero
dice che « « ogni pensiero [...OMISSIS...] o è pratico,  o  fattivo, o speculativo » » (3). Il pensiero fattivo è
« « ogni pensiero [...OMISSIS...] o è pratico, o fattivo,  o  speculativo » » (3). Il pensiero fattivo è quello che
di fuori come quello dell' architetto che fabbrica la casa,  o  del poeta che compone un carme. [...OMISSIS...] Or dunque
pensiero poi la cui azione non esce dal subietto pensante  o  è speculativo se è una pura contemplazione che non esca
se è una pura contemplazione che non esca dalla mente,  o  è pratico , se c' entra la volontà, come nelle operazioni
come il pensiero produca un effetto esterno come la sanità  o  l' edificio. Dice che egli trascorre tutta la serie dei
in potenza può intendersi in due modi: quindi due dottrine.  O  le specie sensibili sono in potenza ne' corpi così
caso esse sono veramente ne' corpi, unite colla materia.  O  le specie sensibili non sono punto nè poco ne' corpi, ma
vede; e risponde che il corpo riceve l' unità dalla specie  o  forma, con che ammette veramente inesistere ne' corpi bruti
sensori altro non fa che cagionare un certo movimento  o  spostamento di molecole, e questo movimento locale è in
sono di quella classe, che noi chiamiamo materiali  o  terminative , perchè altro non fanno che mutare la materia,
terminative , perchè altro non fanno che mutare la materia,  o  termine dell' atto, senza avere nessuna azione nè sulla
bruti. Continua dunque: « « Poichè quelle cose che sono,  o  sono intelligibili o sono sensibili » ». - Riducendo tutto
« « Poichè quelle cose che sono, o sono intelligibili  o  sono sensibili » ». - Riducendo tutto a questi due generi,
rimanendo fuori di essa il composto di materia e di forma:  o  che nell' anima sia la forma , rimanendo esclusa dall'
la specie della pietra nella mente, ed altro sia la forma  o  atto sostanziale della pietra materiale; quella che
sieno poste dalla mente là, dove sono le specie sensibili  o  i fantasmi; e in tal caso le specie intelligibili non sono
in potenza ne' fantasmi, se non forse in un modo passivo  o  ricettivo, ma la mente li ha prima in potenza, e poi li
s' avvera che « « chi nulla sente, nulla può imparare  o  intendere » » (5), perchè i sensibili sono quelli a cui l'
del loro essere, essi sono il termine d' un tal essere.  O  conviene considerarli in questa relazione, o rinunziare a
un tal essere. O conviene considerarli in questa relazione,  o  rinunziare a parlare di essi. Nè si sottraggono alla specie
da sè, ma avessero bisogno d' inesistere in altro  o  ad altro congiunti. Ma quello che mi pare decisivo per
concepire la mente senza un qualche corporeo involucro,  o  non possa almeno mantenersi a lungo costante in questo
la divina natura, qual unità possono questi ricevere?  O  sarà diviso il divino, secondo che nelle varie menti sono
questo di mano, vi parla come fosse la specie piena ,  o  l' individuo vago , ora come fosse la specie astratta .
la ragione della corruzione nasce dall' unione della specie  o  ragione e della materia: [...OMISSIS...] . E prosegue a
già composti de' due loro elementi, la materia e la specie  o  nelle specie stesse (2). E` dunque da considerarsi, che la
che si fa: « se possano esistere separate le specie  o  i generi », riguarda la materia: cioè si domanda con essa «
una tale questione non può farsi che delle specie, poichè  o  queste possono sussistere senza materia, o no. Se non
specie, poichè o queste possono sussistere senza materia,  o  no. Se non possono sussistere, molto meno i generi che
divisi dalle specie »(1). Ammette dunque Aristotele  o  non ammette qualche natura separata dalla materia? E questa
qualche natura separata dalla materia? E questa è specie  o  genere? - Che la ammetta, dopo quello che abbiamo detto,
specie e genere . Talora s' intende sotto il nome specie  o  genere la natura significata da queste parole: talora poi
essere partecipata da più singolari, onde si chiama comune,  o  universale (2). Ora il proprio ed unico significato delle
indicata con esse, ma la natura in quant' è comune  o  universale. Per esempio il vocabolo uomo significa: 1 la
ora nel secondo significato. Così animale significa: 1  o  la natura animale; 2 o di più la suscettività che ha questa
Così animale significa: 1 o la natura animale; 2  o  di più la suscettività che ha questa natura di essere in
in sè: non possono dunque coteste idee che sono specie  o  generi e però indeterminati, esistere come enti da sè » »
sia la mente in potenza d' Aristotele, e l' intellezione  o  l' intendente sia la mente in atto. Poichè veramente
concordi con tutte l' altre dottrine d' Aristotele,  o  colla massima parte di esse. Aristotele dice costantemente
e attuale si riduce all' intuizione di quel principio  o  de' suoi termini. Infatti Aristotele chiama la mente: « «
d' altri elementi, non ha altri termini che l' ente ,  o  per dir meglio l' essere . Il che si vede pigliando la sua
vede pigliando la sua formola più semplice che è « « essere  o  non essere » », «einai he me einai» (7). Ora il negativo
appunto dalla materia, e questi sono puri concetti,  o  ragioni, o, come li chiama, « « concetti fattizŒ » »,
possono sussistere fuori di questi altro che come concetti  o  ragioni della mente (4); gli altri hanno un essere
atto non sono diversi da lei, ma sono ella stessa in atto,  o  certo il termine di quest' atto. [...OMISSIS...] . 3 Perciò
della filosofia d' Aristotele in quanto ella si divide,  o  pretende dividersi da quella di Platone. Aristotele dunque
altro subietto: ma di essa si predicano l' altre cose,  o  in essa inesistono come in loro subietto (3). Di che segue
in altre cose come nel quanto. 5 Una sostanza non è più  o  meno sostanza d' un' altra. 6 La sostanza non è capace di
da sè soli separati dalle sostanze di cui si predicano,  o  che hanno in sè, o in cui sono, e per la stessa ragione
dalle sostanze di cui si predicano, o che hanno in sè,  o  in cui sono, e per la stessa ragione assai meno l' uno , e
e in molte maniere (3). Ma l' intellezione all' opposto  o  la mente che ha l' ente per oggetto è singolare, e niente
poichè, secondo la dottrina d' Aristotele, l' essere è  o  in atto o in potenza. Come atto tutte le cose sono essere
secondo la dottrina d' Aristotele, l' essere è o in atto  o  in potenza. Come atto tutte le cose sono essere (4). Come
è nelle cose e in sè stesso (2). Rispetto alle cose, queste  o  sono uno per accidente, o per sè. Lasciando noi da parte la
(2). Rispetto alle cose, queste o sono uno per accidente,  o  per sè. Lasciando noi da parte la considerazione delle cose
Ma come egli ammette due materie, cioè la corporea,  o  più generalmente reale, e l' ideale, così ammette pure due
si dee intendere necessariamente d' un subietto corporeo  o  reale. Ma qui « il subietto indifferente di specie »è il
Ma qui « il subietto indifferente di specie »è il reale  o  l' ideale? Il contesto sembra indicare che sia il reale, in
indicare che sia il reale, in quanto è suscettivo dell' una  o  dell' altra specie, e però a queste è indifferente.
contenente ed al contenuto: il contenuto (gli oggetti reali  o  le determinazioni) è come una misura che s' applica al
scienza [...OMISSIS...] se non in potenza. L' essere dunque  o  l' uno è il principio con cui si conoscono tutte le cose
cose « « separate di ragione e le cose separate di sostanza  o  di grandezza »(2) ». Una cosa separata solamente di ragione
la dividono, quasi direi come rami d' uno stess' albero,  o  raggi che emanano da uno stesso punto luminoso. Sono anche
altrove non risiede che nella mente (2). Ora gli enti  o  sono incomposti [...OMISSIS...] o composti [...OMISSIS...]
mente (2). Ora gli enti o sono incomposti [...OMISSIS...]  o  composti [...OMISSIS...] . Rispetto ai primi, cioè a quelli
non è altro che l' intenderli, [...OMISSIS...] : il falso  o  l' inganno non c' è, ma solo l' ignoranza. Quest' ignoranza
; 2 Che la mente obiettiva è questo stesso essere  o  intelligibile primo, e però è ella stessa in potenza tutti
ma tutti non possono tanto, a cagione della materia  o  potenzialità diversa, che secondo Aristotele costituisce il
che desume dal grado di atto e di specie, maggiore  o  minore, a cui ogni materia può pervenire nel suo movimento
e che è di tutt' altra natura la specie nel senso d' idea  o  lume della mente, e la specie nel senso, com' egli suol
nel senso, com' egli suol usarla, di atto sostanziale  o  di forma reale, benchè nè pure quest' ultima denominazione
contenenti le essenze delle cose sensibili, dagli atti  o  forme di queste che non possono considerarsi che come
di queste che non possono considerarsi che come imagini  o  imitazioni di quelle, e anche questo dietro l' analisi
arte ossia l' idea, e la forma della cosa reale, sono forme  o  specie dette così equivocamente. Non c' era dunque bisogno
restando immobile, poichè l' intelligibile è desiderabile  o  eligibile (1). Conviene dunque che ci sia una sostanza
se stesso ed è Dio; e mediante la partecipazione  o  intuizione d' un tale intelligibile si formano le altre
è solo momentaneo. Dal qual luogo pare che una delle due:  o  l' atto nostro della contemplazione è lo stesso atto divino
contemplazione è lo stesso atto divino identico di numero,  o  è almeno uguale di specie. Ma se uguale di specie, c' è
coll' intellezione, quasi un primo ed imperfetto conoscere,  o  almeno come una prima attualità che conduce ad una
l' Essere necessario si può considerare sotto tre aspetti,  o  come subietto [...OMISSIS...] , e dicesi mente; o come
aspetti, o come subietto [...OMISSIS...] , e dicesi mente;  o  come atto, e dicesi intellezione, [...OMISSIS...] ; o come
o come atto, e dicesi intellezione, [...OMISSIS...] ;  o  come oggetto, e dicesi primo intelligibile o prima essenza,
; o come oggetto, e dicesi primo intelligibile  o  prima essenza, [...OMISSIS...] . Ma è sempre lo stesso
stesso è Dio »(5) ». Sono queste le più magnifiche parole,  o  certo tra le più magnifiche, che siano state pronunciate
e la sostanza del medesimo (2). E questo è forse l' unico,  o  certo uno de' rarissimi luoghi d' Aristotele, dove il
nella sentenza d' Aristotele, la mente sia una per Iddio  o  per gli Dei e per gli uomini, o siano più menti di numero.
la mente sia una per Iddio o per gli Dei e per gli uomini,  o  siano più menti di numero. Da una parte dice, che è cosa
gli Dei; ma, di nuovo, noi dimandiamo, è ella una di numero  o  di specie? Dipoi rispetto agli uomini, ci dice esser
atto possa essere comunicato a più subietti, senza che  o  ciascuno d' essi diventi due invece d' uno, o tutti i
senza che o ciascuno d' essi diventi due invece d' uno,  o  tutti i subietti diventino un subietto solo, ciò che si
e che noi qui riferiremo, perchè, sia d' Aristotele stesso  o  d' un suo discepolo, dimostra uno sforzo di riparare a
e del consiglio non venga all' uomo dal proprio pensiero  o  dal proprio consiglio, ma da una causa anteriore, che
natura comune e dispersa nella natura, di cui una cosa più  o  meno partecipi, il che conduce ad una specie comune , che
un' idea di Platone, ma senza trovare più una sostanza  o  mente reale in cui risieda, perchè specie comune alla prima
convien che al di là rimanga ancora dell' estensione  o  vacua o piena. Conviene dunque o riconoscere un somigliante
che al di là rimanga ancora dell' estensione o vacua  o  piena. Conviene dunque o riconoscere un somigliante
ancora dell' estensione o vacua o piena. Conviene dunque  o  riconoscere un somigliante discorso come una semplice
lo dichiara relativo alla fede umana, [...OMISSIS...] (5),  o  intenderlo in senso traslato, quasi voglia dire che Iddio
Così gli esseri intellettivi hanno per oggetto loro  o  specie, in cui contemplano il Bene eterno, Iddio immobile,
un certo principio di tutte le cause; e un tale principio  o  solo l' ha Iddio, o principalmente » (3) ». E dice
di tutte le cause; e un tale principio o solo l' ha Iddio,  o  principalmente » (3) ». E dice principalmente, perchè anche
appetito delle sue parti (5), stranissimo pensiero, esprima  o  no la mente d' Aristotele. Trovato dunque un movimento
e non introduce un terzo principio, ma alla stessa idea  o  specie prima dà ad un tempo la qualità di specie, di motore
e dell' appetito (.). Laonde alla posizione degli astri più  o  meno vicini alla terra nei loro corsi, attribuisce molta
nei loro corsi, attribuisce molta influenza sul riuscire  o  perfetta o imperfetta la generazione umana (9). Se ora
corsi, attribuisce molta influenza sul riuscire o perfetta  o  imperfetta la generazione umana (9). Se ora raccogliamo
suo proprio alla materia, rimane che l' ente sia specie  o  forma , e certamente forma universale. Di che deduce che l'
non può nascere, e non può distruggersi, poichè per nascere  o  per distruggersi ci sarebbe bisogno di qualche altra causa
ammette de' contrarŒ cioè è suscettivo d' avere una specie  o  la sua contraria, d' aver un certo atto e di non averlo:
potenza, egli non ha bisogno per esistere d' alcuna materia  o  potenza: è dunque da sè puro e separato. E infatti
osservare che Aristotele non chiama genere l' ente, se non  o  come una denominazione che gli avevano data altri filosofi,
la casa, a cagione della forma della casa. La forma dunque  o  essenza della casa è causa per la quale la casa è, sia
ancora qualche cosa: vi s' aggiunge un' essenza sostanziale  o  forma, per esempio quella della casa, o d' un letto, e
essenza sostanziale o forma, per esempio quella della casa,  o  d' un letto, e allora quella è questo qualche cosa
quale non sussiste ancora se non soltanto nella mente (2);  o  dopo che gli furono attribuite tutte le sue determinazioni
nulla della realità, che s' aggiunge coll' affermazione  o  assenso dell' animo (1). L' idea del subietto è l' idea
ad uomo , così l' essere non aggiunge nulla alla quiddità,  o  al quale, o al quanto, e che l' essere uno è il medesimo
l' essere non aggiunge nulla alla quiddità, o al quale,  o  al quanto, e che l' essere uno è il medesimo che l' essere
che non sono certamente separabili, cioè la materia,  o  la forma di questo composto. Pure soggiunge, che riguardo
come universale, come genere comune: non c' è, dice, l' uno  o  l' ente, nel quale siano gli enti determinati come in loro
sieno le cause alle essenze determinate d' essere uno,  o  d' esser ente, [...OMISSIS...] . In questo sistema dunque
dice, che non c' è nulla d' eterno che sia in potenza  o  che abbia materia [...OMISSIS...] (1). Riconosce dunque che
di sapere, se l' oggetto di questa mente fosse determinato  o  indeterminato, e concedette che anche gl' indeterminati
le specie? Aristotele, come abbiamo veduto, dà all' Ente,  o  mente suprema, la sola cognizione di se stesso, e sembra
- Dalla tendenza, crediamo noi, che egli dà alla materia,  o  anzi alle diverse materie, di che il mondo si compone.
mente umana è la stessa mente divina (se identica di numero  o  solo di specie difficilmente si può definire) (2), e però
in Aristotele e sempre senza distinzione di ciò che è reale  o  ideale, di maniera che il genere, secondo lui, esiste nella
e mattoni ma sono casa, quando hanno ricevuta questa specie  o  forma (1). Ma quest' unità e questa quiddità degli enti
delle cose finite dice: 1 che ogni ente che vien generato  o  prodotto è generato o prodotto da un altro che ha già
1 che ogni ente che vien generato o prodotto è generato  o  prodotto da un altro che ha già quella specie finita che
specie finita che comunica; 2 ma che l' ente generante  o  producente è mosso a generare e comunicare la propria forma
a generare e comunicare la propria forma dal Primo motore  o  piuttosto dai Primi motori (2). Così agli Dei attribuisce
di atto, attribuisce la comunicazione della propria forma  o  specie a quelli che ancora non l' hanno e la possono da
di termine a cui tendono tutte le entità finite più  o  meno, senza raggiungerlo pienamente giammai (1). Ora il
e questa cosa tendente al fine è la forma nella materia,  o  sia l' ente composto di materia e di forma. Onde siccome
maggiore del tempo, ossia eterno (2). Poichè il tempo,  o  piuttosto la vita, tende, da parte sua, a perpetuarsi, e
di Aristotele, si dice che da Dio vengono tutte le idee  o  forme delle cose [...OMISSIS...] in conseguenza del
cose non sono in Dio, ma nè tampoco la causa efficiente  o  la forza, [...OMISSIS...] (1): quando le specie o forme
o la forza, [...OMISSIS...] (1): quando le specie  o  forme delle cose mondiali sono e sono sempre state ab
la propria natura (2). Onde 1 c' è il primo appetibile,  o  causa finale, Iddio; 2 c' è la natura, materia e forma,
essere per Aristotele sia Dio. Posciachè dunque l' essenza  o  l' essere determinato (5) è ad un tempo e in primo luogo la
trattano dell' ente unito alla sua materia, come il fisico,  o  dell' ente astratto da quel genere di materia (5): ma la
tra gli enti, [...OMISSIS...] , e però la prima  o  l' ultima delle scienze si chiama «theologike». Ma l'
natura «en tois usin» come loro essenza e causa formale,  o  specie; epperò tutte le specie e le categorie, a cui come
ciò che è. Ma non esisterebbe questa scienza, se le essenze  o  specie delle cose non si potessero riferire all' essere
esista la materia, trovasi che questa causa è la specie  o  essenza specifica (1). Ora di questa essenza specifica,
quella che è, e perciò, dice Aristotele, la forma  o  essenza è la causa dell' essere, cioè del sussistere delle
», conviene ricorrere, come dicevamo, alla prima forma  o  essenza, cioè all' essere, come essere e separato, il quale
gli elementi materiali prima di essere uniti dalla specie  o  essenza specifica non hanno nome, nè sono qualche cosa
generi di materia, è la causa per la quale la essenza  o  forma , a cui ciascuna materia perviene, o sia limitata,
quale la essenza o forma , a cui ciascuna materia perviene,  o  sia limitata, più o meno avanzata, più o meno onorabile, e
, a cui ciascuna materia perviene, o sia limitata, più  o  meno avanzata, più o meno onorabile, e tenga più o meno
materia perviene, o sia limitata, più o meno avanzata, più  o  meno onorabile, e tenga più o meno dell' essere
più o meno avanzata, più o meno onorabile, e tenga più  o  meno dell' essere attualissimo senza raggiungerlo mai (1).
causa di limitazione, e però non ci possono essere le forme  o  essenze specifiche così limitate, quali sono nella natura;
nella natura, pure ab aeterno furono in essa tutte le forme  o  essenze delle cose corruttibili. Queste dunque non si
fine ultimo d' ogni movimento. Onde in generale l' atto,  o  specie de' corruttibili, per Aristotele è ciò che si
parola ousia significa il composto di materia e di forma,  o  la sola forma, il solo atto. E arreca in esempŒ di composti
porta; dove tanto la forma quanto la materia sono reali  o  ideali, o astratti e puramente dialettici, mescolando tutto
dove tanto la forma quanto la materia sono reali o ideali,  o  astratti e puramente dialettici, mescolando tutto insieme.
di vegetabili , il cui complesso, e il cui nesso è la vita  o  anima vegetativa; il terzo è quello delle specie sensibili
sensibili , il cui complesso e il cui nesso è la vita  o  anima sensitiva che costituisce l' animale; il quarto grado
non può esistere separata, determinandosi dalla materia  o  potenza che col suo appetito verso l' essere prende più o
o potenza che col suo appetito verso l' essere prende più  o  meno dell' atto, e così è piuttosto una specie che un'
che in tutta la natura inesistesse la mente fattrice (4),  o  piuttosto, come la chiama Aristotele, il pensiero fattore,
potestà della materia che le determina, raggiungendo più  o  meno dell' essere. Poichè tutte sono essere [...OMISSIS...]
quantunque sieno atto rispetto agli elementi precedenti,  o  alla materia prima. Ora il movimento di qualunque specie,
(da «enteleches») e si potrebbe tradurre specie finiente  o  finita , rispondente al «to peras,» e al «to peperasmenon»
Ma quando l' ente è costituito ed esistente per l' essenza  o  entelechía che lo fa esistere, ancora egli può uscire ad
un ente. Chiama poi entelechía seconda l' atto secondo  o  l' operazione dell' ente. Apparisce dunque che la parola
e gli esistenti ne producono altri ed altri per generazione  o  per arte. Ma la pura mente non è cosa che si formi passando
sarebbe materia (4), ma come sostanza prima è la Mente,  o  Dio. Questa certamente non ha soltanto un' esistenza
ha per oggetti i principŒ, non in forma di giudizŒ  o  di proposizioni, ma come vedemmo, nei primi loro termini
come fine particolare di ciascun ente, come specie, forma  o  essenza specifica. Poichè tutte le forme , come vedemmo,
e nel posteriore come identica. Le forme tutte dunque  o  specie sono quelle che chiama «analloiota, apathe,» e
causa formale, e però l' essere delle cose essendo la forma  o  essenza specifica, e i nomi che si danno alle cose
cagione che Aristotele fosse sempre accusato dagli antichi  o  di politeismo o di contraddizione (2). Aristotele censura
fosse sempre accusato dagli antichi o di politeismo  o  di contraddizione (2). Aristotele censura appunto Platone
poi come gli enti s' informassero per via d' imitazione  o  di partecipazione delle specie (3). E accusa oltracciò
delle idee, che sono elementi di tutte le cose, il bene  o  mal essere di ciascun ente (4), quasi che non avesse fatto
e questa è in questo modo la causa delle stesse essenze  o  specie, la prima di tutte le cause, la causa delle cause,
- Di poi come identificare le forme delle cose inanimate  o  delle sensibili colle idee? Ed è pur necessaria questa
tali specie sieno veramente essenze. - In quarto luogo ,  o  le specie delle cose naturali sono identiche colla prima e
colla prima e suprema essenza, il Motore immobile,  o  sono di diversa natura. Se sono identiche, essendo tutte
acquista in parte quella cosa? E` per una virtù imitativa  o  appetitiva? Questo non si spiega, e in ogni caso, per
in modo che ciò che ha l' una solo convenga nella specie  o  nell' idea medesima. La similitudine in fatti è fondata
Ci hanno dunque due maniere di specie, e le specie reali  o  imiteranno o parteciperanno delle specie mentali: siamo
due maniere di specie, e le specie reali o imiteranno  o  parteciperanno delle specie mentali: siamo dunque
contiene gli universali. Poichè questa stessa è ella una  o  più? E se una, è una di specie o anche di numero? E se è
questa stessa è ella una o più? E se una, è una di specie  o  anche di numero? E se è una mente sola di specie, ma molte
Aristotele, pare indubitato; se poi la faccia una di numero  o  di specie, noi cercheremo in appresso. Agli argomenti che
non avrebbe valore se ci potessero essere più menti  o  di numero o di specie diverse. In fatti più menti diverse
avrebbe valore se ci potessero essere più menti o di numero  o  di specie diverse. In fatti più menti diverse di numero
genere. Nello stesso tempo apparisce come questa comunità  o  identità di sostanza, ch' egli dà alla mente divina ed alle
non si concepisce più, sia la natura comune separabile  o  no. Ma si ammetta l' eccezione, s' urta in un altro
natura, e se una di esse non ci fosse stata ab aeterno,  o  si potesse distruggere, non potrebbe più essere rinnovata
e insufficiente. Poichè si prenderanno per mente,  o  sia per divinissimo, le specie di cui ogni ente anche
(Mente suprema, in senso obbiettivo); 1 Quest' intuizione  o  vista dell' essere è la mente attiva , perchè vedendo l'
se stessa è in atto, e però rispetto a sè è mente teoretica  o  contemplativa, di cui si può dire che l' intelligente e l'
(2). Oltre ciò, essendo l' intelligibile uno di specie,  o  che è ella stessa la mente questo intelligibile o che
specie, o che è ella stessa la mente questo intelligibile  o  che questo intelligibile è diverso da essa e si trova nelle
umana, in tal caso egli diventa mente, e questa mente  o  entelechia è « « la potenza priva di materia di tutte l'
miste di materia e di forma, dicesi da una parte fattrice  o  agente in quanto ha virtù d' attuare in sè le specie
mente dunque, fondamento dell' altre, è contemplatrice  o  teoretica. Ma che cosa contempla? Aristotele risponde: il
acquista pure la denominazione di mente in potenza,  o  quando le ha già ottenute in atto, acquista finalmente
in atto, acquista finalmente quella di mente passiva  o  patetica. Tutto il sapere dell' uomo, quello che lo rende
sono quattro, [...OMISSIS...] (3), cioè il vegetativo  o  nutritivo (4), l' appetitivo (5), il sensitivo, il motivo
è evidente che egli intende della mente acquisita  o  patetica (1): onde conviene che quella si distingua da
disciplina è il pensiero, [...OMISSIS...] , che è pratico,  o  fattivo o teoretico (4). Il pensiero pratico è il principio
è il pensiero, [...OMISSIS...] , che è pratico, o fattivo  o  teoretico (4). Il pensiero pratico è il principio delle
le specie ultime , che noi chiamiamo specie piene,  o  le specie astratte (non generi ancora) (2). Per riassumere
cotesti intelligibili sparsi nella natura sono limitati più  o  meno, e niuno di essi è intelligibile illimitatamente e
sarebbe dipendente, e avrebbe potenzialità e materia  o  limitazione. Fino a che la natura non giunge a toccare
non è intelligenza, in quant' è separata è Intelligenza  o  Mente. Se dunque si considera l' essere come attualissimo
Ma non si predicherà dunque in comune di tutte le sostanze,  o  anche di queste si predicherà in un modo anteriore e
questione « se i principŒ degli enti siano gli universali  o  i singolari »nasce da questo. Nelle idee c' è da notarsi l'
(3). Quali dunque sono i principŒ degli enti, universali  o  singolari? (4). Tale in sostanza è la difficoltà che
- e di forma - predicato - (1). Parliamo delle sole forme  o  essenze sostanziali, alle quali le accidentali si riducono
alle quali le accidentali si riducono (2). Le forme  o  essenze sostanziali, oltre essere nella natura, esistono
e sotto questo aspetto ciascuna è perfettamente una ; e 2  o  congiunte nella materia, nel quale aspetto una sola forma
perchè poste in atto dall' appetito insito nella materia  o  potenza, che costituisce la natura e s' avvicina a quella,
continua a provare che in quegli che sa l' universalissimo  o  gli universalissimi si riscontrano anche gli altri quattro
in atto, [...OMISSIS...] (1). Di poi l' universalissimo  o  gli universalissimi che sono ciò che è scibile al sommo
ricaccia alla dottrina di Platone, che l' uno sia la forma  o  causa formale delle specie. Ma in quest' universalissimo la
dunque, che l' essenza sostanziale rimanga sempre singolare  o  che si consideri in se stessa (esistente nella mente), o
o che si consideri in se stessa (esistente nella mente),  o  che si consideri negli enti che ella informa: vuole di più
negli enti che ella informa: vuole di più che l' uno  o  l' altro modo di essere appartenga alla stessa singolare
(3), e quest' unità della specie è l' uno primo causa  o  principio, pel quale le essenze sono uno, il che è pur la
detto che tutto ciò che si riferisce al genere medicativo  o  salutare spetta alla medicina, continua dicendo, che in
dunque non possono essere altramente in più modi  o  diversamente da quel che sono (7): non hanno dunque in sè
ma si dividono bensì in generi, cioè nelle dieci categorie,  o  piuttosto l' ente e l' uno esistono ne' vari generi come di
caratteri del principio, essendo egli il primo , pel quale  o  sono, o si generano, o si conoscono le cose (6). In quanto
del principio, essendo egli il primo , pel quale o sono,  o  si generano, o si conoscono le cose (6). In quanto sono,
essendo egli il primo , pel quale o sono, o si generano,  o  si conoscono le cose (6). In quanto sono, egli è la forma
e delle cause. Ma questi principŒ sono essi singolari  o  universali? [...OMISSIS...] Ci ha dunque da amendue i lati
tutto ciò, che è privo di materia, come un' essenza  o  specie singolare ed una, e, se trattasi della specie prima,
tutti gli enti naturali, non è la loro essenza sostanziale,  o  la loro quiddità, che in tal caso sarebbero tutti un ente
specie, è considerato da Aristotele sotto due riguardi  o  come atto purissimo o come potenza. Come atto purissimo è
da Aristotele sotto due riguardi o come atto purissimo  o  come potenza. Come atto purissimo è il primo ente, Dio.
oggetto l' ente come ente, sia questo considerato in atto  o  in potenza. Tratta dunque di Dio e dell' essere
le difficoltà per scioglierle: ma la soluzione di esse  o  manca, o è indicata appena in poche e non sempre chiare
per scioglierle: ma la soluzione di esse o manca,  o  è indicata appena in poche e non sempre chiare parole: nel
certo consenso e quasi una società colle cose della natura,  o  no ». Quest' è in fatti la questione di tutte principale e
lui che altra mente non esistesse, e pose la mente divina  o  più menti divine separate dalla natura e da ogni contagione
» » lasciando però in dubbio « « s' ella sia una di numero  o  di specie o di genere » », dove si vede la perpetua
però in dubbio « « s' ella sia una di numero o di specie  o  di genere » », dove si vede la perpetua esitazione
che pone il divino negli enti naturali, e in certe essenze  o  menti separate, ma primieramente nella Mente suprema
Reca quindi la questione: « Se i principŒ sieno in moto  o  in quiete »: e mostra che colla quiete può stare un' azione
alla scienza è d' intuire il medesimo ne' molti,  o  secondo un rispetto universale e comune, o secondo una
ne' molti, o secondo un rispetto universale e comune,  o  secondo una qualche cosa singolare. - Il fine poi da
qui sta la causa » ». E dice che il medesimo è medesimo  o  di essenza sostanziale, o di numero, o di specie, o di
E dice che il medesimo è medesimo o di essenza sostanziale,  o  di numero, o di specie, o di genere, o d' analogia: e
medesimo è medesimo o di essenza sostanziale, o di numero,  o  di specie, o di genere, o d' analogia: e questi sono
o di essenza sostanziale, o di numero, o di specie,  o  di genere, o d' analogia: e questi sono altrettanti modi o
essenza sostanziale, o di numero, o di specie, o di genere,  o  d' analogia: e questi sono altrettanti modi o generi di
o di genere, o d' analogia: e questi sono altrettanti modi  o  generi di sapere, ciascuno de' quali ha qualche cosa di
le cause tanto de' sensibili quanto degl' intelligibili,  o  conduce al dubbio o involge in un discorso assai oscuro.
sensibili quanto degl' intelligibili, o conduce al dubbio  o  involge in un discorso assai oscuro. Certo tanto rispetto
è dunque uno esso pure. Tutte le cose partecipano, più  o  meno, della natura divina, a seconda del fine pel quale
primo suo nascere. La verità non s'è mai manifestata tutta  o  ad un tratto. Una rivelazione continua, manifestata d'epoca
abusarne a seconda ch'ei si mantiene sulla via del Dovere,  o  cede alle cieche seduzioni dell'Egoismo; ei può indugiare o
o cede alle cieche seduzioni dell'Egoismo; ei può indugiare  o  accelerare il proprio progresso; ma il disegno
e che ci farà inoltrare sulla scala del Perfezionamento  o  ci condannerà a trascinarci nuovamente nello stadio
dell'individuo si compie d'esistenza in esistenza, più  o  meno rapidamente a seconda dell'opere nostre. Son queste
percepisce coll' aiuto del sentimento; e questi sono brani,  o  anzi particelle piccolissime, al confronto del tutto reale.
Poichè questa incomincia quando, parlandosi d' una parte  o  classe di quei materiali, il ragionamento che se ne fa non
un ragionare diretto; riducendosi tutto a una esposizione  o  descrizione distinta dello spettacolo che l' ente colle sue
e fino al presente si fecero sforzi e tentativi più  o  meno felici per risolverlo. Tanto per approfittare de' lumi
s' accorgono che le entità non sono già sparse alla rinfusa  o  semplicemente collocate accosto l' una dell' altra, ma
questo subietto della unità lasciarsi in una maggiore  o  minore indeterminazione, e determinarsi in varii modi, l'
« « un progresso dall' unità alla sua moltitudine » (1),  o  « una moltitudine composta d' unità »(2) ». Questi cinque
esercizio dialettico, far apparire le questioni implicate,  o  se introducono a parlare gli antichi, come Platone nel «
subietto a cui s' attribuisce la qualità astratta è ideale  o  reale . Quando Aristotele osserva che i Pitagorici
»( «dyas»); nell' astratto subiettivato, « il doppio »  o  ciò che è due, per subietto c' è un ideale, perchè trattasi
reali ricadevano ne' reali, prendendo un reale più sottile  o  più remoto da' sensi, come il cielo , per ideale, e un
distinsero all' ingrosso denominandoli « numeri celesti »,  o  « numeri in cielo », e « numeri terrestri », o « numeri in
celesti », o « numeri in cielo », e « numeri terrestri »,  o  « numeri in terra ». Ma più tardi Platone trovò la
singoli enti tra loro, si vedea che, l' esser le cose più  o  meno molteplici negli elementi di cui risultano, costituiva
uscivano a dire che esse erano « imitazione de' numeri »,  o  quando consideravano i numeri come cause delle cose,
laonde distinse il «to hen» dal «to on», ossia «to hen on»,  o  anche «to on hen»; e a quel fondo che si copulava coll' uno
uno diede il nome d' essenza «usia», e di essere «einai»,  o  semplicemente di uno in significato speciale (1). Stabilito
che tutte le entità concepibili erano: I Finimenti  o  finienti (categ. «peras»); II Indefiniti (l' «apeiron»);
(l' «apeiron»); III Finiti, enti finiti (il «peperasmenon»,  o  «peras echon», o «perainon»); IV Cause (l' «aition») (1). E
Finiti, enti finiti (il «peperasmenon», o «peras echon»,  o  «perainon»); IV Cause (l' «aition») (1). E così, come
si distinguono: 1 il definito, che risponde alla diade  o  impari; 2 l' indefinito, che risponde al pari; e 3 l' uno
ma « nel numero indeterminato », che si chiamava il pari  o  il binario. Il che mi sembra potersi illustrare con quel
qui d' un uno che presenta un più indeterminato e confuso,  o  d' un più indeterminato e confuso che è nell' uno . Ma
facesse altro col pensiero che andare da quello a questo,  o  da questo a quello, niun progresso di scienza si farebbe
sapendosi di ciò che si sapeva a principio. Convien dunque,  o  si parta dall' uno indeterminato, o dalla pluralità
Convien dunque, o si parta dall' uno indeterminato,  o  dalla pluralità indeterminata che è in lui, venir coll'
forma. Ciò posto mi sembra che Platone abbia distinto due  o  piuttosto tre indefiniti: 1 quello che c' è nelle idee
uno, e perciò era un quanto indefinito come nel genere,  o  anche indefinibile come nella realità, Platone con molto
o, come vuole Aristotele, l' uno di Parmenide era finito  o  determinato, quello di Melisso, infinito o indeterminato
era finito o determinato, quello di Melisso, infinito  o  indeterminato (1). All' uno dunque furono dati per tempo i
un uno secondo la materia, e un uno secondo la forma  o  l' idea. Or come l' uno , che i Pitagorici riconoscevano
riconoscevano esser causa dell' indefinito ad un tempo  o  del binario, e del definito cioè del ternario, si rende
rilevando se l' uno è grande il doppio del primo,  o  ha col primo un' altra ragione. Ma finalmente, percorsi
che ha in seno la diade, cioè l' indeterminato, il quale  o  è numero indeterminato, o grandezza indeterminata, o
cioè l' indeterminato, il quale o è numero indeterminato,  o  grandezza indeterminata, o realità. Il numero e la
quale o è numero indeterminato, o grandezza indeterminata,  o  realità. Il numero e la grandezza si può determinare dalla
un fondo indefinito, cioè la realità pura, da ogni forma  o  numero scompagnata. Tutto questo è applicato da Platone al
mente, il cui ufficio per Platone è quello di distinguere  o  d' analizzare, non può più avanti procedere, e deve
», che colla partecipazione dell' uno diveniva specie  o  numeri (1); e Simplicio dice che poneva un indefinito anche
la mente, secondo Platone, prima trova un' idea, poi due  o  tre, ed ei vuole che essa non si fermi a sapere soltanto
che c' è in esso un numero indefinito d' idee (grande  o  piccolo), ma che ne rilevi il numero definito fino all'
mente dall' uno ritrae un numero prima indefinito (grande  o  piccolo), e poi un numero definito, e questo, partecipando
all' «apeiron en dynamei» di Proclo; il numero indefinito ,  o  la materia ideale, che risponde all' «apeiron en poso»; e
risponde all' «apeiron en poso»; e il quanto indefinito ,  o  la materia reale, che risponde all' «apeiron en peliko».
il quanto in tre generi: 1 il quanto di tendenza,  o  di gravità; 2 il quanto di grandezza, o di quantità
quanto di tendenza, o di gravità; 2 il quanto di grandezza,  o  di quantità continua; 3 il quanto di numero, o di quantità
grandezza, o di quantità continua; 3 il quanto di numero,  o  di quantità discreta (1). Di che si vede ragione, come la
ideale, e alle determinazioni di essa, cioè alle specie,  o  numeri, che così vengono collegati o contenuti nell' unità,
cioè alle specie, o numeri, che così vengono collegati  o  contenuti nell' unità, e sono primamente specie, poi forme
contenuti nell' unità, e sono primamente specie, poi forme  o  essenze delle cose. Nell' Uno primo dunque e massimo si
Ma oltre questo composto, che risponde alla triade,  o  numero perfetto dei Pitagorici, c' è il quarto principio,
un subietto indeterminato, la diade); 2 era uno causa ,  o  potenza d' emanare l' altro (l' uno nel V significato, come
e delle cose); 3 era uno in altro , quando diveniva forma  o  essenza dei numeri e delle cose, e in quest' ultimo stato
e in quest' ultimo stato l' uno si considerava come fine  o  finiente (l' uno nel III significato), o come il tutto di
come fine o finiente (l' uno nel III significato),  o  come il tutto di ciascun numero o di ciascuna cosa (l' uno
uno nel III significato), o come il tutto di ciascun numero  o  di ciascuna cosa (l' uno nel IV significato, vedi p. 6 7
alla teoria dell' essere senza distinzione delle sue forme  o  categorie, e però: 1 Non conoscendosi ancora le primitive
applicandosi senza distinzione all' essere sotto l' una  o  l' altra forma, ne nasceva necessariamente una moltiplicità
ed applicabili ugualmente alla dottrina di Dio, dell' Uomo  o  del Mondo; e quindi non potevano far conoscere il proprio
loro un altro nome; e così nacquero quelle categorie,  o  principii, di cui parla Aristotele (4). Questa
subietto di divisione (2). Doveva pure l' indeterminato  o  indefinito presentarsi alla mente in due modi, cioè or
prive d' un subietto, sono anch' esse un indeterminato  o  un indefinito. Quindi, tanto il concetto d' indeterminato o
o un indefinito. Quindi, tanto il concetto d' indeterminato  o  determinabile, quanto quello di determinante, diveniva
una pluralità indeterminata, a cui corrispondeva l' ente  o  l' essenza come determinante e riducente ad unità. Così l'
( «keisthai»). Pigliavasi il destro come il lato più nobile  o  la situazione più perfetta delle cose, e il sinistro il
Eraclito ammettendo solo il principio dell' indeterminato ,  o  « tutto stava », come sostenevano gli Eleati ammettendo il
La tenebra presenta uno spazio dove niente è determinato  o  definito: la luce, facendo vedere lo spazio buio, gli dà le
e accidente , i quali son due elementi di cui si compongono  o  tutti o certo molti degli enti finiti. Nasceva questa
, i quali son due elementi di cui si compongono o tutti  o  certo molti degli enti finiti. Nasceva questa confusione
sommo grado universale, poichè è uno e semplice in molti,  o  in tutti, o in moltissimi » ». [...OMISSIS...] . Il qual
universale, poichè è uno e semplice in molti, o in tutti,  o  in moltissimi » ». [...OMISSIS...] . Il qual luogo è
de' Pitagorici e di Platone, che si considerano come classi  o  sommi generi degli enti, non sono propriamente tali: ma i
xymmisgomenon», è l' ente finito; il quarto principio poi,  o  la causa, è l' ente infinito. Onde, a propriamente parlare,
Onde, a propriamente parlare, due sono le supreme classi  o  categorie platoniche: quella dell' ente finito , che consta
una pluralità indefinita e confusa, il numero indeterminato  o  piuttosto potenziale. Ha bisogno dunque questa materia
partecipato [...OMISSIS...] raccoglie in sè e unifica più  o  meno di quella pluralità indefinita e confusa che è nella
la denominazione di « grande e piccolo ». Le specie dunque  o  numeri come forme s' applicano e congiungono a un quanto
come forme s' applicano e congiungono a un quanto maggiore  o  minore della materia reale, e così producono i varŒ enti
2 l' uno dialettico , l' uno indefinito (genere più  o  meno esteso), su cui s' esercita l' analisi dialettica;
cui s' esercita l' analisi dialettica; principio de' numeri  o  specie , e per mezzo di queste e della materia reale
l' una e l' altra: dal primo si traggono le specie  o  numeri, dal secondo, colla partecipazione di queste, gli
dialettico ideale , dopo aver trovate tutte le differenze  o  specie elementari, finisce nelle ultime unità (specie
La materia ideale ontologicamente ha in sè tutte le specie  o  numeri definiti, ma questi per l' uomo rimangono nascosti a
Quindi c' è bisogno che la mente umana trovi tali specie  o  numeri. Trovate queste specie , ciascuna delle quali
Potea dunque il filosofo prendere un uno dialettico più  o  men copioso, e trovarci un numero più o men grande: fin qui
uno dialettico più o men copioso, e trovarci un numero più  o  men grande: fin qui la dialettica. Vediamo ora dove
analisi fa conoscere l' intima costituzione dell' essere  o  dell' ente come tale, allora dalla dialettica stessa egli è
quando la mente considera queste due parti dell' ente uno  o  dell' uno ente ( «tu henos ontos»), può ella considerarle
poichè è determinato in quanto che il complesso delle parti  o  elementi che contiene sono raccolti e compresi nell' uno
Che esso è anche definiente ( «to perainon»), e perciò fine  o  termine ( «peras»), in quanto comprende in sè l' altre cose
che si distribuisce secondo le parti grandi e piccole, più  o  meno numerose. E` da considerare che questi discorsi sono
estremi, dee essere partecipe di figura, sia poi retta  o  rotonda o mista (1), dove si può rammentare la decima
dee essere partecipe di figura, sia poi retta o rotonda  o  mista (1), dove si può rammentare la decima coppia
il che appartiene solo a quegli enti speciali che sono  o  agiscono di necessità nello spazio. Ma potenzialmente è
all' uno informativo, ch' egli informi una materia estesa  o  avente coll' estensione una relazione necessaria (1). Ma è
più esteso che quello che si restringe allo spazio  o  a' corpi; onde rimane a cercare che cosa sia quest' altro,
d' una cosa ad un' altra non può esser che quadruplice: 1  o  che sia la medesima; 2 o un' altra; 3 o sua parte; 4 o suo
non può esser che quadruplice: 1 o che sia la medesima; 2  o  un' altra; 3 o sua parte; 4 o suo tutto: chè la parte non è
che quadruplice: 1 o che sia la medesima; 2 o un' altra; 3  o  sua parte; 4 o suo tutto: chè la parte non è nè un medesimo
1 o che sia la medesima; 2 o un' altra; 3 o sua parte; 4  o  suo tutto: chè la parte non è nè un medesimo nè un diverso
Il che è quanto un dire: « la domanda se l' uno sia diverso  o  identico col non uno, non può farsi, se si supponga che il
( «en hetero») (1): in quanto dunque l' uno è in altro  o  negli altri, intanto tocca gli altri, loro aderisce. Se
solo a Dio da cui è emanato, ma anche alla materia ideale  o  reale ( «apeiron»). Questa, considerata recisa dall' unità
quest' uno solo, e non potendosi distinguere in essa il due  o  altro numero definito, non ci sarebbe tatto, perchè questo
tatto, perchè questo non ci può essere se non tra due  o  più cose, tra le quali i toccamenti possibili sono tanti,
nona Antinomìa si è, che una proprietà può essere assoluta  o  relativa alla sua contraria. Ora la grandezza e la
sono proprietà relative, e non c' è una grandezza  o  una piccolezza assoluta, e perciò l' uno per sè è privo di
modifica, egli identico con una modificazione è anteriore  o  posteriore, più vecchio o più giovane di se stesso
con una modificazione è anteriore o posteriore, più vecchio  o  più giovane di se stesso identico, ma con un' altra
, quello in cui era contenuto l' uno come tutto, l' idea  o  forma di tutte le parti, ed era Dio come altro dall' uno
della scienza, e dell' opinione, e del senso, e dei nomi  o  segni, e del discorso, il tempo come inerente all' essere.
Il che ben dimostra, onde Platone traesse la ragione,  o  la condizione dei predicabili e dei predicamenti, e di
alle sempiterne, di cui è proprio il sapere per intuizione  o  il sapere per sè. Poichè, se non ci fosse tempo, cioè il
egli è; e non si potrebbe predicare dell' ente cos' alcuna,  o  cos' alcuna attribuire all' ente; non si potrebbe dunque
dell' ente, non elementi puramente materiali, ma elementi  o  costitutivi in un senso estesissimo. Ma sono essi anche
anche minima di patire e d' agire (2). Onde ogni atto  o  potenza in questo senso è considerato come ente, cioè come
nomi, e dice: [...OMISSIS...] . Di che deduce che tali enti  o  essenti hanno una comunicazione tra loro, perchè molti si
dall' ente si concepisce come una cotale loro attività  o  movimento. Così si moltiplica l' essenza e ne viene il
considera in relazione con un altro, che è da lui informato  o  unificato, e che non si concepisce senz' essere unificato,
e quest' è l' ente del Sofista, che risponde alla sostanza  o  al supposito d' Aristotele. Ma l' altre cose che si
dunque il discorso dice ente a quello che è, non ente ,  o  viceversa, è fallace e mentitore. Così la sofistica fu
vero, che si fonda su quella, al discorso opinativo  o  verisimile, esprimente la persuasione che s' acquista colle
del lavoro dialettico l' uno segregato da tutto il resto  o  l' uno informativo di tutto il resto, si prende l' uno
[...OMISSIS...] . Di poi l' uno, sia aderente all' ente  o  no, se si considera nel suo concetto di uno, non può esser
mai l' uno primo e puro, l' uno come semplicemente uno,  o  l' uno distinto dall' ente coll' intelligenza. Ma non si
astratto «( Ideol. , 575 7 5.1) » e formale dell' essente  o  dell' esistenza. Ma l' essere, come atto e non come materia
molti è genere » » [...OMISSIS...] , ma può esser principio  o  elemento e non genere; ma solo quello è genere che riceve
come accidenti che a lui sopravvengono e lo qualifichino,  o  lo compiano; ma l' ente non è senza essi, costituendo essi
, e così l' avere e l' atteggiarsi inchiudono una duplicità  o  triplicità, e però non sono primi generi. Ma sarebbe
poi la bellezza, distinguendo quattro significati. Poichè,  o  s' intende la prima bellezza [...OMISSIS...] , e in tal
, e in tal caso è lo stesso uno e lo stesso bene.  O  s' intende quel bello che rifulge nelle idee, e questo, non
può costituire un genere, oltrecchè è posteriore all' ente.  O  per bello s' intende la stessa essenza , e in tal caso è
è già computato in questa che è il primo genere (l' ente).  O  s' intende il bello che affetta noi che lo contempliamo, e
e dice potersi ella ridurre anche a quello dello stato ,  o  ad entrambi: nel qual caso, essendo un misto di due generi,
in potenza; così l' altre menti, che hanno oggetti generici  o  speciali, sono altrettanti atti della mente una in potenza;
dell' argomentazione. Di che deduce che la mente umana  o  la mente ragionante presuppone dinanzi a sè una prima
dinanzi a sè una prima mente, la quale, non discorrendo  o  argomentando, ha semplicemente tutte le cose presenti, e
(il principio animale); da questa la vita che si svolge,  o  il generato; e prima il Tempo, la Moltitudine, il Luogo (
universale? Plotino risponde per una certa esuberanza ,  o  ridondanza (1), o profluenza [...OMISSIS...] , come il
risponde per una certa esuberanza , o ridondanza (1),  o  profluenza [...OMISSIS...] , come il fiume dalla fonte (2),
profluenza [...OMISSIS...] , come il fiume dalla fonte (2),  o  come la vita, che si espande dal suo principio e quasi
dalla radice ai rami d' un grand' albero [...OMISSIS...] ,  o  come un fulgore, una corruscazione [...OMISSIS...] , da per
[...OMISSIS...] , da per tutto diffusa: similitudini  o  analogie del tutto insufficienti a dimostrare, come nell'
se ci fossero differenze, quale di esse sarebbe la prima?  O  questa ci sarebbe, o niuna sarebbe logicamente antecedente
quale di esse sarebbe la prima? O questa ci sarebbe,  o  niuna sarebbe logicamente antecedente all' altra, ma tutte
diversa dall' Uno primo, e che la seconda Mente,  o  Anima universale, sia essenzialmente diversa dalla prima
ordine di cose si debba considerare come un' altra sostanza  o  ipostasi. E lo stesso dice dell' Anima rispetto alla Mente
che da esso risulta che la Mente sia quasi un' imagine  o  similitudine del primo Uno, e l' Anima un' imagine o
o similitudine del primo Uno, e l' Anima un' imagine  o  similitudine della Mente; poichè nei generi, che
(non più ente), perchè l' essenza è sempre una specie  o  idea. All' incontro l' Anima vegetale del Mondo, che è la
continuo operare delle cause si giunge all' Anima prima,  o  Mondo intelligibile, e questa contemplando sè stessa
intelligibile delle specie, come in queste rimane la Mente  o  i generi, e in quest' ultima l' Uno o il bene. Ma l' anima
rimane la Mente o i generi, e in quest' ultima l' Uno  o  il bene. Ma l' anima vegetale operando nella materia genera
all' ingiù verso il male: e secondo che ella è più forte,  o  più debole, il che dipende dalla generazione, tende al
debole, il che dipende dalla generazione, tende al bene,  o  si abbandona volontariamente alla materia: col qual sistema
non potrebbe parlare, se non le attribuisse qualche essenza  o  qualche modo d' essere (2). L' anima poi s' infetta e
egli pone qualche cosa: cioè al di sopra, il Bene  o  l' Uno, e al di sotto, il Male o la Materia. Fra questi due
cioè al di sopra, il Bene o l' Uno, e al di sotto, il Male  o  la Materia. Fra questi due estremi, pone due enti medii
col Male, cioè colla Materia, cui produce. I sommi generi  o  categorie sono nella Mente e la costituiscono; le specie
i generi, questa dualità non si trova. In fatti l' idea,  o  specifica, o generica, o universale, presenta un inteso, ma
questa dualità non si trova. In fatti l' idea, o specifica,  o  generica, o universale, presenta un inteso, ma quello che
non si trova. In fatti l' idea, o specifica, o generica,  o  universale, presenta un inteso, ma quello che la intuisce e
hanno un' esistenza puramente obiettiva, con qual diritto  o  per via di qual ragionamento passa egli a trovare un'
anzi facendo risultare la mente da cinque idee generiche  o  categorie, non si vede alcuna via di fare che queste cinque
che si chiamano anime intelligenti non sono una, ma più:  o  le specie non sono subietti intelligenti, ma solo obietti
di asserzione in asserzione, senza rendersene esatto conto  o  darne qualche prova al lettore, contentandosi di leggiere e
le cose dall' Uno, e prima della Mente, poi dell' Anima  o  Mondo intelligibile, e finalmente del Mondo sensibile, non
alcuna ad ammetterle, nè mi dite prima come sieno,  o  perchè sieno: e quindi la vostra filosofia parte da un
le concepisce distinte. « Causa di tutta questa piramide  o  piuttosto cono di enti è quella somma natura, che ne tiene
«ta polla», l' uno che li collega, «to on», la punta  o  supremo fastigio e fonte dell' universo, l' ente per sè, l'
quel terribile - Come? in bocca: e se noi facciamo i sordi,  o  non rispondiamo per villania, restiamo puniti da noi stessi
emanare di sè qualche cosa e tuttavia non diminuire; possa  o  parte di sè stessa o tutta sè stessa scendere a stato
cosa e tuttavia non diminuire; possa o parte di sè stessa  o  tutta sè stessa scendere a stato inferiore, e tuttavia
e però rimane incerto se possa fare una categoria da sè,  o  piuttosto appartenere ad un' altra categoria, per esempio,
possa avervi tra l' uno e i molti: che non sia egli stesso  o  uno o molti. D' altra parte i Platonici identificano l' uno
avervi tra l' uno e i molti: che non sia egli stesso o uno  o  molti. D' altra parte i Platonici identificano l' uno coll'
astretti a parlare dell' uno in due diversi significati,  o  come identico all' ente perfetto, o come vincolo dell' ente
diversi significati, o come identico all' ente perfetto,  o  come vincolo dell' ente perfetto e dei molti. In secondo
molti neppur essi possono dar nome ad una categoria; poichè  o  si parla de' molti presi singolarmente, e in tal caso
alla categoria dell' uno, e non a quella di molti:  o  i molti s' intendono complessivamente, e in tal caso sono
«( Logic. , n. 26) », e d' averci lasciato de' libri,  o  de' commentari su tutte quasi le parti della filosofia.
i Pitagorici, privi ancora della dialettica e della logica,  o  avendola solo com' arte, non come scienza, non poterono
da Platone, disconobbe in parte la natura delle idee  o  specie, che rinchiuse nè reali, benchè finiti; e, rispetto
si dovrebbero avere delle entità che vengono espresse,  o  connessi altrimenti, allora si manifesta la necessità di
egli tocca in principio all' opera de' « Predicamenti »  o  Categorie; poichè qui egli incomincia ad avvertire appunto
che si dà a più essenze, inducesse l' unità dell' essenza  o  del concetto; come cadrebbe in errore colui che inducesse
in errore colui che inducesse la pluralità delle essenze  o  de' concetti da più sinonimi. Una dunque delle prime regole
omonimi , si dicono quelli che s' accomunano a due essenze  o  a due concetti diversi. Gli Scolastici osservarono che,
che s' accomunano a concetti che non hanno alcun ordine  o  rispetto tra loro, altri a concetti che hanno qualche
tra loro, altri a concetti che hanno qualche ordine  o  rispetto tra loro. A' primi lasciarono la denominazione di
da quel nome hanno sempre tra loro qualche ordine  o  rispetto; e lo stesso esempio che arreca Aristotele de'
si dirà medicinale tanto una radice, quanto uno stromento,  o  un esercizio, perchè ciascuna di queste tre cose sono
più note, udendosi il nome imposto all' altra meno nota  o  men vivamente conosciuta, questa s' intenda meglio per via
a que' nomi che esprimono una qualche entità sensibile  o  vivamente conosciuta, e che si trasportano a significare
qualità, ora il contenente pel contenuto, ora un indizio  o  segno qualunque arbitrario, bastevole, pel contesto del
quando diciamo il piè dell' uomo, e il piè dell' albero,  o  del monte, o del letto; noi abbiamo usato lo stesso nome a
il piè dell' uomo, e il piè dell' albero, o del monte,  o  del letto; noi abbiamo usato lo stesso nome a indicare più
fondano nella semplice somiglianza , ma nella somiglianza  o  uguaglianza di proporzione . 4 GENERE - Nomi effettuali . -
esprimono mica con ciò che il vino sia invenzione di Bacco,  o  le biade di Cerere. Ma dicendo sana la cera d' un uomo, si
dell' effetto. Così dicendo sano l' uomo, e sano il cibo  o  la medicina, il vocabolo sano è usato equivocamente: perchè
all' uomo è in senso proprio; e s' applica al cibo,  o  alla medicina, perchè la medicina o il cibo è cagione della
e s' applica al cibo, o alla medicina, perchè la medicina  o  il cibo è cagione della sanità che è nell' uomo. La qual
che esprima la causa per via dell' effetto come un segno  o  indizio di lei, senza che nell' applicazione del nome sia
conoscerla. Così dicendosi, che viene punito il delitto ,  o  premiata la virtù, si prende il delitto e la virtù pe'
la virtù, si prende il delitto e la virtù pe' delinquenti  o  pe' virtuosi, e questa relazione è compresa nel contesto
nel contesto del discorso. 6 GENERE - Nomi analogici  o  indeterminatamente proporzionali . - Riserbiamo questa
con una certa proporzione che non si può determinare,  o  che è del tutto indeterminabile. Così il cieco applica i
in qualche modo simile che producono nell' animo umano  o  d' allegrezza, o di tristezza certi suoni e certi colori.
simile che producono nell' animo umano o d' allegrezza,  o  di tristezza certi suoni e certi colori. L' analogia dunque
se non in quanto vediamo realizzate quelle doti, pregi,  o  qualità in esseri limitati, che cadono sotto la nostra
riuscendo al medesimo il dire: « quest' uomo cammina  o  è camminante », e si dica il medesimo d' ogni altra
subietto considerato in relazione col predicato; 2 La cosa  o  entità che si predica; 3 Il valore della copula, che è la
e il predicarsi una cosa di un' altra sostanzialmente  o  essenzialmente corrisponde al predicarsi accidentalmente
subietto in senso composto, come denominazione d' un altro;  o  al subietto accidentale, come quello che suppone e richiama
essenzialmente, quando il predicato costituisce tutto  o  parte dell' essenza del subietto; e questo in due modi,
dell' essenza del subietto; e questo in due modi, poichè: 1  o  il subietto è reale, e allora il predicato è un
subietto è reale, e allora il predicato è un equivalente; 2  o  il subietto è dialettico, e allora il predicato non è un
nel qual caso può il predicato essere una sostanza  o  un subietto reale, come: « chi ride è uomo »; e dicesi
»( «ta legomena»), come indica anche il nome di categorie  o  predicazioni. Ma poichè queste possono esser considerate
il che avverebbe, se il quale si predicasse del quanto  o  del relativo. Così l' essere un ente grande o piccolo non
del quanto o del relativo. Così l' essere un ente grande  o  piccolo non conviene all' ente per sè, ma all' ente che è
che si chiama predicazione , non produce punto le specie  o  le essenze ideali, ma non fa che usare di queste. Queste
non fa che usare di queste. Queste dunque sono prima idee  o  intelligibili, e di poi predicabili. Onde coll' aggiungere
possibili ed ideali, e all' ordine delle cose sussistenti  o  reali. b) Essere od è , può significare ancora il vero;
od è , può significare ancora il vero; come non essere  o  non è il falso: [...OMISSIS...] . L' essere nel significato
si pone nulla in fatto, ma si esprime solamente che è vero  o  falso ciò che si afferma, come: « Colui è cieco », che
atteggiamento dell' animo. E veramente non si può affermare  o  negare senza conoscere l' essenza che si afferma o si nega:
o negare senza conoscere l' essenza che si afferma  o  si nega: ora l' essenza è l' oggetto dato dall' intuizione.
essenza è l' oggetto dato dall' intuizione. Ma affermando  o  negando un oggetto, o qualche cosa dell' oggetto, l'
dato dall' intuizione. Ma affermando o negando un oggetto,  o  qualche cosa dell' oggetto, l' oggetto si viene a involgere
l' oggetto si viene a involgere nell' atto affermante  o  negante dello spirito. Onde, sopravvenendo la riflessione,
questa contempla lo stesso oggetto vestito della negazione  o  dell' affermazione dello spirito; ed allora non è più l'
spirito, parte è lavorato dallo spirito stesso affermante  o  negante. Così la cecità è l' oggetto, cioè il vedere
congiunto colla negazione. Tutti gli enti negativi  o  privativi sono formati in questo modo dallo spirito. Sorge
così lavorato, separa in essa la stessa affermazione  o  la stessa negazione, e forma degli astratti enti negativi e
come accade quando gli enti inclinano l' uno all' altro,  o  hanno azione o passione tra loro (3). Quindi è che talora
quando gli enti inclinano l' uno all' altro, o hanno azione  o  passione tra loro (3). Quindi è che talora la relazione
della mente, ma per una operazione determinata dal rapporto  o  nesso essenziale che passa tra l' ideale e il reale, e che
ideale di trovarsi in una mente, e il reale d' essere  o  ridursi in un sentimento; onde l' esigenza della mente e
rapporto con un reale possibile, rappresentato da vestigŒ  o  immagini del reale; e però si deve dire quello stesso che
e nell' idea specifica c' è di soggettivo l' affermazione  o  la negazione della realità; ma questo elemento soggettivo
I Negare ; II Dividere ciò che nell' ente oggettivo  o  nell' ente reale è unito; III Riferire una cosa ad un'
di cose non ordinate tra loro per via di nessi reali attivi  o  passivi; IV Comporre ciò che non è composto in sè stesso; V
quella altresì di negare ciò che ha asserito e predicato,  o  che potrebbe asserire e predicare. Talora la negazione non
separazione mentale è di due specie: a ) Talora i due  o  più elementi formali, distinti dalla mente in un oggetto,
distinti , trapassa a giudicare che esistano separati ,  o  che l' uno di essi può star senza l' altro; in tal caso,
le tre forme dell' essere, ecc.. b ) Talora i due  o  più elementi inseparabili sono bensì distinti nell'
e lo pensa ne' suoi formali elementi, realizzabili  o  realizzati nel tutto. La mente adunque non erra con queste
e a questi appartengono le personificazioni, le mitologie  o  le favole, e gli enti ipotetici che per qualsivoglia
in sè stessi, ma se l' uomo conosce la loro falsità,  o  ipoteticità, con ciò stesso sfugge all' errore,
di ragione, i quali non hanno la natura d' atti primi, ma  o  sono semplici elementi di tali atti, o sono atti secondi, o
d' atti primi, ma o sono semplici elementi di tali atti,  o  sono atti secondi, o sono negazioni di atti, non si possono
o sono semplici elementi di tali atti, o sono atti secondi,  o  sono negazioni di atti, non si possono concepire dalla
più estese di tutte, irreducibili ad altre, sieno una sola,  o  più; e questa è la ricerca delle Categorie, come le
ad alcun altro, e suscettivo di tutte le differenze  o  determinazioni. Conviene dunque riconoscere che Aristotele
vengono, non i generi, ma gl' individui , supposta la forma  o  specie. Ma risultando dall' unione di questi due principii,
reale a cui convengono i predicati, è chiaro che dire:  o  che il subietto è nel subietto, o che il subietto si
è chiaro che dire: o che il subietto è nel subietto,  o  che il subietto si predica del subietto, altro non sarebbe
sostanza che appartiene alle Categorie, e che è l' idea  o  specie di sostanza, o l' essenza sostanziale, soggiunge
alle Categorie, e che è l' idea o specie di sostanza,  o  l' essenza sostanziale, soggiunge così: [...OMISSIS...] .
dell' essere, la quale con niun' altra si può confondere  o  ridurre a nessun altro genere. 5 La categoria del luogo,
parte dello spazio considerata in relazione dei corpi reali  o  immaginarii, che la occupano. Quindi il luogo non è che una
perocchè «diastema», non significa spazio, ma intervallo,  o  spazio limitato. S' avvicina però a significare lo spazio
che si predica . I modi di predicare li chiama predicamenti  o  categorie , e ciò di cui in ciascun modo si predica, li
di cui in ciascun modo si predica, li chiama predicabili  o  categoremi. I predicabili, di cui parla ne' libri « De'
quattro cose: il termine , cioè la quiddità della cosa,  o  il proprio , cioè una tale qualità che sia propria di
l' essenza dell' uomo, ma è sempre unito all' essenza),  o  il genere colle differenze e le specie, o l' accidente (1).
all' essenza), o il genere colle differenze e le specie,  o  l' accidente (1). Questi predicabili o ricevono le loro
e le specie, o l' accidente (1). Questi predicabili  o  ricevono le loro determinazioni da questi quattro
il predicamento quale , questo quale si può definire,  o  esprimendone l' essenza (predicabile «Horos») o esprimendo
definire, o esprimendone l' essenza (predicabile «Horos»)  o  esprimendo qualche sua proprietà che non è però la sua
facoltà di conoscere unicamente come attività del soggetto,  o  mosse da un principio anticipato, ch' ella producesse a sè
agli oggetti sensibili, e le negano fede quando con eguale  o  ancor maggior asseveranza ella ci asserisce qualche cosa
dire che si potrebbe pensare che l' ente non fosse ente,  o  che si potrebbe pensare qualche cosa fuori dell' ente,
distruggendo così tutti i principŒ della ragione. Se Kant,  o  piuttosto il suo secolo e il suo paese non avessero rotto
», caratteri di cui sono forniti gli esseri ideali, e che,  o  convien negare i principŒ della ragione, e perciò
modo si filosofa, si fa sempre usando di que' principii;  o  convien cercare altronde l' origine degli oggetti ideali, e
come soggetto. La sapienza divina ha per termine le idee,  o  piuttosto il Verbo divino; e noi non vediamo mica la
non è però vero che vediamo per natura lo stesso Verbo,  o  il modo col quale le idee si unificano nel Verbo. Epperò nè
Epperò nè pure è vero che vediamo la sostanza divina,  o  le idee nostre quali sono nella divina sostanza. Conosciuto
l' intuito, alla quale noi confrontiamo le cose variabili,  o  possibili o reali. Imperocchè veramente noi non potremmo
alla quale noi confrontiamo le cose variabili, o possibili  o  reali. Imperocchè veramente noi non potremmo dire che le
col pensiero dallo spazio. Quand' io penso ad un' idea,  o  ad uno spirito, non penso allo spazio. Ora non potrei io
per via di predicazione » ». Nell' atto di affermare  o  di predicare sta l' essenza del giudizio. Ora il conoscere
le quali sono quelle che si hanno per via d' idee  o  di concetti; e « cognizioni di predicazione »; alle quali
sola, quella di corpo; e se voglio conoscere il metallo  o  altra specie di corpo ho bisogno di altri concetti. Onde
regola logica che deve esser unico l' oggetto che si divide  o  classifica ». Quindi volendo dividere i giudizŒ in genere,
può somministrare in modo alcuno la partizione dell' ente  o  le sue passioni. Il che riceve conferma da questo, che
uomo veramente oggetti. Dunque, allorquando l' intelletto  o  la ragione presentano oggetti, questi non possono essere
della Cosmologia; quanto alla terza di reciproca azione  o  d' enumerazione de' possibili, perviene all' unità assoluta
. Ma Kant, volendo dimostrare che quelle idee,  o  più veramente giudizŒ , nulla provano sulla reale esistenza
non per veri ragionamenti, ma per via di certi paralogismi,  o  inevitabili sofismi, non già dell' uomo ragionante, ma
stessa degli uomini nella sua propria natura! Perocchè,  o  quest' uomo in far ciò usa della ragione, e usandone mostra
egli non può essere un oggetto reale; ma solo un' apparenza  o  illusione trascendentale ». Muove sempre adunque il nostro
positivamente stolta e suicida. Se quelle contraddizioni  o  antinomie fossero proprie della stessa ragione, (il che
quanti i suoi atti? Ma posciachè le contraddizioni  o  antinomie non della ragione, ma sono di un uomo che si
che sia limitato quello spazio che è occupato da corpi,  o  che è segnato dal nostro spirito per via di solidi,
di cui parla » ». Rispondo, essere vero che a questo tempo  o  successione immaginaria non si può prescrivere confini
è composta di semplici, e non esistono che semplici  o  composti di semplici » ». Primieramente questa tesi è
un puro sbaglio di Kant (comune però ai suoi maestri  o  condiscepoli, i sensisti) il credere che l' estensione sia
luogo egli parla di idee . Ma queste idee son esse semplici  o  composte? sono nulla o qualche cosa? sono enti corporei
. Ma queste idee son esse semplici o composte? sono nulla  o  qualche cosa? sono enti corporei nello spazio o enti fuori
sono nulla o qualche cosa? sono enti corporei nello spazio  o  enti fuori dello spazio? Questo è ciò che il nostro
può essere nel mondo; perchè in tal caso l' ente assoluto,  o  sarebbe il primo anello della serie degli avvenimenti
la ragione, giudicandola dall' alto del suo tribunale,  o  più tosto schernendola come una stolta, piena di
. Parole degnissime di tutta la vostra attenzione,  o  lettori. Deh! con che tuono di severo cipiglio non garrisce
questa vece cade necessariamente in quattro contraddizioni  o  antinomie, provando a sè stessa il pro ed il contra della
aver tratto d' inganno la ragione! Ma se Iddio non esiste,  o  la ragione almeno non può provarne l' esistenza, in che
si vuole che questa esigenza sia più tosto un cotal impegno  o  bisogno pratico, quasichè la ragione speculativa ne possa e
esse concetti, perocchè una cosa possibile è un concetto  o  un' idea. Se Kant avesse parlato con proprietà, non avrebbe
è ideale e però perfetto, si possa concepire come bisognoso  o  suscettibile di qualche sviluppo (1). Il che però non vedo
la ragione e la condizione della propria esistenza,  o  del modo di essa, non l' ha. Perocchè avere in sè la ragion
mica appiccicargliela, come dipendesse da lui il dargliela  o  il togliergliela: nè può neppure asserire la possibilità
si propongono or di far la critica della ragione stessa,  o  di svolgere come nascono i principii della ragione, e come
da una parte, e dall' altra affermo un cavallo, una stella,  o  Dio stesso, è la coscienza, che ho di tutte queste cose,
loro differenza, e m' attesta, che l' essenza del cavallo,  o  dell' astro, o di Dio, è un' essenza diversa di quella del
e m' attesta, che l' essenza del cavallo, o dell' astro,  o  di Dio, è un' essenza diversa di quella del me, affermante
prendere il mero principio dell' atto per l' atto stesso,  o  per un atto compito e che possa stare da sè: valendo qui
cioè io posso esser consapevole di qualche oggetto reale  o  possibile diverso da me, senz' avere alcuna attuale
derivazioni. Molto meno l' oggetto può essere la coscienza  o  parte di lei. Anzi è la coscienza stessa che ci attesta,
cui ci rendiamo consapevoli. La coscienza è un nostro atto  o  abito; ma l' oggetto, di cui ci rendiamo consapevoli, non è
ci rendiamo consapevoli, non è mica sempre un nostro atto,  o  un nostro abito. Se io sono consapevole di pensare una
la montagna pensata non è mica l' atto del mio pensiero,  o  la riflessione sullo stesso (la coscienza). Ma, che cosa
dal principio, che l' essere umano consista nell' atto  o  stato della propria coscienza; indi deducono che l' uomo
ci dimostra anzi, che si può egualmente pensare che esista  o  non esista; e però conviene cercare altrove la ragione
un ideale, nel quale si dovesse aggiungere al mondo  o  togliere un atomo. Che anzi il potere dell' uomo è
ragione sufficiente con ogni facilità, dandovela in questa  o  consimili parole: « era necessario che così avvenisse: l'
convien trovarla nel concetto della cosa, e non fingerla,  o  introdurla a capriccio per un cotal puntello al proprio
più tosto in un tempo che in un altro? perchè non prima,  o  non dipoi? 2 Perchè egli abbia creati questi fra' suoi
questa stessa linea d' antenati? ma conosce una serie più  o  meno lunga, e intende finalmente che la serie anche degli
in potenza. Ora quest' atto ha un rapporto reale con noi,  o  d' identità (se siam noi stessi l' ente di cui si tratta),
d' identità (se siam noi stessi l' ente di cui si tratta),  o  d' azione. Questa relazione reale , non essenziale all'
l' essenza dell' ente contingente e la sua realizzazione ,  o  atto proprio dell' ente stesso. Or, quando noi abbiam detto
inferiore. Il semplice porre (affermare) in sè e per sè ,  o  l' asserire senza più, è il carattere supremo della
la natura di quel nesso? E` ella ripugnante questa natura  o  no? Da qualunque causa sia stato prodotto quel nesso, egli
stato prodotto quel nesso, egli esiste: sia egli apparente  o  reale, esiste tuttavia. Ciò che si dee spiegare non è già
adunque che lo spirito possa percepir sè stesso,  o  sia trovarsi, astraendo da tutti gli oggetti, è un errore
tedeschi diano il potere all' astrazione di trovare  o  di creare l' assoluto , quando l' astrazione niente trova
voglia di atterrare le mura della povera natura umana,  o  di farvi un buco almeno per ispiarvi fuori e godervi la
lo costringeva ad affermare che quest' Io era l' uomo,  o  parte dell' uomo; quasichè coll' affermarlo potesse un
suo Io « non era già l' Io individuale proprio di questa  o  di quella persona, ma un Io elevato sopra ogni
della Filosofia » espone così questa specie di emanazione  o  di panteismo a cui s' abbattè Fichte quando riconobbe l'
altra cosa? può limitarsi senza cessare di esser divino?  o  può egli cessare? o può essere ad un tempo limitato ed
senza cessare di esser divino? o può egli cessare?  o  può essere ad un tempo limitato ed illimitato? Che se la
se la ragione teoretica non la dimostrasse. Così Fichte  o  doveva credere alla ragione teoretica di tutti gli uomini,
e in tal caso il suo sistema veniva da essa necessitato;  o  doveva consentire a Kant che ogni ragionamento a priori non
risolvere, inventa un sistema apposta per escluderle,  o  per dir meglio inventa un sistema che prende per suo
quale appartiene all' universo reale, ma attigne le idee,  o  piuttosto le idee a lui si comunicano; e in questa
invece d' esser quel numero che sono, fossero uno di più  o  uno di meno: niuna ripugnanza che le doti, la potenza e l'
le doti, la potenza e l' azione complessiva fosse maggiore  o  minore di quello che è. Convien dunque assegnare una
di Dio svanisce ogni qualvolta si pone in esso limitazione  o  potenza passiva. Iddio è così illimitato che è un assurdo
dare una ragione sufficiente del perchè Iddio abbia bisogno  o  voglia di porre a sè stesso delle limitazioni apparenti; b
più condurci che ad uno assoluto apparente, e non reale.  O  convien dunque rinunciare alla dottrina dell' assoluto, o
O convien dunque rinunciare alla dottrina dell' assoluto,  o  conviene ammettere che reale sia il sentimento; perchè
conosciuta fuor di quella che nel sentimento abbiamo,  o  che mediatamente da questo induciamo. Che se il sentimento
divina) che li concepisce. Il che non è già confondere  o  immedesimare la mente con essi; ma è unicamente dichiarare
se non nell' essere , rimanendo distinti nelle forme  o  modi. Perciocchè in tal modo l' assoluto, non solo avrebbe
si tratta di un fuori , come un corpo è fuori di un altro,  o  come l' idea è fuori della mente, o come un' idea è fuori
è fuori di un altro, o come l' idea è fuori della mente,  o  come un' idea è fuori di un' altra idea? Perchè
le potenze a' soggetti reali e non alle idee. Nè alle idee  o  al loro sviluppo (quantunque le idee non abbiano un loro
possibili, può pigliarsi altresì come una interpretazione  o  modificazione del suo precedente sistema dell' identità
concetto assurdo. Perocchè questa potenza è qualche cosa,  o  nulla. Se è nulla, non è potenza. Se è qualche cosa, è già
e dell' assoluto una cosa stessa, che denominò puro ,  o  vuoto, pensare , che chiamò l' immediato , o la stessa
puro , o vuoto, pensare , che chiamò l' immediato ,  o  la stessa immediatezza . Il perchè disse che
allo stesso modo di colui che dicesse che il nero è bianco,  o  che l' accidente è sostanza (3). L' idea pura adunque non
ente ideale fosse nella mente come l' acqua è in un vaso,  o  fosse presente alla mente come un corpo è presente agli
e di sofismi si può far perdere la sua natura all' idea,  o  immedesimare il soggetto coll' oggetto, o fare che l' uno
natura all' idea, o immedesimare il soggetto coll' oggetto,  o  fare che l' uno si cangi nell' altro. Quindi per la stessa
ella il mondo, non diventi un mondo un po' più grande,  o  un po' più piccolo del presente; perchè, divenendo il
quel numero di bestie che abita il globo, nè pur una di più  o  di meno, e perchè le femmine pregne talora si sconciano, e
e l' Idea non ne patisca, benchè trasformata in esse,  o  non l' impedisca; e così va discorrendo. Ma poichè la
un ente di cui sia relazione. L' indeterminazione poi,  o  l' indeterminatezza, non significando altro che mancanza di
in dubbio se questo subietto sia un puro ente mentale ,  o  un ente in sè . Perocchè altro non esprimendo la parola
che niuna determinazione è in lui distinta da lui stesso,  o  da altra determinazione; onde non può rinvenirsi in lui
ne' quali la mente contempla le cose, sieno sostanze,  o  idee, o che altro. La modalità finalmente nel senso
quali la mente contempla le cose, sieno sostanze, o idee,  o  che altro. La modalità finalmente nel senso kantiano è una
però non si può ridurre, nè pur essa, alle idee di sostanza  o  di causa. Il signor Cousin adunque non procede in questo
nè sono suoi modi; che non hanno lui per soggetto; e sono  o  un' altra sostanza o modi d' un' altra sostanza (1).
che non hanno lui per soggetto; e sono o un' altra sostanza  o  modi d' un' altra sostanza (1). Pretende dunque questo
in ogni caso dirsi che egli è un modo della sostanza divina  o  sovrasostanza, ma piuttosto ch' egli è un modo dell' essere
possidente; b ) l' idea dell' unità; c ) e la possessione  o  il nesso tra il possidente e l' idea. Convien dunque dire
finitezza e di limitazione. Così le persone divine variano  o  piuttosto diversano fra loro; ma questa diversità non
della materia. Fatica inutile anche qui, perchè la materia,  o  che si restringa, o che s' espanda, è sempre varia
inutile anche qui, perchè la materia, o che si restringa,  o  che s' espanda, è sempre varia egualmente ed egualmente
quale prospetto abbellito delle più ridenti imagini  o  più fecondo almeno di speranze inesauribili. I primi
gli stessi pensieri e partecipano agli stessi desideri?  o  si dovrà puramente attribuire tanta differenza nel
tanta differenza nel giudicare ad un errore degli uni,  o  degli altri inconcepibile? Non già; chè chi è fornito de'
a lungo, od inosservate od anco amate dalle abitudini,  o  tutelate finalmente dai pregiudizi sempre pronti a trovare
ottimo colore dell' oro incorruttibile. E sono forse pochi  o  dubbiosi i segni di vita che nei nostri tempi materiali ha
è necessario che venga indicata la maniera di eseguirle,  o  almeno che ne sieno disegnate le basi su cui se n' eriga
edificio; conciossiachè una fabbrica fatta a caso rovina,  o  è disagiata, od inopportuna. Ed è tanta la scarsezza di
l' affrontamento di circostanze imprevedute rende inutile,  o  dannoso fors' anche per gli effetti accessorii che produce
essere ed è, considerato solo l' effetto suo principale,  o  per dir meglio l' effetto preso direttamente di mira dalla
nè l' istituzione per questo debbesi riprovare,  o  traviar dal diritto suo fine. E` solo l' opera del savio,
tutti credono d' ottenerlo nessuno l' arriva per freddezza,  o  per poco savio ardore di conseguirlo il trapassa. Egli è
pugni colle istituzioni, delle quali ella non sia la madre,  o  nelle quali essa non sia bene immedesimata. Non solo
in mano all' uomo il regolo, onde misurare le cose tutte,  o  sia il fine ultimo a cui indrizzarle. Il Cristianesimo
DIO SOLO E` BENE ASSOLUTO: tutti gli altri beni nell' uomo  o  fuori, ricchezze, potenza, onore, scienza, non gli valgono
la natura di ciascheduna si muovano insieme a conseguire  o  partecipare il sommo bene al quale l' uomo tutto è
nelle dottrine , alle quali si fa applicare la gioventù  o  sia nel sistema degli oggetti della istruzione; e
penetrate, per così dire, ed attuate dalle apprese dottrine  o  sia unità nel metodo d' insegnamento. Consideriamo a parte
cioè qualunque educazione in cui qualche precettore  o  genitore allevi la gioventù sua, non vuole essere, secondo
alleva gli uomini per la pietà, ovvero una applicazione,  o  (mi si conceda dire) una particolare attuazione di quella
Educazione cristiana, da quello della Educazione mondana,  o  come la chiamano ridevolmente filosofica , giace in questo
uomo, come sarebbero alcune buone qualità di suo corpo  o  di suo spirito, agilità della persona, sanità delle membra
il rendano più perfetto nel tutto. Il mondo all' incontro,  o  la così detta filosofia, si applaude e trionfa di qualunque
di quei meccanici i quali occupati in ciascuna ruota,  o  molla, o anello particolare, non considerassero l' effetto
quei meccanici i quali occupati in ciascuna ruota, o molla,  o  anello particolare, non considerassero l' effetto totale
altre cose e occuparla solo nell' oggetto del nostro amore  o  dell' odio: di cui avviene che quegli che ha troppo affetto
ed impicciolisce nei particolari, mentre quella di Dio  o  della Religione mira il complesso delle cose e l' affetto
dispiacciono: quelle che più s' accordano co' loro affetti,  o  che con essi discordano: ed a capriccio contraffanno nelle
il loro affetto lungi dal turbare il loro intendimento,  o  dall' affaticarlo, procede con quello a sì bella concordia,
di verità proprio del Cristianesimo. Questo principio  o  scopo ultimo della Educazione viene ad essere il seguente:
mondo quello del Cristianesimo. Poichè lo spirito del mondo  o  togliendo dalla natura Dio, o a lui non pensando, o
Poichè lo spirito del mondo o togliendo dalla natura Dio,  o  a lui non pensando, o pensando mozzamente a quello che gli
mondo o togliendo dalla natura Dio, o a lui non pensando,  o  pensando mozzamente a quello che gli convenga, non può
avviamenti s' abbia posto innanzi tutta la tavola  o  il disegno compiuto dell' opera sua, o almeno che come
tutta la tavola o il disegno compiuto dell' opera sua,  o  almeno che come savio navigatore, fino dallo sciogliere,
una figliuola di Adamo, aveva rifabbricata l' umana natura,  o  più tosto, come ape che trae miele da fiore velenoso,
la specie: conciossiachè il guasto di qualche fogliuzza,  o  il taglio di qualche ramoscello non distrugge giammai la
conseguire la perfezione della nostra nuova natura,  o  sia della grazia, se non in virtù della generazione
esposto, questo altro principio, il quale contiene il modo  o  il mezzo, per cui quanto propone quel primo si consegua,
ricreamento e conforto alla nostra umanità dalla vaghezza  o  coattitudine dei terreni oggetti più di quello che richieda
(1). Ma nel medesimo tempo, che quel principio nega  o  limita a noi medesimi l' uso e lo studio delle creature,
e colla pratica delle medesime alla infermità maggiore  o  minore di tutti gli altri. Di che viene la purissima
sorgente non è la vana curiosità degli uomini mondani,  o  la vana speranza di riposare in quelle cose quasi in veraci
apprezza il mondo e commenda, e che sono alla vita presente  o  necessarie od utili. Ma ecco da che diverso lato venga all'
sentenza, che il mondo propone così superficialmente, e  o  senza ragione, o per la sola ragione del suo ammorbato
il mondo propone così superficialmente, e o senza ragione,  o  per la sola ragione del suo ammorbato istinto. Ecco radici
non vale la loro sagacità, poichè con nessuna sagacità  o  prudenza si può rinvenire quello che non è nella natura:
quello che non è nella natura: con nessuna sagacità  o  prudenza si può rinvenire nelle cose sensibili appagamento.
dimostra che le forze umane non valgono a mutare la verità  o  la natura delle cose, e che tutto l' avvedimento, tutta la
nei tempi recenti di tutte le arti ed industrie meccaniche  o  materiali, che riguardano gli usi della presente vita.
in Dio, viene ben presto a commendarne la moltiplicità,  o  sia ad eccitare ancora i variati studi delle arti
se l' educazione pubblica si debba anteporre alla privata,  o  la privata alla pubblica. Tutte due hanno loro vantaggi
cospirare in uno medesimo, non parendomi sufficiente l' una  o  l' altra sola all' educazione umana nella sua perfezione
tutti convengono colle loro intenzioni e scopi nell' uno  o  nell' altro di que' primi quattro, o medesimamente in più
e scopi nell' uno o nell' altro di que' primi quattro,  o  medesimamente in più d' uno di quelli. E tali quattro
popolo dov' egli vive, e di dovere alcuna cosa a se stesso  o  anzi in se stesso alla umana dignità. E questa mancanza
che lega ciascuno con tutta la comunanza degli uomini,  o  quello che il sottopone all' autorità della nazione, ma il
decoroso luogo per cui era stata con tanta industria fusa  o  scolpita. E ben vedo quanto stiamo lontani dalla perfezione
completa educazione adunare in due, cioè nella nazionale  o  pubblica, la quale tenga in sè le due prime, e nella
la quale tenga in sè le due prime, e nella famigliare  o  privata, che unisca le due seconde. La privata in vero, per
pubblica, cioè adattata a tutti i sudditi di un principe  o  membri di una nazione, debbe altresì prescindere da tutto
e di pensare, nè forse veruno si schiva da porre più  o  meno ne' giudizi qualche cosa del suo, oltre il vero.
tempo quasi universale, che il più gran pregio di un libro  o  di un metodo sia la facilità colla quale presenta le
sia costretta di umiliarsi e di deporre la presunzione,  o  pure di affaticare, e di vincere la rilassatezza, e con ciò
se udisse recitare dal pergamo un' omelia di Agostino  o  di Cipriano, dimanderebbe: Che argomento tratta o che
Agostino o di Cipriano, dimanderebbe: Che argomento tratta  o  che religione insegna quest' oratore? Il principio adunque
natura variatissimi non alla foggia che più loro conviene,  o  per dir meglio a quella quasi larga e vantaggiata forma del
un mediocre uomo, ancorchè molto presumente di se stesso,  o  molto bene altrui veduto per dolcezza di parole e di atti,
dette, si prova anche dalla natura di tutti i compendii  o  breviarii delle scienze. Poichè quegli che intende ben
nè saprebbe aspettarsi alcun frutto dalle sue fatiche,  o  frutto lievissimo (1). Ma formato il collegio di quelli che
ha quel lucro onorato che accresce loro i mezzi e gli agi  o  della vita, o degli studi. La quale spesa tanto meno
onorato che accresce loro i mezzi e gli agi o della vita,  o  degli studi. La quale spesa tanto meno dovrebbe rincrescere
l' effetto generale delle medesime, e ciò in dipendenza  o  dall' essere accaduto forse un solo accidente, e perciò
dalla possibilità e non dalla probabilità che si rinnovi;  o  dalle relazioni degl' inferiori. E oltre essere nobile,
gli emolumenti, tuttavia potrebbe rimanere una consulta  o  collegio onorario, il quale si udisse nelle innovazioni che
mai perfettamente acconcio a' bisogni degli uomini; e più  o  meno converrà alle loro necessità, secondo che più o meno
e più o meno converrà alle loro necessità, secondo che più  o  meno vi regnerà: nè questo spirito del cristianesimo, che è
parliamo. Così a ragione d' esempio, la prima proposizione  o  regola che questi presentar dovrebbe, sarebbe appunto
l' apprendere al giovanetto ». La seconda proposizione  o  regola generale per la formazione dell' opera di cui
debbono armoniosamente tendere, dell' unità del sistema  o  della catena che debbono mostrare le verità fra di loro, e
mostrare le verità fra di loro, e dell' unità del metodo  o  delle diverse potenze che si debbono tutte istruire e
inutile il toccare, come ordinar potrebbe questo lavoro,  o  quest' opera, dirò quasi, temporanea. E il concetto che n'
fin dalla culla, con voce di natura è chiamato a due scopi,  o  a due operazioni. Primo egli è chiamato a perfezionare la
tal dono non so dir io se più dall' aure soavi de' colli  o  dall' acque dell' Arno, ma certo da una cotal vaghezza di
, cioè fosse un raccolto semplice delle rivelate verità,  o  un catechismo da essere usato nelle scuole elementari. La
alla prima risguardasse la Religione come giusta ,  o  pure come il fonte della giustizia, scaturendo questo fonte
futura » » (1). Il catechismo gioverà che sia il medesimo,  o  tale che s' accordi a pieno a quello della Diocesi, perchè
contengono non sono state ancora comprovate bastevolmente,  o  perfezionate dalla pubblica discussione, e perchè
ella non sarà ricevuta più addentro che nella memoria,  o  s' ella verrà mettendosi ancora nell' intelletto ci starà
umano, una successione d' opinioni tutte di egual peso,  o  più tosto di egual leggerezza, senza che vi si distingua
il giovanetto. Lo studio poi della Natura è doppio, poichè  o  si considera nelle qualità fisiche, o nelle qualità
è doppio, poichè o si considera nelle qualità fisiche,  o  nelle qualità metafisiche ch' ella porge. Queste seconde
fisici apparimenti, a due classi questi si riducono; poichè  o  riguardano le quantità delle cose, o le loro qualità.
si riducono; poichè o riguardano le quantità delle cose,  o  le loro qualità. Questo studio della natura perciò potrà
pare che colla sua purezza e generalità già schiuda la via,  o  la faccia almen travedere. Di poi l' opera che riguarda la
sì con legata che con soluta orazione a persuadere  o  convincere, facendo questo studio sugli esempi degl'
di Publio Virgilio non sol parer dovevano cose singolari  o  stupende, come parranno fino che negli uomini rimarrà fiore
autorità, purchè l' autore della sentenza con nome latino  o  greco si proferisse, e antichissimo fosse, o paresse:
nome latino o greco si proferisse, e antichissimo fosse,  o  paresse: questo spiega quella sozza mistura delle autorità
vada a vincere la mala semenza che gli cresce da lato;  o  il germe pagano sicchè strugga e spenga coll' avide e
semenza buona ma troppo tarda a mettere, e debile troppo:  o  pure lasciandosi tutt' e due in tenue vita, rimangano l'
scienze e specialmente della Filosofia, tutto il campo  o  il giardino, per dir così, delle lettere; e nella
e nella Cosmologia: le quali scienze uniscono in sè,  o  richiamano allo studio di Dio, che nella Teosofia sarà
istette. Ed a preparare questo desiderabile congiungimento  o  almeno questa pacificazione fra due scienze che sono fatte
sia tratta in luce la combattuta teoria del senso comune,  o  della ragione della specie, o dell' autorità, come che la
teoria del senso comune, o della ragione della specie,  o  dell' autorità, come che la si voglia nominare, toccando la
nacque, delle facoltà dell' ingegno suo, de' suoi sensi  o  arditi naturalmente e generosi, o placidi e attemperati: e
suo, de' suoi sensi o arditi naturalmente e generosi,  o  placidi e attemperati: e da queste cose quasi recarsi co'
tutti adunque que' vari posti ai quali egli fosse sortito,  o  credere lo si potesse, sarà cura dell' educatore privato d'
conviene alle cose massime, che da lui si possa aspettare  o  la patria o la umanità. Di pervenire dunque a questo non è
cose massime, che da lui si possa aspettare o la patria  o  la umanità. Di pervenire dunque a questo non è altra regola
piedi, spurgando però innanzi quei luoghi che per mollezza  o  pravità di massima non sono da leggere a' giovanetti, e poi
presentano in molti aspetti, e s' infonde dirò così il modo  o  l' arte di maneggiare l' idea come più piace, e quindi di
l' idea in qualunque veste, per così dire, s' avvolga,  o  a qualunque genere d' altre idee s' accompagni e consocii,
uomo, e quel Senato. Nè quasi altra maestra può avervi,  o  v' ebbe (chi bene addentro considera) che facesse a pieno
un cotale offuscamento della mente, che la rende inetta  o  ad assicurarsi del vero, o a disaminarne le parti, o a
della mente, che la rende inetta o ad assicurarsi del vero,  o  a disaminarne le parti, o a guastarne la beltà. Nè io stimo
inetta o ad assicurarsi del vero, o a disaminarne le parti,  o  a guastarne la beltà. Nè io stimo meno una certa non so
schiavo. Che poi questa teoria sia professata da un monarca  o  da alcuni maggiorenti, o da due Camere stabilite da una
sia professata da un monarca o da alcuni maggiorenti,  o  da due Camere stabilite da una Costituzione, o da un
maggiorenti, o da due Camere stabilite da una Costituzione,  o  da un Governo popolare, questo perfettamente è il medesimo:
non c' è infatti un diritto d' insegnare il male  o  l' errore; 3 Limite . - La mancanza d' inoffensività nel
si dovesse disturbare altri che attualmente insegnano,  o  si esercitasse qualche violenza per avere dei discepoli, il
non si verificano sempre, e non si osservano da tutti,  o  non si possono osservare, perciò il diritto d'
nel fatto esiste in diversi gradi nei singoli uomini,  o  nelle singole società insegnative che essi formano tra
maggioranza forte, alla quale i Governi civili dovranno,  o  di buona o di mala grazia, abbandonare quanto tengono al
forte, alla quale i Governi civili dovranno, o di buona  o  di mala grazia, abbandonare quanto tengono al presente di
di essere agitata. Le persone giuridiche, sieno individue  o  sieno sociali, che pretendono d' avere un qualche diritto
che pretendono d' avere un qualche diritto di insegnare  o  d' influire nell' insegnamento, sembra che in Italia almeno
mondo, dice la Bibbia, sono un momento della bilancia,  o  una gocciola di rugiada che cade il mattino sul terreno
l' autorità d' insegnare la dottrina del Salvatore,  o  di dare la missione per questo insegnamento, quantunque
potente monarca, un governo civile, di qual si voglia forma  o  costituzione, altro nome non potrebbe ricevere che quello
Cattolica, e raccolti in una Collezione che si dice Bibbia  o  Sacra Scrittura. Il primo diritto dunque più speciale della
della prima, lasciandole solo quello della seconda. Costoro  o  dimostrano una ignoranza molto grossolana, ovvero sono
rinviene in tutto ciò qualche cosa che possa essere  o  contrario alla vera dottrina di cui essa sola conserva
dottrina di cui essa sola conserva intemerato il deposito,  o  di pregiudizio all' eterna salute dei suoi figliuoli, essa
intorno a ciò quello che hanno imparato dalla Chiesa,  o  attinto alle fonti dalla Chiesa approvate senza nulla
Cattolica l' esercitare questi suoi diritti, sieno essi  o  persone private o pubbliche, sieno governati o governi,
questi suoi diritti, sieno essi o persone private  o  pubbliche, sieno governati o governi, offendono il libero
sieno essi o persone private o pubbliche, sieno governati  o  governi, offendono il libero esercizio dei diritti della
s' arrogasse il diritto d' insegnare la dottrina religiosa,  o  di pronunciare sentenze in questa materia, sotto qualunque
sentenze in questa materia, sotto qualunque pretesto,  o  di obbligare i suoi governati a tenere o insegnare
pretesto, o di obbligare i suoi governati a tenere  o  insegnare piuttosto una dottrina che un' altra,
che un' altra, indipendentemente dalla Chiesa Cattolica,  o  impedisse loro di tenere o di professare quella della
dalla Chiesa Cattolica, o impedisse loro di tenere  o  di professare quella della Chiesa, esso non solo
del loro stato, e vergognandosi delle vesti sacerdotali,  o  sdegnandole: in questo caso certa cosa è, che i Vescovi
condizioni avanti indicate, così non possa esser conteso  o  impedito l' esercizio di un tale diritto nè anco al Clero
colui che vi ponesse impedimento, sia egli un privato,  o  sia un Governo, il Clero non reclamerà come Clero, ma
appunto tanti, quanti i maestri ufficiali, nè più, nè meno,  o  che, fuori della classe dei maestri ufficiali, tutti gli
dell' insegnamento, tuttavia impediscono direttamente  o  indirettamente che i dotti esercitino con libertà il loro
principio tali Governi stabiliscono una serie di prove più  o  meno difficili, più o meno costose ai candidati, più o meno
stabiliscono una serie di prove più o meno difficili, più  o  meno costose ai candidati, più o meno lucrose al Governo e
più o meno difficili, più o meno costose ai candidati, più  o  meno lucrose al Governo e agli ufficiali del Governo;
a conoscere se siano tanto dotti da poter insegnare,  o  se non abbiano ancora acquistata quella misura di dottrina
quella misura di dottrina che ha tassata il Governo,  o  piuttosto che di volta in volta viene tassata dagli
civile si prenda tante pene, stante che gl' ignoranti  o  s' escludono da se stessi da un tale ufficio, che non
da se stessi da un tale ufficio, che non possono compiere,  o  rimangono esclusi dall' istinto e dall' interesse di
subire esami ed altre prove distribuite in una serie più  o  meno lunga, quale piace di stabilirla ai Governi civili.
dunque, che il Governo faccia l' una di queste due cose,  o  che stabilisca per esaminatori di tutti i dotti, che
sistema chiama per la necessità della cosa molti, che sono  o  possono essere più dotti degli esaminatori ufficiali, a
la loro borsa. Intanto è evidente, che per quanta scienza  o  anche sapienza avesse un cittadino, ogni esercizio del
nè lasciato intatto; ma in molte maniere dalle leggi  o  disposizioni governative violato. Tuttavia è necessario
per non dire inetti. D' altra parte, che il legislatore  o  il Governo, che assume la tutela del pubblico insegnamento,
metter fuori una tale e tanta pretesa, l' una delle due,  o  deve credere, che il suo metodo sia l' estremo parto dell'
in qualche parte dal metodo prestabilito, bene  o  male che il facciano, sono rei davanti il Governo, e per
sono molestati, rimproverati, puniti dal Governo,  o  dallo sciame de' suoi impiegati, a cui è commessa la
sull' esecuzione del metodo prescritto: onde non il bene  o  il male, il profitto o la mancanza di profitto della
metodo prescritto: onde non il bene o il male, il profitto  o  la mancanza di profitto della scuola, è ciò che si premia o
o la mancanza di profitto della scuola, è ciò che si premia  o  che si punisce; ma la formalità del metodo legale diviene
e di persecuzioni legali a persone le più benemerite,  o  che potrebbero rendersi tali: e molti eccellenti ingegni
ingegni impauriti all' aspetto di questo tormento,  o  si rappicciniscono e ingretiscono, se sono abbastanza vili
e ingretiscono, se sono abbastanza vili d' animo  o  bisognosi di pane, o s' astengono dall' applicarsi a una
se sono abbastanza vili d' animo o bisognosi di pane,  o  s' astengono dall' applicarsi a una carriera resa così
nella giustizia distributiva . Forse qualche Governo,  o  qualche governiale per lui, dirà (e non sono certo i soli
tutte le parti della nazione, quando non fossero compresse  o  isterilite dal dispotismo governativo o dalla presunzione
fossero compresse o isterilite dal dispotismo governativo  o  dalla presunzione di scienza che hanno i governanti, gli
maggiori di quelli che possono avere in istabilimenti  o  scuole non ufficiali. Il Governo darebbe in tal modo uno
coloro, che sotto di sè vengono formando degli assistenti  o  de' monitori, come colà si chiamano, i quali poi diventano
seguenti: 1 Di far educare i loro figliuoli in patria  o  fuori, in iscuole ufficiali o non ufficiali, pubbliche o
i loro figliuoli in patria o fuori, in iscuole ufficiali  o  non ufficiali, pubbliche o private, come stimano meglio al
o fuori, in iscuole ufficiali o non ufficiali, pubbliche  o  private, come stimano meglio al bene della loro prole; 2 Di
di famiglia non hanno alcuna facoltà giuridica di dare  o  di far dare ai propri figliuoli un insegnamento che gli
dà loro il diritto di prescrivere alle persone che eleggono  o  stipendiano a tale ufficio i metodi e le maniere dell'
Non istarebbe bene, anche in bocca di qualunque monarca  o  Governo il più assoluto, questo vostro ragionamento? « Noi
empietà) qualunque sia la forma del Governo, costituzionale  o  no, se si conserva la religione cattolica nell' animo de'
se non l' espediente unico di distruggere il Cattolicismo,  o  di calunniare e di avvilire così fattamente il clero, che
alla vostra imprudenza, per non dire di peggio? Insomma,  o  credete che la forma costituzionale si deva fare amare e
e stimare da tutti i cittadini concordi spontaneamente ,  o  la volete impor loro colla forza e col raggiro. Nel primo
non è altro che il libero esercizio del proprio diritto »,  o  convien negare che il diritto sia qualche cosa di sacro e
che il diritto sia qualche cosa di sacro e d' inviolabile,  o  convien ammettere che anche inviolabile e sacra sia la
l' opportunità . Non c' è dunque qui il giusto mezzo:  o  il rispetto del diritto deve essere anteposto all'
del diritto deve essere anteposto all' opportunità,  o  l' opportunità anteposta al rispetto del diritto. Nel primo
qual principio gli uomini che ricevono uno stipendio grande  o  piccolo, diventano veri servi. Il che è cosa tanto più
dotti, ai padri di famiglia e ai benefattori d' insegnare  o  d' istituire scuole e stabilimenti educativi. Uno di questi
quelli che non ritraggono guadagno per sè dalle scuole  o  istituti, che mantengono in tutto o in parte del proprio, e
per sè dalle scuole o istituti, che mantengono in tutto  o  in parte del proprio, e alla classe degli speculatori
compenso alcuno al benefattore che le mantiene del proprio,  o  se da esse si trae qualche cosa, questo non agguaglia la
reddito, che rendono le scuole istituite da qualche persona  o  società eccede la spesa necessaria, e l' eccedente va a
Per speculatori dunque intendo solo quegl' individui  o  persone morali che, mettendosi all' impresa d' una scuola o
o persone morali che, mettendosi all' impresa d' una scuola  o  d' un collegio, ne conducono l' amministrazione a conto
e fanno l' altre spese occorrenti, esigendo da' discepoli,  o  da' convittori, una retribuzione o pensione, calcolata a
esigendo da' discepoli, o da' convittori, una retribuzione  o  pensione, calcolata a intento di cavarne guadagno per se
se stessi. Non si comprendono in questa classe i maestri  o  istitutori che ricevono stipendio, ma si comprende in essa
benefiche (sotto il qual nome intendo uno stabilimento  o  collegio, che stia da sè con esistenza perpetua), hanno un'
facessero, restassero a vantaggio e incremento dell' opera,  o  della fondazione stessa. Veduto quali siano gli
, non hanno diritto alcuno naturale sull' insegnamento,  o  ad influire in esso: non hanno nè il titolo della dottrina,
il lato morale, sotto il politico e sotto l' economico  o  finanziario. E` chiaro in secondo luogo per giusta
non è l' ultimo certamente quello di denigrare abilmente,  o  di ribassare, la fama degli altri stabilimenti simili, e
istituzioni benefiche in mano d' amministratori fiduciosi  o  legali, e molto più gli uomini generosi che non hanno in
dagl' ingiusti attacchi che loro possono venir fatti,  o  quand' anche lo sapessero è loro infinitamente molesto il
di famiglia, togliendo da' loro occhi una seduzione funesta  o  molesta. Sono lontanissimo, lo ripeto, dal voler dire, o
o molesta. Sono lontanissimo, lo ripeto, dal voler dire,  o  dal credere, che tutti gli speculatori facciano uso delle
lo ripeto, non può fondare le sue leggi sulle eccezioni  o  su quello che può avvenire, ma su quello che è conforme
della religione? Che se il Governo civile trova difficile  o  inopportuno venire al taglio di cui abbiamo parlato fin
una parte è quasi impossibile accertarsi con prove esterne  o  legali, dall' altra è inquisizione delicata, odiosa e
contro i quali non ci sia un carico di notoria immoralità  o  un delitto, si ricadrà negli inconvenienti che abbiamo
dello stabilimento per tutto ciò che riguarda l' istruzione  o  l' educazione? Forse questo sarebbe l' espediente più
il Comune verso la comunale, e il popolo, a cui favore cade  o  cader può la beneficenza, può richiederne dalle
ed all' educazione, dovrebbero risultare in un modo diretto  o  indiretto tutte queste diverse guarentigie. Ma il punto più
dello stabilimento, non avessero alcuna parte nella nomina  o  scelta de' maestri e istitutori; 2 Che la detta scelta
ma non sempre dalle stesse, ma variate di volta in volta,  o  per via di sorte, o in altro modo senza regola fissa, come
stesse, ma variate di volta in volta, o per via di sorte,  o  in altro modo senza regola fissa, come si dirà in appresso,
è necessaria, perchè la rappresentanza può essere illusoria  o  effettiva. E` una ricerca di alta politica quella del modo,
e un Governo generale di diritto sociale, c' è anche  o  ci deve essere quell' associazione dei Comuni, e non si
del Consiglio provinciale. Ogni governo sociale, grande  o  piccolo, non è istituito se non per supplire a ciò che non
composto, se esso sia un corpo di rappresentanti nominali,  o  reali ed effettivi. In conseguenza di questo equivoco, essi
più facilmente in mani inette, e bene spesso è il caso;  o  di un piccolo partito, quello da cui dipende l' elezione
sarebbero stati rifiutati dall' amministrazione precedente,  o  che si vorrebbero esclusi dall' amministrazione seguente.
che possono esser capricci, puntigli, personali antipatie,  o  goffaggini. Altrimenti l' ufficio di maestro e d'
tale, non ispetti nessun diritto nè d' istituire scuole  o  stabilimenti, nè di averne la direzione o sopraintendenza,
istituire scuole o stabilimenti, nè di averne la direzione  o  sopraintendenza, ma soltanto quello di proporre al Governo
non si può intendere, secondo noi, se non quelle scuole  o  quei collegi ufficiali che il Governo giudica opportuno di
si può concepire e fu concepito in tre diverse maniere:  o  come una signoria , o come una tutela , o come un'
fu concepito in tre diverse maniere: o come una signoria ,  o  come una tutela , o come un' amministrazione sociale . Si
diverse maniere: o come una signoria , o come una tutela ,  o  come un' amministrazione sociale . Si può concepire come
Stato come una Società , la quale abbia un' amministrazione  o  governo proprio e veramente sociale . Tra gli Stati, che ci
con norme derivanti da ciascuno di questi tre principii  o  concetti fondamentali. Ma egli è chiaro che i primi due
tre doveri verso i diritti di tutti: 1 Di non offenderli,  o  diminuirli, nè per mezzo di leggi, nè in altro modo; 2 Di
intorno a ciò quello che hanno imparato dalla Chiesa ,  o  attinto alle fonti dalla Chiesa approvate, senza nulla
pel diritto di natura che si consegue l' eterna salute,  o  per la grazia del Redentore? Capisco, voi vi formate un
progressista? L' avvocato dell' umanità vecchia e fradicia,  o  l' avvocato dell' umanità nuova, rinnovellata da Gesù
la scienza di tutti!? Oh, questo merita l' abbominio  o  le risa del suo sensato lettore! Gesù Cristo dunque si sarà
Chiesa d' ammaestrarvi solo a mezzo, e di non correggervi  o  castigarvi quando non trasgredite quei doveri morali, a cui
nelle quali non si sa decidere se la sciocchezza sia minore  o  maggiore dell' empietà stessa, e che pure, a quanto pare,
di verità, che « « insegna ogni verità » » (1) non l' una  o  l' altra verità morale, ma ogni verità, tutta la verità .
[...OMISSIS...] Infatti la morale è una cosa indivisibile,  o  tutta, o nulla. La compiutezza è il carattere che distingue
Infatti la morale è una cosa indivisibile, o tutta,  o  nulla. La compiutezza è il carattere che distingue la vera
se non alla sola Chiesa Cattolica. Poichè una verità  o  l' altra di morale non è la morale; e se è una verità, è
voluto farsene maestri indipendentemente dalla Chiesa,  o  di quelli che non poterono giovarsi del beneficio della
costituzione dello Stato. E qui non si dà una via di mezzo:  o  conviene riconoscere la Chiesa e la Religione Cattolica
Cattolica tutta intera, quale la ha istituita Gesù Cristo,  o  facendovi qualche eccezione, la si offende e nega tutta,
rovina non è certamente immediata, sopravverrà per cagioni  o  interne od esterne che sembreranno accidentali; ma ella non
niun Governo può ignorare, che niun privato può accrescere,  o  diminuire, o alterare, senz' essere condannato dalla Chiesa
può ignorare, che niun privato può accrescere, o diminuire,  o  alterare, senz' essere condannato dalla Chiesa medesima: è
da chi si può domandar guarentigie contro questa dottrina,  o  a favore di qual altra dottrina? Da quelli certamente che
« Questa è la dottrina del Governo ». E se niuno ancora sa  o  può sapere qual dottrina il Governo civile farà insegnare
il giudice e il maestro della dottrina dommatica e morale.  O  mi rispondete di sì, e in tal caso voi non professate la
e maestro della cattolica dottrina. In questo caso, se voi,  o  Governo, non siete giudice e maestro, dovete dunque subire
osa dirlo neppure lo Czar della Russia, neppure la Regina  o  il Parlamento d' Inghilterra. I Governi usurparono bensì di
nasca egli da libri che si adoperano nelle scuole,  o  dalle lezioni vocali di maestri o irreligiosi, o troppo
adoperano nelle scuole, o dalle lezioni vocali di maestri  o  irreligiosi, o troppo imperiti in opera di religione. Il
scuole, o dalle lezioni vocali di maestri o irreligiosi,  o  troppo imperiti in opera di religione. Il Governo civile d'
quale non ci fosse una religione dello Stato, ma diversi  o  tutti i culti fossero ammessi ugualmente, sarebbe ancora
pubblicare delle leggi empie e contrarie ai suoi dommi,  o  alla sua morale, ma savie e religiose; non vuole impedire
prodezze quante volte possono cagionarle qualche molestia  o  qualche danno. Degli scrittori ostili alla Chiesa,
mercato di simili elogi, non già colla prudenza governativa  o  col valor militare, ma con fare i prepotenti a man salva
dello Stato; qual buon cittadino vorrebbe sacrificarla?  o  chi v' ha mai detto di sottomettere il vostro Stato a
a riconoscerlo per tale, se pur non siete protestanti,  o  se non volete che i cattolici siano protestanti, il che
di metodo filosofico non intendiamo la parte tecnica  o  materiale del metodo delle singole scienze, ma unicamente
« ch' ella non sia già l' arte che insegna a trovare  o  dimostrare il vero, ma a ragionar bene , sia poi il vero o
o dimostrare il vero, ma a ragionar bene , sia poi il vero  o  il falso a cui conduca ». Nella letteratura e nelle arti si
ecc.. Queste verità, in fine del conto, hanno valore perchè  o  contengono il fine morale dell' uomo, o ne sono i prossimi
hanno valore perchè o contengono il fine morale dell' uomo,  o  ne sono i prossimi mezzi. Quindi tutta la Filosofia dee
illustrandole ed ordinandole. Ora queste verità,  o  sono ontologiche cioè quelle che dichiarano come sono gli
ontologiche cioè quelle che dichiarano come sono gli enti;  o  deontologiche , che dichiarano come debbano essere e come
il solo bene (quello a cui tutti gli altri si riferiscono,  o  da cui scaturiscono). Introduzione - in cui si dica che
chiarezza e brevità, di ridurre il metodo in alcune regole  o  canoni, ciascuno de' quali darà materia ad una o più
regole o canoni, ciascuno de' quali darà materia ad una  o  più lezioni. La prima regola - L' osservazione preceda il
ma tutto provare, tutto esaminare, sia poi col raziocinio,  o  colla coscienza, ecc.. Esempi. Obbiezione - E qui alcuni
la questione in modo ch' ella già contenga nel suo seno  o  supponga la soluzione falsa , per es., la questione di D'
rimane oscuro e intralciato per difetto del linguaggio -  o  troppo abbondante - o equivoco - o ambiguo, ecc.. Rispetto
per difetto del linguaggio - o troppo abbondante -  o  equivoco - o ambiguo, ecc.. Rispetto alla Lezione XIX si
difetto del linguaggio - o troppo abbondante - o equivoco -  o  ambiguo, ecc.. Rispetto alla Lezione XIX si deve parlare: 1
essere possibile, essere ideale, oggetto, ente universale,  o  universalissimo, lume, forma della ragione, primo noto,
lo stesso concetto principale. 2 Delle definizioni  o  proposizioni equipollenti. - Qui si può addurre, per es.,
le sue parole. Ora può l' uomo parlare senza sapere di che?  O  senza che il sappiano quelli che l' ascoltano? Non vedo
lo meno in mente, od ancora l' abbia data espressamente,  o  in ogni caso l' abbia supposta nelle menti dei suoi
virtù, è già in necessità di far una di queste due cose,  o  di darne la definizione o sottointenderla; il più delle
di far una di queste due cose, o di darne la definizione  o  sottointenderla; il più delle volte, parmi, si converrà
con ciò, che la sentenza di quelli, che negano doversi,  o  potersi cominciare dalla definizione, sia priva di ogni
dire, sicchè essa non si possa più coll' altre avviluppare  o  tramutare. Se una tale definizione mancasse e non se n'
suole gittar contro a chi ragiona, come si dice, a vanvera  o  all' impazzata « voi non sapete quello che vi dite ». Le
vanamente. Dopo di ciò, sebbene una qualche definizione  o  espressa o sottintesa sia sempre necessaria dal principio
Dopo di ciò, sebbene una qualche definizione o espressa  o  sottintesa sia sempre necessaria dal principio alla fine di
in sul principio questa definizione sia al tutto perfetta,  o  che esprima ben distinte tutte le proprietà della cosa;
natura umana, perchè egli giungesse con tale osservazione  o  meditazione a trovare e separare tutti quegli elementi,
è solo un prestarsi a ricevere delle impressioni  o  sensazioni della cosa fortuite, senza che queste possano
accademico, e come ciascuno deve usarne secondo che più  o  meno gli riesce di giungere al vero dimostrato. - Ancora,
e paragonarli per conoscere se si identificano,  o  se sono fatti diversi, l' uno de' quali non si possa
elemento sia mera sensazione, e quale elemento sia concetto  o  pensiero, dando il suo ad ogni potenza senza attribuirvi nè
facessero conoscere qualche cosa, noi potremmo affermarla  o  negarla. Ma noi siamo convenuti, che i sensi non ci danno
idee. L' illusione dei sensisti nasce perchè la sensazione  o  l' immagine serve all' uomo per dirigere il suo pensiero e
quelli che prendono le sensazioni per altrettante idee,  o  che prendono le idee per un aggregato di sensazioni. - L'
però intatta la sentenza che anche le sensazioni sieno  o  anche costituiscano le idee coi loro aggregati - Così fa la
uomo, oltre i sensi esterni, vi sia una speciale facoltà  o  tendenza naturale, che lo obbliga ad ammettere i corpi
II Le scienze di percezione usano per primo loro istrumento  o  modo di conoscere l' osservazione; III Le scienze di
quali è la psicologia, usano per primo loro istrumento  o  modo di conoscere l' osservazione interna. 2 Spiegazione e
con altri (per via di relazioni, definizioni negative),  o  anche esprimerne l' essenza positiva . Quando l' oggetto è
necessario osservare ciò che il lavoro della mente aggiunge  o  toglie all' oggetto. 6 Definizione volgare dell' anima
altra ». - Varietà di maniere onde una cosa può inesistere,  o  esser legata sostanzialmente con un' altra. 20 L' animato
per comodo de' suoi ragionamenti, in una sola concezione  o  in una sola formola più cose che non sono unite in natura,
specifica e semplice è sempre uguale, faccia ella più atti  o  meno: e qui si dee rinvenire l' identità delle facoltà
degli atti ha per ragione la moltiplicità degli stimoli  o  eccitamenti individuali applicati alle facoltà o potenze
stimoli o eccitamenti individuali applicati alle facoltà  o  potenze che vengono tratte ai loro atti secondi. 2 Che la
ha per ragione le accidentali diversità ne' detti stimoli,  o  anche le disposizioni abituali delle facoltà stesse. 3 Che
nello scegliere i libri, non accontentarsi di veruno,  o  volerne di troppi, e sperare di trovare ognora lumi
hanno, ma si sentono nominare, appalesa lievità di pensare,  o  mal uso formato. E' vuol dire, che non si guastano nè
di quai Santi si sia diffuso, e successivamente mantenuto  o  aumentato (1). A direzione poi particolare dello spirito le
per cui siamo sommessi ai nostri superiori; sieno tali  o  per la natura loro, o per l' offizio, o per la elezione
ai nostri superiori; sieno tali o per la natura loro,  o  per l' offizio, o per la elezione nostra. A Dio e ai
sieno tali o per la natura loro, o per l' offizio,  o  per la elezione nostra. A Dio e ai pastori da lui stabiliti
molestie, e supponiamo ancora che veniate perseguitata  o  per malizia, o per errore. Quanto alla prima cagione, qual
e supponiamo ancora che veniate perseguitata o per malizia,  o  per errore. Quanto alla prima cagione, qual conforto non ci
adoperavano i primi Cristiani. Poi queste altre: 2 « Crea,  o  mio Dio, in me un cuor mondo » (4). 3 « Non rigettarmi
coll' osservare le tue parole » (.). 7 « Benedetto sei,  o  Signore: insegnami le tue giustificazioni » (9), cioè le
di mia bocca la parola di verità » (7). 15 « Ti ringrazio,  o  Signore, perchè sono partecipe di tutti quelli che ti
s' accorgano mai, s' egli è possibile, che siate stanca  o  affannata; non fate lamento; porgetevi sempre egualmente
l' affare sarà in risolvere qualche difficoltà proposta,  o  qualche erroruzzo di non perfetta intelligenza. La massima
ogni difficoltà. Talora sarà meglio eludere la risposta,  o  pure far loro un argomento appoggiato solo su' lor
l' uditore possa resistere, in guisa che ei non entri poco  o  molto nei sensi dell' esortante. L' esortazione però, come
castigo; e parimenti quello cui conseguir basta un leggiero  o  celato castigo, non tentate di averlo con un pubblico e
e nulla di mancante. Tutto quello che dite tenga in sè  o  istruzione o sincero amore verso di loro, senza che nè l'
di mancante. Tutto quello che dite tenga in sè o istruzione  o  sincero amore verso di loro, senza che nè l' una produca
spinta, ma bensì di molto vigilare a rimovere i filuzzi  o  sassolini o come che sia i piccioli intoppi d' ogni
ma bensì di molto vigilare a rimovere i filuzzi o sassolini  o  come che sia i piccioli intoppi d' ogni maniera, che
che mettendosi fra le ruote la potessero rallentare,  o  rompere, o fermare. « Il regno de' cieli è somigliante ad
mettendosi fra le ruote la potessero rallentare, o rompere,  o  fermare. « Il regno de' cieli è somigliante ad un tesoro
è avvedersi, che quasi sempre divengono da ignoranza,  o  ignoranza hanno congiunta. Eh! se gli uomini fossero più
ricevuta da lui medesimo, fatta ancora insieme con lui  o  sia rivestiti di lui e spogli d' Adamo, cioè dell' uomo del
soggiungerete, la quale si lamenti della condizione sua,  o  ricusi di fare alcuno offizio per la ragione che a voi
bene si conoscono. Quando GESU` Cristo lavorava in bottega  o  in casa di Giuseppe, credeva bensì il volgo che egli
molto più per farci esercitare la virtù di ordinarlo a lui  o  a lui sacrificarlo: non volendoci sì nell' uno che nell'
essa) onde possiamo fare oro da tutte cose le più spregiate  o  indifferenti. Di qui i modi delle virtù intorno al cibo
le legherete loro in mente con qualche arguta sentenza,  o  dove venga bene anche con alcuna puntura contro de' vizi;
e i Padri e scrittori ecclesiastici. In somma si vestano  o  spoglino, passeggino o stieno, parlino o tacciano, sieno
ecclesiastici. In somma si vestano o spoglino, passeggino  o  stieno, parlino o tacciano, sieno sole o in altrui
somma si vestano o spoglino, passeggino o stieno, parlino  o  tacciano, sieno sole o in altrui compagnia, facciano de'
passeggino o stieno, parlino o tacciano, sieno sole  o  in altrui compagnia, facciano de' mestieri nobili o de'
sole o in altrui compagnia, facciano de' mestieri nobili  o  de' servili, si divertano, lavorino, studino, qualunque
diate la istruzione ordinata della Dottrina cristiana ,  o  sia il Catechismo . In generale avvertite, che questa
quasi ricapitolando in questa sola nota qualunque cosa, che  o  di lei disse o dir si potrebbe. Conciossiachè riconosce l'
in questa sola nota qualunque cosa, che o di lei disse  o  dir si potrebbe. Conciossiachè riconosce l' Apostolo nella
che faranno forse poi servigio nelle famiglie signorili,  o  prenderanno il velo in qualche monistero, ovvero farannosi
circa quelle cose, che non edificano. Quanto è fuori  o  della fede, o della carità è bello di ignorare al
cose, che non edificano. Quanto è fuori o della fede,  o  della carità è bello di ignorare al Cristiano. Così S.
si curavano moltissimo, e si sequestravano da quelli, che  o  insegnavano errori colla bocca, o colla vita li
da quelli, che o insegnavano errori colla bocca,  o  colla vita li professavano. Vi sia dunque frequente sulle
se insegnerete loro cosa sopra il lume della loro fede,  o  non trarranno profitto non capendo l' istruzione nella lor
profitto non capendo l' istruzione nella lor mente,  o  ricaveranno svantaggio, volendo pure intendersela col lume
intendersela col lume naturale, e perciò capendola male  o  angosciandosi per accorgersi di non capirla. Oltracciò
e non più quanta vedete che hanno forza da ben digerirla,  o  sia da cangiarla nel salutevolissimo nudrimento dell'
di GESU`, e per quale porta entrati in questa santa città  o  regno di Cristo, o mistico corpo di lui. Porrò adunque da
porta entrati in questa santa città o regno di Cristo,  o  mistico corpo di lui. Porrò adunque da prima le parole
eccellenza che trae origine da Cristo: e come, sia ella  o  non sia numerosa, Cristo tuttavia sposo di lei amorosissimo
cosa », aveva già detto innanzi (2), « ricordevoli siate »,  o  Efesini, « che voi un tempo eravate gentili, e secondo l'
membra, nè si possono ordinare all' abbondanza della vita  o  sia all' unità dello spirito, se non si conosce in che esse
nè d' insuperbire se assai possede, nè di lamentare,  o  invidiare altrui se possede poco; e questa è grande ragione
ascendere. Ma come poteva Iddio discendere? Apparentemente,  o  a meglio dire, quanto all' esteriore maestà, congiungendo a
necessità di natura, e come uomo per necessità di merito  o  sia di perfezione di volontà mediante l' unione; se pure
si conti l' unione medesima. La necessità di ricevere doni  o  grazie era per gli uomini, che niente meritavano; e ciò
l' Apostolo dice francamente: « Diede doni agli uomini ».  O  Efesini, voi stessi il vedete continuamente; là dove
di più se non che « ha ricevuto dei doni per gli uomini »,  o  sia il potere di compartirne. Ne compartisce adunque, e ne
esteriore, che ciascuno tiene nella Chiesa, vale a dire,  o  dando ad ogni cristiano la possibilità di occupare
la possibilità di occupare acconciamente il suo posto,  o  largheggiando a lui non solo la possibilità di ciò fare, ma
queste diverse misure di efficace grazia l' uomo fassi più  o  meno grato a Dio, viene composta in tal modo una mirabile
Questa grande missione od apostolato racchiude tre uffici  o  dignità, cioè la dignità sacerdotale, la legislativa e la
in tutta la casa di Dio », dipingendolo il maggiordomo  o  il fattore in tutta la casa con quel testimonio grandissimo
aveva nelle sua missione e apostolato l' uffizio di Profeta  o  interprete rispetto a Dio, e di legislatore o luogotenente
di Profeta o interprete rispetto a Dio, e di legislatore  o  luogotenente di Dio rispetto agli uomini, là dove Aronne
colui che sei per mandare ». Nel qual titolo di mandato ,  o  Apostolo per eccellenza, racchiuse qui Mosè tutti i pregi e
presso gli uomini, diede loro in particolare i tre uffizi  o  dignità di sopra annoverate. Primieramente li fece
(2). Ma fra gli uomini inspirati dell' Antico Testamento,  o  vero fra i profeti, si possono discernere quelli che danno
quelli che danno una dottrina, e quelli che fanno profezie,  o  spiegano la dottrina, ma non la danno. La dottrina, o sia
o spiegano la dottrina, ma non la danno. La dottrina,  o  sia la Legge nell' antico patto fu data dal solo Mosè come
il rimuoverli dalle cerimonie legali, l' aggiungere  o  il detrarre dalla sua legge, il torgli da Dio; ma solo la
per invidia contro a Mosè), « io gli apparirò in visione,  o  gli apparirò in sogno. Ma non così al mio servo Mosè, il
le dottrine. « Ed egli chiaramente e non sotto enimmi  o  figure vede il Signore ». E nel « Deuteronomio » (5) si
Cristo da morte ». E appresso segue: « Or vi fo sapere,  o  fratelli, come il Vangelo che è stato evangelizzato da me
poco è a sapere, come anco l' antico Israele ebbe due tempi  o  quasi epoche come ebbe il nuovo. Conciossiachè lasciando
potere è fornita. Sono ordinari ministri quelli che  o  con ordine stabilito e continuo si succedono e permangono
e continuo si succedono e permangono sinchè dura la Chiesa,  o  sieno questi messi da Dio, o dalla Chiesa stessa istituiti.
sinchè dura la Chiesa, o sieno questi messi da Dio,  o  dalla Chiesa stessa istituiti. De' primi nell' antico
agli Scribi (non de' profani , ma di quelli che sacri  o  ecclesiastici si nomano), forse derivano da Mosè stesso
e forse diffinirne il tempo dipende dall' idea più  o  meno larga, che di essi altri si forma. Noi di quelli
con cui si nomavano tanto i sapienti, che i legisperiti  o  gli scribi. Quindi Paolo nella prima a' Corinti (4) accenna
del corpo di Cristo, come le membra quella del capo,  o  come il vestimento quella del corpo (2): per questo il
sacrifizio, unisce e riconcilia l' umanità alla divinità:  o  almeno pone il fonte e la possibilità di questa
capo: sicchè essendo il capo da adulto, non sieno le gambe  o  le braccia da fanciullo. Il corpo della Chiesa è perfetto:
e i ministeri; e nel seguente parlando delle operazioni,  o  sia « de' doni spirituali (1), della via più eccellente »,
poi per la cognizione del Verbo , non più per ispecchio  o  enimma, ma faccia a faccia. Questa fede è quella che ne
Non deve essere parte nell' uomo, che a Dio non sia devota,  o  dedicata: non tempo, in cui dalla unione con Dio ci
Chi ravvisa sparsi nelle creature de' pregi, ma imperfetti  o  limitati, e unisce questi e li perfeziona colla sua mente
mondo senza contemplare in essa la divinità, che in quella  o  colla giustizia o colla misericordia sarà un giorno
in essa la divinità, che in quella o colla giustizia  o  colla misericordia sarà un giorno glorificata: senza
saremo serbati eternamente senza ritrarre giammai macula  o  corruzione. Finalmente nell' invernale stagione qual
di dentro per lui: l' unirsi a caso fuori della chiesa  o  delle ore stabilite, proporre d' intuonare qualche cantico
cosa fuori del costume, e se ne avrebbe ripugnanza,  o  anche superata e proposta la cosa, verrebbe accettata con
che in suo cuore tiene, l' adoratore di Dio pone cosa, che  o  disconvenga alla maestà sua, o proporzione non serbi coll'
di Dio pone cosa, che o disconvenga alla maestà sua,  o  proporzione non serbi coll' umana bassezza, che non si
confidenza, ovvero che offenda la giustizia e la fede,  o  che supponga una credenza vana, e non degna di Dio, la
Paolo a' Romani quando scrivea (3): « « Io vi scongiuro,  o  fratelli, per la misericordia di Dio, che presentiate i
e 'l componimento del corpo; non la scelta del luogo,  o  l' esterno apparato: l' affetto dell' animo si richiede:
s' egli a quello si nutre, altro non brama. Perchè dunque  o  ricercare nuove pratiche divote, o anteporre le private
non brama. Perchè dunque o ricercare nuove pratiche divote,  o  anteporre le private alle pubbliche, se in quelle della
sempre false, ove verranno anteposte alle pubbliche,  o  per quelle queste posposte; essendo sconvolto l' ordine che
di certe pratiche religiose porse occasione alla malizia  o  alla grossezza degli eretici di enfiare le gote sclamando,
s' inferisca, che meriti alcuna disapprovazione la Chiesa  o  il Sommo Pontefice, il quale, secondo il precetto dell'
de' trovati dello spirito particolare, e che la Chiesa  o  tollera se li conosce, o ancora li condannerebbe se li
particolare, e che la Chiesa o tollera se li conosce,  o  ancora li condannerebbe se li conoscesse; ma veruna
e commovente? che cosa fuori di questo si può cercare  o  trovare di religioso, di pio, ed utile, e buono, e bello, e
ed eglino non trovano in esse, come dice il Gersen,  o  da appagare la curiosità, o da pascere la leggerezza, o da
in esse, come dice il Gersen, o da appagare la curiosità,  o  da pascere la leggerezza, o da satollare i sensi crassi ed
o da appagare la curiosità, o da pascere la leggerezza,  o  da satollare i sensi crassi ed oscuri, che solo cose
niente veggono. Per sì grande infermità, postergate  o  poco curate o non istimate almeno a giustizia le sante
veggono. Per sì grande infermità, postergate o poco curate  o  non istimate almeno a giustizia le sante istituzioni di
più materiali invenzioni, in cui essendo alcuna cosa  o  un nome di santità, credesi d' esercitare il culto divino,
spiritual divozione: tuttavia e ripruova le divozioni false  o  indegne della divina Maestà; e regola quelle, le quali, non
imagini venera il santo oggetto, che per esse è figurato  o  dipinto; e nelle reliquie onora quella spoglia, che, sebben
che la divozion grata a Dio non è posta in moltitudine  o  varietà di pratiche, ma nella VERITA` e nello SPIRITO . Nè
e poi per quelli del popolo (1). Queste parole perciò,  o  questo sentimento almeno, dovrebbe essere proferito ed
ispirito d' umiltà ed animo contrito veniamo da te accolti,  o  Signore, e il Sacrifizio oggi si faccia al cospetto tuo per
di nostra servitù, segue così: « La quale obblazione,  o  Dio, ti preghiamo, che tu ti degni di farla benedetta »
cioè consacrare, ma può offerire Gesù Cristo, e immolare  o  sacrificare sè medesimo, struggendo in sè quanto non sia
formava nè un desiderio, nè una speranza; ma un precetto,  o  per lo meno un universale costume. Essendo adunque « le
e ad un convito nuziale (2). Nè il regno di Dio è egli cibo  o  bevanda corporea, ma spirituale, cioè giustizia e pace e
che l' angelico pane non si debba ricevere da quelli, che  o  conservata non hanno la innocenza del battesimo, o avendola
che o conservata non hanno la innocenza del battesimo,  o  avendola con mortale peccato perduta, non l' abbiano con
e di tribolazione ai Santi. Ma non furono dimenticati  o  dismessi i Canoni penitenziali senza che il Signore
spirito; ma per li cattivi oggidì è rimosso uno scandalo,  o  pietra d' inciampo, perchè verrebbero da loro trasandate
unione di molti, e con vicenda di cori; celebrare con più  o  meno solennità, ed ancora con musiche, ornamenti, cerimonie
inni e salmi, dice Agostino (1), abbiamo del Signore stesso  o  degli Apostoli i documenti, gli esempŒ, i precetti.
popolo fedele che prega ivi raccolta. E` dunque necessario  o  conveniente, che tal Cristiano sappia che cosa e' preghi
e danno a divedere di che qualità donna ella sia  o  che risguardiamo il contegno suo in trattando con Dio, o in
o che risguardiamo il contegno suo in trattando con Dio,  o  in trattando con noi. Ignominioso è dunque al Cristiano non
I luoghi però usati da que' Cristiani per le sacre unioni,  o  fossero nelle case private, o ne' sotterranei e nelle
per le sacre unioni, o fossero nelle case private,  o  ne' sotterranei e nelle catacombe, o talora in luoghi
nelle case private, o ne' sotterranei e nelle catacombe,  o  talora in luoghi spartati ed eretti appositamente; essi
appositamente; essi veniano disposti in forma di cappelle,  o  chiesuole semplicissime, di solito rozze, ma piene di
uomini tenute in pregio, che prima s' usurpavano a fomentar  o  la umana superbia, o la diabolica superstizione. Di questo
che prima s' usurpavano a fomentar o la umana superbia,  o  la diabolica superstizione. Di questo tempo per la Chiesa
ad osservare, che l' ornamento della chiesa si considera,  o  rispetto a Dio, o rispetto all' uomo. Rispetto alla maestà
l' ornamento della chiesa si considera, o rispetto a Dio,  o  rispetto all' uomo. Rispetto alla maestà divina nessuno
godete in esse il vostro Dio immediatamente senza ingombro  o  senso di cosa mondana; e tenete egualmente venerabile e
principali, notandovi di che cosa possano essere figure  o  segni. L' altare è la mensa su cui si fa il Sacrifizio.
che guarda il capo dall' avversario, e protegge il collo  o  sia gli organi della voce, onde facile è il peccare. Il
dal collo s' incrocicchia in sul petto, segna la fortezza,  o  la veste d' immortalità acquistata per la croce di Cristo,
il corpo, dimostrando di confessare la caduta dell' anima,  o  l' umana abbiezione dinanzi alla Divinità: piegare il capo
intendere od a' ministri soltanto, od a tutto il popolo,  o  vero dall' unico Sacerdote si trattano con Dio in alto
confuso agitamento delle mondane feste, le quali mescolano  o  sconvolgono tutto l' esteriore e l' interiore dell' uomo! E
ed il cuore a quelle grandi cose, nè reputarle perciò belle  o  dilettevoli; ma sì tenerle, come le altre cose di Dio,
preti stessi si stanno in coro regolati secondo la dignità  o  l' età. Ma se il Cristiano venera nel maggiore l' autorità
contandosi dallo spuntare del sole, Sesta, Nona, e Vespro  o  duodecima. Introdotto poi il costume di orare anche al
dirò in poco che argomento tolga la santa Chiesa a meditare  o  celebrare ne' varŒ tempi dell' anno. Apre l' anno Chiesa
torre il morbo, e la seconda a torre le reliquie del morbo,  o  la debilezza della convalescenza. E avendo l' uomo nella
tal fine mi basterà di porgervi quasi un indice di materie,  o  poco più, per non ingrossare maggiormente il volume senza
i fatti illustri della bontà divina, che a lei diedero  o  fondamento o splendore, stabilisce pubbliche feste. Ogni
illustri della bontà divina, che a lei diedero o fondamento  o  splendore, stabilisce pubbliche feste. Ogni Cristiano ha
bontà, i quali all' anima sua peculiarmente apportarono  o  salute o aumento di grazia. Imiterebbe adunque la Chiesa
i quali all' anima sua peculiarmente apportarono o salute  o  aumento di grazia. Imiterebbe adunque la Chiesa utilmente
e bello non sarebbe, come a me ne pare, se i genitori  o  gl' istruttori facessero celebrare a' loro giovinetti in
e ricevendo gloria noi stessi. Quella destinazione,  o  carattere, che al culto di Dio ci consacra, nol possiamo
le umane miserie, mentre nulla con ciò ci avrebbe aggiunto  o  di grandezza o di nobiltà. Considerati i riti sacri, de'
mentre nulla con ciò ci avrebbe aggiunto o di grandezza  o  di nobiltà. Considerati i riti sacri, de' quali la Chiesa
il Digiuno non gode di stare colla castità quasi padre  o  nutricatore! Quanto la Mortificazione non le sta
a modestia: non conosce amicizie esclusive, e non conosce  o  le dolci lettere, o i regaluzzi e le smorfie: da tutto
amicizie esclusive, e non conosce o le dolci lettere,  o  i regaluzzi e le smorfie: da tutto staccata, e in tutto
però e quasi sentinella di questo tesoro verginale, perchè  o  non si perda egli o non invanisca, si è Umiltà che suole
di questo tesoro verginale, perchè o non si perda egli  o  non invanisca, si è Umiltà che suole sempre essere a lato
tutti da sè imparino la Mansuetudine e l' Umiltà (3).  O  anima piamente pudica, non se' mandata ad imparare l'
buona quando comincia ad essere mortificata per la carità  o  per la fede: perchè allora luce in lei quella Fortezza, che
di questo amore a' prossimi, che si può dire l' arte stessa  o  la professione della Vergine di Cristo, qui alcun poco è a
della carità. Carità non è solo pascere gli affamati,  o  vestire i nudi: carità è ancora non dispiacere senza
ben presto si desta. Se poi la famiglia è un po' mondana,  o  anche libera, allora il riserbo è un dovere. Ma in ogni
però di stato migliore non può esser da Dio, se in quella  o  si preterisce qualche dovere della società, o altri debbe
se in quella o si preterisce qualche dovere della società,  o  altri debbe patirne. Non trattenga però la pia giovane un
da natura, possono avere due fonti, cioè il piacer proprio,  o  l' altrui. Piacevole in vero ci è naturalmente la
noi da che ci venga questo piacere; poichè egli può nascere  o  da certa sensibile amicizia che si eccita in mezzo a questi
amicizia che si eccita in mezzo a questi affabili modi,  o  da amore proprio lusingato dell' altrui compitezza e buon
proprio lusingato dell' altrui compitezza e buon garbo,  o  finalmente da quella ambizioncella, per cui si desidera
per cui si desidera altrui piacere con doti esteriori  o  di avvenenza di corpo, o di eleganza di vesti, o di
altrui piacere con doti esteriori o di avvenenza di corpo,  o  di eleganza di vesti, o di vivacità di parlare. Tutte
esteriori o di avvenenza di corpo, o di eleganza di vesti,  o  di vivacità di parlare. Tutte coteste fonti di diletto sono
di parlare. Tutte coteste fonti di diletto sono guaste,  o  poco nette, e per lo meno non eccedono le propensioni
sa rendere ragione di sè, che studia di non uscire in nulla  o  meno che può dall' umano vivere pel compatimento dei
dovere il Cristiano piacere altrui; non già cogli ornamenti  o  colle arti del mondo. Poichè allora veracemente giova
a' buoni, colle cose indifferenti poi alle persone naturali  o  spirituali mezzanamente. Co' peccati grave male è piacere,
che non rispondesse colle risa a chi mostrasse di negarla,  o  porla in dubbio. Quando il povero affamato va cercando la
alle procelle del mare; ma tranquillissimo nella sua casa  o  nel suo casolare, o anche a cielo sereno, si riputerebbe
mare; ma tranquillissimo nella sua casa o nel suo casolare,  o  anche a cielo sereno, si riputerebbe ricchissimo in poco d'
e non si può negare, che il seppe fare con eloquenza,  o  almeno con facondia. Molti ne rimasero incantati. Se il
la natura intima e darne una definizione. Il Filosofo,  o  per dir meglio, colui che si applica all' investigazione
alla scuola de' perfetti realisti ». Che ne dite,  o  signori, d' un così fatto ragionamento? Certo egli è
le cose arcane nella natura, nè per questo il Fisico nega  o  gli enti o i fenomeni, di cui non può discoprire le ragioni
nella natura, nè per questo il Fisico nega o gli enti  o  i fenomeni, di cui non può discoprire le ragioni e le
non può discoprire le ragioni e le leggi. E qui osservate,  o  signori, che l' escludere la distinzione del reale e dell'
a me di scoprire, forse lo discopriranno altri più acuti  o  più fortunati di me, che verranno dopo di me ». L'
Filosofi, ma degli artisti. Interroghiamoli: « come fai tu,  o  Raffaello, a produrre quei quadri divini; come ti
divini; come ti conducesti a darci la Trasfigurazione  o  lo stupendo quadro dello Spasimo? E tu, o Canòva, come
Trasfigurazione o lo stupendo quadro dello Spasimo? E tu,  o  Canòva, come potesti fare stupire tutto il mondo coi tuoi
tuoi lavori! Dove trovasti tu il monumento di Rezzonico,  o  quel di Cristina? »I due artisti ci dicono in pieno
più nobile nelle opere di Raffaello e di Canòva, l' ideale  o  il reale? Onde nasce più l' applauso dato alle loro opere?
nasce più l' applauso dato alle loro opere? Dalla materia  o  dalla forma? Sono i colori che Tiziano, come rispondeva a
arti non la materia, non i materiali colori prismatici,  o  le loro tinte, non il marmo nella sua lucidezza; ma cerca
corrispondente, dal quale sia venuta al reale, come da tipo  o  causa esemplare, la sua perfezione. E ciò non meno dell'
che vogliono distruggere l' ideale e dichiararlo un nulla,  o  una mera appartenenza dell' umano soggetto, facendo ogni
come più sapiente in proporzione che questo ideale ha più  o  men di bellezza. Di qui taluno dirà, che se questo
diversi; ma si può egli dare l' effetto senza la causa,  o  la causa senza l' effetto? La materia viva qual si trova
informa, ma si può egli dare la materia viva senza la vita,  o  la vita animale senza che avvivi alcuna parte di materia?
qualche nuova invenzione. Si sarebbero trovati i battelli  o  i vagoni a vapore, se non ci fosse stato prima qualche uomo
Così, a ragion d' esempio, quando io penso ad un bracco  o  ad un segugio idealmente considerato, e poi vo cangiando l'
considerato, e poi vo cangiando l' idea del bracco  o  del segugio nell' idea d' un cane mastino, che ho fatto io,
altra. Ho forse distrutto per questo l' idea del bracco,  o  l' idea del segugio? No certamente; elle restano quelle che
onde se a me garba, posso tornare da capo a rivederli,  o  tutti o quelli che più mi piacquero. Così appunto è delle
se a me garba, posso tornare da capo a rivederli, o tutti  o  quelli che più mi piacquero. Così appunto è delle idee: la
tanto avanti un secolo, quanto avanti una ventina  o  un centinajo di secoli. Dunque il tempo, relativamente all'
benissimo alla legge del tempo, alla qual soggiacciono più  o  meno tutti, per poco, gli esseri reali che compongono l'
di questo; di poi ch' egli tiene natura di causa esemplare  o  di tipo, laddove il reale ha natura solamente di effetto e
Filosofi, che non sapendo concepir l' ideale, lo negano  o  lo soggettivizzano dichiarandolo un' opera, o una
lo negano o lo soggettivizzano dichiarandolo un' opera,  o  una modificazione dello spirito umano? Non è egli anzi
di mantenerci tali nelle susseguenti. Noi abbiamo veduto,  o  signori, con che trista logica alcuni Filosofi vollero
l' ideale, perchè non se ne sapevano spiegar la natura,  o  perchè l' ammetterlo cozzava col loro sistema. Possiamo
contradice al loro sistema; dunque le idee non esistono,  o  sono anch' esse realità. Così si spoglia la Filosofia delle
pure a qualche risultamento riuscissero. Nè possiam dire,  o  signori, d' aver lavorato indarno: se la natura dell'
Allorquando noi concepiamo un reale, p. e. un corpo  o  un sentimento, lo produciamo noi forse? Niuno, io credo,
in modo alcuno. Dico che neppur lo altera: perocchè ditemi,  o  signori, le panche che sono in questa scuola mutano forse
le panche che sono in questa scuola mutano forse natura,  o  ricevono qualche modificazione quando da noi si conoscono,
ricevono qualche modificazione quando da noi si conoscono,  o  non si resterebbero qui le stesse affatto anche quando noi
« comporre un' idea coll' accozzare insieme altre idee,  o  parti d' idee ». Che cosa vuol dire comporre un' idea con
». Che cosa vuol dire comporre un' idea con altre idee,  o  parti d' idee? Vuol forse dire creare quell' idea che si
dolcissimamente incurvandosi. Avendo l' artista quest' idea  o  tipo in mente, egli quando vuol fare la statua sa come
dove mai la mente la intuisca. Se l' idea fosse nel reale,  o  se il reale ne fosse la causa efficiente, noi dovremmo
con ciò che non è lui. Voi vedete che siamo giunti,  o  signori, alla scoperta di un vero molto importante; siamo
Primieramente noi sentiamo in noi un principio unico,  o  piuttosto questo principio unico è lo stesso noi . Se il
il numero de' capelli, la loro lunghezza, il color biondo  o  bruno o bianco di essi come possibili; il che è quanto
de' capelli, la loro lunghezza, il color biondo o bruno  o  bianco di essi come possibili; il che è quanto dire, posso
trovasi nella mente dell' architetto che lo disegna  o  lo esprime in parole. Or bene il palazzo sia fabbricato,
è identico l' oggetto della cognizione, sia egli ideale  o  reale. Ma nella cognizione del reale non vi ha egli qualche
e separarla. Nè altra cognizione all' uomo abbisogna,  o  l' uom cerca e desidera, che quella che gli fa vedere il
un reale sensibile? P. e. l' idea di un albero, di un bruto  o  di altro corpo qualsiasi? Raccogliamo sul fatto la nostra
ogni sua operazione nel senso dell' albero, del bruto,  o  dell' uomo, nè mai salirebbe fino alle loro idee. Ma dato
poniamo, un albero piuttosto che una colonna, una statua  o  altro ente qualunque? Da che lo spirito è determinato ad
dico, dell' esistenza prende per subietto il sentimento  o  ciò che cade nel sentimento. Ora se in quest' atto ciò che
ciò che viene affermato, è il sentimento nè più nè meno  o  ciò che è nel sentimento; dunque l' esistenza affermata non
Ma se l' esistenza che lo spirito afferma del sentimento  o  di ciò che in lui cade, viene così limitata entro i confini
viene così limitata entro i confini del sentimento medesimo  o  di ciò che in lui cade, si dovrà egli dire, che quest'
che ci bisogna, la quale così diventa idea speciale  o  concetto; 3) quando questa idea già una volta si è formata,
ancora non ce le vede; esprime una relazione allo stato più  o  meno attivo, più o meno eccitato, della mente stessa. Onde
esprime una relazione allo stato più o meno attivo, più  o  meno eccitato, della mente stessa. Onde quando la mente in
applicare quando che sia e dove che sia a tutto ciò che ha  o  non ha tempo e spazio, senza che per questo sia trasportato
all' idea dell' essere universale; 2) il loro limite  o  determinazione, e in tanto non sono identiche all' essere
con molti enti limitati. Vi farà forse qualche maraviglia,  o  signori, che io abbia detto che ogni idea speciale, in
questo può essere ugualmente l' idea specifica del reale,  o  l' idea dell' essere universale. Dimanda un ideale, perchè
gode di trovarsi oltremodo imbarazzato nel risolverla. Sì,  o  signori, è meglio assai essere imbarazzato nelle
assai essere imbarazzato nelle difficoltà, che non vederle,  o  non sentirne la forza. Noi dunque non ricuseremo d' entrare
ne sono rimaste le idee? Ora per mezzo di queste reliquie  o  vestigj, e idee che sono rimaste nella vostra mente, e che
due cose; si parla d' idee, e di vestigj della percezione.  O  l' uno o l' altro; o si pensa al reale per le idee che ne
si parla d' idee, e di vestigj della percezione. O l' uno  o  l' altro; o si pensa al reale per le idee che ne sono
idee, e di vestigj della percezione. O l' uno o l' altro;  o  si pensa al reale per le idee che ne sono rimaste, o pei
altro; o si pensa al reale per le idee che ne sono rimaste,  o  pei vestigj che ne ha ritenuto il senso o la fantasia, o
ne sono rimaste, o pei vestigj che ne ha ritenuto il senso  o  la fantasia, o per gli uni e l' altre. In quanto alle idee,
o pei vestigj che ne ha ritenuto il senso o la fantasia,  o  per gli uni e l' altre. In quanto alle idee, sia pure che
mia volta: quando io penso e parlo della città di Firenze  o  di Roma da me veduta, il mio pensiero e il mio discorso ha
in queste città reali al presente da me distanti quattro  o  cinquecento miglia? - E che? vorreste voi avere nella
poichè ci dite, che non è vero che noi pensiamo  o  parliamo de' reali, ma che il nostro pensiero ed il nostro
oro, argento di cui pure la città di Firenze si compone?  O  che parlate dunque narrando le cose vedute della pietra,
del legno reale, di cui realmente Firenze si compone,  o  che voi parlate di una vostra fantasmagoria che tutta si
prima di tutto, che fosse deciso il fatto, se ci pensate  o  no: dopochè saremo d' accordo sul fatto vedremo se la
realtà, non nella mente nostra, ma in Val d' Arno, le 400  o  più miglia da qui distante. Qui non c' è una strada di
miglia da qui distante. Qui non c' è una strada di mezzo,  o  che il vostro pensiero e il vostro discorso si ferma alle
il vostro discorso si ferma alle sole immagini di Firenze,  o  che va a terminare alla vera e reale Firenze; scegliete
A ragion d' esempio: se noi vedessimo una pittura,  o  per meglio dire, vedessimo de' colori variamente
ed allora conchiuderemmo che quei colori sono il ritratto  o  l' immagine di quell' oggetto. Applichiamo dunque lo stesso
e informa le immagini vive, che ci fa prendere per immagini  o  rappresentazioni di Firenze quelle che altramente sarebbero
e davvero che allora la spiegazione non è più difficile,  o  piuttosto cessa di essere spiegazione; è il sofisma della
Come dunque ci trarremo noi dall' imbarazzo? V' ho da dire,  o  signori, che l' imbarazzo non è ancora compiuto? Abbiate
i reali presenti? Che altro mai abbiamo noi ricevuto,  o  riceviamo in noi dalla realità di Firenze, se non
la percezione sensitiva , questa m' è d' uopo supporla  o  riservarla ad argomento d' un' altra lezione. Ma m' è
colla sola idea, se questa essenza che si conosce sussista  o  no. Quando noi la sentiamo, allora è il momento che cessa
La difficoltà può stare in uno di questi due punti:  o  nello spiegare come nell' idea stia la realità possibile, o
o nello spiegare come nell' idea stia la realità possibile,  o  nello spiegare come l' animo dica sì, cioè si persuada che
che l' animo nostro non sa ancora se quella realità sia  o  non sia, cioè sussista o possa solamente sussistere. Dunque
sa ancora se quella realità sia o non sia, cioè sussista  o  possa solamente sussistere. Dunque rimane a spiegarsi, onde
in questo trova la mente ciò che prima vedeva in quella  o  esplicitamente o implicitamente. Ed è qui che comincia,
la mente ciò che prima vedeva in quella o esplicitamente  o  implicitamente. Ed è qui che comincia, miei signori, a
quel sì, che pronuncia al dubbio che si propone se esista  o  no. Poichè la possibilità del reale presentata dall' idea
leggi universali, secondo le quali l' anima conserva più  o  meno i suoi stati. Egli è chiaro, che l' anima stessa
che acquista l' anima, mediante i quali ella può ripetere  o  ripristinare gli atti fatti altra volta. Ma tutto ciò non
determinare per via d' immagini, ma per semplice idea,  o  anche pel nome che porta, che è un puro segno arbitrario e
è persuaso che l' ente sussista, ne abbia io l' immagine  o  no. Ma qual' è dunque l' ufficio delle immagini? Quello de'
mio sentimento appartiene ella alla cognizione dell' ideale  o  del reale propriamente? Badate bene: per rispondere
maniera che dicevo, nel nostro sentimento. - Avete ragione,  o  signori, e però io mi propongo d' entrare in questo
grande di quello del sentimento? Chi l' ha mai definito?  O  chi il può definire? Chi può conoscerne le leggi e trovare
guari difficile sciorinare speciose ragioni di eloquenti  o  piuttosto loquaci periodi vestite, a sostenere l' una e l'
periodi vestite, a sostenere l' una e l' altra tesi pro  o  contra al nostro assunto, dimostrando prima che è un
è un allargarla soverchio. Ma noi non vogliamo nè dobbiamo,  o  signori, perdere il nostro tempo a sfoggiare ingegno
positivo, si volesse adoperare qualunque altro vocabolo  o  frase, noi non faremmo alcun contrasto, purchè si ritenga
che la cosa è appunto così. Può dunque entrare e per molto  o  per poco tempo inesistere un principio agente in un altro
il carattere dell' essere percepito, sia soggetto  o  estrasoggetto, è la piena determinazione. A queste
e lo scibile umano non trova più confini. Ma fissiamo bene,  o  signori, qual sia la materia della riflessione madre di
veduto, l' oggetto di esse non è che il nostro sentimento,  o  ciò che cade nel sentimento. Dunque tutto ciò che noi
ella si riduce come al primo suo fonte all' essere intuito,  o  al sentimento percepito, o all' unione dell' uno e dell'
suo fonte all' essere intuito, o al sentimento percepito,  o  all' unione dell' uno e dell' altro. E qui apparisce quale
uomo viene in possesso con le sue facoltà sieno imperfette,  o  no; quanta sia la loro imperfezione, qual grado d' oscurità
umana, e non la semplice esistenza di essa. Or bene,  o  conviene che si nieghi all' uomo ogni cognizione, o
bene, o conviene che si nieghi all' uomo ogni cognizione,  o  conviene ammettere quelle diverse specie di cognizioni, che
ben li conosce e assai ben crede di sapere che sia bianco,  o  rosso, o giallo, o un altro colore qualsiasi. Quelli dunque
e assai ben crede di sapere che sia bianco, o rosso,  o  giallo, o un altro colore qualsiasi. Quelli dunque che ci
ben crede di sapere che sia bianco, o rosso, o giallo,  o  un altro colore qualsiasi. Quelli dunque che ci dicono, che
che la cosa sia quello che è, sia poi la cosa un accidente  o  una sostanza. Ma oltracciò l' essere della cosa significato
dico uomo non intendessi nominare l' essenza dell' uomo;  o  quando dico animale non intendessi dire l' essenza dell'
delle essenze è lo stesso che negare il linguaggio,  o  anzi renderlo impossibile. Sia pur vero dunque, sia pur da
ed anche insolubili. Ma riman sempre una grande distanza,  o  signori, tra queste due cose, che un ente si riveli a noi
qualche loro essenza; essendo questa tutto quel molto  o  quel poco che si pensa nell' idea dell' ente come abbiam
delle essenze appartiene ella alla cognizione positiva,  o  all' ideale, o alla negativa? La risposta è facile dopo le
appartiene ella alla cognizione positiva, o all' ideale,  o  alla negativa? La risposta è facile dopo le cose dette. L'
altri esseri mentali, cioè formati dalla mente, hanno più  o  meno del negativo: tutti gli astratti hanno parte di
hanno parte di negativo, perchè nell' astratto è tolto via  o  parte o tutto ciò, che ci dà il sentimento. Quegli astratti
di negativo, perchè nell' astratto è tolto via o parte  o  tutto ciò, che ci dà il sentimento. Quegli astratti che
che non sieno gli astratti che sono generi di sostanza  o  di qualità o di quantità; e gli astratti che sono generi,
sieno gli astratti che sono generi di sostanza o di qualità  o  di quantità; e gli astratti che sono generi, presentano più
nulla di più; io ignorerei a dir vero s' egli è uomo bianco  o  di colore, e tutte l' altre particolarità; ma pure saprei
troviamo un gran numero d' Ideologi che riconoscono bene  o  male il sentimento; ma poi vi negano l' idea, ve la negano
invenzioni non ha ella prodotte? Quante arti ed industrie,  o  inservienti agli agi o alle necessità della vita, non
prodotte? Quante arti ed industrie, o inservienti agli agi  o  alle necessità della vita, non abbiamo noi ricevute in
può metter un confine all' umano progresso? Chi può essere  o  sì audace o sì stolto da proibire ai presenti od ai posteri
un confine all' umano progresso? Chi può essere o sì audace  o  sì stolto da proibire ai presenti od ai posteri d'
altre ed altre invenzioni al patrimonio degli avi,  o  così temerario da predire che a tal tempo, a tal secolo, l'
non sia infinitamente maggiore delle cose che egli sa,  o  anche che saprà? In qual pelago d' errori non ha navigato e
è giunto a dubitare qualche volta della propria esistenza  o  a capire almeno come se ne possa dubitare? Quale spettacolo
non è che la nostra propria realità e le sue modificazioni  o  ciò che si commisura col nostro sentimento; e noi come
un uomo del volgo, s' egli conosce che cosa sia una pianta  o  un animale: egli sorriderà di voi, e non crederà neppure
domandate all' incontro la stessa cosa ad un naturalista  o  ad un filosofo, facil cosa sarà ch' egli vi dica d'
la natura, e di conoscerne solo alcuni esteriori fatti,  o  alcune apparenze. E perchè questa differenza di
del volgo, troppo bene intende, che l' idea dell' albero  o  dell' animale formatasi da lui mediante le percezioni gli
che egli confonde la cognizione acquistatasi dell' albero  o  dell' animale colla cognizione dell' essere in universale
più fatti che può intorno alla natura della pianta  o  dell' animale, e classifica quei fatti, li riduce a classi
continuamente in qual modo si avverino nella pianta  o  nell' animale le condizioni dell' essere da lui conosciuto
propria animalità; ma questo istromento è così imperfetto,  o  direm meglio, limitato, che non si stende se non alle cose
limitato, che non si stende se non alle cose corporee  o  animali, e queste stesse non ce le comunica già quali sono
l' essere. Quindi noi già lo denominammo, se vi rammentate,  o  signori, « l' oggetto per essenza ». Or bene che cosa è mai
se non cognizione delle cose che appartengono al soggetto?  O  finalmente cognizione di quelle cose nelle quali ha qualche
ha qualche parte il soggetto? Siete voi dunque d' avviso,  o  sapienti oppositori, che intorno al soggetto e alle cose
che intorno al soggetto e alle cose che gli appartengono,  o  nelle quali egli ha qualche parte, non si possa aver
relativa al soggetto, per questo essa non sia cognizione,  o  sia falsa, ma ella è nondimeno vera nel suo genere; e la
delle cose sensibili, tosto che venne loro dimostrato,  o  da se stessi trovarono, che tutta la cognizione che noi
qualche cosa intorno ai sensibili, (sieno questi l' anima,  o  sieno i corpi) come se egli li conoscesse di cognizione
soggettiva che abbiamo di noi stessi e de' corpi è nulla,  o  è cognizione fallace ed apparente, erra appunto in questo
l' errore, affermando di conoscere ciò che ignoriamo,  o  d' ignorare ciò che conosciamo, o di conoscere in diverso
ciò che ignoriamo, o d' ignorare ciò che conosciamo,  o  di conoscere in diverso modo da quello che conosciamo. E
Ma questo oggetto, noi soggiungemmo, può essere un soggetto  o  cosa che ad un soggetto si riferisce, ed allora la
è l' intelligibile stesso, la luce stessa della mente,  o  come si suol dire volgarmente il lume della ragione. Il
soggetto adunque, e le cose che al soggetto si riferiscono  o  cadono nel soggetto, non sono conoscibili per sè; esse
l' abbiamo veduto, tutte quelle che cadono nel sentimento  o  che modificano il sentimento, le cose sensibili in una
lezioni. Noi abbiamo fatto fin qui non piccolo viaggio,  o  signori: abbiamo difesa la distinzione fra l' ideale e il
l' analisi non fece mai progresso alcuno, nè mai nacque  o  crebbe a buon punto la dialettica. Spiega ancora come in
errore della confusione, l' errore eminentemente sintetico,  o  piuttosto la sintesi di tutti gli errori; già si vede pur
tra loro distinte. Ebbene, con questo già voi vedete,  o  signori, che il panteismo è impossibile. Intanto il reale a
dunque in confronto i due sistemi, e vediamo se l' uno  o  l' altro di essi sia per avventura affine all' empietà
dalla realità della cosa, e noi la teniamo così separata,  o  se meglio vi piace, distinta, che noi la diciamo anzi
quanto sono cose contingenti e create, son elle possibili  o  sussistenti? Sussistenti, miei signori; poichè il possibile
ogni scienziato insomma, sia cristiano, sia gentile, turco  o  ebreo, il quale investighi qualche parte della natura
il quale investighi qualche parte della natura fisica  o  spirituale, non è niente affatto inferiore al Teologo e
signori miei? calunniamo noi forse il signor Gioberti?  o  piuttosto non sono le sue stesse parole stampate alla
e quanti empj fur celebrati in mezzo al paganesimo  o  tra i Musulmani per uomini dotti, investigatori della
che annunzia e predica questo non so se filosofo,  o  pur profeta! Ed io ben credo che se potessero rinascere,
perocchè questi sono gli oggetti immediati di tali scienze,  o  son tutti Dio, perchè l' oggetto e il termine immediato
facciamo ogni nostra possa per liberarlo da tanta vergogna,  o  almeno da tanto abbaglio, se mai ci riesce possibile; se
veste magnifica si possono certamente coprire anche cenci  o  piaghe profonde. Onde non ci vorremo noi lasciare illudere
il signor Gioberti; e però egli ci dà un giusto sospetto,  o  per dir meglio, ci spiega per qual via egli pervenne al suo
se ne va a precipitarvi è appunto quella che egli ignora,  o  dichiara ignorare che meni a tal termine. Ma d' altra parte
servirà di tema al nostro ragionamento. Avete veduto,  o  signori, in qual maniera il signor Gioberti pensi di
nel modo più proprio tutta la sua dottrina. Udite,  o  signori, la sua confessione nell' Avvertenza premessa all'
che i panteisti [...OMISSIS...] . Io non mi fermerò,  o  signori, ad osservare la poca proprietà filosofica di que'
del sapere possa essere la sola forma senza la materia,  o  la materia senza la forma. P. e. il fisico che parla delle
ad oggetto della sua dottrina i corpi spogliati di materia?  o  volendo esporre la scienza dell' uomo potrà l'
ossia di realità? Poichè non si parla già qui di materia  o  di realità individuata, ma della materia de' dati
sotto il nome d' oggetto del sapere intendano la forma  o  idea dei dati scientifici, e la loro materia egualmente,
del sapere, se non la realtà delle cose che si conoscono,  o  al più la cognizione di questa realtà? Onde se il signor
indarno una cosa simile: egli è uopo conchiudere,  o  che il signor Gioberti abbia traveduto, ovvero che il suo
che il reale oggetto dell' intuito sia composto,  o  si possa dividere realmente, e sola la riflessione lo
dell' intuito contiene per conseguente non solo la forma  o  idea, ma anche la materia del conoscere, sicchè la
ma solo analizzarlo mentalmente, su di che mi riserbo,  o  signori, a farvi in altro luogo delle speciali
che essi « « intendono sotto il nome d' oggetto la forma  o  idea dei dati scientifici, e la loro materia egualmente » »
del sapere, intendono sotto il nome di oggetto la forma  o  idea dei dati scientifici e la loro materia egualmente » »,
dividere il conoscimento delle cose contingenti in IDEA  o  forma, e in MATERIA. Ora voi ben sapete che questo è
si comprenda tanto l' idea quanto la materia? che cosa è,  o  può essere la materia del sapere, se non la realità? E se
una materia del sapere, distinta dall' idea stessa?  O  si dee dunque distinguere l' idea che contiene la
sapere è egualmente necessaria a costituirne l' oggetto,  o  per dir meglio, certi oggetti, e non si può dividere
sono separatissime: la prima « se l' essere ideale sia Dio  o  no »: la seconda « se noi conosciamo i reali contingenti
in due parti l' oggetto del conoscere, cioè nella forma  o  idea e nella materia, e dice che l' errore del panteismo
sta nel non fare questa divisione: nè si ricorda più,  o  mostra almeno di non ricordarsi che prima, nell' «
solo, nel quale distingue la materia dalla forma. Ma  o  convien dire, che il corpo non sia mai oggetto del
uomo crede conoscere un corpo, il che è marcio panteismo;  o  convien dire, che chi conosce un corpo, conosce solamente
e non più, il che si oppone a quanto insegna il Gioberti;  o  finalmente convien dire, che conosce bensì Iddio e il
il corpo, ossia la materia delle forze finite si conosca sì  o  no; e se si conosce sola, o con Dio, in modo che Dio sia l'
forze finite si conosca sì o no; e se si conosce sola,  o  con Dio, in modo che Dio sia l' oggetto del conoscere; e
conoscere; e conoscendosi insieme con Dio, se si distingua  o  si confonda con esso Dio. Osservate ancora che il Gioberti
e assegnate le lor proprie leggi a ciascuno. E qui notate,  o  cari signori, che questo principio che l' ordine delle cose
sue fatture, ma come causa creante e immanente di esse »? »  O  non converrà piuttosto conciliare questa dichiarazione con
sapere solamente in quanto alla sola forma. Che ne avremo,  o  signori? avremo evitato con ciò il panteismo, o supponendo
ne avremo, o signori? avremo evitato con ciò il panteismo,  o  supponendo che sì, avremo evitato ogni altro errore, avremo
la stessa realità è in esse e propria di esse, ditemi,  o  signori, parrebbe egli a voi che si potesse riputare una
del sapere, intendono sotto il nome d' oggetto la forma  o  idea dei dati scientifici, e la loro materia egualmente ».
nostra discussione. Imperocchè egli è troppo importante,  o  signori, di ben guardare e premunire questa nostra terra
modo un manifesto assurdo, sia poi un assurdo panteistico,  o  d' altro genere. E pure non ci dee fare meraviglia, o
o d' altro genere. E pure non ci dee fare meraviglia,  o  signori, se il Gioberti ponga nell' ordine delle cose
contradizione? Ora qual è mai questo sistema? Il panteismo,  o  signori; non altro che il panteismo. Poichè solo in questo
umano, e s' immedesima col soggetto umano, e però è l' uomo  o  parte dell' uomo, e tuttavia questo possibile subbiettivo,
contingente » », come si conosce quest' ordine contingente?  O  si conosce coll' idea, o senza di essa: se coll' idea, in
conosce quest' ordine contingente? O si conosce coll' idea,  o  senza di essa: se coll' idea, in tal caso, posciachè quest'
delle cose » »: ma e che per questo? Noi gli rispondiamo,  o  la causa si identifica coll' effetto, ed allora accordiamo,
si percepisce necessariamente la causa, e viceversa;  o  la causa non s' identifica coll' effetto, come il Gioberti
veda l' atto creatore in questa vita sia piuttosto un sogno  o  un delirio, che una sentenza filosofica o teologica,
un sogno o un delirio, che una sentenza filosofica  o  teologica, tuttavia giacchè abbiamo detto di non volere
quanto alla forma, ma ben anco quanto alla materia creata?  O  bisogna abbandonare questo sistema, o non disdire e negare
alla materia creata? O bisogna abbandonare questo sistema,  o  non disdire e negare il panteismo, ma anzi ammetterlo:
con sì poco senno teologico; ma mi permetto di farlo,  o  signori, a suo vantaggio; cercando cioè di non trapassare
corpo con tutte l' altre idee contenute in una idea sola,  o  per dir meglio nel Verbo, come le vedono i comprensori
noi forse di spiegare come conosciamo la causa del corpo,  o  il corpo in quanto è nella sua causa, cioè in Dio? Neppur
che noi dobbiamo e vogliamo spiegare in Filosofia. Onde  o  convien dire che noi non percepiamo la sostanza materiale
è in Dio è Dio; forz' è che concludiamo che Dio è corpo,  o  che il corpo è Dio; ciò che viene al medesimo. Riassumiamo,
che il corpo è Dio; ciò che viene al medesimo. Riassumiamo,  o  signori, quest' argomento evidentissimo. Noi non possiamo
argomento evidentissimo. Noi non possiamo percepire in Dio,  o  nell' atto creatore, che è pur Dio, ciò che non vi è. Ma il
a spiegare l' origine di questi concetti così distinti,  o  si ricorra ai sentimenti e alle loro vestigia, come
ai sentimenti e alle loro vestigia, come facciamo noi,  o  si abbracci un altro sistema; non sarà mai vero che i detti
prova in questo modo. Ciò che si conosce per via di causa,  o  è nella causa o fuori di essa. Se è nella causa, si può
modo. Ciò che si conosce per via di causa, o è nella causa  o  fuori di essa. Se è nella causa, si può percepire insieme
dall' esistenza eminente all' esistenza propria e reale,  o  per ispeciale interna e positiva rivelazione. Solo se noi
dal panteismo corroso a morte; nè le proteste in contrario,  o  le belle frasi nel possono guarire. Non mi fermo, o
o le belle frasi nel possono guarire. Non mi fermo,  o  signori, a notare cent' altre inesattezze e ripugnanze nei
Creatore, che è il viaggio contrario a quel del Gioberti;  o  come l' ostinarsi a chiamare Iddio Idea , ed alla frase
riserbo ad esporvi in un' altra lezione. Noi raccogliemmo,  o  signori, nelle lezioni precedenti tutte le giustificazioni,
e a quel filosofo, che non ebbe mai alcuna simile taccia?  O  vi credete voi che questo suo zelo possa parere al pubblico
propria. Al che dimostrare maggiormente non ci vien meno,  o  signori, sempre nuova messe ogni qual volta apriamo i suoi
così: [...OMISSIS...] . Meritano bene la nostra attenzione,  o  signori, queste parole, poichè, anche prescindendo dalla
è il domandare se noi vediamo l' essere ideale per natura,  o  lo caviamo per astrazione; altro il cercare se, qualunque
ad una mente da lui creata una cognizione generica  o  speciale senza bisogno d' infondergli insieme quella dei
senza più? Ma quello che maggiormente dovete notare,  o  signori, si è, che fu già a pieno dimostrato dal Rosmini,
in uno de' due infamissimi scogli del soggettivismo  o  del panteismo? A vederlo conviene che noi attendiamo al
.5 della citata lettera. Io non voglio già qui fermarmi,  o  signori, ad osservare quante cose inesatte o false si
qui fermarmi, o signori, ad osservare quante cose inesatte  o  false si contengano in queste parole; non voglio già farvi
ed esamino tosto se questa cade giustamente sul Rosmini,  o  ricade piuttosto in capo allo stesso Gioberti. In quanto al
Or questo che cosa è mai, miei signori? E` panteismo  o  no? Leggete che cosa egli scrive alla faccia 67 della
l' intendono i cattolici e non come l' intendeva lo Spinosa  o  l' Hegel: questo dogma può essere una tessera acconcissima
siamo presti ad assolverlo da un tanto errore: noi diremo  o  che non l' abbiamo inteso, ovvero che egli non è troppo
egli non è troppo felice nello spiegare i suoi concetti,  o  finalmente che egli si contraddice inavvedutamente. Ma
che [...OMISSIS...] . Ora voi vi risovverrete pur anco,  o  signori, che il Gioberti, stretto allora dal bisogno di
l' interpretazione del Rosmini non è tratta già dall' una  o  l' altra frase sfuggevole, ma dallo spirito e dal fondo di
Gioberti, ch' egli si vanti di seguire dei panteisti;  o  se rinunzia a coprire il suo sistema con sì rispettabili
dogma della creazione non è solamente un articolo di fede,  o  un teorema filosofico, ma di più è anche un assioma . E
forza con cui conchiude il sillogismo, ancor più necessario  o  almeno ancor prima dee esser necessario il principio o l'
o almeno ancor prima dee esser necessario il principio  o  l' assioma di creazione. Abbiamo dunque una creazione
ragione, e d' una necessità anteriore; ma non è questa,  o  signori, come ben sapete la creazione cattolica, la quale
ed ottimo volere di Dio. Di poi che cosa sono le esistenze  o  sieno le creature pel signor Gioberti? Non altro che
si devono separare. Le creature dunque sono nozioni  o  idee che sono in Dio, ma che si devono separare dalle sue
che può purgare un filosofo dalla taccia di panteismo?  O  piuttosto non vediamo noi che un panteista dee per
nascono le creature. Ma la sostanza è ella unica,  o  sono più sostanze? Questo è quello che noi dobbiamo sapere.
La cosa infatti non mi pare che possa essere più chiara,  o  signori: l' ordine delle cose contingenti non differisce,
da aggiungersi, che [...OMISSIS...] . Voi giudicate dunque,  o  signori; voi paragonate questo sistema a quello dell' unica
notizia di ciò che costituisca un' idea. Dove mi piace,  o  signori, farvi osservare quanto agevolmente il Gioberti
nega che sia subbiettivo l' Ente ideale? Voi lo sapete,  o  signori: è perchè immedesimare l' obbiettivo col
che l' idea, che è cosa divina, sia modificazione  o  impressione dello spirito umano, come non si può insegnare
di raccoglierne cosa alcuna, se quella frase sia veritiera,  o  per avventura ci mentisca come tutte le altre. Per venirne
sia anche il pensar comune degli uomini, la quale credenza,  o  signori miei, vi parrà forse un po' strana, come pare a me;
nell' infinita »? Qual sarà il valore da attribuirsi,  o  signori, a quella parola idealmente? La differenza che si
velo di una frase così bugiarda. La messe è tanto ricca,  o  signori, che io vi tratterrei di soverchio, se ne volessi
reali ad un tempo ed intelligibili nella loro concretezza,  o  anche intelligenti; intenderete a meraviglia, miei cari
dell' anima umana, a chi appartiene, all' anima umana  o  a Dio? Il signor Gioberti vi dice conseguentemente alla sua
un solo oggetto, come il signor Gioberti sostiene;  o  se ella consista nel trapassare che fa l' Intelligibile,
abbiamo citato (benchè altrove si contradica negandolo);  o  finalmente se l' atto creativo è così inseparabile dall'
com' è l' atto creativo! Ancora un' ultima osservazione,  o  signori, e poi finisco, che è ben tempo. Il signor Gioberti
nel genere del panteismo s' abbia il primato. Ripetiamo,  o  signori, quello che abbiamo detto al cominciamento della
nella sua concretezza senza bisogno d' altra idea  o  mezzo di conoscere. Ogni cosa dunque è l' idea, più l' atto
[...OMISSIS...] . Ora che cosa è il reale increato  o  creante? Egli è certamente Iddio. Ma che cosa è il reale
dicevano che egli cava dal nulla la cosa stessa, la materia  o  sostanza e la forma, come insegna la Chiesa cristiana
pel sapere umano. Laonde quando il Gioberti vi dice,  o  signori, che lo speculare degli scolastici non potè
con cui toglie a distruggere il panteismo, noi intendiamo,  o  signori, più altre cose, che senza ciò ne riuscirebbero per
è detto), se il sistema che esaminiamo sia panteistico  o  no. Giacchè essendo in fine quest' unica radice della
sostanza di Dio e quella delle creature è una e la stessa,  o  diversa e infinitamente diversa. Se la radice del Gioberti
in senso contrario, cioè trasformate nella composizione  o  sintesi; non fa meraviglia che l' idea, cioè Iddio, sia un'
espressamente il Gioberti. [...OMISSIS...] . Ritenete,  o  signori, che individuare è creare, e che individuo è
nell' Ente, cioè in Dio, di cui il corpo è un' attuazione,  o  assai meglio Iddio è un' attuazione del corpo, e però ci
colla qual parola a lui piace d' esprimere la cosa creata  o  contingente? Consiste nella [...OMISSIS...] . Il corpo
non è questo il più materiale panteismo? (2). Ora imparate,  o  signori (perdonatemi se così parlo), imparate a conoscer l'
avete costantemente prestata riesce a me di caro conforto,  o  signori, a dover credere, che voi avete giudicato
preso a professare il suo panteismo: l' Italia dunque,  o  signori, diciamolo pure, lo conosce e lo rigetta. Ho letto
egli neppure può conoscere nella presente sua condizione,  o  certo ch' egli non può comprendere, benchè non di meno
le moderne scritture, eziandio che trattino di Filosofia  o  di Religione, come egli stesso giustamente osserva),
i teologi, si richiede l' infusione del lume di grazia  o  di gloria. Sarebbe dunque cosa assurdissima il collocare
soprannaturali, quando volli indicare quelle facoltà  o  virtù infuse, colle quali si percepiscono realmente le cose
un sentimento. Come, di nuovo si possono dare tali notizie  o  percezioni, delle quali noi siamo ben certi, quando elle
fuori del dominio dell' intelligenza. Convien dire adunque  o  che la facoltà del soprannaturale sia cieca, e in tal caso
che ci vivono. Sappiam tutti che bella cosa sarebbe,  o  parer potrebbe, se le proprietà fossero de' soli buoni, i
i quali non ne userebber che bene; ma per quantunque sia,  o  paja bellissima questa cosa, ne vien egli di conseguenza
questi nelle mani de' migliori? E pure così si ragiona,  o  anzi si sragiona dai pretesi riformatori delle politiche
si comincia in suo nome a rapire l' altrui, e a permutare  o  le proprietà o i dominj. I quali concetti falsi e dannosi
suo nome a rapire l' altrui, e a permutare o le proprietà  o  i dominj. I quali concetti falsi e dannosi tanto più
ancora così - Se da Dio si divide qualche suo attributo,  o  qualche cosa che la mente umana concepisca in lui, per modo
preciso da Dio, il che non si può fare, nego. Ogni cosa  o  è Dio, o una creatura - Ma l' Ente ideale non è una
da Dio, il che non si può fare, nego. Ogni cosa o è Dio,  o  una creatura - Ma l' Ente ideale non è una creatura, perchè
la maggiore così - Ogni cosa che realmente sussiste è  o  Dio, o una creatura, lo concedo, (benchè s. Tommaso osservi
maggiore così - Ogni cosa che realmente sussiste è o Dio,  o  una creatura, lo concedo, (benchè s. Tommaso osservi che le
da Dio, e quindi la mente lo considera sotto due relazioni,  o  in quanto ritiene dell' essere divino da cui fu preciso, e
cioè l' essere completo e d' ogni parte infinito:  o  in quanto è preciso, e intanto si può chiamare creatura a
tal denominazione conviene a tutto ciò che ebbe principio  o  per la creazione, o in conseguenza della creazione; come s.
conviene a tutto ciò che ebbe principio o per la creazione,  o  in conseguenza della creazione; come s. Tommaso chiama la
reale; giacchè in tal caso un' idea sarebbe un albero,  o  un albero sarebbe un' idea, il che è assurdo.
loro intimamente connesse per mezzo d'un'idea principale  o  principio, cosicché la mente, partendo da questa, perviene
ciò che non è cibo e bevanda, tutto ciò che non è caccia  o  battaglia, tutto ciò che non può nuocere al suo nemico, né
l'occasione che può svolgere nell'intelletto barbaro questo  o  qualsiasi altro nuovo corso di pensieri? Qual è il
Presso le più misere tribù, vi è sempre negli individui  o  nelle famiglie qualche grado maggiore di forza o di
individui o nelle famiglie qualche grado maggiore di forza  o  di coraggio o di sagacia, o anche solo d'ambizione e di
famiglie qualche grado maggiore di forza o di coraggio  o  di sagacia, o anche solo d'ambizione e di ferocità. V'è
qualche grado maggiore di forza o di coraggio o di sagacia,  o  anche solo d'ambizione e di ferocità. V'è dunque alcuno che
fu creduta discendere in terra, costretta da voce potente  o  da furtivo amore. Le società umane, nelle ubertose valli
guidarsi sul mare, l'altro per nutrire le sue superstizioni  o  farsi animo nelle sventure. Se due popoli vengono a
rimangono. Le parti conciliabili dei due sistemi, vere  o  imaginarie, vanno a poco a poco raccozzandosi in nuovo
essa le accoglieva, non le rifiutava come fece la China  o  l'India, che erano costituite fin da origine con sistemi
tensione le nostre facultà e pongono le nazioni barbare  o  stazionarie nella dura alternativa o d'associarsi al
le nazioni barbare o stazionarie nella dura alternativa  o  d'associarsi al progresso o di soccumbere; e ancora in
nella dura alternativa o d'associarsi al progresso  o  di soccumbere; e ancora in codesta loro apparente ruina
colle sue scoperte, vi sono molti di tali principii più  o  meno fra loro discordi. Tali sono la giurisprudenza romana
s' avesse in fine soltanto un accozzamento d' opinioni,  o  anche di contraddizioni, del che gli dava gran sospetto la
incominciato coll' esporre la serie delle aporie  o  dubitazioni, colle quali Aristotele spesso delinea l'
vostra, e di dare alla materia una migliore disposizione?  O  non era meglio sopprimerla del tutto, piuttosto che
i libri pervenuti a noi del greco filosofo non ritenessero  o  dall' origine o dalle ingiurie de' tempi molti difetti, si
a noi del greco filosofo non ritenessero o dall' origine  o  dalle ingiurie de' tempi molti difetti, si sarebbero forse
studiati, siccome furono in tanti secoli? Se non fossero  o  non paressero così scomposti, e il ragionare in essi così
se ce ne siano alcune che rimangano sospese e isolate,  o  ripugnanti all' intero sistema e quali siano: quali pure
oggidì si faccia per una semplice curiosità scientifica,  o  per dare con esso ragione di tante discrepanze e scissure,
alle vere dottrine dello Stagirita, e al valore di esse,  o  prese tutt' insieme come un sistema, o considerate per
e al valore di esse, o prese tutt' insieme come un sistema,  o  considerate per parti: ma molto più pare a noi esser
ricerche de' moderni eruditi, che, eccetto l' « Organo »,  o  alcune parti di esso, le altre opere d' Aristotele, perdute
l' origine, senza ricorrere a un' antica tradizione,  o  a qualche estratto, tuttavia rimasto, dei libri metafisici
più d' un secolo prima che s' avessero i manoscritti arabi  o  greci, e quelli fossero fatti latini, quando il celebre
acquista un carattere e una forma determinata, che più  o  meno si conserva fino al suo decadimento. L' universale non
può egli dire che la similitudine d' una cosa sia la cosa,  o  sia nella cosa? Non è dunque vero, che gli universali sieno
obbligato a scegliere tra questi due errori opposti  o  che le persone avessero tre nature numericamente distinte,
che le persone avessero tre nature numericamente distinte,  o  che, essendoci una sola natura singolare, le persone non
di platonismo, come Bernardo di Chartres, erano pochi,  o  piuttosto non ce n' era una scuola. Gli altri tutti,
per mantenere agli universali una realità di questa sorte,  o  che sussistessero in Dio, o che sussistessero da sè come
una realità di questa sorte, o che sussistessero in Dio,  o  che sussistessero da sè come altrettanti Dei, o che
in Dio, o che sussistessero da sè come altrettanti Dei,  o  che sussistessero negli individui creati. La sentenza di
nel tempo s' intendesse d' un modo d' essere subiettivo ,  o  estrasubiettivo ; e così non s' attribuisse alla natura
s' attribuisse alla natura stessa del Verbo la subiettività  o  l' estrasubiettività che costituisce la natura creata. Ma
talora poi compongono Iddio di tutti gli enti naturali,  o  fattili rientrare in una oscura potenzialità, alla grossa
il mondo. Quando la mente s' innalza a Dio, spintavi  o  dal magistero tradizionale, o da una sua propria
s' innalza a Dio, spintavi o dal magistero tradizionale,  o  da una sua propria argomentazione o contemplazione, trova
magistero tradizionale, o da una sua propria argomentazione  o  contemplazione, trova ancora un ente reale, il cui termine
tutto è realità nel pensiero: non già ch' esso non abbia  o  non faccia uso d' idee: ne ha per certo, e ne usa: ma elle
a questo colla mente che già specula e non sa contenersi,  o  si negano a dirittura le idee, e nasce il sensismo , il
e nasce il sensismo , il nominalismo , lo scetticismo ;  o  si cade in quel realismo , di cui noi stiamo dimostrando le
trova luogo la questione: « se questi oggetti siano reali  o  ideali ». Se si risponde che sono reali , è ancora a
è ancora a domandarsi di qual mente si parli, della divina  o  dell' umana. Poichè se si parla della divina, l' oggetto
altro esso non essendo che la stessa divina essenza,  o  ciò che nella divina essenza Iddio liberamente distingue
quello che colloca le idee nelle cose reali come loro forme  o  atti. E questo secondo sistema è in parte quello d'
A tal concetto pare che in alcuni luoghi s' elevi Platone,  o  almeno così fu inteso dai platonici nei tempi cristiani e
sono le viste diverse e i principŒ (dai quali svolgendosi,  o  separati o confusi insieme, come per lo più è avvenuto,
diverse e i principŒ (dai quali svolgendosi, o separati  o  confusi insieme, come per lo più è avvenuto, uscirono le
in atto, e però l' intelligibile è un reale ; b ) le forme  o  specie esistono nella natura come atti nella materia , e
Ben7Jochai, nei nuovi pitagorici, negli gnostici: tutti più  o  meno entusiasti o panteisti. Nessun filosofo di queste
pitagorici, negli gnostici: tutti più o meno entusiasti  o  panteisti. Nessun filosofo di queste scuole si dava cura di
di queste scuole si dava cura di rendere a se stesso  o  agli altri un conto accurato delle proprie idee: anzi nell'
qualvolta comparisce nel mondo una filosofia imperfetta,  o  avente qualche indeterminazione o qualche incoerenza, o,
una filosofia imperfetta, o avente qualche indeterminazione  o  qualche incoerenza, o, quello che è sempre inevitabile,
credeva renderli innocui con interpretazioni stiracchiate  o  false, o con confutazioni che non distruggevano ciò che
renderli innocui con interpretazioni stiracchiate o false,  o  con confutazioni che non distruggevano ciò che quegli
e oltracciò vedono succedere alle lodi i biasimi,  o  ai biasimi leggeri altri biasimi più gravi (com' è avvenuto
casuali, la causa delle quali si debba cercare  o  in un andazzo del tempo o in accidenti stranieri alla
delle quali si debba cercare o in un andazzo del tempo  o  in accidenti stranieri alla scienza; e s' incaricano sul
discrete sentenze, quelle esorbitanze, quelle esagerazioni  o  contraddizioni. Ma questo tono di superiorità giudiziale,
nei nostri tempi, non ha sovente altro fondamento che  o  una scarsa perspicacia, o la mancanza d' uno studio
ha sovente altro fondamento che o una scarsa perspicacia,  o  la mancanza d' uno studio profondo sulla natura intima
in tre classi, intitolandosi le une «hypomnematika»  o  memoriali, le altre «exoterika», o cose popolari, e le
le une «hypomnematika» o memoriali, le altre «exoterika»,  o  cose popolari, e le altre ancora «akroamatika» o cose
o cose popolari, e le altre ancora «akroamatika»  o  cose scolastiche, o se piace meglio, scientifiche (1). Ora
e le altre ancora «akroamatika» o cose scolastiche,  o  se piace meglio, scientifiche (1). Ora i memoriali ,
i suoi libri ordinati e distinti in «pragmateiais»,  o  trattazioni, dette da Cicerone disciplinae partes (1). Ma a
imperfetti e d' uso privato, e forse nè pure gli exoterici  o  popolari , siccome alieni dal sincero pensiero dell'
sincero pensiero dell' autore, ma puramente gli acroamatici  o  scientifici, come quelli che soli possono ricevere, e di
egli in V dei « Metafisici » abbia raccolto trenta vocaboli  o  locuzioni tra le più frequenti, e a ciascuna abbia
sa sempre discernere se parli in persona degli avversari,  o  in sua propria: e fa uso frequentissimo della particella
gli eruditi si affaticano di raccogliere qualche parola  o  qualche detto, e accozzarlo, e congetturare su qualche
storia dei sistemi. Il sistema non perde la sua identità,  o  ch' esso si presenti concentrato nei soli principŒ, o che
o ch' esso si presenti concentrato nei soli principŒ,  o  che l' esposizione ne svolga le conseguenze, siano poche o
o che l' esposizione ne svolga le conseguenze, siano poche  o  molte, e anche tutte. Colui che ha formulati i principŒ è
vengano da lui posti in un modo indeterminato e imperfetto,  o  che la loro indeterminazione sia intrinseca agli stessi
sia intrinseca agli stessi concetti della mente,  o  dipenda dalle formule verbali, delle quali quei principŒ si
è così, come voi ci annunciate un' opera che la espone?  o  che cosa dunque vi proponete in questo vostro libro che
aspetta dagli scienziati, che cioè gli restituiscano  o  ricostituiscano una sana e sufficiente filosofia, qualora
fede all' autore d' una sua vita, sia questi Ammonio  o  Filopono, Aristotele, colla sua scuola, non intendeva punto
dietro ai suoi andirivieni. Cominciamo dall' essenza,  o  se vogliam mantenere la parola greca, dall' «usia». .
degl' individui stessi. Ora se la quiddità è la specie,  o  come anche dice, è la specie del genere, dunque è un
Per Aristotele non c' è universale che non sia genere  o  specie. Ma convien dire che introduca qui l' universale
la seconda. Vero è che il subietto stesso può essere ideale  o  reale (le due modalità perpetuamente confuse), e che il
non prese in se stesse, ma inesistenti nelle cose reali  o  singolari, [...OMISSIS...] , però quella forma e specie che
da sè; ma in quella vece vi dirà come l' essere si predica  o  per accidente, o per sè (2); e quando parla dell' essere
vece vi dirà come l' essere si predica o per accidente,  o  per sè (2); e quando parla dell' essere che si predica per
dall' essenza umana e non dalla qualità del color bianco  o  da altra categoria (1): onde la prima, realizzata che sia,
l' umanità realizzata in Socrate, di cui l' altre categorie  o  essenze accidentali si predicavano. Crede dunque Aristotele
dire, che quello stesso universale, se trattasi di quiddità  o  d' essenza sostanziale, inesiste realmente nell' individuo
sostanziale d' un individuo reale, non ha una ragione  o  una definizione: come se prendiamo la ragione d' animale, o
o una definizione: come se prendiamo la ragione d' animale,  o  d' uomo, questa ragione non abbraccia tutto ciò, che
uomo singolare e reale; ma non è meno vero, che l' animale,  o  l' uomo inesiste, come essenza sostanziale, in un modo
fosse sostanza (essenza sostanziale), sarebbe una qualità  o  tal altra cosa accidentale; e come allora potrebbe essere
sempre s' intende la realità), qualità di esse, qualità  o  essenziali o accidentali. Ma così è forse sciolta la
intende la realità), qualità di esse, qualità o essenziali  o  accidentali. Ma così è forse sciolta la questione? Non
di cui tutto si predica, anche l' essenza sostanziale,  o  sostanza seconda. Il composto di materia e di forma è un
Del subietto come forma, cioè dell' essenza sostanziale  o  sostanza seconda, si predicano del pari gli accidenti (1):
il nostro parlare alla forma, cioè all' essenza sostanziale  o  sostanza seconda, questa è quella, come vedemmo, che fa
in quant' è universale, ossia concepita come comune  o  predicabile di molti individui. Ma qui appunto s' affaccia
di dare due significati diversi alla stessa parola specie ,  o  alla stessa parola forma . Chi non sente qui l' imbarazzo e
subietto [...OMISSIS...] , e sia pure adoperata per specie  o  idea universale, qual è nella mente, che certamente è una e
dunque sarà diverso per la materia restando universale?  O  come sarà identico al singolare quello, che è universale
non si può intendere altramente), in quanto sono percepiti  o  concepiti nella mente, perchè solo nella mente si può
di circolo. E questa conclusione era probabilmente venuta,  o  certo più facilmente ammessa, per una falsa maniera di
cioè che chiamava la materia il tuttinsieme «to synolon»,  o  tutte cose, «panta», onde la questione [...OMISSIS...] come
Aristotele, il solo intendimento ha per oggetto l' essere  o  la ragione della cosa (prendendo Aristotele questi due
dice, che queste diverse specie non differiscono di specie  o  di ragione . Sono dunque due le specie, l' una singolare
la imitano, che la forma de' singolari è una certa copia  o  imagine della specie; e Aristotele non avrebbe fatto altro,
è nella mente dell' artefice, è la specie dell' artefice,  o  dell' opera futura dell' artefice? Aristotele qui si trova
sia la specie dell' artefice, che opera secondo l' arte,  o  della sua opera futura ». Quand' anco dunque la specie ,
casa nella mente dell' artista sia la specie dell' artista,  o  qualche cosa di diverso da esso, sostanza operante, che la
« nè move, nè si move » » [...OMISSIS...] , poichè le forme  o  specie sono immobili [...OMISSIS...] . Dunque le specie non
s' andrebbe all' infinito, convenendo, che, se la materia  o  la specie fosse l' effetto della trasmutazione, ci fosse
avea detto, che le cose reali e sensibili sono l' altro  o  il diverso delle specie, e le specie l' altro o il diverso
l' altro o il diverso delle specie, e le specie l' altro  o  il diverso delle cose «alla tuton»: di qui vuol conchiudere
. Ora l' intendere è tutt' altro, poichè la sensazione  o  il fantasma non significano nulla, l' intendimento all'
separata, e senza alcuna comunanza, ci sia il comune  o  l' universale (e se non vi fosse l' intelletto non potrebbe
insegna, che le sostanze prime sono nelle sostanze seconde  o  specie; [...OMISSIS...] . Ora questo, che le sostanze reali
ma questo modo di concepire l' ideale nel reale pensato,  o  favorisce Platone, e non Aristotele, o riconduce Aristotele
nel reale pensato, o favorisce Platone, e non Aristotele,  o  riconduce Aristotele a Platone. Se dunque noi prendiamo da
colla specie , che è nell' intelletto che li conosce,  o  se questa sia diversa e forse una similitudine di quella.
che le specie dell' intelletto sono simili alle specie  o  forme delle cose reali: poichè lo stesso può dir Platone; e
non è una cosa accidentale, che si possa aggiungere  o  levare alla specie, ma la specie è universale
opera dell' intelletto. Nell' intelletto dunque la forma  o  specie è separata dalla materia, ed è quello ch' egli
intesi, che è il filo che riconduce da questo labirinto,  o  almeno egli confonde spesso in uno queste due cose.
nella mente concepite dall' anima. L' una delle due dunque:  o  le sostanze reali e prime non esistono che nella mente, o
o le sostanze reali e prime non esistono che nella mente,  o  se esistono fuori della mente, non ha luogo la separazione:
se esistono fuori della mente, non ha luogo la separazione:  o  si ammette che esistano identiche fuori e dentro, e in tal
che l' opera del senso non è che una preparazione,  o  condizione materiale agli atti della intelligenza. Questa è
chiama parti ma differenze ( «diaphoras»). Queste funzioni  o  differenze appartengono alla stessa parte dell' anima di
l' intenderne la dottrina, considerandole come due menti,  o  intelletti diversi, il possibile, e l' agente. All'
se si considerano come due attitudini, virtù, funzioni,  o  piuttosto elementi della stessa potenza, nella quale unità
sono lei stessa, perchè essi sono l' estremo suo atto,  o  termine. Onde, di questa divisione, che da prima si ravvisa
». Ma tanto è lungi che Aristotele spieghi come ciò sia  o  possa essere, che dalla sua stessa dottrina risulta che la
di prendere la stessa proposizione quando gli accomoda,  o  escluderla in caso diverso, appigliandosi alla sua
che questa [...OMISSIS...] . Ma qui la parola potenza,  o  ciò che è potenziale, deve prendersi in altro significato
«ma non a quel modo come prima che imparasse  o  ritrovasse »(2) ». La mente umana dunque si rimane sempre
in quanto sono fuori della mente, non c' è specie  o  forma alcuna. Confondendo dunque le cose reali in sè colle
mente data ad esse quando si conoscono, essendone la forma  o  la specie l' essenza intelligibile. Questa confusione d'
dove la materia è detta potenza , e l' atto è detto specie  o  forma , [...OMISSIS...] ; quando la specie o forma è
è detto specie o forma , [...OMISSIS...] ; quando la specie  o  forma è diversissima dall' atto, essendo puramente oggetto
specie od oggetto , si confermò nella mente di Aristotele,  o  si giustificò a' suoi occhi dall' aver supposto, senza
quali l' anima , l' altro la forma ultimata cioè la scienza  o  la sanità . Ma si considerino attentamente queste parole: «
e l' obiettiva (2), e però non intese, che la specie  o  idea è una forma obiettiva, e che ha quindi bisogno d' un
limiti ed atti ) estrasoggettive , come la sfericità,  o  la cubicità di un corpo: la materia subiettiva è la potenza
di un corpo: la materia subiettiva è la potenza di sentire  o  d' intendere, e quest' è l' anima sensitiva in quant' è
fondamentale e sostanziale suscettivo di modificazioni  o  sensazioni, ed è l' anima intellettiva in quant' è
di materia e di forma, la materia propria di ciascuna,  o  si prende pel subietto, od anche è tale; il subietto d' una
non sono atti di nessun corpo » »: a queste parti adunque,  o  parte, che non è atto del corpo, si deve necessariamente
in appresso rimanere nell' anima com' abito determinato,  o  può divenire oggetto d' attuale contemplazione) è quello
, immediati, [...OMISSIS...] , principŒ, [...OMISSIS...] ,  o  principŒ primi, e immediati, [...OMISSIS...] (2) e la
prima cognizione, e per terzo la cognizione del singolare  o  l' affermazione: e quando questa si abbandona, rimane nella
all' occasione delle sensazioni, ella si mova a formare,  o  più veramente a intuire gl' intelligibili e gli universali.
ha ragione di negarlo, poichè le categorie sono tutte più  o  meno determinate. Prendendo dunque in questo senso la
ha , e non quello che si è (3). Onde indica una duplicità  o  differenza, perchè altro è l' avente , altro la cosa avuta
», [...OMISSIS...] , convien dire, che questa mente,  o  lume, sia posseduta a foggia d' abito indeterminato,
« mente »per noi è subiettivo, indicando « « il principio  o  la facoltà che ha presente l' oggetto e lo intuisce e per
è movimento (2). Ora che la mente non esca a' suoi atti,  o  piuttosto l' uomo non esca a' suoi atti intellettivi, se
parere, di sì, solamente che chiama questo stesso oggetto  o  istrumento, la mente, «nus», e l' uomo per lui è il
si conosce solo quell' oggetto, di cui si è consapevoli  o  di cui si può esser consapevoli, quando si vuole
che per mente agente Aristotele non intese il subietto  o  la facoltà subiettiva che è il subietto stesso considerato
prima « per l' anima »intendendo « l' anima intellettiva  o  la mente ». In questa dottrina però non è costante
[...OMISSIS...] »e, « materia e genere »degli scienti  o  aventi la scienza, [...OMISSIS...] (3). Dal che già si
noi. Ora dice che « « questo sensibile e questo scibile  o  sciente dell' anima, sono le stesse cose in potenza, cioè
cose, perchè è le specie stesse, e queste sono le cose » »  o  conviene intendere tutto ciò metaforicamente, ed allora non
quasi un mantello da coprire le spalle del filosofo;  o  conviene ammettere che la stessa entità, rimanendo
identica, abbia due modi d' esistere, il subiettivo  o  estrasubiettivo nelle cose, e l' obiettivo nella mente, il
fantasma, ma l' atto della mente, che pensa l' oggetto,  o  la prima volta, e allora impara o percepisce, o di poi
che pensa l' oggetto, o la prima volta, e allora impara  o  percepisce, o di poi quando pensa alle cose reali e
l' oggetto, o la prima volta, e allora impara o percepisce,  o  di poi quando pensa alle cose reali e sensibili che già
benchè lo specolatore non badi punto alla sua grandezza,  o  a' suoi difetti (1): ma gli giova quel cotal simbolo al
sensibili, e le specie sensibili nelle sostanze reali » ».  O  bisogna dunque convenire che Aristotele fu incoerente, o
». O bisogna dunque convenire che Aristotele fu incoerente,  o  intendere che la mente vede gl' intelligibili nelle specie
non esistessero da sè, ma altro non fossero che la forma  o  l' atto di queste, si trova necessariamente condotto a
altri; e di questi già dubita se si pensino co' fantasmi,  o  senza fantasmi, anzi mostra apertamente di credere che
sono chiamati da Aristotele principŒ, «archai»  o  principŒ della dimostrazione, «archai apodeixeos», ed essi
stato preceduto dall' individuo perfetto che ebbe in sè  o  produsse il seme; e ciò: 1) perchè la potenza sola non
è qualche cosa di determinato; [...OMISSIS...] . La specie  o  forma può stare da sè, perchè è già qualche cosa di
il principio sensitivo, considerandolo come un principio  o  rudimento della facoltà di conoscere; onde per indizio, che
materia e subietto di tutti gli altri intelligibili  o  specie più o meno determinate che sono suoi atti secondi. A
e subietto di tutti gli altri intelligibili o specie più  o  meno determinate che sono suoi atti secondi. A questi atti
che sono suoi atti secondi. A questi atti secondi  o  specie intelligibili determinate, la mente ossia l' anima
Aristotele da Platone, poichè questi ammetteva tali specie  o  idee determinate come esistenti da sè fuori de' sensibili e
la cui essenza sia atto; [...OMISSIS...] , e, sia uno  o  più, dee essere scevro da materia [...OMISSIS...] . Ora è
quest' intelligibile, per sè intellezione e così atto  o  mente intelligente. C' è dunque una mente che è
dal di dentro cioè dalla virtù seminale, che è nel corpo,  o  dal di fuori s' aggiungano al feto. [...OMISSIS...] . Dopo
semplicemente, e la mente , «nus», che è la scienza  o  cognizione de' principŒ «ton archon episteme». La scienza
arche kai epistemes», dell' arte se riguarda la generazione  o  l' operazione, della scienza se l' ente; [...OMISSIS...] .
di sè un' altra specie di cognizione, che non è scienza,  o  abito di scienza, ma è ciò da cui viene la stessa scienza,
[...OMISSIS...] , cioè s' esprimono in un giudizio  o  proposizione; tale è il principio di contraddizione: « che
contraddizione: « che d' ogni cosa è vera l' affermazione  o  la negazione ». I primi non hanno nè vero nè falso in se
hanno nè vero nè falso in se stessi, perchè nulla affermano  o  negano: ai secondi appartiene la verità e la falsità. Ora
trova che tutte dipendono in ultimo da due principŒ  o  prime proposizioni per sè evidenti ed indimostrabili: 1 il
questo fondamento: [...OMISSIS...] , perchè niente è  o  si fa con incertezza o a caso, ma tutto l' essere è
[...OMISSIS...] , perchè niente è o si fa con incertezza  o  a caso, ma tutto l' essere è determinato (4). Ora
è questo: « D' ogni cosa è necessario che sia vera  o  l' affermazione o la negazione ». Su questo principio
« D' ogni cosa è necessario che sia vera o l' affermazione  o  la negazione ». Su questo principio osserva Aristotele, che
veri i due estremi dell' alternativa presi in separato, ma  o  l' uno o l' altro, e il principio non determina punto
estremi dell' alternativa presi in separato, ma o l' uno  o  l' altro, e il principio non determina punto quale:
quale de' due estremi sia vero, ma solo, che l' uno  o  l' altro è vero; non basta per conoscere la verità, ma dee
senza che si consideri ancora se l' entità sia contingente  o  necessaria: così il secondo principio nasce quando s' è
si riducono alle categorie - si concepiscano queste in atto  o  in potenza - non sono da Aristotele considerati come enti
in tal modo, e non affermati, non è ancor detto che sieno  o  non sieno, e restano solo possibili, per la mente, ma l'
osserva che circa gl' incomposti, «asyntheta», l' intuirli,  o  come dice, il toccarli colla mente è il vero, ma il
che altrove chiama seconde essenze, [...OMISSIS...] ,  o  se non queste sole, anche queste però, non si generano, nè
e la mente umana non le produce già, ma le tocca  o  non le tocca, le intuisce o non le intuisce, e se queste
non le produce già, ma le tocca o non le tocca, le intuisce  o  non le intuisce, e se queste sono sempre e sempre in atto,
presentò alla sua mente la questione, « perchè le essenze  o  specie semplici ed incomposte sieno sempre in atto, e non
sieno sempre in atto, e non si generino nè corrompano, ma,  o  si tocchino dalla mente, o non si tocchino ». E rispondendo
si generino nè corrompano, ma, o si tocchino dalla mente,  o  non si tocchino ». E rispondendo a se stesso s' accorge,
necessariamente per la natura dell' ente , che è la specie  o  essenza prima e indeterminatissima, a cui tutte le altre si
. E in tutto questo troviamo che Aristotele è con noi,  o  a noi sommamente s' avvicina. Poichè: 1 Riconosce, che la
avvicina. Poichè: 1 Riconosce, che la verità è l' essere ,  o  affermato , o toccato, intuito dall' anima intellettiva
1 Riconosce, che la verità è l' essere , o affermato ,  o  toccato, intuito dall' anima intellettiva (2); 2 Che le
le essenze e specie, essendo incorruttibili ed eterne, sono  o  toccate o non toccate dalla mente, e però si dà ignoranza,
e specie, essendo incorruttibili ed eterne, sono o toccate  o  non toccate dalla mente, e però si dà ignoranza, ma non
ma non inganno circa di esse; 3 Che queste essenze  o  specie si riducono all' essere stesso [...OMISSIS...] , dal
si compongono, cioè il predicato non si affà al subietto,  o  anche è impossibile che si compongano, e queste cose, dice,
, sono atti per natura ad apparire quali non sono  o  quelli che non sono, come l' ombre ed i sogni. Queste cose
di cui è vera, suppone che la ragione resti, e diventi vera  o  falsa, secondo che l' uomo l' applica all' ente a cui
secondo che l' uomo l' applica all' ente a cui appartiene  o  a un altro, e in quanto resta ella è vera del secondo
vera in sè, ma di cui l' applicazione può essere falsa  o  vera, è il principio, come già vedemmo «( Ideol. 10.3
l' anima intuisca i principŒ, così questa mente dell' anima  o  facoltà di ragionare dee essere preceduta nell' uomo da un'
si fanno, è un principio del ragionamento, principio più  o  meno esteso, a quello stesso modo che è più o meno esteso
principio più o meno esteso, a quello stesso modo che è più  o  meno esteso l' universale. Se questo avesse veduto
luoghi citati chiaramente che non si può concepire un ente  o  una ragione qualunque degli enti senza già avere il
necessario che si preconosca questo principio per concepire  o  imparare qualunque ente o ragione, nel linguaggio d'
questo principio per concepire o imparare qualunque ente  o  ragione, nel linguaggio d' Aristotele risponde alla nostra
d' Aristotele risponde alla nostra percezione intellettiva  o  concezione degli enti: solamente egli nota in tale
e secondo la forma di predicazione « « d' ogni ente è vera  o  l' affermazione o la negazione » »: 3 da questo vengono gli
di predicazione « « d' ogni ente è vera o l' affermazione  o  la negazione » »: 3 da questo vengono gli altri principŒ
alla scienza di dimostrazione c' è un altro genere  o  modo di sapere, [...OMISSIS...] che è quello de' sommi ed
non fosse davanti all' intelligenza, l' altre cose  o  notizie non si potrebbero a lui riferire, nè predicare egli
pensieri ed immaginazioni, i quali sono pure tutti uguali  o  simili tra di loro; altrimenti, non si intenderebbe come si
sempre a spiegare che cosa sia quest' uguale, simile,  o  comune, che si chiama specie o genere. Occorse a quest'
sia quest' uguale, simile, o comune, che si chiama specie  o  genere. Occorse a quest' incaglio il filosofo rispondendo,
Platone un altro fatto della natura non possibile a negarsi  o  a dissimularsi; e quest' era, che l' uomo, che produceva
materia reale si foggiava poi dall' artista su quel modello  o  esemplare. All' evidenza di questo fatto Aristotele dovette
valent' uomo corse a riparare la breccia, e cominciò a dire  o  a fare intendere che le specie nella mente, e le specie
finchè la pietra dura; indivisibile, dico, egualmente,  o  si pensi dagli uomini, o non si pensi. Costretto dunque
indivisibile, dico, egualmente, o si pensi dagli uomini,  o  non si pensi. Costretto dunque dalla perspicacia stessa
prima d' aver legate, quasi schiave alla catena, le idee  o  specie, e dovette fare altre ed altre concessioni alla
i novi argomenti che egli adduce contro le idee platoniche,  o  le nove forme di cui le riveste. Ma facciamolo in modo da
intendeva propriamente impugnare nè l' esistenza delle idee  o  specie delle cose, nè l' immutabile ed eterna loro natura,
essenza, come, dicendosi d' un uomo particolare, che è uomo  o  che è animale, si dice che la sua essenza o natura è quella
che è uomo o che è animale, si dice che la sua essenza  o  natura è quella d' esser uomo o animale. Se dunque quegli
si dice che la sua essenza o natura è quella d' esser uomo  o  animale. Se dunque quegli universali, che si dicono specie
è l' idea come semplice conoscibilità separata dalla cosa,  o  mezzo di conoscere; altro è l' essenza che nell' idea s'
quell' essenza è conoscibile? (3). E non sono queste specie  o  idee dette da Aristotele ciò che è eterno, [...OMISSIS...]
relative a lui, non esistono realmente se non come di lui  o  in lui. Non dico già che sia necessario, che esistano tanti
significa punto, che Platone neghi la realità degli enti  o  la loro individuale sussistenza, e riduca ogni cosa a
anima cioè presente all' anima, e quivi hanno quell' essere  o  essenza che l' anima pensa, sempre identica in ciascuno di
intenda non già astrarre ipoteticamente dall' intelligibile  o  dall' intelligente; ma toglierne via anche la possibilità,
altra natura che quella d' essere precisamente « universali  o  comuni ». Ma Platone risponde che la qualità d' essere
nella stessa idea, e per questo ella si chiami comune  o  universale, [...OMISSIS...] . Poichè essendo la idea
c' è più bisogno di dire che cosa sia quest' altra sostanza  o  essenza diversa da quella de' sensibili, che Aristotele
di continuo a Platone. Ora che questa duplicità di essenza  o  sostanza sia un puro equivoco d' Aristotele (proveniente
, e ciò che è separabile di sostanza, [...OMISSIS...] ,  o  come dice altrove, di grandezza, [...OMISSIS...] . Poichè
. Poichè che cosa significa separabile di sostanza,  o  di grandezza, e separabile di concetto? Non altro che
poichè non si cerca più se un reale è separato da un altro,  o  un' idea da un' altra idea; ma si cerca se l' idea stessa è
altro, ed è separato d' essenza dall' altro, e non di nome  o  di concetto. In un luogo (perchè crediamo in cosa così
cosa di cui si tratta. [...OMISSIS...] . Ma quest' essenza  o  si definisce separata dalla materia o unita, e di queste
. Ma quest' essenza o si definisce separata dalla materia  o  unita, e di queste essenze non separate dalla materia
[...OMISSIS...] , prosegue venendo alla teologia  o  filosofia prima e dice così: Da questo luogo si vede
che in lui inesistono, [...OMISSIS...] ? Certamente le idee  o  almeno quei primi, [...OMISSIS...] , che si distinguono da'
in parte , e specolatrici dell' accidente: la Teologia  o  Filosofia prima non è di quelle che si dicono in parte,
principŒ e le supreme cause appartengono, all' ente per sè,  o  sono accidentali? [...OMISSIS...] . Ammette dunque una
dunque è più completa d' ogni altra sostanza. Questa natura  o  sostanza è per sè ente e non per accidente, e di essa sono
onde le vuol tutte connesse ed organate in un gran corpo  o  mondo intelligibile (1). Che anzi dice chiaramente essersi
ne' sensibili, ripone il considerarle nelle ragioni  o  idee, che sono da più che non sieno le immagini sensibili
doversi già credere, che Platone faccia di Dio un' idea,  o  il complesso delle idee (3); il che ben avvertano quelli,
separata dalla materia, che definisce anche il primo  o  prossimo perchè, l' ultima ragione della cosa »(4) ».
hanno della potenza ». Quando dunque considera quelle cause  o  principŒ prossimi e formali delle cose in se stesse, non
connetta i sensibili, a cui appartiene il moto, coll' idee  o  essenze, che sono immobili, è detto nel Sofista e in altri
maraviglia di un risultato che non aspettavamo, impugnarlo,  o  negarlo, o contraffarlo coll' immaginazione nostra e coll'
di un risultato che non aspettavamo, impugnarlo, o negarlo,  o  contraffarlo coll' immaginazione nostra e coll' arbitrio.
accidenti, ma anche quello che costituisce la loro natura  o  essenza speciale, che è quello che Aristotele dice «peri
Non parla dunque di esse in quanto sono ideali,  o  in quanto sono reali, o morali, ma puramente in quanto
di esse in quanto sono ideali, o in quanto sono reali,  o  morali, ma puramente in quanto sono, e perciò in quanto il
d' una copulazione che si consideri nell' ordine ideale  o  nell' ordine reale, ovvero di una copulazione che si
Ma nè nell' uno nè nell' altro de' due modi esistono  o  divisi fra loro o divise dalla realità. In quanto sono
uno nè nell' altro de' due modi esistono o divisi fra loro  o  divise dalla realità. In quanto sono partecipate sono le
che le essenze sieno lo stesso che i sensibili,  o  da questi indivisibili, ma solo che la mente vede questi
passione nell' oggetto. I Megarici dunque esageravano  o  mal applicavano una verità luminosa, e così cadevano nell'
essenze. Ma sebbene quest' ultima, cioè la comunicazione  o  comunione delle essenze, fosse indubitatamente opinione di
(1). Poichè egli non insegna mai altrove che le idee  o  le essenze eterne patiscano o si movano, ma il contrario; e
mai altrove che le idee o le essenze eterne patiscano  o  si movano, ma il contrario; e le parole che usa di
della loro intelligenza, ma non punto i reali corporei  o  i sensibili, che egli fa posteriori. E tuttavia rimane
sagacità ed elevatezza, quello che si deve reputare vero  o  verosimile intorno alla prima Causa e all' Universo;
e che in questa è l' essenza e la natura propria del letto  o  della mensa che fa, ma non fa la stessa specie e però non
stesse, in cui ripone la natura delle cose, sieno generate  o  prodotte da Dio, molto più la materia. Poichè questa senza
pure contengono l' essere delle cose, sono « veri enti »,  o  enti semplicemente (6), pure hanno per autore Iddio, come
concepita la materia corporea indefinita come un' idea  o  essenza generica, ne parlò come fosse una (benchè
dunque, che Platone dà a Dio di «phyturgos», piantatore,  o  autore della natura, ha virtù d' esprimere la creazione,
pone colla materia la specie nella materia che crea,  o  per meglio dire figura la materia sul tipo della specie e
più un perchè essa deva essere piuttosto tanta che tanta,  o  perchè al bisogno di questo mondo non ne sopravanzi una
una porzione, sia che altri mondi se ne compongano,  o  sia che disordinata si rimuova in un caos a guisa di
si copulano (3), non essendo egli che l' essere possibile,  o  potenziale, come Platone stesso lo definisce (4), e si può
eruditi della Germania « Se il Dio di Platone sia il Bene  o  l' Idea del Bene ». La quale noi crediamo potersi
l' essere stesso [...OMISSIS...] ; altre sono un' immagine  o  simulacro dell' essere [...OMISSIS...] . Queste ultime sono
ma nelle seconde altro è l' esistenza, che hanno come idea  o  essere, altro quella che hanno come simulacri o fenomeni,
come idea o essere, altro quella che hanno come simulacri  o  fenomeni, la quale può anche cessare, ed anzi cessa di
così: « perchè ha un colore florido, una figura  o  altra tal cosa ». Ora, dice, benchè la prima risposta paia
la natura delle idee, e vedere ciò che alle idee si confà,  o  che ad esse ripugna, per trovare ciò che è vero, o non è.
confà, o che ad esse ripugna, per trovare ciò che è vero,  o  non è. Ora lo studio della natura delle idee, causa
l' essere stesso dell' anima, non una sua partecipazione  o  similitudine. Onde dice nel « Sofista »: [...OMISSIS...] ;
senza che involga di necessità il concetto di passaggio  o  di successione. Ora qual è questo moto, questa vita, quest'
le idee di tutte queste cose, non già le loro immagini  o  le loro ombre, ma lo stesso loro essere, lo stesso moto,
non è l' anima che c' è nell' esemplare, ma una copia  o  imitazione di essa: [...OMISSIS...] . L' anima adunque
causa. Nondimeno la difficoltà della materia e l' oscurità  o  piuttosto la sublimità del linguaggio fece credere il
si vede tuttavia nel mondo, poichè la mente dai vestigŒ  o  similitudini di esso, raccolte pe' sensi, ascende al mondo
» cioè ad un tempo fa uscire in opera la forma e la materia  o  natura reale della cosa, [...OMISSIS...] . La ragione della
anima e di sentimento e di corpi ordinati; queste tre cose  o  piuttosto due (perchè l' anima è quella che ha l'
dell' anima, n' abbiamo detto negli « Antropologici »  o  sussistente avente due termini, semplice l' uno, esteso l'
», come una pura estensione immisurata ed immobile,  o  con aggiunta di qualche altra cosa. E a questa seconda
Abbiamo veduto che Aristotele aggiungeva allo spazio,  o  piuttosto al luogo (chè egli confonde queste due cose), una
nell' anima, ivi ripose Platone un' intima azione vitale  o  moto continuo, e l' origine del moto all' altre cose (1),
l' anima « « un numero che si move da sè medesimo » » (2),  o  in altre maniere in cui si vede ritenuta qualche particella
primo identico , «tautu» (2), cioè di ciò che non è questo  o  quello tra le cose identiche, ma è l' identico stesso,
e del diverso , ella di conseguenza ha due operazioni  o  movimenti che egli chiama cicli o giri, perchè con queste
ha due operazioni o movimenti che egli chiama cicli  o  giri, perchè con queste operazioni essa si rivolge intorno
per una certa riflessione, su di ciò che è in sè, cioè  o  sul sentimento o sulle idee, e come dice Dante « « sè in sè
riflessione, su di ciò che è in sè, cioè o sul sentimento  o  sulle idee, e come dice Dante « « sè in sè rigira » »,
non ne formano, a dir vero, che una sola con due faccie  o  rispetti. Questa nobilissima verità, che l' anima abbia l'
anima sensitiva e la universalizzò, prendendola per tipo,  o  tema d' ogni armonia non solo di tutta l' anima umana, ma
una figura; 3 ne nascano di conseguenza modificazioni  o  sensazioni nello stesso primo sentimento; 4 e tutto questo
occupato dall' anima, dove non dice Platone se ci sia moto  o  quiete, e vuol forse significare ciò che non ha moto nè
di questo esemplare, come l' esemplare è l' imitazione  o  la similitudine di Dio, la più fedele, che fosse possibile,
Platone, e all' esemplare, come oggetto, non ispetta il fu,  o  il sarà, ma solamente l' E`. [...OMISSIS...] . Descritta
da Dio le anime seminali ai corpi celesti, l' affinità  o  convenienza di ciascuna a ciascuno de' detti corpi, nè ci
immediatamente dall' anima e non per alcuna effigie  o  copia che gliele presenti. A malgrado di questo, non
anime umane, sia la cognizione dell' esemplare del mondo  o  d' alcuna parte di esso. Non diede dunque Iddio, secondo
in due classi: 1 le imagini; 2 le cose reali di natura  o  d' arte (4). Di qui due affezioni dell' animo
quelle che si vedono riflettute da uno specchio d' acqua  o  nell' ombre, e la persuasione , «pistis», che si riferisce
ai reali stessi corporei, e dicesi da Platone fede  o  persuasione, poichè intorno ad essi noi prestiamo fede alle
quella che corrisponde al secondo è chiamata mente  o  intelligenza , «noesis» (1). Tutte queste quattro affezioni
alla sua esistenza, e tutte queste operazioni e la fede  o  persuasione conseguente sono comprese sotto la parola
, sia della cosa stessa, e la conseguente persuasione  o  fede. Nel primo caso la notizia della cosa è più imperfetta
d' intelligibile [...OMISSIS...] . Questa porzione  o  specie d' intelligibili sono le ragioni ultime, e la
move il raziocinio per due vie a diverso intento. Poichè  o  si parte da esse per arrivare ad altre idee parimenti
in qualche modo, a toccare: [...OMISSIS...] . Queste idee  o  intelligibili superiori sono lontanissimi da ogni
è la ragione, onde senza la cognizione del Bene non giova,  o  piuttosto non esiste, nè la cognizione della giustizia, nè
effetto che consegue nell' anima che ha presente l' essere  o  la verità; la scienza [...OMISSIS...] è la cognizione più
così preziosa e importante, « « la massima disciplina  o  istituzione » » che possa avere l' uomo [...OMISSIS...]
medesimi, che non sarebbe la vita dell' uomo ma del polmone  o  spugna marina, o della conchiglia. Niuno del pari s'
sarebbe la vita dell' uomo ma del polmone o spugna marina,  o  della conchiglia. Niuno del pari s' appagherebbe d' aver
di due elementi, l' indefinito [...OMISSIS...] e il fine  o  finiente [...OMISSIS...] . All' indefinito appartiene la
imperfetto e partecipato, che si percepisce nel mondo e più  o  meno si esperimenta, vuole Platone che la mente ragionando,
bene creato è necessaria in secondo luogo la commisurazione  o  simmetria, senza la quale non può riuscire la concorde e
uso nella « Politeia » di ciò che è giusto, bello, prudente  o  temperato [...OMISSIS...] , poichè, come apparisce dall'
tre virtù cardinali (2); nè si dà il giusto e il prudente  o  temperato senza verità, misura e bellezza. Il Bene dunque è
Tutte queste cose per sè stesse non appartengono al mondo  o  all' uomo, ma sono di spettanza alla causa, [...OMISSIS...]
» ». Avea detto poco prima della mente che ella « «  o  è un medesimo colla verità, o certo di tutte le cose è la
della mente che ella « « o è un medesimo colla verità,  o  certo di tutte le cose è la più simile e la più vera » »
alla verità e la più vera, appartengono alla mente creata  o  partecipata dagli animali divini e dall' animale umano. E
che ancor si leggono nelle immortali opere di questo, che  o  gli scritti attribuiti ad Aristotele non fossero del
ad Aristotele non fossero del discepolo di Platone,  o  avessero subite profonde alterazioni . Ad ogni modo ecco in
sensibili sieno similitudini, ma dà a loro stessi le specie  o  forme, che diventano intelligibili, tosto che l' anima che
(3). La prima causa dunque, ossia elemento, è la specie,  o  forma o essenza, [...OMISSIS...] . La seconda causa o
La prima causa dunque, ossia elemento, è la specie, o forma  o  essenza, [...OMISSIS...] . La seconda causa o elemento è la
o forma o essenza, [...OMISSIS...] . La seconda causa  o  elemento è la materia o il subietto , [...OMISSIS...] . La
[...OMISSIS...] . La seconda causa o elemento è la materia  o  il subietto , [...OMISSIS...] . La terza causa è il
principio dell' individuazione), le materie di varia specie  o  genere appartengono ad individui di varia specie e genere.
e genere. Così la materia degli astri è specificamente  o  genericamente diversa, secondo Aristotele, da quella, di
a tutto. Se poi le materie si dividono anche specificamente  o  genericamente, partecipano dunque di forme specifiche e
come le specie di tutte le cose sensibili, sieno celesti  o  sublunari. Esamineremo forse in appresso qual sorta di
al primo genere di queste specie, e se possano anche esse  o  no mescolarsi colla materia. Le categorie poi sono i generi
comprendono tutte le sostanze singolari, siano pure forme  o  composte di materia e di forma. Poichè le categorie hanno
impedimento, allora dicesi avvenire l' effetto per caso  o  per fortuna. E Aristotele per assegnare un fine agli agenti
[...OMISSIS...] (1). Il qual discorso nulla varrebbe  o  sarebbe sofistico, se la sanità e la casa senza materia non
è inerente un principio di moto che tende a passare  o  a far passare un altro ente da una forma all' altra; quello
ragione dell' operare con un fine utile e buono è la forma  o  specie. Quando poi la natura pecca o se n' hanno effetti
e buono è la forma o specie. Quando poi la natura pecca  o  se n' hanno effetti insoliti, questi s' attribuiscono al
e concatenate per modo che conducono un ente da uno stato  o  da una natura all' altra per una serie di azioni ed effetti
quest' argomento pecca di circolo, perchè considera l' arte  o  la mente unicamente come causa motrice e suppone che la
in cui dicemmo (1) considerate da Aristotele le sue quattro  o  sei cause, cioè nel loro ordine, dalla più prossima all'
; 2 la causa movente [...OMISSIS...] ; 3 il fine  o  specie a cui tende il moto [...OMISSIS...] . Da questo
si cangia in un altro composto. Poichè se ciò che si cangia  o  diviene, non fosse il composto, ma ciascuno de' suoi
a parte, s' andrebbe all' infinito, poichè nella materia,  o  nella forma si dovrebbero di nuovo trovare quei tre
fuori delle cose reali, queste nè potrebbero produrre  o  informare le cose reali, nè potrebbero farle conoscere (3),
nelle cose reali, che produce non la materia sola,  o  la forma sola, ma altre cose reali composte di materia e di
insieme permutando. Non è dunque più possibile che la forma  o  la specie abbia preesistito alla materia, e sia concorsa
origine del composto stesso, l' origine dico della materia,  o  l' origine della forma separata dalla materia. Questa
causa, cioè la frizione, fosse posta anche dalla natura  o  dal caso, s' avrebbe ugualmente la sanità, benchè non ci
di questa trasmutazione può venire da tre principŒ; cioè  o  dal composto stesso, o dall' uno, o dall' altro de' due
può venire da tre principŒ; cioè o dal composto stesso,  o  dall' uno, o dall' altro de' due suoi elementi. Se il primo
da tre principŒ; cioè o dal composto stesso, o dall' uno,  o  dall' altro de' due suoi elementi. Se il primo movimento
il fine della civile società, la naturale sua costruzione  o  costituzione, le forze che la muovono, e le leggi secondo
l' uno: « La sommaria cagione per la quale stanno  o  rovinano le società, » l' altro: « La società ed il suo
di questa raccolta. Il secondo fonte delle ultime ragioni  o  criterŒ politici dicemmo essere: La costituzione naturale
più naturale , quella che dato un gran numero di famiglie  o  d' individui avvicinati fra loro, indubitatamente
accidenti fortuiti che fanno prevalere un uomo singolare  o  violento od astuto sulla turba degli altri. Naturale è all'
potrebbero essere se l' uno usurpasse sull' altro, se uno  o  più esercitasse la tirannide su tutti gli altri, se venisse
perocchè ogni moltitudine unita in società civile,  o  che si vuole unire, ha il diritto di pretendere di essere
società civile, ogni qualvolta violò i diritti della Chiesa  o  quelli della famiglia, esercitò la tirannia e una tirannia
al primo tentativo quella regolarità, e solamente più  o  meno vi si avvicini, rimane al popolo continuamente il
i governi ed i governanti non sono istituiti a loro pro,  o  a pro delle loro famiglie, ma unicamente a pro della
non sono diritti de' governanti se non in quanto servono  o  sono necessarŒ al buon governo: pregiudicando a questo
due cose, di un potere legislativo, e di una Magistratura  o  potere esecutivo, l' uno e l' altro regolarmente
altre antecedono a lei, come vedemmo, e sono le naturali  o  razionali, quelle della società considerata in universale,
di comandare ad un esercito chi non è il suo capitano: egli  o  sarà deriso, o sarà morto come un ribelle. Non è già che la
un esercito chi non è il suo capitano: egli o sarà deriso,  o  sarà morto come un ribelle. Non è già che la moltitudine
nè pure associata all' esame del diritto che possano avere,  o  non avere coloro che comandano. Perocchè la moltitudine
di lei non si potessero fare alla palese e liberamente,  o  che ben presto fossero vendicate: ed in tal modo per una
che faceva un membro ad un altro membro della società,  o  un membro della società al potere, non si credeva dover
dispotica, qualunque fosse la sua forma, monarchica  o  repubblicana. Ella stabiliva i Tribunali pei litigi
commettere essi stessi a danno dei singoli cittadini  o  del corpo dei cittadini, abusando della autorità medesima
governo. Chi non ha rinunziato totalmente alle idee morali,  o  vero chi non pretende, inconseguente con sè stesso, che la
debile contro il forte, e del particolare contro il potere  o  contro la maggioranza dei cittadini. Ma d' altra parte egli
non si esiga qualche sorta di virtù in quelli che hanno  o  credono d' avere in mano la forza, perchè non ne abusino.
contengono una violazione dei diritti dei cittadini a danno  o  dei particolari, o delle minorità, o della parte debole o
dei diritti dei cittadini a danno o dei particolari,  o  delle minorità, o della parte debole o di tutto il corpo
dei cittadini a danno o dei particolari, o delle minorità,  o  della parte debole o di tutto il corpo sociale. Dunque fra
o dei particolari, o delle minorità, o della parte debole  o  di tutto il corpo sociale. Dunque fra tutte le cose quella
condizione ancora inferiore la moltitudine riceve quel capo  o  quel governo che s' impone a lei da sè stesso o con
quel capo o quel governo che s' impone a lei da sè stesso  o  con violenza, o con astuzia o con bontà e virtù. In
governo che s' impone a lei da sè stesso o con violenza,  o  con astuzia o con bontà e virtù. In entrambi i casi la
s' impone a lei da sè stesso o con violenza, o con astuzia  o  con bontà e virtù. In entrambi i casi la sorte della
egli conosce utili a tutelare i suoi diritti. Nella scelta  o  nella istituzione del nuovo governo egli dà o prescrive a
Nella scelta o nella istituzione del nuovo governo egli dà  o  prescrive a lui quelle forme che egli crede più confacenti
si pensò a limitare la potenza del governo, a impedirgli  o  a difficultargli quegli atti che furono esperimentati
liberta, è rimasto l' assolutismo nel governo, questo passa  o  presto o tardi in dispotismo, e torna a vessare i popoli
è rimasto l' assolutismo nel governo, questo passa o presto  o  tardi in dispotismo, e torna a vessare i popoli con
dispotismo, e torna a vessare i popoli con ingiustizie più  o  meno coperte (prodotte da incapacità o da passioni
con ingiustizie più o meno coperte (prodotte da incapacità  o  da passioni egoistiche egli è il medesimo) torna a
è il medesimo) torna a ingannarli tessendo dei veli più  o  meno densi alle proprie ingiustizie, e il popolo di mano in
di giurati, non già perchè ella giudichi del fatto  o  del diritto nel merito della questione, ma per un ufficio
Egli è nondimeno manifesto che ai Tribunali distrettuali  o  provinciali non si potrebbero affidare quelle cause le
Sui detti richiami egli pronuncia della giustizia  o  ingiustizia di tutti gli atti del governo come pure dell'
e niun altro delitto contro una legge certa e determinata  o  contro un diritto incontroverso che pure appartengono ai
se si dia il caso della violazione; e quando la legge  o  il diritto è indeterminato quali sieno i confini che lo
così si dica di tutti gli altri delitti contro una legge  o  un dovere giuridico che non ammette dubbio nè ha bisogno di
se trattasi di sapere se ella sia stata portata giustamente  o  con infrazione dei diritti di qualche cittadino, la cosa
riferita che al Tribunale politico. Così pure se la legge  o  il diritto indeterminato, come sono i diritti delle libertà
per sapere se fu violata dal governo in se stessa  o  nelle sue conseguenze. Questa separazione delle materie che
a qualche articolo di legge. Se l' imputazione si fonda  o  può esser fondata sopra a qualche articolo di quelle leggi
legislativo; e questo rimane tuttavia libero di promulgarla  o  no. Qualora la promulghi, riportandosi così al giudizio del
il Tribunale supremo anche sulla giustizia d' una guerra  o  di altra relazione coll' estero: consultazione che secondo
può essere ugualmente proposta all' uno dei due Collegi  o  al Tribunale in piena seduta. Colla sola aggiunta di questo
idea politica, un' idea per ciò complicata di molte idee,  o  un calcolo della sempre cupa prudenza. La regolarità
una soverchia confidenza dall' altra in se stessi  o  in quei pochi mezzi che più ovvii si sono lor presentati fa
il perdono pel non bastevole acquisto ed uso dei mezzi,  o  vero, rimanendo questi anzi scarsi che abbondevoli,
questi anzi scarsi che abbondevoli, conseguon lo scopo  o  tardi o debilmente. Ma egli avviene ancora che v' hanno
anzi scarsi che abbondevoli, conseguon lo scopo o tardi  o  debilmente. Ma egli avviene ancora che v' hanno talora de'
mai si cercò di realizzarla nelle società, sebbene il caso  o  l' unione di molte circostanze abbiano condotto sovente gli
raffrontare ciò che fatto si trova per conoscere se è retto  o  se è torto, se merita d' essere conservato, o distrutto e
se è retto o se è torto, se merita d' essere conservato,  o  distrutto e rifabbricato. Le utopie sì antiche come moderne
sua eccellenza, perchè non si sa qual parte ne imiteranno,  o  quale no: non si sa in quante maniere diverse i diversi
idee abbiamo cominciato dall' immaginarci una società  o  per dir meglio una moltitudine di uomini, che vuole
uomo od una famiglia sopra gli altri per qualche sua virtù  o  prodezza o avvedimento. Ma invece di ciò abbiamo supposto
famiglia sopra gli altri per qualche sua virtù o prodezza  o  avvedimento. Ma invece di ciò abbiamo supposto che i padri
La Commissione da' Padri trascelta dopo aver formato  o  piuttosto abbozzato il progetto del Tribunale politico che
gli uomini senza eccezione, qualunque fosse il loro stato  o  condizione, tutti dovevano esser fatti entrare nella
facevano, dimostravano ch' ella non era stata ben compresa  o  che non si era a sufficienza spiegata. Domandando dunque
i diritti dei forti, che non hanno bisogno di difesa,  o  pure quelli dei deboli che si rimangono indifesi? E se i
i loro soggetti gli espone ad una reazione dei medesimi,  o  ad una punizione divina. Ma supponiamo pure che i figliuoli
di casa qualunque uomo che facesse casa da sè, sia maritato  o  no. Questa divisione in quattro classi non incontrò
poteva ottenere a meno che ciascun diritto avesse una voce  o  sia avesse alcuno che facesse sentire la sua esistenza
non volea dire essere distrutti, diminuiti, accresciuti,  o  mescolati; ma anzi essere provvedimento perchè non si
ma anzi essere provvedimento perchè non si violassero  o  mescolassero. I Commissari fecero osservare a tal fine che
entrano tutti gli uomini indistintamente, sieno benestanti  o  no, che dunque la Società Civile ha l' obbligo di mantenere
I proprietarŒ anche senza essere uniti in società hanno più  o  meno corrisposto a questo dovere, secondo che ciascuno se
che ciascuno se ne sentì penetrato, fu più virtuoso,  o  meno dominato dall' avarizia. Ma nessuno, nè pure i più
di loro, e che io sono indifferente che si chiami civile  o  con altro nome, perchè i vocaboli non formano la cosa, è
ma non è già che distrugga questo stato di natura,  o  che lo assorba in sè stesso: si può dire ch' egli non sia
hanno già bisogno di una legge civile per essere prodotte  o  permesse, e queste medesimamente rimangono le stesse nello
giustizia naturale per sostituirvi la sanzione della forza,  o  sia l' arbitrio che essa dà a quelli che l' ha nelle mani.
di perdere colle loro sostanze anche la loro libertà,  o  dei non proprietarŒ che hanno l' avidità e la speranza di
dovrà esser tale che essi non ispendano già per i poveri,  o  secondo la volontà di questi. Queste ragioni tranquillarono
le persone superiori alle altre per sapienza e per virtù,  o  sia di maggior capacità ad ottenere lo scopo proposto; che
si trovavano inconcludenti. E di vero se la scienza  o  anche la stessa probità fosse quella che desse agli uomini
private. In tal caso gli uomini savŒ e gli uomini probi,  o  quelli che tali si tengono, potrebbero giustamente mettersi
rettitudine. Ma in tal caso i proprietarŒ li scaccerrebbero  o  come pazzi o come furfanti, anzichè li credessero probi e
Ma in tal caso i proprietarŒ li scaccerrebbero o come pazzi  o  come furfanti, anzichè li credessero probi e sapienti;
la salute corporale si può trovare in uno stato migliore  o  peggiore secondo le pubbliche disposizioni sanitarie:
Per trovare questo posto secondo le leggi dell' equità  o  questa rappresentazione conveniente e possibile dei diritti
erano: 1 la vita e l' incolumità; 2 il corpo; 3 la libertà  o  sia il diritto sulle proprie operazioni. Dimostrò che tutti
sanitarŒ della società; 2 la moralità pure poteva ricevere  o  nocumento o vantaggio dalle disposizioni di pubblica
società; 2 la moralità pure poteva ricevere o nocumento  o  vantaggio dalle disposizioni di pubblica istruzione e di
vale forse la loro vita meno che quella degli altri uomini?  o  non sono forse capaci di portare le armi contro il nemico,
corrispondente al valore di alcuni giorni di oppressione,  o  di alcuni atti di viltà? Finalmente, in quanti modi non si
avida di aumentarsi e tuttavia così facile ad esser ferita  o  ad esser compressa, ricevano solo, entrando nella società
un mezzo termine per eliminarli in fatto dalla società,  o  di ritenerveli in apparenza. Ma senza entrare nelle
egli possiede: quindi nasce che gli uomini partecipino più  o  meno allo scopo della società, cioè ai beni che essa si
natura: è un risarcimento, che, se non restituisce la vita  o  l' onore, toglie però le funeste conseguenze, che
dall' abusare del suo potere. Ma che? il Potere Civile,  o  per dir meglio l' Amministrazione della società, si estende
della società, si estende forse a disporre della vita  o  degli altri diritti personali dei membri della medesima?
questa abusi della sua prevalenza. Ma se di ogni maggiorità  o  prevalente potestà si potesse esigere d' essere garantiti
che comparisce, d' impedire qualunque altra associazione  o  fra i non proprietarŒ o fra una parte di proprietarŒ. Ma
qualunque altra associazione o fra i non proprietarŒ  o  fra una parte di proprietarŒ. Ma via: concediamo che la
della loro abilità, di poi in ragione della loro salute  o  delle peculiari circostanze nelle quali si trovano,
il commercio, e i mestieri, nello stato di guerra  o  di altre pubbliche calamità? quale ricchezza, se quella è
di tanti operai? porrà ella delle fabbriche manufattrici,  o  pianterà degli stabilimenti di commercio? Non mai:
ritenendo una autorità proporzionale ai suoi diritti,  o  sia proporzionale a quella modalità che ei porta in comune.
delle offese ricevute dagli altri membri della società,  o  dall' amministrazione della medesima; si doveva supporre
cioè diritti che l' uomo ha sulla propria persona,  o  su cose a lui strettamente unite, e questi sono tre: sulla
proporzionata alla quantità della ricchezza loro esterna  o  materiale. Tutti egualmente i membri della società civile
che possono aver parte nell' amministrazione sociale,  o  sia che possono avere una rappresentazione attiva nella
operato: che sia ricercato in esso il giusto e l' ingiusto,  o  che di tutto ciò ch' essa avesse operato d' ingiusto essa
della medesima e le persone singole comprese in essa  o  non comprese: ma con questa differenza, che l'
la voce della giustizia ognor più grida agli uomini: «  O  voi che avete in mano la forza e che amate la giustizia,
più debile di lei, appartenga questa all' amministrazione  o  no. Sembrerà che conceduta ancora l' esistenza di simile
si proponga di amministrare la modalità di tutti i diritti,  o  sia dei diritti di tutti gli uomini. Quindi riesce altresì
essi sussistere senza trovar il loro nutrimento, dovrebbero  o  passare alla classe dei mercenari o vivere d' accatto. Nel
nutrimento, dovrebbero o passare alla classe dei mercenari  o  vivere d' accatto. Nel primo caso toccherà ad essi nella
nei loro diritti: sono adunque i mercenarŒ simili ai poveri  o  non proprietarŒ, che si contan per liberi fino a che la
però tale che rimane una semplice dipendenza speculativa,  o  sia una possibilità di dipendenza che non si esercita nel
non può essere senza ingiustizia eliminato per un accordo  o  per un monopolio che facessero fra di loro i benestanti. A
sia sollecita di cercare ciò che le è vantaggioso, e presto  o  tardi lo ritrovi quasi avesse verso di ciò un' involontaria
riceve movimento se non dei pungoli di un dolore corporeo  o  di un istinto brutale. Da questo stato di degradazione è
loro le arti, verrebbero ad accumulare in sè due officŒ,  o  sia due lavori, cioè l' amministrazione della propria
non poteva mai fissarsi: che questo doveva crescere  o  scemare, secondo le ricerche dei benestanti; ciascuno dei
della nuova società restava libero come prima di prendere  o  di licenziare i mercenarŒ secondo i suoi interessi ed i
veniva come conseguenza naturale dalle cose dette,  o  piuttosto era una recapitolazione delle medesime. In fatti
conveniente a ciascun diritto della stessa specie,  o  sia alla quantità proporzionale dei diritti reali: e tal
alla stessa condizione dei possessori di fondi industriali,  o  commerciali, o bancarŒ, e dissero tutte le ragioni che dir
dei possessori di fondi industriali, o commerciali,  o  bancarŒ, e dissero tutte le ragioni che dir si sogliono dai
mai; poichè ciò supporrebbe la perdita della ragione,  o  la perdita dell' amore a' proprŒ vantaggi Dall' istante
perciò tutti egualmente gli uni dagli altri dipendenti,  o  in un altro senso tutti egualmente indipendenti;
di tutte. Valutiamo dunque il prezzo delle cose in danaro,  o  per dir meglio consideriamo la valutazione loro nel fatto.
sono dunque gli elementi che costituiscono questo prezzo,  o  questa valutazione delle cose? Sono due: 1 La ricerca delle
lo strano caso che il possessore d' un fondo industriale  o  commerciale venga abbandonato a tale che debba desistere
ancora il suo fondo, il quale egli può vendere, e tramutare  o  in un fondo stabile o in un capitale fondato sopra un fondo
quale egli può vendere, e tramutare o in un fondo stabile  o  in un capitale fondato sopra un fondo stabile. Laonde
sicchè una persona abbia precisamente il doppio, il triplo,  o  il quadruplo dell' altra nè più nè meno? Ovvero (giacchè
aura della cieca fortuna alla guisa stessa della ricchezza?  O  vorranno forse quelli, che, essendo in possesso del
per principio formatore della società, se non l' arbitrio,  o  la forza, o il caso, quasi formare la società dovesse
formatore della società, se non l' arbitrio, o la forza,  o  il caso, quasi formare la società dovesse considerarsi come
questa lungi dall' essere un dovere morale fosse il frutto  o  del cieco accidente o della prepotenza, o di un
un dovere morale fosse il frutto o del cieco accidente  o  della prepotenza, o di un inconcepibile accordo nella
fosse il frutto o del cieco accidente o della prepotenza,  o  di un inconcepibile accordo nella medesima stoltezza. Ma l'
di questa loro piena volontà, per mancanza di cognizione  o  di potere, avviene che in qualche sua parte esternamente
diversa: la prima aveva per iscopo la sicurezza ,  o  difesa dei diritti; la seconda la ricchezza o l' aumento
sicurezza , o difesa dei diritti; la seconda la ricchezza  o  l' aumento dei diritti, i quali erano quei due scopi a cui
tendeva ogni civile società. Mostrò come la sicurezza  o  la difesa dei diritti era cosa partenente alla giustizia ,
era cosa partenente alla giustizia , e come la ricchezza  o  l' aumento dei diritti era cosa appartenente all' utilità :
si trattava di istituire. Un potere adunque che trovasse  o  difendesse dove che sia la giustizia, ed un potere che
società: Amministrazione, centro della forza sensibile  o  fisica nella medesima: nel primo si esercita ordinatamente,
si esercita colla sua maggior attività la forza sensibile  o  fisica. Ecco la società civile corrispondente ai bisogni
conveniva rimettersi in tali elezioni all' opinione,  o  sia all' intimo senso degli elettori. Nulla di meno la
come titolo del diritto di rappresentazione attiva,  o  sia come titolo al potere amministrativo, ammetteva
presentare le ragioni ch' egli ha di partecipare al potere,  o  sia lo stato della ricchezza ch' egli possiede, e dietro la
doveano dare il loro voto come uomini, e non come ricchi,  o  come forniti di qualche accidentale differenza dai loro
elettori del Tribunale politico fu distinta negli articoli  o  paragrafi seguenti: 1 I voti sono tanti quanti gl'
della ragione lo danno mediante i genitori, od i tutori,  o  i curatori. 2 Ciascuno che è ammesso a dare da sè il voto
ciò esigano per giuste cause contro i mariti ed i padri,  o  le madri vedove. del voto. Discutendosi il primo articolo
e virtù dei candidati ed esprime insieme il desiderio ,  o  affezione generale dei candidati: affezione che è il segno
come diceva, è quello di rappresentare l' essere morale ,  o  sieno i diritti essenziali dell' uomo. Ora in quanto a
consigli. I voti adunque degli elettori sono tanti consigli  o  giudicŒ, e perciò niuno di essi può avere il diritto di
medesima, perchè queste non fossero lasciate ad arbitrio,  o  commesse alla ventura. Che riguardo a quest' incombenza
nella qualità degli elettori la società stessa non perisse,  o  almeno il Tribunale politico riuscisse a non essere più l'
persona libera che non fosse soggetta all' autorità paterna  o  materna, maritale, o tutelare o curatoria. 1) Maggiore
fosse soggetta all' autorità paterna o materna, maritale,  o  tutelare o curatoria. 1) Maggiore dibattimento cagionò il
all' autorità paterna o materna, maritale, o tutelare  o  curatoria. 1) Maggiore dibattimento cagionò il quarto
è un grado di potere) come una famiglia formata da una sola  o  da due persone. Poichè nella famiglia numerosa vi sono
allorquando accade che qualche punto non sia riconosciuto  o  venga messo in questione, sarà da vedere quale naturale e
soltanto in quel punto che nascendo una discussione  o  dissensione fra due parti, queste debbono comparire al suo
il suo discorso: Pretenderete voi, disse, di esser più savŒ  o  più potenti dell' autore della natura, il quale stabilendo
Vorreste voi prevenire i mali col fare voi stessi dei mali,  o  almeno coll' occasionarne degli altri in futuro? Ecco il
di tale instituzione. Ora se il legislatore troppo minuto  o  troppo materiale in luogo di tener sempre fisso col
inesausta. Egli é per questo che non v' ha istituzione  o  legge che non possa essere ben presto elusa da un maggior
che subentra una politica ancora più diffidente, la quale  o  si rende odiosa, se gli uomini prendendo un andamento
Se voi farete un' instituzione che metta disunione  o  diffidenza delle armate verso i loro generali distruggerete
ad ottenere lo scopo proprio delle instituzioni preventive  o  repressive; cioè a prevenire i delitti degli uomini. Egli è
del genere umano! Le instituzioni false esprimono  o  suppongono che gli uomini sieno in relazioni false fra
pubbliche ricreazioni. Non v' ha nessun falso diritto,  o  sia nessuna falsa relazione degli uomini fra di loro che
falsi vincoli: in cui la ragione non è ottenebrata da vizŒ,  o  non è per una somma ignoranza impotente: 2) in cui
essere preventive e repressive, senza essere stabilitive,  o  almeno senza stabilire nissuna relazione falsa fra gli
volontà si ripeta per dire così in tanti atti autorevoli,  o  sia in tanti voti, quanti sono i membri nella famiglia.
dei servi, come si era dato ai padri quello dei figliuoli,  o  ai mariti quello delle mogli; perocchè mentre questi due
qual debb' essere, diventi una costituzione preventiva  o  repressiva, quello che non debbe essere, ed in tal modo
a seguire, nel ripartimento dell' autorità politica, l' uno  o  l' altro dei due principŒ, cioè o seguire il principio
autorità politica, l' uno o l' altro dei due principŒ, cioè  o  seguire il principio della rappresentazione de' diritti, il
quale d' altro lato era stato abbracciato dall' Assemblea;  o  vero lasciando al tutto simigliante principio costituire un
riforme che alterino le prime basi su cui è costituito,  o  per dir meglio non siate costretti a distruggere ciò che
l' applicazione del principio dell' equilibrio dei poteri  o  sia quello d' una costruzione della società, che antiveda
mentre che gl' ingegni sono al tutto accidentali, ed i più  o  meno forti nascono a caso, e non dipendono punto dalla
al governo, costruito secondo il progetto della utilità  o  dell' equilibrio dei poteri. Io vorrei sapere in tal caso
tal principio non può dare che dei risultati congetturali  o  almeno dei risultati, le prove dei quali non sono a portata
civile potere. Infatti il principio dell' utilità pubblica  o  dell' equilibrio dei poteri è difficile, perchè mette a
se tal convenzione è giusta od ingiusta, se gli è utile  o  gli è dannosa: sa ciò che mette e sa ciò che riceve. All'
senza però mai sapere di certo se si sia andati avanti  o  indietro. Dovendo dunque voi fare una mutazione di cui l'
La Commissione dimostrò che la comunanza degli uomini,  o  la civile società dopo instituito il governo, poteva bensì
diritti naturalmente imprescrittibili. L' essere scritti  o  non scritti non toglie ne aggiunge autorità a tali diritti,
mutabile che si fa da sè ciascuno dei suoi membri  o  un promemoria di ciò in cui tutti convengono, non contendo
sia la dichiarazione dei diritti che può fare la comunanza,  o  la società civile degli uomini; ecco qual sia il diritto
così numerosa che non avrebbe potuto senza confusione,  o  almeno senza una dannosa tardità, spacciare gli affari. 2
già da sè stessi, ma mediante dei loro abili ministri  o  delegati forniti dei loro poteri e delle loro instruzioni,
cento. Infatti qualunque sia il guadagno d' un mercenario  o  lo consuma nel proprio mantenimento o lo mette in fondi. Se
d' un mercenario o lo consuma nel proprio mantenimento  o  lo mette in fondi. Se lo mette in fondi, egli trapassa ben
lire di entrata; mentre alla fine della giornata, del mese,  o  dell' anno, ciascuno ha consumato tutto, e sì dell' uno che
Assemblea; e così via, se vi fossero persone individuali  o  morali che possedessero maggior somma. Nella prima
ordinamento di tali Assemblee si riduca la irregolarità  o  deviazione dalla teoretica giustizia; cioè quanto poca sia
poichè questi nove milioni non appartengono già a questa  o  a quella famiglia determinata, ma solo a tutta la nazione,
la quale sarebbe già instituita la civile società,  o  sia ridotta alla sua attuale esistenza. Ora considerate di
grandezza mediante i voti. I componenti la prima Assemblea,  o  sia i voti della medesima, rappresentano tanti proprietarŒ
una utilità propria, ognuno rimaneva libero di esercitarlo  o  non esercitarlo, sebbene nessuno poteva alienarlo, appunto
delegato, come sarebbe nel caso, in cui si potesse provare  o  la intenzione di nuocere col suo potere o il tradimento
potesse provare o la intenzione di nuocere col suo potere  o  il tradimento contro l' Assemblea nell' esercizio del
politica corrispondente. 2 Ogni persona morale  o  individuale può far una causa simile verso un' altra
perciò ciascuno, dato quest' aumento, può domandare per sè  o  per altri l' aumento corrispondente di rappresentazione
sia che si ritrovino negli scrittori antecedenti,  o  sia nelle costituzioni delle nazioni che fin quì sulla
civile da me descritto. Parmi ch' egli sia stato sempre più  o  meno chiaramente dagli uomini avvertito; parmi che sempre
delle amministrazioni di più persone, sieno grandi  o  sieno piccole: sieno le sette, nascenti all' elezione di un
a lato della medesima un' altra istituzione preventiva  o  repressiva che corregga quel difetto; ma si mettono
nè sospettare de' mali ch' egli stesso per ignoranza  o  per passione, e quelli che a lui subentreranno nell'
privata nello stato di natura, e della giustizia pubblica  o  sia dell' istituzione dei Tribunali nello stato di società
essi ragione. Egli è evidente che questa è la cagione vera  o  pure il pretesto di tutte le ribellioni: queste nascono
che vengono a lui fatte dagli amministratori della società,  o  che gli si dà ad intendere che gli vengono fatte: egli
nello stato civile: nel primo stato è l' individuo  o  la famiglia quella che giudica in propria causa e che
di tutti i diritti, ma era regolare i diritti di tutti:  o  almeno queste due cose si confondevano nel fatto; e
che il fine delle guerre ognor minacciate era l' esistenza,  o  la distruzione di un popolo. [...OMISSIS...] Anzi perciò
settentrionali del medio evo « « erano quelle di sanzionare  o  rigettare le proposizioni del principe colle acclamazioni.
ma non si lascia offendere: la sua reazione, adunque,  o  sia l' esercizio dei giudizŒ politici, è tanto maggiore
giudizio popolare ecclesiastico dato in diverse forme; cioè  o  tumultuosamente o in Assemblee stabilite, o da tutto il
ecclesiastico dato in diverse forme; cioè o tumultuosamente  o  in Assemblee stabilite, o da tutto il popolo, o dalla
forme; cioè o tumultuosamente o in Assemblee stabilite,  o  da tutto il popolo, o dalla classe dei Nobili. Sulla bontà
o in Assemblee stabilite, o da tutto il popolo,  o  dalla classe dei Nobili. Sulla bontà della Legge, od
s' essi si contenevano nell' oggetto del Potere monarchico,  o  se il trapassava: se si contenevano in quello non era d'
1) Questi proponeva due modi di fare il Senato cristiano  o  il Tribunale di cui parliamo; nell' uno l' Imperatore coll'
le guerre; e non aveva in vista la protezione dei popoli  o  il miglioramento delle costituzioni degli Stati. Bensì dei
e secondo il carattere loro personale di difficile  o  di buona volontà. L' amovibilità pure di tali ministri
tutti i concepimenti politici fin qui fatti dagli scrittori  o  dai Principi, quello che più si avvicina al Tribunale da me
se il suo giudizio provenisse dalla ragione sua particolare  o  dalla comune: oltre di che i particolari non vanno giammai
concordia solamente possano i popoli giudicare se è vero  o  falso il governo. E` impossibile tor dal mondo tutte le
altre accatoliche nazioni, dove la Chiesa non è libera  o  non divisa dal principato, ma ad esso soggetta o con esso
è libera o non divisa dal principato, ma ad esso soggetta  o  con esso incorporata. Perocchè la sua opinione sarebbe, che
opinioni in giudicare degli stessi fatti? la sola empietà,  o  il solo fanatismo religioso può acciecar tanto gli uomini?
è la seguente. La sovranità ha riunito in sè medesima  o  ha voluto ritener uniti i due poteri supremi: 1 di
la società. Ora così distinte queste due attribuzioni,  o  per dir meglio questi due rami del supremo potere, s'
voluto giudicare della giustizia delle azioni politiche,  o  sia hanno essi voluto entrare in questo ramo del supremo
cosa che i Papi non hanno mai cercata, e spesso rifiutata,  o  tenuta a studio lontana da sè; ma bensì di essere Giudici
offesi, e che entrano nella convivenza, sieno anche donne  o  fanciulli, ne hanno interesse, e debbe pender anche da'
ne hanno interesse, e debbe pender anche da' loro voti,  o  di chi fa per loro, la formazione del medesimo. All'
Società, così sono parimenti due le specie di cittadinanza,  o  i modi di entrare nella comunanza civile, alla prima delle
le dette proposizioni che dalla storia risultano come leggi  o  fatti costanti, e poscia riferirò le osservazioni che li
nella storia provano ad evidenza, che lo stato regolare  o  tranquillo della Società civile consiste nell' equilibrio
che s' accorgono di tal prevalenza irresistibile, e che  o  la secondano, e in tal modo perfezionano le costituzioni
e in tal modo perfezionano le costituzioni dello Stato,  o  vero vogliono cozzare con essa e si gettano in tutti i mali
ricchezza abbia sempre portato una mutazione nel potere,  o  pure una lotta perpetua col medesimo: il quarto fatto
Amministrazione, mette il legislatore in questa alternativa  o  di dividere il Tribunale politico dall' Amministrazione, o
o di dividere il Tribunale politico dall' Amministrazione,  o  di avere un' Amministrazione in cui ci sia il detto
necessario d' interna inquietudine ed agitazione che presto  o  tardi debbe svilupparsi, e sovvertire l' ordine sociale.
hanno riguardo alla ricchezza, ma bensì alla forza fisica  o  personale, appartengono alla prima età della Società
appartengono alla prima età della Società civile,  o  sia alla sua infanzia. Le instituzioni all' incontro che
appartengono alla seconda età delle Società civili,  o  sia alla loro virilità. Quasi tutte le Società civili
famigliare; poichè essa ebbe riguardo alle persone,  o  sia alla forza militare, e non alle ricchezze. Egli divise
di centomila assi, corrispondenti allora a 774. franchi,  o  intorno. La seconda classe aveva per censo 75 mila assi: la
non avessero sostanze bastevoli per entrare nella quinta,  o  ne fossero al tutto sprovveduti. Diviso così il popolo
vale a dire la centonovantatreesima parte di sovranità,  o  sia d' influenza nella pubblica Amministrazione. Se la
perchè le famiglie parte assai moltiplicate, parte poco  o  nulla, od estinte, e gli altri accidenti producessero una
diseguaglianza passasse nella bilancia del pubblico potere,  o  sia manifestasse la sua influenza: per ciò non è negli
stessa a prender posto nel governo, al quale scopo presto  o  tardi sarebbe riuscita o con una concessione savia di
nel governo, al quale scopo presto o tardi sarebbe riuscita  o  con una concessione savia di quelli che già governavano, o
o con una concessione savia di quelli che già governavano,  o  certo in ultimo per un' aperta violenza. Egli è dunque
doveva esser formata dalla maggiore somma degli interessi,  o  sia dalla proprietà: idea quanto vera, tanto ripugnante al
le cose pubbliche per la prevalenza delle opinioni,  o  sia dei principŒ, mentre le parole la perdono sempre quando
personale, perchè la proprietà non è divisa  o  è divisa equabilmente, mentre le Società avanzate, dove è
e stabilito. Ella è nel primo stato tale Società,  o  più tosto ritiene del primo stato, mentre è ancora
3 liberazione degli schiavi, francazione dei borghi,  o  comuni; e quindi nascita dei piccoli proprietarŒ, e
politica, e spinge dirò così per intromettersi nel governo,  o  per altrui consenso o per forza. La proprietà commerciale e
così per intromettersi nel governo, o per altrui consenso  o  per forza. La proprietà commerciale e industriale viene in
conoscer da vicino l' Amministrazione dei diritti stessi,  o  per dir meglio senza amministrarli. Non governando adunque
già in possesso del governo, se in vece di essere persuasi  o  trattati con arte dai mercatanti, vengano assaliti
d' essere ingiuriati dal partito opposto, e sono veramente,  o  sempre poi ve n' ha tutta l' apparenza. Quindi non si
che del modo di fare le parti giuste fra due padroni,  o  di rendersi scambievolmente giustizia. Presso i Romani non
tranquillamente lo possedeva, e di farselo cedere per amore  o  per forza. Quelli che si presenta per avere la roba altrui
alla sua ricchezza di qualunque genere questa sia,  o  territoriale o mobiliare. 2) Per altro l' istoria della
ricchezza di qualunque genere questa sia, o territoriale  o  mobiliare. 2) Per altro l' istoria della società civile in
non toglie che se fosse stato sul trono inglese un principe  o  troppo tenace del sommo diritto, o troppo presuntuoso delle
inglese un principe o troppo tenace del sommo diritto,  o  troppo presuntuoso delle sue forze, non avesse operato
nell' equilibrio fra la ricchezza ed il potere civile  o  propriamente parlando il potere amministrativo. Si vegga
è un pericolo di pubblica inquietudine che vien5 tolto  o  certo scemato coll' Istituzione della Società civile, nella
un fatto contrario, cioè che l' amore della ricchezza  o  sia dei beni della vita civile fa disprezzare e sacrificare
giudicio? la specie degradata allo stato quasi dei brutti,  o  tutto l' altro uman genere colto? Se non vogliamo ricavare
questo fatto costante, che preferisca cioè la ricchezza,  o  sia i beni della vita colta alla libertà individuale. Se
si parla di una nazione che ha dei grandi terreni, questi  o  bisognerà che restino incolti; il che è tanto impossibile,
persuadere all' uman genere colto di farsi selvaggio;  o  pure bisognerà che sieno di qualcheduno; ed in tal caso
mediante il principe come mediante un suo ministro,  o  vero impiegato. Per quante prerogative riceva questo
e quindi questionare se egli sia un potere assoluto  o  delegato. Col proporsi quella dimanda già l' errore è
il primo posto e governi di fatto in due maniere; cioè  o  autorizzata da un diritto proprio, o come esercente un
in due maniere; cioè o autorizzata da un diritto proprio,  o  come esercente un diritto altrui per delegazione del
di più osservare se sia governato a principe assoluto  o  a principe delegato: e questo rilievo non si fa, che
si fa, che esaminando storicamente i titoli della persona  o  della casa reggente. Egli è dopo questa verificazione che
una tendenza di queste due cose a mettersi in equilibrio  o  col scemare l' autorità politica al principe o coll'
equilibrio o col scemare l' autorità politica al principe  o  coll' accrescergli le sue ricchezze, o finalmente coll'
politica al principe o coll' accrescergli le sue ricchezze,  o  finalmente coll' attribuirgli per finzione quella
vero il pensiero di Harrington, quando invece di monarchia  o  di governo si dice Amministrazione. In fatti supporre che
di tutti i mali che fa l' uomo: ma questa malizia opera più  o  meno secondo le occasioni che si presentano alla medesima.
potrà tuttavia a meno di prendere una politica cavillosa,  o  finalmente vacillante. La politica dell' equilibrio dei
può dire che sia nata così. Come ella consiste nell' unirsi  o  coi comuni o coi nobili o col clero per abbassare le altre
sia nata così. Come ella consiste nell' unirsi o coi comuni  o  coi nobili o col clero per abbassare le altre due classi,
Come ella consiste nell' unirsi o coi comuni o coi nobili  o  col clero per abbassare le altre due classi, ella è
dei diversi stati d' Europa. La povertà del principe  o  sia del governo è ciò che produce tutti questi giochi di
poichè se il principe non arriva a sostenersi in tal modo,  o  pure se non perviene ad arricchirsi, egli rimane in
sua dignità. I nobili sempre avidi di acquistare de' feudi,  o  delle donazioni, li sollecitavano continuamente dalla
essere suggerita. Se noi consideriamo noi stessi,  o  vero uno de' nostri popoli colti d' Europa come si trova
un capo che loro si presentasse per occupare un trono,  o  vero una supremazìa vacante, senza molti trattati e
facilità con cui si prende posto in un luogo vacante,  o  si occupa una proprietà disoccupata. Essi non avevano che
del capitano; e le ingiustizie che commetteva come giudice  o  per ignoranza o per arbitrio di passione pochi sapevano
le ingiustizie che commetteva come giudice o per ignoranza  o  per arbitrio di passione pochi sapevano conoscerle nè il
così pure ritenessero il concetto d' un premio  o  di una mercede; e di più che come gli avevano ricevuti dal
che le parole non mutano le cose, e che la ragione comune  o  sia il buon senso quantunque non sapesse render ragione di
del fisco a talento, e i doni non furono più la ricompensa  o  la speranza dei servigi. Brunechilde con uno spirito
ora parla della proprietà del principe sui feudi,  o  sia sulle porzioni distribuite agli altri duchi e signori
del trono può manifestarsi in una doppia maniera, poichè  o  il trono può essere debile relativamente alla nobiltà e
relativamente alla nobiltà e all' interna costituzione;  o  il trono può essere debile per difendere la nazione dai
non avesse dei soldati fedeli, e stretti d' intorno a lui,  o  per dir meglio se tutta la nazione non pugnasse ordinata e
che allo stato di guerra: ad uno stato in cui la nazione  o  debbe essere forte o debbe perire. In tali circostanze la
guerra: ad uno stato in cui la nazione o debbe essere forte  o  debbe perire. In tali circostanze la nazione è disposta di
e quiete, nel quale stato la influenza del governo,  o  sia la modalità, meno si doveva estendere. In simile tempo
tirarla indietro in ragione che l' esperienza le dimostrò,  o  pure che l' avidità le fece sperare che il governo non
le fece sperare che il governo non avesse bisogno di tanto,  o  sia in ragione che giudicò che le circostanze del paese non
non quanto questa fosse difensiva, nelle altre era libera  o  seguire il suo signore, o accudire a' suoi affari. Questo
difensiva, nelle altre era libera o seguire il suo signore,  o  accudire a' suoi affari. Questo trattato si riferisce ad un
ben facile confondere questi due titoli in un titolo solo,  o  sia scambiare l' uno coll' altro. Ma se la proprietà dura
diritti di assisa e di pedaggio i porti dei fiumi, i salari  o  gli emolumenti degli offici, e gli offici stessi si
che obbligavano quelli a cui conferivano qualche carica  o  dignità, di riconoscere con un atto formale che nè essi nè
il ristabilimento delle leggi del re Edoardo il confessore,  o  dell' antico sistema Sassone. Per conseguente nel primo
della proprietà e del potere, e non già il ramo morale  o  giudiciale, il quale va organizzato nella forma di
Per ischiarire la cosa bisogna considerare tutti i diritti,  o  beni posseduti dagli uomini tutti, congiunti ad una energia
beni posseduti dagli uomini tutti, congiunti ad una energia  o  forza, mediante la quale tendono di difendere sè stessi,
di diritti, personali e reali, così vi sono due forze  o  due energie corrispondenti alle due specie di diritti.
corrispondenti alle due specie di diritti. Queste energie  o  instinti che ha l' uomo di difendere il suo diritto, porta
era impossibile che le Società civili prendessero l' una  o  l' altra di queste due forme semplici: era impossibile che
si dividesse rigorosamente in ragione delle ricchezze  o  pure che il potere civile si dividesse con una perfetta
riuscirvi avrebbe messo in grave pericolo la repubblica,  o  almeno se stesso. In fatti i Comizi per curie e per tribù
dai diritti personali, poichè la proprietà ancora non vi è,  o  se vi è non fu ancora divisa in parti molto diseguali, o
è, o se vi è non fu ancora divisa in parti molto diseguali,  o  finalmente non ha ancora avuto tempo di esercitare la sua
abbiano trovato il modo di farsi rappresentare meno  o  più fortemente, secondochè la società è più o meno
meno o più fortemente, secondochè la società è più  o  meno avanzata, tuttavia la maggior difesa di questi
in politica, sia favorevole alla rappresentazione personale  o  sia alla reale, è cattiva fino che non si è trovato il
lo stesso che abbandonare le cose pubbliche al caso,  o  negare che possano essere aiutate dalla saviezza, sarebbe
A questi alti offici si associava l' officio economico,  o  amministrativo; ma questo era ecclissato dallo splendore di
render perfetta se non si divide dall' elemento giudiciale  o  morale, così avrei potuto parimente dimostrare ch' ella non
debile contro il forte, e del particolare contro il potere  o  contro la maggioranza de' cittadini. Ma d' altra parte egli
non si esiga qualche sorta di virtù in quelli che hanno  o  credono d' avere in mano la forza, perchè non ne abusino.
temere, ma desiderare l' erezione di una tal Commissione  o  Tribunale apposito rivolto a mantenere la giustizia nelle
si può diminuire il pericolo che nasce dalla loro debilezza  o  dalla loro malvagità; e diciamo, che dovendosi la società
avvilimenti a cui irreparabilmente soggiace il dispotismo,  o  tutto ciò che n' ha le sembianze, senza diminuire punto del
con cui hanno combattuto i loro secoli, e che vincenti  o  vinti furono giudicati dalla posterità? se non finir di
da perdere debbe essere agitato da una furia di ambizione  o  di cupidigia perchè stimi bene per sè che la giustizia sia
ansietà onde gode il ladro del furto che attende il padrone  o  la giustizia che lo sorprenda. La giustizia adunque, ed il
innanzi al medesimo, e poterne ricevere la giustizia.  O  forse ciò che da tutto il mondo si è reputato sempre
fosse in lui risvegliato un desiderio di vedere anche egli  o  di calcolar anch' egli i propri interessi, al quale calcolo
più grave tutto ciò che credono d' ingiustamente soffrire,  o  che dubitano che sia ingiusto; o di cui abbiano un pretesto
d' ingiustamente soffrire, o che dubitano che sia ingiusto;  o  di cui abbiano un pretesto di dubitare. Ed ora il solo
rimedio che i monarchi pur tanto desiderano, e che hanno  o  la sciagura di non vedere, o la pusillanimità di non
tanto desiderano, e che hanno o la sciagura di non vedere,  o  la pusillanimità di non abbracciare. La necessità adunque
la prosperità sua sarà la loro: e tutto ciò che nuoce  o  mostra di nuocere all' esistenza di simile instituzione,
che una irregolarità colpita di riprovazione, e riguardata  o  con quella compassione onde riguardasi la ignoranza e la
onde riguardasi la ignoranza e la stessa pazzia,  o  con quello sdegno onde mirasi il delitto di lesa umanità.
che un carattere che questo Tribunale ha comune con essa  o  con tutte le instituzioni pacifiche prodotte dall' amore di
contraria. Laonde dovranno essere gli stessi cittadini,  o  corpi di cittadini, o il governo medesimo quelli che
dovranno essere gli stessi cittadini, o corpi di cittadini,  o  il governo medesimo quelli che innanzi a questo Tribunale
danno moto alle cause. Infatti supponiamo che un cittadino  o  un corpo di cittadini conosca che l' amministrazione
nel non avervi alcun' altra autorità che possa ritardare  o  impedire le sue disposizioni amministrative. La modalità
si è strappata dalle loro mani l' amministrazione stessa,  o  si è gittata la società nell' anarchia. Che l'
Le classi adunque de' ricchi, de' nobili, de' militari,  o  degli officiali civili non possono esser quelle a cui s'
fare di questo Tribunale la proprietà di alcuna famiglia,  o  di alcuna di quelle classi della società che vengono
se nel popolo vi fosse stata una dottrina più sana,  o  maggior virtù. [...OMISSIS...] La legge adunque della
nelle singole famiglie colla ricchezza delle famiglie,  o  sia che un padre non generi maggior numero di figliuoli di
di questa disuguaglianza è la moltiplicazione maggiore  o  minore delle famiglie, rimanendo più povere quelle (fatte
beni, limitino con ciò il numero de' loro figliuoli futuri,  o  vero abbiano da prevedere altrettanti loro discendenti in
difender sè stessa: nello stato poi di società civile,  o  nazionale è essenziale la prima parte, e accidentale la
v' è alcuno al mondo che non se ne accorga, che una cosa  o  un essere , semplicemente possibile , non agisce sui nostri
e quindi non poterono affiggere al vocabolo di realità  o  di cosa reale altro significato, se non quello di una cosa
agisce sostanzialmente sopra i sensi, sicchè cosa reale ,  o  cosa che agisce immediatamente nel senso vengono a essere
L' uomo è un soggetto, che ha egualmente le due potenze  o  facoltà dell' intelletto e del senso; e quindi l' uomo
; perocchè si dice bensì che una cosa può essere cognita  o  incognita, ma sarebbe un assurdo il dire che esiste l' idea
sua realità . Tuttavia quando ancora si avesse la idea  o  cognizione della cosa, non seguirebbe di questo che si
della cosa sarebbe pur diversa da quella cognizione  o  idea pura; come è diverso sentirsi ferir gli occhi
attuale percezione sensitiva; perocchè ne rimane la memoria  o  l' imagine, che viene come a continuare la sensazione
conservandone il vestigio, e riproducendolo all' uopo,  o  ravvivandolo noi interiormente, mediante una nostra più
una nostra più attuale attenzione: il qual vestigio,  o  conservato o riprodotto, fa lo stesso ufficio della
più attuale attenzione: il qual vestigio, o conservato  o  riprodotto, fa lo stesso ufficio della sensazione attuale e
venendo come a dire:« una causa di questo vestigio  o  memoria sussiste«. E che di questi due elementi si componga
proprio stia unita una sua significazione sempre comune,  o  sia generale, come, per recarne qualche esempio, fra gli
ideale della cosa? Perocchè la semplice idea di lottatore,  o  di uomo luttuoso, o festevole, non racchiude
Perocchè la semplice idea di lottatore, o di uomo luttuoso,  o  festevole, non racchiude necessariamente nessun lottatore
necessariamente nessun lottatore particolare, nessun uomo  o  di tristezza o di letizia cagione; ma questi nomi stanno
nessun lottatore particolare, nessun uomo o di tristezza  o  di letizia cagione; ma questi nomi stanno bene egualmente a
non segnano niente di reale , ma solo una pura possibilità  o  idea; conciossiacchè ciò che è reale è tutto particolare e
uomo (uno de' molti che ha la fortezza), e non altri;  o  sia, che è il medesimo, si pone la legge di vedere la
e di questa impressione rimasto vestigio nella fantasia  o  nella memoria (2); e 2. che la parte reale della [cosa] non
reale resta però segnata e fissa mediante la sensazione  o  il vestigio rimasto di lei, alla quale sensazione o
o il vestigio rimasto di lei, alla quale sensazione  o  vestigio la mente rivolge interiormente l' attenzione, e
dicevo, perocchè tien luogo del suo nome la sensazione  o  il suo vestigio rimasto nella fantasia o nella memoria
nome la sensazione o il suo vestigio rimasto nella fantasia  o  nella memoria dell' uomo; ed è questa sensazione o suo
fantasia o nella memoria dell' uomo; ed è questa sensazione  o  suo vestigio che dirige e fissa l' attenzione della mente
nello spirito dell' uomo una tale impressione, imagine  o  memoria, che serve allo spirito dell' uomo per misura e
che anticipatamente possiede, e che, quando a una imagine  o  vestigio determinato è riferito, prende natura d' idea
sussistenza della cosa nasce in noi mediante un giudizio  o  affermazione che noi facciamo, per ciò in virtù di una
in luogo della percezione , cioè in luogo della sensazione  o  del vestigio che questa lascia in noi, nella cognizione
positiva . Ma anche senza questo splendore della cognizione  o  pensier nostro, può esister in noi un qualche pensiero, una
che un ente sussiste, e quindi lo affermo; 2. un indizio  o  segno, che è sempre una relazione di quest' ente, da me non
essa si può considerare sotto due aspetti, cioè a dire  o  come argomento valido a farmi indurre la sussistenza di un
argomento valido a farmi indurre la sussistenza di un ente,  o  come determinazione di quest' ente, facendomelo conoscere
reale (1), e quindi considero Dio a parte, come causa  o  principio di ciascuna di queste essenze (2). Nella
causa e tutte le altre che vi si adoperano sieno generiche  o  specifiche e quindi indeterminate, tuttavia messe insieme
che noi aver possiamo di Dio, in luogo della percezione  o  visione , sta questo nome intellettivo di cui parliamo,
cosa collocato, io non ho la percezione di questa cosa  o  visione, perchè me ne è contesa la veduta dalla tela che la
con delle altre cose da noi percepite, somiglianza  o  generica o specifica, e quindi possiamo di lei imaginare
delle altre cose da noi percepite, somiglianza o generica  o  specifica, e quindi possiamo di lei imaginare qualche cosa,
lei imaginare qualche cosa, per esempio, che sia un corpo  o  altro, secondo gli indizi che ci sono dati (1), possiamo
sono dati (1), possiamo imaginare quella essenza generica  o  specifica che essa ha comune con altre cose di cui avemmo
che abbia in comune coll' altre cose l' essenza universale  o  sia l' essere , in quanto che l' essere è la sola cosa che
non può comporsi che dell' essere , e di null' altra idea  o  essenza nè generica nè molto meno specifica; sicchè tutte
se non ci avesse questa comunanza, non ci sarebbe veicolo  o  passaggio veruno, per la quale potesse la mente dalle
a produrre azioni, ad agire; l' essere meramente possibile,  o  sia ideale , non opera, perocchè ogni cosa, prima di
altro che teoretica , perchè in sostanza teoria e scienza  o  cognizione sono due sinonimi: e pratica viene a dire, non
ideale; l' essere reale (l' agente, e quindi l' azione  o  pratica) non è oggetto di concezione intellettiva, non è in
reale; che la teoria e la pratica non sono già due sezioni  o  parti della stessa scienza , ma che la sola teoria è
della stessa scienza , ma che la sola teoria è scienza  o  cognizione, e la pratica non è scienza, ma azione. I
dell' essere dal reale , e gli hanno confusi insieme,  o  hanno distrutto l' uno o l' altro dei due (1). Lo stesso è
, e gli hanno confusi insieme, o hanno distrutto l' uno  o  l' altro dei due (1). Lo stesso è seguito della teoria e
altro, sebbene questa teoria possa trattare delle cose  o  delle azioni. V' ha dunque una parte di scienza che è
dunque ha la sua teoria, ma non è essa medesima una teoria  o  sia una scienza. La denominazione adunque di filosofia o
o sia una scienza. La denominazione adunque di filosofia  o  scienza teoretica è poco esatta, riuscendo a un dire teoria
un dire teoria teoretica , e la denominazione di filosofia  o  scienza pratica non è pure senza inesattezza e ambiguità,
inesattezza e ambiguità, convenendo anzi dirla filosofia  o  scienza o teoria della pratica (1). Pratica vuol dire
e ambiguità, convenendo anzi dirla filosofia o scienza  o  teoria della pratica (1). Pratica vuol dire azione, e
ed abito di porle, dalle quali si ha qualche produzione  o  formazione esterna: e tali sono le arti meccaniche e le
questo l' abito, non sa l' arte; e il giudicare di pittura  o  di poesia o di altra arte liberale fu sempre tenuto per
non sa l' arte; e il giudicare di pittura o di poesia  o  di altra arte liberale fu sempre tenuto per cosa
tenuto per cosa interamente diversa dal saper dipingere  o  poetare. E può avervi un fortissimo e dirittissimo
seguente, stabilendo in esso i confini della filosofia  o  dottrina naturale, e mostrando per che via si stenda oltre
e tramandano le cose una volta pensate. Ma dati all' uomo,  o  anzi alla umanità, tutti questi mezzi, quanto può ella
formale , volendo essi esprimer con ciò che la forma  o  il modo onde queste verità si fecer palesi è
come i colori che si mettono sopra le linee dei contorni,  o  come la carne con cui si rimpolpa e si adegua l' ossatura
di un sovrano paziente; giacchè di sè non avrebbe mostrato  o  comunicato nulla più di quello che un savio umano potesse
stesse. Le cognizioni naturali adunque intorno a Dio,  o  comunicate agli uomini da qualche savio sorto nel mezzo di
agli uomini da qualche savio sorto nel mezzo di loro,  o  da un angelo, o da Dio stesso (restando questi nascosto),
da qualche savio sorto nel mezzo di loro, o da un angelo,  o  da Dio stesso (restando questi nascosto), si restano le
le positive, delle cognizioni che abbiamo chiamate negative  o  ideali7negative , e che pure sono vere e preziosissime. Ora
dovevano a lui sembrare que' discorsi? Intendevali egli?  o  erano a lui del tutto oscuri e nulli? Que' discorsi, che
cioè che i suoni sono interamente diversi dagli odori  o  da' sapori, non convenendo che in un elemento ideale e non
di essa luce e colori colle cose, di cui ha la percezione,  o  colle sensazioni di cui è in possesso. Egli può sapere che
spezza in sette fascicoli, passando per un prisma di vetro  o  per altro mezzo prismatico, perchè il prisma di vetro o di
o per altro mezzo prismatico, perchè il prisma di vetro  o  di acqua e le idee di passaggio e di divisione sono a lui
delle oscurità e dei misteri. Ma questi lungi dal togliere  o  diminuire la ragionevolezza dell' assenso che noi diamo
ma dipendenti dalla divina volontà e arbitrio. Le idee  o  concezioni di questi fatti sono, almeno in gran parte,
si racchiude, come pure il sistema dei medesimi, i fini  o  l' intendimento, a cui furono ordinati e operati. Si può
attualmente in istato di grazia« (1). » E veramente le idee  o  concezioni che porge la rivelazione, posto che sieno
è negativo, cioè non è che indicato con segni  o  idee naturali e note, come in ragion d' esempio in un
veggono, come diceva, in sè stesse, ma ne' loro elementi,  o  termini co' quali sono quasi come in cifra e in enimma
la venuta di Cristo, ecc.), cioè tali di cui si ha  o  si ebbe la percezione, come della Chiesa, dell' umanità di
operazione che l' uomo fa colle forze della sua natura,  o  spontaneamente, o stimolato e mosso da degli agenti
l' uomo fa colle forze della sua natura, o spontaneamente,  o  stimolato e mosso da degli agenti naturali, come sono tutte
rispondenti, le produce e fa tutto ciò colle sue forze,  o  mosso dai naturali stimoli della bellezza naturale di
quelle verità e di quelle azioni, dai beni che n' aspetta,  o  da altri eccitamenti esteriori quali si sieno; allora egli
e regio abitacolo: e parlano e pensano i riti del culto  o  la morale umana, o gli effetti salutari che dalla religione
e parlano e pensano i riti del culto o la morale umana,  o  gli effetti salutari che dalla religione ridondano nella
perseveranza , un amore incessante della verità , un lume  o  cognizione tutta soprannaturale, una vicinanza , un
carità (4) son tre caratteri che accompagnano la fede viva  o  soprannaturale. Io credo però che la fede che rimane in un
poi che sottostà alla Religione, questa teologia, vera  o  falsa, che è sempre dalla religione supposta, può risultare
falsa, che è sempre dalla religione supposta, può risultare  o  di pure idee negative, o essere anco vestita di simboli,
religione supposta, può risultare o di pure idee negative,  o  essere anco vestita di simboli, rappresentazioni, miti. Ma
come il ricamo suppone il drappo, sopra cui si rileva,  o  il colore suppone il corpo, dal quale viene rimbalzato agli
si descrive per quella che non è, e, creato un ente odioso  o  frivolo o assurdo, si denomina poi esso medesimo Religione:
per quella che non è, e, creato un ente odioso o frivolo  o  assurdo, si denomina poi esso medesimo Religione: come
nostri tempi avvenire senza posa ne' libri di quelli che  o  la religione non istudiano o non l' amano. Ecco pertanto i
posa ne' libri di quelli che o la religione non istudiano  o  non l' amano. Ecco pertanto i due falsi concetti che furono
che un simbolo cessa anco di essere simbolo, se nulla segna  o  rappresenta; e che quindi i simboli non possono mai stare
separandolo da quelle parti che gli sono essenziali  o  concomitanti o accessorie. Se tutti per tanto gli elementi
da quelle parti che gli sono essenziali o concomitanti  o  accessorie. Se tutti per tanto gli elementi indicati
che alle singolari potenze convengono. Ora le operazioni  o  azioni son buone o cattive, morali o immorali; e questa
potenze convengono. Ora le operazioni o azioni son buone  o  cattive, morali o immorali; e questa bontà o malizia delle
Ora le operazioni o azioni son buone o cattive, morali  o  immorali; e questa bontà o malizia delle azioni si deve
son buone o cattive, morali o immorali; e questa bontà  o  malizia delle azioni si deve riferire e riportare ai
essa appartiene alla specie delle nature intellettuali  o  razionali (5). Indi è che la grazia non è propria che dell'
di questa idea maravigliosa che è l' idea di tutte le idee,  o  secondo la frase aristotelica, la specie di tutte le specie
equabilmente in esso, nè può in alcun modo rimuoversi  o  veder altra cosa, consistendo esso stesso in questa
positive delle cose. Si consideri quanto questo vestigio  o  effetto, che lasciano in noi le cose reali che hanno
in noi della percezione avuta, il giocare della fantasia  o  imaginativa, la quale ha virtù di risuscitare quel vestigio
dietro ai quali seguitano le sensazioni: sicchè le imagini  o  fantasmi sono vere sensazioni e simili di natura alle
una certa decenza del vivere esteriore, un certo pudore,  o  a dirlo più francamente, una certa finissima finzione.
l' infrazione della legge; niente insomma potrebbe mutare  o  la deformità o l' eterno bello di quella azione. Ma tutto
della legge; niente insomma potrebbe mutare o la deformità  o  l' eterno bello di quella azione. Ma tutto questo addita
dall' avarizia, la incontinenza doma dall' ambizione  o  dalla vanità, la crudeltà repressa dalla vana gloria. Aveva
alla operazione del bene con degli attuali eccitamenti,  o  anche con una continua azione sopra di lui, ma tale che in
l' intelletto ha bisogno di essere mosso dalla volontà  o  dall' istinto. Vi sono delle altre potenze le quali non
sono principii attivi, sebbene tutti i principii attivi  o  no, come ha detto San Tommaso, PRINCIPIA ACTUUM, si possano
è essenzialmente diverso dai due primi, perocchè l' agente  o  stimolo, che lo produce, è essenzialmente da' due primi
due primi; non v' è facoltà nell' uomo che il possa muovere  o  suscitare, ma si suscita e nasce da sè stesso improvviso, o
o suscitare, ma si suscita e nasce da sè stesso improvviso,  o  più tosto da quell' Agente divino che ne è l' autore. Egli
del sentimento che l' ha prodotto, e come quello è debile  o  forte, nobile o vile, d' un ordine superiore o d' un ordine
che l' ha prodotto, e come quello è debile o forte, nobile  o  vile, d' un ordine superiore o d' un ordine inferiore. Or
è debile o forte, nobile o vile, d' un ordine superiore  o  d' un ordine inferiore. Or ciò posto, ed essendo il
atto onde noi veniamo naturati, cioè pigliamo la natura  o  la essenza: come medesimamente non si può sentir quello
non si può sentir quello onde si disfà la nostra natura,  o  poniamo giù la stessa nostra [vita] o, se avvenir potesse,
senso alcuno, e quindi il nostro corpo cresce, si rinforza  o  risana senza che noi sappiamo come; sebbene dopo cresciuto,
colla quale si genera in noi la potenza soprannaturale  o  il primo soprannaturale sentimento, non è sensibile, nè può
noi la operazione divina, la grazia, il primo suo effetto  o  atto si compie col mettere in noi, da parte sua, una viva
concetto del TUTTO; e sebbene l' uomo non distingua niente  o  poco di ciò che è in questo tutto, egli sa però che ivi è
la soprannaturale giustizia e che descrive come quel mezzo  o  istrumento generale, col quale operando la grazia divina
si pone nell' animo nostro la questione, se sono credibili,  o  no. Noi dobbiamo concludere questo giudizio in un modo
a certo termine ella opera liberamente e può sospendere  o  negare l' assenso; ma ove la dilettazione, eccitata dalle
(operazione esterna naturale). 2. Percezione di Dio (1),  o  lume efficace, uscente da quella cognizione rivelata,
si fa nell' essenza dell' anima). 3. Sentimento conseguente  o  dilettazione soave e sublime, uscente da quella percezione,
ho descritti, e fra questi il terzo, cioè una dilettazione  o  inclinazione (involontaria) della volontà; e questa fu
non è che un' inclinazione, come dicevo (involontaria,  o  certamente) non libera, e l' atto non è completo ancora, ma
pratico è libero : ma che, dato il giudizio pratico  o  stima dell' oggetto, conseguita necessariamente il grado
veduto che il primo atto morale, il giudizio pratico  o  stima dell' oggetto dell' azione morale (che qui è Dio) è
sembrerebbe che solo gli convenisse il nome di percezione  o  di sentimento . Ma due ragioni si possono rendere del
rispetto a Dio, perchè è sempre l' essere che conosciamo  o  percepiamo; e quindi la percezione non differisce dalla
le altre deiforme è la incarnazione del Verbo, la causa  o  principio della quale incarnazione fu la Triade
operazione che è tutto e può tutto (e niente può contro lei  o  fuori di lei); questi ha in sè stesso una cotal percezione
dell' uomo come essere intelligente, e quindi è il mezzo  o  istrumento ond' egli conosce. L' appetito, di natura sua,
sostanza nelle anime loro, e non puramente mediante idee  o  similitudini. Ecco le sue parole: [...OMISSIS...] . S.
le idee colle cose; fonte, chi ben guarda, di forse tutti  o  dei più errori del Platonismo. Ora all' uopo nostro
ciò che sussiste realmente, e ciò che non è che una idea  o  scienza; e dice che Dio è partecipato dagli uomini, come
il lume della ragione non esser più che una appartenenza,  o  se si vuole anco una incoata similitudine di Dio, ma non
di questa parola, causa formale . Per causa formale,  o  forma di una cosa, si suole intendere universalmente quell'
luce alla materia che abbiamo alle mani. Causa formale  o  forma di una cosa si chiama, in primo luogo, quell'
strettissimo nesso, e che per ciò vien detto anche forma  o  causa formale , in quanto che imprime la forma (1). Ora non
, non è vera forma dell' anima, ma solo forma fenomenale,  o  apparente, come tale, all' anima stessa: in quanto poi esso
l' oggetto stesso e non una qualche sua similitudine  o  idea. Quando io dico: - date anche a me di quelle frutta
questa verità, che, in virtù della funzione del giudizio  o  come io la ho anche appellata, del verbo, l' uomo
solo inizialmente , prende il nome di idea dell' essere  o  di specie (2), o di essere ideale o potenziale, ed è il
, prende il nome di idea dell' essere o di specie (2),  o  di essere ideale o potenziale, ed è il lume della ragione e
di idea dell' essere o di specie (2), o di essere ideale  o  potenziale, ed è il lume della ragione e produce l'
produce l' intelletto umano . Con questo essere iniziale ,  o  lume, l' intendimento conosce tutte le altre cose anche
Questa percezione dell' essere così finito, cioè terminato,  o  è indistinta , ed è quella della grazia, come si percepisce
della grazia, come si percepisce Iddio in questa vita;  o  è distinta , ed è quella della gloria, come si percepisce
si applica egualmente alla visione beatifica e alla visione  o  percezione di Dio che si ha per la grazia, come il mostrano
, nel qual genere di forme non vi ha alcuna mistione  o  confusione, perchè l' oggetto ha per sua propria natura una
di un suggello, che opera improntando la imagine nella cera  o  in altra materia molle e si unisce con quella materia fino
questa operazione avvenga appunto per le idee e nelle idee,  o  più generalmente avvenga in virtù di percezioni
Iddio si presenta allo spirito dell' uomo come oggetto,  o  sia si unisce all' uomo come causa formale oggettiva. Alla
dicono che lo Spirito Santo perfeziona in noi la forma ,  o  che tiene luogo della forma. Si oda S. Basilio:
[...OMISSIS...] . S. Agostino parla dell' intelletto  o  mente dell' uomo naturale colle medesime espressioni di
(positiva), ma si dà solo la percezione della sua sostanza.  O  convien dunque negare all' uomo della grazia ogni
delle divine Scritture e di tutta la cristiana tradizione;  o  conviene accordare queste due proposizioni: 1. che Iddio è
nessuna reale e positiva comunicazione con la divinità.  O  convien dunque negare all' uomo della grazia qualunque
qualunque reale cognizione e comunicazione della divinità:  o  conviene concedere che questa comunicazione delle anime
ossia i tre modi dell' essere creato . Queste tre forme  o  modi dell' essere sono: 1. l' essere reale ; 2. l' essere
: e che l' essere morale costituiva la ricognizione pratica  o  riflessione (3). M' accorsi che l' essere reale è l' essere
all' essere reale propriamente il nome di essere  o  di ente ; che all' incontro all' essere [ideale] davano più
di credere che, appunto perchè la mente con una sola vista  o  sguardo o con una sola idea insomma tutte quelle cose
che, appunto perchè la mente con una sola vista o sguardo  o  con una sola idea insomma tutte quelle cose conosce, per
concepiamo una cosa, concepiamo insieme la sua pensabilità,  o  cognoscibilità (2). Il che dimostra che la cognoscibilità
e inalterabile fra la cosa reale e la cosa ideale,  o  l' idea sua; e quella non può star senza questa che
la obiezione:« che se la intelligenza apprezza l' ordine  o  la perfezione delle cose, conviene che quest' ordine abbia
sostituisce la perifrasi, « ciò che è degno di approvazione  o  di riprovazione « », espressione che è sommamente propria
di questioni, cioè se una cosa sia; se ella sia questo  o  altro; e se ella sia da APPROVARSI O DA RIPRENDERSI (1) ».
se ella sia questo o altro; e se ella sia da APPROVARSI  O  DA RIPRENDERSI (1) ». Il perchè è manifesto che,
pigliandole tutte insieme, e non rimovendo dall' universo  o  l' intelligenza o la volontà, il modo ideale o il modo
insieme, e non rimovendo dall' universo o l' intelligenza  o  la volontà, il modo ideale o il modo [morale] dell' essere;
universo o l' intelligenza o la volontà, il modo ideale  o  il modo [morale] dell' essere; e che se nelle nature
riguardar altro se non una di queste due cose, la sostanza  o  la relazione « (1) »: perocchè non v' ha altro in Dio se
cosa media fra la natura divina e le divine persone: ma  o  si vogliono considerare anteriormente alla processione
in una tale operazione non si tratta di produrre una forma  o  una perfezione, ma si tratta di cavare dal nulla tutto, la
ordine. Quindi si vede manifesto che se l' essere generante  o  spirante è proprio di singolari persone, il produrre le
medesima numericamente una, e quindi non v' è maggiore  o  minore in esse, signore e servo, fine e mezzo; ma ciascuna
sentiamo e talora siamo consapevoli di percepire non una  o  altra parte dell' essere o del bene, ma sì TUTTO l' ESSERE,
consapevoli di percepire non una o altra parte dell' essere  o  del bene, ma sì TUTTO l' ESSERE, TUTTO IL BENE. Ora questo
TUTTO IL BENE. Ora questo sentimento del TUTTO ha tre forme  o  modi. Il primo modo è di sentire una potenza o forza che
ha tre forme o modi. Il primo modo è di sentire una potenza  o  forza che opera in noi, invisibile, ma irrepugnabile,
ineffabile la nostra volontà: queste sono le tre forme  o  modi, in cui si appalesa in noi il sentimento
e sparuta traccia di lei. Perocchè la percezione  o  idea dell' oggetto di questi sentimenti umani è finalmente
in lui già perde quasi fino la specie dell' oggetto amato,  o  non l' avverte più, ma nuota in una affezione amorosa,
amato molto« (5) »: non disse perchè ha amato molto Iddio,  o  me, ma semplicemente, perchè ha amato giacchè vi ha un
spira ove vuole: e tu odi la sua voce, e non sai onde venga  o  dove vada« (1) »: il che parmi esprimere appunto quel non
è tutta la cristiana tradizione. Recherò solo uno  o  l' altro passo de' Padri per non esser infinito, dove
ha origine dalla parte dell' uomo, dall' essere questo più  o  meno capace di partecipare della divinità. Nondimeno l'
concetto del TUTTO può essere concepito superficialmente,  o  anche più o meno intensamente nella nostra mente. Il
TUTTO può essere concepito superficialmente, o anche più  o  meno intensamente nella nostra mente. Il concetto del tutto
Iddio: e si vedrà che secondo la virtù di questa potenza,  o  secondo che Iddio farà di essere da questa potenza più o
o secondo che Iddio farà di essere da questa potenza più  o  men penetrato, l' uomo ne parteciperà altresì più o meno.
più o men penetrato, l' uomo ne parteciperà altresì più  o  meno. Di qui è manifesto che: 1 Iddio non si può dire
tuttavia non abbiamo questo sentimento medesimo in tre modi  o  forme diverse? Nulla vi ha in ciò di ripugnante; e non osta
noi con una forza infinita e sussistente, una specie prima  o  conoscibilità sussistente, e un amore o amabilità di quella
una specie prima o conoscibilità sussistente, e un amore  o  amabilità di quella specie prima pure sussistente: nel qual
chiamato l' Angelo del gran consiglio, cioè il ministro,  o  il mezzo onde gli uomini sono illuminati e salvati; i Padri
Angeli componevano, e nelle quali rappresentavano sè stessi  o  il Verbo, non erano punto la sostanza divina, come dice S.
i raggi che facevano il cielo albeggiante e lucente, più  o  meno, secondo i vari tempi, ne' quali vivevano. Non poteva
Paolo e notabilmente a S. Giovanni. Per altro se l' uno  o  l' altro degli antichi ebbero la percezione del Verbo, la
ricchezza del nuovo tempo di grazia. Questa unione stabile  o  abituale, dice Cristo, non si ottiene che colla fede al
apprendono: il secondo è appellato spirito della santità ,  o  Spirito Santo , quasi aura che spira nelle anime i santi
della Cattolica Chiesa, tanto l' essere lui la santità  o  carità nozionale del Padre e del Figlio, come l' essere il
e del Figlio, come l' essere il principio della santità  o  carità nostra. Sicchè la nostra carità è una partecipazione
poco ci affetta e muove, verso di questa che vede i pregi  o  i difetti delle cose e li rende volontariamente nell' animo
della virtù, a chi s' innamora del ben fare, di una scienza  o  di un' utile impresa: più che vi pensa, più l' ama, più
gli Ebrei di non aver udita la voce del Padre (2);  o  quando dice che le pecore odono la voce del loro pastore
il Redentore, quando fa dipendere l' essere l' uomo tutto  o  illuminato o tenebroso, dall' essere o luminoso o
quando fa dipendere l' essere l' uomo tutto o illuminato  o  tenebroso, dall' essere o luminoso o ottenebrato l' occhio
essere l' uomo tutto o illuminato o tenebroso, dall' essere  o  luminoso o ottenebrato l' occhio dell' uomo:
tutto o illuminato o tenebroso, dall' essere o luminoso  o  ottenebrato l' occhio dell' uomo: [...OMISSIS...] . L'
lo sguardo intellettivo nella verità e così s' alluma;  o  lo toglie dalla verità e rifiuta di accoglierne il lume, e
l' Aquinate se il dono della sapienza sia nell' intelletto  o  nella volontà; ed ecco come risponde: « La sapienza, che è
impressione, l' imagine della causa: sicchè la causa si fa,  o  in tutto, o in parte, forma dell' oggetto, in cui esercita
l' imagine della causa: sicchè la causa si fa, o in tutto,  o  in parte, forma dell' oggetto, in cui esercita l'
operazione allo Spirito non come a forma, ma come a causa  o  principio di questo effetto. Ora è cosa ferma nella
Ora è cosa ferma nella teologia cristiana che la causa  o  il principio delle operazioni ad extra , come le chiamano,
stati dati altresì de' varii doni, delle varie rivelazioni,  o  illustrazioni o grazie. Queste non si debbono certo,
de' varii doni, delle varie rivelazioni, o illustrazioni  o  grazie. Queste non si debbono certo, secondo l' Apostolo,
. Nel qual passo chiaramente sono distinte le efficenze ,  o  beni, o doni dello spirito, dallo spirito stesso, e si dice
qual passo chiaramente sono distinte le efficenze , o beni,  o  doni dello spirito, dallo spirito stesso, e si dice che non
veniva pur data, a chi n' erano fatti degni, la visione  o  percezione del Verbo; ecco come ne parla Cristo in quel
il Padre, ma si bene nel Verbo, la cui visione  o  percezione veniva spirata e impressa pure dalla visione
che in esso l' uomo sente la sussistenza della verità  o  del Verbo divino. E veramente S. Giovanni dice, che egli «
come in quelli dove Cristo paragona sè stesso al cibo,  o  anche parla del cibo eucaristico. Un cibo che sazia
(4) ». Non già che noi ci cangiamo nella persona di Cristo,  o  la persona di Cristo in noi, ma sì bene Cristo vive in noi,
ma che poi sarebbe con essi in altro modo, cioè invisibile  o  colla sua divinità: ma che per questo non sarebbe loro
il gaudio che viene dalle parole di Cristo: ma egli è  o  incipiente, o già pieno. Che cosa è il gaudio pieno? Il
che viene dalle parole di Cristo: ma egli è o incipiente,  o  già pieno. Che cosa è il gaudio pieno? Il gaudio
una luce piena, una luce infinita: « E ora chiarificami,  o  Padre, appresso te stesso di quella chiarezza, che io ebbi
te« ». Non dimanda certo questa chiarezza per ragion sua  o  del Padre, dove non ebbe mai adombramento veruno; ma la
doni dello Spirito Santo si riferiscono allo stesso Verbo,  o  anche al Padre. Or qui è da osservare la differenza che
la differenza che passava tra il riferirsi al Padre,  o  al Verbo, nell' antico tempo, quei doni, e il riferirsi
nel nuovo Testamento medesimo si distinguano alcune grazie  o  doni dello Spirito come venienti dal Padre; e alcune grazie
doni dello Spirito come venienti dal Padre; e alcune grazie  o  doni come uscenti dal Figlio. Ciò è a dire, tutte le buone
luce volontaria, colla quale si sa conoscere se è bene  o  male ciò che viene annunziato. [...OMISSIS...] . E` forse
nella percezione del Verbo sieno sempre uniti dei doni  o  grazie che allo Spirito si appropriano, perchè alla volontà
mandare colla totalità , e lo distingue da quegli spiriti  o  doni parziali che ha compartito egli a' suoi Apostoli
che ha compartito egli a' suoi Apostoli mentre viveva,  o  dopo la sua risurrezione. Egli dice: [...OMISSIS...] . -
dà Cristo, sono quelli che abbiamo nominati più sopra doni  o  grazie dello Spirito, ma il fonte è lo Spirito Santo;
costante, le grazie e doni passano e vengono in maggiore  o  minore abbondanza. Indi si spiega perchè, sebbene Cristo
stesso« ». Invece di dire, che gli si manifesterà il Padre,  o  che verrà col Padre, dice, che gli manifesterà sè stesso:
qualunque sensazione si distingue la sensazione dalla forza  o  causa che l' ha in noi prodotta; e per la sensazione è che
nell' ordine delle realtà; ma nell' ordine delle idee,  o  percezioni nostre, la sensazione precede la cognizione
hanno nulla in sè di reale e oggettivo, mentre la specie,  o  percezione intellettiva, è oggettiva essenzialmente, e
questa vita non ci viene svelato il modo di questa missione  o  generazione; e quindi il Padre nol veggiamo propriamente
sufficientemente la differenza fra la Teologia rivelata (3)  o  comune, e la teologia mistica o segreta; che sono come le
la Teologia rivelata (3) o comune, e la teologia mistica  o  segreta; che sono come le due parti di quella cognizione
chi è privo di queste percezioni, tutte le parole son vane,  o  certo non dànno che un assai freddo e tenue significato.
quello dopo tanto parlare nulla direbbe a proposito,  o  certo nulla che egli stesso intendesse del proprio
fede, egli nega dunque tutto ciò che eccede i sensi crassi  o  le facoltà del suo spirito: il che è quanto dire che egli
spirito non fosse mai stato collocato in questo mondo,  o  non avesse ricevuto le impressioni delle cose sensibili, e
da quel pregiudizio pieno di presunzione, che niente sia,  o  sia possibile, se non ciò che non eccede i confini del suo
è manifesto che anche quelli che sono di piccolo spirito  o  che non hanno tempo da applicarsi agli studii, possono
nell' anno 1.29 (1). Ora in questo fa un continuo citare,  o  anzi accennare co' numeri, luoghi della divina Scrittura:
che ecceda le forze della natura creata, si deve emendare  o  interpretare sanamente, cioè in modo che non parli più se
si cerca sapere se nelle Scritture s' insegna qualche fatto  o  verità che ecceda le forze della natura, ma cercasi di far
essere infinito un oggetto così reale come qualunque altro?  O  piuttosto non è egli l' oggetto più reale di tutti? E
consentire, senza muover dubbio, per un cotal cieco istinto  o  sentimento; questi toglie e rovescia la vera natura dell'
credere alla rivelazione esterna, erano necessari dei segni  o  delle prove certe che ella venisse da Dio. Questo non è un
quella che esamina e giudica del valore di que' segni  o  prove certe, alle quali si conosca che è Dio quegli che ha
per ogni nuova conseguenza che si cava da un principio?  O  non basterà anzi il sapere che ella è conseguenza
questa difficoltà niente altro dimostra se non che voi,  o  uomo, nel far uso della vostra ragione siete limitato e
Certamente la ragione per sè è infallibile; ma voi,  o  uomo, non siete già la ragione, voi non ne fate che uso.
che sappia meglio far uso del lume della ragione, voi,  o  Dio che parla? - Questo ragionamento persuade all' uomo
sensi ovvero che trova col pensiero e colla meditazione,  o  prossimamente a qualche causa del mondo sensibile, ovvero a
nella natura egli non seppe veder subito la causa,  o  non iscoperse le origini recondite, nella facoltà dell'
questo motivo che non se ne vede subito una causa naturale  o  le origini recondite nelle facoltà dell' anima; parmi che
ammettere una tal causa da prove certe, riconosciute tali  o  piuttosto suggerite loro dalla ragione: e perciò non
possa mostrare animo più villano e più arrogante. Perocchè  o  i cattolici affermano di fare ciò che non credono, e in tal
solo ha un acume che penetra i segreti del cuore, cieche  o  stolte); ovvero i cattolici non solo affermano, ma anche
motivi ragionevoli ci sono, come opinano i cattolici,  o  non ci sono, come opinano i razionalisti. V' hanno adunque
travolgendosi nell' errore per un cotale sragionare che fa  o  sia per fare un mal uso di essa ragione. Ecco la questione:
ed evidente: chi ha rinunziato alla ragione, ha torto,  o  anzi egli non ha nè torto nè ragione, perchè non è più
modo il sistema degli avversari sia sapienza e modestia,  o  piuttosto matta arroganza, io non dico, ma il dica
arroganza, io non dico, ma il dica qualsivoglia protestante  o  cattolico, greco od arabo, ch' io lascio al comune senso
per avere poi il diritto pienissimo di sragionare,  o  anzi si riserbano i razionalisti di sostituire al
perchè il disputare è, questo solo, un usare, bene  o  male, della ragione. Perciò i razionalisti dovrebbero
al mondo potrebbe loro contraddire; e gli uomini tutti  o  dovrebbero essere razionalisti, o rinunziare alla natura
e gli uomini tutti o dovrebbero essere razionalisti,  o  rinunziare alla natura umana, al che ben pochi possono
stampano de' libri contro il razionalismo: il che, ragione  o  torto che si abbiano, non potrebbero far certamente, se non
di sè. Perocchè a conoscere, come diceva, l' improbabilità  o  piuttosto l' assurdità di somigliante proposizione, pur
calcolassi imparzialmente la probabilità che può esservi,  o  che ambe le parti s' ingannino, o che l' una delle due dica
che può esservi, o che ambe le parti s' ingannino,  o  che l' una delle due dica il vero? Ora certo è che, non
Il qual principio applicato a giudicare del naturalismo  o  razionalismo e del soprannaturalismo, quale risultamento mi
non far uso della ragione, sempre in pericolo di farlo bene  o  male; egli vi parla in nome della sana ragione, parla come
causa naturale, cioè a qualche causa nel mondo esterno  o  nell' interno dell' anima. Il professore mette questo
di riferire tutto ciò che percepisce coll' aiuto de' sensi  o  che trova col pensiero e colla meditazione a qualche causa
dovrebbe forte temere, non forse qualche demone  o  uomo che piglia la persona di legato di Dio e toglie a
che loro fa, mettendoli così nel mazzo di tali fanatici  o  veramente furiosi, e credono di poter dire del signor
quanto in contendere con Dio e disputare se egli ha ragione  o  se ha torto. Dipoi è egli nè anco possibile quel mezzo che
fatto è questo, che l' uomo al vedere i quadri di Raffaello  o  i marmi di Canova la prima volta, ne rimane ammirato e ne
vi abbia quella religione stessa bella e formata,  o  anzi il suo ideale; basta che vi abbia la regola da
che la nostra retta ragione è atta a giudicare di una buona  o  mala religione e deve farlo: ed è vero insieme che la
altrui testimonianze, che dubitino dell' esistenza di Roma?  O  si può dare persuasione più ferma e certa di quella di
dare persuasione più ferma e certa di quella di costoro?  O  v' ha alcuno il quale dubiti non forse sia una favola che
alcuno il quale dubiti non forse sia una favola che Cesare  o  Cicerone abbia esistito? E il quale se ci fosse, non s'
come potè fare la religione? Peneremo noi a trovar prove  o  indizi della fermezza di persuasione che induce nelle anime
non si sono adoperati a provare se si poteva svellere  o  smuovere dal cuore de' fedeli questa persuasione? E che
persuasione? E che risultamento se n' ebbe, non in uno  o  due, ma in numero innumerevole d' uomini, in secoli
della sua possanza sulla persuasione dell' uomo?  O  non anzi si è veduto la persuasione venuta dalla sola
si oppone alla storia, che è quanto dire una mezza ragione,  o  meno ancora; poichè se alla ragione togliamo via i fatti e
professore di Hala, quella che hanno seguita i filosofi,  o  dell' antichità, o de' tempi nostri. Perocchè se ne'
quella che hanno seguita i filosofi, o dell' antichità,  o  de' tempi nostri. Perocchè se ne' filosofi la ragione ha
parole a mostrare l' inefficacità di una tale ragione,  o  piuttosto la sua funesta efficacia nelle cose dell' umana
una scoperta, per avventura, del signor professore di Hala,  o  di quei filosofi, da' quali egli ha copiati i suoi
grazia, può dirsi che tanto ufficio esercitasse come uomo,  o  almeno col mezzo dell' umana facoltà della loquela, e
perocchè Dio è illimitato e infinito. Questo elemento  o  termine adunque che non è Dio e che viene sentito e
assai di trovare in tutto il mondo un uomo così semplice,  o  più tosto così stupido, che abbia mai detto« Iddio aver
illustrazioni dell' intelletto a conoscere le cose lontane  o  quelle che altri ha chiuse nel segreto dell' animo.
come apparisce nel miracolo del quatriduano, dell' apparire  o  scomparire di un uomo, e generalmente del rendere il
conoscere che i varii esseri, cui noi percepiamo, sono più  o  meno imperfetti, se in qualche modo non avessimo in noi il
non si trova che puro essere senza alcuna limitazione  o  aggiunta di sorta alcuna, il che medesimamente si può dire
ha l' attitudine in sè di farci conoscere tutte le cose,  o  anzi piuttosto riconoscerle e quasi richiamarcele alla
cose, e la cognizione loro è pure determinata dal fantasma  o  sensibile impressione rimasta nel nostro sentimento dalla
che modifica quello che io chiamo senso intellettivo  o  spirituale, e non è diverso dall' intelletto se non perchè
sussistente. Sicchè questo oggetto determina, specifica  o  piuttosto informa e costituisce di sè una potenza, quella
e costituisce di sè una potenza, quella dell' intelletto  o  del sentimento intellettivo, in una parola, la potenza
parimenti sono informati e costituiti dai loro oggetti  o  più veramente da quelle cose che colle loro azioni servono
Senza la conoscibilità loro non sarebbero che come azioni  o  termini del solo essere, termini che non si potrebbero in
prova la verità che in lei si riconosceva. Videro  o  certo travidero gli antichi savii questo vero, cui l'
evidente e necessariamente esistente dello stesso universo  o  spirituale o materiale, che pur nessuno revoca in dubbio,
esistente dello stesso universo o spirituale  o  materiale, che pur nessuno revoca in dubbio, perchè nessuno
mutazione di subito si dissipa e di bel nuovo si raccoglie:  o  anzi non di nuovo e non di poi, ma nell' istante medesimo
si conoscono mediante la mente; ma le cose contingenti  o  soggette a nascere e morire, si conoscono pel senso e per
e foggiarsene sempre degli altri, perchè nessuna eccellenza  o  quantità di beni finiti può mai adeguare l' essere
da Dio nello stato naturale, sarebbe stato al tutto misero,  o  che sarebbe necessariamente scaduto a cercare nelle
di lei colla cosa imaginata, la quale fece da originale  o  modello onde l' imagine si ritrasse. Chiarito così il
nè è un segno della specie divina. Un segno della specie  o  natura divina è la concezione dell' essere divino che col
idea. E noi favelliamo di quella imagine che sta impressa  o  può essere impressa nella stessa natura dell' uomo. Dicemmo
atti a rappresentarla, come la figura rappresenta l' uomo  o  un altro animale (4). Non può poi essere simile a Dio
cosa potrà somigliar a Dio in quanto alla sua stessa specie  o  sostanza? Chi potrà avere qualche cosa di simile col
sia posseduto da altri in proprio, come elemento  o  parte comune? Impartibile è la divina sostanza, e per ciò
comune? Impartibile è la divina sostanza, e per ciò essa  o  deve trovarsi tutta, o non può trovarsene una sola parte,
è la divina sostanza, e per ciò essa o deve trovarsi tutta,  o  non può trovarsene una sola parte, siccome può avvenire
delle quali si danno imagini che partecipano della sostanza  o  natura delle cose ritratte, ma non di tutto, e solo di una
congiunto a quello della natura non forma già due lumi  o  due vite, ma un lume solo e una vita sola: conciossiachè il
ciò che l' uomo ricevette da Dio oltre il corpo (2). Ora  o  convien ammettere che in quello spiracolo di vita, che Dio
intelligenza naturale, ove è la grazia datagli pur da Dio?  o  se si intende solo della grazia, ove è la narrazione dell'
l' animale e l' intellettiva e, almeno in genere, la divina  o  di grazia. Perocchè tutte queste sono quasi altrettanti
usa sigillando in noi quella che viene chiamata anco faccia  o  volto di Dio (3). E di qui si sente il valore di quelle
al Creatore di accogliere la creatura che a lui rifugge,  o  vietargli di trastullarsi a suo senno con essa, di non
il Creatore, se deve uscire dalle creature? Vi ha cosa  o  luogo che non sia da lui creato? E uscendo da tutta la
potrà sussistere da sè sola? Non si trova contro natura  o  inconveniente che il padre conversi coi figliuoli suoi e i
modo da non dover avere bisogno di lui? Che dissennatezza,  o  piuttosto che furore è codesto? Imperocchè i selvaggi non
fine, ogni universo che gli fosse piaciuto creare, grande  o  piccolo, conteneva tuttavia la dote di una somma perfezione
poi, venuto il tempo della libertà, possa corrispondere  o  no all' opera della grazia. Quella grazia antica insomma
tuttavia privo di ciò che spetta a un ordine di cose divino  o  soprannaturale. Quale adunque sarebbe stato il grado di
sè tanto di vigore da mantenere fedelmente la legge morale?  O  anzi per un cotal mancamento di forze sarebbe egli stato
da un bene soggettivo, e questo bene soggettivo avere  o  seguire non si potesse senza disconoscere e ripudiare il
regola del bene oggettivo, gli convenisse privarsi in tutto  o  in parte del bene soggettivo (1) e quindi avesse provato
è che la provvida natura fornì alla ragione uno strumento  o  un' arme da contrapporre al senso esteriore che presiede ai
egli possa proporsi e rendersi efficacemente presente  o  un male maggiore nel quale inevitabilmente incorrerebbe non
tutta ideale del male, come di una cotal privazione  o  cessazione del bene che sperimenta; tuttavia la sua volontà
nè potere se non di rinnovare internamente le sensazioni  o  più generalmente i sentimenti già sofferiti: e per ciò la
egli è evidente che il prezzo della sua esistenza  o  quello della sua felicità è sempre inferiore al prezzo
nel bene), ma fu lasciato in suo arbitrio il perseverare  o  non perseverare, si fu che la volontà sua, istituita senza
potenza nuova data all' uomo (4), il qual uomo poi poteva  o  adoperarla o no, a suo piacimento: era un cotal sentimento,
data all' uomo (4), il qual uomo poi poteva o adoperarla  o  no, a suo piacimento: era un cotal sentimento, pel quale
gli costava alzare il braccio, muovere i piedi a camminare  o  attinger acqua alla fonte per dissetarsi: la forza di
ha pure il fonte innanzi che gorgoglia: in lui sta l' usare  o  non usare di tali beni. Egli è per ciò, cioè per la natura
libero arbitrio dell' angelo e dell' uomo da potersi usare  o  non usare, che S. Agostino dice, che Iddio in quella prima
di vigore subitamente e in tutti i cristiani egualmente  o  gli eletti, pel quale vigore questi già sieno sempre così
il bene e il male, allora si dice che l' uomo merita  o  demerita; perciò il bene morale, di cui il primo uomo si
persona, conviene che il detto perfezionamento sia avvenuto  o  ridondato nel principio supremo che è il principio di
dal bene della persona. A cagione di esempio, se l' uomo ha  o  acquista una perfetta sanità di corpo, egli ha o acquista
l' uomo ha o acquista una perfetta sanità di corpo, egli ha  o  acquista un bene di natura: ma la sua personalità è ella
individuo intelligente, per es. l' uomo, possono essere più  o  meno legati fra di loro, sebbene ciascuno si distingua
Non già che gli Angeli vedessero da principio, per natura,  o  per grazia, il termine essenziale e assoluto dell' essere,
l' angelica natura pure col primo passo pervenir doveva  o  alla somma felicità o alla somma miseria. Non così è,
pure col primo passo pervenir doveva o alla somma felicità  o  alla somma miseria. Non così è, siccome dicevamo, della
ragione, dir non si potrebbe che in lui ci avesse deformità  o  guasto morale, ma solo alcun disordine fisico. Ma appunto
Tutte le circostanze particolari e accidentali che entrano,  o  nella materia di cui si compone il generato, o negli organi
che entrano, o nella materia di cui si compone il generato,  o  negli organi generanti, o nel meccanismo dell' operazione
di cui si compone il generato, o negli organi generanti,  o  nel meccanismo dell' operazione medesima, tutto ciò insomma
padre; per esempio, non è necessario che da un uomo zoppo  o  senza braccia nascano altrettanti zoppi o monchi; così
da un uomo zoppo o senza braccia nascano altrettanti zoppi  o  monchi; così parimenti non è necessaria legge di natura che
loro numero, 2. la potenza di ciascuno, e 3. il loro ordine  o  scambievole armonia. In quanto al numero abbiamo già detto
e ho manifestato di sospettare che possa essere accresciuta  o  diminuita per l' influenza degli abiti virtuosi o viziosi,
o diminuita per l' influenza degli abiti virtuosi  o  viziosi, e in generale pel bene e pel male a cui può
calcolare da chi vuol conoscere la perfezione maggiore  o  minore della costituzione umana. Ma oltre la perfezione
cioè col suo usare de' propri principii attivi,  o  appartiene alla persona o appartiene alla natura. Nell' uno
de' propri principii attivi, o appartiene alla persona  o  appartiene alla natura. Nell' uno e nell' altro caso è una
laddove il coltivamento e sviluppo della parte intellettiva  o  animale dell' uomo non forma che una perfezione della
la speranza, le quali suppongono che manchi il conoscimento  o  il possesso di ciò che si crede e spera; come pure la
da quei difetti di natura che ne formano come la materia  o  l' oggetto? Per quanto possa parere altrui strana questa
ubbidirebbe già, ma riterrebbe la sua dignità di comandare  o  almeno di non servire ad altre potenze. E qui di passaggio
industriosi e zelanti per crescere sè stessi  o  anche gli altri uomini di beni materiali e che non altro
l' agiatezza, la prosperità, le delizie della vita,  o  se si vuole anche tutti i progressi delle scienze e la
nominata perfezione della natura, e che quindi disconoscono  o  non badan punto o certo niente apprezzano la perfezione
della natura, e che quindi disconoscono o non badan punto  o  certo niente apprezzano la perfezione veramente morale e
assoluto e a qualunque condizione è una qualche perfezione  o  bene di natura; il qual loro volere assoluto, così
mano a perfezionare direttamente la propria personalità,  o  anzi se dovea prima prendere a sviluppare e perfezionare le
lui quell' arbitrio, di cui parlammo, di dedicare sè stesso  o  più direttamente al lavoro del perfezionamento della
direttamente al lavoro del perfezionamento della persona,  o  di continuarsi come prima nella occupazione rivolta al
morale. Ed è degno di osservazione che questa perfezione  o  merito personale che Iddio intendeva di promuovere nell'
nell' uomo con quel precetto, doveva promuoversi a scapito  o  certo a mortificazione della natura, perocchè la natura
tolto in nessun d' essi l' arbitrio di attendere a uno  o  ad altro ramo, ad una o ad altra maniera di perfezione,
essi l' arbitrio di attendere a uno o ad altro ramo, ad una  o  ad altra maniera di perfezione, secondo che fosse più loro
fra gli uomini de' meriti e delle specie di perfezione  o  pregi acquistati. Distinta adunque la perfezione della
dell' una si verrebbe facendo a lato dell' altra, più  o  meno, secondo l' arbitrio della umana volontà, nasce la
poi al perfezionamento personale, si può egli considerare  o  nell' ordine della sola natura, o anco nell' ordine della
si può egli considerare o nell' ordine della sola natura,  o  anco nell' ordine della grazia. Nell' ordine della natura
e di merito corrisponder dovea una doppia successione  o  serie dei gradi della grazia. Si rifletta bene che il
merito morale può aversi grande assai anche con una tenue  o  almeno indistinta cognizione dell' oggetto dell' atto
opera riguardata per sè stessa non avesse alcun pregio,  o  fosse inopportuna e fuori di luogo. Nella fede pure v' ha
volontà buona, indipendentemente dal grado della cognizione  o  anche in proporzione opposta a questa; si dà anche un'
e men dipende da un positivo atto di Dio che rimunera  o  certo che si compiace dell' opera buona della sua creatura.
lo Spirito Santo. E ora egli è manifesto che giunto l' uomo  o  alla visione del Verbo o al possedimento dello Spirito,
è manifesto che giunto l' uomo o alla visione del Verbo  o  al possedimento dello Spirito, egli è pervenuto con questo
stato di deità, or vedete di che grandi opere io sia padre  o  facitore. Queste opere sono indissolubili per cenno mio;
verosimile spiegazione di quel fatto, sta in quelle dimande  o  questioni singolari che un tal fatto offre alla mente di
desiderii, i quali dovesser poi esser tutti frustrati?  O  è ella una stessa autrice colei che parla nel fondo dell'
stesso pieno di abbiezione, di inquietezza e di miseria?  O  pure che l' uomo tragga l' origine non da un solo
fil d' erba e ogni vile insetto, e tanto stolta nell' uomo?  O  chi la limita nel suo sapere, e nel suo volere, e nella sua
può concepire che l' uomo prima di essere abbia peccato?  O  chi può spiegare in che modo nel fanciullo di pochi giorni
pensieri, mette in tumulto i suoi affetti e la sua volontà:  o  non vede più la luce, e va barcolloni per le vie della
più la luce, e va barcolloni per le vie della iniquità;  o  la vede, e tuttavia non può seguitarla, ma ubbidisce alla
reità così potente? Se egli è il figlio della natura,  o  d' Iddio, si può credere che la natura o Dio gusti
della natura, o d' Iddio, si può credere che la natura  o  Dio gusti inserendo in una creatura, fatta per la virtù, un
dal Bramaismo, ci parlano di una ribellione di spiriti  o  di angeli acciecati come Brama dall' orgoglio e come lui
nei corpi, e la trasmigrazione delle anime di Pitagora:  o  certo almeno tutte quelle dottrine vi hanno grande analogia
tali punti, sui quali gli uomini volevano assolutamente  o  sapere o almeno credere qualche cosa. Lasciando adunque i
punti, sui quali gli uomini volevano assolutamente o sapere  o  almeno credere qualche cosa. Lasciando adunque i filosofi
uno scrittore che toglie a esporre le diverse religioni  o  credenze dell' Indo) la quale si confonde coll' origine
male era cosa superiore alle forze della ragione naturale  o  certo della filosofia; nè vi aveva un' autorità infallibile
che modo il peccato del padre poteva passare nei figliuoli?  O  come questi esser rei prima ancora che venissero in
falsi intorno alla volontà dell' uomo e alla malizia  o  bontà della medesima. Il che io spero di dover dimostrare
quelle cognizioni intorno all' uomo e alla sua dignità  o  pregio morale che somministra la ragione filosofica. Le
quell' imbratto di colore che rompe e deforma la candidezza  o  comechesia il colore naturale di un corpo. E` dunque in
che la imputazione estrinseca del Caterino e del Pighio  o  di chichessia; sistema escluso da ogni cattolica teologia.
esistenza, forza è di ammetter pure un primo atto volitivo,  o  piuttosto questo è ammesso tostochè è ammessa quella.
fosse, sarebbe un nulla, una parola priva di significato,  o  al più la possibilità di una potenza, e non una vera
e originale cognizione. Questa primitiva cognizione  o  concezione, se si vuol meglio, è l' atto che costituisce la
conosciuto l' ente che in universale, non è che un atto  o  tendenza universale ad appetire, poscia conoscendosi degli
per natura, ma coll' aiuto dei sensi) si può considerare  o  dalla parte del suo oggetto , o dalla parte del soggetto
sensi) si può considerare o dalla parte del suo oggetto ,  o  dalla parte del soggetto uomo, di cui essa è atto. Egli è
dice già con questo nome di peccato per una cotal metafora  o  traslato, ma s' intende cosa che, come ha definito il
perchè oltre non conosce: ma tratto fuori del suo paesuzzo  o  fatto discendere dalla sua montagna e dai tugurii passato
(toltolesi dinnanzi il tutto reale ); e l' istinto alterato  o  la concupiscenza si presentava ella, quasi direi, ogni bene
intima e primitiva che è il fonte della libera energia  o  piuttosto è ella stessa la libera energia, una mala
esistere tosto che sia dato un sentimento, una materia  o  un oggetto di sentire. E finalmente, in terzo luogo, anche
delle scuole, le quali collo schiarire de' vocaboli  o  coll' approfondire la materia vanno intieramente a
che il peccato originale non è già una mera negazione  o  una mera privazione della grazia. Che esso non è già
l' animalità non ha per sè stesso niente che sia bene  o  male morale. Che tuttavia il disordine dell' istinto
sempre in Adamo: a quel modo che l' errore di una mano  o  di un piede s' imputa all' uomo o all' anima che mosse
che l' errore di una mano o di un piede s' imputa all' uomo  o  all' anima che mosse quella mano o quel piede. Si deve
s' imputa all' uomo o all' anima che mosse quella mano  o  quel piede. Si deve intendere che il santo Dottore parli
esercitare una tal forza sul soggetto che il soggetto  o  è impedito dall' usare della ragione, o vien tratto a
che il soggetto o è impedito dall' usare della ragione,  o  vien tratto a usarne in servigio dello stesso appetito e,
cui trovasse più nobil diletto che in quello che a lui dà  o  promette l' istinto animale, non abbasserebbe mai sè stesso
animale nell' uomo non potrebbero turbare, nè alterare  o  impedire la intelligenza ne' suoi esercizii; e che anche
sua dipendenza, rifiutandosi a ogni soggezione. Sicchè  o  tirino esse il soggetto nei proprii interessi, o nol
Sicchè o tirino esse il soggetto nei proprii interessi,  o  nol tirino, mostrano egualmente che egli è troppo debole ed
che egli è troppo debole ed esse troppo forti, perocchè  o  lo hanno legato, o esse almeno vanno sciolte da lui. E
debole ed esse troppo forti, perocchè o lo hanno legato,  o  esse almeno vanno sciolte da lui. E perchè il soggetto
riprovevole questo atto, il male che fanno è personale:  o  dove il loro operare dall' intenzione della persona
può venire a me se non gli è dato dal Padre mio« (1) »;  o  usò altre simili espressioni che evidentemente trattano
che la operazione soprannaturale fa due cose nell' uomo: 1  o  dà delle notizie nuove; 2 o dà nuova luce e forza alle
fa due cose nell' uomo: 1 o dà delle notizie nuove; 2  o  dà nuova luce e forza alle notizie naturali. E applicando
che vogliamo provarci a far qui noi brevemente. Ma prima,  o  simultaneamente, rendiamo ragione della nostra sentenza. La
comanda che egli impieghi all' amore divino quelle facoltà  o  potenze che non sono ordinate a questa operazione. Perocchè
che la distinzione di un doppio amore, naturale e gratuito  o  soprannaturale, ha suo ragionevole fondamento. Vero è che
per sè, senza bisogno che colui che lo commette conosca Dio  o  a lui pensi. Ora un atto umano contrario alla retta ragione
Or in quelli che non conoscono Dio come essere sussistente  o  che attualmente non ci pensano, basta come dicevamo che le
si rinnova e si finisce. Or perchè l' azione che produce  o  della quale è il sentimento sia compita, perchè nell' anima
Iddio conservò per quest' uomo la sua provvidenza speciale,  o  piuttosto specialissima, e così tutti gli altri uomini
è priva di ogni visione di Dio, perchè priva di ogni grazia  o  comunicazione colla divina sostanza. SECONDO. - Essa è
discorso delle pene de' fanciulli morti senza battesimo  o  più generalmente di quelli cui non altra colpa danneggia
dalla real sussistenza e in quanto è privo de' suoi termini  o  determinazioni. Fino a che pertanto la natura umana si
cioè Iddio si comunicava all' uomo ove che si trovasse  o  cominciasse a esistere il soggetto animale umano (1). Or
dalla parte di Dio, cioè per essersi Dio tolto da lei,  o  dalla parte dell' uomo, cioè per essersi la volontà rivolta
come un bene incognito che non può essere più appetito  o  desiderato: sicchè non le restano all' appetire e
le anime tutte furono create da Dio a principio e mandate  o  venute poscia ne' corpi nuovamente ingenerati: e di questa
e che però non può dirsi che essi abbiano al tutto recisa  o  sciolta quell' antica questione. Perocchè due cose diverse
viene a dire così: Se il corpo producesse l' anima,  o  l' anima dovrebbe essere una sostanza corporea, oppure una
l' anima non è: e non è nè pure una semplice modificazione  o  atto di un corpo, poichè un tal atto non è sostanza per sè.
arrivò sino a dire che le anime inchiuse nel corpo di Adamo  o  di Eva ricevettero da Dio, insieme coi primi parenti, il
però è divisibile, formandosi di un continuo solo due  o  più continui minori: e però se questi minori continui sien
come i polipi, i quali per diventare di un animale solo due  o  più, basta segarli con certa avvertenza in due o tre parti,
solo due o più, basta segarli con certa avvertenza in due  o  tre parti, senza bisogno di far altro. Perocchè le parti
succede nella materia del sentimento; e 2. di un equilibrio  o  sistema di forze che conservasi nella materia divisa;
preesista nei padri, ma bensì in essi esistono i germi  o  rudimenti, i quali in virtù della generazione stessa dell'
sicchè non restava più altro a Dio che il conservare?  O  conviene almeno dare a quel luogo solenne una
nulla ha in sè che tiri al panteistico quell' espressione  o  che favoreggi l' assurdo sistema delle emanazioni.
parole alla lettera e deviarle dal loro ovvio significato,  o  far l' anima una particella emanata dalla divina sostanza.
ordine morale, e però solo nell' anima si trova giustizia  o  peccato. Or come, in senso proprio e stretto, potrebbesi
la sua origine divina, ma pel corpo nel quale s' introduce  o  dove si crea? All' incontro se l' anima si produce insieme
dell' apostolo che i Concilii ecumenici hanno ripetuto  o  parafrasato merita tutta l' attenzione. Egli è evidente che
quell' uno e solo Adamo. Alcuni proposero una unione morale  o  sociale. [...OMISSIS...] . Usa anche S. Tommaso la
non si può dir seriamente che una mano sia colpevole  o  che una mano si punisca; ma solo per un cotal modo
sono involti in una pena che, considerata intrinsecamente,  o  non è pena, ma disgrazia, come una famiglia incendiata per
per negligenza di un membro che appiccò il fuoco alla casa;  o  se ella si dà per pena, è pena ingiusta. Vi ha dunque bensì
umano e Adamo, cioè consistente nell' unità della natura  o  specie. Giacchè il comunicare più individui nella natura,
coll' intelletto che tutti li percepisce con una sola idea  o  specie, la quale è appunto il fondamento della natura
[...OMISSIS...] . Ma ne è pur questa unione intellettuale,  o  di una medesimità di specie, sebbene vera, e atta anch'
ciò insistere molto, quando si può dire essere cosa di fede  o  prossima a [esser] di fede, che il comunicare nella specie
peccato e che in questa vi abbia un' unione non pur morale  o  sociale, non pur intellettiva o di specie, ma fisica fra il
un' unione non pur morale o sociale, non pur intellettiva  o  di specie, ma fisica fra il padre ed il figlio. Ora hassi a
quello che entra nella terra promessa; e tutto ciò che gode  o  soffre la discendenza di questo patriarca, è Giacobbe che
in primo luogo l' embrione è animato da un' anima nutritiva  o  vegetabile; ma che questa nello sviluppo dell' embrione si
modo avviene essa questa corruzione? Si fa in un istante  o  per successione di tempo? Se per successione di tempo, vi
entrerà quando l' anima sensitiva è corrotta tutta,  o  quando è corrotta una parte? Se quando è corrotta tutta,
è perduta l' identità dell' uomo. Perocchè in un animale  o  in un uomo, quando gli si cangi l' anima, non è più quel
concepimento: e quindi in questo solo punto, cioè quaranta  o  venti giorni dopo il concepimento, comincerebbe ciò che
intellettiva, non si fa sussistente, ella rimarrà materiale  o  mortale? Ma io rispondo: L' anima sensitiva, ove il corpo a
l' animale, come dissi di sopra; sicchè se il termine  o  la materia del sentire non sofferisse alcuna alterazione,
tra sè che nulla più; sicchè di due, senza mescolarsi,  o  confondersi punto, fanno risultare una sola natura. Ora i
cui egualmente partecipano molte persone. Or questa natura  o  che è moralmente sana, o moralmente infetta. Essendo dunque
molte persone. Or questa natura o che è moralmente sana,  o  moralmente infetta. Essendo dunque stata infetta già col
appunto a quella che ha sofferita la cute dello scabbioso  o  di colui che soffra delle insolite pruriginose sensazioni
bene alcuno« (2) », sarà ella la carne di Adamo innocente?  O  non si dirà anzi una carne alterata, impestata dal peccato?
il demonio? Non gli dice, soffiandoli in volto: Escitine,  o  maledetto diavolo? E quanto naturale intendimento non
mai, nè pure se ne fosse stato capace, alcuna macchia  o  infezione. Così si trovano conciliate e insieme
Or questa è nuova cagione per la quale il mondo non riceve  o  rifiuta di considerare la dottrina del peccato originale,
della divina Provvidenza, la quale permette che gli eretici  o  gli infedeli o tutti quelli che si fanno nemici a Cristo,
la quale permette che gli eretici o gli infedeli  o  tutti quelli che si fanno nemici a Cristo, insorgano contro
valgono a ribattere le opposizioni avversarie e sorreggono  o  fiancheggiano mirabilmente gli stessi dogmi rivelati,
la tela sopra di cui è lavorata; e molte dottrine rivelate,  o  non sono misteriose se non perchè rimangono ancora a
che formano come l' addentellato a cui esse si continuano,  o  certo, trovate queste, cessano dall' essere difficili a
prima giunta si presenta siccome il più mostruoso assurdo  o  certo come un impenetrabile mistero. Tuttavia la Chiesa lo
molte di quelle nubi che l' ignoranza umana vi vedeva,  o  piuttosto vi produceva. E se questa filosofia si dà
i sentimenti veduti in rapporto coll' idea dell' essere,  o  rapporti di rapporti. Ben provate queste due verità, tutto
trovate quelle ragioni che rendano quei misteri chiari,  o  certo che li dimostrino, anzi che contrarii alla ragione,
in generale. Ma, dato questo metodo, un maestro  o  istitutore qualsiasi è obbligato di applicarlo egli stesso
il che deve essere invito a tutti quelli che sono da ciò,  o  hanno speranza di poter apprestar qualche aiuto in tanto
non sieno le ultime a ricevere i miglioramenti,  o  non mettano ostacolo a provarli, rendendo fino impossibili
oracolo, benchè plebeo, fino sopra ogni periodo che detta  o  pronuncia. Ma la sdegnano quelli che da troppo più si
all' alto, si rimane a giocolare in fondo alla valle,  o  la parte più generosa giace colle gambe rotte in su qualche
principio di metodo, conformando ad esso ciò che scrissero  o  dissero ai loro alunni. Egli è per ciò che rimane a
Ed è questo appunto, che noi ci proviamo di fare  o  di tentare; e per farlo più speditamente ci consigliammo di
più che in altro, si distinguono nella prontezza maggiore  o  minore di passare da un' idea all' altra, o viceversa dalla
maggiore o minore di passare da un' idea all' altra,  o  viceversa dalla torpidezza colla quale si movono a questo
sono come a chi manca un ponte da trapassare sopra un fiume  o  sopra un vallone. Il qual fatto dà poi luogo all' erronea
arrivano ad esse unicamente perchè vien loro tolta dinanzi  o  sia interrotta la strada, non perchè, se fosse loro dato di
intellettiva sopra qualche cosa, p. e., sopra un fiore;  o  la trasporta d' una cosa all' altra, per esempio, la
altra, per esempio, la trasporta dal fiore alla sua specie  o  classe, pensando che quella è una rosa centofoglie, ovvero
quella è una rosa centofoglie, ovvero una rosa del Bengala,  o  di Damasco o di Portland; ovvero che quel fiore appartiene
rosa centofoglie, ovvero una rosa del Bengala, o di Damasco  o  di Portland; ovvero che quel fiore appartiene ad una specie
di Portland; ovvero che quel fiore appartiene ad una specie  o  classe più ampia, quella delle rose, o alla famiglia più
ad una specie o classe più ampia, quella delle rose,  o  alla famiglia più ampia ancora de' rosacei. Cos' è l'
caso nostro, il fiore in genere, e poi la rosa centofoglie  o  bengalese o damaschina o portlandica; e poi la rosa senz'
il fiore in genere, e poi la rosa centofoglie o bengalese  o  damaschina o portlandica; e poi la rosa senz' altre
genere, e poi la rosa centofoglie o bengalese o damaschina  o  portlandica; e poi la rosa senz' altre distinzioni, e poi
che vede, e poi farlo salire dall' individuo alla specie  o  classe minore, e poi a una classe sempre maggiore, fino che
vede come una pianta, e poi dal genere condurlo alla specie  o  classe maggiore facendol discendere a una minore, fino a
Egli è evidente, che quest' ultimo metodo è pessimo,  o  piuttosto è l' assenza di ogni metodo. Il fanciullo sarebbe
e molto meno ha indizio a conoscere le loro larghezze  o  strettezze rispettive. Quanto alle altre due vie,
noi gli diamo; di poi per conoscere quali delle due maniere  o  serie di operazioni sia a lui più comoda, più agevole a
estesissima, che forma il genere, e poi le dissomiglianze  o  differenze, che restringono e spezzano sempre più quel
E` a lui più facile trovare le similitudini delle cose  o  le differenze? L' operazione mentale, colla quale si
L' operazione mentale, colla quale si avverte che due  o  più cose sono simili, è ella più semplice ovvero è più
è più complicata di quella, colla quale si avverte che due  o  più cose sono tra lor differenti? - Ecco il quesito. A
mostro al mio fanciullo nel giardino uno Spinalba fiorito,  o  un Azzeruolo nel tempo pure di fioritura. Egli prenderà
uno quello pel quale piglia l' Azzeruolo per uno Spinalba  o  per una rosa , il secondo quello pel quale piglia le
i rosacei dagli altri fiori. Se io gli mostro un giglio  o  il gelsomino, e gli domando cosa egli sia, risponderà
quelle de' rosacei, le quali si dividono di nuovo in classi  o  specie, e queste specie in varietà, dovrei fargli rinnovare
rosacei, de' gigli e de' gelsomini, ne avremo sessantasette  o  in quel torno. Quand' io gli dico che tanto i rosacei,
rosacei, gigli e gelsomini, come indicanti sommi generi  o  classi, quando ora intende che esprimono classi
ora intende che esprimono classi sottordinate al genere,  o  sia alla classe de' fiori, il qual nome di fiori conduce il
quelle somiglianze ampiissime mediante delle differenze,  o  dissomiglianze fatte a lui notare tra quelle cose sotto
ogni fioretto, e sa nominarle assai facilmente col nome più  o  men generico, più o meno speciale. Ma il giardino, dove
nominarle assai facilmente col nome più o men generico, più  o  meno speciale. Ma il giardino, dove queste notizie egli
poscia la forma da dare al medesimo. E circa questo modo  o  questa forma troppe sono le riflessioni successive che l'
il bisogno che alcune sieno più riparate dal freddo,  o  da' venti, o dal secco, o dall' umido, ora rendendogli
che alcune sieno più riparate dal freddo, o da' venti,  o  dal secco, o dall' umido, ora rendendogli palese che queste
sieno più riparate dal freddo, o da' venti, o dal secco,  o  dall' umido, ora rendendogli palese che queste domandano
andò, che s' accorse come le forme e i colori diversi più  o  meno tra loro armonizzavano; e dilettandolo quest'
dichiarare. « Un pensiero è quello che serve di materia  o  che somministra la materia ad un altro pensiero ». Ecco la
legge. Egli è evidente che se un pensiero serve di materia  o  somministra la materia ad un altro pensiero, questo secondo
che in qualsivoglia tempo caddero nella mente degli uomini  o  che vi posson cadere, si distribuiscono e classificano in
si riducono a lui, non sono che viste parziali di lui  o  mezzi da metterlo in atto, e tutti i metodi che al nostro
istituire il vero metodo della natura negli studi privati  o  pubblici ne' quali s' ammaestra la gioventù, si è quello di
si capirà tosto che si osservi che il pensiero d' un nesso  o  d' una relazione tra due cose è tale, che non può nascere
le intellezioni che appartengono al primo ordine. La forza  o  virtù generale, colla quale lo spirito attualmente conosce,
sugli stimoli nuovi che violentemente, mediante piacere  o  dolore, mutano lo stato sensibile dello spirito. Questi
chiama in suo soccorso tutte l' altre potenze, quando tende  o  a rimovere da sè una molestia o a procacciarsi la
altre potenze, quando tende o a rimovere da sè una molestia  o  a procacciarsi la soddisfazione di un bisogno. Quanto poi
variare, potendo lo spirito affermare degli enti diversi,  o  per dir meglio delle entità diverse. Queste entità , che si
le loro particolarità e qualità, ma solo in un modo più  o  meno perfetto, più o meno determinato; 2 Perchè il senso
e qualità, ma solo in un modo più o meno perfetto, più  o  meno determinato; 2 Perchè il senso stesso allo spirito non
che il senso stesso gli presenta successivamente più facce,  o  sia più proprietà e attività dell' ente. Diciamo alcune
pur fuori della cognizione dell' oggetto ogni sua qualità  o  proprietà speciale. Il soggetto sa solamente, che ci è un
che tutte quelle sensazioni gli vengono da un agente unico,  o  che egli prende per unico, cioè da un corpo. Così da
E veramente la memoria imaginaria, che rimane nello spirito  o  si riproduce, delle sensazioni avute, non si può dire che
stessa materia. Poichè la percezione, di cui io mi ricordo  o  che in me riproduco coll' imaginazione, è sempre la stessa
e non un altro. Parimenti l' associarsi di più percezioni,  o  memorie imaginarie di percezioni, è un lavoro, che non
spirito, senza che l' intendimento operi alcuna analisi  o  sintesi tra esse. In terzo luogo gl' istinti e in generale
fa che rappresentarmi una melagrana possibile, non questa  o  quella, non alcuna melagrana reale. Or l' oggetto di un tal
individui possibili: ella determina dunque una classe  o  specie d' individui. Chiamo quell' idea specifica7piena ,
era quella che io ho percepita con tutti i suoi difetti  o  imperfezioni, che avesse potuto avere. Il passaggio, che fa
ella anche cessando lascia nello spirito umano due vestigi  o  effetti di sè: l' imagine della cosa percepita, la quale
la quale può essere suscitata nel senso nostro fantastico  o  da noi stessi o da accidente straniero, e la memoria della
suscitata nel senso nostro fantastico o da noi stessi  o  da accidente straniero, e la memoria della percezione
tuttavia al cessar della memoria rimanendo l' imagine,  o  al cessar della imagine la memoria, o all' illanguidirsi
rimanendo l' imagine, o al cessar della imagine la memoria,  o  all' illanguidirsi dell' una più che dell' altra, si
con segni di esuberante letizia? Avete dunque ragione voi,  o  madri, che aspettate con sì gran desiderio, che provocate,
dell' istinto sensuale comincino nell' utero materno,  o  appena che l' animale si trova al contatto dell' atmosfera,
appena che l' animale si trova al contatto dell' atmosfera,  o  qualche tempo dopo (1). Sembra per altro che forse il primo
Quando il gatto giovanetto gioca colla pallottola di carta,  o  colla fettuccia appesa, io stento a credere, ch' egli vi
nell' aspettar di trovare un animale in ciò che si muove,  o  che dà delle cangianti sensazioni, egli è indubitato, che
le fa; rende per conseguenza più molesta l' interruzione  o  la privazione di esse; quindi nascono de' gusti e degli
può ben essere caro per l' utilità, ma non possiamo amarlo  o  avergli quell' affetto, che benevolenza si chiama. Ora il
carezze se ne parte e va a baciare e carezzare la tavola  o  la scranna, ella non accarezza certo questi esseri come
un oggetto pure senziente e ragionevole, sia questo vero  o  creduto tale. Ecco quali sieno le prime volizioni
ha già una moralità? Che cosa è la moralità se non l' atto  o  l' atteggiamento di una volontà intelligente verso degli
acciocchè quel diletto si manifesti. Ora dopo sei  o  sette mesi si rileva già nel fanciullo l' ammirazione verso
il principio d' una vita morale d' un ordine superiore  o  sia soprannaturale; 4 La Chiesa Cattolica, oltre la potestà
esso va stendendosi a gradi: sicchè la libertà sottomette  o  può sottomettere al suo impero un circolo ognor maggiore di
pur insorgono in essi, li ho osservati oltremodo forti,  o  siano essi dolorosi, ovvero aggradevoli. Lo stesso
sagacemente la sua attenzione senza però mai forzarla  o  contrariarla. E` la natura, che conduce il bambino a
sopra gli oggetti conosciuti colle precedenti riflessioni,  o  sopra le intellezioni stesse, cioè le operazioni dello
formare le intellezioni del second' ordine, è il linguaggio  o  vocale o composto d' altri segni quali si vogliano.
intellezioni del second' ordine, è il linguaggio o vocale  o  composto d' altri segni quali si vogliano. Conviene
in lui subito la percezione avuta di quell' oggetto  o  l' idea imaginale. Questo fatto dimostra che il linguaggio
due cagioni: 1 per ricadergli sotto i sensi le cose stesse  o  loro parti; 2 o per qualche accidentale movimento delle
per ricadergli sotto i sensi le cose stesse o loro parti; 2  o  per qualche accidentale movimento delle fibre del suo
Ma il linguaggio l' aiuta non poco in ciò: perocchè  o  al sentire d' una parola o al rivenirgli alla mente, gli
aiuta non poco in ciò: perocchè o al sentire d' una parola  o  al rivenirgli alla mente, gli tornano insieme le memorie e
queste. In questo caso il vocabolo è una sensazione  o  anco una percezione, al ricever della quale il bambino
tosto che l' ode. I vocaboli, che richiamano la mente  o  alle percezioni passate o alle idee imaginali, non si può
vocaboli, che richiamano la mente o alle percezioni passate  o  alle idee imaginali, non si può dire che facciano fare all'
passando un rapporto tra il vocabolo e la idea imaginale  o  la memoria della percezione avuta, questo rapporto
propri, nell' accettazione degli uomini, segnano percezioni  o  memorie di percezioni avute: tutti gli altri vocaboli
questo, quello ecc., uniti al nome comune lo applicano,  o  restringono a significare percezioni cioè oggetti reali
nomi propri, non se ne trova nemmeno uno che sia istituito  o  che si adoperi a significare idee imaginali . Quando
nell' uomo stesso, secondo che l' uomo percepisce più  o  meno della cosa: come le percezioni variano le imagini, e
che a quel cavallo incanutisse un sol fiocco di pelo,  o  s' allungassero d' una linea gli orecchi, perchè dovesse
impossibile che i vocaboli significhino tali idee imaginali  o  piene: sebbene il bambino, che non n' ha altre per
cani tutta la canatteria della strada, sieno cani grandi  o  piccioli, o di un pelame o d' un altro, e fermi o correnti,
la canatteria della strada, sieno cani grandi o piccioli,  o  di un pelame o d' un altro, e fermi o correnti, e placidi o
della strada, sieno cani grandi o piccioli, o di un pelame  o  d' un altro, e fermi o correnti, e placidi o rabbuffati;
grandi o piccioli, o di un pelame o d' un altro, e fermi  o  correnti, e placidi o rabbuffati; allora viene un tempo nel
o di un pelame o d' un altro, e fermi o correnti, e placidi  o  rabbuffati; allora viene un tempo nel quale la sua mente in
che egli sappia rendersi conto di questa sua operazione,  o  ch' egli si sia formato un concetto giusto della nota
distingue la specie de' cani dall' altre specie d' animali,  o  di ciò almeno che egli crede che formi questa distinzione.
astratto non esista, e sia finto dalla sua imaginazione,  o  non sia quello che costituisce la natura de' cani. Anzi da
vocabolo, ma suole sempre astrarre un elemento più comune,  o  sia più generico (1). Questi errori si correggono dal
che gli annette, e ciò determinando meglio il carattere  o  elemento astratto, da generico rendendolo specifico, o da
o elemento astratto, da generico rendendolo specifico,  o  da un genere più lato formando un genere meno esteso.
a lui presenti, ma disparatissime, come al cane  o  a un uccello, è ugualmente certo che la sua mente già
a lui occasione di maraviglia, e fors' anche di scherno  o  di riso, come scempio o beffardo. Quindi è che anco i
e fors' anche di scherno o di riso, come scempio  o  beffardo. Quindi è che anco i fanciulli intendono
hanno per oggetto un individuo sussistente tutto quant' è,  o  anco una specie7piena d' individui (2), e quelle volizioni
percezione od idea porta un suo cotale effetto buono  o  cattivo in quell' ultimo sentimento. Indi avviene, che ogni
certo che fino da quest' età il fanciullo può imparare due  o  tre lingue udendole, e senza soverchio aggravio. Se ciò si
astratto, che non ha nome (la specie piena imperfetta),  o  più altri (1), prima di venire al nome proprio, per
proprio, per esempio, a quello di Rondello, di Vegliantino  o  di Brigliadoro. Domandasi adunque, se negli esercizŒ
cose prima per li nomi più comuni e poi per li meno comuni  o  viceversa? Noi abbiamo già dichiarato più sopra il nostro
che l' educatore avesse una tavola delle classi più  o  meno estese, nelle quali si possono dividere le cose tutte
le categorie, nè quelli esprimenti de' generi mentali  o  nominali: ma solo i vocaboli significanti l' universale, i
pretendere. Devesi dunque prendere quel concetto infantile  o  per dir meglio proprio di ciascuna età, e rattaccare ad
rispettare l' educatore e ben guardarsi dall' interrompere  o  dal turbarla. Ora, ella è cosa veramente ardua il conoscere
il bambino nè fisicamente, nè moralmente con troppe carezze  o  eccitandolo a soverchia gioia; piuttosto lascino che egli
tutta l' educazione non deve essere negativa: l' educatore  o  l' educatrice deve intervenire anche positivamente.
Adunque, evidente cosa è, che non si deve pretendere  o  esigere dal fanciullo l' impossibile, ma ciò solamente, ch'
fanciullo, che egli volesse un bene che ancor non conosce;  o  fuggisse un male che pure non conosce. E pure è questo che
pensi come essi, che voglia come essi, operi come essi;  o  per dir meglio vogliono che il fanciullo pensi, voglia, e
come l' idea del male, lasciate pure le parti indifferenti  o  buone dell' oggetto, non ritiene che l' elemento malo.
non ritiene che l' elemento malo. Quest' idea del bene  o  del male non è adunque solamente universale, come sono
perocchè fu di questi, che sentì dirsi dalla madre  o  dalla nutrice « questo è buono, questo non è buono, questo
non fa che affermare un' entità, ma non le qualità  o  determinazioni di quelle entità, le quali determinazioni s'
tali, ma come altrettanti oggetti li contempla e li ama  o  li abborrisce. Quindi fu giustamente osservato ne' bambini
ne viene la conseguenza, che la veracità nelle educatrici  o  negli educatori è una dote necessaria fin dalle prime
non sa se sia la facoltà del senso che lo inganni,  o  la facoltà della credenza ; confuso la mente, egli non ha
delle cose, e fino che non si delibera per l' una facoltà  o  per l' altra, egli è in uno stato d' inutile incertezza, e
dalle altrui parole si forma de' concetti imperfetti  o  falsi del bene, egli certamente si forma con ciò delle
intellezioni seguita sempre le regole del bene e del male,  o  talora volontariamente se ne allontani. Ora a questo
con quella della fede . Le persone dunque che educano  o  che semplicemente parlano al bambino potranno usare a tal
sono parimenti al bambino i terrori e le paure incussegli  o  con parole o con atti: ma di questo fu già parlato da tanti
al bambino i terrori e le paure incussegli o con parole  o  con atti: ma di questo fu già parlato da tanti che è
che ha costituita la natura? Perchè vorremo impaurire  o  rattristare quell' animo che questa spinge al coraggio ed
ma sopraggiungendosi poi il giudizio dell' intelletto,  o  anche solo l' atto della volontà, in vero odio si cangia.
le loro anime, e si potrà, quando si usi il bambino,  o  la persona qualsiasi, oggetto della malevolenza, a
egli non è più per gli altri, le sue forze sottratte loro  o  non gli danno più di essi contezza, o glie la danno ben
forze sottratte loro o non gli danno più di essi contezza,  o  glie la danno ben languida. Or l' accentramento delle
qualsiasi; ma tosto che sono richiamate ed applicate ad uno  o  ad una data periferia d' oggetti, a tutti gli altri fuori
pensiero che rimane nell' incertezza sulla loro favorevole  o  avversa natura. Fu già osservato da altri, che al comparir
farlo anche più, quando un tale effetto non venga eliso  o  coperto da un altro affetto maggiore di benevolenza. S'
ma guai se voi mutate qualche menoma circostanza,  o  anco semplicemente vi aggiungete nel contarla loro la
scena viva nelle loro menti, essi ripugnano a guastare  o  a cancellare quel bel quadretto imaginario per
gelosa soffre e s' irrita al timore che altri gli rubi  o  scemi l' amor dell' amante; così il bambino che è l' amante
così il bambino che è l' amante teme che altri gli rubi  o  scemi al suo cuore quell' amore che egli pone alla persona
cose che lo circondano. Indi è che le mutazioni d' oggetti  o  di ordine nella loro vita riescono talora al bambino
verso de' figliuoli è pure della stessa natura. Qual padre  o  qual madre soffrirebbe che il suo brutto e malvagio
Ora ne' bambini l' amore che termina ne' pregi della cosa  o  persona (idealità) è intimamente congiunto all' amore che
congiunto all' amore che termina nella cosa stessa  o  persona sussistente; e degenera facilmente in un amore ove
ideale e universale, cioè dall' amore di qualità amabili  o  vere o supposte; perchè il cuore umano non può cominciare
e universale, cioè dall' amore di qualità amabili o vere  o  supposte; perchè il cuore umano non può cominciare ad amar
e si corrompe: alle belle qualità si sostituisce la persona  o  la cosa dove quelle belle qualità o doti si son vedute o si
sostituisce la persona o la cosa dove quelle belle qualità  o  doti si son vedute o si costumano di vedere; da prima si
o la cosa dove quelle belle qualità o doti si son vedute  o  si costumano di vedere; da prima si crede che sieno così
da prima si crede che sieno così proprie di quella persona  o  cosa che non possano esistere altrove, ma in essa
le belle qualità ancor più perchè sono in quella persona  o  cosa amata che se fossero tutt' altrove: e finalmente si
se fossero tutt' altrove: e finalmente si ama la persona  o  la cosa sola per se medesima, foss' anco priva delle
è immobile, ma che cresce e diminuisce secondo che crescono  o  diminuiscono quelle doti o qualità: finalmente un amore che
diminuisce secondo che crescono o diminuiscono quelle doti  o  qualità: finalmente un amore che non è eccessivo , ma
ricevuti; ed anche questo sentimento è morale, perchè  o  vuol produrre nella persona benefica qualche pregio e suo
e in tal caso si riduce all' amore di beneficenza,  o  vuol darle qualche bene eudemonologico ed egli ancora è
l' idea di Dio: dunque egli può altresì volgergli amore,  o  più tosto non può non farlo. Se poi consideriamo che per
non vede che questa idea di Dio per chi non vuol esser ateo  o  inconseguente dev' esser pur quella che domina, che ordina,
ad onorarlo . Ma volle forse la legge divina condannare  o  l' amor naturale verso de' genitori, o l' onore verso la
divina condannare o l' amor naturale verso de' genitori,  o  l' onore verso la Divinità? - No certamente: ella volle
i rapporti delle intellezioni del primo ordine tra loro,  o  coi sentimenti che l' uomo ha anteriormente al second'
che hanno le intellezioni di second' ordine tra loro,  o  tutto ciò che v' ha nell' uomo di pensiero e di sentimento
conoscere. Ora poi, quanto agli oggetti conosciuti, questi  o  sono idee elementari (1) comuni a tutte le conoscenze,
le conoscenze, ovvero sono conoscenze appartenenti all' una  o  all' altra delle tre nostre supreme categorie, in cui
consideriamo partite tutte le cose che cadono nel pensiero  o  che sono. Riassumendo adunque, lo schema seguente
B. Oggetti di quelle operazioni intellettive. I Comuni  o  idee elementari. II Categorici, cioè: 1 Reali e ideali; 2
di cose sensibili, per esempio, del colore, del sapore,  o  almeno certamente del bene e del male sensibile; egli è in
, ma un solo: quello che ho chiamato la sintesi primitiva  o  la percezione. Ho dichiarato a priori questo giudizio
ordini d' intellezioni che formansi mediante scomposizioni  o  analisi, arricchiscono la mente di sempre nuovi predicati
egli non potrebbe però ancora concepirne di ipotetici,  o  di disgiuntivi , perocchè i raziocinŒ di queste due forme
confrontati insieme, dei quali l' uno suppone l' altro,  o  l' uno esclude l' altro. Ora egli ha bensì de' predicati ,
Al primo vedere di più cose, che fa il fanciullo,  o  al primo sentirle contemporaneamente, egli non si forma già
così procedendo trovare il rapporto del due col trentadue,  o  sia avere l' idea del trentadue tutto espresso col solo
di uno e di due, presi questi numeri e i loro composti una  o  due volte. E questa importanza del numero due nelle umane
Conviene conoscere chiaramente che cosa sia un principio  o  sia una regola di giudicare: egli non è altro che « un'
principŒ quante idee (2): e che l' essere più ampŒ  o  più ristretti i principŒ non dipende se non dalla maggiore
più ristretti i principŒ non dipende se non dalla maggiore  o  minore ampiezza che hanno le idee che vengono applicate. L'
tutta la sua estensione, ma diviso, e da certi confini più  o  meno estesi circoscritto. Le idee astratte di cibo, di
i loro atti e con tutte le loro parole, possono restringere  o  allargare la benevolenza infantile, possono dar luogo nell'
fanciullo nell' età rispondente al terz' ordine, sieno vere  o  false, sieno conformi o diformi dalla natura delle cose, lo
al terz' ordine, sieno vere o false, sieno conformi  o  diformi dalla natura delle cose, lo ingannino o lo dirigano
conformi o diformi dalla natura delle cose, lo ingannino  o  lo dirigano rettamente. E in vero se queste regole sono le
sopra accennate « Ciò che è conforme alla mia ammirazione  o  benevolenza, è bene; ciò che si oppone alla mia ammirazione
benevolenza, è bene; ciò che si oppone alla mia ammirazione  o  alla mia benevolenza è male ecc. »; egli è evidente che
è male ecc. »; egli è evidente che queste regole sono vere  o  false, rette o torte, secondochè la benevolenza e l'
egli è evidente che queste regole sono vere o false, rette  o  torte, secondochè la benevolenza e l' ammirazione del
e l' ammirazione del bambino è ben formata e ben ordinata;  o  vero mal formata e mal ordinata. La condizione dunque delle
perocchè avendo queste bisogno di paragone tra due  o  più oggetti, non si possono formare fino a tanto che non si
le azioni delle cose comincia a pregiarle pe' loro usi,  o  almeno a ciò si va disponendo. Dallo stesso fonte dell'
esse perfettamente d' accordo. Si suol dire che « l' amore  o  trova simili le persone amate o le fa ». Si dee aggiungere
Si suol dire che « l' amore o trova simili le persone amate  o  le fa ». Si dee aggiungere con egual verità che « l' amore
gl' incolga alcun male. Lo stesso concetto dell' errore  o  del male è posteriore a tutto ciò nella mente del
dell' ubbidienza tutte semplici, da nessun sospetto turbate  o  represse, e però nella loro maggior forza: ecco il
tre parti indicate dell' istruzione a lui conveniente cioè  o  tra le intellezioni degli ordini anteriori, o tra quelle
cioè o tra le intellezioni degli ordini anteriori,  o  tra quelle dell' ordine prossimo a cui può salire col primo
prossimo a cui può salire col primo passo della sua mente,  o  tra quelle di questo medesimo ordine a cui è già salito,
de' concetti che si esprimono nel discorso: conviene che  o  quello o questi non contengano intellezioni, se non tutt'
che si esprimono nel discorso: conviene che o quello  o  questi non contengano intellezioni, se non tutt' al più di
scilinguano, ecc.. Onde innanzi di venire a farli leggere  o  scrivere si rendano perfetti nella pronuncia, facendo loro
età precedenti (3). A questo esercizio può tener dietro  o  intromettersi quello della pronuncia de' suoni vocali e
sia ancor tempo di parlare al nostro bambino di dittonghi  o  trittonghi, ma solo di pluralità di suoni; anzi parmi del
che cosa sia dittongo e trittongo, quando l' idea di due  o  tre suoni gli è facilissima (3). Così sarebbe impossibile,
abbiano un suono. Esse non sono suoni, ma cominciamenti  o  finimenti di suoni (1), i quali cominciamenti e finimenti
i suoni stessi, come non esiste il punto senza la linea,  o  la linea senza la superficie, o la superficie senza il
il punto senza la linea, o la linea senza la superficie,  o  la superficie senza il solido. Ciò posto, non parmi giusto
gli si domanderà dove stia la diversità, se nel principio  o  nella fine del suono. - Nel principio. - E il suono ib è lo
- Anzi diverso. - Ma in che è diverso da i; nel principio  o  nella fine? - Nella fine. - E da bi? - Nel principio. E
due corpi, a ragion d' esempio, partecipano del color rosso  o  di altra qualità ossia predicabile (1). Si comincia adunque
a degli enti creatisi con essa delle attività che  o  non sono comprese nel loro concetto o se sono, sono però
delle attività che o non sono comprese nel loro concetto  o  se sono, sono però anco distinte da essi nella loro mentale
incominci la mente a concepire qualche raziocinio ipotetico  o  almeno la proposizione maggiore di esso. Già nell' età
ciò solamente ella può dire: « se la tal cosa è (od avviene  o  si fa) è pure l' altra ecc. »che è la maggiore del
si può appercepire e notare dalla mente in due modi,  o  come una qualità semplice (più generalmente un predicabile
una qualità semplice (più generalmente un predicabile ),  o  come una qualità che noi sappiamo trovarsi in più oggetti e
la nostra attenzione intellettiva in una qualità di una  o  più cose, trascurando di attendere a tutte le altre parti
cognizione del tre, sia coll' aggiungere l' uno al due,  o  coll' aggiungere il due all' uno, operazione anco questa
valore del monosillabo IO prima di essere giunto al quarto  o  al quint' ordine d' intellezioni. Di più l' osservazione dà
ma mosso dalla sua spontaneità suscitata da qualche bisogno  o  stimolo: ecco la grand' opera che a far gli rimane se vuol
vantaggio; si dee però aggiungere, che questa visione  o  percezione non può essere effettuata, se non a condizione
IO non si pronuncia mai solo, ma con qualche verbo espresso  o  sott' inteso (2), il che è manifesta prova della
avvenimento cessi d' esistere quando un altro incomincia,  o  che un avvenimento ad un altro succeda, questo rimane nella
s' è formato il concetto del tempo presente e del passato,  o  del presente e del futuro. Ora primieramente questo tempo è
di ciò che egli ha fatto lontano dagli occhi suoi,  o  quando la sua bona gli dice che il dito mignolo la ebbe
l' esperienza: 1 perchè creda egli tutto possibile; 2 come  o  perchè l' esperienza venga limitandogli questa possibilità.
egli deve essere l' effetto in ultimo di qualche sostanza  o  di più sostanze, e ha l' intima nozione della stabilità
leggi, ecc. ». Ogni qual volta l' uomo si è formato uno  o  l' altro di questi principŒ, egli ha ristretto con ciò la
il fatto, e non avessi alcun effugio col quale il potessi  o  negare o spiegare altramente, in tal caso infrangerei la
e non avessi alcun effugio col quale il potessi o negare  o  spiegare altramente, in tal caso infrangerei la mia
impotenza delle cose si suggella e si chiude, questa è più  o  meno forte alle diverse età ed ai diversi individui. Diremo
è esagerazione, è un arbitrio che fa l' uomo passionato  o  cocciuto. E veramente l' esperienza esteriore molte volte
tardezza a credere non trovasse un cotal fondamento vero  o  supposto nell' intelletto: e questo fondamento è « l'
poter essere sempre riformate, mediante nuove scoperte  o  nuovi ragionamenti: e se noi volessimo quelle conclusioni
Questa vicenda di formarsi de' principŒ od opinioni chiuse  o  fermate sull' operare delle cose, e poi d' infrangerle per
stazionaria, non fa che indurare sempre più quelle opinioni  o  principŒ che si è formato da prima. Le opinioni già
da certi uomini alle forze segrete riposte nella materia  o  comechesia in quest' universo. Come poi v' ebber molti che
esercitare la scelta tra quelle cose piacevoli e dolorose  o  tra quelle che sono più o meno piacevoli, ma in tutto
quelle cose piacevoli e dolorose o tra quelle che sono più  o  meno piacevoli, ma in tutto questo combattimento non
dover niente alla natura se non in ragione della sua bontà  o  bellezza: e la bontà o bellezza della natura è infatti la
se non in ragione della sua bontà o bellezza: e la bontà  o  bellezza della natura è infatti la misura della sua
la volontà di un altr' essere intelligente, della madre  o  d' altra femina che ha cura di lui, da prima egli s'
una legge positiva) collidersi colle altre sue inclinazioni  o  colla soddisfazione de' suoi bisogni. Qui comincia la prima
il circondavano secondo la loro piacevolezza e bellezza,  o  asprezza e deformità, egli non avea da far altro che da
in breve egli si trova posto ad un duro cimento, sente che  o  dee posporre l' ordine soggettivo7oggettivo degli enti
l' ordine soggettivo7oggettivo degli enti della natura (1),  o  discordare dalla volontà della persona che lo governa. Che
che la considera come la principale sua legge. Questa pena  o  incipiente rimorso è la culla della sua coscienza morale;
operare, ma semplicemente una consapevolezza di operar male  o  di avere operato male e non più. Le formole adunque del
delle formole, che si forman più tardi), le formole dico,  o  sieno i principŒ morali del quart' ordine, sono i seguenti:
anco il sentimento di quest' essere assoluto, la percezione  o  sia cognizione positiva di esso. Consideriamo prima i
cognizione si possa trovare nella quinta età del fanciullo,  o  sia al quart' ordine della sua intelligenza a cui siamo
Non sente, è vero, l' entità tutta, ma egli ve la suppone  o  certo non gliela nega (3). Tuttavia il suo senso è pur
senza che di quella cosa incognita io abbia percepito  o  sentito di più di prima. Al secondo ordine d' intellezioni
che nel bambino si manifesta verso la volontà della madre  o  d' altre persone a lui care, viene molto aiutato e
sono quelle, che nascono dal paragone di due oggetti buoni  o  cattivi, dei quali apprezziamo l' uno più o meno dell'
oggetti buoni o cattivi, dei quali apprezziamo l' uno più  o  meno dell' altro. Ora vedemmo, che solo al quart' ordine
cade sopra cose, che appartengono all' ordine materiale  o  anco a cose semplicemente intellettuali, vi può essere
tra l' adempimento del proprio dovere e il proprio piacere,  o  sia la soddisfazione dell' istinto suo accidentale (1). Ma
una difficoltà un po' maggiore; ma anch' ella s' accresce,  o  sia trova dei rinforzi e degli amminicoli, che la
cimentate col prescrivergli cose false, irragionevoli  o  di cui egli non potesse mai intendere una ragione, la sua
produce ubbidienza nel fanciullo, quando la madre  o  l' istitutrice insegna e comanda convenevolmente. Tuttavia
altrui a conformarsi alla propria, cercando nell' uno  o  nell' altro modo di conservare l' accordo delle due
, perocchè vi ha una piccola proprietà, quella dei dialetti  o  quella di un breve tempo piuttosto che di un lungo. La
all' ordine d' intellezioni, a cui egli è arrivato;  o  tutt' al più ad un ordine immediamente maggiore. Un libro
che l' istitutore si servisse di essa a vestire di affetto  o  quelle sentenze morali, o quelle rappresentazioni pure
di essa a vestire di affetto o quelle sentenze morali,  o  quelle rappresentazioni pure morali, che il fanciullo già
ed intende, sicchè non si rimanesse una musica cieca,  o  dominante, soffocante il pensiero; ma una musica serva
superiore alla capacità del bambino? Chi sarà che intenda  o  che pregi una musica che non esprima che un pensier
i nomi ed i verbi, in questo può riguardare le particelle  o  i nessi de' nomi tra loro, de' verbi tra loro e de' nomi
e dello scritto vadano assai bene accoppiati insieme,  o  alternati, quasi due parti d' uno studio solo più tosto che
idee, cioè di ridurre le proprie idee a certi principŒ  o  idee principali. Ora noi già vedemmo che nell' età
per così dire, le sue idee intorno ad un' idea principale,  o  le annodi ad un dato principio, senza darsi pensiero della
principio, senza darsi pensiero della scelta dell' idea  o  del principio a cui si devono legare, creando così nelle
animale unisce due sentimenti, esso vede pure unite le idee  o  intellezioni, che a quei sentimenti rispondono. A questa
principale nella materia che trattiamo, la fantasia  o  immaginazione animale, la quale suole accozzare insieme
comparvero una volta unite per continuità nello spazio,  o  per successione nel tempo, o per similitudini nell'
per continuità nello spazio, o per successione nel tempo,  o  per similitudini nell' impressione, o per qualche analogia
nel tempo, o per similitudini nell' impressione,  o  per qualche analogia talor lontanissima. Una porzione che
a far nascere la reminiscenza di una intera condizione  o  stato di corpo e di tutte quelle cose che a essa condizione
di un' idea elementare in un' altra più sintetica  o  quella di una conseguenza nel suo principio. Questa
verità matematica mi si affacciasse all' anima il volto  o  anche solo il nome del maestro che me la insegnò; solo che
il pensiero dell' uomo ivi fosse somministrato da' sensi  o  dall' imaginazione in occasione di vedere un uomo o d'
sensi o dall' imaginazione in occasione di vedere un uomo  o  d' imaginarlo veduto. Ora egli è chiaro tuttavia, che
si potrebbe ugualmente fondare sulla prima, sulla seconda  o  sulla terza specie di associazioni, o su tutte e tre. Ma
prima, sulla seconda o sulla terza specie di associazioni,  o  su tutte e tre. Ma questo non basta, come abbiamo detto,
Che se noi consideriamo che ogni rapporto d' idee  o  di cose conosciute noi l' apprendiamo mediante un' unica
i suoni a quelle corrispondenti. Allora questi suoni  o  segni sensibili così ordinati giovan benissimo o a
suoni o segni sensibili così ordinati giovan benissimo  o  a comunicare altrui lo stesso ordine d' idee, o a
benissimo o a comunicare altrui lo stesso ordine d' idee,  o  a richiamare in mente a se medesimo le idee ordinate. E
al sesto si comincia a conoscer Iddio come intelligenza  o  superna ragione, allora solamente in Dio sono distinte le
che rendono le cose diverse come semplici limitazioni,  o  anco, se si vuole, atti di quella: e che si faccia così il
essere quelli che già esistono nella mente del fanciullo,  o  i prossimi ad essi, a' quali il fanciullo faccia
siti diversi che si possono in una stanza stessa assegnare,  o  simile. Assai per tempo si può il fanciullo condurre fino
quando disubbidisce, poniamo, alla madre, e piccolissimo  o  nullo quando ad altri; e perchè la volontà della madre
coscienza nell' animo suo, mediante il rimorso sentito  o  almen presentito. I doveri adunque degli educatori
conosce, mediante il linguaggio, che i suoi genitori  o  educatori hanno una volontà positiva degna di tutto il suo
bontà da ragioni intrinseche, cioè dalla natura ragionevole  o  no, giusta o no, delle cose volute e comandategli. Questo
intrinseche, cioè dalla natura ragionevole o no, giusta  o  no, delle cose volute e comandategli. Questo però non
sono l' espressione della volontà della madre in generale  o  degli educatori, se le cose comandate vanno d' accordo
nasce il terribile combattimento che dicevamo, nel quale  o  la sua virtù rovina, ovvero uscendone vincitrice vie più si
del suo superiore alla propria, riducendola a ritirare  o  modificare il comando; e questa voglia d' influire è
Ora egli è chiaro, che circa il comandare cose  o  piacevoli o indifferenti per sè al fanciullo non vi ha
Ora egli è chiaro, che circa il comandare cose o piacevoli  o  indifferenti per sè al fanciullo non vi ha difficoltà, nè
della tentazione. Sempre lo si dee fare quando l' utilità  o  la necessità lo esiga; ma anche allora conviene che la
in esse, ma unicamente, acciocchè gli servano di via  o  scala ad altre operazioni, a cui intende come a fine: e
legge tra loro si leghino in un oggetto: se per accidente,  o  per necessità, o per l' essenza medesima: di guisa che la
leghino in un oggetto: se per accidente, o per necessità,  o  per l' essenza medesima: di guisa che la loro distinzione
cioè dalle sintesi, che si fanno al quart' ordine  o  prima. Questo s' intenderà facilmente, quando si ritiene,
stadio il predicato non è ancor formato nella mente umana,  o  non è formato il soggetto. Tale sarebbe trattandosi di
dall' atto suo, considerar l' agente e l' azione come parti  o  elementi d' un solo soggetto, il che è l' analisi
attribuire l' operazione del sillogismo disgiuntivo,  o  almeno la formazione della maggiore di questo sillogismo.
« delle due sole maniere, in cui può essere (o farsi  o  avvenire) una cosa, essa cosa dee essere (farsi od
cosa, essa cosa dee essere (farsi od avvenire) nell' una  o  nell' altra ». Ora per concepirsi questa proposizione si
delle due maniere, nelle quali una data cosa può essere,  o  farsi o avvenire, aver di più osservata la relazione di
due maniere, nelle quali una data cosa può essere, o farsi  o  avvenire, aver di più osservata la relazione di
modi, ora è metafisica, ora fisica, ora meramente positiva  o  sia libero7fisica. Che ogni cosa sia o non sia, è un'
meramente positiva o sia libero7fisica. Che ogni cosa sia  o  non sia, è un' alternativa di necessità metafisica, e lo
Che il fanciullo per una data sua azione debba trarre  o  premio o castigo è necessità libero7fisica; cioè fisica, ma
il fanciullo per una data sua azione debba trarre o premio  o  castigo è necessità libero7fisica; cioè fisica, ma
le cose in cert' ordine secondo un loro valore vero  o  supposto, assoluto o relativo. Al quart' ordine egli
ordine secondo un loro valore vero o supposto, assoluto  o  relativo. Al quart' ordine egli cominciò a notare colla sua
da principio non bada « che alle differenze numeriche  o  totali, e delle altre non cura »: queste appena si possono
l' avvenimento presente con un avvenimento ch' egli prevede  o  s' imagina in futuro; egli è in caso altresì di paragonare
determinato da un grande avvenimento: il dopo la pappa,  o  il passato di ieri diviso dall' oggi pel tramonto del sole
il passato di ieri diviso dall' oggi pel tramonto del sole  o  pel sonno, sono i primi passati determinati ch' egli
le azioni in due tempi, nel passato e nel presente,  o  anco nel presente e nel futuro; egli giunge al quint'
perocchè ella ci conduce meglio a stabilire le norme  o  principŒ morali, che si formano nell' anima all' ordine
nel regno della moralità dipenda solamente dall' arbitrio,  o  sia così tenue come un' idea; o così vago e sfuggevole come
solamente dall' arbitrio, o sia così tenue come un' idea;  o  così vago e sfuggevole come accidentali affezioni. L' anima
non è più sensione morale , ma ben anco vero rimprovero  o  biasimo morale. Vero è, che quando al rimorso immediato e
quest' altro come rimproccio e sgridata di interno giudice  o  superiore, il primo non si muta, ma con questo s' unisce a
il bene. Ciò nasce, tostochè quel rimorso si può prevedere  o  presentire prima di operare. Ma questo istinto non è ancora
come rispettabili; ma doveva dirigersi a favore dell' una  o  dell' altra più tosto per azione istintiva e spontanea, che
non si trattasse che di beni meramente soggettivi (1),  o  di sensioni. Ancora ella si può fare per qualche tempo in
astratti sono necessarii a poter giungere a formare tra due  o  più enti un vero paragone, e rilevare quale di essi abbia
di bontà, più di bellezza ecc., in una parola più di entità  o  dignità. Quando da prima il fanciullo è pervenuto a
al fanciullo; la seconda è un' idea astratta di bontà,  o  sia di dignità, che misura i gradi di quella esigenza
a pieno sviluppati e distinti: 1 vi è, chi opera il bene  o  il male; 2 vi è l' oggetto, verso cui si opera; 3 vi è
l' oggetto, verso cui si opera; 3 vi è finalmente la norma  o  regola, secondo la quale si opera. - Solamente in quest'
si considera semplicemente come sviluppo. Ma giova egli,  o  pure nuoce alla bontà morale dell' uomo? Che egli apra all'
il vero. Ma tutto ciò si oscura nella mente infantile  o  almeno perde di forza nella sua volontà, quando un'
il fanciullo alla nostra età imparò a subordinare uno  o  due mezzi ad un fine; e il calcolo dell' utilità
così: « fa ciò, che ti mostra dover tu fare la nozione  o  idea delle cose, colla quale si misura e pesa il valore
uno sviluppo rapido ed immenso: questo suol essere il terzo  o  il quarto anno (1), al quale tempo suol appartenere il
senso interiore, date alcune circostanze, indicazioni  o  stimoli, che sieno atti a rinfrescare nel cervello le
storie sono preceduti i poeti. Questo periodo mitico è più  o  meno lungo, secondo che l' infanzia delle nazioni è più o
o meno lungo, secondo che l' infanzia delle nazioni è più  o  meno prolungata. Le favole non si possono più sostenere
questi trova puerile tutto ciò che reale non è, e ride,  o  almeno non cura nè anche quello, di chi dubita se sia
come oggetto, poco poi calendogli che esso sia reale  o  non sia; egli contempla e gusta la natura, la essenza delle
importa che la pinta imagine sia per avventura Madame tale  o  Monsieur tale, le quali realtà riuscirebbero così frivole,
questo si riduce nella formale sua parte; nè il sapere più  o  meno delle cose reali e positive rende per sè l' uomo più
ad un' altra, cioè a far si che una cosa gli serva di segno  o  d' indizio d' un' altra. Non importa che la somiglianza sia
come negli esempi di sopra accennati all' uomo di cera  o  di carta: pensa immediatamente all' uomo vero, ma notisi
natura di cose in se, non curando la ricerca, se sia reale  o  no. Quando prevale in lui questa prima tendenza, egli parte
sua applicazione secondo lo stato dello spirito fornito più  o  meno di sperienze e di cognizioni, come vedemmo; sicchè lo
dai loro desiderii e dai loro affetti. Questi riguardano  o  il tempo passato, o il futuro; e dirigono l' imaginazione
e dai loro affetti. Questi riguardano o il tempo passato,  o  il futuro; e dirigono l' imaginazione loro per modo « che
prova. E l' idolatria non fu solo presso i popoli antichi  o  fra selvaggi; ma non fu detto a torto che nel mezzo stesso
che essa dilati i confini del mondo reale e lo metamorfosi,  o  ne crei un altro dentro di quelli, qual loro più piace che
e nelle arti; e v' ha pure chi ancor piange la mitologia,  o  tratta d' inventarne una nuova. Nella storia; e non la si
se non i lirici, che inneggiavano alla divinità  o  cantavano la virtù e la lode de' virtuosi (2). Ma qui deve
alla sua natura, si consideri essa nello stato d' integrità  o  pure in quello di naturale corruzione. Ma da quel punto che
perchè io liberamente antepongo e sceglio il piacere  o  bene che trovo nel men degno al valore intrinseco del più
Perocchè se io scelgo volontariamente fra un piacere  o  un bene del soggetto e il mio dovere, egli è mestieri che
egli è mestieri che io abbia reso quel piacere soggettivo,  o  quel bene, che io preferisco, oggetto del mio proprio
la cognizione, onde spunta la volontà; e se il piacere  o  bene, che scelgo, mi è intimo; se egli consiste in qualche
mia propria per concepirlo; la quale in ogni caso mi nasce,  o  mi si forma nell' atto stesso dell' elezione. Così avviene,
essere discussi in un' assemblea, molte volte sorge l' uno  o  l' altro individuo, il quale fa opposizione ad un bene
educatore. Al quint' ordine ancora si manifesta l' apatia  o  noia morale, malattia pericolosissima ne' fanciulli.
potrebbe anco prima apparire. Ma ella suppone l' apatia  o  noia morale, per la quale la benevolenza verso gli altri è
fatto, ed il fanciullo giudica degli altri, che sono boni  o  che sono cattivi: di sè non giudica nulla di stabile, ma
quale il fanciullo è pervenuto a conoscere la medesimezza  o  identità degli altri in più tempi; onde di essi, come di
e tuttavia non ha ancora posto mente sulla medesimezza  o  identità di se stesso in più tempi, ma giudica solo le
niuna sentenza universale e definitiva a dannazione,  o  a favore di sè medesimo. E dissi, che questo periodo di
il fine della civile società, la naturale sua costruzione  o  costituzione, le forze che la muovono, e le leggi secondo
l' uno: « La sommaria cagione per la quale stanno  o  rovinano le società, » l' altro: « La società ed il suo
di questa raccolta. Il secondo fonte delle ultime ragioni  o  criterŒ politici dicemmo essere: La costituzione naturale
più naturale , quella che dato un gran numero di famiglie  o  d' individui avvicinati fra loro, indubitatamente
accidenti fortuiti che fanno prevalere un uomo singolare  o  violento od astuto sulla turba degli altri. Naturale è all'
potrebbero essere se l' uno usurpasse sull' altro, se uno  o  più esercitasse la tirannide su tutti gli altri, se venisse
perocchè ogni moltitudine unita in società civile,  o  che si vuole unire, ha il diritto di pretendere di essere
società civile, ogni qualvolta violò i diritti della Chiesa  o  quelli della famiglia, esercitò la tirannia e una tirannia
al primo tentativo quella regolarità, e solamente più  o  meno vi si avvicini, rimane al popolo continuamente il
i governi ed i governanti non sono istituiti a loro pro,  o  a pro delle loro famiglie, ma unicamente a pro della
non sono diritti de' governanti se non in quanto servono  o  sono necessarŒ al buon governo: pregiudicando a questo
due cose, di un potere legislativo, e di una Magistratura  o  potere esecutivo, l' uno e l' altro regolarmente
altre antecedono a lei, come vedemmo, e sono le naturali  o  razionali, quelle della società considerata in universale,
di comandare ad un esercito chi non è il suo capitano: egli  o  sarà deriso, o sarà morto come un ribelle. Non è già che la
un esercito chi non è il suo capitano: egli o sarà deriso,  o  sarà morto come un ribelle. Non è già che la moltitudine
nè pure associata all' esame del diritto che possano avere,  o  non avere coloro che comandano. Perocchè la moltitudine
di lei non si potessero fare alla palese e liberamente,  o  che ben presto fossero vendicate: ed in tal modo per una
che faceva un membro ad un altro membro della società,  o  un membro della società al potere, non si credeva dover
dispotica, qualunque fosse la sua forma, monarchica  o  repubblicana. Ella stabiliva i Tribunali pei litigi
commettere essi stessi a danno dei singoli cittadini  o  del corpo dei cittadini, abusando della autorità medesima
governo. Chi non ha rinunziato totalmente alle idee morali,  o  vero chi non pretende, inconseguente con sè stesso, che la
debile contro il forte, e del particolare contro il potere  o  contro la maggioranza dei cittadini. Ma d' altra parte egli
non si esiga qualche sorta di virtù in quelli che hanno  o  credono d' avere in mano la forza, perchè non ne abusino.
contengono una violazione dei diritti dei cittadini a danno  o  dei particolari, o delle minorità, o della parte debole o
dei diritti dei cittadini a danno o dei particolari,  o  delle minorità, o della parte debole o di tutto il corpo
dei cittadini a danno o dei particolari, o delle minorità,  o  della parte debole o di tutto il corpo sociale. Dunque fra
o dei particolari, o delle minorità, o della parte debole  o  di tutto il corpo sociale. Dunque fra tutte le cose quella
condizione ancora inferiore la moltitudine riceve quel capo  o  quel governo che s' impone a lei da sè stesso o con
quel capo o quel governo che s' impone a lei da sè stesso  o  con violenza, o con astuzia o con bontà e virtù. In
governo che s' impone a lei da sè stesso o con violenza,  o  con astuzia o con bontà e virtù. In entrambi i casi la
s' impone a lei da sè stesso o con violenza, o con astuzia  o  con bontà e virtù. In entrambi i casi la sorte della
egli conosce utili a tutelare i suoi diritti. Nella scelta  o  nella istituzione del nuovo governo egli dà o prescrive a
Nella scelta o nella istituzione del nuovo governo egli dà  o  prescrive a lui quelle forme che egli crede più confacenti
si pensò a limitare la potenza del governo, a impedirgli  o  a difficultargli quegli atti che furono esperimentati
libertà, è rimasto l' assolutismo nel governo, questo passa  o  presto o tardi in dispotismo, e torna a vessare i popoli
è rimasto l' assolutismo nel governo, questo passa o presto  o  tardi in dispotismo, e torna a vessare i popoli con
dispotismo, e torna a vessare i popoli con ingiustizie più  o  meno coperte (prodotte da incapacità o da passioni
con ingiustizie più o meno coperte (prodotte da incapacità  o  da passioni egoistiche egli è il medesimo) torna a
è il medesimo) torna a ingannarli tessendo dei veli più  o  meno densi alle proprie ingiustizie, e il popolo di mano in
di giurati, non già perchè ella giudichi del fatto  o  del diritto nel merito della questione, ma per un ufficio
Egli è nondimeno manifesto che ai Tribunali distrettuali  o  provinciali non si potrebbero affidare quelle cause le
Sui detti richiami egli pronuncia della giustizia  o  ingiustizia di tutti gli atti del governo come pure dell'
e niun altro delitto contro una legge certa e determinata  o  contro un diritto incontroverso che pure appartengono ai
se si dia il caso della violazione; e quando la legge  o  il diritto è indeterminato quali sieno i confini che lo
così si dica di tutti gli altri delitti contro una legge  o  un dovere giuridico che non ammette dubbio nè ha bisogno di
se trattasi di sapere se ella sia stata portata giustamente  o  con infrazione dei diritti di qualche cittadino, la cosa
riferita che al Tribunale politico. Così pure se la legge  o  il diritto indeterminato, come sono i diritti delle libertà
per sapere se fu violata dal governo in se stessa  o  nelle sue conseguenze. Questa separazione delle materie che
a qualche articolo di legge. Se l' imputazione si fonda  o  può esser fondata sopra a qualche articolo di quelle leggi
legislativo; e questo rimane tuttavia libero di promulgarla  o  no. Qualora la promulghi, riportandosi così al giudizio del
il Tribunale supremo anche sulla giustizia d' una guerra  o  di altra relazione coll' estero: consultazione che secondo
può essere ugualmente proposta all' uno dei due Collegi  o  al Tribunale in piena seduta. Colla sola aggiunta di questo
idea politica, un' idea per ciò complicata di molte idee,  o  un calcolo della sempre cupa prudenza. La regolarità
una soverchia confidenza dall' altra in se stessi  o  in quei pochi mezzi che più ovvii si sono lor presentati fa
il perdono pel non bastevole acquisto ed uso dei mezzi,  o  vero, rimanendo questi anzi scarsi che abbondevoli,
questi anzi scarsi che abbondevoli, conseguon lo scopo  o  tardi o debilmente. Ma egli avviene ancora che v' hanno
anzi scarsi che abbondevoli, conseguon lo scopo o tardi  o  debilmente. Ma egli avviene ancora che v' hanno talora de'
mai si cercò di realizzarla nelle società, sebbene il caso  o  l' unione di molte circostanze abbiano condotto sovente gli
raffrontare ciò che fatto si trova per conoscere se è retto  o  se è torto, se merita d' essere conservato, o distrutto e
se è retto o se è torto, se merita d' essere conservato,  o  distrutto e rifabbricato. Le utopie sì antiche come moderne
sua eccellenza, perchè non si sa qual parte ne imiteranno,  o  quale no: non si sa in quante maniere diverse i diversi
idee abbiamo cominciato dall' immaginarci una società  o  per dir meglio una moltitudine di uomini, che vuole
uomo od una famiglia sopra gli altri per qualche sua virtù  o  prodezza o avvedimento. Ma invece di ciò abbiamo supposto
famiglia sopra gli altri per qualche sua virtù o prodezza  o  avvedimento. Ma invece di ciò abbiamo supposto che i padri
La Commissione da' Padri trascelta dopo aver formato  o  piuttosto abbozzato il progetto del Tribunale politico che
gli uomini senza eccezione, qualunque fosse il loro stato  o  condizione, tutti dovevano esser fatti entrare nella
facevano, dimostravano ch' ella non era stata ben compresa  o  che non si era a sufficienza spiegata. Domandando dunque
i diritti dei forti, che non hanno bisogno di difesa,  o  pure quelli dei deboli che si rimangono indifesi? E se i
i loro soggetti gli espone ad una reazione dei medesimi,  o  ad una punizione divina. Ma supponiamo pure che i figliuoli
di casa qualunque uomo che facesse casa da sè, sia maritato  o  no. Questa divisione in quattro classi non incontrò
poteva ottenere a meno che ciascun diritto avesse una voce  o  sia avesse alcuno che facesse sentire la sua esistenza
non volea dire essere distrutti, diminuiti, accresciuti,  o  mescolati; ma anzi essere provvedimento perchè non si
ma anzi essere provvedimento perchè non si violassero  o  mescolassero. I Commissari fecero osservare a tal fine che
entrano tutti gli uomini indistintamente, sieno benestanti  o  no, che dunque la Società Civile ha l' obbligo di mantenere
I proprietarŒ anche senza essere uniti in società hanno più  o  meno corrisposto a questo dovere, secondo che ciascuno se
che ciascuno se ne sentì penetrato, fu più virtuoso,  o  meno dominato dall' avarizia. Ma nessuno, nè pure i più
di loro, e che io sono indifferente che si chiami civile  o  con altro nome, perchè i vocaboli non formano la cosa, è
ma non è già che distrugga questo stato di natura,  o  che lo assorba in sè stesso: si può dire ch' egli non sia
hanno già bisogno di una legge civile per essere prodotte  o  permesse, e queste medesimamente rimangono le stesse nello
giustizia naturale per sostituirvi la sanzione della forza,  o  sia l' arbitrio che essa dà a quelli che l' ha nelle mani.
di perdere colle loro sostanze anche la loro libertà,  o  dei non proprietarŒ che hanno l' avidità e la speranza di
dovrà esser tale che essi non ispendano già per i poveri,  o  secondo la volontà di questi. Queste ragioni tranquillarono
le persone superiori alle altre per sapienza e per virtù,  o  sia di maggior capacità ad ottenere lo scopo proposto; che
si trovavano inconcludenti. E di vero se la scienza  o  anche la stessa probità fosse quella che desse agli uomini
private. In tal caso gli uomini savŒ e gli uomini probi,  o  quelli che tali si tengono, potrebbero giustamente mettersi
rettitudine. Ma in tal caso i proprietarŒ li scaccerrebbero  o  come pazzi o come furfanti, anzichè li credessero probi e
Ma in tal caso i proprietarŒ li scaccerrebbero o come pazzi  o  come furfanti, anzichè li credessero probi e sapienti;
la salute corporale si può trovare in uno stato migliore  o  peggiore secondo le pubbliche disposizioni sanitarie:
Per trovare questo posto secondo le leggi dell' equità  o  questa rappresentazione conveniente e possibile dei diritti
erano: 1 la vita e l' incolumità; 2 il corpo; 3 la libertà  o  sia il diritto sulle proprie operazioni. Dimostrò che tutti
sanitarŒ della società; 2 la moralità pure poteva ricevere  o  nocumento o vantaggio dalle disposizioni di pubblica
società; 2 la moralità pure poteva ricevere o nocumento  o  vantaggio dalle disposizioni di pubblica istruzione e di
vale forse la loro vita meno che quella degli altri uomini?  o  non sono forse capaci di portare le armi contro il nemico,
corrispondente al valore di alcuni giorni di oppressione,  o  di alcuni atti di viltà? Finalmente, in quanti modi non si
avida di aumentarsi e tuttavia così facile ad esser ferita  o  ad esser compressa, ricevano solo, entrando nella società
un mezzo termine per eliminarli in fatto dalla società,  o  di ritenerveli in apparenza. Ma senza entrare nelle
egli possiede: quindi nasce che gli uomini partecipino più  o  meno allo scopo della società, cioè ai beni che essa si
natura: è un risarcimento, che, se non restituisce la vita  o  l' onore, toglie però le funeste conseguenze, che
dall' abusare del suo potere. Ma che? il Potere Civile,  o  per dir meglio l' Amministrazione della società, si estende
della società, si estende forse a disporre della vita  o  degli altri diritti personali dei membri della medesima?
questa abusi della sua prevalenza. Ma se di ogni maggiorità  o  prevalente potestà si potesse esigere d' essere garantiti
che comparisce, d' impedire qualunque altra associazione  o  fra i non proprietarŒ o fra una parte di proprietarŒ. Ma
qualunque altra associazione o fra i non proprietarŒ  o  fra una parte di proprietarŒ. Ma via: concediamo che la
della loro abilità, di poi in ragione della loro salute  o  delle peculiari circostanze nelle quali si trovano,
il commercio, e i mestieri, nello stato di guerra  o  di altre pubbliche calamità? quale ricchezza, se quella è
di tanti operai? porrà ella delle fabbriche manufattrici,  o  pianterà degli stabilimenti di commercio? Non mai:
ritenendo una autorità proporzionale ai suoi diritti,  o  sia proporzionale a quella modalità che ei porta in comune.
delle offese ricevute dagli altri membri della società,  o  dall' amministrazione della medesima; si doveva supporre
cioè diritti che l' uomo ha sulla propria persona,  o  su cose a lui strettamente unite, e questi sono tre: sulla
proporzionata alla quantità della ricchezza loro esterna  o  materiale. Tutti egualmente i membri della società civile
che possono aver parte nell' amministrazione sociale,  o  sia che possono avere una rappresentazione attiva nella
operato: che sia ricercato in esso il giusto e l' ingiusto,  o  che di tutto ciò ch' essa avesse operato d' ingiusto essa
della medesima e le persone singole comprese in essa  o  non comprese: ma con questa differenza, che l'
la voce della giustizia ognor più grida agli uomini: «  O  voi che avete in mano la forza e che amate la giustizia,
più debile di lei, appartenga questa all' amministrazione  o  no. Sembrerà che conceduta ancora l' esistenza di simile
si proponga di amministrare la modalità di tutti i diritti,  o  sia dei diritti di tutti gli uomini. Quindi riesce altresì
essi sussistere senza trovar il loro nutrimento, dovrebbero  o  passare alla classe dei mercenari o vivere d' accatto. Nel
nutrimento, dovrebbero o passare alla classe dei mercenari  o  vivere d' accatto. Nel primo caso toccherà ad essi nella
nei loro diritti: sono adunque i mercenarŒ simili ai poveri  o  non proprietarŒ, che si contan per liberi fino a che la
però tale che rimane una semplice dipendenza speculativa,  o  sia una possibilità di dipendenza che non si esercita nel
non può essere senza ingiustizia eliminato per un accordo  o  per un monopolio che facessero fra di loro i benestanti. A
sia sollecita di cercare ciò che le è vantaggioso, e presto  o  tardi lo ritrovi quasi avesse verso di ciò un' involontaria
riceve movimento se non dai pungoli di un dolore corporeo  o  di un istinto brutale. Da questo stato di degradazione è
loro le arti, verrebbero ad accumulare in sè due officŒ,  o  sia due lavori, cioè l' amministrazione della propria
non poteva mai fissarsi: che questo doveva crescere  o  scemare, secondo le ricerche dei benestanti; ciascuno dei
della nuova società restava libero come prima di prendere  o  di licenziare i mercenarŒ secondo i suoi interessi ed i
veniva come conseguenza naturale dalle cose dette,  o  piuttosto era una recapitolazione delle medesime. In fatti
conveniente a ciascun diritto della stessa specie,  o  sia alla quantità proporzionale dei diritti reali: e tal
alla stessa condizione dei possessori di fondi industriali,  o  commerciali, o bancarŒ, e dissero tutte le ragioni che dir
dei possessori di fondi industriali, o commerciali,  o  bancarŒ, e dissero tutte le ragioni che dir si sogliono dai
mai; poichè ciò supporrebbe la perdita della ragione,  o  la perdita dell' amore a' proprŒ vantaggi. Dall' istante
perciò tutti egualmente gli uni dagli altri dipendenti,  o  in un altro senso tutti egualmente indipendenti;
di tutte. Valutiamo dunque il prezzo delle cose in danaro,  o  per dir meglio consideriamo la valutazione loro nel fatto.
sono dunque gli elementi che costituiscono questo prezzo,  o  questa valutazione delle cose? Sono due: 1 La ricerca delle
lo strano caso che il possessore d' un fondo industriale  o  commerciale venga abbandonato a tale che debba desistere
ancora il suo fondo, il quale egli può vendere, e tramutare  o  in un fondo stabile o in un capitale fondato sopra un fondo
quale egli può vendere, e tramutare o in un fondo stabile  o  in un capitale fondato sopra un fondo stabile. Laonde
sicchè una persona abbia precisamente il doppio, il triplo,  o  il quadruplo dell' altra nè più nè meno? Ovvero (giacchè
aura della cieca fortuna alla guisa stessa della ricchezza?  O  vorranno forse quelli, che, essendo in possesso del
per principio formatore della società, se non l' arbitrio,  o  la forza, o il caso, quasi formare la società dovesse
formatore della società, se non l' arbitrio, o la forza,  o  il caso, quasi formare la società dovesse considerarsi come
questa lungi dall' essere un dovere morale fosse il frutto  o  del cieco accidente o della prepotenza, o di un
un dovere morale fosse il frutto o del cieco accidente  o  della prepotenza, o di un inconcepibile accordo nella
fosse il frutto o del cieco accidente o della prepotenza,  o  di un inconcepibile accordo nella medesima stoltezza. Ma l'
di questa loro piena volontà, per mancanza di cognizione  o  di potere, avviene che in qualche sua parte esternamente
diversa: la prima aveva per iscopo la sicurezza ,  o  difesa dei diritti; la seconda la ricchezza o l' aumento
sicurezza , o difesa dei diritti; la seconda la ricchezza  o  l' aumento dei diritti, i quali erano quei due scopi a cui
tendeva ogni civile società. Mostrò come la sicurezza  o  la difesa dei diritti era cosa partenente alla giustizia ,
era cosa partenente alla giustizia , e come la ricchezza  o  l' aumento dei diritti era cosa appartenente all' utilità :
si trattava di istituire. Un potere adunque che trovasse  o  difendesse dove che sia la giustizia, ed un potere che
società: Amministrazione, centro della forza sensibile  o  fisica nella medesima: nel primo si esercita ordinatamente,
si esercita colla sua maggior attività la forza sensibile  o  fisica. Ecco la società civile corrispondente ai bisogni
conveniva rimettersi in tali elezioni all' opinione,  o  sia all' intimo senso degli elettori. Nulla di meno la
come titolo del diritto di rappresentazione attiva,  o  sia come titolo al potere amministrativo, ammetteva
presentare le ragioni ch' egli ha di partecipare al potere,  o  sia lo stato della ricchezza ch' egli possiede, e dietro la
doveano dare il loro voto come uomini, e non come ricchi,  o  come forniti di qualche accidentale differenza dai loro
elettori del Tribunale politico fu distinta negli articoli  o  paragrafi seguenti: 1 I voti sono tanti quanti gl'
della ragione lo danno mediante i genitori, od i tutori,  o  i curatori. 2 Ciascuno che è ammesso a dare da sè il voto
ciò esigano per giuste cause contro i mariti ed i padri,  o  le madri vedove. 6 I servi hanno il diritto ma non il
e virtù dei candidati ed esprime insieme il desiderio ,  o  affezione generale dei candidati: affezione che è il segno
come diceva, è quello di rappresentare l' essere morale ,  o  sieno i diritti essenziali dell' uomo. Ora in quanto a
consigli. I voti adunque degli elettori sono tanti consigli  o  giudicŒ, e perciò niuno di essi può avere il diritto di
medesima, perchè queste non fossero lasciate ad arbitrio,  o  commesse alla ventura. Che riguardo a quest' incombenza
nella qualità degli elettori la società stessa non perisse,  o  almeno il Tribunale politico riuscisse a non essere più l'
persona libera che non fosse soggetta all' autorità paterna  o  materna, maritale, o tutelare o curatoria. 1) Maggiore
fosse soggetta all' autorità paterna o materna, maritale,  o  tutelare o curatoria. 1) Maggiore dibattimento cagionò il
all' autorità paterna o materna, maritale, o tutelare  o  curatoria. 1) Maggiore dibattimento cagionò il quarto
è un grado di potere) come una famiglia formata da una sola  o  da due persone. Poichè nella famiglia numerosa vi sono
allorquando accade che qualche punto non sia riconosciuto  o  venga messo in questione, sarà da vedere quale naturale e
soltanto in quel punto che nascendo una discussione  o  dissensione fra due parti, queste debbono comparire al suo
il suo discorso: Pretenderete voi, disse, di esser più savŒ  o  più potenti dell' autore della natura, il quale stabilendo
Vorreste voi prevenire i mali col fare voi stessi dei mali,  o  almeno coll' occasionarne degli altri in futuro? Ecco il
di tale instituzione. Ora se il legislatore troppo minuto  o  troppo materiale in luogo di tener sempre fisso col
inesausta. Egli è per questo che non v' ha istituzione  o  legge che non possa essere ben presto elusa da un maggior
che subentra una politica ancora più diffidente, la quale  o  si rende odiosa, se gli uomini prendendo un andamento
Se voi farete un' instituzione che metta disunione  o  diffidenza delle armate verso i loro generali distruggerete
ad ottenere lo scopo proprio delle instituzioni preventive  o  repressive; cioè a prevenire i delitti degli uomini. Egli è
del genere umano! Le instituzioni false esprimono  o  suppongono che gli uomini sieno in relazioni false fra
pubbliche ricreazioni. Non v' ha nessun falso diritto,  o  sia nessuna falsa relazione degli uomini fra di loro che
falsi vincoli: in cui la ragione non è ottenebrata da vizŒ,  o  non è per una somma ignoranza impotente: 2) in cui
essere preventive e repressive, senza essere stabilitive,  o  almeno senza stabilire nissuna relazione falsa fra gli
volontà si ripeta per dire così in tanti atti autorevoli,  o  sia in tanti voti, quanti sono i membri nella famiglia.
dei servi, come si era dato ai padri quello dei figliuoli,  o  ai mariti quello delle mogli; perocchè mentre questi due
qual debb' essere, diventi una costituzione preventiva  o  repressiva, quello che non debbe essere, ed in tal modo
a seguire, nel ripartimento dell' autorità politica, l' uno  o  l' altro dei due principŒ, cioè o seguire il principio
autorità politica, l' uno o l' altro dei due principŒ, cioè  o  seguire il principio della rappresentazione de' diritti, il
quale d' altro lato era stato abbracciato dall' Assemblea;  o  vero lasciando al tutto simigliante principio costituire un
riforme che alterino le prime basi su cui è costituito,  o  per dir meglio non siate costretti a distruggere ciò che
l' applicazione del principio dell' equilibrio dei poteri  o  sia quello d' una costruzione della società, che antiveda
mentre che gl' ingegni sono al tutto accidentali, ed i più  o  meno forti nascono a caso, e non dipendono punto dalla
al governo, costruito secondo il progetto della utilità  o  dell' equilibrio dei poteri. Io vorrei sapere in tal caso
tal principio non può dare che dei risultati congetturali  o  almeno dei risultati, le prove dei quali non sono a portata
civile potere. Infatti il principio dell' utilità pubblica  o  dell' equilibrio dei poteri è difficile, perchè mette a
se tal convenzione è giusta od ingiusta, se gli è utile  o  gli è dannosa: sa ciò che mette e sa ciò che riceve. All'
senza però mai sapere di certo se si sia andati avanti  o  indietro. Dovendo dunque voi fare una mutazione di cui l'
La Commissione dimostrò che la comunanza degli uomini,  o  la civile società dopo instituito il governo, poteva bensì
diritti naturalmente imprescrittibili. L' essere scritti  o  non scritti non toglie né aggiunge autorità a tali diritti,
mutabile che si fa da sè ciascuno dei suoi membri  o  un promemoria di ciò in cui tutti convengono, non contendo
sia la dichiarazione dei diritti che può fare la comunanza,  o  la società civile degli uomini; ecco qual sia il diritto
così numerosa che non avrebbe potuto senza confusione,  o  almeno senza una dannosa tardità, spacciare gli affari. 2
già da sè stessi, ma mediante dei loro abili ministri  o  delegati forniti dei loro poteri e delle loro instruzioni,
cento. Infatti qualunque sia il guadagno d' un mercenario  o  lo consuma nel proprio mantenimento o lo mette in fondi. Se
d' un mercenario o lo consuma nel proprio mantenimento  o  lo mette in fondi. Se lo mette in fondi, egli trapassa ben
lire di entrata; mentre alla fine della giornata, del mese,  o  dell' anno, ciascuno ha consumato tutto, e sì dell' uno che
Assemblea; e così via, se vi fossero persone individuali  o  morali che possedessero maggior somma. Nella prima
ordinamento di tali Assemblee si riduca la irregolarità  o  deviazione dalla teoretica giustizia; cioè quanto poca sia
poichè questi nove milioni non appartengono già a questa  o  a quella famiglia determinata, ma solo a tutta la nazione,
la quale sarebbe già instituita la civile società,  o  sia ridotta alla sua attuale esistenza. Ora considerate di
grandezza mediante i voti. I componenti la prima Assemblea,  o  sia i voti della medesima, rappresentano tanti proprietarŒ
una utilità propria, ognuno rimaneva libero di esercitarlo  o  non esercitarlo, sebbene nessuno poteva alienarlo, appunto
delegato, come sarebbe nel caso, in cui si potesse provare  o  la intenzione di nuocere col suo potere o il tradimento
potesse provare o la intenzione di nuocere col suo potere  o  il tradimento contro l' Assemblea nell' esercizio del
politica corrispondente. 2 Ogni persona morale  o  individuale può far una causa simile verso un' altra
perciò ciascuno, dato quest' aumento, può domandare per sè  o  per altri l' aumento corrispondente di rappresentazione
sia che si ritrovino negli scrittori antecedenti,  o  sia nelle costituzioni delle nazioni che fin quì sulla
civile da me descritto. Parmi ch' egli sia stato sempre più  o  meno chiaramente dagli uomini avvertito; parmi che sempre
delle amministrazioni di più persone, sieno grandi  o  sieno piccole: sieno le sette, nascenti all' elezione di un
a lato della medesima un' altra istituzione preventiva  o  repressiva che corregga quel difetto; ma si mettono
nè sospettare de' mali ch' egli stesso per ignoranza  o  per passione, e quelli che a lui subentreranno nell'
privata nello stato di natura, e della giustizia pubblica  o  sia dell' istituzione dei Tribunali nello stato di società
essi ragione. Egli è evidente che questa è la cagione vera  o  pure il pretesto di tutte le ribellioni: queste nascono
che vengono a lui fatte dagli amministratori della società,  o  che gli si dà ad intendere che gli vengono fatte: egli
nello stato civile: nel primo stato è l' individuo  o  la famiglia quella che giudica in propria causa e che
di tutti i diritti, ma era regolare i diritti di tutti:  o  almeno queste due cose si confondevano nel fatto; e
che il fine delle guerre ognor minacciate era l' esistenza,  o  la distruzione di un popolo. [...OMISSIS...] Anzi perciò
settentrionali del medio evo « « erano quelle di sanzionare  o  rigettare le proposizioni del principe colle acclamazioni.
ma non si lascia offendere: la sua reazione, adunque,  o  sia l' esercizio dei giudizŒ politici, è tanto maggiore
giudizio popolare ecclesiastico dato in diverse forme; cioè  o  tumultuosamente o in Assemblee stabilite, o da tutto il
ecclesiastico dato in diverse forme; cioè o tumultuosamente  o  in Assemblee stabilite, o da tutto il popolo, o dalla
forme; cioè o tumultuosamente o in Assemblee stabilite,  o  da tutto il popolo, o dalla classe dei Nobili. Sulla bontà
o in Assemblee stabilite, o da tutto il popolo,  o  dalla classe dei Nobili. Sulla bontà della Legge, od
s' essi si contenevano nell' oggetto del Potere monarchico,  o  se il trapassava: se si contenevano in quello non era d'
1) Questi proponeva due modi di fare il Senato cristiano  o  il Tribunale di cui parliamo; nell' uno l' Imperatore coll'
le guerre; e non aveva in vista la protezione dei popoli  o  il miglioramento delle costituzioni degli Stati. Bensì dei
e secondo il carattere loro personale di difficile  o  di buona volontà. L' amovibilità pure di tali ministri
tutti i concepimenti politici fin qui fatti dagli scrittori  o  dai Principi, quello che più si avvicina al Tribunale da me
se il suo giudizio provenisse dalla ragione sua particolare  o  dalla comune: oltre di che i particolari non vanno giammai
concordia solamente possano i popoli giudicare se è vero  o  falso il governo. E` impossibile tor dal mondo tutte le
altre acattoliche nazioni, dove la Chiesa non è libera  o  non divisa dal principato, ma ad esso soggetta o con esso
è libera o non divisa dal principato, ma ad esso soggetta  o  con esso incorporata. Perocchè la sua opinione sarebbe, che
opinioni in giudicare degli stessi fatti? la sola empietà,  o  il solo fanatismo religioso può acciecar tanto gli uomini?
è la seguente. La sovranità ha riunito in sè medesima  o  ha voluto ritener uniti i due poteri supremi: 1 di
la società. Ora così distinte queste due attribuzioni,  o  per dir meglio questi due rami del supremo potere, s'
voluto giudicare della giustizia delle azioni politiche,  o  sia hanno essi voluto entrare in questo ramo del supremo
cosa che i Papi non hanno mai cercata, e spesso rifiutata,  o  tenuta a studio lontana da sè; ma bensì di essere Giudici
offesi, e che entrano nella convivenza, sieno anche donne  o  fanciulli, ne hanno interesse, e debbe pender anche da'
ne hanno interesse, e debbe pender anche da' loro voti,  o  di chi fa per loro, la formazione del medesimo. All'
Società, così sono parimenti due le specie di cittadinanza,  o  i modi di entrare nella comunanza civile, alla prima delle
le dette proposizioni che dalla storia risultano come leggi  o  fatti costanti, e poscia riferirò le osservazioni che li
nella storia provano ad evidenza, che lo stato regolare  o  tranquillo della Società civile consiste nell' equilibrio
che s' accorgono di tal prevalenza irresistibile, e che  o  la secondano, e in tal modo perfezionano le costituzioni
e in tal modo perfezionano le costituzioni dello Stato,  o  vero vogliono cozzare con essa e si gettano in tutti i mali
ricchezza abbia sempre portato una mutazione nel potere,  o  pure una lotta perpetua col medesimo: il quarto fatto
Amministrazione, mette il legislatore in questa alternativa  o  di dividere il Tribunale politico dall' Amministrazione, o
o di dividere il Tribunale politico dall' Amministrazione,  o  di avere un' Amministrazione in cui ci sia il detto
necessario d' interna inquietudine ed agitazione che presto  o  tardi debbe svilupparsi, e sovvertire l' ordine sociale.
hanno riguardo alla ricchezza, ma bensì alla forza fisica  o  personale, appartengono alla prima età della Società
appartengono alla prima età della Società civile,  o  sia alla sua infanzia. Le instituzioni all' incontro che
appartengono alla seconda età delle Società civili,  o  sia alla loro virilità. Quasi tutte le Società civili
famigliare; poichè essa ebbe riguardo alle persone,  o  sia alla forza militare, e non alle ricchezze. Egli divise
di centomila assi, corrispondenti allora a 774. franchi,  o  intorno. La seconda classe aveva per censo 75 mila assi: la
non avessero sostanze bastevoli per entrare nella quinta,  o  ne fossero al tutto sprovveduti. Diviso così il popolo
vale a dire la centonovantatreesima parte di sovranità,  o  sia d' influenza nella pubblica Amministrazione. Se la
perchè le famiglie parte assai moltiplicate, parte poco  o  nulla, od estinte, e gli altri accidenti producessero una
diseguaglianza passasse nella bilancia del pubblico potere,  o  sia manifestasse la sua influenza: per ciò non è negli
stessa a prender posto nel governo, al quale scopo presto  o  tardi sarebbe riuscita o con una concessione savia di
nel governo, al quale scopo presto o tardi sarebbe riuscita  o  con una concessione savia di quelli che già governavano, o
o con una concessione savia di quelli che già governavano,  o  certo in ultimo per un' aperta violenza. Egli è dunque
doveva esser formata dalla maggiore somma degli interessi,  o  sia dalla proprietà: idea quanto vera, tanto ripugnante al
le cose pubbliche per la prevalenza delle opinioni,  o  sia dei principŒ, mentre le parole la perdono sempre quando
personale, perchè la proprietà non è divisa  o  è divisa equabilmente, mentre le Società avanzate, dove è
e stabilito. Ella è nel primo stato tale Società,  o  più tosto ritiene del primo stato, mentre è ancora
3 liberazione degli schiavi, francazione dei borghi,  o  comuni; e quindi nascita dei piccoli proprietarŒ, e
politica, e spinge dirò così per intromettersi nel governo,  o  per altrui consenso o per forza. La proprietà commerciale e
così per intromettersi nel governo, o per altrui consenso  o  per forza. La proprietà commerciale e industriale viene in
conoscer da vicino l' Amministrazione dei diritti stessi,  o  per dir meglio senza amministrarli. Non governando adunque
già in possesso del governo, se in vece di essere persuasi  o  trattati con arte dai mercatanti, vengano assaliti
d' essere ingiuriati dal partito opposto, e sono veramente,  o  sempre poi ve n' ha tutta l' apparenza. Quindi non si
che del modo di fare le parti giuste fra due padroni,  o  di rendersi scambievolmente giustizia. Presso i Romani non
tranquillamente lo possedeva, e di farselo cedere per amore  o  per forza. Quelli che si presenta per avere la roba altrui
alla sua ricchezza di qualunque genere questa sia,  o  territoriale o mobiliare. 2) Per altro l' istoria della
ricchezza di qualunque genere questa sia, o territoriale  o  mobiliare. 2) Per altro l' istoria della società civile in
non toglie che se fosse stato sul trono inglese un principe  o  troppo tenace del sommo diritto, o troppo presuntuoso delle
inglese un principe o troppo tenace del sommo diritto,  o  troppo presuntuoso delle sue forze, non avesse operato
nell' equilibrio fra la ricchezza ed il potere civile  o  propriamente parlando il potere amministrativo. Si vegga
è un pericolo di pubblica inquietudine che vien5 tolto  o  certo scemato coll' Istituzione della Società civile, nella
un fatto contrario, cioè che l' amore della ricchezza  o  sia dei beni della vita civile fa disprezzare e sacrificare
giudicio? la specie degradata allo stato quasi dei bruti,  o  tutto l' altro uman genere colto? Se non vogliamo ricavare
questo fatto costante, che preferisca cioè la ricchezza,  o  sia i beni della vita colta alla libertà individuale. Se
si parla di una nazione che ha dei grandi terreni, questi  o  bisognerà che restino incolti; il che è tanto impossibile,
persuadere all' uman genere colto di farsi selvaggio;  o  pure bisognerà che sieno di qualcheduno; ed in tal caso
mediante il principe come mediante un suo ministro,  o  vero impiegato. Per quante prerogative riceva questo
e quindi questionare se egli sia un potere assoluto  o  delegato. Col proporsi quella dimanda già l' errore è
il primo posto e governi di fatto in due maniere; cioè  o  autorizzata da un diritto proprio, o come esercente un
in due maniere; cioè o autorizzata da un diritto proprio,  o  come esercente un diritto altrui per delegazione del
di più osservare se sia governato a principe assoluto  o  a principe delegato: e questo rilievo non si fa, che
si fa, che esaminando storicamente i titoli della persona  o  della casa reggente. Egli è dopo questa verificazione che
una tendenza di queste due cose a mettersi in equilibrio  o  col scemare l' autorità politica al principe o coll'
equilibrio o col scemare l' autorità politica al principe  o  coll' accrescergli le sue ricchezze, o finalmente coll'
politica al principe o coll' accrescergli le sue ricchezze,  o  finalmente coll' attribuirgli per finzione quella
vero il pensiero di Harrington, quando invece di monarchia  o  di governo si dice Amministrazione. In fatti supporre che
di tutti i mali che fa l' uomo: ma questa malizia opera più  o  meno secondo le occasioni che si presentano alla medesima.
potrà tuttavia a meno di prendere una politica cavillosa,  o  finalmente vacillante. La politica dell' equilibrio dei
può dire che sia nata così. Come ella consiste nell' unirsi  o  coi comuni o coi nobili o col clero per abbassare le altre
sia nata così. Come ella consiste nell' unirsi o coi comuni  o  coi nobili o col clero per abbassare le altre due classi,
Come ella consiste nell' unirsi o coi comuni o coi nobili  o  col clero per abbassare le altre due classi, ella è
dei diversi stati d' Europa. La povertà del principe  o  sia del governo è ciò che produce tutti questi giochi di
poichè se il principe non arriva a sostenersi in tal modo,  o  pure se non perviene ad arricchirsi, egli rimane in
sua dignità. I nobili sempre avidi di acquistare de' feudi,  o  delle donazioni, li sollecitavano continuamente dalla
essere suggerita. Se noi consideriamo noi stessi,  o  vero uno de' nostri popoli colti d' Europa come si trova
un capo che loro si presentasse per occupare un trono,  o  vero una supremazìa vacante, senza molti trattati e
facilità con cui si prende posto in un luogo vacante,  o  si occupa una proprietà disoccupata. Essi non avevano che
del capitano; e le ingiustizie che commetteva come giudice  o  per ignoranza o per arbitrio di passione pochi sapevano
le ingiustizie che commetteva come giudice o per ignoranza  o  per arbitrio di passione pochi sapevano conoscerle nè il
così pure ritenessero il concetto d' un premio  o  di una mercede; e di più che come gli avevano ricevuti dal
che le parole non mutano le cose, e che la ragione comune  o  sia il buon senso quantunque non sapesse render ragione di
del fisco a talento, e i doni non furono più la ricompensa  o  la speranza dei servigi. Brunechilde con uno spirito
ora parla della proprietà del principe sui feudi,  o  sia sulle porzioni distribuite agli altri duchi e signori
del trono può manifestarsi in una doppia maniera, poichè  o  il trono può essere debile relativamente alla nobiltà e
relativamente alla nobiltà e all' interna costituzione;  o  il trono può essere debile per difendere la nazione dai
non avesse dei soldati fedeli, e stretti d' intorno a lui,  o  per dir meglio se tutta la nazione non pugnasse ordinata e
che allo stato di guerra: ad uno stato in cui la nazione  o  debbe essere forte o debbe perire. In tali circostanze la
guerra: ad uno stato in cui la nazione o debbe essere forte  o  debbe perire. In tali circostanze la nazione è disposta di
e quiete, nel quale stato la influenza del governo,  o  sia la modalità, meno si doveva estendere. In simile tempo
tirarla indietro in ragione che l' esperienza le dimostrò,  o  pure che l' avidità le fece sperare che il governo non
le fece sperare che il governo non avesse bisogno di tanto,  o  sia in ragione che giudicò che le circostanze del paese non
ben facile confondere questi due titoli in un titolo solo,  o  sia scambiare l' uno coll' altro. Ma se la proprietà dura
diritti di assisa e di pedaggio i porti dei fiumi, i salari  o  gli emolumenti degli offici, e gli offici stessi si
che obbligavano quelli a cui conferivano qualche carica  o  dignità, di riconoscere con un atto formale che nè essi nè
il ristabilimento delle leggi del re Edoardo il confessore,  o  dell' antico sistema Sassone. Per conseguente nel primo
della proprietà e del potere, e non già il ramo morale  o  giudiciale, il quale va organizzato nella forma di
Per ischiarire la cosa bisogna considerare tutti i diritti,  o  beni posseduti dagli uomini tutti, congiunti ad una energia
beni posseduti dagli uomini tutti, congiunti ad una energia  o  forza, mediante la quale tendono di difendere sè stessi,
di diritti, personali e reali, così vi sono due forze  o  due energie corrispondenti alle due specie di diritti.
corrispondenti alle due specie di diritti. Queste energie  o  instinti che ha l' uomo di difendere il suo diritto, porta
era impossibile che le Società civili prendessero l' una  o  l' altra di queste due forme semplici: era impossibile che
si dividesse rigorosamente in ragione delle ricchezze  o  pure che il potere civile si dividesse con una perfetta
riuscirvi avrebbe messo in grave pericolo la repubblica,  o  almeno se stesso. In fatti i Comizi per curie e per tribù
dai diritti personali, poichè la proprietà ancora non vi è,  o  se vi è non fu ancora divisa in parti molto diseguali, o
è, o se vi è non fu ancora divisa in parti molto diseguali,  o  finalmente non ha ancora avuto tempo di esercitare la sua
abbiano trovato il modo di farsi rappresentare meno  o  più fortemente, secondochè la società è più o meno
meno o più fortemente, secondochè la società è più  o  meno avanzata, tuttavia la maggior difesa di questi
in politica, sia favorevole alla rappresentazione personale  o  sia alla reale, è cattiva fino che non si è trovato il
lo stesso che abbandonare le cose pubbliche al caso,  o  negare che possano essere aiutate dalla saviezza, sarebbe
A questi alti offici si associava l' officio economico,  o  amministrativo; ma questo era ecclissato dallo splendore di
render perfetta se non si divide dall' elemento giudiciale  o  morale, così avrei potuto parimente dimostrare ch' ella non
debile contro il forte, e del particolare contro il potere  o  contro la maggioranza de' cittadini. Ma d' altra parte egli
non si esiga qualche sorta di virtù in quelli che hanno  o  credono d' avere in mano la forza, perchè non ne abusino.
temere, ma desiderare l' erezione di una tal Commissione  o  Tribunale apposito rivolto a mantenere la giustizia nelle
si può diminuire il pericolo che nasce dalla loro debilezza  o  dalla loro malvagità; e diciamo, che dovendosi la società
avvilimenti a cui irreparabilmente soggiace il dispotismo,  o  tutto ciò che n' ha le sembianze, senza diminuire punto del
con cui hanno combattuto i loro secoli, e che vincenti  o  vinti furono giudicati dalla posterità? se non finir di
da perdere debbe essere agitato da una furia di ambizione  o  di cupidigia perchè stimi bene per sè che la giustizia sia
ansietà onde gode il ladro del furto che attende il padrone  o  la giustizia che lo sorprenda. La giustizia adunque, ed il
innanzi al medesimo, e poterne ricevere la giustizia.  O  forse ciò che da tutto il mondo si è reputato sempre
fosse in lui risvegliato un desiderio di vedere anche egli  o  di calcolar anch' egli i propri interessi, al quale calcolo
più grave tutto ciò che credono d' ingiustamente soffrire,  o  che dubitano che sia ingiusto; o di cui abbiano un pretesto
d' ingiustamente soffrire, o che dubitano che sia ingiusto;  o  di cui abbiano un pretesto di dubitare. Ed ora il solo
rimedio che i monarchi pur tanto desiderano, e che hanno  o  la sciagura di non vedere, o la pusillanimità di non
tanto desiderano, e che hanno o la sciagura di non vedere,  o  la pusillanimità di non abbracciare. La necessità adunque
la prosperità sua sarà la loro: e tutto ciò che nuoce  o  mostra di nuocere all' esistenza di simile instituzione,
che una irregolarità colpita di riprovazione, e riguardata  o  con quella compassione onde riguardasi la ignoranza e la
onde riguardasi la ignoranza e la stessa pazzia,  o  con quello sdegno onde mirasi il delitto di lesa umanità.
che un carattere che questo Tribunale ha comune con essa  o  con tutte le instituzioni pacifiche prodotte dall' amore di
contraria. Laonde dovranno essere gli stessi cittadini,  o  corpi di cittadini, o il governo medesimo quelli che
dovranno essere gli stessi cittadini, o corpi di cittadini,  o  il governo medesimo quelli che innanzi a questo Tribunale
danno moto alle cause. Infatti supponiamo che un cittadino  o  un corpo di cittadini conosca che l' amministrazione
nel non avervi alcun' altra autorità che possa ritardare  o  impedire le sue disposizioni amministrative. La modalità
si è strappata dalle loro mani l' amministrazione stessa,  o  si è gittata la società nell' anarchia. Che l'
Le classi adunque de' ricchi, de' nobili, de' militari,  o  degli officiali civili non possono esser quelle a cui s'
fare di questo Tribunale la proprietà di alcuna famiglia,  o  di alcuna di quelle classi della società che vengono
se nel popolo vi fosse stata una dottrina più sana,  o  maggior virtù. [...OMISSIS...] La legge adunque della
nelle singole famiglie colla ricchezza delle famiglie,  o  sia che un padre non generi maggior numero di figliuoli di
di questa disuguaglianza è la moltiplicazione maggiore  o  minore delle famiglie, rimanendo più povere quelle (fatte
beni, limitino con ciò il numero de' loro figliuoli futuri,  o  vero abbiano da prevedere altrettanti loro discendenti in
difender sè stessa: nello stato poi di società civile,  o  nazionale è essenziale la prima parte, e accidentale la
di questo error desolante. Tutti gli errori umani procedono  o  dall' ammissione gratuita di un principio falso, o dalla
o dall' ammissione gratuita di un principio falso,  o  dalla deduzione errata di conseguenze false da un principio
di un metodo difettoso, nascendo i primi dal pregiudizio  o  giudizio temerario, e i secondi dallo sragionamento ; due
mai che la ragione naturale ricusi d' essere illuminata,  o  che sia cosa assurda l' esistenza d' un lume divino che la
la tendenza comune di tutte le eresie che insorsero,  o  insorgeranno a turbare la Chiesa. Gli eretici a lei ribelli
possono mostrarsi zelantissimi dell' autorità della Bibbia,  o  chiamarsi evangelici , o con altro bel nome qualsiasi;
dell' autorità della Bibbia, o chiamarsi evangelici ,  o  con altro bel nome qualsiasi; rimane sempre vero, che le
gradatamente a formarsi una, non so se io mi dica, scuola  o  fazione di teologi cattolici, la cui pendenza era già
dalla Sede apostolica proposizioni estratte da' loro libri,  o  insegnate da loro in sulle cattedre. Così la fazione si
necessitata, trae dopo sè le più gravi conseguenze. Poichè  o  si parla di stato o di atto morale, e, per restringerci al
sè le più gravi conseguenze. Poichè o si parla di stato  o  di atto morale, e, per restringerci al male, su cui cade
al male, su cui cade principalmente il discorso,  o  trattasi di uno stato, ovvero di un atto peccaminoso. Che
quel dei bambini che non rinacquero nel battesimo,  o  quel de' dannati. Che poi vi possano essere degli atti
da tutti i maestri in divinità. Di più, si distingua:  o  s' intende che tali atti sieno necessitati per modo che non
cagioni da cui nacque il lassismo, fu cagione, segreta  o  palese non importa, di quella morale che tanto facilmente
da' peccati, massimamente se costano qualche grave  o  anche piccolo incomodo (1), o, com' aggiungono disonore,
atti esterni (3); che anzi, per cagione di qualche eredità  o  altro bene temporale, permisero loro di desiderar l' altrui
queste è naturalmente onesto (1); e per l' appetito di esse  o  de' beni che seco adducono, non dubitarono disobbligarli
ed amaro, con cui alcuni uomini, per lo più di chiostro  o  almen di chiesa, tolsero a combattere altre eresie, cadendo
alla verità od alla carità, ne appongano altrui la colpa,  o  se non posson di più, ne faccian rumore, ne diffondan
(2), e senza nome, ovvero con nome finto e vanaglorioso,  o  con nome segnato a sole iniziali, le quali, giudicandosi
loro in sul cuore, le cui leggi conculcano ad occhi aperti;  o  più tosto quel reo partito in cui si sono ostinatamente
quella vece ammutolì ben egli, ed una sola scusa non fece  o  alle dottrine falsamente attribuitemi, o agli altri suoi
scusa non fece o alle dottrine falsamente attribuitemi,  o  agli altri suoi propri sbagli. Del che, pazienza; chè il
uno sciame di altri anonimi, i quali, dissimulando in tutto  o  nella maggior parte, e più sostanzial delle cose, le
se prevalesse, sarebbe quello (ne abbiano essi coscienza  o  no), di scavare, come accennammo, il fondamento alla
malgrado di que' prudenti, che temon sempre, e consiglianvi  o  fuggir tali brighe, più solleciti d' una falsa pace, che
secondo, benchè stampato da più d' un anno; chè l' autore,  o  quelli che il fecero per lui stampare, secondo la tattica
Esame critico7teologico », non so se anteriore, posteriore  o  contemporaneo, perchè l' autor di questo, più pudico ancora
non ve n' ha forse una sola che non sia da essi inventata,  o  alterata, tale quale la producono: 2 Che io chiedo all'
agli eretici, d' apporre altrui falsamente la taccia  o  il sospetto dell' eresia contraria a quella a cui essi
L' imputar questo agli eretici, è egli un confutarli,  o  non più tosto uno sgagliardire la causa cattolica
limitazione di significar solo la contrarietà dei detti  o  delle proposizioni; ma stendesi ad esprimere egualmente la
egualmente la contrarietà che hanno fra loro e i detti,  o  l' altre cose. Quindi dirassi acconciamente, che il caldo è
a costituire un peccato è necessario il volontario (libero  o  no); in tal caso non possono più dire che quella
a negare una sì preziosa verità del cattolico insegnamento,  o  se la nega, sia inescusabile. Cominciamo dalla Scrittura.
chiamati eretici i cattolici, e nominato imprecazione  o  maledizione ( «ara») il dottor massimo della Chiesa, s.
non è veramente peccatrice; ma si dice tale per sineddoche,  o  per metonimia come direbbe Zuinglio, o quadamtenus come
tale per sineddoche, o per metonimia come direbbe Zuinglio,  o  quadamtenus come dicono i nostri anonimi. Nè pure i posteri
è ricevuto secondo che quello a cui si comunica può essere  o  no soggetto di peccato. » Resta a dimandarsi: la mano può
ella s' adoperasse in senso di volontario semplicemente  o  in genere, prescindendo dalla effettiva libertà. Certo non
potrebbe definire se il voluntarium si prenda per libero,  o  solamente per volontario in genere abbracciante i due modi
essi ne deducevano. 4 Reca alcuni passi, ne' quali si dice,  o  sembra che si dica, che ogni atto umano è un atto libero .
che opera dietro la cognizione) (1), sia esso libero  o  necessario. Così l' atto, onde la volontà tende al bene in
da loro si abusa a significare il semplice volontario,  o  spontaneo! 6 Finalmente, se questo C. sa poco il latino e
sua necessaria prole, il razionalismo? Certo il pretendere  o  l' insinuare destramente che la dottrina di sant' Agostino
l' umana natura; escludendo da lei ogni infezione  o  vizio originale, vediamo com' essi frammischiano alla
Tutti questi, ed altri ancora vi hanno preceduto,  o  signor C., a distruggere il peccato d' origine: e perchè la
ha mostrato con S. Agostino, l' ha egli mostrato bene  o  male? Se male, perchè non lo dite accennando dove stia il
innocue, quasichè indifferentemente si potessero  o  ammettere o rifiutare; e molto meno nessuno dirà, che sieno
quasichè indifferentemente si potessero o ammettere  o  rifiutare; e molto meno nessuno dirà, che sieno punto o
o rifiutare; e molto meno nessuno dirà, che sieno punto  o  poco malvagie; ma ogni cristiano cattolico dirà, che sono
dire, che glien' è applicata una parte e non tutta; poichè  o  di tutta dovrebb' egli esser reo o di nulla. Che se non c'
e non tutta; poichè o di tutta dovrebb' egli esser reo  o  di nulla. Che se non c' è ragione d' applicargliela tutta,
ad una estrinseca imputazione, la quale se valer potesse,  o  dovrebbe aggravarlo di tutta la colpa Adamitica, o pure di
potesse, o dovrebbe aggravarlo di tutta la colpa Adamitica,  o  pure di nulla. Ora veniamo all' altra questione - come si
scritto, che è di metter riparo, quanto per me si possa,  o  più tosto d' eccitare altri maggiori di me per autorità e
il bene in generale, in tal caso si dee distinguere.  O  questa facoltà si considera nella suprema sua parte; (cui
ogni altra attività, il Rosmini chiamò volontà personale ),  o  si considera nelle sue parti, inferiori alla suprema. In
l' uomo al Creatore, gli dà una nuova volontà  o  potenza suprema di volere il bene soprannaturale e di
a tal sistema, recano in mezzo qualche parola del Concilio,  o  qualche lineuzza di S. Agostino, che da sè sola sarebbe
in stato d' intatta natura, benchè sia schiavo del demonio?  O  il demonio lascerà intatti quelli che gli sono dati in
schiavi? Apparterrà alla pura natura il servire al diavolo?  O  si potrà dire che sia peggiorato tutto l' uomo (TOTUMQUE
bambino nel peccato originale sia qualche pravo giudizio  o  qualche prava conversione « in bonum « commutabile » », il
la grazia sia mancante di una cosa alla sua costituzione  o  natural vita e perfezione necessaria; perocchè quell'
di fare amministrare il santo battesimo a loro bambini?  O  come si persuaderanno, che vi sia qualche obbligazione di
senza vizio nella natura e sol privo di grazia, è egli si  o  no in possesso del Diavolo? »Che cosa risponderete loro? Se
ripugnante, che Iddio avesse prodotto l' uomo senza sapere  o  volere mettere in armonia le forze della sua ragione con
rapporto necessario d' idee; onde in se stessa considerata  o  non val punto, o conchiude a certezza. E in vero ella
d' idee; onde in se stessa considerata o non val punto,  o  conchiude a certezza. E in vero ella fondasi « sulla
umanità soffra tanto senza reato. »Ora questa sconvenienza  o  c' è, o non c' è: mezzo non ci ha. Se una tale sconvenienza
soffra tanto senza reato. »Ora questa sconvenienza o c' è,  o  non c' è: mezzo non ci ha. Se una tale sconvenienza c' è,
è tale che relativamente a quell' uomo, che non ha forza  o  coraggio di aggiungere ad essa, come a ragione alta e
Ora le prove di tal indole riescono congetturali  o  certe secondo la disposizione de' soggetti; il che spiega
Supposto l' uomo creato da Dio nello stato di natura pura  o  di natura integra, Iddio l' avrebbe fornito altresì degli
E quest' avversione da Dio non è già una relazione mentale  o  esterna, come pretendono i nostri teologi che mettono in
potesse distruggere l' induzione che altri filosofi,  o  anche gli stessi in altri luoghi delle loro opere facevano
non sieno punto limitazioni necessarie della umana natura,  o  difetti da queste limitazioni di necessità provenienti; ma
ne' contrari errori, come già osservammo. Il principio,  o  la base comune consiste nel venire a riporre il peccato
questo modo, quando vogliano esser sinceri: Avete ragione,  o  giansenisti e razionalisti biblici, nel cercare nella
di ciò, senza cui la natura può esser perfetta, è peccato,  o  non è peccato, secondo il decreto di Dio. Se Iddio non
sua natura non esigeva, e che non dipendeva da lui l' avere  o  il non avere. Non vale. Incontanente che viene al mondo gli
a mutare la significazione della parola peccato (1),  o  per dir meglio a distruggerne affatto la nozione. Veniamo
conosciuto: 2 la rettitudine naturale della volontà,  o  giustizia naturale: 3 l' ubbidienza delle parti inferiori e
ad una [...OMISSIS...] ed ha creduto che non ogni forza  o  virtù fosse atta a trasmettere il peccato, ma solo quella
una privazione semplice non fa bisogno d' una forza,  o  vita attiva, d' una mozione, e d' una mozione determinata.
senso, nè attribuire che siasi abbandonato alla fantasia ,  o  che siasi lambiccato inutilmente il cervello (4); non
il cervello (4); non sarebbe ricorso ad una forza,  o  virtù attiva di operare per ispiegare la produzione del
è chiamato da S. Tommaso ugualmente difetto naturale ,  o  peccato naturale . Ecco le sue parole: [...OMISSIS...]
contro l' errore, e il peccato. Ma che la natura erri,  o  pecchi realmente, questo è un difetto che consegue a' suoi
tale è il disordine abituale della volontà ne' posteri,  o  il peccato originale. Onde il peccato originale originato è
quanto la materiale, egli nol dice difetto naturale,  o  conseguente i principii della natura, se non intendendo
in tale stato, benchè anche ciò per via di mera congettura,  o  con qualche limitazione, come vedremo (1). E in fatti egli
ragione, cioè della concupiscenza presa in questo senso,  o  della mortalità, della passibilità ecc.; 2 Che in quei
Iddio potrebbe crear l' uomo con una tale concupiscenza;  o  che il preferire qualche creatura al Creatore, l' amar più
amar più quella che questo, potesse mai non esser peccato;  o  che la natura umana presentemente sia solo spogliata de'
. 3 necessità, di consentire alla tentazione  o  tentazioni moltiplicate, [...OMISSIS...] . Quest' ultima è
attive verso il bene sensibile, opposte all' ordine morale,  o  a prevenire l' atto stesso del senso. Aggiungerò due
avrebbe potuto dirlo schiettamente? E che di più facile?  O  avrebbe detto in quella vece che tutte le cose sono ora
creare un uomo corrotto? e a vili giumenti somigliante?  o  l' uomo che fosse senza la grazia, ma colla natura del
abito può egli esser creato da Dio stesso colla natura?  o  l' abito non è sempre cosa distinta dalla natura che lo
che sostengono la possibilità dello stato di pura natura,  o  come si potrebbe chiamare di natura non intera, aggiungono,
col peccato originale non solo perde la vision beatifica  o  il regno celeste; ma ancora la vita dell' anima, perchè
perchè altrimenti si farebbe autore di essi Iddio,  o  la natura mala, cadendo nel Manicheismo. Tali sono le
volontà necessitata, l' uomo nello stato presente meriti,  o  demeriti. Tutti gli errori essendo abbinati, come sono
il merito e il demerito; non potendosi dare moralità buona  o  cattiva, che sia necessaria. Questi dunque sono i due
non è perita nell' uomo; 2 Che non si dà merito  o  demerito nello stato di natura caduta se non allora che l'
viene da un abuso precedente della libertà umana, fatto  o  dall' uomo stesso in cui quella trista necessità si
necessità nella causa prossima (la volontà istante), vi è  o  vi fu la libertà nella causa rimota (la volontà che
colla volontà libera in causa, ma all' istante necessitata,  o  avendo allo stesso una suprema propensione, ella contragga
se aderendo al male morale necessariamente, ella contragga  o  no qualche deformità morale. La prima parte di questa
male morale che sia tale per essenza, com' è l' odio di Dio  o  del prossimo, l' amore della menzogna, l' amore disordinato
male morale della volontà, questa, anche se come soggetto  o  causa prossima di quell' adesione (1) soggiace alla
di sapersi s' ella sia stata prodotta necessariamente  o  liberamente. Essendo mala in se stessa, la legge la
legge la proibisce: quella malvagità è anteriore alla legge  o  al precetto, è fondata nella natura delle cose. Ella è
il male oggettivo, la deordinazione della volontà ,  o  necessitata, trattandosi di cose intrinsecamente cattive, o
o necessitata, trattandosi di cose intrinsecamente cattive,  o  libera, trattandosi anche di precetti positivi; se mancasse
la fuga del male più facile, ma non necessaria, perchè  o  possiamo evitarlo colle nostre forze, o, se non possiamo,
est nubere quam uri », giacchè, secondo i nuovi maestri,  o  l' uomo si può sempre contenere, o almeno chi non si può
secondo i nuovi maestri, o l' uomo si può sempre contenere,  o  almeno chi non si può contenere, non fa male, se non si
posso acconsentirgli (2), ma trovo di dover distinguere.  O  l' atto peccaminoso che quest' uomo fa per necessità è un
per necessità è un attuale deordinazione della sua volontà;  o  no. Nel primo caso c' è un nuovo male morale in lui; nel
lui; nel secondo, tutto il male morale sta nell' ommissione  o  commissione libera, per la quale s' è messo nella necessità
che comprende tutti i peccati da lui preveduti, li faccia  o  no; e in questo senso (in causa) è reo di tutti. Ma sarà
ne facesse di meno, sarebbe meno reo: ora il farne di più  o  di meno, non dipende ormai più dal suo libero arbitrio.
benchè fosse trascinata a ciò dalla passione, dall' abito,  o  dalla mala inclinazione. Così se s' immergesse in carnalitá
oggetto cose per sè indifferenti: niuna nuova inordinazione  o  mal morale in lui avverrebbe; eccetto quello che gli
si pose in quella mala necessità. Ad ogni modo nell' una  o  nell' altra sentenza, s' accorda ugualmente avervi un male
se stesso la volontà, quando vi aderisce necessariamente  o  no. Essa proposizione dice: [...OMISSIS...] . Chi non
moralmente, non già fisicamente: chè per essere opere buone  o  cattive moralmente si suppongono volute; non essendo nè
uomo, per se stesso, vincendo altresì la volontà soggetto  o  causa prossima di esso, e tenendola schiava del demonio,
azioni fa ingiuria gravissima a Cristo, rende superflua  o  almeno non necessaria la redenzione del mondo, e apre il
indipendentemente dalla ricerca se la libertà l' abbia  o  no come cagion prossima prodotto. Poichè la volontà è una
leggi e condizioni necessarie, non dipendenti da se,  o  dalla sua libertà. Onde S. Tommaso colla sua solita veduta
non morali, cioè quelli che accadono nella natura,  o  nell' esercizio dell' arte, dicendo, che, [...OMISSIS...] .
devia dal suo fine. Si può poi conoscere, se la natura,  o  l' arte, o la volontà devia dal suo fine, osservando se
suo fine. Si può poi conoscere, se la natura, o l' arte,  o  la volontà devia dal suo fine, osservando se queste potenze
devia dal suo fine, osservando se queste potenze procedono  o  no secondo quella regola , che al suo fine le scorge,
unicamente dall' esser quell' atto conforme alla regola  o  difforme da essa, ordinato o disordinato; allo stesso modo
atto conforme alla regola o difforme da essa, ordinato  o  disordinato; allo stesso modo come l' atto della natura e
natura e dell' arte, dove non ci può esser libertà, è malo  o  buono secondo che è diritto o torto in verso alla regola
ci può esser libertà, è malo o buono secondo che è diritto  o  torto in verso alla regola sua che lo dirige al fine. Non
nel costituire il peccato, ma solo c' entra la dirittura  o  stortura della volontà. Ma, stabilito così da S. Tommaso in
poi altrimenti, perdendo l' uomo la sua signoria e libertà,  o  mancandogli le condizioni richieste per esercitarla, o in
o mancandogli le condizioni richieste per esercitarla,  o  in somma operando la volontà come natura, non puramente
questa parola per idonea a dare a se stesso de' buoni  o  mali costumi . [...OMISSIS...] (poichè all' atto malo
così al male necessariamente, come i reprobi nell' inferno,  o  che vi aderisca liberamente; il qual disordine deforma e
e guasta ogni qual volta ella erra dal suo proprio fine,  o  come dice l' Angelico [...OMISSIS...] ; 2 Che questo
volontà, acquista il nome di poena , come il male morale,  o  macchia nella stessa relazione, acquista il nome di colpa.
di cui per natura è servo tutto il mondo, è egli necessario  o  libero? Fu libero prima di commettersi; ma commesso, è già
necessariamente al peccato, il peccato non sia più peccato,  o  non faccia più male all' uomo, non gli deformi più l'
le fede di Cristo. [...OMISSIS...] Non che meritino lode  o  vitupero, ma che deformino la volontà umana si può mostrare
demeriterebbero pur queste. Ma come queste azioni adornano  o  deformano l' anima; così pure gli abiti; o sieno causa di
azioni adornano o deformano l' anima; così pure gli abiti;  o  sieno causa di tali azioni, o sieno solo disposizioni a
anima; così pure gli abiti; o sieno causa di tali azioni,  o  sieno solo disposizioni a porle più facilmente, con meno
in determinare alcuni casi speciali, ne' quali s' avveri  o  no quella necessità. Che dunque sia di fede in generale,
opere può acquistarsi la giustificazione in cospetto a Dio,  o  la salute eterna (1), e nè pur muoversi colla sua sola
uomo la sua grazia, e così costui perisse necessariamente,  o  pel solo peccato originale, o anche per altri peccati da
perisse necessariamente, o pel solo peccato originale,  o  anche per altri peccati da questo fonte promananti, non
all' eterna salute. E primieramente, avendo egli creati  o  costituiti i capi dell' umana stirpe in istato d' originale
Poichè questa crediamo l' unica ragione per la quale Iddio,  o  ritenga le sue grazie, o ne dia di minori, così esigendo il
unica ragione per la quale Iddio, o ritenga le sue grazie,  o  ne dia di minori, così esigendo il bene maggiore e l'
determinato in modo, che scorso quel numero, egli permetta,  o  che sieno sorpresi dalla morte, o indurati, non
numero, egli permetta, o che sieno sorpresi dalla morte,  o  indurati, non [...OMISSIS...] . Dove si noti bene, che
. Dove si noti bene, che tutti quelli che vogliono  o  sperano, possono sempre salvarsi; non verificandosi l'
isole, che vissero in esse prima che fossero scoperte,  o  in altre ancor da scuoprirsi; giacchè la provvidenza
foss' anco bisogno di mandar loro per miracolo un Apostolo,  o  un Angelo ad annunziare loro il vangelo, acciocchè
che la natura non operasse con leggi fisse sue proprie,  o  che la volontà non fosse anch' essa una natura, come
con sua pace, fa piuttosto meraviglia che egli non sappia,  o  non abbia imparato dalla lettura dello stesso libro che
accordo con quella di S. Agostino, che [...OMISSIS...] sia  o  non sia uguale a quella da noi esposta ne' passi
sua tesi, [...OMISSIS...] non riguardano lo stato di pazzia  o  di ubbriachezza, nel quale la ragione è perturbata per un
di un eccesso momentaneo di passione veemente d' amore,  o  d' ira, o d' altra simile perturbazione, volendosi dire in
eccesso momentaneo di passione veemente d' amore, o d' ira,  o  d' altra simile perturbazione, volendosi dire in fatto che
le loro razionali facoltà che si negavano in essi  o  senza attività si credevano, e dovea solo forse allo
del sintesizzare ed altri tali, incomincia, vel crediate  o  no, nei bambini pure col primo riso, con cui salutan la
Negli ubbriachi parimente e ne' pazzarelli, sieno maniaci  o  monomaniaci, l' uso della ragione non è mai tolto del
ond' avviene che se questa virtù sia distratta parte  o  tutta da una sola potenza, poniamo da quella del senso e
un atto sia libero, e dopo aver taciuta la principale  o  la sostanziale di queste condizioni, che cosa fa egli? Come
del Bajanismo. La Chiesa, in pari tempo, non disconosce  o  nega alcuno de' fatti antropologici; e però nè pur quello
dalla grazia liberata. All' incontro in quelli, che  o  non sono ancora rinati nell' acque battesimali, o mediante
che o non sono ancora rinati nell' acque battesimali,  o  mediante le volontarie loro colpe contrassero un abito di
I quali atti non essendo liberi sono peccati in causa,  o  che questa causa sia il peccato d' origine in essi non
non ancora rimesso, come S. Agostino tante volte ripete,  o  che sieno altre colpe nelle quali essi liberamente s'
alla passione, onde dice: [...OMISSIS...] . Ma  o  non ha osservato, o dissimula che nella « Risposta ad
onde dice: [...OMISSIS...] . Ma o non ha osservato,  o  dissimula che nella « Risposta ad Eusebio » non si parla d'
per evitare l' errore di quelli che distruggono nell' uomo,  o  prima che sia rigenerato, o prima e dopo, il libero
che distruggono nell' uomo, o prima che sia rigenerato,  o  prima e dopo, il libero arbitrio, cadere nell' errore di
di più di quelli? L' eresia consiste in semplici parole  o  nel senso e nella dottrina, qualunque sieno le parole che
qualunque sieno le parole che si adoperano per esprimerla,  o  per coprirla? Non verrebbe esposta la nostra santa fede al
che tali condizioni e circostanze abbiano luogo in questa  o  quell' azione particolare. A ragion d' esempio alcuno dirà,
è mica un dire che in un dato fatto particolare di Tizio  o  di Cajo siasi avverata questa condizione, non è un dire,
l' arbitrio della volontà. Anzi ella è cosa difficilissima  o  piuttosto impossibile il definirsi questo con piena
che da' sensi, a' quali s' attribuisce la conoscenza,  o  che dalla forza subbiettiva dell' anima fa venire all' uomo
in sistema, replicato, incessante. Si è taciuto finora,  o  almen parlato sommessamente per non rinfrescare la memoria
loro, ma con dottrina non sana. Abbandoniamo ogni causa  o  disputa personale, e siamo solo solleciti della purità
IN TUTTO QUESTO NON RICONOSCONO DIFFERENZA TRA BATTEZZATI  O  NON BATTEZZATI. Tanta ingiuria che si fa al battesimo del
le potenze inferiori, se non in quanto contribuiscono  o  sono da lei mosse (1) a disporre bene o male la volontà.
contribuiscono o sono da lei mosse (1) a disporre bene  o  male la volontà. Laonde la giustizia originale in
ordine di ragione, per niuna lusinga di bene sensibile  o  soggettivo. Conseguentemente S. Tommaso mette l' essenza
della volontà personale sia un positivo odio di Dio,  o  un' inclinazione che rechi la volontà ad odiare
avversione da Dio . Essi insegnano adunque che la piega  o  conversione alla creatura che l' uomo riceve nell' essere
separa colla sua azione quando emette le sue appetizioni,  o  volizioni; 3 E questi stessi atti speciali, che si dicono
spontanea di operare, tiene la sua disposizione buona  o  cattiva, cioè ben ordinata o no, che prima aveva quando si
la sua disposizione buona o cattiva, cioè ben ordinata  o  no, che prima aveva quando si giaceva quiescente nell'
che giaciono in fondo all' anima, dove sta quel peccato,  o  è soprammodo difficilissimo, o al tutto impossibile, l'
dove sta quel peccato, o è soprammodo difficilissimo,  o  al tutto impossibile, l' essere consapevole.
al di fuori ed in battaglia colla libera volontà, che  o  il vince corroborata dalla grazia di GESU` Cristo e allora
dalla grazia di GESU` Cristo e allora l' uomo è salvo;  o  si lascia vincere e allora l' uomo è perduto. Ma non si
al di là, e a questa tendenza originaria, a questa volontà,  o  attività razionale dell' anima prona a riporre il suo
della concupiscenza (1); 3 Dalla detta concupiscenza,  o  che abbia congiunta la macchia , come ne' non rinati; o che
o che abbia congiunta la macchia , come ne' non rinati;  o  che non l' abbia come nei rinati, vengono i movimenti
che si riducono al peccato originale, se questo vige,  o  si riducono al fomite, se il peccato originale è pel
di giustizia consistente nell' inordinazione della volontà,  o  sia nell' avversione a Dio. Quindi la definizione che dà S.
della volontà; quindi rimesso il reato, perchè il reato  o  sia il debito della pena segue la macchia del peccato, e
nè la colpa perciò si accresca. Laonde nè pure la colpa  o  il reato, riceve aumento ma s' accresce bensì nell' uomo
che rimane privo della macchia e del peccato personale  o  sia che non tocca la persona. Laonde questi sono allora
animale opera da se solo, come suole avvenir nel sonno,  o  quando l' uomo si trova in uno stato convulsivo, a ragion
l' operazione non viene dalla volontà personale e morale;  o  quel barlume che n' ha non basta a costituire una grave
lusinga, ciò non potrebbe essere, che ne' primi moti,  o  in uno stato di ragione turbata, e ciò non farà mai con
il quale non basta che intervenga l' azione personale  o  la libera, ma si esige che l' oggetto stesso dell' azione
esercita su di lei una maggior forza, si volge più ardente,  o  con preferenza. Ora se il bambino non è battezzato, egli è
v' ha un altro bene reale assai maggiore che pur l' attira  o  per meglio dire lo tiene; e questo è Dio, che si comunica
trova in esercizio, come accade ne' bambini, od è legata,  o  prevenuta dagl' impeti focosi dell' immaginazione e dagl'
e dagl' istinti de' nervi eccitati, come ne' pazzi,  o  in quelli che sono da veemente accesso di passioni
che da questa parte incominciano sono personali, e buone  o  cattive, secondo che quel bene che informa la persona dell'
che quel bene che informa la persona dell' uomo è onesto  o  disonesto, e la dilettazione che da esso viene onde
le azioni, secondo la legge della spontaneità, è buona  o  cattiva ella stessa. Quindi l' aiuto che riceve il bambino
superni, se non fossero tali che prima la giustificassero  o  alla giustificazione la disponessero; perciò conveniva, che
non consente al male; e perciò il bambino battezzato  o  altri santificati nelle acque del battesimo, in cui il
acque del battesimo, in cui il libero arbitrio sia impedito  o  legato, è in istato di certa salute; perchè prevale in lui
il grado di forza prevalente, esercitano successivamente,  o  alternativamente il dominio sull' umano appetito. Ma ella
di conseguente alle forze naturali dell' uomo (battezzato  o  no è il medesimo) se ne deve dare la gloria! Iddio ci
attenuarne la malizia e coprirne le piaghe, a dissimularne  o  negarne l' impotenza, a secondarne le naturali
il regno di Dio, vi pone senza saper come impedimento;  o  fors' anco dopo un frutto momentaneo lascia il campo del
esclusero l' episcopato quant' era da loro e la gerarchia,  o  le fecero quella guerra lunga or diretta ora indiretta che
altra via di mezzo si trovi, ma convenga seguitar lui,  o  cadere nell' odiosissima e rigidissima eresia del
il loro nome anche uomini, che onoriam sugli altari,  o  quando la chiesa non avea ancor dannata quell' eresia
la chiesa non avea ancor dannata quell' eresia sottilissima  o  dopo dannatala, ma ritrattandosi essi innanzi morire. E
più industrioso e più costante di quello che avea fatto  o  tentato ne' secoli precedenti, scaltrito dalle sconfitte
secoli, s' accorgerà, che sono più tosto che sue madri,  o  nutrici, sue legittime figliuole, ed allieve. Poichè in
di procacciarsela? Che falsa benignità non è ella questa,  o  piuttosto benignità crudelissima verso l' umana natura? Che
all' aver solo conoscenza d' un preziosissimo tesoro,  o  ad avere di più la proprietà e possessione del tesoro
importante, quando si è incominciato a praticare un metodo,  o  anche solo una regola metodica, badare di non abbandonarla,
il maestro mostrare indifferenza tra la virtù e il vizio,  o  far credere quasi che non passi una gran differenza tra l'
stesso e loro altresì; e farei loro del danno se li lodassi  o  assecondassi nella loro passione. L' esempio, che voi
consolazioni sensibili ch' egli dà all' anime sante e pure,  o  ai peccatori che vogliono ritornare a lui, le quali
in coscienza a rinunziare a tali consolazioni sensibili,  o  ai sentimenti affettuosi sovrannaturali, con pretesto di
si acquisti in poco tempo, con una sola intenzione  o  desiderio mentale; non potendosi anzi ottenere (senza un
Dio; ma è un errore il credere che questo solo sia buono,  o  l' ottimo; ed è dovere del cristiano di ricorrere secondo
contraddizione il pretendere che l' uomo cristiano possa  o  debba rinunciare a tutti gli affetti e a tutti i sentimenti
d' indossare un vestimento per essere alquanto logoro  o  rappezzato. E` un atto d' immortificazione e di gola l'
che sia contrario alla perfezione il pregare per persone  o  classi di persone particolari, come fa la Chiesa in tante
persone particolari, come fa la Chiesa in tante orazioni,  o  il domandare particolari grazie spirituali, specialmente
alla vocazione e gravi difetti non possono stare insieme:  o  devono cessare quei gravi difetti, o deve venire meno la
possono stare insieme: o devono cessare quei gravi difetti,  o  deve venire meno la vocazione: elle sono due cose che
ben troverà le tristi cagioni per le quali s' è più  o  meno alienato dal primo santo proposito. Sarà forse una
Poichè nell' anima si opera di continuo un secreto lavoro  o  in bene od in male, e chi non la conosce questa interna
cansare un tanto male? Quali sono i mezzi più efficaci,  o  carissimi figliuoli, per impedire che le anime nostre non
distingue con sicurezza il bene dal male, e senza frode  o  scusa fugge da questo ed abbraccia quello colla più
uomo molto s' affezioni a quello, a cui egli pensa di rado  o  negligentemente, e a cui non applica il proposito della sua
Gesù Cristo un solo cuore ed un' anima sola. Sì, conviene,  o  carissimi, che ciascuno esulti e ringrazii Iddio nel
a sdegnare ogni cosa piccola e vile, che restringa,  o  rattristi. In questo dovete santamente emularvi, nell'
delle nostre preghiere, anche se non li mettiamo noi,  o  se erriamo mettendoli. Desideriamo dunque sopratutto la
nè facciamo questioni che potrebbero turbare la carità,  o  ingenerare dei cavilli. 2 Se la condizione posta al n. 20
per cui si prega, impenitente, esse potrebbero turbarsì,  o  vacillare nella fede, o mancare di rassegnazione. E` dunque
esse potrebbero turbarsì, o vacillare nella fede,  o  mancare di rassegnazione. E` dunque necessario che si
e si fosse perduta, noi non dovremmo perciò turbarci,  o  scandolezzarci, ma adorare gl' imperscrutabili giudizi di
come al primo dei tre modi d' orare di s. Ignazio,  o  al secondo, o al terzo. Si può anche usare questo metodo: 1
al primo dei tre modi d' orare di s. Ignazio, o al secondo,  o  al terzo. Si può anche usare questo metodo: 1 fare una
e ottenendo prima l' interno raccoglimento, dire: « Parla,  o  Signore, che il tuo servo ti ascolta »; 3 stare ad
entro di voi quell' aurea indifferenza (non già indolenza  o  noncuranza), che apporta una dolcissima pace. Non date
amor proprio; 2 Se sia un effetto dell' atto stesso buono,  o  piuttosto l' effetto d' un atto di riflessione sull' atto
sull' atto buono, in occasione del quale quel piacere  o  quella compiacenza vi nasce. Egli è certo che un uomo non
il proprio; onde io non potrei sicuramente accertare  o  affermare di che natura sia quel movimento che sentite
stesso, potrete forse giungere a conoscere l' indole, buona  o  no, di quel vostro affetto. Conviene in prima osservare,
che quando l' uomo fa qualche bella, nobile, utile  o  santa azione, nasce in lui naturalmente e necessariamente
spinta alla superbia. Poichè egli crede allora di essere  o  di potere più che non è e che non può, si fa anche cieco a
non può, si fa anche cieco a tutto ciò che è fuori di lui  o  che non è da lui sentito, perchè rimane assorbito da ciò
« Quanto più si fa l' abito di quegli atti intellettivi  o  morali, da cui nasce il detto sentimento soggettivo, questo
tali atti sono fatti dall' uomo senza un abito precedente,  o  con un abito minore, tanto più arrecano un sentimento vivo,
egli mai sapere con piena certezza, se sia degno di odio  o  di amore, qualunque sieno gli atti particolari e le opere
la più parte delle sue operazioni, e questa è più  o  meno elevata, cioè di un ordine più o meno alto. Onde se la
e questa è più o meno elevata, cioè di un ordine più  o  meno alto. Onde se la riflessione è superba, ci hanno tante
Onde se la riflessione è superba, ci hanno tante maniere  o  forme di superbia, quanti sono gli ordini della
tutto l' uomo, possono peccare per due ragioni di superbia,  o  perchè cadono temerariamente su quello che l' uomo non sa,
perchè cadono temerariamente su quello che l' uomo non sa,  o  perchè giudicano falsamente di quel che sa. L' uomo superbo
superbia lo spingeva a quella temerità di giudizio. Il che  o  simile è più facile ad accadere che non paia, ed avviene a
qualche altro individuo, per rispetto alla virtù interiore  o  alla santità, come di nuovo faceva il Fariseo quando
Perchè in ogni guisa di superbia l' uomo pone sempre più  o  meno a fine se medesimo, ossia la propria eccellenza, in
in cui si compiace; e questo equivale ad un pareggiarsi,  o  ad un anteporsi a Dio che solo è fine di tutte le cose, e
e la voglia di sostenere pertinacemente le mie opinioni,  o  il mio modo d' esprimerle: ma diffidando troppo giustamente
e che per conseguente sono sempre pronto a cangiarle  o  a dichiarare e migliorare in esse tutto ciò che io potessi
le osservazioni che si facessero costì sulle espressioni  o  frasi da me adoperate nelle varie mie opere. Raccoglietele
ogni mio detto che conoscessi, per qualunque sia rispetto  o  delle cose o delle parole, difettoso. Io mi ricordo
che conoscessi, per qualunque sia rispetto o delle cose  o  delle parole, difettoso. Io mi ricordo vivamente di quanto
e così santificarvi. Sarà facile che sulla fine di luglio  o  in agosto passi da Milano, e allora verrò sicuramente a
s' arrischia di fare dei giudizi falsi, che ci portino  o  all' avvilimento o alla presunzione; ovvero, rimanendo
fare dei giudizi falsi, che ci portino o all' avvilimento  o  alla presunzione; ovvero, rimanendo nell' oscurità, ci
troppo a quello che è accaduto, dicendo: « Vi ho offeso,  o  Signore, ma ora non voglio offendervi, e se mi accadesse di
verso l'Umanità. Siete uomini prima d'essere cittadini  o  padri .Se non abbracciaste del vostro amore tutta quanta
la dignità della natura umana è violata dalla menzogna  o  dalla tirannide, voi non foste pronti, potendo, a
voi non foste pronti, potendo, a soccorrere quel meschino  o  non vi sentiste chiamati, potendo, a combattere per
potendo, a combattere per risollevare gli ingannati  o  gli oppressi - voi tradireste la vostra legge di vita e non
dell'Europa. In altre terre, segnate con limiti più incerti  o  interrotti, possono insorgere questioni che il voto
nostro popolo: uscirono da calcoli d'ambizione di principi  o  di conquistatori stranieri, e non giovano che ad
col vostro sangue, è la Città, il Comune, non la Provincia  o  lo Stato. Nella Città, nel comune dove dormono i vostri
porzione delle forze e facoltà individuale è cancellata  o  assopita - dove non è principio comune accettato,
Nazione. La Nazione intera dev'essere, dunque, direttamente  o  indirettamente, legislatrice. Cedendo a pochi uomini quella
a' principii non sull'idolatria dell'Interesse  o  dell'opportunità. L'Europa ha paesi pei quali la Libertà è
tutte le Nazioni, né la velerete mai per terrore di despoti  o  libidine d'interessi d'un giorno. Avrete audacia sì come
coll'amore. Cercando in nome d'un dovere compito  o  da compiersi, otterrete; cercando in nome dell'egoismo, o
o da compiersi, otterrete; cercando in nome dell'egoismo,  o  di non so quale diritto al benessere che gli uomini del
nelle nostre fila. Quando s'aprì ad essi, con una vittoria  o  con una transazione codarda, la via di godere, disertarono
comune, al perfezionamento morale di se stesso e d'altrui,  o  meglio di se stesso attraverso gli altri e per gli altri:
del mondo politico; essa mi dice che appunto dall'uso più  o  meno buono di questi diritti, in quelle sfere d'attività
d'attività dipende d'avanti a Dio e agli uomini il merito  o  demerito degli individui; essa mi dice che tutte queste
rendono soggetta la creatura anche a dei guasti  o  corrompimenti (1). Ora essendo tutte le creature limitate,
dal loro accozzamento, poichè degli elementi finiti sommati  o  moltiplicati insieme non possono dare altro risultato che
si rimane sempre indietro dall' essere appieno saziata  o  esaurita, se non relativamente al soggetto, certo
sicchè affissandosi in essa senza aiuto di specie sensibili  o  sentimenti non vede nulla di distinto. L' uomo adunque
intelligente non possono operare e produrvi perfezione  o  imperfezione se non due cause, Iddio e l' attività dello
azione delle creature) è la causa della perfettibilità,  o  anzi perfezione indefinita della umana natura. All'
comunicazione d' Iddio che abbiamo nominata soprannaturale  o  graziosa . Or non ripugna, egli è vero, alla nozione della
sensibile dell' universo interiore e soprassensibile,  o  dell' universo tutto sensibile e soprassensibile. Secondo
cognizione dell' uomo finalmente termini, chi bene osserva,  o  nell' essere stesso, o in alcuni segni e espressioni dell'
termini, chi bene osserva, o nell' essere stesso,  o  in alcuni segni e espressioni dell' essere. Facciamone
consistono appunto nelle relazioni fra Dio e le anime:  o  certo almeno, che ella nell' universo materiale vedesse
ideale nelle menti nostre ha tre maniere di forme, meno  o  più estese, le quali sono l' idea specifica , l' idea
cose le rendevano simili, e le specie le rendevano imagini  o  ritratti una dell' altra. Non era ancor questo solo l'
e in questo invisibile principalmente Iddio, capo e fine  o  ultima perfezione delle cose. Or questo era l' alto
che una simbolica ossia dottrina de' segni. E questi segni  o  simboli, sotto i quali si nascondevano o piuttosto pei
E questi segni o simboli, sotto i quali si nascondevano  o  piuttosto pei quali si esprimevano le verità più sublimi
cosa più da vicino. Dissi che Iddio non aveva similitudini  o  imagini nell' universo materiale, ma solo certe analogie; e
oggetto dell' universo materiale trovava similitudine  o  ritratto: che perciò l' uomo dovendo essere istruito
i pensieri. Ed avviene per tal modo che non l' uno  o  l' altro suono pigliato solo da sè, ma tutto il contesto
della parola, almeno nell' uso posteriore) è l' imagine  o  il ritratto del medesimo oggetto. Così il bambino dopo aver
la parola all' idea. Se poi l' idea è di cosa astratta,  o  essa si riferisce a un sentimento, o no. Per esempio la
è di cosa astratta, o essa si riferisce a un sentimento,  o  no. Per esempio la parola male comprende anche tutti i
appunto fatta dai sentimenti e da tutte le espressioni  o  effetti sensibili che accompagnano il sentimento. Così
non deve toccarla. Così parimente se egli cade in terra  o  urta in alcun oggetto o tocca alcuna cosa che gli noccia,
parimente se egli cade in terra o urta in alcun oggetto  o  tocca alcuna cosa che gli noccia, gli dice: tu ti se' fatto
l' attenzione della sua mente, non più sopra l' uno  o  l' altro dolore che egli soffra, ma su tutti i varii dolori
Se poi la parola astratta non esprime un sentimento,  o  un oggetto cagione a noi di sentimento, sicchè l' effetto
suono e l' idea di quell' oggetto; in tal caso l' astratto  o  s' estende alle sole cose materiali, o comprende anche le
tal caso l' astratto o s' estende alle sole cose materiali,  o  comprende anche le immateriali. Per esempio, l' idea di
di grandezza estesa si estende alle sole cose materiali  o  estese; mentre all' opposto l' idea di grandezza in genere,
parola grandezza per indicare la grandezza di una scodella  o  di una botte, e nell' atto che pronunciano questa parola,
quanto si allarghi la rotonda bocca di quella scodella  o  di quell' ordigno qualsivoglia; essi in tal modo usano di
egli si accorge che come un corpo è tre, quattro  o  più volte grande di un altro della stessa natura, così un
le cose, e appellò gli animali con vocaboli astratti  o  comuni: il che viene a indicare assai chiaramente il sacro
acquistando le sue cognizioni mediante l' uso di simboli  o  segni: massime trattandosi delle cose divine che non cadono
pe' quali egli acquista queste cognizioni, cioè ai segni  o  simboli naturali. Or qui ci giova alquanto trattenerci,
uomo percepisce coi sensi animali le sensazioni e i fatti  o  simboli di qualsivoglia specie, egli passa da questi alle
in virtù dell' applicazione dell' essere. Ora quest' essere  o  è in istato puramente naturale, che è quanto dire è l'
ad un sentimento deiforme. Ciò posto, allorquando i segni  o  simboli esteriori son tali di lor natura che valgano a
esteriori son tali di lor natura che valgano a significare  o  indicare le cose divine, allora l' uomo, che ne intende il
cose divine, allora l' uomo, che ne intende il significato,  o  usa a intenderli e interpretarli l' essere come puramente
grazia di cui egli è in possesso, trovare una cotal forma  o  virtù soprannaturale che, quasi direi, le
l' animo a aderire al lume già in essa esistente (2)  o  sopravveniente, e però una nuova soprannaturale abitudine,
lodando Iddio. Ma consideriamo le sensazioni come segni  o  come materia di cognizione. Dico che aver si possono delle
che non ne parta almeno con una scossa di terrore,  o  col senso di una voce possente che a miglior vita
sente ragionare a quello di chi la vede cogli occhi suoi?  o  l' aria celeste e lo spirito divino di cui quel volto è
virtù soprannaturale. E dissi sensazioni che significano  o  sono materia di cognizione e che in tanto appunto hanno
grazia, in quanto che l' uomo intende il loro significato  o  che le informa e le illumina, acquistando per esse la
E a questa terza specie quelle sensazioni appartengono  o  sensibili segni, i quali per la virtù soprannaturale che
al toccamento di Cristo che guariva i ciechi e i sordi,  o  dall' esser toccato, come fu nel caso della Emorroissa. Ove
Il che non si fa se non colla infusione di qualche lume  o  di qualche abitudine della volontà che al lume acconsente:
quei segni. Or questi quattro modi d' impressioni sensibili  o  segni possono dare o accrescere nell' uomo la luce
quattro modi d' impressioni sensibili o segni possono dare  o  accrescere nell' uomo la luce soprannaturale e però la
Tutto l' universo materiale, come detto è, era un simbolo  o  un complesso di simboli dell' universo spirituale o certo
simbolo o un complesso di simboli dell' universo spirituale  o  certo del sistema del gran tutto. 2. Questo poi veniva,
materiale, vi aveva in primo luogo quel cotal simulacro  o  visibile figura, di qualsivoglia fatta ella fosse, ma assai
della vita, come un simbolo generale di tutto ciò che dà  o  cresce all' uomo la viva sussistenza, viene adoperato nelle
per quella grazia che dai santi comuni ed apostolici,  o  in cielo per la loro intercessione e ministero, o in terra
o in cielo per la loro intercessione e ministero,  o  in terra per la loro predicazione e esempio, viene in esse
paradiso un altro simbolo solenne e magnifico in quel lago  o  mare che pullulando dal mezzo del paradiso e irrigandolo
antichità più rimota. Quell' acqua è anch' essa acqua viva  o  acqua di vita; ed è di quei simboli costanti, coi quali
potrebbesi convenientemente negarlo, poichè non l' una  o  l' altra cosa era esclusivamente costituita in simbolo
in simbolo peculiare di qualche spirituale verità  o  grazia, ma le cose tutte grandi e piccole dell' universo
aspri, e ferini hanno affinità colla passione dell' ira  o  dell' audacia, i cui moti vengono da quei suoni eccitati, e
da cui l' anima razionale sentesi invitata a sperare  o  ad amare dell' affetto suo più puro e intellettuale? Sicchè
primo tempo come un tutto complesso di molti elementi più  o  meno spirituali; e parimenti Iddio e l' universo può
egli è evidente che per unirsi in una società religiosa  o  in una società qualunque, fa bisogno bensì qualche segno
non afforza l' uomo di tanta virtù che possa resistere  o  alla lusinga di un bene reale, o alla violenza di un male
virtù che possa resistere o alla lusinga di un bene reale,  o  alla violenza di un male per amore della giustizia. Sicchè,
comunicazione coll' ordine soprannaturale e quelle facoltà  o  attitudini che ad esso ordine di grazia si riferiscono. Il
fosse una persona col Verbo. Niente vi aveva nella natura  o  nella umanità che potesse produrre o cagionare un tal
vi aveva nella natura o nella umanità che potesse produrre  o  cagionare un tal fatto; nè il peccato dell' uomo impediva
due specie, cioè altri sono istruttivi , e altri effettivi  o  Sacramenti. Parliamo prima di questi, rimettendo al
che eccitano i segni sensibili a ciò destinati da Dio  o  certo quelle impressioni che essi fanno, avessero cotale
senza che in Dio sia nata alcuna mutazione di avvicinamento  o  allontanamento da parte sua, se non riguardo all' effetto
ristorare la umanità peccatrice, gioverà che noi veggiamo  o  richiamiamo il modo altrove indicato e l' ordine onde l'
appunto il concetto di generazione, che vale trasfusione  o  comunicazione della natura di un soggetto in un altro. E
maniera di parlare non è a caso, nè solo usata l' una  o  l' altra volta nelle Scritture, ma ella è propria e
non corrisponde l' ubbidienza pronta e fedele delle membra  o  inferiori potenze. Conciossiacchè il debito ordine sarebbe
entrato in essi. Tutto al più possono valere a significare  o  simboleggiare cose spirituali, ma non a produrle: e anche
che i medesimi segni avessero efficacia e virtù di produrre  o  almeno di occasionare, o per sè o per la fede loro annessa,
efficacia e virtù di produrre o almeno di occasionare,  o  per sè o per la fede loro annessa, le cose che
e virtù di produrre o almeno di occasionare, o per sè  o  per la fede loro annessa, le cose che significavano; era al
per tal modo istituiti diventano, oltre la cagione  o  l' occasione della salute, altresì un culto che a Dio si
che la divina Provvidenza usasse ancora molti altri segni  o  simboli naturali a istruire l' uomo, ammonirlo, eccitarlo:
segni istruttivi , quelli della seconda segni effettivi  o  Sacramenti. Una natura nemica di Dio, fonte della
che dice il Salmo: [...OMISSIS...] . La morte per sè stessa  o  è una conseguenza naturale della limitazione della
una conseguenza naturale della limitazione della creatura,  o  è un suicidio di essa creatura, o finalmente una giusta
della creatura, o è un suicidio di essa creatura,  o  finalmente una giusta vendetta del Creatore. Se vi potesse
alterazione nella natura umana, capace a produrre in essa  o  certo ad accelerare la sua distruzione, in questo aspetto
che venne istituita la circoncisione e promesso Isacco,  o  l' anno appresso in cui questi nacque: dopo che erano
può porre nell' anno 453 avanti la venuta di Gesù Cristo,  o  in quel torno, che risponde all' anno del mondo 3551 (3).
vocali, le quali ricevono da esse il loro valore e uso,  o  certo la loro possibilità. Or poi se le percezioni
e divine; 4. e ciò principalmente mediante la lingua  o  il discorso che chiama l' attenzione sopra quelle analogie
dal senso: 1. i fatti esterni che avvengono; 2. dei segni  o  cerimonie espressamente istituite acciocchè vengano
1. da delle visioni , che così noi le chiameremo,  o  in sogno o in veglia; 2. ovvero da delle locuzioni
da delle visioni , che così noi le chiameremo, o in sogno  o  in veglia; 2. ovvero da delle locuzioni metaforiche , da
si riducono i segni emblematici istruttivi, cioè 1. fatti  o  avvenimenti esterni; 2. cerimonie; 3. visioni; 4. lingua
Sapienza e Provvidenza ordinò siffattamente gli avvenimenti  o  mutazioni che succeder dovevano sì nel mondo esterno come
di serpenti e di volatili, e gli è detto: « Sorgi,  o  Pietro, uccidi e mangia« (1). » Nel nuovo Testamento una
uomini, e non aveva per iscopo principale di t“rre loro uno  o  un altro errore materiale, ma di condurli al bene morale.
il popolo Ebreo (6). Il Deuteronomio, che significa seconda  o  nuova legge, il patto rinnovato da Giosuè con Dio dopo
in questo mirabile peregrinaggio che non sia un emblema  o  segno istruttivo, come insegna S. Paolo. 2. Legge morale .
di cui tratta tutto il presente libro, se degli eruditi,  o  più veramente grammatici de' nostri tempi, non mostrassero
dei Sacerdoti. Nell' ostia pacifica che si offeriva,  o  in rendimento di grazie, pei beneficii ricevuti, o per
o in rendimento di grazie, pei beneficii ricevuti,  o  per ottenerne di nuovi, una parte si bruciava in onore di
il tempio: e l' uno e l' altro rappresentavano la Chiesa,  o  certo il corpo dell' umanità nelle sue relazioni con Dio.
nel sancta sanctorum v' avevano le tavole della legge  o  la scienza, ordine ideale: e la manna o cibo vitale, ordine
tavole della legge o la scienza, ordine ideale: e la manna  o  cibo vitale, ordine reale. Questi due elementi sono della
cose nella legge antica). [...OMISSIS...] f ) Gerusalemme,  o  città santa (4), era l' emblema della Chiesa di Cristo per
del popolo Cristiano dai peccati. 7. La scenopegia  o  festa de' tabernacoli, in memoria della protezione da Dio
la mondezza interiore dello spirito. 4. Legge giudiziale  o  politica . - Anche le leggi politiche degli Ebrei non erano
la manna e altri tali sono troppo noti simboli del Messia  o  dei fatti della sua vita. .. Uomini grandi del popolo Ebreo
appunto di confondere la natura con Dio, attribuendo  o  le divine proprietà alla natura o a Dio le proprietà
con Dio, attribuendo o le divine proprietà alla natura  o  a Dio le proprietà naturali; il che era stato larghissima
de' portenti. Non che questi disvelassero la natura divina  o  a pieno ne esprimessero gli attributi, ma determinavano
Iddio non avesse guadagnato con questi fatti un nome  o  una espressione di più, doveva però imprimersi nelle menti
abbiamo veduto, erano divietate tutte le rappresentazioni,  o  naturali o anche artificiali di essa divina natura in sè
erano divietate tutte le rappresentazioni, o naturali  o  anche artificiali di essa divina natura in sè stessa
e ne sono l' armi le fiamme; i Cherubini l' attirano,  o  anzi il portano (3). La prima visione di questo misterioso
assorbire come fa l' uomo da una passione di iracondia  o  di benevolenza per modo che nol guidi sempre la
alla fantasia del veggente, gli si presentino esse in sogno  o  in veglia, palesi a tutti, o visibili a lui solo. Ora le
si presentino esse in sogno o in veglia, palesi a tutti,  o  visibili a lui solo. Ora le parole possono richiamare e
avvenuto; 3. una cerimonia sacra; 4. un' azione cerimoniale  o  significativa; 5. una visione avutasi. In tutti questi casi
significate sono queste imagini e simboli di idee astratte  o  negative. Ma le parole prestano di più un altro servigio.
nostro pensiero alcun che appunto per la loro composizione  o  per l' accordo che hanno colle circostanze presenti. Così
questi sono i due fonti di tutta la lingua simbolica: ella  o  annunzia una cosa reale sensibile e rappresentativa, o
ella o annunzia una cosa reale sensibile e rappresentativa,  o  eccita nello spirito delle imagini variamente accozzate
che pel loro accozzamento quelle vengano a rappresentare  o  indicare l' oggetto insensibile che è lo scopo del
ma se questa terra stessa si considera come un simbolo  o  segno di altra cosa, allora la parola terra è simbolica.
una storia, una cerimonia, una serie di azioni, una visione  o  un prospetto d' imaginazione, secondo la classificazione
cioè tutti quelli che hanno con lui qualche somiglianza,  o  qualche rapporto qualunque si voglia. A ragion di esempio
sue onde sterminio, in lingua simbolica significherà, il Re  o  l' esercito nemico che si accosta con empito. Ma questa
al tutto arbitraria, ma è sempre fondata nella similitudine  o  in qualche altra relazione che passa fra il significato
nè procedere, nè quietarsi nella visione di que' rapporti  o  caratteri, che costituiscono appunto la natura delle idee
elementi sono: 1. l' essere universale, 2. l' imagine  o  percezione sensitiva, 3. la veduta dello spirito. Ma in
di terra, per sè considerato, è egli un nome proprio  o  un nome comune ? Non più che un nome comune, poichè egli
Noi esamineremo fra poco quale possa essere questo mezzo  o  circostanza estrinseca che riduce un nome comune e lo
sussistente e resi così suoi proprii da qualche mezzo  o  industria estrinseca e straniera ai nomi stessi. Qual è
ai nomi stessi. Qual è dunque questo mezzo, industria  o  circostanza, che fa capire un individuo reale e
uomo che è presente e forse anco da me indicato coi cenni,  o  l' uomo nominato più sopra nel discorso, tuttavia il
un oggetto, quanto si estende ella? E` una idea specifica  o  generica? Ella è una idea specifica . Questo ha bisogno di
percezione del sole non sarà la sua grandezza, la sua forma  o  altra qualità quella che più ci muove, ma l' acutezza della
denominandolo, il sole non sarà già chiamato cosa rotonda  o  con altro nome, ma sì bene cosa ossia oggetto luminoso.
il firmamento sarà quindi nominato oggetto esteso,  o  anche semplicemente l' esteso (1). Qui pertanto si vede che
vocaboli l' esteso e l' estensione, il luminoso e la luce  o  luminosità (3). Si vedrà assai agevolmente che l'
le cose estese e grandi si chiamavano firmamento, ecc.:  o  sia, che è il medesimo, che il firmamento divenne« il
di perfezione. Ora ci bisogna parlare de' segni effettivi  o  sia de' Sacramenti; e di questi pure dobbiamo tracciare la
viene a dire altro se non passare una cotale simiglianza  o  analogia fra le cose rivelate e il Verbo generato dal
il disegnare nelle menti le prime linee per così dire  o  vestigi del Verbo medesimo. Questo è ciò che viene a dir
uomini al Verbo, che è quello di mandare il Verbo stesso,  o  le traccie di lui, nelle loro intelligenze. Distinguasi
essi è formato (1). Da qual principio viene loro quel lume  o  più tosto quel barlume che è come l' aurora del sole che
adunque tutte le disposizioni che precedettero  o  che precedono la venuta del Verbo nell' uomo, e rimote e
dunque necessario di lasciare al mondo qualche altro mezzo  o  segno sensibile, acciocchè per l' azione di cose sensibili
della virtù alla materia de' Sacramenti? Di quell' acqua  o  di quell' olio ch' egli toccò nel Giordano o in altra
quell' acqua o di quell' olio ch' egli toccò nel Giordano  o  in altra occasione mentre era su questa terra, può in
que' Sacramenti mediante atti di potestà giudiziaria  o  sacerdotale, o finalmente mediante un atto di amore; e gli
mediante atti di potestà giudiziaria o sacerdotale,  o  finalmente mediante un atto di amore; e gli atti di potestà
e della estrema unzione. E di queste corporali sostanze  o  qualità domando io: in che modo esercitano esse sull' uomo
essere comunicato pel veicolo dei sensi. Questa virtù  o  vita nuova, onde l' uomo si fa potente di vedere Iddio,
stato affisso all' umanità di Gesù Cristo il lume divino  o  anzi Dio stesso, non è meraviglia che [a] quel contatto
un corpo riscaldato ne scalda un altro al suo contatto,  o  quasi come un ferro magnetizzato ne magnetizza un altro che
magnetizzato ne magnetizza un altro che a lui si strofina,  o  più veramente a quel modo che le particelle inanimate del
potestà sul corpo reale e mistico di Cristo, non di guarire  o  migliorare direttamente l' uomo che lo riceve. Ora la
avere di salute in sè il trae dall' abbandonarsi a Cristo,  o  dalla fede in lui, nella sua potenza e virtù salutifera «
le fermavano e le scolpivano nelle menti. Indi nasceva  o  certo si manteneva, e s' avvigoriva la fede nel Cristo
i Sacramenti antichi non pure giovavano a mantenere  o  fomentare la fede di generazione in generazione; ma in
di conoscere il bene anche ponendo alcune opere buone,  o  disputandone (5). Ma come non valse loro il conoscere il
veramente « le giustizie della legge« (3)« la consumazione  o  perfezione della legge« (4),« la legge spirituale«, » che è
che fa Iddio di sè stesso all' uomo, dagli effetti  o  doni ch' egli produce nell' uomo senza tuttavia comunicare
si mostri operante. Colui che, stando dietro ad una tela  o  ad un muro, in virtù di certe sue macchinette fa comparire
virtù di certe sue macchinette fa comparire su questa tela  o  su quella scena qualsivogliano diverse rappresentazioni di
causa al tutto divina, apparendo l' effetto così eccellente  o  difficile a prodursi, che nessuna causa finita il potrebbe.
è una virtù reale, diede agli uomini una idea7percezione;  o  sia una tenue iniziale percezione della divinità, sì che
(essendo al tutto negativa l' idea), ma per la forza  o  energia da cui era accompagnata, il che spiega
e quindi ne ha un' interna positiva rappresentazione ,  o  intuizione. Ora il non conoscersi una cosa per sè medesima
cose da noi percepite le quali significano, simboleggiano  o  indicano essa cosa per una qualsivoglia relazione a noi
nell' antico Testamento. Questi indizii , vestigi umani,  o  traccie indicative di Dio e delle cose divine non fanno
tratta della intera rivelazione che farà di sè Gesù Cristo,  o  in quegli altri luoghi nei quali a questa compiuta
reale punto nè poco si percepisce, nel quale stato i segni  o  indizii sono indispensabili, e senz' essi non si potrebbe
Profeti (3). L' antico tempo adunque era quello de' simboli  o  indizii della divinità, il nuovo è tempo misto, parte di
ma solo indicarlo ; con delle attribuzioni non uguali,  o  simili alle sue, ma in qualche modo analoghe. Così si
nulla di perfetto nella morale; e quando ella precettava  o  di sfuggire le male intenzioni, o di amare i nemici, od
e quando ella precettava o di sfuggire le male intenzioni,  o  di amare i nemici, od altro tale precetto, che non si regge
precetti che avevano per oggetto cose esterne, materiali,  o  finalmente nulla più che naturali. Questo ammasso però di
nel Verbo divino sono le cose tutte. Il secondo effetto,  o  carattere dell' antica giustificazione, si fu che il regno
gli uomini se ne possano ricordare col venir loro,  o  tener sott' occhio, quel segno. E però del patto che Iddio
dagl' integumenti per così dire de' sensi. 2. La materia  o  gli oggetti sensibili delle facoltà umane vanno sempre
in due modi, cioè complessivamente con tutte le facoltà,  o  partitamente con poche alla volta, o con una sola: e
con tutte le facoltà, o partitamente con poche alla volta,  o  con una sola: e accorto di questo, egli studia poi il modo
egli studia poi il modo di poter muoverle ad arbitrio  o  tutte, o parte, o l' una alla volta. Fra gli oggetti
studia poi il modo di poter muoverle ad arbitrio o tutte,  o  parte, o l' una alla volta. Fra gli oggetti sensibili che
poi il modo di poter muoverle ad arbitrio o tutte, o parte,  o  l' una alla volta. Fra gli oggetti sensibili che si
in altrettanti ordini secondochè le riflessioni sono più  o  meno elevate (1). In ciascun ordine poi la riflessione è
elevate (1). In ciascun ordine poi la riflessione è più  o  meno generale, ond' ha le tre seguenti funzioni: 1. mera
e che se non ne muta le leggi certo ne accresce  o  diminuisce la celerità. Rispetto poi ai rapporti sociali
di Dio consiste; in secondo luogo gli strumenti del culto  o  cose sacre ( sacra ), siccom' era il tabernacolo, i vasi e
che fino ab antico quelli che facevano sacrifizii,  o  quelli per cui si facevano, partecipassero delle cose
e tale divenne quando gli Ebrei uscirono d' Egitto  o  certo quando entrarono al possesso della terra promessa,
circoncisi da una generazione all' altra, e anco il servo  o  nato in casa, o comperato (4). Questo sapersi che la
una generazione all' altra, e anco il servo o nato in casa,  o  comperato (4). Questo sapersi che la circoncisione è
partecipavano dell' alleanza perchè parti di quel corpo  o  di quella società che insolidariamente era legata con Dio,
della circoncisione, apparisce come un doppio patto  o  una doppia promessa fatta da Dio ad Abramo: la prima
cioè di apportare a' fedeli la sospensione del pagamento  o  castigo, non però ancora il bene positivo della gloria
Gli pubblicò da prima la legge morale; poi la legge civile  o  giudiziale; e finalmente le cerimonie religiose; e in tale
avendo parte delle vittime che si offerivano per lo peccato  o  per impetrare e render grazia, era niente più che un
e con una imparziale giustizia. E le due pietre dell' Efod  o  sopraumerale chiamansi per questo memoriale de' figliuoli
i cibi sacerdotali erano parimente segno della consumazione  o  realizzazione del patto speciale onde i sacerdoti a Dio si
Sacramenti diciamo: Che due erano i gradi di sacerdozio  o  di consecrazione a Dio dell' ebraico popolo: il primo de'
convenivano rinnovarsi ogni qualvolta cadevano in peccato  o  nella immondezza legale; co' quali riti non forma[va]no già
ma si rendevano degni della consecrazione di sè al Signore,  o  dal popolo circonciso o da' sacerdoti consecrati. Abbiamo
consecrazione di sè al Signore, o dal popolo circonciso  o  da' sacerdoti consecrati. Abbiamo fin qui veduto come
di una tal fede implicita nella sua parte soprannaturale  o  divina esigeva che il patto con Dio stesso fosse esterno e
compite. Or come Iddio ogniqualvolta avea eseguito l' una  o  l' altra delle sue promesse contenute nel patto Abramitico
e positivo: potea cioè stingersi col corpo della famiglia  o  della nazione rappresentata da alcuni: ma nel nuovo,
nell' anima la qual viene dal Verbo stabilmente informata;  o  rispetto alla potenza ch' ella suscita o produce nell'
informata; o rispetto alla potenza ch' ella suscita  o  produce nell' uomo; o finalmente rispetto al
alla potenza ch' ella suscita o produce nell' uomo;  o  finalmente rispetto al perfezionamento della volontà a cui
il Verbo risplendente nell' anima vi imprime la sua forma  o  similitudine, e questa è quella luce secondo la quale l'
E questa impronta del Verbo può dirsi acconciamente sigillo  o  segno. Ella però non è ancora santità, poichè all' esser
tale conviene che la volontà umana a quella luce ubbidisca,  o  sia almeno pronta ad ubbidire. Or dunque essendo la grazia
ma non allora che in essa non influisce spingendola  o  movendola alla carità. Or tuttavia l' impressione del Verbo
(2). » E altrove dice parlando di questo segnacolo  o  carattere: « Non vogliate contristare lo spirito di Dio,
effetto speciale il configurarci a Cristo. E poichè Cristo,  o  sia il Verbo è l' imagine del Padre (12) perciò afferma l'
segno e impressione del Verbo (3). III. Il carattere è luce  o  splendore. Se il carattere è un' impressione del Verbo,
come abbiam provato, egli deve aver sua sede nell' essenza  o  sostanza dell' anima nostra. Questa sentenza si può
attitudine che acquista l' anima e il diritto di ricevere  o  di amministrare gli altri Sacramenti: l' altro è la potenza
all' altr' uomo con certi riti il carattere e la grazia,  o  sia [di] amministrare con validi effetti i Sacramenti. Egli
nesso di causa e d' effetto fra l' impressione del Verbo  o  carattere e detta potenza, come crede il Bellarmino, che
altra cognizione che ci venga da un maestro insegnata;  o  a quel modo onde il lume primo della ragione, ci fa capaci
uomo s' imprima in altrui il carattere della Confermazione,  o  si dia la rimession de' peccati, o il pane e il vino si
della Confermazione, o si dia la rimession de' peccati,  o  il pane e il vino si consacri. A quella guisa appunto che
diviene atta a ricevere in sè gli effetti de' Sacramenti  o  a produrre questi effetti in altrui. Come nell' ordine
stessa sostanza dell' anima, la quale viene modificata  o  piuttosto accresciuta con esso carattere. Di qui ancora s'
perchè ripugna al concetto della nascita di una cosa  o  di una persona che ella si ripeta. Or qual è la vera e
pare a noi, manifestamente dal non aver chiaro osservato  o  tenuto presente, come il nascer dell' uomo [cristiano] non
annesso il Verbo che costituisce appunto il« carattere«  o  segno pel quale Iddio gli riconosce essere della sua
far sì che Iddio veramente ne prenda uno speciale possesso;  o  certo que' riti non costituiscono questo possesso stesso.
della potenza che si riferisce agli atti sacerdotali  o  sacramentali; ora dobbiamo parlare della potenza che si
. Qui S. Tommaso mostra di considerare la disposizione  o  potenza dell' anima ad eseguire le cose appartenenti al
carattere; e non pone che questa differenza fra l' esservi  o  non esservi la grazia, che nel primo caso lo Spirito Santo
Angeli li riconoscono e li difendono dalle nemiche insidie,  o  li separano e mettono, al tempo della messe, alla parte de'
operare de' Sacramenti della nuova legge. Perocchè operano  o  in modo simile a quello onde opera una medicina, o simile a
operano o in modo simile a quello onde opera una medicina,  o  simile a quello onde opera il cibo, ovvero a quella maniera
cibo, ovvero a quella maniera onde si comunica una potestà,  o  a quella onde si pronunzia dal giudice una sentenza, o
o a quella onde si pronunzia dal giudice una sentenza,  o  finalmente a quella onde si stringe ed effettua un
di giudizio opera il Sacramento della Penitenza assolvendo  o  ritenendo i peccati: per modo di contratto finalmente opera
gli effetti di questo Sacramento appunto ai varii misterii  o  stati di Cristo. [...OMISSIS...] Qui l' effetto della
la causa esemplare non è altro che una rappresentazione  o  effettuazione di ciò a cui altri si dee conformare; è una
generale di grazia, essendo anche il carattere una grazia  o  dono gratuito di Dio, e il fonte, come detto è, dell' acqua
cioè che quando l' uomo acquista la vita soprannaturale,  o  visione incipiente di Dio, non nasce già alcuna mutazione
nella volontà del bene si spiega. Dato adunque il carattere  o  unione con Cristo, primo effetto del Battesimo, potendo
sarebbe stata come l' acqua di S. Giovanni Battista  o  de' Battesimi dell' antica legge: conciossiachè Cristo solo
e l' acqua e il sangue, e questi tre sono una cosa«, »  o  come dice il greco, sono volti a un solo fine (1). E chi ha
contro essi il testo della legge, che « nella bocca di due  o  tre testimonii sta ogni parola« (2). » Conchiude poi S.
grazie attuali anche prima d' avere consumato il martirio,  o  comechessia prima di essere passato all' altra vita. Tutto
come detto è. Or convien distinguere l' incorporazione,  o  l' unione dell' uomo con Cristo, e le conseguenze che
Or in che maniera ciò accade? In due maniere, cioè  o  per operazione dell' uomo o per operazione di Dio. E
accade? In due maniere, cioè o per operazione dell' uomo  o  per operazione di Dio. E veramente quando Iddio è unito
l' uomo possiede in sè stesso un tesoro di cui può più  o  meno usare e cavar profitto secondo il libero arbitrio che
di ricevere il Battesimo, l' uomo può avere la volontà più  o  meno disposta a cavarne profitto, o sia che s' intenda di
avere la volontà più o meno disposta a cavarne profitto,  o  sia che s' intenda di grazia attuale che talora Iddio
Iddio concede straordinariamente anche ai non Battezzati,  o  sia che s' intenda d' una disposizione negativa, cioè
Tutti e due ne' loro effetti influiscono anche sul corpo,  o  certo sulle potenze inferiori della natura umana; il primo
Il principio adunque dell' operazione battesimale è Cristo  o  il Verbo; il principio all' incontro dell' operazione del
solo l' una di queste due cose staccata dall' altra, cioè  o  che la Confermazione renda l' uomo adulto e perfetto, o che
o che la Confermazione renda l' uomo adulto e perfetto,  o  che la conferisca il Santo Spirito; ma ambedue si affermano
Spirito da' Padri greci massimamente si chiama « virtù  o  forza perfezionatrice« (1), » appunto perchè a lui
Il dirsi semplicemente di alcuna persona che viene  o  va in un luogo, non può intendersi che vi va co' suoi doni,
darsi intiera comunicazione senza comunicazion personale,  o  comunicazion personale senza ch' ella sia intera e piena,
e de' Padri, che ogni qual volta si parla di venuta totale  o  pienezza dello Spirito Santo, il discorso si volge intorno
alla venuta personale, e dove non è espressa la pienezza  o  la totalità del Santo Spirito o de' suoi doni, non si parla
non è espressa la pienezza o la totalità del Santo Spirito  o  de' suoi doni, non si parla della venuta personale. Il
di ricevere gli altri Sacramenti, come pure la grazia prima  o  potenza di operare soprannaturalmente; nella Confermazione
però due caratteri, ma sempre favellano di un carattere  o  di un segnacolo solo; e par che l' attribuiscano più alla
viene denominato solitamente in quattro maniere,  o  egli si chiama orazione, invocazione, o imposizione delle
in quattro maniere, o egli si chiama orazione, invocazione,  o  imposizione delle mani, o segnacolo, o unzione. Queste
si chiama orazione, invocazione, o imposizione delle mani,  o  segnacolo, o unzione. Queste quattro denominazioni nascono
invocazione, o imposizione delle mani, o segnacolo,  o  unzione. Queste quattro denominazioni nascono dalle quattro
. Medesimamente Innocenzo III spiega la parola« unzione  o  crismazione« con quell' altra di« imposizione delle mani«
è quanto dire che le due appellazioni di« crismazione  o  unzione« e di« imposizione delle mani« si usurpano ad
lo stesso Sacramento, che si denomina ugualmente dall' una  o  dall' altra di quelle due parti principali. Talora però
le parole che accompagnano queste azioni, e che« orazione  o  invocazione« furon dette. Chè anzi talora tutte e tre
finalmente la Confermazione « il beato segnacolo (3) »  o  anco «« il sigillo del Signore« (4), » perchè lo Spirito
conferma col segno della croce. Di che Dionigio Areopagita,  o  chicchessia l' autore del libro dell' Ecclesiastica
congiunge con alcuna delle altre tre. Con quella di unzione  o  di crisma è congiunta per sè, conciossiachè il segno di
cerimonia del« segnare« la fronte con quella dell' ungere,  o  con quella dell' invocare lo Spirito Santo, o con quella
dell' ungere, o con quella dell' invocare lo Spirito Santo,  o  con quella dell' imporre le mani. Che se si vorrà più
le due parti dell' imposizione delle mani e dell' orazione  o  invocazione del Santo Spirito? Aprasi S. Cipriano, e si
noi toccate potremo trovarle nell' Ordine Romano ora citato  o  nel sacramentario di Gregorio il grande, o nel rituale che
ora citato o nel sacramentario di Gregorio il grande,  o  nel rituale che tuttavia è in uso presso di noi. Solo dopo
per valido il loro rito della Confermazione. Dunque  o  la Chiesa erra, o l' imposizione delle mani non è
il loro rito della Confermazione. Dunque o la Chiesa erra,  o  l' imposizione delle mani non è necessaria. Ma l' una e l'
ma ciò dee attribuirsi a mancanza di riflessione di uno  o  d' altro autore; fra questi parmi di poter citare Simone di
In ragione d' esempio il passo di S. Clemente Papa  o  sia delle Costituzioni Apostoliche da noi citato di sopra «
alcuno di Sacramenti; i quali sono istituiti come anelli,  o  canali intermedi fra Cristo e quegli uomini, che non
dì tutti quelli che si salvarono col Battesimo di penitenza  o  di sangue. Or Cristo dava immediatamente quell' acqua viva
all' operazione della sua carne« (2) » cioè dà loro l' atto  o  la natura della propria carne: il che è appunto quello che
io non veggo cosa che a ciò si opponga nella parola di Dio  o  scritta o tramandata; molte all' incontro che me lo
cosa che a ciò si opponga nella parola di Dio o scritta  o  tramandata; molte all' incontro che me lo persuadono. E
funzioni della vita, fra le quali è quella di nutrirsi,  o  sia di comunicare alla materia della propria vita. Per
lo prendesse in mano: perocchè il toccarlo colla mano  o  con altra parte di corpo è il medesimo quando il cibo non
materia straniera si faccia senza ch' egli punto nè patisca  o  soffra, nè per cagione di suo bisogno; anzi forse per suo
senza che menomamente egli con queste azioni e mutazioni  o  sofferisca, o perda di sua vita, di sua dignità, di sua
egli con queste azioni e mutazioni o sofferisca,  o  perda di sua vita, di sua dignità, di sua beatitudine.
che per voi SARA` DATO«. » Queste parole sono del futuro.  O  si considerano adunque nella bocca di Cristo che aveva
che loro dava era quel suo corpo che avrebbe patito.  O  pure si considerano ripetute dal sacerdote sull' altare, e
di Cristo adulto, il corpo di Cristo spirato sulla croce  o  riposto nel sepolcro, e il corpo di Cristo glorioso? No
di Cristo già fatto adulto, il qual pesava forse un sei  o  un dieci volte di più di quello? chi non sa che il corpo
e che però ad ogni certo periodo di anni il corpo nostro  o  del tutto o certo nella massima sua parte si rifà e si
ad ogni certo periodo di anni il corpo nostro o del tutto  o  certo nella massima sua parte si rifà e si rinnovella? e
mio corpo vivente che il mio principio vitale avvivi queste  o  quelle particelle, bensì differenti quanto all'
a sè, accese di vita, incorporate in un corpo vivo,  o  in somma informate dall' identico spirito; esse non hanno
venendo nè l' organismo del corpo nè alcun membro rinnovato  o  mutato. E qui a chiarimento e conferma maggiore delle cose
del suo sangue; il quale fu sempre identico anco emettendo  o  ritenendo quelle particelle divise, perchè fu continuamente
perchè fu continuamente informato da una stessa vita  o  certo da una stessa divina persona (1). Nè si può dire che
in tutta l' ostia, come nelle sue parti, sieno queste unite  o  divise mediante lo spezzamento dell' ostia. Perocchè in
del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo vivo  o  certo informato dalla divinità, noi veggiamo un cangiamento
sparso e l' altre materie da lui separatisi prima di morire  o  morendo; le piaghe erano aperte. A tutto ciò fu riparato
di questo non è legata all' identità delle molecole  o  particelle che lo compongono. Questa proposizione ha
prese con quelle onde si componeva il corpo di Cristo  o  bambino, o adulto, o vivo ancora sulla croce; perocchè quel
con quelle onde si componeva il corpo di Cristo o bambino,  o  adulto, o vivo ancora sulla croce; perocchè quel corpo
onde si componeva il corpo di Cristo o bambino, o adulto,  o  vivo ancora sulla croce; perocchè quel corpo divino e
aggiunto, il che egli anco depone senza alcuna sua pena  o  lesione, o diminuzione di sua integrità perfettissima. Egli
il che egli anco depone senza alcuna sua pena o lesione,  o  diminuzione di sua integrità perfettissima. Egli è dunque
un modo di essere, un accidente, per esempio una forma  o  un colore, non si parla con tutta proprietà, ma si
l' effetto di un agente senza relazione alla volontà  o  al modo di operare dell' agente. Poniamo che Iddio volesse
e se avvenne con un' azione terminante in tale distruzione  o  procedente a qualche altro effetto. Or di qui viene la
L' effetto che avviene nel pane e nel vino è il medesimo  o  sia che l' azione continui, o che ivi termini: questo
pane e nel vino è il medesimo o sia che l' azione continui,  o  che ivi termini: questo effetto è la cessazione intera
Non può adunque convenire l' esempio addotto ad aggiungere  o  chiarezza o forza all' opinione che confutiamo. 5.
convenire l' esempio addotto ad aggiungere o chiarezza  o  forza all' opinione che confutiamo. 5. Finalmente, nell'
di queste due proposizioni, parendomi, che le operazioni  o  per dir meglio gli effetti sieno due e distintissimi, e che
avversari nella consecrazione interverrebbe una azione sola  o  due: il Bellarmino ne sente tutta la difficoltà, ed ecco
operar suo, che noi dobbiamo rilevare se l' azione sia una  o  più. Dobbiamo considerarla in sè stessa quest' azione,
che produce: ci vogliono a queste due azioni forze diverse,  o  più tosto, come osserva lo stesso Bellarmino, una
connessione alcuna fra l' annichilamento e l' adduzione  o  produzione, se non l' unità d' intenzione e di fine nell'
esterno dell' azione, nè può costituire la sua unicità  o  moltiplicità. Per queste ragioni S. Tommaso riconosce, che
ci potrebbe essere, ma solo successione, sostituizione  o  altro simile. Il perchè S. Tommaso s' attiene come a
2. la sostituzione dell' altro nel luogo del primo,  o  sia che si sostituisca facendogli mutare il luogo, o
primo, o sia che si sostituisca facendogli mutare il luogo,  o  conservando anche il proprio luogo. Ora niente di ciò forma
e buona sostituzione: nè essa muta punto la sua natura,  o  che l' oggetto che si sottrae s' annichili, o pure che si
sua natura, o che l' oggetto che si sottrae s' annichili,  o  pure che si conservi; perocchè il conservarsi o l'
annichili, o pure che si conservi; perocchè il conservarsi  o  l' annichilirsi dell' oggetto in cui luogo si mette un
pane, secondo il sistema del N. A., ma solo la distruzione  o  annichilazione del pane. Ecco le parole del Bellarmino:
come sola è l' operazione che indica la parola conversione  o  transustanziazione. Dalle quali cose tutte apparisce, che
di lui il corpo di Cristo in virtù della conversione  o  della transustanziazione, questo è un terzo dogma che
alla successione del corpo di Cristo il nome di conversione  o  transustanziazione del pane nel corpo di Cristo. Noi abbiam
negato che a tai successioni di cose convenga veramente  o  propriamente un tal nome, e abbiam detto per ciò che in tal
nel pane più tosto che in Cristo che avvenga la mutazione,  o  che il pane si converta in meglio, maniere usate da' più
ed il vino DIVENTA corpo e sangue di Cristo« (1)« mutare  o  trasmutare le nature« (2); » le quali non potrebbero mai
si santifica« non è solo pronunciata accidentalmente una  o  l' altra volta da S. Giovanni Crisostomo; ma ella è
e corpo di Cristo? v' ebbe forse la minima stilla, gocciola  o  atomo di materia che rimanesse ancora dopo l' incarnazione
divino s' adorava forse qualche cosa che non fosse divina,  o  che fosse rimasta semplicemente umana, com' era prima dell'
alla conversione del calice, il diacono dice: « Benedici,  o  Signore«. » Il sacerdote benedicendo con ambo le mani: «
Che se le mistiche parole non l' avesse Cristo proferite,  o  non le ripetesse il sacerdote, non si compirebbe una tant'
appropria allo Spirito chiamato dagli antichi Padri « forza  o  virtù perfezionatrice« (1). » Non è dunque necessaria l'
mancandone nella natura non l' avessero almeno imaginata?  o  se non ciò, è possibile che non avessero notato, che le
esse non si adoperavano se non per indicare come avveniva  o  poteva avvenire la transustanziazione; e quando avessero
quel difetto non potevano in modo alcuno far concepire  o  render più facile a concepire questa transustanziazione, di
avviene; altro è che la conversione stessa come conversione  o  transustanziazione debba al tutto essere un fatto
quanto alla sua natura di transustanziazione, che esempio  o  similitudine alcuna non potesse rinvenirsi nelle altre
comunicazione della vita, e non per alcuna vera distruzione  o  cessazione di alcun essere. 5. S. Gaudenzio introduce la
. Or chi non vede che quegli elementi della terra  o  più tosto dell' acqua e dell' aria che si cangiano nel
Sarebbe un inganno che prenderebbero gli occhi nostri,  o  la nostra imagine, credendo non che l' un de' due corpi si
in quella, oltre conservarsi nel suo luogo, viene addotto  o  condotto, o posto anche in altri luoghi; sicchè ha
oltre conservarsi nel suo luogo, viene addotto o condotto,  o  posto anche in altri luoghi; sicchè ha contemporamente la
dove nega che il corpo di Cristo che è in cielo muti  o  la sostanza, o gli accidenti, o il luogo (2). Se dunque non
che il corpo di Cristo che è in cielo muti o la sostanza,  o  gli accidenti, o il luogo (2). Se dunque non nasce
Cristo che è in cielo muti o la sostanza, o gli accidenti,  o  il luogo (2). Se dunque non nasce mutazione nè quanto alla
altra che s' annienta; senza però che si converta veramente  o  si transustanzii. E qui si conviene fare un' osservazione
veramente si potesse dire essere avvenuta la conversione  o  transustanziazione converrebbe, che l' individualità dell'
che nè l' unità, nè l' identità del tutto punto perisca  o  sofferi alterazione alcuna. All' opposto dove non si
non varrebbe punto ad esprimere l' identità della sostanza  o  sia l' unità totale. Or questo è appunto ciò che avviene
nella quantità, non è crescimento nella sostanza  o  nella individualità. Mediante la nutrizione adunque nasce
uno; come che un' entità fusa nell' altra non accresca  o  di numero o di grandezza l' altra entità. Ricorreremo per
che un' entità fusa nell' altra non accresca o di numero  o  di grandezza l' altra entità. Ricorreremo per esser brevi a
dalla verità di quello interamente dipende (1). Or dunque,  o  noi non conosciamo cosa alcuna di vero intorno alla
cosa alcuna di vero intorno alla sostanza corporea,  o  pure dobbiamo a quel primo modo far fede. Ciò ha
perocchè l' essenza del corpo sta in questo sentimento,  o  certo da questo sentimento ci è immediatamente fatta
specie del pane e del vino. Non si può rispondere, che  o  sì, o no. Ora se si risponde, che Gesù Cristo in quella
del pane e del vino. Non si può rispondere, che o sì,  o  no. Ora se si risponde, che Gesù Cristo in quella
un uomo consista nel sentimento fondamentale del medesimo,  o  certo che da lui sia determinata? Dove adunque si vuol
essenza del corpo in una potenza di agire sugli altri corpi  o  di produrre il moto, ecc.; io con argomenti egualmente
Eucarestia non mostra al di fuori nè la propria grandezza  o  forma, nè i proprii accidenti. 2. Che però l' operar suo è
la natura del corpo solo in un principio di passione  o  di azione è troppo poco; perchè è troppo generale,
principio di azione e di passione, in una facoltà attuale  o  entelechia primitiva, a dire, che questo sostanzial
ad esso, e per sè essenti. Due di queste qualità assolute  o  accidenti reali egli nota nel corpo, i quali sono la mole o
o accidenti reali egli nota nel corpo, i quali sono la mole  o  potenza di resistere «pyknotes,» ovvero anche «antitypeia»)
«pyknotes,» ovvero anche «antitypeia») e il conato  o  potenza di agire, ed essi son quelli che costituiscono
nel pane viceversa sia avvenuta una mutazione di essenza  o  sostanza, essendo questa cessata, rimanendo intatti i suoi
collocate sotto le specie del pane è la sola estensione,  o  è anche la sostanza corporea? Se è la sola estensione:
cosa che fosse aggiunta al corpo di Cristo in cielo,  o  è nulla? Il Bellarmino dice che il corpo di Cristo in cielo
di prima, se in tutte queste estensioni opera la forza  o  sostanza corporea, che ha virtù di effondersi ed operare
del corpo, dall' estensione di lui prodotta dalla mole  o  forza di resistere e di impellere. Il Bellarmino all'
perisca; l' una interna al corpo stesso, e l' altra locale  o  sia commensurativa al luogo che occupa (1). Ora, sebbene
vale per escludere la quantità dimensiva assolutamente,  o  per virtù del Sacramento, o concomitante. Ma l' angelico
dimensiva assolutamente, o per virtù del Sacramento,  o  concomitante. Ma l' angelico Dottore agevolmente si
vien ritenuta indietro, rimanendo la potenza e non l' atto.  O  pure può distinguersi nella quantità dimensiva interna, la
], egli non ha più alcuna relazione cogli altri corpi,  o  co' luoghi che occupano; come dunque si dirà che il corpo
di Cristo è al tutto priva di relazione a corpo estraneo  o  a luogo alcuno? (2). .......... La base del Cristianesimo è
storicamente venir ragionando, senza badare se con modi  o  decenti o sozzi dagli scienziati ella si maneggiasse.
venir ragionando, senza badare se con modi o decenti  o  sozzi dagli scienziati ella si maneggiasse. Laonde senza
peccati, in cui avviene che incappano i difensori dell' una  o  dell' altra sentenza. La prima sono le maniere ingiuriose
denunziati per Pelagiani ; ed a non pochi Agostiniani  o  Domenicani s' appose in quella voce, ingiuriosamente del
cadervi. Ora io dicevo, che se un campione dell' una  o  dell' altra delle Scuole, ammesse nella Chiesa cattolica,
fede teologica dimoran costanti, e quelli che ne van privi  o  che l' abbandonano; che le menti di quest' ultimi oscillano
e di rendersi da sè stesso indipendente da chichessia,  o  perverso o virtuoso. Il mondo orientale presenta
da sè stesso indipendente da chichessia, o perverso  o  virtuoso. Il mondo orientale presenta massimamente il
le seconde di castigo. Insegnava che niuna azione è buona  o  rea di sua natura, e che si salvavano gli uomini solamente
ha pur essa i medesimi due periodi dell' invenzione  o  formazione cioè e della propagazione e convalidazione: e il
consisteva nel disconoscere quella specie di moralità buona  o  malvagia che è nell' uomo non per cagione d' una libera
per l' influenza che ha sull' umana natura un' altra causa,  o  rea e introducente nell' uomo il peccato, o buona e
altra causa, o rea e introducente nell' uomo il peccato,  o  buona e introducente nell' uomo la giustizia e la santità;
consiste in questa proposizione:« Ogni moralità buona  o  rea d' un individuo umano ha per causa la sua libera
2. Dunque non esiste la grazia con cui Iddio ci santifica,  o  ci aiuta a' singoli atti della perfetta virtù, cioè un bene
Iddio fa nell' anima nostra senza la nostra libera volontà,  o  in aiuto di questa. Due altri errori dovevano del pari
sono efficacissimi. Perocchè se la moralità buona  o  rea dell' uomo non avesse altra causa che la sua libertà,
quando la ragione dimostra all' uomo qualche opera morale  o  di dovere o di sopraerogazione; ella altro non fa che
ragione dimostra all' uomo qualche opera morale o di dovere  o  di sopraerogazione; ella altro non fa che mostrargli un
che« il libero arbitrio è la causa di ogni moralità buona  o  cattiva«, ma ch' egli tuttavia non può fare certe cose
gli uomini pregassero Iddio di rimettere loro i debiti,  o  di non abbandonarli alla tentazione, ma liberarli dall'
liberarli dall' inimico. Sia dunque che si ammetta l' una  o  l' altra di queste due opinioni, o che il libero arbitrio
che si ammetta l' una o l' altra di queste due opinioni,  o  che il libero arbitrio possa sempre da sè solo vincere le
sempre da sè solo vincere le tentazioni del male morale,  o  che, non potendo, cessi il male dall' esser morale; ne
del suo arbitrio, senza darsi cura che queste fossero molte  o  poche, giacchè tutto ciò a cui tali forze venisser meno non
i secondi, esclusi questi dati, alla sola speculazione,  o  piuttosto all' astrazione della natura umana s' attennero;
fu chiamata «anamartesias,» cioè dell' impeccabilità (.),  o  per dir meglio il poter non peccare si avvera egualmente
da ogni commozione e senso del male (2). In secondo luogo,  o  convien dire che i demonii e l' anime dannate all' inferno
de' corpi, e in quella vita precedente abbiano meritato  o  demeritato. Onde del Battista scrive così: [...OMISSIS...]
l' avere per natura una volontà peccatrice«, ed indocile,  o  sia difficilmente arrendevole all' ordine della legge. All'
questo elemento, dovettero rovesciare necessariamente  o  nell' assurdo di ammettere un peccato dove non v' ha
assurdo di ammettere un peccato dove non v' ha volontà,  o  nell' eresia di negare che i bambini nascono col peccato:
errori professati intorno alla sua origine e propagazione,  o  anche viceversa; e così del pari gli errori che furono
verità così chiara, viene di necessità a cadere nell' uno  o  nell' altro de' due opposti assurdi, o di far che lo stesso
a cadere nell' uno o nell' altro de' due opposti assurdi,  o  di far che lo stesso Creatore Iddio sia la causa del
che lo stesso Creatore Iddio sia la causa del peccato (3),  o  di ammettere il sistema de' Manichei, che insegnavano
in Giansenio; e che quindi tutti gli atti degli infedeli,  o  di quelli che non sono in grazia, e i movimenti
malamente filosofando sulla natura del peccato originale,  o  tentarono di distruggerlo e di dichiararlo impossibile come
distruggerlo e di dichiararlo impossibile come i Pelagiani,  o  ne esagerarono e sformarono così fattamente la natura, che
e non solamente in qualche loro espressione verbale,  o  forma particolare, a cagione specialmente dell' indole loro
contesto non nascondono meno per questo un senso eretico  o  certo erroneo. 14. E infatti i detti errori si sono talora
14. E infatti i detti errori si sono talora accompagnati  o  coperti con tali espressioni, che alla loro onesta
intendendo sotto il nome di grazia la legge e la dottrina,  o  una grazia data secondo i meriti: come lo stesso Celestio
è, si può negare con tutta verità senz' altra restrizione  o  aggiunta di parole? E non è forse questa l' eresia
nell' applicazione un uso frequente. 16. La moralità buona  o  cattiva consiste nell' abitudine o relazione in cui sta la
16. La moralità buona o cattiva consiste nell' abitudine  o  relazione in cui sta la volontà dell' uomo inverso alla
in cui sta la volontà dell' uomo inverso alla legge  o  naturale o positiva (2). 17. Come questa abitudine è varia
cui sta la volontà dell' uomo inverso alla legge o naturale  o  positiva (2). 17. Come questa abitudine è varia e di specie
di sua natura (1). 19. Di qui nascono due diverse abitudini  o  relazioni della volontà alla legge, le quali dànno origine
morale. I viatori all' opposto, quando liberamente eleggono  o  il bene o il male, vengono pure in possesso del medesimo e
viatori all' opposto, quando liberamente eleggono o il bene  o  il male, vengono pure in possesso del medesimo e le loro
i liberi autori, a cui perciò è congiunto il merito  o  il demerito, come diremo. Di queste due forme di moralità
e libero ; ma per ciascuno di essi in due altri, cioè  o  per un movimento finale , o per un movimento d'
di essi in due altri, cioè o per un movimento finale ,  o  per un movimento d' inclinazione . Ella si porta in un
un movimento d' inclinazione . Ella si porta in un oggetto  o  per un abito o per un atto con un movimento finale , quando
inclinazione . Ella si porta in un oggetto o per un abito  o  per un atto con un movimento finale , quando termina e
ad una tale attività (ceda poi per qualunque ragione  o  per una legge di spontaneità o per una elezione), se non
poi per qualunque ragione o per una legge di spontaneità  o  per una elezione), se non cedesse dico, ma resistesse alla
può acquistare una condizione morale per due modi,  o  per abito impostole, quando cedendo spontaneamente e senza
e consente nell' oggetto dell' abito come in suo fine;  o  quando ella si acquieta in esso come in suo fine per un
passione personale, sia che si faccia per un atto libero,  o  azione personale; la passione o l' azione della persona è
faccia per un atto libero, o azione personale; la passione  o  l' azione della persona è sempre con esso lei connessa
è sempre con esso lei connessa fisicamente. Una qualità  o  atto morale dunque non può esser proprio di una persona se
la sua attività propria nell' oggetto della passione  o  dell' abito. Questi due modi ne' quali un' affezione morale
una persona, ritenendo che sia propria di lei come passione  o  abito personale, e nello stesso tempo si potrà dire che
in anteporre le cose che vanno anteposte pel loro pregio  o  dignità a quelle che vanno posposte, e però a tutte
peccati in senso vero e proprio, e non per un modo traslato  o  interpretativo, o come sotto un solo rispetto. Perciò
e proprio, e non per un modo traslato o interpretativo,  o  come sotto un solo rispetto. Perciò quella definizione
Padri, ne' quali sembra che neghino al peccato abituale,  o  all' originale nei bambini, la ragion propria di peccato,
affini, e dalle diverse denominazioni che gli competono,  o  gli sono attribuite secondo diversi rispetti ne' quali si
ha una norma sicura per discernere, quando nelle Scritture  o  nei Dottori si adopera la voce peccato in un senso
che si fa nelle divine Scritture per indicare l' ostia  o  la vittima espiatrice del peccato, onde S. Paolo (2) dice
il demerito, riferendo tutte queste cose al bambino stesso,  o  sostenendo che a essere colpevole e a demeritare bastasse o
o sostenendo che a essere colpevole e a demeritare bastasse  o  l' atto libero della volontà di Adamo, come se questa
esistesse nel bambino, che è la sentenza di Giansenio (1),  o  il non farsi dal bambino colla sua volontà alcuna
(2), e che però a niuna persona umana si può applicare lode  o  colpa, merito o demerito di quelle azioni o passioni che
a niuna persona umana si può applicare lode o colpa, merito  o  demerito di quelle azioni o passioni che non sono da lei
applicare lode o colpa, merito o demerito di quelle azioni  o  passioni che non sono da lei liberamente prodotte o
azioni o passioni che non sono da lei liberamente prodotte  o  acconsentite, il che si oppone all' errore giansenistico,
E posciachè abbiam detto che questa deviazione può essere  o  attuale o abituale, ne' bambini, ne' quali non c' è ancora
abbiam detto che questa deviazione può essere o attuale  o  abituale, ne' bambini, ne' quali non c' è ancora l' atto,
la verità da credersi, ancorchè essa continui ad essere  o  misteriosa, ovvero difficile a intendersi e per molti anche
volontà dell' uomo per generazione anche tutte le buone  o  cattive disposizioni ereditarie, riconosciute ed ammesse da
essere sostanzialmente definita dalla stessa Chiesa,  o  certamente manifesta risultare dalle sue infallibili
vuole anche la pena non come pena, ma come soddisfattoria  o  come medicinale; perchè il peccato originale non è pena
ha neppure la cognizione di ciò che l' agente gli fa fare,  o  piuttosto di ciò che egli stesso fa per mezzo suo. E`
l' ordine morale . Ora è chiaro che negli agenti naturali,  o  negli artistici, non ci può essere colpa, e però il male e
s' identificano, perchè sono agenti suscettivi di lode  o  di biasimo quando agiscono liberamente. S. Tommaso adunque
avanti già spiegato in che consiste l' imputazione a lode  o  a colpa, con queste parole: « Tunc enim actus imputatur
sia rispetto al bambino imputabile a colpa e a demerito,  o  perchè egli lo ricevè senza impugnare colla sua volontà,
ricevè senza impugnare colla sua volontà, come disse Baio,  o  perchè basti a costituire la colpa e il demerito d' un
imputato a colpa propria in chi non fu libero a riceverlo  o  a commetterlo, e che può stare il dogma del peccato
può neppure passare in un altro il suo proprio atto buono  o  reo: quindi il peccato di un individuo non può trasmettersi
del pupillo stesso di maniera che il pupillo sia reo  o  sia buono in sè stesso solo perchè il suo tutore è reo o è
o sia buono in sè stesso solo perchè il suo tutore è reo  o  è buono: cosa assurda. La personalità d' ogni uomo è
solo del paganesimo, quello di considerare il figlio  o  il servo come una cosa , di cui la volontà del padre e del
tale concetto, sia perchè neppur la legge positiva accorda  o  può accordare una tale autorità al tutore, sia perchè
fossero imputati a' suoi figliuoli i loro atti non liberi:  o  piuttosto quel patto, se si potesse ammettere, sarebbe un
spetta la moralità, non può essere materia di un contratto  o  di un patto, sia che questo patto lo faccia la stessa
sua libertà; ancora rimarrebbe che lo stato di giustizia  o  d' ingiustizia de' posteri di Adamo, e quindi la loro
de' suoi futuri discendenti, nè poteva senza presunzione  o  temerità farla dipendere da un atto suo proprio, sapendo di
fare che l' esser egli giusto od ingiusto, innocente  o  peccatore, dipenda da un atto di un altro uomo: non potendo
possa mettersi in essere, non da una loro propria azione  o  passione, ma dall' azione di un' altra persona; come chi
alla ragione, che esso non involge nè pur l' ombra  o  l' apparenza di difficoltà, e che quindi essendo
alla loro natura: la natura l' hanno tutta senza lesione  o  ferita di sorte: ma i doni soprannaturali che non
ripararla: e se egli non riputerà forse di essere ingannato  o  da nuovi teologi, o dagli antichi, con danno ed onta della
non riputerà forse di essere ingannato o da nuovi teologi,  o  dagli antichi, con danno ed onta della cattolica fede. Ma
fare piuttosto uno che un altro decreto, essi senz' altro,  o  sarebbero peccatori o nol sarebbero: benchè in quanto ad
un altro decreto, essi senz' altro, o sarebbero peccatori  o  nol sarebbero: benchè in quanto ad essi niente è mutato,
che quel decreto di Dio, pel quali stabilì che la giustizia  o  il peccato del padre Adamo debba passare ai posteri, e così
debba passare ai posteri, e così sia loro dovuta l' una  o  l' altro, non è un decreto condizionato, se non al nostro
ai posteri, egli non fece un tal decreto sopra una ipotesi,  o  sopra una vera alternativa come accade degli uomini, ma
per questo sia costituito peccatore, chi lo può intendere?  O  dunque Iddio spogliò il bambino della grazia ingiustamente,
grazia ingiustamente, e allora il peccato ricade in Dio,  o  giustamente, e allora bisogna dire qual ragione di
niente manca, perchè gode della natura umana senza ferita  o  lesione alcuna. La natura umana adunque in tale stato non
Ma nel primo l' assenza della grazia dicesi mancanza  o  carenza, nel secondo dicesi privazione, perchè al secondo
un diritto. Per questo anche l' antico Testamento  o  patto stretto da Dio col suo popolo si fece con solennità
tra le due parti contraenti (2); e il nuovo Testamento  o  patto si fa coi credenti, i quali colla loro fede accettano
in sè, ma che quello che non è in sè peccato si chiama  o  si considera come peccato (così diceva appunto uno degli
che quella disposizione divina sia ciò che dà forma  o  piuttosto il nome di privazione e di peccato a tale
[...OMISSIS...] . Laonde si distinguono due movimenti  o  modi di operare, della volontà, l' uno che ubbidisce
(3), denominazioni atte a segnare la volizione diretta,  o  intenzione, e il consiglio . Secondo questa distinzione di
[...OMISSIS...] . 61. Questa distinzione fu sconosciuta  o  trascurata non meno dai Pelagiani che dai Giansenisti, ed è
costituisce la forma di questa potenza, e in quanto è buono  o  cattivo, ordinato o disordinato, dà la specie e la
di questa potenza, e in quanto è buono o cattivo, ordinato  o  disordinato, dà la specie e la condizione morale al suo
chiamano intenzione , il quale dà all' uomo un certo essere  o  natura morale, in cui si radica la stessa potenza della
di ogni natura creata (non della sola natura umana,  o  della sola natura morale), che ella sia corruttibile nella
a proposito in quest' argomento si prende per l' essenza  o  ideale o realizzata, laddove deve prendersi per la natura
in quest' argomento si prende per l' essenza o ideale  o  realizzata, laddove deve prendersi per la natura tutt'
solevano anche definire la persona: una sussistenza  o  ipostasi « distincta proprietate ad dignitatem pertinente .
dunque che non sono peccati morali i difetti che un pittore  o  uno scultore lascia nelle opere sue per imperizia dell'
scultore lascia nelle opere sue per imperizia dell' arte,  o  per imperfezione di stromenti, così la generazione lascia
si compie coll'Educazione che trasmette direttamente  o  indirettamente all'individuo i risultati dei progressi di
senza che l'uomo potesse intenderne, promoverne,  o  accelerarne i bisogni. Credevano l'uomo impotente a fondare
una tendenza ad accettare i fatti predominanti senza curare  o  sperar di mutarli. Dove le circostanze avevano impiantato
come sotto la tirannide, trovavano divisa la famiglia umana  o  in quattro caste, come in Oriente, o in due, di cittadini
la famiglia umana o in quattro caste, come in Oriente,  o  in due, di cittadini liberi e di schiavi, come nella
come nella Grecia, accettavano la divisione delle caste  o  la credenza in due nature diverse d'uomini; e l'accettarono
credito da distribuirsi, con un interesse dell'uno e mezzo  o  del due per cento, alle Associazioni volontarie operaie,
del suo paese nativo: poche specie di piante alimentari,  o  medicinali, o venefiche; pochi animali; una riva di fiume o
nativo: poche specie di piante alimentari, o medicinali,  o  venefiche; pochi animali; una riva di fiume o di solitario
o medicinali, o venefiche; pochi animali; una riva di fiume  o  di solitario mare; i tugurii che ricettano la nuda tribù.
arido; l'altra ha un clima piovoso; ha le basse paludi  o  le alpi nevose; poche famiglie di piante coprono centinaia