Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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gridandovi: ?noi amavamo la vita; amavamo esseri che  ce  la facevano cara e che ci supplicavano di cedere: tutti
che secondano la nostra volontà e per quelli che  ce  la impediscono e rompono; per mezzo di quelle persone che
quando la voce de' superiori, che è quella di Dio stesso,  ce  ne chiami. Perchè quegli che manda, sostiene. Mi perdoni
e sospesi. Questo bisogno di rimetterci tutti in Dio,  ce  l' ha fatto sentire Gesù Cristo, fra l' altre volte, allora
presenti adorando in queste la divina misericordia che  ce  le presenta, e non desiderando se non quelle che essa ci
Se diremo di fare qualche cosa in futuro, il Signore  ce  ne punirà, perchè avremo dimentiche le sue parole. Ma la
mezzi; mentre non vogliamo se non far ciò, a cui il Signore  ce  ne somministra degli altri: [...OMISSIS...] . Non facciamo
. Il che mi fa intendere, che non è nè pur buono, che  ce  ne sforziamo noi stessi a vincere questo ribrezzo, questa
può darci questa giustizia in tutti i modi, certi che egli  ce  la darà perchè infinitamente buono, perchè l' ha detto;
ecco il nostro bisogno: noi sappiamo il mezzo. Gesù  ce  lo disse. Se non ne usiamo, di chi mai è la colpa?
passare questi giorni in troppa austerità e mestizia:  ce  la faremo da malati: il Signore accetterà i nostri incomodi
cosa noi domanderemo al suo Padre, in nome suo, egli  ce  la darà ». Domandiamogli adunque ogni cosa; non abbia
ma salvarci: il resto non lo sappiamo, fino che non  ce  lo dice. Viviamo adunque tranquilli e fermi, fino che egli
dobbiamo attendere; e tutto ciò che ci aliena da essa o  ce  ne toglie il pensiero, è cattivo. La legge di Dio è il
il diritto di chiamare mamma, la Mamma di Dio! quella che  ce  lo diede Redentore, che ne ebbe cura, che lo seguì sulla
perchè chi ama teme. Ma se v' ha ragione di temere sempre,  ce  n' hanno mille tante più da sperare. Amatemi come fate,
l' effetto di avvincolarci ad esse, anche senza che noi  ce  ne accorgiamo e senza che possiamo rimproverare a noi
giudichiamo così delle cose umane, com' elle meritano, noi  ce  le vedremo sottrarre anche tutte l' una dopo l' altra, e
compagno, di cui spero bene: fu la Provvidenza sola che  ce  lo mandò: riceviamo ciò che ci dà, rendendo grazie.
essere quei pochi che siamo, non pensando di più. Se Iddio  ce  ne manderà, ne riceveremo con allegrezza; ma non preveniamo
vivendo con quello che abbiamo del nostro, fino che  ce  n' è, e poi confidando nella Provvidenza: chè di fame
anima; oltre tutto ciò ed altri vantaggi, io veggo che  ce  n' avrebbe in ciò uno singolarissimo, qual è quello di
a renderci dolce ogni patire, ci aggiunge ancora che  ce  ne trarrà fuori, e ci glorificherà. E di che gloria! « Non
benefizi: attacchiamoci di cuore a quei Superiori che  ce  li danno. In tutte le cose dove non si scorge peccato, la
e un vero discepolo di Cristo, assai più che i difetti, se  ce  ne ha, vedrà ed amerà le rare virtù di cui il nuovo vostro
di ripugnanza, aspettando intanto il tempo che il Signore  ce  ne dia le forze, e dimandando queste forze con ferventi
ranocchie. Le sole menti più deboli vacillarono, e molte  ce  ne restano ancora di ammalate e di convalescenti. Voi
da una comunità di persone. Supponiamo che tra queste  ce  ne fosse una che non annoverasse tra gli oggetti sacri il
che non annoverasse tra gli oggetti sacri il matrimonio, e  ce  ne fosse un' altra che lo annoverasse tra gli oggetti
matrimonio ci sia un contratto sacro, ma aggiungiamo che  ce  n' è anche uno profano: il matrimonio non è un contratto
giusti: tra i fautori del così detto matrimonio civile  ce  ne sono de' meno irragionevoli dei precedenti, i quali
non si fa aspettare, perché lo stesso ministro  ce  la dà non meno esplicita in queste parole: [...OMISSIS...]
dei culti. Ci sono dei culti che autorizzano il divorzio;  ce  ne sono degli altri che lo proibiscono. La legge dunque
stabiliti: meraviglia ancor maggiore dee produre, che  ce  ne sieno degli altri che con quella confusione tanto
la carità, vanno cadendo i peccati veniali, quasi senza che  ce  ne accorgiamo, ed ogni attacco a noi stessi ed alle cose
ad intendere gli ammirandi suoi esempi e le parole con cui  ce  l' ha insegnata: parole ed esempi non compresi se non da
esser buone ed aiutare a conseguire la perfezione, se Iddio  ce  le concede. Eleggete dunque per vostro maestro nella via
degni o no di un tal favore; trattasi di sapere se Iddio  ce  lo vuol fare o no un favore sì segnalato, sebbene noi siamo
vuol fare o no un favore sì segnalato, sebbene noi siamo e  ce  ne riconosciamo pienamente fuor di questione indegnissimi;
nozze di quel gran signore. E come possiamo noi saperlo?  Ce  lo fa sapere la voce di Dio che noi udiamo dalla bocca del
e vincerci in bontà: pensiamo che egli è infinito, e non  ce  ne faremo più meraviglia. Ma io sono stata una gran
mi accorgo che quegli stessi aurei pregi della defunta che  ce  la fanno tanto rincrescere e piangere, debbono esserci in
aspettiamo da lui le cose belle e fatte per intero, ma che  ce  le procacciamo coi nostri sudori, che egli è pronto a
raccolti questi talenti colla maggior cura perchè niuno  ce  ne cada di mano, traffichiamoli tutti colla maggior
osservare nell' essere ideale e nell' essere reale, e che  ce  ne dimostrano sempre più la distintissima natura. In tanto
se ne scopre la natura, epperciò egli è uopo che noi  ce  ne occupiamo, con tutta diligenza in questa lezione.
principio. Tutte vi erano contenute; ma non tutte le menti  ce  le sapevano vedere distintamente; e vi so dire che ce ne
menti ce le sapevano vedere distintamente; e vi so dire che  ce  ne sono delle altre, che gli uomini non ci hanno veduto
dire che le conseguenze ci sono, ma che la mente ancora non  ce  le vede; esprime una relazione allo stato più o meno
avevate tolto l' impresa di spiegare questo fatto, ed ora  ce  lo negate invece di spiegarcelo; poichè ci dite, che non è
cognizione percettiva che n' ha acquistato sia imperfetta e  ce  ne possa essere una più perfetta? Sapete ond' è ciò? E` da
se non alle cose corporee o animali, e queste stesse non  ce  le comunica già quali sono in se stesse, ma unicamente
della citata « Avvertenza », che ci dicono tutto questo, e  ce  lo dicono come un riassunto del suo sistema, come l'
che il Gioberti ora ripete ristretta ne' suoi principj, e  ce  la dà come un eccellente sistema di vera filosofia, tutte
move contro alla dottrina da noi seguita. Ma egli tuttavia  ce  ne fa un' altra non meno importante: ci concede ancora che
dubbio, nè importerebbe alla scienza. Quest' avvertenza  ce  la insinua egli stesso, poichè egli stesso ci ammonisce
concetto che il signor Gioberti ci dà della creazione, come  ce  la spieghi; giacchè egli dichiarando propriamente di
denti la parola, questa stessa arma imponente della parola  ce  la cede assai facilmente? Udite tutto il ragionamento e poi
la pensi il signor Vincenzo Gioberti, perchè egli stesso  ce  ne assicura. Con queste spiegazioni che egli medesimo ci
« Quindi (soggiunge di nuovo quello che sapevamo, perchè  ce  l' aveva detto tante volte), [...OMISSIS...] , ossia nella
di semplice intuito, che ha per oggetto l' ordine assoluto:  ce  ne assicura il signor Gioberti, e guai a domandargliene la
filologici e filosofici, quasi del tutto lasciati. E già  ce  ne dà buon preludio un giovane ingegno, che sta per ora sul
siano tra loro coerenti ed atte a formare un solo tutto: se  ce  ne siano alcune che rimangano sospese e isolate, o
del medesimo filosofo nei diversi scritti, dove la materia  ce  ne dava occasione (1). A portare un equo giudizio del
reso ad Aristotele dal medio evo, e quanta più  ce  n' era nelle contumelie, di cui lo coprirono i sofisti del
come Bernardo di Chartres, erano pochi, o piuttosto non  ce  n' era una scuola. Gli altri tutti, studiosi dell'
dalle opere che di lui ci rimangono e dalle indicazioni che  ce  ne dà Aristotele; ma pare tuttavia indubitato che le idee
di questa natura si continuava a insegnare, perchè non  ce  n' era allora un altro. Pure tostochè gli occhi
si sono perduti d' Aristotele, non possiamo sapere quanti  ce  n' erano d' acroamatici, anelli forse necessari al sistema.
filosofico che fu nella mente del nostro pensatore, se pure  ce  ne fu veramente uno intero. Ma soprattutto a chi
è singolare. L' uomo detto dell' uomo è universale, ma non  ce  n' è alcuno »(1) »; ci sono soltanto degli uomini
(4), che colla filosofia d' Aristotele (e non si credeva  ce  n' avesse un' altra migliore), l' anima umana non si
si concepisce come ipotesi, [...OMISSIS...] , e anche noi  ce  la comprendiamo ma implicita e indistinta dalla percezione
essi noi prestiamo fede alle passioni de' nostri sensorŒ e  ce  ne persuadiamo senz' altra ragione. Le cose invisibili ed
della casa, devono aver qualche cosa di comune, e però  ce  n' abbisogna una terza che rappresenti la similitudine
esagerando l' importanza delle cause seconde, come se non  ce  ne fossero altre, come se fossero esse stesse le cause
avente una data forma imperfetta. Tra le quali materie  ce  n' è una nell' universo che arriva ad attignere la specie
in potenza a specie diverse. Ora tra questi enti potenziali  ce  n' anno alcuni, cioè alcuni corpi, che sono in potenza alla
se ci fosse quella terza specie (3), per la stessa ragione  ce  ne dovrebbe essere una quarta e così all' infinito, nel che
come essere. Di più tra gli atti compiuti dell' essere  ce  n' ha uno ultimatissimo e compiutissimo, anteriore a tutti
deve preesistere la specie e nell' acquisto delle notizie,  ce  ne deve essere sempre una precedente. Non di meno ove si
uno di specie. Ma se gli atti ultimi (giacchè come atti  ce  li presenta Aristotele) di molti enti sono tanti di numero
di volgari credenze, e così Aristotele lo presenta quando  ce  lo dichiara relativo alla fede umana, [...OMISSIS...] (5),
ragionamento appartengono a queste essenze. Tra le quali  ce  n' è una ultima perfettissima che è il principio immobile
esistenza separabile (1), e così tra le essenze sostanziali  ce  ne deve essere una prima che sia al maggior grado essenza
di non mettere impedimento ai dotti, ma conviene che non  ce  lo metta di fatto. Che se poi il Governo fa quello che non
gli istitutori; ma sappiate che diritti indeterminati non  ce  ne sono: non c' è mai il diritto se non è definito da certi
da quella degli speculatori colla prova di fatto che  ce  ne danno; e così alla classe de' benefattori si dovranno
facciano uso delle arti sopra accennate: convengo anzi che  ce  ne possono essere di buoni. Ma il Governo, lo ripeto, non
la necessità del metodo filosofico: or non conviene che  ce  la esageriamo. - Una verità esagerata è un errore. - Una
tempo il Vangelo di GESU` Cristo in mano di tutti? Se non  ce  ne accontentiamo, manchiamo di riflessione e di vigore
Quindi da tutte, qualunque sieno, anzichè venirci dolore,  ce  ne verrà grande allegrezza, e « il gaudio nostro sarà
circostanza dimanda. Sì dell' una che dell' altra maniera  ce  ne diede esempio Cristo stesso. Vedete in S. Matteo, c. XX
loro comprendere, che è pure cosa vilissima, e che Iddio  ce  l' ha dato per confortarci nella miseria che abbiamo di
la quale ci chiama ad essere tempio vivo d' Iddio,  ce  ne viene insegnando il modo colle surriferite parole. Colle
adunque esprime ogni governamento della Chiesa: e di più  ce  ne mostra la natura. Poichè il reggimento ecclesiastico
noi stessi (cose per altro tutte sue), esso Iddio tutte  ce  le restituisce, e sè stesso a noi si dona in tutto nostro
nostro il Signore, e lodare le sue misericordie. Questo  ce  lo indica Paolo. Egli mostra, scrivendo a' Corinti, che
lo possiamo fare sempre, e con tutta libertà. Gesù Cristo  ce  l' ha insegnato: « Rogate Dominum messis, ut mittat
rimuovere da Maria ogni pensiero d' infermità materna, ma  ce  la mostra divenire madre senz' aiuto di altra persona, e
più, le disgrazie nostre temporali ci migliorano il cuore,  ce  lo fanno più umile, più dolce, più caritatevole, più
perchè hanno in sè la potenza di Gesù Cristo; egli  ce  li ha lasciati quand' è asceso al cielo, in suo luogo. L'
a un tal fine, Egli saprà mantenercelo, senza che noi  ce  ne prendiamo sollecitudine ». D' altra parte da tutti
ottimo Mons. Vescovo sia incomodato: prego Iddio che  ce  lo conservi. Spero che Ella qualche volta visiterà cotesti
domandiamolo a lui stesso caldamente, perocchè egli  ce  lo darà. [...OMISSIS...] Io mi sento a segno tale contento,
Poniamo il caso che di questi stati intermedi non  ce  ne fosse nessuno. Allora lo stato di soddisfazione compiuta
mentre noi trascorriamo quello stagno con lenta barchetta,  ce  ne passi una appresso nella stessa direzione, con celerità
non solo il principio vitale è certa cagione di moto, come  ce  ne assicurano l' esperienza e la coscienza, ma egli è
niuna sensazione ci si presenta, chè nè la nostra coscienza  ce  l' attesta, nè l' analogia la congettura, non potendosi
di averla abitualmente per la grande prontezza con cui noi  ce  la formiamo. E non ce la formiamo senza avere una ragione
per la grande prontezza con cui noi ce la formiamo. E non  ce  la formiamo senza avere una ragione che a ciò ci muove. Per
parole appunto di robustezza e di debolezza? Il Rasori  ce  la descrive come una robustezza o debolezza [...OMISSIS...]
procurai di raccogliere le loro sentenze, quando o  ce  le tramandarono se passati, o ce le esposero se presenti,
le loro sentenze, quando o ce le tramandarono se passati, o  ce  le esposero se presenti, sopra quegli argomenti che più
l' ente alle cose conosciute; e fino a tanto che ella non  ce  l' ha aggiunto, conosciute non sono; e l' ente aggiunto
luogo citato del « Primo Alcibiade », il « Timeo » stesso  ce  ne somministra alcuni, dove la perspicacia del grand' uomo
è immutabile ed eterna. La più leggera osservazione interna  ce  ne convince (1). Dunque l' Idea non può patire alcuna
loro stesse parole, o dagli scritti più autorevoli che  ce  le tramandarono; il che se io abbia conseguito, non bramo
le cose agiscano realmente sui nostri sensi, prima che noi  ce  ne formiamo le idee. Ma mi sono formata la difficoltà:«
di ragione qualunque, un indizio; purchè sia tale che  ce  la determini e distingua dalle altre cose. E non avviene
Era questo un vero della tradizione più remota, come  ce  ne fa fede quella sentenza che si sta nell' Esodo: «
non ci dànno la rappresentazione positiva della cosa, ma  ce  la segnano solo e contraddistinguono (2). Le idee ci fanno
della Trinità augustissima, dopo che la rivelazione  ce  le ha proposte a credere. Dalla definizione che abbiamo
vedere in esso le verità distinte? La potenza di far questo  ce  la dà lo Spirito Santo, che, come dice S. Paolo, scruta
perchè una potenza occulta, irresistibile, infinita,  ce  la presenta, egli ce l' attacca, per così dire, allo
occulta, irresistibile, infinita, ce la presenta, egli  ce  l' attacca, per così dire, allo spirito. Questa passività
All' incontro la natura angelica, secondo la notizia che  ce  ne danno le divine lettere, non aveva un mezzo così
colla mia lezione e gli dico di più, che delle Adelaidi  ce  ne sono molte e gliele mostro nel giardino, egli allora è
regolo la giustizia. Ma veggiamo tutto ciò ne' fatti, e chi  ce  li raccoglie e testimonia sia la benemerita autrice dell' «
ma perchè sussistono con quelle doti e pregi che  ce  li rendono amabili. L' altra specie d' amore all' opposto,
può essere veduto senza bisogno che un altro sentimento  ce  lo presenti. Ma primieramente si deve distinguere nel
si contenga, poniamo le specie; e non basta riconoscere che  ce  ne sono dentro molte , ma conviene determinare quante
doti e pregi dell' essere stesso assoluto, tuttavia non  ce  ne formiamo il concetto positivo, se non in quanto vediamo
se non si trova nella loro idea? Se l' idea di essi non  ce  la presenta, conviene dunque che sia fuori di essi, e se è
comunichi a noi egli stesso della sua gloria, senza che  ce  la prendiamo noi stessi, che non siamo conoscitori nè
in parte occulto, tuttavia sembra che Gesù Cristo medesimo  ce  l' abbia in parte svelato. Gesù Cristo ci dice che egli si
di Cristo, e il nostro risorgimento alla vita della grazia  ce  lo rappresenta come un effetto della risurrezione del
poteano aver bisogno del Battesimo, e prima necessità non  ce  ne aveva per alcuno. Ora noi dobbiam favellare del più
esperienza dello stato de' corpi gloriosi, salvo ciò che  ce  ne dà la rivelazione. E veramente la natura umana col farsi
ogni parte di pane, non istà mica tutto il pane quant' egli  ce  n' ha al mondo, ma bensì quello che ci sta ha la natura di
di un essere nel fatto della consecrazione; perocchè voi  ce  l' avete introdotta per un ragionamento umano, che non si
del sensitivo istinto domina cotanto e trascina la volontà  ce  l' insegna S. Tommaso, che insegna che non può la passione